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Il vero nome di questo astronomo polacco era Niklas Koppernigk. Studiò alle università di Cracovia, Bologna, Padova e Ferrara, alternando il suo interesse per la matematica e l’astronomia con lo studio del diritto canonico, della medicina e della letteratura classica.
Un suo zio vescovo gli affidò il canonicato di Warmia, una regione polacca. Dalla sua attività amministrativa egli trasse spunto per il trattato De monetae cuidendae rationae (1519), una dissertazione sul conio della moneta, e per una seconda opera di contenuto analogo, intitolata Tractatus de monetis.
La prima osservazione astronomica copernicana di cui si abbia notizia reca la data del 9 marzo del 1497. L’opera principale di Copernico è il trattato De revolutionibus orbium coelestium, completato intorno al 1530, ma pubblicato postumo. Qui egli presenta una nuova teoria astronomica, fondata su calcoli trigonometrici, che prevede il moto della Terra intorno al Sole, e che segna il primo passo verso l’abbandono del sistema geocentrico risalente a Tolomeo. L’opera è strutturata come l’Almagesto, di cui vuole costituire un perfezionamento. In essa Copernico riprende dall’antico scienziato egiziano la teoria degli epicicli, ma corregge le sue misurazioni astronomiche. Le idee copernicane saranno rielaborate da Tycho Brahe, Keplero e Galileo. Quest’ultimo, in particolare, le discuterà nel suo famoso Dialogo de’ due Massimi Sistemi Tolemaico e Copernicano.
Il Leopardi dedicò una delle sue Operette Morali alla figura di Copernico. Essa contiene, fra l’altro, un immaginario dialogo tra l’astronomo ed il Sole, in cui l’uomo presagisce i colossali stravolgimenti che la sua rivoluzionaria teoria provocherà nel mondo.
Contrariamente a quanto molti credono, le idee di Copernico sul moto dei pianeti non sono completamente nuove: se ne trovano, anzi, evidenti tracce fin nell’antichità. Il Pitagorico Filolao di Crotone (sec. V a.C.) già aveva ipotizzato che la Terra ruotasse, ed il greco Aristarco di Samo (sec. IV a.C.) aveva esplicitamente collocato il Sole al centro del cosmo: lo ricorda anche Archimede nell’Arenario. Copernico conosceva le opere di questi autori, sia pur da fonti secondarie. In realtà molti elementi della scienza copernicana risalgono all’antichità, primo fra tutti il moto circolare dei pianeti in un cosmo di forma sferica, che appartiene alla fisica di Aristotele.
Secondo lo studioso Paolo Rossi, inoltre, parlare di rivoluzione copernicana sarebbe inadeguato anche per un altro motivo di natura storica. In effetti, l’accoglienza della teoria eliocentrica da parte del mondo scientifico sarebbe stata alquanto prudente: la sua introduzione negli insegnamenti ufficiali avvenne, di conseguenza, in maniera molto graduale. Ancora nel 1561 gli studenti del corso di matematica dell’Università di Salamanca potevano scegliere tra Tolomeo e Copernico: e a quest’ultimo andavano ben poche preferenze. I due sistemi astronomici continuarono ad essere insegnati parallelamente – a volte insieme a quello di Tycho Brahe -fino a tutto il Seicento.
La precisione vorrebbe, inoltre, che il sistema copernicano venisse chiamato eliostatico piuttosto che eliocentrico: esso prevede, infatti, che il Sole stia sì fermo, ma che non coincida con il centro di rivoluzione della Terra.
I più famosi sostenitori del sistema copernicano furono forse Galilei e Giordano Bruno: entrambi dovettero pagare di persona la loro aperta professione di una cosmologia che l’Inquisizione considerava blasfema, in contrasto con la verità enunciata nella Bibbia. Il primo subì una condanna a vita nel 1633, il secondo morì sul rogo nel 1600.
Fonte: http://www.dm.uniba.it/ipertesto/copernico/copernico.doc
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