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DADÙCO
sacerdote dei Misteri eleusini, il più importante dopo lo ierofante, era a capo dei lampadofori; veniva sempre scelto di generazione in generazione nella famiglia ateniese sacerdotale dei Cerici. Portava la fiaccola di Demetra durante le cerimonie e proclamava i sacri divieti.
DAÈIRA
dea venerata a Eleusi, figlia di Demetra e di Oceano; con Ermete generò Eleusi, fondatore della città omonima.
DAFNE
Ninfa, figlia di Penèo e di Gea. Quando inseguita dal dio Apollo che voleva possederla a tutti i costi, pregò la madre Gea di salvarla. Allora Gea, la mutò in alloro. Apollo, innamorato staccò un ramo dalla pianta, se ne fece un serto e volle che la pianta le fosse consacrata.
DAFNI
Figlio di Ermes. Molto amato da Apollo, Pan e Artemide, questi dèi insegnarono molte cose a Dafni che peraltro inventò la poesia bucolica. Condannato alla cecità per non essere stato fedele alla ninfa Nomia, ma in questa condizione non visse a lungo. Allora, Ermes per ricordarlo lo mutò in pietra e a Siracusa fece nascere una fonte che prese il nome di Dafni, in onore del giovane poeta. DAMASCO
figlio di Ermes e di Alimèa, ha dato il nome alla città omonima della Siria; fu scorticato vivo da Dionisio per avere tagliato le viti che egli aveva piantato.
DAMASTE
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Vedi Procuste DÀMIA
divinità femminile greca, dea della fecondità e dell'abbondanza, venerata a Epidauro, Egina, Trezene e nella Magna Grecia. Assimilata dai Romani alla dea Bona degli Umbri e dei Sabini (affine alla dea Cupra dei Piceni).
DAMNAMENEO
Vedi Dattili Idei. DANAE
Unica figlia di Acrisio re di Argo e di Euridice. Acrisio avendo avuto dallo oracolo di Delfi la predizione che un giorno sarebbe stato ucciso dal nipote, egli rimediò chiudendo la figlia in una cella sotterranea con la sola compagnia di una ancella, sicuro così che la profezia non poteva avverarsi. Ma Zeus (gran donnaiolo) affascinato dalla bellezza della fanciulla sotto forma di raggio di sole la raggiunse e la fece sua dall'unione nacque Perseo. Acrisio furibondo per la nascita del nipote che sarebbe stato la causa della sua morte fece rinchiudere la figlia ed il nipotino in una cassa e li abbandonò alle onde del mare sicuro così di sbarazzarsi dello incomodo nipote, ma Zeus fece in modo che la cassa con la sua donna e il figlio arrivasse all'isola di Serifo. Là vivevano i fratelli Ditti e Polidette nipoti di Zeus. Ditti che faceva il pescatore trovò la cassa sulla spiaggia salvò i due sventurati e li portò a corte da Polidette dove Perseo crebbe forte e bello. Polidette, respinto da Danae, che viveva per il figlio, studiò come liberarsi del ragazzo e lo mandò a uccidere Medusa e portargliene la testa. Contrariamente alle attese di Polidette, Perseo tornò vincente.
Polidette invidioso della gloria del ragazzo trattò tutti male, umiliò Danae, trattò come un servo il fratello e schernì Perseo, allora il ragazzo grazie al potere della testa di Medusa lo pietrificò con tutti i suoi seguaci e l'isola di Serifo divenne una sassaia, sola una piccola parte rimase abitabile e Ditti ne divenne il re. Fatto ciò Perseo con la madre tornò ad Argo per conoscere il nonno Acrisio. DANÀIDI
le 50 figlie di Danao, re di Argo. Tutte meno una, di nome Ipermestra, uccisero per ordine del padre i loro mariti figli di Egitto, loro cugino, e furono perciò condannate da Zeus al Tartaro, ove scontano la loro colpa versando acqua in eterno in un vaso senza fondo..
DANAO
Figlio di Belo e di Ancinoe. Aveva altri due fratelli: Egitto e Cefeo. Alla morte del padre che era re di Chemni, Cefeo si prese la parte meridionale del regno, mentre Danao ed Egitto litigarono per la spartizione del resto. Allora Egitto aveva cinquanta figli a titolo di instaurare una alleanza propose a Danao che aveva cinquanta figlie di unirli in matrimonio in modo da non avere più contrasti, ma Danao non fidandosi preferì andare in esilio. Così costruita una nave partì con le figlie. Approdato nel Peloponneso dichiarò che gli dèi lo avevano destinato a divenatare re di Argo, Gelanore re di Argo intimorito da alcuni presagi abdicò a favore di Danao che divenne il più potente re della Grecia.
DARDANO
Figlio di Zeus e di Elettra, fu il mitico antenato dei Troiani e, per loro tramite, dei Romani. Fondò in Troade la città che prese il suo nome e da lui deriva il anche il nome di Dardanelli, l'antico Ellesponto.
DATTILI IDEI
Rea, nelle doglie del parto di Zeus per resistere meglio agli spasimi poggiò le mani sulla terra, da quest'ultima sconvolta dal contatto spuntarono dieci demoni cinque femminili corrispondenti alle dita della mano sinistra e cinque maschili corrispondenti alle dita della mano destra. Il nome di Dattili Idei ricorda appunto la loro origine Daktylos (dito) e dal monte Ida a Creta dove ciò accadde. Per prima cosa aiutarono la dea a partorire Zeus. I Dattili maschi non sarebbero altri che i Cureti che con le loro danze rumorose protessero la culla di Zeus; difatti i confini dell'identità fra Dattili Idei, Coribanti e Cureti erano molto instabili. Ma neanche il loro numero era stabilito, così si diceva fossero cento, altrove si diceva venti che erano fabbri, e di trentadue che erano maghi.
Oppure che i maschi erano nati dalla mano destra erano stati gli inventori della metallurgia, le
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femmine nate dalla sinistra si stabilirono nella Samotracia, dove avrebbero insegnato ad Orfeo i misteri della Dea Madre. Altri raccontano di solo cinque Dattili Idei dandone pure i nomi: Peonio, Epimede, Giasio, Ida e Eracle (che non era L'eroe forzuto). Si racconta pure di soli tre Dattili Idei servi della dea madre Cibele: Acmonte l'incudine, Damnameneo il martello e Chelmi il ferro o il coltello. Quest'ultimo per aver offeso Rea fu tramutato in ferro o comunque gli altri due fratelli gli furono ostili. Si parla anche di due soli Dattili Idei Tizia e Cilleno nati non in conseguenza al parto di Rea ma a quello della Ninfa Anchiale, ma siccome questa stendendo le mani anzichè stenderle le chiudeva nacque soltanto un Dattilo per mano. Questi due sarebbero stati compagni di trono di Cibele. Nonostante tutte le varianti i Dattili altri non sono che strumenti della Grande Madre: fabbri e stregoni.
DÈDALO
Ateniese che era un genio paragonabile a Leonardo da Vinci. Un certo Talo, suo allievo inventò la sega ed il trapano, allora Dedalo, ingelosito lo uccise, condannato all'esilio per questo reato, si rifugia a Creta presso re Minosse. La costruisce la finta mucca, che Pasifae, moglie di Minosse, userà per soddisfare le sue voglie col toro, della quale si era innamorata. Dal rapporto animalesco nasce il mostruoso Minotauro. Allora il re di Creta ordinò all'inventore di costruire il labirinto. Fu Dedalo a suggerire ad Arianna come aiutare Teseo, quando uccise il Minotauro, Minosse scoperto anche questo imbroglio fece rinchiudere l'inventore assieme al figlio Icaro nel labirinto. Dedalo non si scoraggiò e costruite delle ali con delle piume e della cera dopo avere istrutito il figlio come volare spiccò il volo e fuggì, ma il viaggio fu fatale per il figlio che volato troppo in alto, le ali si sciolsero e precipitò in mare, moremdo. Dopo avere sepolto il figlio, Dedalo si rifugiò in Sicilia presso re Cocalo, dove visse fino a tarda età.
DEIANIRA
Sposa di Eracle. Per guadare il fiume Èveno accettò di salire in groppa al centauro Nèsso, il quale cercò di rapire la bella ragazza, allora Eracle con una delle sue frecce intinte nel sangue dell'Idra uccide il centauro, che prima di morire suggerisce a Deianira di intingere la veste di Eracle nel suo sangue per avere assicurata la fedeltà del marito. Quando Eracle si innamorò di Iòle, Deianira fece indossare la veste che aveva intinto nel sangue del centauro, convinta che così Eracle sarebbe ritornato a lei. Ma non appena Eracle indossò la veste , si sentì ardere e bruciare il corpo dal veleno contenuto nel sangue del centauro, non potendo più sopportare quell'immenso dolore, l'eroe si fece preparare un rogo e vi salì. Deianira dal rimorso e dal dolore della perdita del marito non volendogli sopravvivere si uccise. Leggi cosa Ovidio le fa scrivere al suo amato. Clicca qui DEIFOBO
Dopo la morte di Paride, sposò la bella Elena. Visto che Troia era perduta per farsi perdonare da Menelao, segretamente lo introdusse con Ulisse, nella camera matrimoniale, consegnandogli il marito Deifobo, che fu dai due greci ucciso.
DEINO
Una delle Graie, il suo nome significa la terribile. DEIÒNE
DELFI
Luogo sul versante meridionale del monte Parnaso, dov'era il famoso oracolo d'Apollo che per molti secoli fu adorato dai Greci e da numerosi altri popoli. Da una cavità della roccia uscivano dei vapori tossici che avevano la proprietà di eccitare chi li respirava. La cavità era posto nella parte più nascosta del tempio, la si trovava la Pizia, inalando i vapori entrava in trance, con una esaltazione da arrivare al parossismo, durante questa fase che pensavano fosse il dio a possederle, parlavano e un sacerdote raccogliendo le loro parole, le interpretava e dava la risposta ai pellegrini che andavano ad interrogare il dio.
DELFINA
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Mostro metà donna e metà serpe, avrebbe custodito Zeus, quando Tifone imprigionatolo gli aveva tagliato i tendini delle mani e dei piedi.
DELFINO
Poseidone per la ricerca di Anfitrite mandò Delfino il quale trovatala fu tanto persuasivo nel convincere la giovane alle nozze col dio, che per compensarlo lo mise fra le costellazioni.
DELO
Una delle più piccole isole delle Cicladi, fatta spuntare dagli abissi del mare dal tridente di Poseidone e rimasta vagante fin quando Latona vi partorì Artemide e Apollo. Prima dell'evento divino l'isoletta si chiamava Asteria e anche Ortigia.
DEMETRA
Nota presso i Romani col nome di Cerere, apparteneva alla prima generazione divina degli dei Olimpi, come i fratelli Zeus, Ade e Poseidone e le sorelle Era ed Estia. Era quindi figlia di Crono, che la inghiottì, e di Rea. Alter-ego della madre ed anche di Gea, era, come loro, venerata come Madre Terra; ma mentre Gea rappresentava l'elemento primordiale e Rea la potenza generatrice, Demetra era la divinità della terra coltivata, la dea del grano. Con il dono dell'agricoltura, fondamento di civiltà, Demetra dette agli uomini anche le regole del vivere civile e, di conseguenza, le leggi. Nel doppio aspetto di Rea/Demetra, le storie orfiche accennano al suo congiungimento con Zeus dal quale sarebbe nata Core o Persefone, l'unica figlia di Demetra secondo la tradizione classica. Nella leggenda, come nel culto, Demetra era strettamente legata alla figlia Persefone che fu rapita da Ade. Nella disperata ricerca della figlia, la dea abbandonò l'Olimpo e rinunciò alle sue funzioni divine, tanto che la terra deperì e smise di dare frutti finché la figlia non le venne resa, almeno per un periodo dell'anno. Gli antichi videro adombrati in questo mito riferimenti impliciti ai cicli della natura, delle stagioni, dei raccolti, in particolare ai frutti della terra che trascorrono parte dell'anno nascosti sotto la superficie per poi sbocciare e fruttificare. Non mancano richiami (messi in evidenza in più di un testo filosofico e, molto probabilmente, anche nei misteri) al destino dell'uomo, il cui corpo, sepolto sotto terra come Persefone, non impedisce all'anima di raggiungere l'immortalità in una continua dialettica di morte e rinascita. Al nucleo centrale della leggenda di Demetra, il cui significato era rivelato solo agli iniziati dei Misteri di Eleusi, si aggiunsero in varie epoche miti secondari, come quello della violenza che subì da Poseidone. Un'altra leggenda vuole che Demetra si sia innamorata di Iasione dal quale ebbe Pluto, la ricchezza. Tutti i miti, anche se contraddittori, sono comunque concordi nel non attribuire un marito a Demetra, che generò i suoi figli al di fuori di ogni vincolo coniugale.
Demetra crucciata
Quando Demetra sentì, con un acuto dolore al cuore, il grido della figlia Persefone strappata al mondo dei vivi dalla fiamma amorosa di Ade, volò come un uccello sopra le terre e le acque alla sua ricerca, vagando per nove giorni e nove notti con due fiaccole accese nelle mani; non volle toccare né nettare né ambrosia, che sono il cibo degli dei, e non sostò neppure per bagnarsi il corpo. Adirata con l'Olimpo intero, il cruccio di Demetra si tramutò in furore quando, al decimo giorno delle sue peregrinazioni, Poseidone osò violentarla. Decise allora di non risalire più in Cielo e di abdicare alla sua funzione divina provocando così l'inaridimento generale della terra che non dava più frutti. Zeus fu costretto a inviare Ermes nel mondo dei morti con l'incarico di riportare Persefone alla madre ma, per avere ingerito del cibo mentre era nell'Ade (un seme di melagrano datole ad arte dal marito) Persefone fu obbligata a passare un terzo dell'anno negli Inferi, rimanendo invece sulla terra con la madre il resto dell'anno.
DEMOFONTE
Quando Demetra percorreva la terra in sembianze di comune mortale alla ricerca disperata della figlia Persefone rapita da Ade, fu accolta nella reggia di Eleusi da re Celeo e dalla moglie Metanira. Per ringraziarli della loro benevolenza cercò di rendere immortale l'ultimo nato della casa, il bambino Demofonte, e, per distruggere le sue parti mortali, ogni notte lo esponeva in segreto alla
forza del fuoco. Ma l'umana apprensione di Metanira causò la rovina del figlio. Una notte, spiando nella stanza, la madre vide il trattamento a cui era sottoposto il bambino e, gridando alti lamenti, si avventò contro Demetra. La dea ribollì di sdegno e lasciò consumare il piccolo tra le fiamme, ma per ripagare i genitori di quella perdita, riversò i suoi favori su un altro dei loro figli, Trittolemo, al quale fece dono di un carro trainato da dragoni alati e di una scorta di sementi. Con questi doni Trittolemo insegnò agli uomini a coltivare i campi e a conoscere i benefici dell'agricoltura.
DEMOGÒRGONE
Antichissimo dio della Terra. Personaggio che si incontra nel De genealogiis deorum gentilium di Boccaccio, ed è descritto come misterioso padre degli dei pagani. Si rincontra anche in opere rinascimentali (Ariosto, Folengo, ecc.) come figura infernale.
DÈMOS
Uno dei cavalli di Ares. DEUCALIONE
Figlio di Promèteo. Per volontà di Zeus, costruì un'arca nella quale chiusosi con la moglie Pirra, aspettò il diluvio col quale il sommo dio ripulì il mondo dall'umanità malvagia. Riuscì a restare a galla per nove giorni e nove notti finché la barca non si arenò nella cima del monte Parnaso. Qui aspettarono che le acque si ritirassero e quando scesero a valle come da istruzioni avute tirarono delle pietre dietro le loro spalle, dalle pietre di Pirra nascevano delle donne, invece, da quelle tirate da Deucalione gli uomini, così la specie umana continuò. Quando Deucalione morì venne
sepolto vicino al tempio di Zeus in Atene. DICE o DIKE
Dea della Giustizia, detta anche Astrea, figlia di Zeus e Temi, fu considerata il principio fondamentale per lo sviluppo di ogni società civile. Era una delle Ore, stanca degli errori degli uomini si trasferì in cielo diventando la costellazione della Vergine.
DIDONE
o Elissa o Elisa, figlia del re Mutto di Tiro, che divenne regina e sposò lo zio Sicheo. Avendole suo fratello Pigmalione ucciso il marito e iniziato una persecuzione contro di lei, si rifugiò in Africa ove fondò la città fenicia che prese il nome di Cartagine, ben presto prospera per i commerci. Qui approdò Enea, secondo le leggende antiche raccolte e rinnovate da Virgilio, e Didone, commuovendosi per le sventure dell'eroe, divenne sua moglie. Ma dovendo Enea adempiere il suo fato, l'abbandonò. Didone, disperata, si uccise (Eneide, IV - Heroides). Altre leggende raccontano diversamente i fatti. Vuoi leggere cosa Ovidio le fa scrivere? Si!? Clicca qui
DIOMÈDA
Schiava di Achille, con la quale si consolò dopo che Agamennone gli aveva sottratto la bella Brisèide.
DIOMEDE
DIONE
ninfa figlia di Urano e di Gea (o, secondo altri, di Oceano e di Teti) che, amata da Zeus, divenne la madre (Secondo una delle varianti della leggenda) di Afrodite o Venere. Nel tempio di Dodona
veniva venerata insieme a Zeus; anche in Atene e in altre città ebbe culto antichissimo. Veniva chiamata anche Dionèa.
DIONISO
Vedi Bacco. DIOPATRA
Ninfa violentata da Poseidone. DIOSCURI
Dios kuroi, significa figli di Zeus. Nella mitologia greca ci sono due coppie di gemelli a portare questo nome; Anfione e Zeto, chiamati Diòscuri tebani; Castore e Polluce i Diòscuri spartani. In ogni caso i Diòscuri cantati dai poeti per l'amore fraterno e l'inseparabilità erano quest'ultimi. I Diòscuri aiutarono gli dèi nella lotta contro i Giganti. I due fratelli sarebbero nati dall'uovo che Leda aveva concepito quando Zeus nelle spoglie di un cigno la fece sua. Castore nacque mortale, mentre Polluce era immortale. Quando decisero di prendere moglie, i divini gemelli rapirono le figlie di Leucippo, però le ragazze erano promesse a Ida e Linceo, anch'essi gemelli e cugini dei Dioscuri. Ida e Linceo giurarono vendetta nei confronti di Castore e Polluce, così nella lite che ne seguì, Castore fu ucciso da Ida. Polluce inferocito dal dolore della perdita del fratello, inseguì i due e raggiuntoli uccide Linceo, intanto Ida stava per scagliare una stele contro Polluce, ma viene da Zeus incenerito con un fulmine per difendere il figlio. Polluce che amava il fratello chiese a Zeus di togliergli il dono dell'immortalità per potere stare col fratello e siccome questo non era possibile, Zeus gli offrì di vivere un giorno con Castore sull'Olimpo, e un giorno con Castore sottoterra. La leggenda dice che non potendo fare più nulla per la sorella Elena, si misero a proteggere la nave che trasportava Elena. Cavalcandole affianco, proteggevano la sorella e la nave dalla potenza delle onde. Per cui furono molto venerati dai marinai.
DITIRAMBO
nell'antica poesia greca di tradizione dorica, canto corale in onore di Dioniso; per estensione, qualunque composizione di ispirazione orgiastica. Il ditirambo è un poema lirico intonato all'entusiasmo e alla gioia. Questo genere poetico fu coltivato da Simonide, Bacchilide, Pindaro e altri minori, e, secondo Erodoto, sarebbe stato inventato da Arione di Metimma. Secondo Aristotele, seguito da quasi tutti i moderni, dall'antico ditirambo si sarebbe sviluppata la tragedia greca.
DODONA
antica città dell'Epiro. sede di uno dei più famosi santuari, sacro a Zeus, dove il dio dava i suoi responsi a mezzo dei sacerdoti e delle sacerdotesse che ascoltavano lo stormire delle foglie delle querce del vicino bosco sacro, dal volo delle colombe che vi avevano il nido e dal suono dei grandi cembali di bronzo mossi dal vento. .
DOLICO,
Dòlico presso gli antichi Greci, la più lunga delle gare di corsa. Fu disputata per la prima volta durante la quindicesima Olimpiade (716-712 a.C.).
DORI
civiltà mediterranea arcaica. I Dori fondarono colonie in Asia Minore, in Africa, in Sicilia e nell'Italia meridionale.
DORIDE
Figlia di Oceano e Teti, fu sposa di Nereo e madre delle Nereidi. Nella poesia latina, la personificazione dell'acqua salsa.
DORO
figlio di Elleno e della ninfa Orseide, fratello di Eolo, fu il capostipite del popolo che da lui prese il nome. Dopo una serie di migrazioni, si stabilì nel Peloponneso, sede storica dei Dori..
DRAGO (AV)
o dragone, mostro favoloso che si ritrova in tutte le antiche mitologie. Rettile alato con ali di pipistrello, con testa di cane, zampe di leone, e bocca con una o più lingue che vomita fuoco e fiamme. Nella letteratura e nell'arte cinese, è uno degli elementi più comuni, ed è considerato un essere benefico. Nella tradizione occidentale, invece, è generalmente identificato con un'entità malvagia e nemica dell'uomo, che solo un eroe può sconfiggere. Secondo la mitologia greca, trainava il carro di Cerere, e un drago dalle cento teste custodiva l'ingresso dell'Orto delle Esperidi e il Vello d'oro. Nella mitologia nordica e germanica, il Lindwurm, stava a custodia del tesoro dei Nibelunghi, finché non fu ucciso da Sigfrido. Nelle antiche leggende cristiane e cavalleresche è una delle incarnazioni del demonio: lo si raffigura lottante e sopraffatto dall'arcangelo Michele e da s.
Giorgio. DRIADI
Dette anche Amadrìadi, erano le ninfe dei boschi, figlie di Dori e di Nerèo. Vivevano nelle foreste in simbiosi con le piante e ne seguivano la sorte.
DRIOPE
Fonte: http://www.storicodiocre.altervista.org/LIBRI/mitigreciaantica.pdf
Sito web da visitare: http://www.storicodiocre.altervista.org
Autore del testo: Patrizio Sanasi
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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