Rivoluzioni del 1848 in Italia riassunto

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Rivoluzioni del 1848 in Italia riassunto

IL QUARANTOTTO IN ITALIA E IN EUROPA
Il conflitto tra le strutture e il sistema di potere creato nel 1815 e le tendenze innovatrici esplose, a livello europeo, con le rivoluzioni del 1848-49 in cui si intrecciarono elementi vecchi e nuovi.
Nei Paesi più progrediti economicamente ebbero certamente un peso di rilievo le nuove contraddizioni sociali legate all'affermazione della società industriale borghese; è il caso della Francia dove un prematuro scontro tra borghesia e proletariato sarà l'epilogo degli avvenimenti del '48.
Nel resto d'Europa, a determinare quella che fu chiamata la primavera dei popoli, fu la lotta per abbattere le sopravvivenza delle strutture del vecchio mondo dominante, aristocratico e oppressivo (come nell'Impero austriaco) il cui prestigio venne irrimediabilmente leso.
In entrambi i casi, l’ondata rivoluzionaria si manifestò sostanzialmente come un moto di rivolta spontaneo, privo di una direzione politica o organizzativa unitaria (impensabile dato lo stato delle comunicazioni in quel tempo), ma nondimeno espresse obbiettivi analoghi in tutti i paesi ed ebbe tutte le caratteristiche di una vera e propria rivoluzione europea: questa sollevazione all'unisono dei popoli oppressi manifestò una carica collettiva di lotta e una volontà di emancipazione politica dallo straniero e dai regimi autoritari tanto matura e consapevole che i primi incerti e timidi tentativi insurrezionali degli anni Venti sembrano, rispetto ad essa, appartenere ad un'altra età della storia
I principali elementi di questo programma comune si compendiavano in poche ma importanti richiese:
-costituzioni e istituzioni rappresentative moderne, con parlamenti dotati di poteri reali ed eletti sulla base della rappresentanza individuale (“una testa, un voto”);
-libertà di stampa e di associazione;
-indipendenza del poter e giudiziario dal governo;
-istituzione di guardie civiche, cioè di milizie composte dai cittadini
Nei paesi sottoposti al dominio straniero si associava poi a queste rivendicazioni l’affermazione del principio di nazionalità, che si traduceva nella volontà di indipendenza.
Ma è anche l'era del trionfo borghese (era nella quale questa classe sociale esita comunque a impegnarsi, in Europa, nell'esercizio del potere) e della massiccia avanzata del capitalismo industriale, del nuovo ordine sociale da essa rappresentato, delle idee dalle quali sembrava trarre legittimazione (la ragione, la scienza, il progresso, il liberalismo). L'espansione improvvisa e inarrestabile dell'economia capitalista apriva, nel XIX secolo, nuovi possibili scenari politici, quasi che la rivoluzione industriale inglese avesse inghiottito la rivoluzione politica francese.

 

La primavera dei popoli repressa ma non domata
Recensione di F. Della Peruta al testo di E. Hobsbawm, «L' età delle nazioni»
(19 dicembre 2004) - Corriere della Sera Pagina 27

Il volume di Eric Hobsbawm affronta i nodi centrali della formazione del mondo contemporaneo. Infatti le trasformazioni economiche e sociali e gli avvenimenti politici che si verificarono nel periodo compreso fra l' ondata rivoluzionaria del 1848 e gli anni Settanta costituiscono le premesse dell' assetto preso dall' Europa e dagli altri continenti nei decenni a venire, sino all' inizio del nuovo secolo ed oltre. Mentre nella vita culturale alle idee del romanticismo - il movimento spirituale correlato all' idea di nazione e all' affermazione delle «patrie» e ispiratore dei vari «risorgimenti» - si sostituivano le ideologie del positivismo e dello scientismo, in Gran Bretagna giunse a piena maturazione la rivoluzione industriale, che poi si estese gradualmente all' Europa occidentale e agli Stati Uniti d' America. La correlativa ascesa del «capitalismo», il nuovo termine che - come rileva Hobsbawm - fece da allora il suo ingresso nel «dizionario economico e politico mondiale», portò al progressivo affermarsi di due nuovi soggetti sociali: la borghesia imprenditoriale, legata al nuovo corso dell' economia, e il proletariato di fabbrica, che alla vigilia del 1848 il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels chiamò alla organizzazione e alla lotta per la sua emancipazione. In Europa e negli Stati Uniti il più rapido pulsare e fluire della vita economica si accompagnò a un' importante «esplosione demografica», un fenomeno senza precedenti nel passato che si manifestò anche nell' impetuosa crescita delle città e nel connesso urbanesimo. Gli squilibri e le tensioni sociali provocati dall' avanzata del capitalismo crearono inoltre il terreno favorevole all' elaborazione di teorie e modelli socialistici (da quelli degli utopisti, alla Saint-Simon e alla Fourier, al comunismo critico marxista, fondato sulla concezione del materialismo storico): sistemi tutti che contrapponevano all' individualismo concorrenziale della società capitalistica il modello di nuovi ordinamenti sociali superatori della proprietà privata dei mezzi di produzione e ritenuti idonei a meglio garantire il benessere collettivo, eliminando i privilegi di classe più stridenti che pesavano negativamente sulle condizioni di vita delle «classi le più numerose e le più povere». Sul piano politico, in questo arco di tempo si assistette a una radicalizzazione dello scontro fra l' assolutismo dispotico delle vecchie monarchie (l' «alleanza» fra il trono e l' altare) e le tendenze innovatrici dei sostenitori delle idee liberali e democratiche; mentre correlativamente fra i popoli sottoposti a dominio straniero prendevano sempre maggior forza le aspirazioni all' indipendenza nazionale. Si liberarono così dalla dipendenza dalla Spagna e dal Portogallo i Paesi dell' America Latina; e si costituirono in Stati autonomi la Grecia, il Belgio e - a coronamento del processo risorgimentale - l' Italia. Hobsbawm ricostruisce così il fluire di processi lunghi, complessi e sanguinosi, scanditi da cospirazioni e moti insurrezionali che ebbero il loro coronamento nel 1848, «la primavera dei popoli». Le rivoluzioni quarantottesche vennero sconfitte, ma l' insuccesso non frenò il cammino ascendente del liberalismo e della democrazia, che sarà coronato dall' introduzione di regimi costituzionali e parlamentari nei Paesi europei più progrediti: suggello di quel «trionfo della borghesia» lumeggiato nelle pagine di questo bel volume dello storico inglese. Il periodo compreso tra la sconfitta delle rivoluzioni quarantottesche e il 1875 fu infatti contraddistinto sul piano politico dalla formazione dell' unità italiana e di quella tedesca, con l' affermazione del principio di nazionalità e dei valori liberali, tanto che nel 1871 - l' anno della Comune di Parigi - l' unico grande Stato europeo privo di una Costituzione era la Russia zarista. Pur tra le ancora tenaci resistenze delle forze conservatrici o reazionarie, si affermarono così nell' Europa centrale e occidentale sistemi politici incentrati sulla garanzia dei diritti dell' uomo e del cittadino, nel quadro della libera iniziativa dell' individuo nella sfera della società civile e dell' attività economica. In tale arco di tempo i Paesi più progrediti sulla strada della modernizzazione attraversarono così una fase di intenso sviluppo economico, sostenuto dai progressi dell' industria e dalla crescente integrazione fra la scienza e il mondo della produzione. E questa seconda ondata della rivoluzione industriale mutò al tempo stesso le gerarchie del potere economico, perché al declino della supremazia inglese si accompagnò la sempre più vigorosa crescita del potenziale produttivo della Germania e poi soprattutto degli Stati Uniti, ormai avviati verso la conquista del primato mondiale. Parallelamente si delineò una nuova articolazione della stratificazione sociale, con il consolidarsi di nuovi soggetti. Le vecchie aristocrazie, che avevano basato il proprio potere sulla proprietà fondiaria, andarono perdendo terreno nei confronti dell' «alta borghesia» industriale e finanziaria; e all' interno delle classi lavoratrici aumentò il peso specifico degli operai di fabbrica, dei moderni «proletari», i quali diedero vita a ramificate organizzazioni sindacali che si richiamavano spesso alle idee socialiste, mentre si riduceva sempre più il peso dell' agricoltura e del mondo contadino. Nei Paesi europei di più solide tradizioni liberali - dall' Inghilterra alla Francia e agli Stati scandinavi - la vita politica conobbe un' evoluzione in senso democratico; al contrario, nonostante l' introduzione di sistemi parlamentari, rimasero forti le tendenze autoritarie nel Reich tedesco e nell' autocratico impero russo, dove soltanto nel 1905 lo zar consentì - sotto la forte spinta rivoluzionaria - la riunione di un Parlamento elettivo, peraltro fortemente subordinato al potere monarchico. In questi stessi decenni s' intensificò l' espansione coloniale delle grandi potenze, impegnate sotto il segno dell' «imperialismo» in una politica tesa alla spartizione del mondo e al dominio diretto o indiretto sui Paesi dell' Africa e dell' Asia, a partire dall' India e dalla Cina, terre dalle civiltà millenarie. Nell' Estremo Oriente a un destino di subordinazione si sottrasse soltanto il Giappone, che riuscì a evitare il fato di Paese feudale per trasformarsi in uno Stato forte, centralizzato e avviato verso una rapida industrializzazione. Questi i temi e i percorsi centrali dell' opera di Hobsbawm, che domina, alla luce di una penetrante intelligenza storiografica, una fase essenziale nella storia dell' umanità, ripercorsa con una esposizione tanto precisa e puntuale nelle sue analisi quanto accattivante nei modi dell' esposizione.
Mappa di lavoro laboratoriale sui moti del 1848
ULTIMO EPISODIO DELL’ETA’ DELLE RIVOLUZIONI, QUANTO DI PIU’ VICINO AD UNA RIVOLUZIONE MONDIALE SI SIA MAI VERIFICATO NELLA NOSTRA STORIA, TENENDO CONTO NATURALMENTE CHE L’EU ERA IL CENTRO DEL MONDO --> PER MOLTO TEMPO 1848 = PARADIGMA DELLA RIVOLUZIONE  <--- DIFFUSIONE + RAPIDITA’

costituzione dei gruppi di lavoro a-b-c

(A) GEOGRAFIA DELLA RIVOLUZIONE: IL CUORE DELL’EU = F (PAESE  SIMBOLO E GUIDA DELLA RIVOLUZIONE DA QUASI 60 ANNI)-> PRUSSIA, IMPERO ASBURGICO (AUSTRIA, BOEMIA, UNGHERIA, ITALIA) = REALTA’ MOLTE DIVERSE SOTTO IL PROFILO POLITICO E QUELLO DELLO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE = TRANSIZIONE VERSO IL MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTA IN ALCUNE AREE GIA’ DECISAMENTE AVANZATO, IN ALTRE APPENA AGLI INIZI

- CHI RIMANE FUORI? 1= AREE PERIFERICHE (RUSSIA, SPAGNA), MENO INVESTITE DAI GRANDI PROCESSI DI CAMBIAMENTO AVVENUTI A CAVALIERE DEL SECOLO (= DUPLICE RIVOLUZIONE illustrare) 2 = PAESI COME GB, BELGIO, SVIZZERA, IN CUI IL PROCESSO DI TRASFORMAZIONE DEGLI ASSETTI TRADIZIONALI ERA STATO BEN ASSORBITO <-- ORGANIZZAZIONE DELLO STATO AVEVA SUBITO MODIFICHE ED AGGIUSTAMENTI -> SUFFICIENTEMENTE SOLIDO ED ESTESO IL BLOCCO SOCIALE CHE LO SOSTENEVA

DINAMICA DELLA RIVOLUZIONE: PALERMO  12 gennaio; PARIGI 22 febbraio VIENNA 13 marzo; VENEZIA 17 marzo; MILANO 18 marzo; BERLINO 18 marzo --> RIVOLUZIONE QUASI CONTEMPORANEA, SUCCESSO IMMEDIATO, SISTEMA CROLLA COME UN CASTELLO DI CARTE --> ENORME IMPRESSIONE (FARE UN QUARANTOTTO)- - MA, ALTRETTANTO RAPIDAMENTE: 12 GIUGNO = BOMBARDAMENTO DI PRAGA; 23 GIUGNO = SCONFITTA DEI RIVOLUZIONARI A PARIGI + DICEMBRE = NAPOLEONE PRESIDENTE; 9 AGOSTO = ARMISTIZIO DI SALASCO - - 23 MARZO 1849 = NOVARA; 18 GIUGNO = SCIOGLIMENTO PARLAMENTO TEDESCO; 3 LUGLIO = FINE DELLA REPUBBLICA ROMANA; 13 AGOSTO = CAPITOLAZIONE UNGHERESE; 26 AGOSTO = RESA DI VENEZIA

--> PARABOLA FULMINEA -> INTERROGATIVI: PERCHE’ UNA RIVOLUZIONE VINCE? E POI, PERCHE’ CEDE COSI’ DI SCHIANTO ALLA CONTRO-OFFENSIVA CONTRO-RIVOLUZIONARIA? PRIMA RISPOSTA: VINCE FRONTE LARGO, PERDE PER LE SUE DIVISIONI, PERCHE’ QUEL FRONTE VA IN PEZZI ---> VEDIAMO UN PO’ PIU’ NEI DETTAGLI

 

Il Sessantotto è stato il primo, esplicito anticipo della globalizzazione. Se vogliamo, il punto storico d’inizio di quel processo che solo negli anni Novanta apparirà alla superficie nella sua dimensione conclamata e che segna il passaggio- storicamente decisivo e periodicizzante- a una spazialità inedita e per l’appunto “globale”. Lo rivela la successione degli eventi, la loro straordinaria sincronicità, e l’impressionante tendenza a “divorare lo spazio” da parte di quel movimento magmatico, senza centri di direzione e strutture organizzative visibili: la circolazione su scala mondiale delle esplosioni di rivolta (il loro rimbalzare da un continente all’altro, indifferenti alle distanze e ai confini, persino ai differenti contesti politici e ideologici). La relativa omogeneità delle forme di espressione di essa, dei linguaggi utilizzati, delle figure stesse dei protagonisti (i giovani, gli studenti). Da questo punto di vista, il Sessantotto sembrerebbe richiamare un altro “anno dei miracoli” e un’altra “rottura rivoluzionaria” di dimensione trans-nazionale, di più di un secolo prima, anch’essa terminante per otto: il Quarantotto. E infatti l’analogia è stata sottolineata da più parti, autorevolmente. Ci sono state solo due rivoluzioni mondiali. Una nel 1848. La seconda nel 1968. Entrambe hanno fallito. Entrambe hanno trasformato il mondo: hanno scritto ad esempio Giovanni Arrighi, Terence Hopkins e Immanuel Wallerstein, nel libro Antisystemic movements. E ciò è senz’altro vero sul versante del bilancio: davvero quelle rivoluzioni “fallite” hanno lavorato nel profondo dei rispettivi secoli e delle rispettive società (nel costume, nell’antropologia, nel contesto culturale e comportamentale) più di tante altre rivoluzioni “riuscite”. Ma richiede una precisazione sul versante del contesto, della rispettiva natura “spaziale”.
Elabora una ricerca storica sui movimenti del 1968, rispettando lo schema utilizzato per il 1948 e stabilisci analogie e differenze (anche partendo dalla lettura del testo di Revelli “Un nuovo spazio della politica”).

(B) RIVOLUZIONE ANNUNCIATA

TOQUEVILLE, DISCORSO ALLA CAMERA NEL GENNAIO 1848: “Credo che noi dormiamo su un vulcano: ne sono profondamemte convinto [...] Non sentite forse, per una specie di intuizione istintiva, che il suolo trema di nuovo in EU? Non sentite forse [...] un vento di rivoluzione nell’aria?”

VON GALERN (ministro del re di Prussia) “L’anno vecchio si è chiuso nella carestia, il nuovo si apre con la fame. La miseria spirituale e fisica attraversa l’EU in forma spaventosa: l’una senza Dio, l’altra senza il pane. Guai se si daranno la mano”

INTRECCIO DI MOTIVI

ECONOMICI = CLASSICO ESEMPIO DI RIVOLUZIONE CHE NON NASCE DALLA + CUPA MISERIA, MA DALLA ROTTURA DI UNA FASE DI SVILUPPO (tipico momento cruciale per l’esplodere delle rivoluzioni -> illustrare) <-- PRIMA META’ ‘800 FASE DI GRANDE SVILUPPO, MA 1848 APERTO ALL’INSEGNA DI UNA GRAVE DISOCCUPAZIONE, STRASCICO CARESTIA 1846 (IRLANDA QUASI UN MILIONE DI MORTI)-> IMPENNATA PREZZO GENERI DI PRIMA NECESSITÀ (PANE) -> CADUTA DOMANDA PRODOTTI INDUSTRIALI --> RADICALIZZAZIONE CLASSI LAVORATRICI, MOBILITAZIONE MASSE URBANE : RIVOLUZIONE DELLE PATATE

CULTURALI = NAMIER: “LA RIVOLUZIONE DEGLI INTELLETTUALI”: VICTOR HUGO, FLAUBERT, LAMARTINE, WAGNER, PETOFI, MARX E ENGELS, MA ANCHE MOLTISSIMI ALTRI, DA LETTERATI DI GRIDO FINO AGLI STUDENTI, LA CUI PRESENZA ALLA TESTA DELLE INSURREZIONI E’ UNA DELLE CARATTERISTICHE DEL ‘48 - - NEL ‘48 (+ DI QUALSIASI ALTRO MOTO OTTOCENTESCO) FONDAMENTALE LA FORZA DELLE IDEE, IL PESO DELL’OPINIONE PUBBLICA, IL RUOLO DELLA CIRCOLAZIONE DELLE INFORMAZIONI <-- NOVITA’ DELLA TEMPERIE CULTURALE DEL PRIMO ‘800 = NASCITA “PUBBLICA OPINIONE”, BORGHESE, FORMATASI SUI GIORNALI.
PERCHE’QUESTA MOBILITAZIONE DEGLI INTELLETTI, CHE POI RIMARRA’ NEI SOGNI DEGLI INTELLETTUALI EUROPEI, CHE FINO AI MOTI DEL 1968 A PARIGI CONTINUERANNO A SOGNARE UNA RIVOLUZIONE IN CUI TRIONFA LA FORZA DELLE IDEE? LA GRANDE SPINTA CHE ANIMA QUESTI INTELLETTUALI E’ IL ROMANTICISMO: NEGLI ANNI ‘40 CULTURA ROMANTICA HA IN GRAN PARTE SUPERATO LA SUA FASE TRADIZIONALISTA (era nata in polemica con l’illuminismo ed il giacobinismo) PER CONVERTIRSI IN CULTURA RIVOLUZIONARIA, CHE INSEGUE I GRANDI MITI DELLA LIBERTA’ E DELL’AFFERMAZIONE NAZIONALE ---> RIVOLUZIONE DEL ‘48 = GRANDE EVENTO ROMANTICO: SPIRITO DEL ‘48: CLIMA SPIRITUALE FATTO DI SLANCIO GIOVANILE, PARTECIPAZIONE ENTUSIASTICA, SPERANZA DI CAMBIARE IL MONDO, ESALTAZIONE EROICA  -> ICONOGRAFIA = GIOVANI BARBUTI CHE SI LANCIANO CONTRO NEMICI DIECI VOLTE PIU’ NUMEROSI, BARRICATE <- ESSENZIALMENTE RIVOLUZIONE URBANA, CHE TRIONFA NELLE GRANDI CITTÀ’ MA INCONTRA GRAVI DIFFICOLTA’ NELLE CAMPAGNE (vedremo)

- PRIMO MITO: RIVOLUZIONE: RIPETIZIONE DELL’89 (contributo grandi storie, come Michelet e Lamartine) SUO SUPERAMENTO, RITENUTO CAPACE DI SUPERARE GLI SCOGLI SUI QUALI SI ERA INFRANTA LA GRANDE ONDA DELL’89, PERCHE’ QUESTA VOLTA I CENTRI DI IRRADIZIONE SONO PIU’ NUMEROSE: NON PIU’ PARIGI DEVE CONQUISTARE IL MONDO PER PORTARE LA FIACCOLA DLLA LIBERTA’, MA VIENNA E BERLINO GIA’ LIBERE E RIVOLUZIONARIE

 

Mentre nella vita culturale alle idee del romanticismo - il movimento spirituale correlato all' idea di nazione e all' affermazione delle «patrie» e ispiratore dei vari «risorgimenti» - si sostituivano le ideologie del positivismo e dello scientismo, in Gran Bretagna giunse a piena maturazione la rivoluzione industriale, che poi si estese gradualmente all' Europa occidentale e agli Stati Uniti d' America. La correlativa ascesa del «capitalismo», il nuovo termine che - come rileva Hobsbawm - fece da allora il suo ingresso nel «dizionario economico e politico mondiale», portò al progressivo affermarsi di due nuovi soggetti sociali: la borghesia imprenditoriale, legata al nuovo corso dell' economia, e il proletariato di fabbrica, che alla vigilia del 1848 il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels chiamò alla organizzazione e alla lotta per la sua emancipazione. In Europa e negli Stati Uniti il più rapido pulsare e fluire della vita economica si accompagnò a un' importante «esplosione demografica», un fenomeno senza precedenti nel passato che si manifestò anche nell' impetuosa crescita delle città e nel connesso urbanesimo. Gli squilibri e le tensioni sociali provocati dall' avanzata del capitalismo crearono inoltre il terreno favorevole all' elaborazione di teorie e modelli socialistici (da quelli degli utopisti, alla Saint-Simon e alla Fourier, al comunismo critico marxista, fondato sulla concezione del materialismo storico): sistemi tutti che contrapponevano all' individualismo concorrenziale della società capitalistica il modello di nuovi ordinamenti sociali superatori della proprietà privata dei mezzi di produzione e ritenuti idonei a meglio garantire il benessere collettivo, eliminando i privilegi di classe più stridenti che pesavano negativamente sulle condizioni di vita delle «classi le più numerose e le più povere».

Elabora una ricerca storica sulle principali differenze tra Socialismo e Capitalismo partendo dalla coppia borghese/proletario e ricco/povero individuando i rispettivi bisogni emersi nel corso delle ondate rivoluzionarie finora analizzate.

 

 

(c) nel ’48 convivono dunque, IDEALI DI LIBERTA’ E DI AFFERMAZIONE NAZIONALE ->
1848 = PRIMAVERA DEI POPOLI: L’AFFERMAZIONE DELL’IDENTITA’ NAZIONALE E’ UN FATTO PROGRESSIVO, UN FATTO DI LIBERTA’: CURVA ASCENDENTE DI UNA PARABOLA CHE MOLTO PRESTO AVREBBE VISTO LE NAZIONI PORSI COME FONTE DI SOPRAFFAZIONI E DI CONFLITTI (EVIDENTE NELLA SECONDA META’ DEL SECOLO, MA ALCUNI ELEMENTI - come vedremo - GIA’ PRESENTI NELLE DINAMICHE QUARANTOTTESCHE  - AD OGNI MODO, ALLA META’ DEL SECOLO L’IDENTITA’ NAZIONALE SI STA ORMAI AFFERMANDO COME UNA COMPONENTE FONDAMENTALE DELL’IO, COME UNA DELLE STRUTTURE FONDAMENTALI DELL’UOMO CONTEMPORANEO, DESTINATA A MANTENERSI, ALMENO IN EU, FINO AL MOMENTO ATTUALE

DUNQUE, QUAL’E’ L’ELEMENTO COMUNE, CHE ALMENO NEI PRIMI MOMENTI UNIFICA IL FRONTE RIVOLUZIONARIO? --> NEMICO COMUNE = ORDINE SANCITO DAL CONGRESSO DI VIENNA =

RESTAURAZIONE = (SIGNIFICATO LETTERALE: PRINCIPIO DI LEGITTIMITA’, RICONFERMA DELLA SOVRANITA’ PER GRAZIA DIVINA, POLEMICA CONTRO IL “DISORDINE” GIACOBINO CUI VIENE CONTRAPPOSTA LA VOLONTA’ DI SICUREZZA ED IL DESIDERIO DI CONSERVAZIONE DELLE MASSE RURALI, ETC.) IN REALTA’ NON RIPRISTINO INTEGRALE DELLA SITUAZIONE PRECEDENTE <-- MANTENUTE ALCUNE ACQUISIZIONI-CHIAVE DELLA RF, IN PARTICOLARE SUL PIANO DELL’AMMINISTRAZIONE - SUL PIANO DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI TRIONFA IL PRINCIPIO DELLA RAZIONALITA’:

AD OGNI MODO, ORDINE CONSERVATORE, CHE SUL PIANO POLITICO E SOCIALE TENDE A FRENARE L’EVOLUZIONE DELLA SOCIETA’ EU --> OTTIMO PER MANTENERE LA PACE DOPO LA STAGIONE DELLE GUERRE NAPOLEONICHE, MA DEL TUTTO INADEGUATO A GESTIRE UNA FASE DI SVILUPPO ACCELERATO, COM’E’ QUELLA DELLA PRIMA META’ DELL’800 ---> ONDATE RIVOLUZIONARIE DEL ‘21 E DEL ‘30, SOSTANZIALMENTE FALLITE, CON LA COSPICUA ECCEZIONE DELLA FRANCIA

---> TERRENO COMUNE DEI RIVOLUZIONARI DEL ‘48: RIVENDICAZIONI POLITICHE TIPICHE DEL MOVIMENTO LIBERALE, ANTAGONISTA DELL’ORDINE REAZIONARIO: DECALOGO RIVOLUZIONARIO: LIBERTA’ DI STAMPA, DI RIUNIONE, DI ASSOCIAZIONE; GUARDIA CIVICA; STATO COSTITUZIONALE, RAPPRESENTATIVO E PARLAMENTARE; SOVRANITA’ POPOLARE E INDIPENDENZA NAZIONALE

TUTTAVIA, I MOTI DEL ‘48 ASSUMONO CARATTERI ASSAI DIVERSI A SECONDA DEI CONTESTI: PREVALENZA DEI CONTENUTI SOCIALI E POLITICI, OVVERO DI QUELLI NAZIONALI + SITUAZIONE VARIEGATA ANCHE PER QUANTO RIGUARDA I SOGGETTI RIVOLUZIONARI: 1848 = RIVOLUZIONE BORGHESE <-- LE BORGHESIE NAZIONALI IN GENERE ALLA TESTA DEI MOTI + LE RIVENDICAZIONI CHIAVE SONO QUELLE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE, TUTTAVIA LA FORMULA NON VA INTESA IN SENSO RIGIDO: AD ES., IN UNGHERIA CENTRALE IL RUOLO DELL’ARISTOCRAZIA, E CIO’ ACCADE IN PARTE ANCHE IN ITALIA --> NECESSITA’ ESAMINARE SINGOLE SITUAZIONI

Ma anche il ’68 può essere inquadrato come come un grande movimento di reazione a un momento di riorganizzazione della società secondo schemi vecchi. Abbiamo avuto, come tutti sanno, due Guerre Mondiali, molto strettamente legate fra loro: la Seconda Guerra Mondiale è la prosecuzione della Prima. Se, dopo la Prima Guerra Mondiale, ci fosse stata una pace giusta, una pace equa, non una pace punitiva nei confronti degli sconfitti, come è avvenuto invece con Versailles, non ci sarebbe stata la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale le classi, i ceti dirigenti politici, economici, militari, di tutto il mondo, con due grandi leaders alla loro testa, che erano ormai l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America, hanno agito all’antica, per così dire. Non hanno fondato un mondo nuovo, ma si sono spartite il mondo, con un sistema più o meno articolato. Un po’ come accadde con la Santa Alleanza nel 1815. Infatti è stato fatto, da molti storici, un parallelo fra quello che accadde nell’800; 1815, ristabilimento di un vecchio mondo; 1848, dal basso la gente si rivolta. Certo la rivolta venne funzionalizzata, venne anche strumentalizzata, a sua volta, da vecchie classi dirigenti, e quindi poi non maturò del tutto. Così come il ‘48, nell’Ottocento, è stato il momento rivoluzionario nodale, anche se poi in gran parte fallito, lo stesso si può dire nel ‘68. Il ‘68, nei tempi lunghi, è la rivolta contro il sistema di Yalta, è la rivolta contro un mondo diviso in due, contro il mondo delle superpotenze, contro il mondo che si prepara, anche se concettualmente, a fare la Terza Guerra Mondiale, e che ha una produzione di armamenti e, nello stesso tempo, una produzione di beni funzionalizzata a mantenere la spartizione del mondo in due.
Partendo dal termine "guerra costituente" ovvero un conflitto talmente carico di importanza da creare, al suo termine, un nuovo sistema internazionale, un differente ordine mondiale, elabora una ricerca storica che chiarisca cos’è un sistema internazionale, ed elabora una tavola comparativa dei punti di debolezza/forza tra gli assetti derivanti dal sistema di Vienna e dal sistema di Yalta.

 

Fonte: https://urbanicorsob.files.wordpress.com/2008/09/il-quarantotto-in-italia-e-in-europa.doc

Sito web da visitare: https://urbanicorsob.files.wordpress.com

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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