Seconda guerra mondiale

Seconda guerra mondiale

 

 

 

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Seconda guerra mondiale

LA II GUERRA MONDIALE
Origini del conflitto:
dopo la conferenza di Monaco (settembre 1938) le democrazie si erano illuse di aver placato la Germania con la cessione dei Sudeti. In realtà l’arco di  tempo che va dalla conferenza di Monaco allo scoppio della II guerra mondiale, è un periodo di “falsa pace” in cui lo scontro tra le potenze democratiche e Hitler, spinto dal desiderio di creare il Grande Reich senza dover contrastare Francia e Inghilterra, è inevitabile.
Hitler era un giocatore d’azzardo: visto che a Monaco gli era stato dato su un piatto d’argento molto più di quanto avesse chiesto, continuò in tale gioco.
Già nell’ottobre 1938 i comandi tedeschi avevano pronti i piani per l’occupazione della Boemia e della Moravia.
Nel marzo 1939 approfittando dei contrasti tra cechi e slovacchi, la Cecoslovacchia scompare come Stato autonomo;

  • la Boemia diventa protettorato del Reich
  • la Rutenia è assegnata all’Ungheria
  • nasce uno Stato slovacco completamente subordinato alla Germania
  • Mussolini, per non essere di meno, avanzò pretese su Corsica, Savoia, Nizza, Tunisia, Gibuti; qualcosa volle subito, in via informale gli fu prospettata l’Albania, ove già c’era una specie di protettorato italiano: Re Zogu fu cacciato e l’Albania entrò a far parte dell’Impero fascista.
  • Fine marzo 1939: viene aperta la questione polacca. Hitler chiede l’annessione di Danzica ed il suo raggiungimento attraverso un corridoio che sarebbe stato sottratto alla sovranità polacca.

Inghilterra e Francia, accantonata la politica dell’appeasement con la Germania, mossero una vera e propria offensiva contro i tedeschi, dopo aver stipulato patti di assistenza militare con Belgio, Olanda, Grecia, Romania, e Turchia, ma soprattutto con la Polonia (che era il primo obiettivo delle mire tedesche.
Lo stato maggiore tedesco stava predisponendo tutti i piani per l’invasione tedesca.
Maggio 1939, Mussolini, convinto che l’Italia non potesse rimanere neutrale e sicuro della superiorità tedesca, trasforma l’asse Roma-Berlino, che non aveva valenza militare, in Patto d’Acciaio che prevedeva che, se una delle parti si fosse trovata in conflitto, l’altra sarebbe intervenuta al fianco.
Per Hitler rimaneva l’incognita dell’atteggiamento russo, non volendo combattere su due fronti; dal canto suo Stalin temeva che si lasciasse a Hitler piena libertà d’azione sul fronte orientale.
Hitler allora offrì alla Russia la spartizione della Polonia e le 3 repubbliche baltiche (molto più di quanto potessero promettere Francia e Inghilterra).
23 agosto 1939: stipulato il patto di non aggressione fra Germania e Russia, patto Ribbentrop-Molotov: un gesto spregiudicato, un fatto che stupì. L’Urss otteneva ricompense territoriali, allontanava momentaneamente la minaccia tedesca e guadagnava tempo prezioso per prepararsi militarmente. La Germania rinviava lo scontro con il nemico storico, l’Urss, poteva così dedicarsi a risolvere la questione polacca combattendo su un solo fronte.

Scoppio del conflitto: 1 settembre 1939 le truppe tedesche attaccano la Polonia. Il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiarano guerra alla Germania, mentre l’Italia dichiarava la sua “non belligeranza” (che sarebbe durata poco).
La II guerra mondiale sembra per questo una replica della I. In questa fase il conflitto rimaneva limitato all’Europa.
L’esercito tedesco aveva mostrato tutta la sua potenza e le sue capacità per la guerra lampo, fatta di rapidi sfondamenti e grandi manovre avvolgenti (con micidiali bombardamenti, uso congiunto dell’aviazione e delle forze corazzate, impiego di carri armati e autoblindo).
A metà settembre invasione di Varsavia che capitolò alla fine del mese. Per i successivi 7 mesi la guerra a occidente rimase come congelata. Tedeschi e russi imponevano ai territori sotto controllo uno spietato regime di occupazione.
La guerra si sposta sul fronte orientale dove la Russia (30 novembre)  attacca inaspettatamente la Finlandia, che resiste per alcuni mesi.
Francia e Inghilterra cercano di coinvolgere Svezia e Norvegia: la Germania occupa il porto norvegese di Narvik. Poi il 9 aprile 1940 attacco alla Danimarca e alla Norvegia: la Danimarca si arrende senza combattere, la Norvegia oppone una minima resistenza.

Intanto la Germania prepara l’attacco della Francia : l’offensiva tedesca sul fronte occidentale si risolse in poche settimane a favore della Germania. Il 10 maggio 1940 attacco alla Francia travolta dalle truppe tedesche (inferiorità numerica della Francia e troppa fiducia nelle fortificazioni difensive della Linea Maginot). Come nel 1914 i tedeschi invadono gli stati confinanti violando la neutralità: la guerra dilaga in pianura e verso il mare a Dunkerque e Calais, che prendono un momento di pausa per organizzarsi.
Periodo di pausa che serve soprattutto agli Inglesi per riorganizzarsi. Hitler puntava allora alla vittoria sulla Francia, volendo lasciare una strada aperta per un possibile accordo con l’Inghilterra.
L’obiettivo è Parigi: 14 giugno 1940 tedeschi occupano Parigi: il governo francese è affidato al vecchio generale Petain che tratta l’armistizio, nel frattempo il governo francese si trasferisce prima a Tour poi a Bordeaux. L’armistizio viene firmato il 22 giugno a Rethondes (proprio nello stesso luogo in cui i tedeschi si erano dovuti piegare ai vincitori della I guerra). Ma intanto il Generale De Gaulle da Radio Londra dichiarava il proposito di continuare la guerra a fianco degli inglesi (nascono movimenti di liberazione come Francia Libera).
Il gen. Petain si insedia a Vichy, regime creato istituendo un’Assemblea nazionale che affida al Presidente del consiglio il compito di varare una nuova Costituzione basata su: antiparlamentarismo, carta del lavoro che aboliva il diritto di sciopero, corporativismo. La rivoluzione nazionale promossa da Petain si risolse in: culto dell’autorità, difesa della religione e della famiglia, esaltazione retorica della piccola proprietà e del lavoro nei campi, organizzazione sociale di stampo corporativo.
Epilogo: la Francia con le armi passa al fianco della Germania, tanto che gli inglesi distruggono la flotta francese prima che si consegni ai tedeschi.

L’Inghilterra rimane sola a combattere contro la Germania.
Nel frattempo Mussolini il 10 giugno 1940 annunciava alla folla dal balcone di Piazza Venezia l’entrata dell’Italia in guerra parlando di “migliaia di morti da gettare sul tavolo della pace contro le democrazie  plutocratiche e reazionarie. 
L’offensiva viene sferrata il 21 giugno con l’attacco alla Francia (che firmava il giorno dopo l’armistizio) dando prova di grande efficienza.  A luglio la flotta italiana subiva 2 sconfitte da quella britannica sulle coste della Calabria e a Creta. Mussolini rifiuta l’appoggio offerto da Hitler, convinto che l’Italia potesse combattere da sola la sua guerra.
Inghilterra: Hitler era disposto a trattare con gli inglesi a patto di veder riconosciute le sue conquiste; Il Primo Ministro Churcill, rappresentante della linea intransigente contro Hitler, rifiuta promuovendo “la guerra per mare, per terra, per aria, con tutti i mezzi, con un solo obiettivo, la vittoria a tutti i costi…”. Hitler risponde invadendo l’Inghilterra (operazione leone marino). Germania contro Inghilterra nell’estate del ’40: la più grande battaglia aerea della storia. Tenace resistenza degli inglesi che impongono alla Germania la prima battuta d’arresto del conflitto con una dimostrazione della grande efficacia distruttiva del mezzo aereo.
Si mette in luce la grande resistenza del popolo inglese a Hitler: resistere era un dovere morale che Churchill aveva saputo infondere a tutti.

Per iniziativa italiana la guerra si estende ai Balcani e in Africa. L’attacco alla Grecia, fino ad allora considerato Paese amico in quanto a regime semifascista, fu mosso da ragioni di concorrenza con la Germania che aveva appena penetrato la Romania: esito fallimentare in Grecia, Badoglio si dimette.
Agosto 1940 Italia invade la Somalia. Il principale fronte di guerra era la Libia.
Tra dicembre ’40 e febbraio ’41 la controffensiva inglese conquista Tobruk e Bengasi (Africa Orientale Italiana). Grave colpo all’Italia.

Ad Hitler interessava l’attacco alla Russia.
La svolta si ha nell’estate del ’41 con l’attacco alla Russia (operazione Barbarossa) e con l’attacco del Giappone a Pearl Harbour (Usa scendono in guerra).
In poche settimane le armate del Reich penetrarono in terra sovietica e misero fuori gioco 600.000 avversari: miopia di Stalin che si era illuso che Hitler non attaccasse la Russia prima di aver risolto con l’Inghilterra. Alla spedizione tedesca in Russia si aggregò un contingente italiano preparato in tutta fretta per partecipare all’attacco antibolscevico. Inizialmente successo tedesco da nord a sud con l’obiettivo di raggiungere le zone petrolifere del Caucaso. L’attacco decisivo a Mosca (ottobre 1941) fu sferrato troppo tardi e fu bloccato a poche decine di km. A dicembre i sovietici lanciano una controffensiva e nell’inverno tedeschi e italiani sono imbottigliati nella pianura russa; le terribili condizioni del tempo fecero sì che la guerra lampo si trasformasse in una lunga guerra d’usura.

Aggressione del Giappone agli Usa
Gli Stati Uniti tendevano a restare fuori dal conflitto. Nel 1940 Roosevelt viene eletto presidente per la terza volta consecutiva.
Marzo ’41 è approvata la legge degli affari e prestiti, che consentiva la fornitura di materiale bellico a condizioni favorevoli a quegli Stati la cui difesa era essenziale per gli interessi americani. Questo è il presupposto per l’entrata in guerra.
Agosto ’41 incontro Roosvelt-Churcill a largo dell’isola di Terranova. Si approva la:
Carta Atlantica: condanna dei regimi fascisti; si fissano le linee di un nuovo ordine democratico da costruire dopo la guerra (sovranità popolare, autodecisione dei popoli, libertà di commercio, libertà dei mari, cooperazione internazionale, rinuncia all’uso della forza nei rapporti tra gli Stati.)
Il coinvolgimento degli Usa in una guerra che stava diventando sempre più guerra antifascista sembrò inevitabile; intanto nel settembre 1940 nasce il Patto Tripartito tra Italia, Germania e Giappone.
Il Giappone, approfittando del conflitto europeo, aveva allargato le mire espansionistiche a tutti i territori del sud est asiatico: quando nel ’41 i giapponesi invasero l’Indocina francese, Usa e Inghilterra reagirono bloccando le esportazioni verso il Giappone. Il Giappone reagisce attaccando la base americana di Pearl Harbour. Il Giappone in questo caso sfrutta la superiorità navale nel Pacifico e raggiunge in breve tempo gli obiettivi fissati (maggio ’42 occupa Filippine, Malesia, Birmania, Indonesia olandese).
Dopo Pearl Harbour  anche Italia e Germania dichiarano guerra agli Usa: è guerra totale e mondiale.

Primavera-estate 1942 è l’apogeo dell’espansione territoriale del tripartito.
La Germania aveva la macchina bellica che lavorava a pieno ritmo, col lavoro obbligatorio dei prigionieri e degli operai prelevati dai paesi occupati (la Germania aveva la guerra lontano da casa).
Pensa ad un nuovo ordine dominato dalla razza ariana con gli altri considerati inferiori e destinati a condizione di semischiavitù. L’Europa orientale era destinata ad essere una colonia agricola del Grande Reich, senza traccia di industrializzazione. Le élites dirigenti dovevano essere sterminate.
Continua la persecuzione degli ebrei: ampia diffusione dei lager di sterminio.

 

Nasce il fenomeno di Resistenza al Nazismo.
1942-43 la svolta.
Gli americani si organizzano per bloccare l’offensiva giapponese: 2 battaglie, una nel Mar dei Coralli, una delle Isole Midway (Hawaii) (battaglie in cui si vede la grande importanza delle portaerei).
Febbraio ’43 i Marines americani conquistano l’isola di Guadalcanal.

Intanto Novembre 1942: i tedeschi assediano Stalingrado (interesse per i pozzi petroliferi), sono lunghi mesi di assedio; poi i russi riescono a chiudere in una morsa i tedeschi. Hitler ordinò la resistenza (piuttosto che battere in ritirata) sacrificando un’intera armata che dopo poco fu costretta ad arrendersi. Stalingrado diventa simbolo della riscossa. Il più grave rovescio subito da Hitler: il mito dell’invincibilità dell’esercito tedesco è infranto.

Contemporaneamente le vicende africane si risolvevano a favore delle truppe angloamericane: battaglia di El Alamein (nei pressi di Alessandria) in cui l’esercito britannico distrusse il contingente italo tedesco. Il Generale Montgomery  disponeva un contingente superiore nei mezzi e negli uomini.
A novembre ’42 gli italo tedeschi, persa la battaglia, si ritirano ed in tre mesi sono costretti a tornare lungo il litorale della Tunisia; nel frattempo un contingente alleato è sbarcato in Marocco e Algeria.
Le truppe dell’Asse Germania-Italia-Giappone sono prese tra due fuochi: si arrendono nel maggio 1943.

La grande alleanza e la campagna d’Italia.
Le forze che combattevano contro l’Asse nella Conferenza di Washington concludono il Patto detto delle Nazioni Unite: cioè tener fede ai principi della Carta Atlantica, combattere le potenze fasciste, non concludere armistizi o paci separate.
Conferenza di Casablanca: inglesi e americani, Roosvelt e Churchill, decidono che, chiuso il fronte africano, lo sbarco sarebbe avvenuto in Italia.
Sorgono dei contrasti tra gli Alleati, nel senso che Stalin sollecita l’apertura di un altro fronte in Europa per alleggerire la pressione tedesca sull’Urss.

La campagna in Italia inizia il 12 giugno 1943 con la conquista di Pantelleria.  Un mese dopo i primi contingenti anglo americani sbarcano in Sicilia.
Sbarco in Italia è il colpo di grazia per il regime fascista: caduta del fascismo. Tornano i grandi scioperi operai (a Torino). Si moltiplicano le proteste antifasciste.
Torna alla ribalta la monarchia: riunione del Gran Consiglio del Fascismo la notte tra 24 e 25 luglio 1943 si conclude con l’approvazione dell’ordine del giorno, che invitava il re a riassumere le sue funzioni di comandante supremo delle forze armate: esplicito atto di sfiducia verso il Duce.
Il 25 luglio Mussolini è invitato a rassegnare le dimissioni e arrestato.
Capo del governo è nominato Pietro Badoglio (ex comandante FFAA).
Entusiasmo di massa, festa nelle piazze; il crollo del fascismo è repentino e inglorioso: il Partito Fascista che per 20 anni aveva governato l’Italia in modo assoluto, scomparve nel nulla prima che Badoglio provvedesse a scioglierlo d’autorità.
L’armistizio tra italiani e anglo-americani sottoscritto il 3 settembre è reso ufficiale l’8 settembre.
L’Italia è nel caos: il re e il governo si rifugiavano a Brindisi sotto la protezione degli alleati, i tedeschi procedevano all’occupazione di tutta l’Italia del nord (600.000 militari arrestati e deportati in Germania).
Il 12 settembre 1943 Mussolini è liberato da un commando di aviatori e paracadutisti e dopo pochi giorni annuncia la nascita del Partito Fascista Repubblicano che stabilì la sua patria a Salò.
Inizia la Resistenza armata del movimento partigiano che nasce in Italia per opporsi ai tedeschi: il nord Italia diventa teatro di una guerra civile tra fascisti e partigiani. I movimenti più importanti sono la Brigata Garibaldi, Giustizia e Libertà, la Brigata Matteotti, vi erano anche bande autonome composte da militari, cattolici, badogliani.
Si ricostituiscono i partiti antifascisti: Dc, Pri, Pci, Pli, Psiup, Democrazia del Lavoro.
Dopo l’8 settembre si costituisce il Comitato di Liberazione Nazionale (Cnl) che incita il popolo alla lotta e alla resistenza. Tale Comitato si contrappone al Governo Badoglio, garante degli impegni assunti con l’armistizio. Tale contrasto è sbloccato nella svolta di Salerno in cui si istituisce un Governo di Unità Nazionale.
4 Giugno 1944: Roma è liberata dagli alleati, Re Umberto assume la luogotenenza generale del Regno. Il nuovo governo è presieduto da Bonomi (esponente del Comitato di liberazione nazionale), in stretto collegamento con la resistenza.
Intanto nel nord Italia i partigiani organizzano i Cnl Alta Italia, si diedero una direzione militare con la costituzione.  Nell’autunno le truppe anglo americane si arrestano sulla linea gotica tra Rimini e La Spezia. La Resistenza visse il suo momento più difficile: il programma del generale inglese Alexander  invitava i partigiani a sospendere le operazioni su vasta scala. Il Governo Bonomi riconosce al Clnal la rappresentanza nell’Italia occupata.

Vittorie sovietiche e sbarco in Normandia
Mentre gli anglo americani erano impegnati nella lunga campagna d’Italia, dal luglio ’43 l’Armata Rossa inizia la lenta avanzata sul fronte orientale che si concluderà nell’aprile-maggio a Berlino.
Conferenza di Teheran (28 novembre – 1 dicembre 1943): è la prima in cui i tre “grandi” Roosevelt, Stalin e Churchill si incontrarono personalmente ; Stalin ottiene dagli anglo americani l’apertura di un altro fronte sulle coste francesi  nella primavera del ’44.
Sbarco in Normandia (operazione Overlord): scattò il 6 giugno 1944 al comando del generale Eisenhower: grande attacco con bombardamenti micidiali. Operazione molto difficile perché i tedeschi avevano munito tutta la zona con imponenti fortificazioni difensive (vallo atlantico). Sfondate le difese tedesche penetrano nel nord della Francia.
25 agosto le truppe anglo americane penetrano a Parigi: a settembre la Francia è quasi liberata.

Fine del III Reich
Il fronte degli alleati alla Germania si sfalda; Romania, Bulgaria, Finlandia, Ungheria chiedono l’armistizio.
Ottobre 1944: russi e partigiani jugoslavi entrano in Belgrado liberata; gli inglesi sbarcano in Grecia.
Scoppiano bombardamenti sulla Germania: Hitler rifiuta ogni ipotesi di resa. Spera nelle nuove armi segrete e in una rottura dell’alleanza russa e anglo americana.
Conferenza di Mosca: Churchill e Stalin stabiliscono la sfera di influenza: Romania e Bulgaria all’Urss, Grecia all’Inghilterra, situazione di equilibrio in Jugoslavia e Ungheria.
I tre grandi si incontrano a Yalta, conferenza in cui si stabilisce che la Germania sarebbe stata divisa in 4 zone di occupazione e sottoposta a misure di “denazificazione” . Libere elezioni per i Paesi liberati; in Polonia si promuove la nascita di un governo nato da un accordo tra comunisti e componente filo occidentale. L’Urss si impegnò a entrare in guerra contro il Giappone entro 2 mesi dalla fine del conflitto in Europa.
La spartizione dell’Europa era in atto: Stalin sfruttava le vittorie dell’Armata Rossa; a febbraio 1945 i russi sono vicini a Berlino, cacciati i tedeschi dall’Ungheria, dall’Austria, Praga è liberata il 4 maggio 1945.
Da marzo ’45 gli anglo americani varcato il Reno, dilagano in Germania. Il 25 aprile le avanguardie alleate raggiungono l’Elba e si ricongiungono ai russi che stavano accerchiando Berlino.
Contemporaneamente crollava il fronte italiano: il 25 aprile i tedeschi abbandonavano Milano , Mussolini tentava di fuggire ma catturato veniva fucilato dai partigiani, il cadavere esposto a Piazzale Loreto.
Il 30 aprile i russi entrano a Berlino: Hitler si suicida.
Il 7 maggio 1945 a Reims fu firmato l’atto di capitolazione delle forze armate tedesche.

Sconfitta del Giappone
A partire dal ’43 gli Usa avevano iniziato una lenta riconquista del Pacifico grazie alla potenza industriale, portaerei, bombardieri strategici. Dalla fine del ’44 bombardamenti a ripetizione sul Giappone che rifiutava di arrendersi.
12 aprile 1945 muore Roosevelt; il nuovo presidente degli Usa è Harry Truman deciso a impiegare contro il Giappone la bomba atomica. Bomba su Hiroshima: 100.000 morti, Nagasaky: 60.000 morti. Distruzione delle città ed effetti per le contaminazioni da radiazioni.
Il 15 agosto dopo che anche l’Urss aveva anch’essa dichiarato guerra al Giappone, l’Imperatore Hiroito offrì la resa incondizionata: armistizio.

Bibliografia consigliata

D. W. Ellwood – L’ alleato nemico. La politica di occupazione anglo – americana in Italia, 1943 – 1946, Feltrinelli, Milano, 1977.

P. Scoppola – I cattolici tra fascismo e democrazia, Il Mulino, Bologna, 1975.

Letture consigliate

 – Alcune cifre sulla debolezza e l’ impreparazione bellica italiana a ridosso dell’ intervento in Urss. In:  A. Aruffo, C. Adagio, F. Marri, M. Ostoni, L. Pirola, S. Urso -  Geografia della storia, Lo scontro per la supremazia mondiale 3/1, Cappelli editore, Bologna, 1998.

 

Alleati e mafia. In: A. Aruffo, C. Adagio, F. Marri, M. Ostoni, L. Pirola, S. Urso -  Geografia della storia, Lo scontro per la supremazia mondiale 3/1, Cappelli editore, Bologna, 1998.

 

– Galeazzo Ciano : DIARIO 1937- 1943 – 1 settembre 1939, 30 settembre 1939, 9 ottobre 1939, 31 dicembre 1939, 23 gennaio 1940, 30 maggio 1940, 10 giugno 1940. A cura di Renzo De Felice, Rizzoli, 1980.

 

Alcune cifre sulla debolezza e l’ impreparazione bellica italiana a ridosso dell’ intervento in Urss.

 

Scorte di materie prime: acciaio per 3 mesi; rame per 6 mesi; sta­gno e nichel da procurarsi quotidia­namente.
Munizionamento: 6 unità di fuoco (ogni unità di fuoco corrispondeva a 10 giorni) per le mitragliatrici e l'ar­tiglieria.
Armamento: 1 milione e 300 mila uomini (contro i demagogici 8 milio­ni di baionette evocate da Mussoli­ni), dotati del superato fucile mo­dello 91; 12 mila pezzi di artiglieria, in gran parte residuati della I guerra mondiale; 400 carri armati leggeri rlal nacn rii 3 tnnnellate P meno
cadauno (contro le 20 tonnellate di quelli tedeschi, le 26 di quelli bri­tannici, le quasi 30 tonnellate di quelli sovietici).
Aviazione: 1400 aerei di cui soltan­to la metà moderni. Flotta: 2 corazzate di linea e 2 in corso di allestimento, ma prive di
protezione aerea. Sulla carta si sa­rebbe potuto mobilitare un numero di 73 divisioni binarie, cioè su 2 reggimenti, corrispondenti a 37 divi­sioni di tipo ternario. A rendere ulteriormente'insufficien­te la capacità bellica italiana c'era­no stati ili sperperi nelle guerre
d'Etiopia e di Spagna (1900 pezzi di artiglieria, 10 mila mitragliatrici, 240 mila fucili, 8 mila automezzi la­sciati a Franco). Per giunta, nel pe­riodo di non belligeranza, anziché colmare i vuoti pregressi, il regime vendeva armi ad alleati ed avversa­ri. Materiale bellico fu venduto alla Francia (per un valore di 938 milio­ni), alla Gran Bretagna (per un valo­
re pari a 144 milioni), alla Iugosla­via (per un valore di 238 milioni), all'Ungheria (per un ammontare di circa 500 milioni).
Nella campagna militare in Unione Sovietica arrivarono appena 430 pezzi anticarro, 19 semoventi, 225 cannoni di grosso calibro, 960 altri pezzi di artiglieria, 1130 trattori, 16700 automezzi e 55 carri armati.

 

Alleati e mafia

Terminati i combattimenti, la Sicilia era di fatto separata dall'Italia. I par­titi antifascisti erano deboli e manca­vano di collegamenti su scala nazio­nale. Alcuni notabili ne approfittaro­no per rivendicare la separazione dell'isola dal Regno d'Italia. Nei cen­tri di provincia la rivolta individuale (banditismo rurale) e quella colletti­va (piccola borghesia) attecchivano sulla massa di migliaia di braccianti disoccupati e davano alimento al se­paratismo anti-italiano sul quale sof­fiava la mafia. Quest'ultima ebbe l'opportunità di affermarsi grazie alla connivenza con l'occupazione allea­ta. Per citare qualche esempio, il ca­po della mafia siciliana Genco Russo venne nominato sindaco di Musso­meli. Charles Poletti, capo degli affa­ri civili statunitensi in Sicilia, aveva tra i suoi consiglieri il gangster ita­loamericano Vito Genovese.
Il capo indiscusso della malavita di New York era Lucky Luciano [...]. Nell'autunno del 1942, i comandi americani disponevano, sull'Italia e sulla Sicilia, di informazioni molto scarse, insufficienti per condurvi una guerra. La Marina voleva dati precisi sulle coste, sui porti, canali, fiumi, sulle fortificazioni, le posta­zioni di artiglieria costiera e sulle caratteristiche fisiche dei possibili settori di sbarco; l'Army Intelligence voleva particolari sulle strade, sui ponti, sulla dislocazione delle trup­pe italiane e tedesche, sulle carat­teristiche delle città, dei paesi e dei villaggi; l'O.S.S. voleva trovare nell'isola elementi fidati, capaci di appoggiare gli agenti segreti [...]. Il capitano Haffenden trovò in Lucky Luciano l'uomo chiave per un'ope­razione così complessa [...]. Gli uo­mini della malavita americana origi­nari della Sicilia e in grado di "dare una mano" erano numerosi(F.
Gaja, L'esercito della lupara, Ma­quis, Milano, 1990, pp. 80-83). Altrove si legge: 'Dalla collusione tra servizio segreto americano e gangsterismo e tra quest'ultimo e la mafia, sorse il grande equivoco che favorì la ricostituzione dell'onorata società" dei dopoguerra e il rafforza­mento dei suo potere nelle zone tra­dizionali [...]. Per primo don Caloge­ro Vizzini, che a suo tempo era stato un valido sostenitore del fascismo, ebbe il riconoscimento del suo ope­rato a favore degli Alleati. II giorno seguente al suo ritorno a Villalba dalla spedizione, nella Caserma dei Carabinieri, il tenente americano Beehr, dei Civil Affairs di Mussome­li, lo nominava sindaco dei paese [...]. Elementi mafiosi si erano infil­trati in tutti gli uffici della nuova am­ministrazione, ricoprivano cariche pubbliche, e si trovavano nelle mi­gliori condizioni per controllare il mc­vimento delle merci e dei mezzi d:
trasporto [...]. Tra Noia e Villalba, cioè tra Vito Genovese e Calogero Vizzini, s'era stabilito il grande in­trallazzo di generi alimentari che rappresentava la più vasta organiz­zazione di borsa nera dell'intero mercato meridionale» (M. Pantaleo­ne, Mafia e politica, Einaudi, Torino, 1978, pp. 52-54). Altri dati confer­mano questi rilievi: »Vincenzo Di Carlo, capo della mafia di Raffadali, fu nominato, nientemeno, responsa­bile dell'ufficio per la requisizione del grano e altri cereali. Il capo della mafia di Corleone, Michele Navarra, ebbe l'autorizzazione a raccogliere gli automezzi militari abbandonati dall'esercito. Max Mugnani, precur­sore del traffico di narcotici, fu nomi­nato depositario dei magazzini far­maceutici americani in Sicilia» (F. Gaja, Op. cit., p. 111).
Ellwood, in un suo studio, riporta un documento dell'ambasciata sta­tunitense di Berna su partiti, perso­nalità ed organizzazioni utili agli Al­leati in caso di invasione dell'Italia: «Si dice che i seguenti italiani in­fluenti siano favorevoli agli Alleati e disposti a lavorare per le Nazioni Unite: Comm. Agnelli... Torino; Giovanni Rodriguere, Porto Longone, Isola El­ba - sindaco; Comm. Berlingieri, Rossano Calabro, grosso proprieta­rio terriero e molto influente.
Conte di Lusio, Messina, grosso pro­prietario terriero e molto influente. Elso Battistini, Aversa, capo della camorra.
Carmelo Albo, attualmente in prigio­ne, capo della mafia».
Commenta Ellwood: “Fu probabil­mente in questo limbo di consulenti semiufficiali che si svolsero i tanto discussi contatti degli Alleati con il separatismo siciliano: per ora non vi sono prove che questi legami ab­biano goduto di appoggio ufficiale ai più alti livelli” (D. W. Ellwood, L'alleato nemico, Feltrinelli, Milano, 1977, p. 247).
Argomenta Salvatore Lupo, a propo­sito della Sicilia: «La mafia trova credito dopo la fine dei combatti­menti nell'isola. Gli anglo-americani debbono amministrare. Del crollato apparato statale essi salvano giu­sto i carabinieri o il Servizio inter­provinciale di PS creato da Mori; per questo cercano i detentori di qualche potere informale (sacerdo­ti, aristocratici) avendo in mente il modello del boss italo-americano o quello del capo nativo collaboratore del colonialismo britannico. Per il ruolo di sindaco si affidano a nota­bili prefascisti tra cui non mancano umini "di rispetto". Il problema im­mediato è quello dell'ordine e degli approvvigionamenti alimentari mi­nacciati dal mercato nero» (S. Lupo, Storia della mafia dalle origini ai no­stri giorni, Donzelli, Roma, 1993, p. 160).

 

Diario di Galeazzo Ciano
1939
30 SETTEMBRE - Il Duce stamani conferma il suo scetticismo sulla possi­bilità di negoziati, quindi, durante il consiglio dei Ministri, sono stato chia­mato al telefono da Ribbentrop. Molto premuroso e cortese, più di quanto non lo sia stato nei recenti colloqui telefonici. Ha avanzato tre proposte: 1°) un incontro Hitler-Mussolini, possibilmente a Monaco; 2°) un mio viaggio a Berlino ove Hitler vorrebbe parlarmi a lungo su tutta la situazio­ne; 3°) un nostro incontro alla frontiera del Brennero. Però questa terza soluzione era la meno gradita. Ho detto al Duce che conveniva scartare, al­meno per ora, l'ipotesi di un suo viaggio: avrebbe potuto trovarsi in una difficile situazione sia di fronte al mondo se Hitler avesse - come è proba­bile - avanzato delle proposte assurde; sia di fronte allo stesso Hitler se questo gli avesse richiesto una immediata collaborazione militare. Quindi mio viaggio a Berlino. L'ho personalmente telefonato a Ribbentrop che ha sottolineato l'utilità di partire al più presto. Oggi stesso: ore 18. Parto senza una precisa idea di quello che i tedeschi mi proporranno: ma ho la volontà ferma e.radicata di salvaguardare a tutti i costi la nostra libertà d'azione. Non credo che da Berlino potrò portare un contributo al ristabilimento della pace in Europa, ma è certo che mi batterò come un leone per conser­vare la pace del popolo italiano

 

 

9 OTTOBRE - Il Duce stamani era depresso, come mai l'ho visto. Ormai si rende conto che la prosecuzione della guerra è cosa inevitabile, e sente tut­to il disagio di doverne rimanere fuori. Cosa eccezionale in lui, si è sfogato con me. "Gli Italiani" ha detto "dopo aver per diciotto anni ascoltato la mia propaganda guerriera, non si rendono conto di come io possa - ades­so che l'Europa è in fiamme - divenire l'araldo della pace….”

 

 

31 DICEMBRE - Mussolini ha sempre qualche ritorno di fiamma ger­manofilo: adesso vorrebbe scrivere una lettera a Hitler per dare alcuni consigli (finora non hanno avuto molto ascolto!) e per dire che continua a prepararsi. Per che cosa? La guerra a fianco della Germania non deve farsi e non si farà mai: sarebbe un crimine e una idiozia. Contro, non ne vedo per ora le ragioni. Comunque, caso mai, contro la Germania. Mai insieme. Questo è il mio punto di vista. Quello di Mussolini è esattamente il contra­rio: mai contro e, quando saremo pronti, insieme per abbattere le de­mocrazie, che, invece, sono i soli Paesi con cui si può fare una politica seria e onesta.
Per ora non è il caso di parlare di guerra: le condizioni di imprepara­zione sono assolute. Oggi stiamo peggio che in settembre. Il Gen. Favagros­sa ha detto ieri che se potrà avere tutte le materie prime richieste, sì che le fabbriche lavorino a doppio turno, una preparazione abbastanza completa sarà fatta per l'ottobre 1942. Anche Badoglio e Soddu escludono la possi­bilità di ogni altra azione in epoca più prossima.
Così si chiude l'anno, che per mc è stato tanto crudele nella vita intima e generoso in quella politica. L'anno che sorge, a mia idea, riserverà molte sorprese, e forse assisteremo al rapido concludersi di una tragica vicenda, che l'umanità non vuole e non riesce a capire. In questa incomprensione generale della guerra, assurda e inesplicabile, troviamo forse la chiave me­desima della sua fine.

 

1940

23 GENNAIO - Consiglio dei Ministri: bilanci militari. II Duce prende lo spunto per parlare della situazione internazionale. Tutte le sue punte sono dirette contro Francia e Inghilterra che "non possono più ormai vincere la guerra". Ripete che noi non potremo rimanere neutri all'infinito: una neutralità mantenuta sino alla fine della guerra "ci farebbe passare nel girone B delle Potenze Europee". Prevede che le nostre possibilità militari ci consentiranno di agire nel secondo semestre del 1940, o meglio nel primo del 1941. Ogni accenno all'azione è sempre fatto con obbiettivi contro gli alleati. Parla di bombardamenti terrorizzanti della Francia, di controllo marittimo del Mediterraneo. Le dichiarazioni hanno molto impressionato i ministri, alcuni dei quali hanno subito fatto coro, specialmente Ricci e Revel. Riccardi invece, parlando poi in.anticamera, ha detto che è assurdo proporsi d'armare settanta divisioni, quando le materie prime a nostra di­sposizione bastano sì e no per armarne dieci.
Ho ricevuto Pavelic. Anfuso ha verbalizzato il colloquio. È un uomo deciso e sereno, che sa dove vuole arrivare e che non teme le responsabilità pur di realizzare i suoi scopi. Abbiamo fissato i punti principali della pre­parazione e dell'azione.
Assicuro Sir Percy Loraine che stiamo facendo "qualchecosa e più di qualchecosa" in favore della Finlandia. Ne è stato contento.

 

 

30 MAGGIO - La decisione è presa. Il dado è tratto. Mussolini mi ha con­segnato stamani la sua comunicazione a Hitler circa l'entrata in guerra. Data prescelta è il 5 giugno, salvo che Hitler stesso non ritenga conveniente un ulteriore ritardo di qualche giorno. Il messaggio è comunicato in cifra ad Alfieri, con l'incarico di portarlo a Hitler, personalmente. In pari tem­po ne do notizia a Mackensen. Per quanto orinai preparato, l'Ambasciato­re ha accolto la notizia con molta gioia: ha avuto parole di ammirazione per il Duce ed ha elogiato la mia decisione di partecipare alla guerra come pilota. "In Germania - ha detto - i gerarchi non hanno dato un buon e­sempio. Lo stesso Baldur Voti Schirach è stato, almeno finora, imboscato nelle retrovie."
Mussolini si propone fare un discorso al popolo il pomeriggio del 4. lo, un'ora prima, comunicherò a Poncet e a Loraine lo stato di guerra. Il Duce voleva omettere "questa formalità". Ho insistito perché almeno sia salvata la forma.
II Ministro d'Egitto parla, a titolo personale, di una eventuale procla­inazione di neutralità da parte del suo Governo. Lo incoraggio su questa strada. Non credo che la neutralità egiziana sposti gran che nel gioco, ma comunque sarebbe un certo vantaggio.

 

 

10 GIUGNO - Dichiarazione di guerra. Per primo ho ricevuto Poncet, che cercava di non tradire la sua emozione. Gli ho detto: "Probabilmente ave­te già compreso le ragioni della mia chiamata". Ha risposto: "Benché io sia poco intelligente, questa volta ha capito". Ma ho sorriso per un istante solo. Dopo aver ascoltato la dichiarazione di guerra ha replicato: "È un colpo di pugnale ad un uomo in terra. Vi ringrazio comunque di usare un guanto di velluto". Ha continuato dicendo che lui aveva previsto tutto ciò da due anni, e non aveva più sperato di evitarlo dopo la firma del Patto d'Acciaio. Non si rassegnava a considerarmi un nemico, né poteva consi­derare tale nessun italiano. Comunque, poiché per l'avvenire bisognava ri­trovare una formula di vita europea, augurava che tra l'Italia e Francia non venisse scavato un solco incolmabile. "I tedeschi sono padroni duri. Ve ne accorgerete anche voi". Non ho mai risposto. Non mi sembrava il momen­to di polemizzare. "Non vi fate ammazzare" ha concluso accennando alla mia uniforme di aviatore, e mi ha stretto la mano. Più laconico e impertur­babile, Sir Percy Loraine. Ha accolto la comunicazione senza batter ciglio, né impallidire. Si è limitato a scrivere la formula esatta da me usata ed ha chiesto se doveva considerarla un preavviso o la vera e propria dichiarazio­ne di guerra. Saputo che era tale, si è ritirato con dignità e cortesia. Sulla porta, ci siamo scambiati una lunga e cordiale stretta di mano.
Mussolini parla dal Balcone di Palazzo Venezia. La notizia della guerra non sorprende nessuno e non desta eccessivi entusiasmi. Io sono triste: molto triste. L'avventura comincia. Che Dio assista l'Italia.

 

Fonte: http://scienzepolitiche.unipg.it/tutor/uploads/lezione6_-_la_seconda_guerra_mondiale_001.doc

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