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Distinzione fra bolscevìchi e menscevìchi, che in realtà, nonostante i ripetuti tentativi di conciliazione, costituirono due diversi partiti e nel 1912 si separarono anche formalmente:
Bolscevichi: guidati da Lenin, sostenevano la tesi del partito compatto, centralizzato, formato sostanzialmente da rivoluzionari di professione, impegnati fino in fondo nella lotta politica;
Menscevichi: proponevano invece una prospettiva più aperta e graduale, capace di mobilitare un grande movimento di opinione, che doveva in primo luogo battersi per una riforma democratica della società lasciando al futuro il trapasso al socialismo. Essi accusavano Lenin di bonapartismo e denunciavano il pericolo implicito nelle tesi da lui sostenute che - secondo quanto sosteneva Trotzki, allora militante nelle file dei menscevichi - avrebbero portato a una dittatura sul proletariato e non del proletariato, perché la rigida disciplina necessaria per bruciare le tappe verso la rivoluzione avrebbe imposto l'egemonia dell'apparato organizzativo sul partito, del comitato centrale sull'apparato, e infine del potere personale di un dittatore sullo stesso comitato centrale.
Marzo 1917: il regime zarista di Nicola II viene abbattuto dalla rivolta degli operai e dei soldati di Pietroburgo.
Si instaura un governo provvisorio, formato da borghesi di orientamento liberale, con l’obiettivo di continuare la guerra a fianco dell’Intesa e di promuovere l’occidentalizzazione. Condividevano questi obiettivi anche i menscevichi e i socialisti rivoluzionari, che entrano nel governo provvisorio. Gli unici a non farne parte sono i bolscevichi.
Al potere del governo provvisorio si affianca subito quello dei soviet, soprattutto quello di Mosca, guidato da operai, contadini e soldati, che emanava ordini spesso in contrasto con il governo. Era nato un movimento di massa, contrario all’autorità centrale e che voleva porre fine alla guerra.
I rapporti fra governo provvisorio e soviet - nel periodo del «doppio potere», che si protrarrà fino alla rivoluzione di ottobre - non sono ovviamente regolati da alcuna norma giuridica e variano dalla collaborazione all'antagonismo, a seconda delle circostanze e del prevalere di questo o quel partito: mentre infatti i menscevichi vogliono che i soviet si limitino a sorvegliare e stimolare il governo provvisorio, i bolscevichi, sotto l'influenza di Lenin, considerano i soviet come uno strumento rivoluzionario, destinato in prospettiva a eliminare e sostituire il governo provvisorio.
Lenin, leader del partito bolscevico, ritornò in Russia in opposizione al governo provvisorio e subito emanò le “tesi di aprile”, un documento in cui si affrontava il problema della presa del potere. Gli obiettivi immediati erano quelli di conquistare la maggioranza nei soviet, di porre fine alla guerra, di dare la terra ai contadini poveri e di lasciare il controllo della produzione ai consigli degli operai.
Luglio 1917: a Pietrogrado soldati e operai armati scendono in piazza per impedire la partenza per il fronte di alcuni reparti. L’insurrezione è però sedata dal governo.
Settembre 1917: tentato colpo di Stato represso dal governo di Kerenskij. I bolscevichi però riescono lo stesso a conquistare la maggioranza nei soviet di Pietrogrado e di Mosca.
Novembre 1917: rivoluzione d’ottobre→ soldati rivoluzionari e guardie rosse (milizie operaie) comandate da Trotzkij circondano il Palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio, e se ne impadroniscono.
A Pietroburgo si riunisce il Congresso panrusso dei soviet, l’assemblea dei delegati dei soviet di tutte le provincie dell’ex Impero russo. Vengono approvati due decreti voluti da Lenin: uno che invocava la pace e uno che aboliva la proprietà terriera.
Viene costituito un nuovo governo rivoluzionario, composto da bolscevichi e con Lenin presidente, chiamato Consiglio dei commissari del popolo.
I menscevichi e i socialrivoluzionari convocano le elezioni per l’Assemblea costituente; i risultati non sono favorevoli ai bolscevichi, mentre trionfano i socialrivoluzionari.
Gennaio 1918: si riunisce la Costituente, che viene subito sciolta dall’intervento dei militari bolscevichi. Si pongono le premesseper l’instaurazione di una dittatura di partito bolscevica.
I bolscevichi speravano di conquistare in tempi brevi l’appoggio delle masse popolari e di costruire un nuovo stato proletario, secondo il modello delineato da Lenin in “Stato e rivoluzione”→ Lenin prevedeva che, abbattuto il dominio borghese, lo Stato si sarebbe estinto e le masse si sarebbero autogovernate secondo i principi della democrazia.
Si voleva creare una sollevazione generale dei popoli europeiperfar scaturire una pace equa. Ciò non si realizzò.
3 marzo 1918: pace con la Germania (trattato di Brest-Litovsk)
Le potenze dell’Intesa considerarono però questa pace come un tradimento e quindi appoggiarono le forze antibolsceviche e inviarono contingenti militari (armate bianche)perscatenare una guerra civile.
Il regime rivoluzionario dovette allora accentuare l’autoritarismo; creò una polizia politica, la Ceka, e istituì il Tribunale rivoluzionario centrale,per processare i disubbiedienti al governo operaio e contadino.
La capitale fu trasferita da Pietrogrado a Mosca.
Giugno 1918: tutti i partiti d’opposizione vengono messi fuori legge, viene reintrodotta la pena di morte e riorganizzato l’esercito (armata rossa)
Fonte: https://sociologiaunipi.files.wordpress.com/2013/03/riassunti-storia-contemporanea-sabbatucci-vidotto.doc
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