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Contro la Restaurazione, soprattutto in Europa meridionale. Essa aveva provocato lo scontento di quanti avevano conosciuto i vantaggi derivanti dall’applicazione dei principi rivoluzionari di libertà e uguaglianza.
Si accentua così il fenomeno delle società segrete con finalità eversive per abbattere i regimi assoluti della Restaurazione; questo fenomeno nasce prima in Francia e in Inghilterra.
Il pisano Filippo Buonarroti coordina diverse società segrete internazionali con un programma estremistico a scopo egualitario.
Dal 1815 si diffonde in Italia, Spagna e Francia la Carboneria, che in Italia auspica l’indipendenza della nazione e l’instaurazione di un regime costituzionale; la loro azione culmina nei moti del 1820-21.
Con Ferdinando VII si era instaurato un clima di intransigente assolutismo.
Contro questo clima si mossero per primi i militari, che nel 1820 si sollevarono e chiesero la reintroduzione della Costituzione del 1812; Ferdinando dovette piegarsi alle richieste e la ripristinò.
Ma nel 1823 intervenne la Santa Alleanza che inviò un esercito francese per sedare i moti e restaurare il regime di Ferdinando.
Dal 1820 al 1823 anche in Portogallo i militari tentarono di instaurare un governo costituzionale, ma non ebbero successo a causa dell’appoggio dell’Inghilterra alle forze conservatrici.
Le adesioni alla ribellione contro i Borboni nel napoletano vi furono anche da parte delle alte gerarchie dell’esercito, tra cui Gugliemo Pepe. Dapprima Ferdinando I fu costretto a concedere una Costituzione simile a quella concessa in Spagna. I rivoluzionari erano divisi in due schiere: quella dei moderati, e quella dei radicali, di derivazione carbonara.
In Sicilia, dietro all’obiettivo della Costituzione, vi era il desiderio dei palermitani di recuperare l’autonomia dal governo centrale di Napoli.
Venne poi convocato il congresso di Lubiana, in cui Ferdinando I sollecitò l’intervento armato della Santa Alleanza contro la rivoluzione. L’esercito di Pepe venne sconfitto e nel 1821 gli Austriaci entrarono a Napoli.
Gran parte della società piemontese manifestava disagio verso la politica di Vittorio Emanuele I; c’era l’esigenza di una politica più moderna e si chiedeva la concessione della Costituzione e l’unificazione del Lombardo-Veneto al Piemonte. Si sperava inoltre di coinvolgere il presunto erede al trono, Carlo Alberto, che mostrava sentimenti filo-liberali.
L’insurrezione ebbe luogo ad Alessandria; Vittorio Emanuele abdica in favore del fratello Carlo Felice, anche se all’inizio sale al trono Carlo Alberto, il quale concesse la Costituzione e formò un governo di liberali; ma quando arrivò Carlo Felice si fece da parte.
A questo punto i liberali furono sopraffatti dalle truppe reali.
La repressione dei vincitori fu dura.
Fonte: https://sociologiaunipi.files.wordpress.com/2013/03/riassunti-storia-contemporanea-sabbatucci-vidotto.doc
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