Medioevo e storia medievale

Medioevo e storia medievale

 

 

 

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Medioevo e storia medievale

  1. La nascita dell’Europa

Periodizzazione:

      • età tardo antica  (IV – VII secolo)
      • alto medioevo    (VIII – X secolo)
      • basso medioevo (XI – XIV secolo)

 

Il concetto di “Europa” intesa come entità geopolitica dotata di una sua specifica identità culturale  nasce e si sviluppa nel corso del Medioevo a partire da tre fattori:

  • il meticciato tra i popoli: l’integrazione tra romani e barbari dovuta all’abbattimento definitivo del limes costituito dall’Elba e dal Danubio.

 

  • la tradizione romana: lingua latina, letteratura classica, e diritto romano.
      • il latino diventa la lingua comune europea fino a Dante e al Rinascimento e oltre. A questo processo contribuisce la definitiva affermazione della traduzione della Bibbia effettuata da San Girolamo (347 – 420), la Vulgata.  

 

      • il diritto romano trasmette all’Europa medievale l’idea di libera cittadinanza che l’imperatore Marco Aurelio riassume in questo modo: “l’idea di uno stato in cui c’è una stessa legge uguale per tutti, un regime amministrato a garanzia di uguali diritti e uguale libertà di parola, e l’ideale di un governo regio che rispetta più di tutto la libertà dei governati”.
  • la religione cristiana

 

    • 313  editto di Costantino: riconoscimento della religione cristiana
    • 380  editto di Teodosio: il cristianesimo è religione di stato
    • 395  Teodosio I suddivide in due parti con un imperatore per ciascuna: al figlio Onorio va l’Occidente, al figlio Arcadio l’Oriente
    • 411: un anno dopo il sacco di Roma compiuto dai Goti di Alarico sant’Agostino (354 – 430) inizia a scrivere il De civitate Dei,testo principale del pensiero politico della chiesa medievale fondato sulla contrapposizione tra le due “città”, la città di Dio e la città degli uomini, dove il concetto romano di cittadinanza viene trasferito dalla vita attuale alla vita ultraterrena, che i cristiani considerano la vera “patria”.

               
l’organizzazione politica e sociale del mondo medievale ne risente in quanto:

    • ai vescovi viene riservata l’amministrazione delle città; l’Europa si divide in territori che ricalcano le vecchie province romane, ora chiamate diocesi.
    • con i monaci, a cui è dovuta l’opera di cristianizzazione delle masse contadine pagane tra il IV e l’VIII secolo. In Italia l’avvio al monachesimo fu dato da san Benedetto da Norcia agli inizi del 500. La sua Regula  servì da modello a tutte le comunità monastiche europee imponendo una scansione del tempo basata sull’alternanza di preghiera e lavoro (Ora et labora). I terreni di proprietà dei monasteri diventeranno i principali nuclei dell’organizzazione economica rurale oltre che sedi di importanti attività culturali

 

“Un’identità religiosa si forma, o comunque si consolida, soprattutto in presenza di un conflitto, di un’opposizione. È l’altro, soprattutto se avversario o nemico, a creare l’identità”. Nel caso della cristianità occidentale i poli che si contrapposero ad essa furono:

 

    • l’impero bizantino: costituito da un complesso di territori diversi per lingua, tradizioni, e struttura sociale, l’impero d’Oriente è caratterizzato da una concezione della sovranità che attribuisce un carattere divino alla dignità imperiale. Già prima dello scisma definitivo del 1054, l’impero bizantino non riconosce l’autorità universale del vescovo di Roma, mantiene la traduzione greca della Bibbia, e condanna il culto delle immagini (787). 

 

    • l’Islam: a partire dal VII secolo l’Islam si espande in Africa, e conquista rapidamente la penisola iberica agli inizi dell’VIII secolo. Scomparso Maometto senza lasciare indicazioni su come procedere alla sua successione nella guida del mondo islamico prevalse il criterio elettivo: il nuovo capo fu detto “califfo”, ossia luogotenente del profeta che unisce in se stesso il ruolo di guida religiosa e militare. Nel mondo islamico, pertanto, il potere religioso e il potere politico-militare sono strettamente uniti.

 

  1. la prima unificazione dell’Europa con  Carlo Magno (VIII – X secolo)
  • I limiti del cosiddetto “europeismo” di Carlo Magno: “Carlo Magno è innanzi tutto un grande guerriero. Le sue campagne militari, condotte con inaudita crudeltà nel corso di 46 anni, mirarono a cristianizzare le zone conquistate allo scopo di rafforzare il legame con il papato. L’obiettivo principale di Carlo non era quello di gettare le basi di una nuova Europa, bensì quello di restaurare l’autorità dell’Impero Romano sfidando colui che di fatto ne era il vero erede legittimo, l’imperatore bizantino. La solenne incoronazione di Carlo a imperatore, avvenuta nell’800 era essenzialmente un ritorno al passato” (Jacques Le Goff).

 

  • Nell’operato di Carlo sono comunque presenti degli aspetti che effettivamente contribuirono a gettare le basi della futura Europa:
  • unificazione giuridica: mentre la legislazione dei regni barbarici era su base etnica Carlo introduce il concetto di unità giuridica su base territoriale
  • unificazione monetaria: Carlo stabilisce l’uso di un solo metallo per le monete, l’argento; il diritto di conio spetta solo al sovrano: in questo modo tenta di introdurre un sistema monetario autonomo rispetto a Bisanzio e all’Islam, dove le monete d’oro avevano ancora larga circolazione
  • unificazione monastica: l’adozione della regola riformata di San Benedetto in tutti i monasteri del regno franco, con la divisione del tempo dei monaci in preghiera liturgica e meditazione, da una parte, e lavoro intellettuale e manuale, dall’altra, fu decisa nell’816

 

  • la “rinascita culturale”

Carlo si rende conto che l’istruzione è un grande strumento di potere per cui decide di investire molte energie per promuovere la cultura chiamando attorno a sé studiosi e intellettuali provenienti da ogni dove, anche da territori non sottomessi all’Impero. I più importanti di loro sono:

 

      • il longobardo Paolo Diacono, autore della Historia Longobardorum
      • l’anglosassone Alcuino (739 – 804) che diventerà consigliere politico di Carlo e guida della Schola palatina

 

  • la disgregazione dell’Impero carolingio

nessuno dei successori di Carlo ebbe le capacità necessarie per proseguire la sua opera, ma fu lo stesso imperatore a contribuire alla disgregazione dividendo i territori tra i suoi figli Carlo, Pipino e Ludovico. Il primo ebbe il Nord della Francia e della Germania, il secondo la Lombardia e la Germania meridionale, il terzo la Francia meridionale, Borgogna e Catalogna. Alla lotta tra i successori di Carlo, e al trattato di Verdun firmato nel 843, seguì un periodo di instabilità nel corso del quale le tendenze indipendentistiche dei grandi signori feudali trovarono un riconoscimento con il capitolare di Quierzy (877), una disposizione che riconosceva l’ereditarietà dei grandi feudi.  L’impero si era dissolto in una rete di grandi e piccole signorie feudali sotto la quale non si riconoscevano ancora i confini degli attuali stati nazionali.

  1. L’Europa feudale (XI – XII) secolo

 

  1. la tripartizione feudale: oratores, bellatores, laboratores. La società è vista come il riflesso di un ordine ultraterreno immutabile ed eterno voluto da Dio. Chi pretende di modificare o rinnovare l’ordine sociale è condannato al fuoco eterno. Lo sfruttamento della stragrande massa della popolazione da parte di una minoranza esigua è considerato “volontà di Dio”.
  1. il feudalesimo è contemporaneamente

 

    • un sistema economico agricolo in cui il legame giuridico esistente tra il signore feudale, padrone dei mezzi di produzione, e i contadini, residenti nei suoi domini e a lui sottomessi, determina una condizione di diseguaglianza immodificabile: la rendita padronale nasce dallo sfruttamento del lavoro dei contadini in cambio di sicurezza e protezione contro i nemici esterni
    • un sistema politico frammentato e centrifugo in cui ciascun signore feudale, in quanto detentore del potere economico, ha anche potere politico e autorità amministrativa: nel feudalesimo è assente lo Stato inteso come centro unico del potere, (“monopolio legittimo della sovranità” secondo la definizione di Max Weber)
    • una sistema culturale di valori basato sul rispetto delle gerarchie sociali che si riflette in ogni ambito della società e della produzione letteraria, artistica, e filosofica
  1. la proprietà fondiaria signorile

 

    • escludiamo gli allodii: proprietà libere, non feudali, di piccola o media estensione
    • il sistema curtense basato sulle villae divise in due parti: la riserva del padrone, direttamente gestita e notevolmente estesa, e un insieme di terreni molto più piccoli coltivati dalle singole famiglie contadine, che devono al padrone un censo in natura o in denaro oltre alla prestazione di lavoro gratuito (corvè)
    • la signoria di banno: il banno è il potere di costringere o comandare per finalità di ordine pubblico: in età carolingia spetta soltanto al re, ma dopo la frantumazione dell’Impero di Carlo il banno fu esercitato da qualsiasi signore in grado di sui residenti del proprio territorio, compresi i contadini sottomessi ad altri signori, una protezione coercitiva
    • i feudi
      • beneficio
      • vassallaggio
      • immunità

 

    • le terre comuni
  1. la proprietà fondiaria ecclesiastica

 

    • le donazioni e la dilatazione del patrimonio immobiliare degli enti ecclesiastici
    • il Patrimonio di san Pietro e la falsa donazione di Costantino
  1. La rinascita dell’anno Mille

 

  1. la crescita demografica, favorita dalla sedentarizzazione dei popoli nomadi e da un periodo di pace prolungata determina attorno all’anno Mille le condizioni per una fase di stabilità economica e di crescita demografica prolungata che dureranno fino al Trecento. Due sono gli effetti principali: l’aumento della domanda di beni alimentari e l’aumento di manodopera  disponibile sul mercato del lavoro
  1. progressi nell’agricoltura

 

    • bonifiche, disboscamenti, e dissodamenti di nuove terre; un fattore di stimolo è di origine religiosa, l’idea che Dio abbia consegnato la terra all’uomo affinché la curi come un giardino e ne sottometta gli animali
    • consolidamento delle nuove tecniche agricole: la semina in due fasi (in autunno frumento e segale, in primavera avena e orzo); la rotazione triennale; l’aratro pesante in ferro
    • l’aumento della produttività permette di aumentare le quote da destinare al mercato, quote in eccedenza rispetto al fabbisogno locale
  1. attività manifatturiere
  • il progresso agricolo, con la conseguente rivitalizzazione dei commerci e della circolazione monetaria, permette di alimentare lo sviluppo delle città; i ceti urbani dispongono di cospicui mezzi economici da investire non solo in operazioni commerciali e finanziarie, ma da impiegare anche in iniziative politiche e militari
  • origine commerciale delle città (tesi dello storico Henri Pirenne): lo sviluppo dei commerci rilancia anche il settore delle manifatture e dell’artigianato
  • le attività manifatturiere vengono successivamente regolamentate attraverso il sistema corporativo, al ci interno il concetto di libertà individuale di impresa non esiste ancora e ogni produttore appartenente alla stessa categoria di mestiere è tenuto a sottostare a determinate regole e leggi raccolte in appositi “statuti” ( che determinano la quantità di merce prodotta, il prezzo medio delle merci, i salari dei dipendenti ecc. )

 

  1. commercio (aree strategiche): al commercio locale si affianca il commercio internazionale, addensato in alcune aree geografiche più favorevoli agli scambi:
  • le fiere della Champagne e delle Fiandre, luoghi di scambio tra materie prime e prodotti finiti
  • le Fiandre
  • le città anseatiche del mar Baltico
  • il Mediterraneo
  1. le attività finanziarie
    • prestito a interesse: la chiesa ufficialmente vieta il prestito a interesse perché considerato usura, ma è facile aggirare i suoi divieti anche perché le autorità ecclesiastiche sono le prime a violarli; sono gli ebrei e i grandi monasteri  (J. Le Goff, 51)
    • la commenda

 

  1. una nuova forma di organizzazione politica: i comuni
  • la crescita demografica di città e borghi va di pari passo con la loro crescente importanza economica nel quadro della generale ripresa degli scambi internazionali e locali. Nelle città si impongono nuovi problemi di convivenza tra gruppi sociali diversi, e tra loro e i detentori del potere politico; nei secoli XI – XIII le collettività urbane si dimostrano capaci di opporsi al dominio dei signori laici delle campagne e dei vescovi, presentandosi come associazioni in grado di agire come soggetti politicamente autonomi. È in questo contesto che nascono le nuove città-stato medievali, i comuni, la cui origine è oggetto di un controverso dibattito storiografico.
  • Brunetto Latini nel suo Tresor (opera enciclopedica scritta in lingua d’oc nella seconda metà del XIII secolo) definisce un centro urbano come un insieme di persone che decidono di vivere in uno stesso luogo sottomettendosi a una legge comune, a sottolineare come il carattere distintivo della città sia l’eliminazione delle diseguaglianze giuridiche – anche se non di quelle economiche; la città è il luogo in cui ci si può affrancare dalla signoria di banno e dalla sottomissione dei contadini agli arbitri dei grandi proprietari terrieri; le leggi introdotte in molte città francesi, tedesche, inglesi e italiane, stabilivano che chiunque risiedesse senza contestazioni per un anno e un giorno intero all’interno di una città in seguito avrebbe potuto rimanervi libero e indisturbato

 

  1. il XIII secolo: Federico II Hohenstaufen e Francesco d’Assisi

Alla fine del XII secolo il Mezzogiorno d’Italia acquisisce un’importanza centrale nella storia europea con la transizione dal dominio dei Normanni a quello degli Svevi. L’imperatore Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, sposa Costanza d’Altavilla, ultima figlia di Ruggero II che era stato il fondatore della dinastia regia normanna in Sicilia. Quando Enrico VI si impossessa del regno di Sicilia, l’impero germanico si apre sul Mediterraneo consentendo ad Enrico di iniziare la realizzazione della sua idea di “impero universale” fondato su tre nuclei di potere: la Germania, l’Italia meridionale, i territori bizantini che si accingeva a conquistare.
Questo progetto non fu realizzato per la morte improvvisa di Enrico, ma dopo vent’anni sarà ripreso dal figlio avuto da Costanza: Federico II (1194 – 1250).
La corte siciliana di Federico II, definito stupor mundi dai contemporanei, diventa fin da subito il crocevia di tutte le tradizioni culturali mediterranee, con un’apertura intellettuale verso il mondo ebraico ed islamico che infastidirà la curia romana. Il papa Gregorio IX lancerà numerose condanne contro Federico, accusato di “accettare solo quello che insegnano la ragione e l’esperienza”.

    • la battaglia di Bouvines (1214): in questa battaglia, che secondo il grande storico francese Georges Duby assume un valore centrale nella storia europea, si fronteggiano due schieramenti che si identificano con due diverse tipologie di stato e di società. Da una parte l’imperatore Ottone IV alleato con il re d’Inghilterra Giovanni Senza Terra – entrambi ancora legati al mondo feudale – dall’altra Filippo II Augusto re di Francia alleato con Federico II, entrambi sostenuti dal papa Innocenzo III e convinti assertori della necessità di riformare lo stato attraverso un processo di accentramento del potere nelle mani del monarca. La vittoria di questi ultimi ebbe molte conseguenze: la Francia avviò il processo di unificazione nazionale; l’Inghilterra, dopo la sconfitta di Giovanni, vide la rivolta dei nobili contro il re che fu costretto a firmare la Magna Charta; in Germania si aggravò il processo di disgregazione del territorio formalmente soggetto all’autorità imperiale.
    • la sesta crociata (1228-1229) che Federico II conclude stipulando un trattato con i musulmani. Per il papa Gregorio XI era uno scandalo inaudito che Federico scendesse a patti con gli “infedeli” e si dimostrasse amico dell’emiro Al-Kamil. Con il trattato Federico assumeva il titolo di re di Gerusalemme ed entrava in possesso della città, ma senza occupare i luoghi sacri per i musulmani e per gli ebrei, ovvero la moschea di Omar e il muro del pianto. Come scrive lo storico Ernest Kantorowicz: “Federico aveva condotto la sua campagna militare non come guerra di religione, ma esclusivamente come una questione dell’impero, una faccenda di Stato”.
    • le costituzioni di Melfi (1231): il progetto politico di Federico II aspira a unire in sé l’ideale di Giustiniano, l’imperatore del diritto, e di Augusto, l’imperatore della pace; il sovrano è visto come unica fonte del diritto, ed è suo dovere eliminare le libertà particolari di feudi e città a vantaggio dell’interesse generale, della giustizia e dell’unità dello stato; con le nuove disposizioni tutto il potere si concentra nelle mani del re di Sicilia che lo esercita direttamente o attraverso una rete di funzionari dipendenti da lui. La burocrazia viene organizzata secondo criteri di gerarchia ed efficienza; in nome della laicità dello Stato anche le terre della chiesa sono sottomesse alla giurisdizione del fisco regio. Il processo di accentramento statale portato avanti come re di Sicilia non toccò tuttavia i territori della Germania quando Federico assunse il titolo imperiale. 
    • la politica culturale: Federico conosceva alla perfezione la lingua araba e i suoi poeti, aveva familiarità con la filosofia, la logica, la matematica, l’astronomia e la medicina; nel 1224 fonda l’Università di Napoli, che ancora oggi porta il suo nome, con lo scopo di formare i quadri della burocrazia regia: giudici, notai, e diplomatici. Alla sua corte nasce la scuola poetica siciliana, che costituisce l’inizio della letteratura italiana in volgare.

 

San Francesco (1182 – 1226): figlio di un ricco mercante di stoffe e di una nobildonna provenzale, Francesco trascorre la sua giovinezza come un tipico esponente della borghesia emergente, finché non decide di cambiare vita rinunciando al patrimonio paterno per fondare una comunità evangelica che unisce alla rinuncia ai beni materiali la volontà di “imitare Cristo” nella povertà e con la predicazione. Nonostante la diffidenza iniziale, Innocenzo III approvò la Regola francescana nel 1212: il movimento poteva servire agli interessi del papato, alle prese con eresie e movimenti di protesta sempre più diffusi che condannavano il lusso e la corruzione allora dilaganti nella chiesa.

Nella sua monografia su Federico II lo storico tedesco Ernst Kantorowic individua una serie di analogie tra le figure di Federico e Francesco, che nonostante le leggende su un loro presunto incontro, non si conobbero mai:

  • in entrambi è presente un progetto di rinnovamento radicale della società, che deve essere emendata dalla corruzione e riformata sulla base di un ordine terreno che rifletta l’ordine che Dio ha impresso nel cosmo; del resto l’abate calabrese Gioacchino da Fiore aveva profetizzato l’avvento di due grandi personalità: il fondatore di un nuovo ordine che avrebbe fatto risorgere la chiesa originaria di Cristo e degli apostoli, e un imperatore della dinastia germanica che avrebbe castigato il papato. Francesco e Federico vennero subito individuati dai loro contemporanei come i due grandi eroi di cui aveva parlato il “profeta” Gioacchino;
  • nel 1219, durante la quinta crociata, Francesco d’Assisi arriva in Egitto, non con lo scopo di predicare la guerra santa ed incitare i soldati alla violenza contro i cosiddetti “infedeli”, ma per incontrare il sultano  e diffondere il vangelo tra i musulmani; il colloquio tra Francesco e il sultano ebbe luogo a Damietta, e fu improntato a un profondo rispetto reciproco; Francesco e Federico rifiutano entrambi l’idea di “scontro di civiltà” o di guerra di religione, dimostrando apertura e comprensione per la cultura islamica;
  • Frate Elia, uno dei primi seguaci di san Francesco, intorno al 1230 apparve al seguito dell’imperatore, segno di un legame stretto tra il ghibellinismo di Federico e il francescanesimo; l’insegnamento di Francesco e di Federico confluisce nel pensiero politico di Dante Alighieri, che nel trattato Monarchia, scritto nel primo decennio del 1300, auspica l’avvento di due poteri distinti e sovrani nel loro ambito: il potere dell’Imperatore, derivante direttamente da Dio e destinato a portare la pace universale, e il ministero del Papa che come Pietro deve dedicarsi unicamente alla sua missione spirituale rinunciando a ricchezze e potere.
  1. La crisi del Trecento

 

Gli sviluppi spettacolari dell’economia europea tra XI  e XIII secolo lasciarono il posto a un periodo generalizzato di difficoltà che investì più settori produttivi, al punto che parecchi storici presentano il secolo XIV come un periodo di crisi economica e di depressione continuata. C’è tuttavia chi osserva che sarebbe meglio parlare di una successione di singole crisi che si alternano, tra cui:

      • la crisi cerealicola degli anni 1315-1320
      • la crisi finanziaria 1335-1345
      • la crisi demografica 1348-1351
      • la crisi monetaria 1385-1415
      • la nuova crisi demografica 1400-1401

 

esiste un rapporto di causa-effetto tra queste crisi o si tratta di episodi slegati gli uni dagli altri? Consideriamo le risposte date dagli storici distinguendo tra cause “strutturali” e “congiunturali”. Di fronte a crisi di questa portata, infatti, non è possibile ridurre un insieme tanto complesso di fenomeni ad una sola causa.

  • cause strutturali
  • le spiegazioni maltusiane (dal nome di Thomas Malthus): nel periodo fra XIII e XIV secolo l’Europa avrebbe attraversato un periodo di sovrappopolamento per cui si sarebbe arrivati a uno squilibrio strutturale tra la capacità di produrre risorse sufficienti a soddisfare il fabbisogno della popolazione e la crescente richiesta di beni alimentari; la crisi cerealicola degli anni 1315-1320 avrebbe innescato una “spirale perversa” di cause ed effetti: carestie, fame, epidemie, diminuzione della forza-lavoro disponibile nelle campagne, nuove carestie e così via; la mancanza di manodopera nelle campagne avrebbe inoltre determinato una “forbice” crescente tra i salari dei contadini – in aumento – e i prezzi dei prodotti agricoli – in calo per il crollo della domanda alimentare; il sintomo più vistoso di questa crisi fu l’abbandono di interi villaggi in tutta l’Europa;
  • i limiti del sistema feudale: per sua stessa natura il sistema feudale, in quanto finalizzato alla rendita signorile, non è caratterizzato a una conduzione dei terreni di tipo imprenditoriale: i signori, specialmente i grandi latifondisti, si rifiutano di investire capitali per differenziare le colture, introdurre innovazioni, dissodare nuove terre; l’unica risposta alla crisi che riescono a dare è un inasprimento dello sfruttamento delle masse contadine; questo processo si verifica soprattutto nell’Europa dell’est; dopo aver colpito le campagne, la crisi demografica si abbatté anche sulle città, investendo il settore manifatturiero, mercantile, e bancario;
  • lo squilibrio tra espansione economica e circolazione monetaria: agli inizi del Trecento il ritmo di aumento degli affari, delle esigenze del consumo, della pressione fiscale degli stati, supera la capacità di produzione dei metalli preziosi destinati a servire come monete: le monete d’oro messe in circolazione non bastano più, e gli stati non sono in grado di coniarne di nuove per mancanza di oro, materia prima che proviene dall’Oriente; durante la guerra dei Cent’anni tra Francia ed Inghilterra, la necessità di mantenere degli eserciti numerosi, per i quali occorreva denaro e liquidità non bastando più le risorse tradizionali di tipo terriero e feudale, determina una ulteriore fame di moneta da parte dei sovrani. Quando la massa monetaria in circolazione non è più sufficiente ai bisogni dell’economia e degli stati, si raggiunge un punto critico: la crisi monetaria degli anni 1385-1415  e la crisi finanziaria degli anni 1335-1345, con i fallimenti a catena delle maggiori compagnie bancarie e mercantili toscane della prima metà del Trecento (i Bardi, i Peruzzi ecc.), sono una conseguenza diretta di questo processo; vi sono anche casi clamorosi di insolvenza da parte dei sovrani: i Bardi di Firenze falliscono tra il 1343 e il 1346 dopo aver prestato grosse somme di denaro al re d’Inghilterra Edoardo III, impegnato nella guerra contro i Francesi;
  • i limiti del sistema corporativo: nel settore manifatturiero, già prima della diffusione delle carestie, erano emersi tutti i limiti di un sistema di produzione come quello corporativo:  diventa sempre più difficile fare carriera e passare da apprendista a maestro delle arti, in virtù di regolamenti sempre più restrittivi; si tende a impedire l’accesso alle arti da parte dei nuovi arrivati, che spesso restano  per lungi periodi di tempo relegati al ruolo di salariati privi di ogni protezione; le corporazioni tendono così a difendere i privilegi acquisiti senza essere più capaci di conquistare nuovi mercati;

 

  • cause congiunturali
  • tra le cause congiunturali spesso evocate dagli storici c’è la cosiddetta “piccola glaciazione” degli inizi del Trecento che avrebbe determinato una serie di inverni lunghi e rigidi, causa dei cattivi raccolti avvenuti negli anni tra il  1315 e il 1317;
  • la peste nera: trasmessa dai Mongoli ai Genovesi insediati nella colonia di Caffa in Crimea, la peste sarebbe stata portata in Europa nel 1348 dalle navi genovesi, diffondendo il contagio in Italia e da qui in Europa; la peste non colpisce tutte le fasce sociali allo stesso modo, perché i ricchi possidenti che possono rifugiarsi nelle loro ville isolate in campagna sfuggono spesso al contagio, che invece dilaga nei centri urbani dove la peste fa strage; la diffusione della peste è la principale cause della crisi  demografica degli anni 1348-1351;
  • le conseguenze della crisi
      • crisi del sistema feudale; J. Le Goff riassume in questo modo la conseguenza principale della crisi: “L’elemento più importante di questa crisi economico-sociale è senza dubbio il fatto che essa colpisce in modo particolare l’aristocrazia militare e rurale, la nobiltà. La battuta d’arresto nell’aumento dei prezzi agricoli, la diminuzione del valore reale delle rendite fisse in una moneta che si svaluta, la difficoltà di mantenere la propria posizione senza spendere sempre di più, fanno di questa categoria se non forse la prima vittima della crisi – che si abbatte più gravemente sui poveri – la vittima più potente. La crisi del Trecento è fondamentalmente una crisi del sistema feudale e i feudatari sono abbastanza potenti perché la loro violenta reazione ai danni che subiscono abbia ripercussioni profonde su tutta la società occidentale”; in altre parole, feudatari cercano di riversare sui ceti inferiori le loro difficoltà economiche inasprendo i tributi e imponendo la conversione in denaro dei canoni d’affitto;
      • la ricerca di capri espiatori: come spesso succede nei periodi di crisi, di fronte alla gravità della situazione si va alla ricerca di capri espiatori, identificati in particolari soggetti sociali marginali che vengono irrazionalmente considerati responsabili di tutti i mali: i mercanti stranieri, e soprattutto gli ebrei sono accusati di praticare l’usura e di darsi a pratiche sataniche come gli infanticidi rituali; i lebbrosi, che saranno oggetto di vere cacce all’uomo in Francia, dove saranno torturati e arsi visi;  secondo J. Le Goff rientrano in questa categoria gli stessi Templari, che custodiscono ricchezze immense e verranno arrestati e sterminati dal re di Francia Filippo il Bello con la benedizione del papa avignonese Clemente V, che al concilio di Vienna del 1311  sancirà l’abolizione definitiva dell’ordine;
      • le grandi ristrutturazioni del sistema commerciale, manifatturiero e bancario: il carattere intermittente delle grandi fiere che avevano caratterizzato i secoli precedenti appare sempre più inadeguato alla nuova situazione: adesso i mercanti operano mediante reti di rappresentanti sulle grandi piazze commerciali; nel sistema manifatturiero si afferma una nuova figura estranea al sistema corporativo: il mercante imprenditore, un capitalista che acquista la materia prima, la fa lavorare presso la cosiddetta “industrie rurale a domicilio”, al di fuori delle mura cittadine dove vigono i regolamenti delle corporazioni, e alla fine rivende il prodotto finito curandone la commercializzazione; in questo modo tutto il processo produttivo è sotto il controllo del mercante imprenditore, che al contrario dei maestri delle arti configura una figura sociale di tipo capitalistico;  il cuore dell’industria manifatturiera resta comunque localizzato nelle Fiandre (settore tessile), nell’Italia settentrionale (metallurgia e tessile) e nella Germania meridionale, mentre il Mediterraneo continua a essere il centro degli scambi tra l’Occidente e i due poli dell’Oriente, quello bizantino e quello islamico; nelle campagne vengono introdotti metodi di conduzione dei terreni di tipo imprenditoriale soprattutto da parte dei fittavoli: diversificazione dei prodotti agricoli, investimenti, introduzione di nuove tecniche, insieme a una politica di compressione dei salari dei lavoratori della terra daranno inizio alle prime forme di capitalismo agricolo nel quadro di una nascente economia di mercato;
      • in un contesto di questo genere aumenta l’instabilità sociale: si diffondono ovunque rivolte e sollevazioni, sia nelle campagne – contro i signori feudali – sia nelle città, contro il patriziato urbano che ha in mano il governo;

 

  • la crisi del papato e dell’impero nel Trecento:
      • fallito il tentativo teocratico di Bonifacio VIII, umiliato ad Anagni dagli emissari del re di Francia Filippo il Bello, nel 1305 viene eletto papa con il nome di Clemente V il cardinale francese Bertrand de Got; al momento dell’elezione Clemente si trova ad Avignone e la sua intenzione è quella di fermarsi nella città francese aspettando che il clima politico a Roma si calmi; questa situazione da transitoria diventa definitiva, e fino al 1377 la nuova sede del “vescovo di Roma e successore di Pietro” diventa la città di Avignone, su un territorio che non è soggetto alla giurisdizione del re di Francia. Il progetto universalistico che tutti i papi avevano perseguito nel medioevo entra in crisi: nel periodo avignonese la curia romana si trasforma in un apparato di potere moderno ed efficiente che imporrà a tutte le chiese della cristianità un pesante sistema di tassazione, con un aumento dei prelievi sulle rendite di tutte le istituzioni ecclesiastiche; la chiesa diventa un grande potentato economico fino a perdere completamente di vista la sua missione spirituale: aumentano le critiche e le proteste contro la corruzione del clero anche da parte degli intellettuali e di importanti figure della chiesa (Dante, Petrarca, Santa Chiara d’Assisi, Marsilio da Padova)
      • anche l’impero perde ogni connotazione  universalistica, finendo col restringere la sua giurisdizione ai territori della Germania e dell’Italia; il processo di accentramento amministrativo che si realizza negli stati nazionali come Francia, Inghilterra, Portogallo, Castiglia ecc. non si realizza in Germania sia per la mancanza di una continuità dinastica – in quanto l’impero è elettivo – sia per  l’eterogeneità dei territori e il radicamento del potere dei grandi feudatari; con la Bolla d’oro del 1356 l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, che farà di Praga la capitale dell’impero, fissa definitivamente le regola per l’elezione dell’imperatore che spetta a quattro principi elettori laici e tre ecclesiastici

 

  • la crisi culturale del Trecento: la crisi si fa sentire in tutti i campi della società, non solo nell’economia e nella politica, ma anche nell’arte, nella filosofia e nella cultura in generale; nelle arti figurative si diffonde il tema del “trionfo della morte” rappresentata come uno scheletro a cavallo che miete vittime tenendo in mano una falce gigantesca; nella filosofia finisce l’epoca delle grandi sintesi dottrinali di cui Tommaso d’Aquino è stato l’esponente principale, e si apre un fossato crescente tra fede e ragione; filosofi come Duns Scoto (? – 1308)  chiamato “doctor subtilis” per il rigore sofisticato dei suoi ragionamenti, e Guglielmo d’Occam (1290-1349) sostengono che le verità di fede come la Trinità e l’Incarnazione contengono contraddizioni logiche che non potranno mai essere giustificate in alcun modo sul piano razionale.

 

 

Fonte: http://digilander.libero.it/arcangelico/disp/storiamedievale01.doc

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