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I decenni a cavallo della fine del XIX secolo sono un’epoca di grandi contrasti.
Per alcuni è la Bella Epoqué: anni di benessere, progresso sociale, invenzioni (cinema automobile aeroplano). Ma lo scontro tra le grandi potenze imperialiste arriva a un punto cruciale: ormai non c’è più nulla da conquistare, se non sottraendolo con forza ad un’altra potenza: Si prepara un clima di ostilità che sfocerà nella Prima Guerra Mondiale.
Concetti:
Importante fu l’opera delle diplomazie dei governi liberali che risolvettero i contrasti con accordi e senza ricorrere alle armi
Epoca in cui la ricerca medica e scientifica opera per sconfiggere secolari malattie. Rivoluzione nelle comunicazioni e nei trasporti (invenzione del cinematografo, diffusione della stampa, trasmissioni radiofoniche, nascita dei mezzi di comunicazione di massa)
Contrasto tra classi.
Le industrie lavorano a pieno ritmo ma negli anni fra il 1873 e il 1895 l’economia europea viene colpita da crisi di sovrapproduzione.
Lo sviluppo dell’industria europea è molto forte nella seconda metà dell’Ottocento, tanto che le merci prodotte sono troppe! La diffusione dell’industria va di pari passo con lo sviluppo tecnologico perché le nuove scoperte vengono applicate immediatamente nei campi chimico, elettrico, petrolifero.
La concorrenza fa sì che le piccole industrie vengono schiacciate da quelle più grandi. Le piccole aziende falliscono e vengono sostituite dalle società per azioni.
Per far fronte alla concorrenza, le aziende seguono la strategia delle concentrazioni di capitali che generano una situazione sociale in cui il potere economico è detenuto solo da pochi capitalisti, creando così il monopolio.
Alla crisi industriale si affianca quella agricola quando l’Europa viene invasa da enormi quantità di cereali provenienti dall’America.
In questi anni vi sono donne e uomini impegnati nella costruzione di una società più giusta e lottano per ottenere maggiori diritti civili e politici.
Si sviluppa la lotta delle donne per ottenere diritti civili e politici
Partiti e movimenti di ispirazione socialista lottano per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori.
Di fronte alle rivendicazioni sempre più forti dei sindacati, i governi iniziano a intraprendere politiche sociali a favore delle classi più deboli.
Nazionalismo: atteggiamento politico di chi mette sopra ogni altra cosa l’affermazione degli interessi della propria nazione.
Nell’ultimo trentennio del XIX secolo si creano i grandi imperi coloniali: inglese, francese. La politica coloniale delle grandi potenze è sempre più condizionata dalle grandi industrie che vogliono materie prime e mercati di sbocco per i loro prodotti.
Al tempo stesso in Europa si fanno sempre più forti i nazionalismi contrapposti.
RIPETIAMO:
ETA’ GIOLITTIANA
Giovanni Giolitti nel 1903 divenne primo ministro. La sua personalità segnò a tal punto la storia italiana che il periodo del suo governo è stato definito età giolittiana.
Giolitti era convinto che il compito dello Stato non fosse quello di proteggere gli interessi dei ceti possidenti. Secondo lui lo Stato doveva essere assolutamente superiore agli interessi di parte, pertanto doveva conciliare gli interessi dei lavoratori con quelli dei possidenti.
Per questo egli cercò sempre di non reprimere con la forza le proteste e i disordini promossi dai lavoratori.
Molto importanti furono le riforme sociali promosse da Giolitti:
Negli anni del governo Giolitti l’Italia conobbe un periodo di prosperità economica per la crescita dell’industria in quanto favorì:
Dal 1910 l’economia italiana mostrò alcuni segni di crisi e cominciarono ad emergere alcune tensioni sociali che convinsero Giolitti a riprendere l’espansione coloniale.
Nel 1911 l’Italia dichiara guerra alla Turchia e occupa la Libia, che dipendeva dall’Impero ottomano, l’isola di Rodi e il Dodecaneso.
La guerra di Libia segnò una svolta decisiva nella politica italiana perché la disputa per l’impresa ruppe la concordia fra le forze politiche che appoggiavano Giolitti:
Tra i socialisti:
Il pericolo che l’allargamento del diritto di voto potesse favorire i socialisti spinse Giolitti a firmare il Patto Gentiloni con i cattolici i quali si impegnarono a votare i deputati liberali per impedire il successo dei socialisti e in cambio il governo avrebbe rispettato maggiormente gli ideali cattolici.
L’ITALIA LIBERALE GIOLITTIANA
Nell’ultimo decennio del XIX secolo, l’Italia vive un periodo di gravi contrasti sociali, esasperati dai governi della destra reazionaria. Una via d’uscita è quella tracciata da Giovanni Giolitti. Il nuovo capo del Governo ascolta le richieste dei cattolici e dei socialisti riformisti, permette al Paese di vivere in pace e apre la strada alle riforme migliorando la vita degli operai e contadini. Sono gli anni in cui l’Italia diventa una potenza industriale e riprende la sua avventura coloniale.
Concetti:
Giolitti imposta la sua azione di governo sulla base di alcune convinzioni politiche ben precise:
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Nel 1914 inizia una guerra che passerà alla storia come la prima “mondiale”, nel senso che coinvolgerà tutte le potenze importanti del mondo.
La “Grande guerra” è il prodotto di cause messe in moto nei decenni precedenti. Prevedibile perché le grandi potenze già da decenni alimentavano il nazionalismo, l’imperialismo e l’espansionismo economico l’una contro l’altra.
Nonostante l’alleanza con l’Austria, nel 1914, l’Italia rimane neutrale e si crea una contrapposizione fra favorevoli e contrari all’intervento.
socialisti riformisti
cattolici
Nazionalisti
Irredentisti
Socialisti rivoluzionari
Nel 1915 il governo Salandra si accorda segretamente con la Triplice Intesa (Patto di Londra) e l’Italia entra in guerra contro l’Austria.
Dopo le prime fasi, in cui gli imperi centrali ottengono alcuni importanti successi (conquista di territori della Polonia, invasione di Romania e Serbia), il conflitto si trasforma in una guerra di posizione, con gli eserciti attestati nelle rispettive trincee.
Anche sul fronte italo-austriaco, le offensive (prima italiane, poi austriache) non hanno successo e la guerra si arena nelle rispettive trincee.
L’anno 1917 è decisivo: La Russia, sconvolta dalla rivoluzione, abbandono l’Intesa, ma vi aderiscono gli Stati Uniti.
L’inverno tra il 1917 e il 1918 è durissimo per l’Intesa: gli Imperi centrali ricevono i rinforzi dalle truppe del fronte orientale (rientrate dopo il ritiro della Russia) e sferrano una grande offensiva; gli Austriaci sfondano a Caporetto
Grazie anche all’aiuto americano, gli eserciti dell’Intesa rispondono agli attacchi degli Imperi centrali, che sono in grave crisi soprattutto sul fronte interno (la popolazione ridotta alla fame è sul punto di ribellarsi): i loro apparati produttivi sono allo stremo, la società ormai non ha più fiducia nel proseguimento della guerra.
Prima gli alleati minori degli Imperi centrali, poi l’Austria e infine la Germania dichiarano la propria resa.
CONSEGUENZE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE:
LO STALINISMO
In Russia Lenin, a causa della crisi causata dalla guerra civile (rivoluzione) e dalle sanzioni economiche imposte dall’Europa, instaura la dittatura del Partito Comunista con alcuni provvedimenti chiamati “comunismo di guerra”.
Questa politica portò ben presto ad un disastro economico e fu sostituita dalla Nuova Politica economica (NEP) con la quale vennero ristabilite alcune libertà che favorirono la ripresa produttiva.
Nel 1922 Lenin fondò l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche)
Dopo la sua morte il suo posto venne preso da Stalin che instaurò la dittatura e abolì NEP e proprietà privata. A seguito dell’uccisione del segretario del partito a Leningrado, Kirov, fece arrestare molti dirigenti del Partito Comunista e a questa operazione fu dato il nome di “purghe di Stalin”. Infine instaurò una politica del Terrore contro i cittadini e il KGB. Le condanne per il tradimento erano la pena di morte o la deportazione nei campi di concentramento in Siberia: i gulag.
Stalin instaurò quindi un regime totalitario come quello fascista in Italia e nazista in Germania.
Nel 1927 instaurò la dittatura del Partito Comunista Sovietico (Pcus) con potere illimitato al Capo del partito e repressione degli oppositori.
IL FASCISMO
Dopo la Prima Guerra Mondiale, si diffuse in Italia un malessere che portò alla fine del regime parlamentare a causa di:
Gli industriali e i proprietari reagirono al biennio rosso, agevolati anche dai contrasti in seno alle organizzazioni socialiste, rivolgendosi al movimento fascista appena nato che scatenò le squadre d’azione contro il movimento dei lavoratori.
1921 Mussolini trasforma il movimento in Partito Nazionale Fascista.
1922 Marcia su Roma e incarico a Mussolini di formare nuovo governo
Trasformazione in Stato autoritario
Delitto Matteotti
Riforma dello Stato attraverso:
soppressione delle libertà di stampa e politiche, abolizione del diritto di sciopero,
sciolta dei sindacati,
la pena di morte
tribunale speciale per la difesa dello Stato,
polizia politica per reprimere gli oppositori)
Creazione di consenso attraverso:
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Hitler salito al potere dà inizio al piano “Spazio vitale” nel 1938:
L’1 settembre 1939 l’esercito tedesco invade la Polonia e due giorni dopo Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania.
Ha inizio così la SECONDA GUERRA MONDIALE.
Per fare questo Hitler riteneva necessario:
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Il 22 giugno 1941, inizia l’operazione Barbarossa: le divisioni tedesche, fiancheggiate da 220.000 italiani, invadono la URSS. Stalin, colto di sorpresa, inizia una lunga resistenza in attesa dell’inverno e stringe un alleanza con Gran Bretagna e Stati Uniti. L’apertura di questo fronte distoglieva una parte rilevante dell’esercito tedesco dalla Francia.
Il 7 dicembre 1941, senza consegnare alcuna dichiarazione di guerra, il Giappone lancia un massiccio e improvviso attacco aereo alla flotta americana ancorata a Pearl Harbor, nelle Hawai. Tre giorni dopo analoga operazione viene sferrata contro la flotta inglese in Siam.
Questo fatto sollevò un’ondata di sdegno nell’opinione pubblica e convinse gli Stati Uniti ad entrare in guerra.
La seconda metà del 1942 e l’inizio del 1943 segnarono la svolta della guerra. Gli Alleati riconquistarono terreno su tutti i Fronti:
Il 10 luglio 1943 ebbe inizio lo sbarco alleato in Sicilia che segna la prima sconfitta del fascismo sul fronte interno.
Successivamente gli Alleati cominciarono a salire la penisola strappandola palmo a palmo ai tedeschi. Il fascismo era ormai in agonia.
Nel marzo 1943 iniziarono molti scioperi e il timore di una rivoluzione costrinse il Gran Consiglio del Fascismo, d’accordo con il re, a votare una mozione di sfiducia nei confronti del Duce e ad invitare il re, Vittorio Emanuele III°, a riprendere il comando delle forze armate.
Il governo fu affidato dal re al generale Badoglio. Mussolini fu arrestato ed esiliato sul Gran Sasso, determinando così la caduta del fascismo.
A questa notizia scoppiarono molti disordini in conseguenza anche dell’entusiasmo che ciò poteva significare la riconquistata libertà e, soprattutto la fine della guerra. Ma, purtroppo, questa era ancora lontana.
L’ 8 settembre 1943 Badoglio firma l’armistizio con gli Alleati ma il proclama che la guerra sarebbe continuata suscitò confusione e sbandamento tra i soldati e la popolazione. Intanto il re abbandonava in gran segreto la capitale e si rifugiava a Brindisi sotto la protezione della flotta americana.
Inizia così una rappresaglia da parte dell’esercito tedesco in Italia e l’inizio della Resistenza che porterà alla liberazione, alla caduta della Monarchia e alla nascita della Repubblica parlamentare.
Hitler fece liberare Mussolini da un commando di paracadutisti tedeschi e lo spinse a fondare la Repubblica Sociale Italiana chiamata anche Repubblica di Salò, dal paesino sul lago di Garda che ne diventò la capitale. Il governo di Salò chiamò alle armi i Piemontesi, i Lombardi e i Veneti in età di combattere. Le motivazioni per cui molti giovani aderirono alla chiamata furono molteplici, tra le quali:
Le prime vittime della Repubblica Sociale furono i cinque membri del Gran Consiglio del Fascismo che avevano votato la sfiducia a Mussolini e tra cui vi era il genero dello stesso Duce, Galeazzo Ciano, che furono giudicati nel processo di Verona e fucilati nel 1944.
Alla leva della Repubblica Sociale molti giovani non risposero perché volevano che la guerra finisse. I militanti antifascisti (comunisti, socialisti, liberali, cattolici) fino a quel momento in clandestinità, decisero di dare un forte contributo a liberare l’Italia dai tedeschi, ad estirpare i residui del Fascismo e costruire una nuova Italia.
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La guerra con la disfatta tedesca, nel frattempo, stava ormai volgendo alla conclusione. Il 6 giugno 1944, sotto la guida del generale americano Eisenhower, avviene la più grandiosa operazione da sbarco mai tentata nella storia: lo sbarco in Normandia (Nord della Francia). La superiorità degli Alleati costrinse i Tedeschi alla disfatta e alla ritirata.
Mentre Parigi insorgeva e accoglieva trionfalmente il generale De Gaulle altre forze alleate sbarcarono nella Francia meridionale e dopo pochi mesi l’intera Francia fu liberata. Le forze Alleate liberarono successivamente il Belgio, l’Olanda e penetrarono nel territorio tedesco.
In questo periodo di sconfitte Hitler si era rifugiato con i suoi collaboratori in un bunker(rifugio sotterraneo corazzato) e convinto di poter ancora vincere chiamò alle armi, nandandoli a morire inutilmente, i ragazzi di quattordici anni.
Il 30 aprile 1945 i Sovietici entrarono a Berlino e Hitler si suicidò nel bunker insieme alla sua compagna Eva Braun e alla famiglia Goering.
Nel Pacifico intanto la guerra continuava e gli americani avevano espulso i giapponesi da tutte le zone occupate. Il governo giapponese, però, resisteva e mandava i Kamikaze a schiantarsi contro le navi americane.
Dopo la morte del presidente americano Roosevelt (1945), il suo posto fu preso da Harry Truman il quale invia al Giappone un ultimatum nel quale minaccia la distruzione totale del Paese se non si fosse arreso.
L’ultimatum fu respinto e il 6 agosto 1945 venne sganciata la prima bomba atomica sulla città di Hiroshima che fu rasa al suolo. Tre giorni dopo un’altra bomba colpì Nagasaki.
Il 2 settembre 1945 il Giappone firma la resa e con questo atto termina la seconda
IL SECONDO DOPOGUERRA
La Seconda guerra mondiale a differenza della Prima, coinvolse l’intero pianeta e terminò con il lancio di due bombe atomiche. Questa guerra si può definire ideologica in quanto si sono affrontate due ideologie: la democrazia per gli Alleati e il totalitarismo per le potenze dell’Asse.
La guerra provocò una vera crisi della civiltà per la presenza dei campi di sterminio nazisti e per la Shoà (Olocausto): uno dei più feroci crimini compiuti dai nazisti per distruggere il popolo ebraico. Alla fine della guerra, il 20 novembre 1945 si aprì a Norimberga il processo contro i criminali nazisti i quali furono accusati di crimini di guerra contro la pace e contro l’umanità. La sentenza della Corte Internazionale, emessa il 1° ottobre 1946 condannò alcuni a morte e altri a pene detentive.
Poco prima della fine della guerra, Roosevelt, Churchill e Stalin, si riunirono a Yalta, in Crimea, per concordare il destino della Germania che fu divisa in quattro zone d’occupazione controllate da Usa, Urss, Francia e Gran Bretagna. Nella stessa occasione le due maggiori potenze vincitrici (Usa e Urss) stabilirono di dividere l’Europa in due sfere d’influenza: l’occidentale agli Americani e l’orientale ai Sovietici. Nel luglio del 1945 gli Alleati si incontrarono nuovamente a Potsdam (Berlino) e il nuovo presidente americano Truman si accorse che l’Unione Sovietica intendeva esercitare la sua influenza in modo autoritario. Da questo momento l’alleanza tra Usa e Urss cominciò ad incrinarsi irreparabilmente.
Nella conferenza di pace di Parigi, il 10 febbraio 1947, fu stabilito il nuovo ordine mondiale dominato da Stati Uniti e Unione Sovietica suddividendo il mondo in tre parti:
Per mantenere la pace e la sicurezza nel mondo 51 nazioni firmarono nel 1945 la Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) con un Consiglio di Sicurezza formato dalle cinque nazioni vincitrici della guerra con diritto di veto sulle proposte di ciascuno degli Stati membri.
LA GUERRA FREDDA
Dopo la conclusione della guerra contro il comune nemico nazista, le differenze tra i paesi dell’Occidente e l’Unione Sovietica non potevano più essere nascoste.
Le due superpotenze diffidavano l’una dell’altra ed era evidente che non potevano più continuare a collaborare.
Il nuovo presidente Truman, non si fidava dei Sovietici e gli Stati Uniti erano preoccupati per la rapidità con cui il comunismo si diffondeva in Europa e della crisi economica seguita alla guerra. Per queste ragioni Truman fece organizzare un grande programma di aiuti per i paesi europei: il Piano Marshall, dal nome dell’uomo politico americano che lo preparò.
Il Piano Marshall fu decisivo nel favorire la ripresa dell’economia europea e rafforzò i legami del mondo occidentale con gli Stati Uniti.
Nel 1949 Stati Uniti, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Canada, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia firmarono il Patto Atlantico con cui questi Stati si organizzarono in un’alleanza militare: la NATO.
Nel 1955 i paesi comunisti fecero altrettanto e si unirono in un’altra alleanza militare: il Patto di Varsavia.
Il mondo così era ormai diviso in due blocchi contrapposti:
Per evitare uno scontro totale e una guerra tra i due blocchi si impose la scelta della divisione in zone di influenza. Non furono, però, evitate decine di guerre locali e quello scontro sistematico tra USA e URSS che è stato chiamato guerra fredda perché si è svolto senza precipitare mai in un conflitto armato vero e proprio. La guerra è rimasta fredda anche a causa del cosiddetto equilibrio del terrore: pace ed equilibrio cioè non sono stati garantiti dall’accordo tra gli Stati ma dal terrore di una guerra che avrebbe causato la distruzione del mondo intero.
A partire dal 1949, infatti, anche l’Unione Sovietica è riuscita a costruire la bomba atomica.
Negli anni della guerra fredda USA E URSS cercarono di estendere le proprie zone d’influenza, sostenendo governi a loro favorevoli in diverse parti del mondo. Per questo entrarono più volte in contrasto, sfiorando l’esplosione di una guerra vera e propria.
La prima crisi riguardò Berlino. Questa città era controllata in parte dalle potenze occidentali ma si trovava nella Germania comunista. Nel giugno 1\948, i Sovietici decisero di bloccare ogni via di accesso alla città e gli americani furono costretti a rifornire la città con un ponte aereo. Questa situazione durò circa un anno e la tensione tra i due blocchi si fece altissima.
La seconda crisi esplose in Asia con la guerra di Corea (1950/1953). Nel 1950, la Corea del Nord (sotto l’influenza russa) cercò di invadere la Corea del Sud (alleata degli americani). La guerra terminò nel 1953 con la riaffermazione di quanto era stato stabilito alla fine della seconda guerra mondiale e cioè la divisione in due Coree al confine del 38° parallelo.
Un’altra grave crisi fu senz’altro quella di Cuba, dove un movimento comunista, guidato da Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara abbattè, nel 1959, il vecchio regime legato agli americani.
Castro concesse ai russi di installare sull’isola dei missili che potevano colpire il territorio statunitense. Nell’ottobre del 1962, il presidente americano Kennedy dispose un blocco navale intorno a Cuba e impose all’URSS di ritirare le armi atomiche dall’isola. I sovietici cedettero e i missili furono smantellati, ma il mondo era stato per alcuni giorni sull’orlo della guerra atomica.
Fonte: http://www.risorsedidattiche.net/doc/media/storia/IL%20NOVECENTO.doc
Sito web da visitare: http://www.risorsedidattiche.net
Autore del testo: Riccardo Amilcare
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