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Il processo di Norimberga
Il processo di Norimberga, per la propria durata di poco meno di un anno (novembre1945-ottobre1946), per l’enorme quantità di testimonianze udite, visionate, trascritte nelle aule, per le tensioni prodotte, per la sua centralità nell’ambito della stampa internazionale, costituisce indubbiamente uno degli eventi più rilevanti e discussi della storia contemporanea, che si pone a conclusione di un’epoca tragica di morte e distruzione.
In quell’occasione, attraverso complesse procedure giuridiche, accusa e difesa si confrontarono con efficaci e studiate argomentazioni, con cautela e diplomazia, sollevando innumerevoli problematiche, adducendo agghiaccianti testimonianze per provare ora la propria innocenza ora l’altrui colpevolezza.
Arresto degli imputati
Il primo ad essere rintracciato ed arrestato nella notte del 29 marzo 1945 fu Gustav Krupp, settantacinquenne, ex diplomatico renano. Nei tre mesi seguenti vennero arrestati anche tutti gli altri esponenti nazisti: il barone Franz von Papen, nascosto nella tenuta del genero in Vestfalia; l’architetto Alfred Rosenberg, rintracciato in un ospedale vicino alla Danimarca; Hjalmar Schacht, fermato su un camion mentre era in fuga scortato dalle SS; l’avvocato Hans Frank, riconosciuto tra un gruppo di duemila prigionieri di guerra tedeschi; il barone Kostantin von Neurath; Wilhelm Frick, che abitava con il cugino alla periferia di Monaco; Fritz Sauckel, sorpreso mentre stava per imbarcarsi clandestinamente su un peschereccio; l’avvocato Arthur Seyss-Inquart, nascosto nelle stive di una motovedetta tedesca; Hermann Göring, bloccato a Salisburgo con la moglie; Walter Funk, catturato a Berlino dai sovietici; Wilhelm Kietel,; l’avvocato Ernst Kaltenbrunner, intenzionato a sottoporsi a plastica facciale; l’ammiraglio Karl Dönitz; il colonnello generale Alfred Jodl, l’architetto Albert Speer; Jiulius Streicher, accanito antisemita; Baldur von Schirach, il più giovane dei gerarchi nazisti ricercati; Jioachim Ribbentrop; il giornalista Hans Fritzsche; l’ammiraglio Erich Raeder; Robert Ley, che si suicidò nella sua cella impiccandosi con un asciugamano e infine Rudolf Hess, catturato dai Britannici e da loro consegnato nel ’45.
Sfuggirono alle minuziose e sistematiche ricerche Hitler, che si tolse la vita con il cianuro nel proprio bunker a Berlino; Himmler, che si avvelenò in un campo di prigionia presso Amburgo e Bormann, misteriosamente scomparso e del quale non si trovarono mai più tracce.
Gli arrestati furono trasferiti durante l’estate nel Lussemburgo, in una nota stazione termale dove era stato preparato un albergo - prigione, protetto da filo spinato, circondato da posti di blocco e attentamente sorvegliato.
Apertura del processo e requisitoria introduttiva
Il processo si aprì la mattina del 20 novembre 1945 in un’aula del Palazzo di Giustizia a Norimberga.
Il Tribunale Militare Internazionale era composto da circa sessanta membri; gli inglesi Lawrence e il sostituto Birklett lo presiedevano. L’accusa era rappresentata per gli Stati Uniti da Robert Jackson, per la Francia da François de Menthon, per la Gran Bretagna da sir Hartley Shawcross, infine per l’Unione Sovietica dal generale Rudenko.
Il capo di imputazione, che nella sua articolazione suscitò innumerevoli polemiche di natura giuridica, conteneva quattro accuse fondamentali:
Congiura. Gli imputati hanno elaborato e perseguito un comune progetto per la conquista del potere assoluto, ritenendo legittimi, in vista di tale finalità, i crimini commessi. |
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Delitti contro la pace. Gli imputati hanno violato trattati internazionali, intraprendendo guerre di aggressione e provocando un conflitto mondiale. |
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Crimini di guerra. Gli imputati hanno ordinato e tollerato il massacro collettivo, torture e schiavitù di milioni di uomini. |
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Crimini contro l’umanità. Gli imputati hanno perseguitato minoranze razziali e religiose, sterminando intere collettività etniche. |
La mattina del 20 novembre il presidente Lawrence diede inizio al processo, chiedendo agli imputati di dichiararsi colpevoli o innocenti. A Göring, che, interrogato per primo, cercò di pronunciare una dichiarazione preliminare, accuratamente studiata, venne immediatamente tolta la parola: "Per ora lei non ha il diritto di rivolgersi al Tribunale se non tramite il suo avvocato. Si segga, la prego". Tutti gli accusati si dichiararono non colpevoli (Mayda, op. cit., pag.19).
L’intera giornata venne poi occupata dal discorso introduttivo di Jackson, che, con estrema chiarezza e lucidità, delineò i temi dell’accusa, partendo dalla nascita del nazismo e sviluppando argomentazioni che si sarebbero poi rivelate necessarie per controbattere alle polemiche sorte sulla liceità del processo. Ricordò il momento della creazione dei corpi paramilitari delle SS e della SA, la costituzione di una politica di potenza da parte dei nazionalsocialisti, l’abolizione delle chiese e lo sterminio degli ebrei, additando al mondo i generali nazisti quali "simboli viventi degli odi razziali, del terrorismo, della violenza, dell’arroganza, della crudeltà che spesso sono le caratteristiche del potere".
Illustrazione dei capi d’accusa (novembre 1945 - marzo 1946)
Le prime venti giornate del processo furono dedicate dall’accusa alla presentazione di documenti inerenti agli atti di aggressione e in particolar modo all’invasione della Polonia. Seguirono inoltre lunghe testimonianze sui campi di concentramento, sul lavoro coatto nelle industrie tedesche, sulla persecuzione degli ebrei, sulla spoliazione dei territori occupati in Europa
A questo proposito il testimone Otto Ohlendorf, interrogato sull’attività dei "gruppi speciali di azione", rilasciò una agghiacciante testimonianza:
Procuratore americano Amen: "Quali istruzioni aveva avuto?"
Ohlendorf: "Liquidare gli ebrei"
Amen: "Con liquidare vuol dire uccidere?"
Ohlendorf: "Sì, uccidere tutti"
Amen: "Tutti? Anche i bambini?"
Ohlendorf: "Sì, tutti: uomini, bambini" (Mayda, op. cit., pag.24).
Interrogatori (marzo - giugno 1946) e presentazione delle prove a discarico (luglio 1946)
Gli interrogatori degli imputati ebbero inizio il 13 marzo. Primo tra tutti, Göring esordì con quella dichiarazione che gli era stato impedito di leggere all’inizio del processo: "Come Reichsmarshall del Grande Reich Germanico mi assumo la responsabilità politica dei miei atti […]. Sono disposto, pur senza riconoscere la giurisdizione di questo Tribunale, a fornire ogni spiegazione desiderata e a dire tutta la verità. Però rifiuto di accettare la responsabilità per atti compiuti da altri; atti di cui ero ignaro e che non avrei approvato o non avrei potuto impedire se ne fossi stato a conoscenza" [Mayda, op. cit., pag.24]. Sul finire di marzo fu la volta di Ribbentrop, l’ex ministro degli esteri, che, interrogato da Rudenko a proposito dell’aggressione all’Austria e all’Unione Sovietica, dichiarò: "Credo che il termine aggressione sia difficile da definire. Si trattò certamente di un intervento preventivo, questo è sicuro. Noi abbiamo attaccato, è incontestabile. Tuttavia io speravo che si potesse giungere ad un accordo diplomatico con la Russia; ho compiuto ogni sforzo in questo senso" (Mayda, op. cit., pag.25).
Particolarmente incisiva per la sua freddezza e lucidità si rivelò la testimonianza di Höss, comandante del campo di sterminio di Auschwitz, la più grande e attrezzata delle sei "fabbriche della morte" costruite dal nazismo nella Polonia occupata. Interrogato dall’avvocato Kurt Kauffman, egli rispose con arroganza e imperturbabilità:
Avvocato Kauffmann: "E’ vero che ad Auschwitz è stato distrutto un totale di più di un milione di ebrei?"
Höss: "Sì"
Avvocato Kauffmann: "Uomini, donne e bambini?"
Höss: "Sì"
Avvocato Kauffmann: "Com’era allora possibile, per lei, compiere quelle tremende azioni?"
Höss: "Malgrado tutti i dubbi che avevo, l’unico argomento, e quello decisivo, era l’ordine dato da Himmler"
Avvocato Kauffmann: "E’ vero che usavate il gas Zyklon-B per uccidere gli ebrei?"
Höss: "Sì"
Avvocato Kauffmann: "E’ vero che i crematori lavoravano giorno e notte?"
Höss: "Sì"
Avvocato Kauffmann: "E’ vero che nelle camere a gas finivano anche i neonati?"
Höss: "Sì" (Mayda, op. cit., pag.27-28).
La difesa prese la parola il 4 luglio 1946 con un arringa del professor Hermann Jahrreis, difensore di Jodl, che negò la validità dell’accusa per il reato di "delitti contro la pace", e, snodandosi nel corso di quasi tutto un mese, si concluse il 25 luglio con l’arringa dell’avvocato di Hess.
Il Tribunale si aggiornò e tornò in aula il 30 settembre per pronunciare la sentenza.
La maggior parte degli imputati fu condannata a morte per impiccagione: "The International Military Tribunal sentences you to death by hanging"; Hess, Funk e Reader ebbero l’ergastolo: "The Tribunal sentences you to imprisonment for life"; Dönitz fu condannato a 10 anni di carcere, Schirach e Speer a 20, von Neurath a 15; Schacht e Fritzsche furono assolti.
Crimini contro l’umanità. Parallelamente all’avanzata degli alleati l’opinione pubblica mondiale venne progressivamente a conoscenza delle atrocità commesse dai nazisti non solo durante la guerra, ma anche prima del 1939 in Germania. "I crimini contro l’umanità sono: l’assassinio, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione e ogni altro atto disumano commesso contro popolazioni civili durante la guerra o prima, nonché le persecuzioni per motivi politici, razziali o religiosi". |
Numerosi testimoni citati dall’accusa rivelarono al mondo con estrema efficacia e lucidità l’ampiezza dell’attività criminale nazista:
Otto Ohlendorf, membro del partito nazista e capo di una delle unità incaricate dell’eliminazione sistematica degli ebrei sul fronte orientale(Einsantzgruppe), durante l’interrogatorio illustrò in ogni dettaglio il funzionamento del sistema: egli ammise che in un anno erano state assassinate circa 90000 persone, descrivendo il loro trasporto sui camion e la loro esecuzione:
Accusatore Amen: "Durante quell’anno quanti ebrei vennero soppressi dal suo Einsatzgruppe?"
Ohlendorf: "Novantamila"
Amen: "La cifra comprende uomini, donne, bambini?"
Ohendorf: "Sì"
Amen: "Fu mai presente ad esecuzioni in massa di ebrei?"
Ohendorf: "Sì, un paio di volte"
Amen: "Può spiegare al Tribunale come avvenivano?"
Olhendorf: "Si radunavano gli ebrei di un paese, gli si diceva come pretesto che avrebbero dovuto trasferirsi in un’altra regione, Poi, quando c’erano tutti e si erano fatti i controlli sulle liste, si portavano, magari anche in camion, al luogo di esecuzione: di solito si trattava di un fossato anticarro oppure di una cava di sabbia o di pietrisco. Le esecuzioni venivano compiute con la prassi militare: c’erano regolari plotoni di esecuzione e relativi comandanti.
Amen: "Come si comportavano gli esecutori?"
Ohlendorf: "Non ho mai permesso che a sparare fossero singoli individui; ordinavo che diversi militari sparassero simultaneamente per evitare responsabilità dirette e personali"
Amen: "Ha mai avuto scrupoli nell’eseguire quegli ordini?"
Ohlendorf: "Oh, sì."
Amen: "E come mai li eseguì?"
Ohlendorf: "Perché ritengo inconcepibile che un capo subalterno non esegua gli ordini impartiti dal capo dello Stato!" (Mayda, op. cit., pag. 190).
Di fatto però il concetto di crimine contro l’umanità si rivelò alquanto problematico, dal momento che, per quanto atroci fossero i delitti perpetrati, essi per lo più non costituivano il risultato di un piano concepito in vista di condurre una guerra di aggressione: i crimini di guerra finirono così per assorbire in sé anche i crimini contro l’umanità.
Fonte: http://www.liceogalileidolo.it/progetti/Diritti%20Doveri/documentazione/Il%20processo%20di%20Norimberga.doc
Sito web da visitare: http://www.liceogalileidolo.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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