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Arte e nazionalismo romantico: Il messianesimo polacco
Per messianesimo intendiamo un fenomeno moderno: la mobilitazione di un intero popolo che si mette in marcia, spesso contro altri popoli, per realizzare un mitico destino o compito ad esso fatalmente assegnato; due esempi contemporanei tra loro: da un lato il III Reich , definito 'millenario' perchè destinato (nelle intenzioni) a durare all' infinito, coronando la volontà di dominio che lo animava; dall' altro il Sionismo, movimento fondato nel 1897 da T.Herzl, che propugnava il ritorno degli Ebrei di tutto il mondo alla 'Terra promessa', e che si concluse con la fondazione (nel 1948) di Israele.
Il messianesimo consta di alcune semplici convinzioni:
- che un determinato popolo abbia subìto e stìa subendo qualche ingiustizia di proporzioni storiche;
- che questo suo ruolo di vittima ne faccia un popolo speciale, con un destino speciale;
- che questo destino stia per compiersi tramite il 'Messia', il salvatore del popolo medesimo.
In quanto alla Polonia, il suo status internazionale di 'vittima' (delle spartizioni del 1792/95 e del 1815) le attirava le simpatie dei liberali di tutta Europa; scriveva Victor Hugo nel 1846:
" Da quattro secoli due Nazioni tra tutte hanno giocato un ruolo disinteressato nella civiltà europea:
la Francia e la Polonia... la Francia dissipava le tenebre, la Polonia respingeva la barbarie; la Francia
difendeva le idee, la Polonia proteggeva le frontiere dell' Europa".
Dopo le spartizioni, la Polonia russa in particolare vide un massiccio esodo di intellettuali a Parigi, patria dei perseguitati politici degli altri Paesi. Nella capitale parigina gli 'esuli' polacchi costituivano un comunità ricca e ben integrata, desiderata nelle feste e nei salotti 'buoni' poichè, da parte francese, la commiserazione dell' infelice Polonia era una moda; i romanzi di Balzac a tale proposito sono istruttivi (vedasi la figura dell' esule polacco ne "La cugina Betta").
Tra questi personaggi, a volte sinceri, a volte meno, c' erano anche artisti di valore come il musicista Federic Chopin, o il poeta Adam Mickiewicz, di cui qui ci si occupa.
Nato nel 1798 in Lituania da famiglia di nobiltà polacca, crebbe slavo e cattolico per istruzione, ma lituano e pagano per educazione: le sue opere sono dense di richiami alla dea Madre Terra, agli Antenati, alle divinità dei boschi e dei fiumi, secondo una religiosità paganeggiante tipica del Nord, che i Germani (Teutoni e Prussiani) non erano mai riusciti a cristianizzare del tutto.
Vive e studia a Vilnius, dove viene arrestato per irredentismo e spedito in Russia; qui, nella patria degli 'oppressori' il poeta inizia la sua brillante carriera letteraria, trai salotti di Mosca e Odessa, dove conosce Puskin; ha intanto guadagnato abbastanza da viaggiare (dal 1823 al '32) per stabilirsi infine a Parigi. Viaggiatore, oratore e agitatore instancabile, propaganda ovunque la causa della Polonia oppressa, fino a che nel 1831 viene ricevuto (e cacciato) dal Papa.
Intanto scrive e pubblica, ma sempre all' estero: il più grande poeta nazionale della Polonia non mise mai piede nella Polonia stessa, e si sposò con una baronessa prussiana.
Il messianesimo letterario e nazionalistico di Mickiewicz vede già nell' arrivo delle armate napoleoniche in Polonia (1812) un 'segno' premonitore del prossimo risveglio della Patria:
" Oh 1812, oh grande anno,felice colui che ti ha visto! Il popolo lo chiama l' anno dell' abbondanza,
il guerriero l' anno dei combattimenti, il poeta l' anno della Libertà...Guerra! Guerra! Dio è con Napo-
leone! Napoleone è con noi! Io ti vedo ancora oggi come uno splendido sogno. Nato nella schiavitù
io non ho visto che una sola primavera come te nella mia vita! ( da Canti, 1834)
Si rivela da subito quel misto di vittimismo ed esaltazione tipico del poeta romantico, unito al mito di Napoleone come 'salvatore' o uomo inviato dal Destino. D' altronde anche uomini equilibrati come Hegel o Manzoni subirono il fascino titanico di Napoleone.
Dopo i fatti del 1830/31, con la Polonia sconfitta e sofferente, si compie la metamorfosi del poeta, che si convince di essere lui stesso il Messia inviato da Dio per la salvezza della Polonia. Pur non avendo combattuto nel 1830 (osservava gli avvenimenti dalla vicina Dresda), compose una serie di opere (di alto valore letterario) pervase dalla irrazionale 'fede' nella propria missione e nella grandezza della Polonia. Ne esaminiamo sommariamente due molto significative: il dramma Gli Antenati, (1832), sorta di lunga favola, irta di simbolismi religiosi ed esoterici, in cui si narra la resurrezione della Polonia dopo il suo sacrificio, metafora del destino del Cristo:
"vedo... vedo volare quest' orda di carri, sospinti come nubi dal vento...ah, Signore, sono i nostri figli...
là, a Nord, ecco dunque il loro destino...l' esilio! Lascerai dunque che vengano tutti sterminati nel
fiore degli anni? Annienterai fino all' ultimo figlio della Polonia?"
Il destino della Polonia è quello della crocifissione per mano di Austria, Russia e Prussia:
"La croce ha braccia lunghe come l' Europa...formata da tre popoli inariditi come legno morto"
Ma giungerà un misterioso fanciullo, il "Vendicatore della Nazione":
" Lo conosco...è cieco, ma un Angelo lo conduce! Uomo terribile, ha tre volti e tre fronti. Tre capitali
gli fanno da sgabello, tre popoli tremano al suo parlare...sulla sua gloria edificherà la sua Chiesa
colossale, sua vita è il dolore dei dolori, il popolo dei popoli, il suo è sangue antico di eroi"
In questa figura mitologica del 'fanciullo vendicatore' si fondono Cristo, Napoleone, la Polonia ed il poeta stesso in una figura sincretistica. Il poema fu bollato come 'blasfemo' dal tribunale dell' Indice nel 1840, per questo insistito ed irriverente accostamento.
Nel 1833 M. pubblicò un libro più fortunato del precedente, ma ugualmente denso di messianesimo: Il libro della Nazione e dei pellegrini polacchi, subito tradotto in francese, inglese, italiano e ben conosciuto anche da Mazzini e Garibaldi. Filo conduttore ne è l' analogia Polonia-Palestina, e quindi polacchi-Ebrei, popolo eletto per eccellenza pur nella sua sventura. Anche qui è esplicito l' accostamento con Gesù Cristo:
"come alla Resurrezione del Cristo cessarono sulla terra i sacrifici cruenti, così alla resurrezione della
Polonia cesseranno le guerre della cristianità. .. in verità vi dico: non vi occupate della forma di governo
che avrà la Polonia, e non chiedete quali saranno le sue frontiere, perchè saranno più grandi che mai".
Quest' opera, nella sua ingenuità, propagandò la immagine sublimata della Polonia come Persona, come Donna-Madre sofferente e torturata ma destinata alla salvezza. Vi si trova la elaborazione della storia in puro mito e simbolo (occupazione straniera=prova, repressione=sacrificio etc.), riassumibile nella trasformazione della Storia stessa in Destino, che è una componente fondamentale del Romanticismo letterario e filosofico.
Il messianesimo vittimistico di M. trovò imitatori all' estero, finchè la 'moda' filo-polacca non divenne anche letteraria: von Chamisso (tedesco) scrive il sonetto L' esule polacco, numerosi poeti francesi celebrarono la Polonia (Delavigne, Dupont, Lamartine); intanto deputati al Parlamento di Parigi peroravano un aiuto ai polacchi, d'altronde senza risultato.
Paradossalmente, il nazionalismo polacco si costruisce fuori dalla Polonia, rivelando così appieno il suo carattere tutto letterario e fittizio. In ciò Metternich concordava con i socialisti.
Scrive Engels a Marx nel 1851:
" Di immortale nei polacchi c'è solo la voglia di litigare. Un quarto della Polonia parla lituano, un quarto parla ruteno, un buon 10% il russo, e la parte propriamente polacca è oramai francese nei costumi e nelle frequentazioni. La tanto sbandierata Polonia insomma non esiste" (Lettere,, 23.5.51)
E' significativo il brutale realismo con cui a destra (Metternich) come a sinistra (Marx-Engels) si affermava l' aspetto fasullo, ricostruito, dell' idea di Nazione romantica. Con la differenza che i marxisti incoraggiarono ovunque i moti nazionali per la loro capacità di mobilitazione delle masse nella lotta rivoluzionaria.
Ritornando a Mickiewicz, il suo Libro si concludeva con una Litania del pellegrino che si legge ancora oggi con un certo brivido, pensando a ciò che sarebbe diventato il Nazionalismo in Europa:
" La guerra totale per la libertà dei popoli Ti chiediamo, o Signore.
Le armi e le aquile nazionali Ti chiediamo, o Signore.
Una morte felice sul campo di battaglia Ti chiediamo, o Signore.
Una tomba per le nostre ossa in terra nostra Ti chiediamo , o Signore.
Indipendenza, Unità, Libertà della Patria nostra Ti chiediamo, o Signore.
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo Amen"
Preparato da tante rivoluzioni, verrà un giorno l' evento invocato da Mickiewicz , la Grande Guerra che, tra milioni di morti, porterà alla nascita di nuovi Stati tra cui anche la Polonia.
Fonte: http://www.evan60.net/uploads/6/3/2/5/6325749/nazionalismo_messianico_polacco.doc
Sito web da visitare: http://www.evan60.net/
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