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ÈACO
Figlio di Zeus e di Egina e re di Egina. Per la sua pietà era molto caro agli dèi. Quando una pestilenza aveva distrutto la popolazione dell'isola, pregò perché lo aiutassero gli déi, che mutarono in uomini una colonia di formiche. Così nacque la razza dei Mirmidoni. Dopo la sua morte Èaco per volere di Zeus divenne giudice delle anime dei morti nel Tartaro assieme a Minosse e Radamànto.
ÈAGRO
divinità fluviale della Tracia; Marito di Calliope e padre di Orfèo e, secondo alcuni miti, anche di Lino e Marsia
EBE
dea della giovinezza eterna e della forza vitale; secondo Omero, coppiera degli dei, data in sposa a Eracle. Dai Romani fu assimilata alla loro Juventa o Juventus
ECAÈRGO
(=colui che agisce da lontano), appellativo che si usava dare ad Apollo e ad Artemide. ECALÈSIE
feste istituite da Teseo in onore di Ecale. ECATE
divinità infernale originaria dell'Asia Minore, venerata poi in Grecia in un culto trinitario con Artemide e con Demetra. Secondo Esiodo, figlia di Perseo e Asteria, era signora del regno infero, delle evocazioni, degli incantesimi e dei fantasmi. I suoi simulacri venivano eretti nell'interno delle case, alle porte delle città, nei trivii e nei quadrivii da ciò le derivò anche l'appellativo di Trivia. Le furono dedicati templi a Egina, ad Argo, a Samotracia e in moltissime città dell'Asia Minore. Gli Ateniesi le eressero una statua sull'Acropoli. Era detta triforme e come tale veniva spesso rappresentata (con tre teste e tre corpi), appunto per ricordare le sue tre attribuzioni: celeste, (Artemide), terrestre (Demetra) e ctonia (Ecate). Aiutava od opprimeva le donne nel parto.
ECATOMBE
Significa sacrificio di cento buoi (o altri animali), ma generalmente si limitava a uno soltanto. ECATONCHIRI
Equivalente di Centìmani, erano i giganti con cinquanta teste e cento braccia, figli di Urano e Gea, essi erano : Briarèo, Còtto e Gige. Rinchiusi nel Tartaro da Crono, furono liberati da Zeus che cercava alleati per la sua lotta contro i Titani.
ECHIDNA
Mostro, donna nella parte superiore e serpente nella parte inferiore. Figlia di Crisaore, moglie e madre di Tifone e della maggior parte dei mostri della mitologia classica. Dalla sua unione con Tifòne, generò una serie di mostri orripilanti quali: l'insonne dragone che custodiva il vello d'oro, il drago che faceva da guardia ai pomi delle Esperidi, Scilla, Cerbero, la Chimera, l'Idra di Lerna il cane Ortro che unitosi alla madre generò la Sfinge e il leone Nemèo e anche l'aquila che straziava Prometeo. Fu uccisa nel sonno da Argo.
ECHINADI
Erano delle ninfe che in un sacrificio di dieci buoi offerto agli dèi dei boschi e delle acque, si dimenticarono di Achelòo, che per questo le mutò in isole.
ECO
Ninfa dei boschi e delle sorgenti. Con Pan generò Lince. Dotata di grande parlantina Zeus, si serviva di lei per trattenere la gelosa Era, ogni volta che s'incapricciava di qualche donna. Era apprezzava molto la ninfa, finché accortasi della presa in giro, la punì a non potere parlare se non interrogata e nel rispondere poteva solo ripetere le ultime sillabe della domanda rivoltale. Quando si innamorò di Narciso non potendogli dire dell'amore che provava, gli ripeteva sempre le ultime sillabe delle parole da lui pronunciate. Narciso stanco di quel fatto non si fece più vedere. Eco dalla disperazione di averlo perduto si mise a cercarlo e non trovandolo dal dolore si lasciò morire e di lei restò solo la voce. Gli dèi impietositi la mutarono in roccia.
EDIPO
Figlio di Giocasta e di Laio re di Tebe. L'oracolo di Delfi aveva previsto a Laio la morte per mano di un figlio, al che il re fece di tutto per non averne. Ma il Fato, che non può essere ingannato, gli fece il brutto tiro di farlo ubriacare, in quelle condizioni Laio prese Giocasta e la mise incinta.
Quando la donna partorì il re memore del vaticinio prese il bimbo, gli fece bucare e legare i piedi e lo espose sul monte Citerone. Il pecoraio Euforbo, trovò il bimbo e lo portò al suo re, Polibo.
Questi con la moglie Peribea non avendo figli lo allevarono come suo, e lo chiamarono Edipo. Il giovane crebbe sano e forte alla corte di Corinto, finché non ebbe delle allusioni circa la sua origine, allora egli andò a consultare l'oracolo di Delfi che gli disse che avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Edipo, allora decise di non tornare più a Corinto per non fare offesa a Polibo e Peribea, che credeva suoi genitori. Nel suo vagabondare in una strettoia incontra Laio, siccome il sentiero non permetteva il passaggio del carro del re e del giovane Edipo, l'araldo chiese al giovane di farsi da parte. Edipo che non era per niente umile fece finta di non sentire e continuò a camminare, finì che un cavallo gli pesto un piede e Laio diede una frustata al giovane insolente che non gli aveva ceduto il passo. Edipo dalla rabbia ammazzo Laio e l'araldo e continuò a vagadondare senza meta. Intanto a Tebe, Creonte fratello di Giocasta aveva preso temporaneamente il trono, aveva promesso il regno e la mano della sorella a chi sarebbe riuscito a sconfiggere la Sfinge che opprimeva il regno. Edipo che aveva udito il bando si presentò alla Sfinge, ascoltò l'indovinello e lo
risolse. Per il dispiacere la Sfinge si suicidò e Tebe fu salva. Acclamato dal popolo Edipo sposò Giocasta senza sapere che era sua madre. Ma gli dèi indignati mandarono una pestilenza a Tebe, allora fu interrogato nuovamente l'oracolo che rispose che solo scacciando l'assassino di Laio tutto si sarebbe risolto. Edipo ordinò delle ricerche ma non approdando a niente chiamò a corte Tiresia, indovino che sapeva le cose future e passate. L'indovino tergiversava per paura, ma messo alle strette indicò Edipo quale assassino del padre Laio. Edipo e Giocasta non volevano credere a quanto detto, ma davanti a delle prove inconfutabili dovettero ricredersi, allora Giocasta dalla vergogna s'impiccò e Edipo presa una spilla dalle vesti di lei si accecò. Scacciato da Tebe e perseguitato dalle Erinni, partì per l'esilio accompagnato dalla figlia Antigone. Dopo tanto girovagare giunse a Colono in Attica, dove finalmente le Erinni smisero di tormentarlo. Edipo, sotto lampi e tuoni discese negl'inferi, pianto dalla figlia Antigone.
EEA
EÈTA
Fu padre di Medea. Re della Colchide, nelle stanze d'oro del suo palazzo di notte andavano a riposare i raggi del sole.
EFESTO
Dio del fuoco e fabbro della mitologia greca, era l'equivalente del dio Vulcano dei Romani. Siccome Zeus aveva generato Atena senza partecipazione femminile, facendola nascere dalla sua testa, Era ingelosita volle fare altrettanto e così senza avere contatto con uomo, generò Efèsto, ma nacque debole e deforme. Era non volendo un figlio deforme lo buttò dall'Olimpo. Molti anni dopo per vendicarsi della madre le costruì un trono con un marchingegno straordinario, non appena Era si sedette, dal trono scattarono una miriade di corde sottilissime e fortissime che legarono saldamente la dea e in più il trono si mise a galleggiare in aria. Gli dèi non riuscendo a togliere la dea da quella posizione ridicola ordinarono a Efèsto che liberasse sua madre, ed egli rispose ridendo che non aveva avuto il piacere di conoscerla. Ares provò con la forza a costringere Efèsto a liberare la dea ma fu scacciato a malo modo, allora ci provò Dioniso che andato con la sua combriccola da Efèsto lo fece ubriacare a puntino e caricatolo sul dorso di un mulo lo portò sull'Olimpo. Benché ubriaco il dio aveva mantenuto una certa lucidità, difatti per liberare Era, volle in cambio Afrodite per sposa.
EFIDRÌADE
ninfa delle acque. EFIRA
Ninfa figlia di Ocèano e di Teti. EGA
Ninfa, fu una delle nutrici di Zeus. EGEO
Re di Atene, sposato con Mèlite e poi con Calchiope, non avendo avuto figli da nessuna delle due, sposò Etra, figlia di Piteo re di Trezene. Da lei finalmente ebbe un figlio, Teseo. Ma il padre non era Egèo bensì, Poseidone.
EGIDA
Era un oggetto e fregio molto misterioso di Zeus. Scuotendolo incuteva terrore ai nemici, con questo oggetto scatenava anche le tempeste. L'Egida fu costruita da Efesto e anche la dea Atena col permesso di Zeus ne faceva uso.
EGIMIO
Fu il capostipite dei Dori. padre di Dimànte e di Pànfilo. EGINA
Figlia di Asopo dio fluviale. Venne rapita da Zeus che voleva farla sua, ma Asopo accortosi del rapimento mise il fuga il rapitore che per sfuggire si mutò in roccia davanti alla quale Asopo passò senza accorgersi di niente. Zeus una volta arrivato al sicuro sull'Olimpo con uno dei suoi terribili fulmini uccide Asopo, così sistemato ogni impedimento, raggiunge la bella ninfa e sotto forma di aquila la fece sua, da questa unione nacque Eaco.
EGIPANE
Nome di Pan nella forma di Caprone. EGISTO
Tieste dopo essere stato scacciato da Micene dal fratello Atreo, dopo che gli uccise e servì a pranzo i figli, chiese all'oracolo di Delfi come vendicarsi del fratello. L'oracolo gli rispose che doveva generare un figlio con la propria figlia, Pelopea. Tieste andò a Sicione dove la figlia era sacerdotessa e al termine di un rito notturno nel bosco sacro, facendo attenzione a non farsi riconoscere la violentò. Pelopea nella foga della lotta riuscì a togliergli la spada e la nascose. Atreo, nell'intento di far pace col fratello si reca a Sicione, dove si innamorò di Pelopea e volle sposarla.
Quando Pelopea si sgravò di Egisto avuto da Tieste, per vergogna lo fece esporre sui monti, dove fu salvato dai pastori. Atreo credendo che il figlio fosse suo lo fece recuperare. Atreo sapendo che Tieste era vivo non riusciva a stare tranquillo quindi ordinò ai figli di cercarlo e portarlo a Micene. Tieste fiducioso del fatto che il fratello lo cercava altrove ritornò a Micene dove venne imprigionato. Atreo, finalmente tranquillo ordina al giovane Egisto di uccidere Tieste mentre dormiva, Egisto fallì il compito poiché Tieste aveva un sonno leggerissimo e sentitolo arrivare lo disarma, guardando meglio l'arma si accorge che era la sua spada, Egisto gli rivela che l'aveva avuta dalla madre. Tieste ordina al giovane di portargli la madre, ma quando Pelopea viene a sapere di essere stata violata dal padre, sconcertata si uccide con la spada di Tieste. Tieste fattosi riconoscere da Egisto per suo padre, comanda al giovane di fare vedere la spada insanguinata ad Atreo e una volta tranquillizzato di ucciderlo. Questa volta Egisto non fallisce il suo compito.
Tieste così ritorna sul trono di Micene, ma il suo trono non dura a lungo, poichè Agamennone aiutato da Tindareo riconquista Micene e manda nuovamente in esilio Tieste, mentre Egisto partiva alla ricerca di terre più calme dove potere meditare la sua vendetta.
EGLE
Furono diverse le donne ad avere questo nome:
Figlia di Pròteo, rivelò a Menelao smarritosi come costringere il padre a dargli un vento favorevole per il ritorno in patria.
EIONE
Una delle Nerèidi. EIRENE
Figlia di Zeus e di Temi, era una delle Ore e personificava la pace. Figlio suo era Pluto dio delle ricchezze, essendo queste un frutto della pace.
ELAI
Figlia di Anio, aveva avuto da Bacco il dono di cambiare in olio, vino e biada tutto quello che toccava. Agamennone voleva per questo portarla con se nella guerra contro Troia, ma Bacco la muto in colomba.
ELARE
Ninfa madre del gigante Tizio. ELATO
Uno dei centauri. Altro Elato fu il fondatore della città Elatea, e figlio di Leanira e di Arcade. ELENA
Simbolo della bellezza femminile, generatrice involontaria di odio e distruzione. Nata dall'uovo di Leda assieme a Castore e Polluce e Clitennestra. Ancora undicenne viene rapita da Teseo, non avendo l'età per amare, Teseo la nasconde in un luogo sicuro in attesa che la ragazza cresca. Intanto Teseo assieme a Piritòo parte per rapire Persefone dall'Ade, ma rimane prigioniero. Durante l'assenza i Diòscuri trovano e liberano la sorellina e la riportano a nella casa paterna di Tindareo.
Matura andò in sposa a Menelao, generando così quattro figli una femmina e tre maschi. Nel frattempo si era svolto il giudizio di Paride, nel quale Afrodite per l'assegnazione del pomo aveva promesso in sposa Elena. La dea mantenendo la promessa sistema le cose in modo che Paride si rechi alla corte di Menelao, che si era recato ai funerali del nonno a Creta lasciando a corte la moglie. Paride intanto circuisce e rapisce Elena che porta con sé il figlio Plistene e parte del tesoro di Menelao. Menelao non ottenendo con la diplomazia la restituzione della moglie muove guerra contro Troia. La guerra muoveva in favore di Menelao e morto Paride, altri figli di Priamo si contesero la mano di Elena, la ottenne di forza Deifobo, ma il destino di Troia ormai era segnato e Elena per riconquistare la fiducia degli ateniesi quando Troia nella notte cadde aiutò attivamente Menelao ad uccidere Deifobo. Perdonata dal marito finalmente fa ritorno a Sparta.
ELENO
Famoso indovino, figlio di Priamo e di Ecuba. ELETTRA
ninfa nutrice di Zeus, fu da questi mutata nella costellazione dell'Orsa Maggiore, per sottrarla alle ire di Crono.
ELIO
Dio greco del sole, nato da Iperione e Eurifaessa. Elio guida la sua quadriga ogni giorno per il cielo e partendo da un palazzo della Colchide giunge in un'altro palazzo nel paese delle Esperidi.
Chiamato spesso anche Febo (più propriamente epiteto di Apollo, figlio del titano Iperione e della titanessa Tea, fratello di Eos l'Aurora e di Selene la Luna. Al mattino Elio si levava da Oceano a oriente dove aveva il suo splendido palazzo, percorreva il cielo in una coppa d'oro, e scendeva a sera di nuovo in Oceano a occidente. Era il dio al quale non sfuggiva nulla di quanto avveniva in cielo e sulla terra. Fu lui infatti a denunciare a Efesto l'adulterio di Afrodite, a informare Demetra del rapimento di Persefone, a scoprire il furto dei suoi stessi buoi uccisi in Trinacria dai compagni di Ulisse. Fu padre di Eeta e di Circe; Climene gli generò Fetonte e le sorelle Eliadi; anche Pasifae, sposa di Minosse, era sua figlia.
ELISA
o Elissa, nome fenicio di Didone, spesso usato da Virgilio nel IV libro dell'Eneide. ELISO
Era la dimora eterna degli eroi, dei poeti e di tutte le anime virtuose. Ognuno vi godeva i piaceri che più lo dilettavano in vita. Era chiamato anche col nome di Campi Elisi.
ELLENO
Figlio di Decaulione e di Pirra. Fu il capostipite di tutti i Greci, per via dei figli e dei nipoti che furono a loro volta capostipiti delle varie genti greche. I nomi dei parenti e delle genti greche: dal nipote Acheo vennero gli Achei; dal figlio Doro i Dori; dal nipote Ion gli Ioni; dal figlio Eolo gli Eoli.
ELPA
Figlia di Polifemo che fu rapita da Ulisse dopo che aveva accecato il ciclope. ELPIS
La speranza, era uno dei doni contenuti nel vaso di Pandora e fu l'unico a rimanervi dentro. EMPUSE
Erano figlie di Ecate, demonesse impudiche, avevano il sedere d'asino e portavano sandali di bronzo. Si divertivano a spaventare i viandanti e avevano la facoltà di mutarsi in vacche, cagne o
belle ragazze e in questa forma durante la siesta si ficcavano nei letti per succhiare la forza vitale degli uomini.
ENCELADO
Uno dei giganti che mosse guerra a Zeus. Era figlio di Urano e Gèa, venne da Zeus fulminato e messo sotto l'Etna dove ancora vomita fiamme contro il cielo.
ENDIMIONE
Figlio di Zeus e di Càlice. Selene avendo visto il giovane in una grotta addormentato se ne innamora e lo bacia sugli occhi. Nacque un'amore a dir poco sconvolgente considerato che nacquero cinquanta figlie e dato che cinquanta sono troppi anche per una divinità, Selene chiese ed ottenne da Zeus che Endimione potesse dormire con eterna giovinezza per l'eternità, così Selene senza il rischio di ulteriori maternità potè continuare a baciarlo ed accarezzarlo.
ENÈA
Enèa, nella mitologia greca, eroe troiano, figlio di Anchise e di Afrodite e discendente di Dardano . Fu partorito sul monte Ida e sposò Creusa dalla quale ebbe Ascanio. Combatté valorosamente sotto le mura di Troia durante l'assedio da parte degli Achei . Caduta la città, secondo la più antica versione della leggenda troiana, si ritirò con la moglie, il figlio e il padre Anchise sull'Ida, dove regnò sui superstiti del popolo troiano. Secondo una versione più recente (sec. VI a.C.), avrebbe preso il mare e fondato varie città: Enea in Macedonia e un'altra nel territorio degli Enotri. A questa versione si riallacciano le posteriori leggende romane che identificano con Enea il progenitore dei Re di Alba Longa e quindi del fondatore di Roma . Queste leggende trovarono la loro compiutezza nella rielaborazione che ne diede Virgilio nell'Eneide.
ENIALIO
Per gli antichi Greci era il dio della guerra, coadiuvato da Enio. Era venerato nelle zone di Gortina, Salamina e Tirinto. I Romani lo identificarono con Quirino.
ENIO
Dea della guerra, della distruzione e della strage, evocata assieme a Enialio. ENIPEO
Poseidone si trasfigurò in questo fiume. Una giovane e bella donna dal nome Tira, affascinata dalle acque limpide del fiume vi si immerge, allora Enipeo la possiede facendole partorire due figli: Nelèo e Pelia.
ENONE
Ninfa che aveva appreso da Apollo l'arte medica, figlia del dio fluviale Enèo. Era l'amante di Paride quando questi era ancora sconosciuto. Abbandonata da Paride per Elena, si ritirò sul monte Ida e quando gli portarono l'eroe mortalmente ferito per l'odio che covava nei confronti di Elena si rifiutò di curarlo. Quando Paride viene riportato a Troia Enone impietosita prese una cesta di piante medicinali e andò a casa di Paride che trovò già morto, allora la ninfa addolorata si uccise. Leggi la lettera d'amore che Ovidio le fa scrivere.
ENOPIONE
Figlio di Bacco e di Arianna. Causò la cecità di Orione dopo che questi gli aveva violentato la figlia.
ENOSIGÈO
attributo del dio del mare Posidone, così definito perché si riteneva che egli fosse la causa dei terremoti, che provocava scuotendo la Terra con il suo tridente.
ENÒTRO
nella mitologia greca, figlio di Licaone, re d'Arcadia, che alla morte del padre si stabilì nell'Italia meridionale insieme al fratello Peceuzi. Secondo Pausania, Enòtro fu il fondatore di Enotria , la prima colonia greca sullo Ionio. I poeti classici chiamarono poi Enotria tutta l'Italia.
EOLO
Dio dei Vènti, abitava nell'isola di Lipari e teneva chiusi i vènti in una caverna. EOS
Figlia dei Titani Iperione e Tea, dea dell'Aurora, per via dei suoi genitori non fu mai considerata dea di prima classe. Era la sorella di Selene e di Elio lo annunciava e lo precedeva su un cocchio trainato da due cavalli. Nel suo lavoro di presentatrice la dea assumeva due diversi nomi: Emera al primo apparire del sole e Espera al calare. Eos fu sposa di Titone. Amò Astreo col quale generò i Vènti: Borea, Zefiro, Noto e tutte le stelle, fra le quali la stella del mattino (Eosphóros).
EPAFO
Figlio di Zeus e di Io. Padre di Libia che fu da Poseidone resa madre di Agenore e Belo. EPIBOMIO
Veniva così chiamato il sacerdote che dirigeva i sacrifici nei Misteri Eleusini. EPÌFANE
epiteto con cui si designavano le divinità che si fossero manifestate come tali agli uomini. EPIMELETI
Erano i sacerdoti minori nei Misteri Eleusini. EPIMETEO
Della generazione dei Titani, era fratello di Atlante e di Prometeo, sua esatto opposto. Ebbe da Ermes l'insidioso dono di Zeus e accolse Pandora, fonte di tutti i mali dell'umanità.
EPIONE
Era la moglie di Asclepio. ÈRA
(dal greco Hera) antica divinità lunare venerata ad Argo; più tardi, ma molto prima di Omero, considerata regina del cielo. Come tale la si ritenne figlia di Crono e di Rea, sorella quindi di Zeus di cui divenne sposa. Fu madre di Ares, di Efesto, di Ebe. Di matronale bellezza, di impeccabili costumi, proteggeva la castità del matrimonio e la santità del parto. Fu dai Romani assimilata all'italica Giunone. Già in Omero si trasforma in moglie gelosa che perseguitava le amanti di Zeus, orgogliosissima, nemica acerrima dei Troiani a causa del giudizio di Paride. Le erano sacri il pavone, la cornacchia e la melagrana; aveva come messaggeri Iride e le Ore. Ebbe culto speciale ad Argo Era Argiva, a Samo, nella Magna Grecia e soprattutto sul promontorio Lacinio Era Lacinia.
ERACLE
Zeus incapricciatosi di Alcmena, prende le sembianze del marito di lei, Anfitrione. Zeus passa con la donna un giorno e una notte d'amore, notte che in effetti era durata tre giorni poiché Zeus aveva ordinato al sole di riposarsi per tre giorni. Intanto fatto ritorno il vero Anfitrione , fece i suoi doveri coniugali concependo Ificle gemello uterino di Eracle. Intanto la gelosa Era accortasi dell'ennesimo tradimento del divino marito e sapendo che il primo bambino che sarebbe nato nella casa dei discendenti di Perseo sarebbe diventato re, per fare dispetto a Zeus fece in modo che Nicippe, nuora di Perseo partorisse in anticipo rispetto ad Alcmena, così per primo nasce Euristeo che diventa re. Zeus irato perché Era lo aveva giocato, riesce ad ottenere un compromesso da Era nel senso che Eracle sarebbe diventato un dio se riusciva a portare a termine dieci imprese impostegli da Euristeo. Eracle ancora in fasce strozzò due serpenti mandati da Era per soffocarlo. Crescendo fu istruito da Chirone nella medicina e nella chirurgia; Anfitrione gl'insegnò a guidare i carri; Castore lo allenò nella lotta; Eurito gli insegnò l'uso dell'arco e infime Eumolpo gli diede lezioni di canto e di lira. Eracle si mise a girare per la Grecia, finché la Pizia non gli ricordò che doveva mettersi agli ordini di Euristeo per compiere le fatiche. L'idea di servire un uomo molto al di sotto di lui lo tormentava, ma non volendo disubbidire agli ordini del divino padre, si recò da Euristeo.
La prima fatica fu combattere il leone Nemeo che non poteva essere ucciso dalle armi perché aveva la pelle invulnerabile. La seconda fatica fu l'uccisione dell'Idra di Lerna dalle nove teste una delle quali era immortale e le altre rinascevano non appena tagliate. L'Idra aveva metà corpo di ninfa e metà di serpente. Eracle l'affrontò e dopo avere bruciato le teste mortali con un enorme masso gli schiacciò quella immortale e così l'Idra morì in un mare di sangue. Eracle bagnò le sue frecce in quel sangue di modo che così avrebbero inflitto ferite mortali o inguaribili. La terza fatica fu catturare la cerva Cerinea che aveva i piedi di rame e le corna d'oro ed era sacra alla dea Artemide. Eracle non volendo offendere la dea non tirò frecce alla cerva per non ucciderla ma si limitò a
inseguirla per un anno finché l'animale crollò sfinito e così Eracle potè catturarlo. La quarta fatica fu catturare il cinghiale Calidone che devastala l'Elide e l'Arcadia. La quinta fatica fu pulire le stalle di re Augìa, dal letame che da trent'anni non veniva ripulito. L'impresa sarebbe stato impossibile se Eracle non avesse deviato le acque del fiume Alfeo che con la violenza delle sue acque riuscì a portare via tutto lo sporco. La sesta fatica fu sterminare gli Uccelli Stinfàli che avevano gli artigli, le ali, il becco e le penne di bronzo che usavano come frecce. La settima fatica fu la cattura del toro di Creta che Poseidone aveva mandato perché non gli era stato fatto un sacrificio promessogli. l'Ottava fatica fu di uccidere Diomede re dei Bistonti che nutriva le sue cavalle della carne dei poveracci che si trovavano a passare da quelle parti, Eracle gli fece fare la stessa crudele fine. La nona fatica fu prendere il Cinto di Ippolita regina delle Amazzoni, alla quale era stato regalato da Ares. La decima fatica fu prendere i buoi di Gerione che era un mostruoso gigante e aveva un cane bicipite e un drago con sette teste che custodivano l'armento. Eracle per impossessarsi dei buoi dovette uccidere Gerione e compagni, nel portare le bestie a Euristeo mentre dormiva fu dal gigante Caco derubato di quattro giovenche, al risveglio Eracle si mise alla ricerca del maltolto e trovato Caco con le bestie ne nacque una lite nella quale uccise il gigante. L'undicesima fu la conquista dei pomi delle Esperidi che erano custoditi dal drago Ladòne e da Atlante. Per venirne in possesso Eracle incaricò Atlante di andargliere a cogliere e intanto lui avrebbe sostenuto il peso del cielo.
Atlante liberatosi dal gravoso compito non voleva più liberarlo ma l'eroe con una astuzia riuscì a cavarsela. La dodicesima e ultima fatica fu scendere nell'Ade e catturare Cerbero. Le fatiche furono dodici perché la seconda e la quinta non gli vennero riconosciute in quanto in una si era fatto aiutare e nell'altra aveva preteso un compenso. Il centauro Nesso che aveva tentato di rapirgli la moglie Deianira, fu da Eracle ucciso con una delle sue frecce, ma Nesso prina di morire consiglia la donna di bagnare le una veste di Eracle nel suo sangue per garantirsi la fedeltà dell'eroe. Eracle intanto si era innamorato di Jole e stava per lasciare la moglie, Deianira per riconquistare il marito gli fa indossare la veste intinta nel sangue del centauro ma invece di riavere l'amore dell'eroe ne causa la morte, infatti non appena Eracle indossa la veste l'eroe viene preso da indicibili dolori si fa preparare un rogo e vi sale sopra, Atena lo trae fuori e lo porta sull'Olimpo dove Zeus gli da per sposa Ebe e il dono dell'eterna giovinezza.
ERACLE DATTILO
Inventore dei giochi olimpici, era il più anziano dei Dàttili Idei. ERANOS
nell'antica Grecia, banchetto che si teneva fra amici, condividendo le spese; associazione di persone che si incontravano per banchettare o festeggiare assieme utilizzando, per le spese, i fondi raccolti in una cassa comune. Molte di queste associazioni, che furono numerose sia in epoca ellenistica che romana, si trasformarono poi in sodalizi di stampo politico o assistenziale.
ERATO
Musa della poesia lirica e amorosa. Anche una delle Nereidi aveva lo stesso nome. EREBO
Figlio di Tenebre e di Caos e sposo della Notte. Suoi figli erano: Etere e Giorno. Entità che rappresentava il mondo sotterraneo, dove dimoravano i morti. Secondo Servio è il luogo di raduno delle anime prima di muovere verso l'Eliso. Genealogicamente era considerato figlio del Caos, fratello della Notte e padre dell'Etere e del Giorno.
ERIBEA
Madre degli Astri e dei Vènti, sposa di Astrèo. ERICE
ERIDANO
Mitico fiume figlio di Oceano e di Teti.
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ERINNI
Erano le dee della vendetta, si occupavano di perseguitare inesorabilmente chi uccideva un consanguineo, o mancava di rispetto al padre, la madre, al fratello maggiore o ai forestieri. Le Erinni erano tre e si chiamavano: Aletto l'inarrestabile, Megera e Tisifone la vendicatrice, generate dalla Terra dalle gocce di sangue che caddero dall'evirazione di Urano. Le loro armi erano: serpenti, scudisci e fiaccole ardenti. I Romani le chiamavano Furie.
ERIS
Figlia della Notte e dea della discordia, fedele ancella di Ares. Per non essere stata invitata alle nozze di Peleo e di Teti, tirò sulla tavola nuziale la funesta mela d'oro che causò il giudizio di Paride e la lunghissima guerra di Troia.
ERISITTONE
Per avere abbattuto degli alberi in una foresta sacra a Demetra, fu punito dalla dea con una fame così forte da costringerlo a mangiare le proprie carni.
ERITOO
Uno dei divini cavalli del carro solare. ERIZIA
Una delle Espèridi. ERMAFRODITO
Fanciullo con seno da donna e lunghi capelli. Figlio di Ermes e di Afrodite. La ninfa sorgiva Salmace se ne innamorò, fu da lui respinta, ma quando il giovane si bagnò nella fonte Salmace lo abbracciò e si fuse con lui.
ERMES
Figlio di Zeus e di Maia la più grande delle Pleiadi. Ermes veniva considerato come la personificazione del vento e come tale ne aveva le caratteristiche: la velocità, la leggerezza, l'incostanza, la monelleria e l'umore scherzoso. Caratterizzato da astuzia e abilità, gli furono date dai Greci le attribuzioni più varie: dio delle relazioni pacifiche, del commercio, della navigazione, dei viaggi, dell'eloquenza, capo delle Cariti o Grazie, protettore dei ginnasi, dei concorsi degli efebi, dei ladri, degli sportivi, degli araldi e dei navigatori. Inventore e propagatore delle scienze (specie della matematica e dell'astronomia) Ermes nacque in una grotta spaziosa ai fianchi del monte Cillene. Appena nato si liberò da solo delle fasce in cui era avvolto e furtivamente uscì dalla caverna. Fatti pochi passi incontrò una tartaruga, la raccolse le tolse il guscio e sulla cavità di questo tese sette corde inventando così la cetra che dava un suono dolcissimo. Ma subito gli venne in mente un'altra idea, rubare la mandria di buoi ad Apollo, perciò il piccolo dio si precipita in Tessaglia. Ermes vi giunse che era notte e senza perdere tempo si impossessa di cinquanta buoi e tirandoli per la coda li fece camminare all'indietro per dare l'impressione che le bestie invece di allontanarsi si avvicinavano al pascolo. Giunto che fu in nell'Elide in prossimità del fiume Alfeo, scoprì una grotta e la vi nascose la mandria facendo attenzione a mimetizzare per bene l'ingresso. Stava per spuntare l'alba quando il piccolo dio fa ritorno alla sua culla nel monte Cillene, quindi si rimette le fasce e fa finta di dormire. Appena giorno Apollo si accorge subito che mancano delle bestie ed essendo il dio dei vaticini e degli indovini, seppe subito chi era il ladro. Si presenta quindi da Ermes e gli impone di rendergli le bestie, Ermes cadeva dalle nuvole, lui non sapeva che cosa fossero i buoi e come poteva un lattante di appena un giorno rubare cinquanta buoi? E come poteva andare così lontano in Tessaglia se ancora non sapeva camminare? Apollo sforzandosi di non ridere nell'udire come quell'infante gli rifilava una bugia dietro l'altra, lo minaccia di grandi punizioni se non ubbidiva subito. Ermes senza scomporsi prese la cetra e si mise a suonarla, ad Apollo che era il dio della musica il suono della cetra piacque tanto che desiderava averla per sè. Ermes che aveva uno spiccato senso degli affari gli propose allora lo scambio: la cetra in cambio dei buoi. Apollo accettò e da quel giorno diventarono ottimi amici e addirittura Apollo regalò al piccolo dio una verga magica, alla quale in seguito vennero intrecciati due serpenti d'oro. La verga venne chiamata Cadùceo e fu il principale attributo di Ermes e degli araldi. Dato che era rapido come il vento, Zeus lo nominò araldo degli dèi, ma non semplice messaggero, ma un messaggero speciale, infatti
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riceveva l'incarico di portare a termine quelle transizioni particolarmente delicate e le conduceva alla sua maniera nella massima libertà di azione. Come messaggero degli dèi egli era anche il dio dei sogni, perché i sogni erano considerati come messaggi divini, e per portare i sogni anche a chi non dormiva con la sua verga magica aveva il potere di addormentare i mortali. Nella sua mansione di araldo degli dèi Ermes accompagnava le ombre dei morti nell'Erebo. Questo compito gli viene dal fatto che l'anima era considerata un soffio di vento (Vento che lui personificava). Suoi attributi erano: il Cadùceo, i calzari alati e la cappa che rende invisibile.
ERMIONE
Bellissima figlia di Menelao e di Elena, fidanzata forse con Oreste, fu promessa in sposa dal padre a Neottolemo, in cambio di aiuto per la conquista di Ilio. Sposata da Neottolemo dopo la presa della città, soffrendo dell'amore del marito per Andromaca, sua concubina, lo uccise con la complicità di Oreste, col quale regnò poi su Sparta. Alla morte di Oreste sposò Diomede e ottenne dagli dèi l'immortalità. Vuoi leggere la lettera che Ovidio le fa scrivere ad Oreste? Si!? Allora clicca qui.
ÈRO
nella mitologia greca, sacerdotessa di Artemide a Sesto; innamorata di Leandro, si suicidò quando questi annegò mentre si recava a nuoto da lei attraverso lo stretto dell'Ellesponto
Èro e Leandro, (lett.) titolo di un poemetto greco in esametri di Museo (secc. IV-V d.C.). Leandro di Abido, innamoratosi di Ero di Sesto, bellissima sacerdotessa d'Afrodite, andava ogni notte a visitarla attraversando a nuoto l'Ellesponto sotto la guida di una fiaccola che la fanciulla teneva accesa in cima alla torre; ma una notte il vento spense la fiaccola e Leandro, spinto dai flutti contro gli scogli, annegò. Ero, sconvolta dal dolore, si gettò dall'alto della torre.
EROS
ERSE
Figlia di re Cecrope di Atene e sorella di Aglauro, con la quale doveva custodire la cesta in cui Atena aveva nascosto Erittonio. Fu amata da Ermes dal quale ebbe Cefalo. Sacerdotessa della dea Atena, personificazione della rugiada. Era ritenuta la protettrice dell'agricoltura.
ESIONE
Figlia di Laomedonte, re di Troia. Quando Zeus si accorse della congiura fattagli da Era, Apollo e Poseidone, per punirli li mandò a servire Laomedonte. Apollo fu incaricato di pascere le mandrie del re, mentre a Poseidone spettò il gravoso carico di costruire le mura di Troia. Siccome il compito era molto pesante gli andarono in aiuto Apollo e Eaco, re dei Mirmidoni: la parte di mura costruite da quest'ultimo non si mostrò resistente come quella costruita dai due dèi; infatti quando i Greci presero d'assalto Troia quella fu la parte che crollò. Si intende che prima di iniziare quei lavori
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servili, Apollo e Poseidone avevano pattuito con Laomedonte un compenso, e il re fu molto generoso nelle promesse, ma quando fu il momento di pagare, Laomedonte sostenne che non gli doveva nulla e che lui non aveva promesso nulla. Apollo che era molto vendicativo salì sul colle che sovrastava la città e col suo arco d'argento fece piovere su Troia delle frecce che scatenarono una pestilenza. Dal canto suo Poseidone sbattendo il suo tridente fece nascere dal mare un orribile drago che divorava tutte le messi e gli uomini che incontrava. I Troiani interrogato l'oracolo di Delfi appresero che il re Laomedonte colpevole di spergiuro per placare i due dèi doveva sacrificare la bellissima figlia Esione. Si può immaginare il dolore del povero padre che cercava di salvare la figlia, ma il popolo intero pretese che il re obbedisse per la salvezza del popolo. La povera Esione fu perciò esposta incatenata sulla riva del mare. La fortuna volle che si trovava a passare di là Eracle che vedendo la ragazza le si avvicina e così viene informato di quanto era accaduto. Certamente Eracle non poteva permettere che una innocente pagasse le colpe altrui e poi lui era votato a distruggere tutti mostri. Intanto Laomedonte promette ad Eracle due splendidi cavalli bianchi per la salvezza della figlia. Eracle si mise accanto la ragazza e aspettò il drago e non appena lo vide lo uccise. Laomedonte dalle esperienze precedenti non aveva imparato nulla, infatti negò il compenso all'eroe che irato uccise Laomedonte e tutti i suoi figli maschi escluso Podarce in quanto Esione scongiurò Eracle perché lo risparmiasse. Da allora Podarce venne chiamato Priamo il riscattato.
ESONE
Figlio di Creteo re dei Minii fratellastro di Pelia e padre di Giasone (famoso eroe). Secondo un'altra tradizione, egli riuscì a vedere il ritorno di Giasone, ringiovanito da Medea con una pozione magica.
ESPÈRIDI
ninfe figlie di Atlante e di Esperide, abitanti di favolose isole dell'Oceano Atlantico, dove, insieme col drago Ladone, custodivano i pomi aurei donati a Era da Gea per le sue nozze e che furono poi conquistati da Eracle. Discordi, i mitografi le considerarono figlie della Notte e di Erebo, o di Zeus e di Temi, o infine di Forco e di Ceto; alcuni le identificano con le Atlantidi. Secondo i più erano tre: Egle, Aretusa, Iperetusa; ma altri ne enumerano o 4 o 5 o 6, aggiungendovi Espera, Eriteide e Vesta. Secondo la leggenda, dopo che Eracle ebbe rubato i pomi, le ninfe E. per il gran dolore furono trasformate in alberi, ma altri invece raccontano che esse, o per intervento di Atena, o per spontanea restituzione degli Argonauti (sulla cui nave «Argo» Eracle aveva lasciato il suo bottino), recuperarono i pomi, e seguitarono per l'eternità la loro missione di custodi.
ESPERO
figlio di Astreo e di Eos, leggendario signore delle terre d'Occidente. Secondo una tradizione, essendo salito sulle spalle di Atlante per vedere le stelle più da vicino, fu sorpreso da un uragano e scomparve. In sua memoria, venne dato il suo nome all'astro che compare per primo, alla sera, e che annuncia il tempo del riposo. Secondo altri mitografi, Afrodite, invaghitasene, lo avrebbe rapito in cielo e lo avrebbe poi trasformato in astro.
ESTIA
Dea del focolare domestico. Era la prima figlia di Crono e di Rea, quindi sorella maggiore di Zeus. Il suo culto è uno dei più semplici ed è quasi privo di leggende. In uno dei pochi episodi si narra che, corteggiata da Poseidone e da Apollo, la dea chiese ed ottenne da Zeus di poter mantenere per sempre la sua verginità, in cambio ottenne grandi onori e il culto in tutte le case degli uomini nei templi di tutti gli dèi. Suo attributo è il focolare, santuario della pace e della concordia.
ETERE
personificazione della luminosità del cielo, che compare tra i miti cosmogonici primordiali. Secondo una tradizione, figlio dell'Erebo e della Notte e fratello di Emera; in una seconda serie di generazioni, la sua figura sembra sovrapporsi e confondersi con quella di Urano.
ETNA
Il vulcano era ritenuto una delle officine del dio Efesto, dove i Ciclopi forgiavano le folgori di Zeus.
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ETO
Uno dei cavalli del carro solare. Altro suo nome era Etone. ETRA
Grande eroe troiano, figlio di Priamo e di Ecuba, sposo di Andromaca, dalla quale ebbe Astianatte. Combatté valorosamente a difesa della città di Troia. Omero gli dedica i versi più belli dell'Iliade, dipingendolo come padre affettuoso e valoroso guerriero. Uccise Patroclo, l'amico di Achille, e fece grande strage dei Greci; fu ucciso in duello da Achille che legò poi il suo cadavere ad un carro e gli fece fare per tre volte il giro delle mura di Troia. La sua salma fu consegnata al padre, che per intercessione degli dei era riuscito a commuovere Achille, solo dodici giorni dopo. Fu oggetto di culto nella Troade.
ETUSA
Figlia di Poseidone e di Alcione. EUANTE
Figlio di Bacco e di Arianna. EUBULIA
Dea che dava buoni consigli. EUFEME
Con Pan generò Croto, fu nutrice delle Muse. EUFEMÌA
nell'antica Grecia, silenzio che andava osservato durante la celebrazione di alcuni riti; eufemismo. EUFEMO
Uno dei figli di Poseidone. EUFRONA
Affine ad Eubulìa. Era dea della Notte e apportatrice di buoni consigli. EUFROSINE
Una delle Càriti. EUIPPE
Figlia del centauro Chirone, il suo nome era Tea ma in seguito venne chiamata Euippe quando Poseidone la mutò in giumenta perché non aveva avuto il coraggio di confessare al padre di essere stata messa incinta da Eolo.
EUMOLPO
figlio di Posidone e di Chione. Era ancora fanciullo quando il padre lo condusse nel regno degli Etiopi, presso i quali Eumolpo apprese i più arcani segreti della natura, degli uomini e degli dei. Ritornato in patria, fu posto al bando e fuggendo approdò a Eleusi, che allora era in guerra con Atene. Aiutò gli Eleusini e istituì il culto misterico della Gran Madre Demetra, di sua figlia Kore e di Dioniso e fu il primo gran sacerdote del santuario da lui fondato, carica rimasta poi ereditaria nella famiglia che discese da lui Eumolpidi. Fu dotato di spirito profetico, abile nella poesia e nella musica. Venuto a contesa con Eretteo, morirono entrambi combattendo. Insegnò musica ad Eracle. EUNOMIA
Una delle Ore, si occupava dell'ordine legale. EURÌALO
personaggio dell'Eneide di Virgilio, giovane bellissimo che militava con Enea, teneramente amato dal compagno d'armi Niso che gli era vicino in ogni cimento e in ogni rischio e insieme al quale fu trucidato dai Rutuli, il cui campo avevano attraversato nottetempo.
EURIALE
Una delle Gorgoni. EURIDICE
Diversi personaggi ebbero questo nome:
EURIMEDONTE
Nome di vari personaggi:
EURINOME
Dea di tutte le cose, sorse nuda dal Caos per avere qualcosa dove poggiare i piedi creò il cielo e la terra e il mare e si mise a danzare dal movimento si alzò il vento Borea, essa lo strofinò fra le mani ed esso si mutò nel serpente Ofione che avvolse la dea e la fecondò. Eurìnome assunta la forma di colomba depone l'uovo cosmico, quando l'uovo si schiuse nacquero tutte le cose. Eurìnome e Ofione andarono sul monte Olimpo, ma quando Ofione si vantò di essere il creatore la dea gli pestò la testa rompendogli tutti i denti e lo rinchiuse nelle oscurità sotterranee. Crono e Rea precipitarono Ofione e Eurinome nell'Oceano e presero il loro posto. Eurinome si chiamava la divinità con la quale Zeus generò le Cariti. Eurinome è anche il nome di una divinità marina, figlia di Oceano che con Teti salvò il piccolo Efesto.
EURIPILO
Nome di vari personaggi:
Nipote di Perseo. La sua nascita fu affrettata da Era per impedire che Eracle, figlio della cugina Alcmena, avesse la primogenitura. Regnava su Tirinto, Argo e Micene. Fu lui, per volere di Era, a imporre a Eracle le "fatiche" che dovevano dare gloria all'eroe. Morì in battaglia contro gli Ateniesi e la sua testa fu portata ad Alcmena che gli cavò gli occhi.
EURITO
Nome di vari personaggi:
Nome di vari personaggi:
In Fenicia viveva una bellissima principessa, Europa, figlia di Agenore e di Telefassa. La giovane donna si recava spesso con le sue coetanee, sulle rive del mare per bagnarsi o per intrecciare ghirlande di fiori. Zeus dall'alto la vide e se ne innamorò, scese dall'Olimpo e per non intimorire la ragazza si mutò in uno splendido toro bianco, mettendosi a pascolare. Vedendolo mansueto Europa si avvicinò senza timore e si mise ad accarezzarlo, poi per gioco gli salì in groppa. Allora il toro che era stato mansueto si mise a correre verso il mare e sempre sul mare sul quale galoppava come se fosse sulla sabbia, il toro si diresse sull'isola di Creta. Dopo diverso tempo giunto sull'isola il toro si fermò all'ombra di un'albero e prese le sue sembianze divine fece sua la bella Europa che generò Minosse, Radamanto e Sarpedonte.
EUROTA
Il mitico inventore del molino ad acqua, nonno di Giacinto e di Euridice. EUTERPE
Una delle Muse, si occupava della musica e della poesia lirica
Fonte: http://www.storicodiocre.altervista.org/LIBRI/mitigreciaantica.pdf
Sito web da visitare: http://www.storicodiocre.altervista.org
Autore del testo: Patrizio Sanasi
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