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ILLUMINISMO E RIFORME NELL’ EUROPA DEL VECCHIO REGIME ( SEC. XVIII)
Studieremo gli aspetti filosofici e culturali dell’illuminismo nel corso di filosofia, sia con i personaggi più importanti ( John Locke in Inghilterra, Voltaire e gli enciclopedisti in Francia, Immanuel Kant in Prussia) sia nei temi più significativi : la nuova concezione della sovranità e dello stato, la critica al principio d’autorità, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini, la fede nella ragione come strumento per risolvere i problemi umani e per promuovere una conoscenza fondata.
Vediamo qui le importanti riforme che si attuarono in Europa sotto lo stimolo dell’illuminismo ( e che a loro volta ne favorirono la diffusione e il successo),
La vera ondata di trasformazioni istituzionali e amministrative che investe quasi tutti gli stati europei si dipana soprattutto nella seconda metà del secolo, dopo la fine delle numerose guerre che avevano segnato il primo cinquantennio del Settecento, caratterizzato da una estrema instabilità politica e diplomatica, e da ricorrenti conflitti fra le dinastie. Fu proprio questa instabilità, oltre che gli alti costi delle guerre, a mettere in rilievo la fragilità degli apparati pubblici, l’insufficienza del sistema degli appalti cui molti stati affidavano l’esazione fiscale, l’iniquità della tassazione, l’impossibilità per i sovrani, con i mezzi di cui disponevano, di controllare interamente la vita pubblica del loro stato.
Come per i secoli precedenti, la necessità di reperire sempre maggiori entrate da destinare alla guerra e alla competizione internazionale, che nel Settecento si sposterà anche alle colonie e al controllo dei traffici marittimi, resero necessaria una seria valutazione dell’efficienza dei sistemi fiscali e finanziari dello stato: sta qui la radice prima delle tante riforme avviate da sovrani e repubbliche, con esiti assai diversi.
A questo va aggiunto il clima culturale del Settecento, caratterizzato dalla diffusione della filosofia dei Lumi, i cui esponenti portarono un duro attacco ai sistemi di governo preesistenti, e soprattutto ai loro sistemi giuridici e giudiziari, avanzando dettagliati progetti di trasformazione degli assetti esistenti in direzione di una maggiore diffusione del benessere economico, di migliori condizioni di vita, di un fisco più equo, di una più ampia scolarizzazione e educazione delle masse popolari.
Il pensiero dell’Illuminismo è ricco e differenziato, non riconducibile a opzioni o alternative nettamente contrapposte. La complessità delle società settecentesche, esito del riaprirsi di vivaci dinamiche sociali (fortune di gruppi mercantili ed economici anche a causa della rivoluzione finanziaria, ascese sociali di alcune famiglie, rivendicazioni di gruppi corporativi o di ceti, ecc.), si riflette nella ampia articolazione di analisi, critiche, progetti, che sono al centro del dibattito pubblico e delle opere del tempo.
Fondamentale è anche l’affiorare di un’idea di Europa come insieme di stati, con una serie di caratteri comuni che erano però mutuati dagli stati più avanzati: sviluppo economico e sociale, forte integrazione dei commerci, ceti dirigenti uniti da una stessa cultura, da un solo stile di vita, da valori assai simili.
Un’Europa che molti autori non esitarono a definire come la punta più avanzata della civiltà, soprattutto per la ‘raffinatezza’ dei costumi e delle forme di vita raggiunte negli stati più avanzati, come Francia e Inghilterra. Vedi ad esempio il regno di Prussia di Federico II, l’ impero di Maria Teresa d’Austria e del figlio Giuseppe II ( compresi i domini asburgici in Lombardia e a Trieste), l’impero russo di Pietro il Grande e diCaterina II; il Italia il Gran Ducato di Toscana di Pier Leopoldo di Lorena ( figlio di Maria Teresa e fratello dell’imperatore e, successivamente, imperatore per pochi anni) e il regno delle due Sicilie di Carlo di Borbone ( futuro re di Spagna)
Ricordiamo i temi presenti nella varie correnti dell’Illuminismo europeo che hanno diretta attinenza con le riforme del secolo, o perché riguardano, appunto, le modificazioni da apportare agli assetti del tempo, o perché ispirarono l’azione di alcuni sovrani riformatori:
Le idee e le proposte degli Illuministi influenzarono profondamente molti sovrani: molti degli uomini dei Lumi furono anzi consiglieri, o direttamente partecipi, in qualità di funzionari o ministri, all’opera di riforma. Il termine “assolutismo illuminato” indica appunto il connubio tra le idee dei Lumi e l’opera di centralizzazione delle funzioni e del potere avviata dai governanti. E’ un’espressione ambigua, perché molti dei protagonisti dell’Illuminismo erano critici verso le esperienze monarchiche del passato, e alcuni proponevano una moderna separazione dei poteri. Nonostante ciò, nella fase iniziale dell’Illuminismo molti intellettuali scelsero di affidare le loro proposte a sovrani forti, in gradi di ‘modernizzare’ dall’alto lo stato e la società. Loro obiettivo era infatti di superare ogni opposizione alle riforme da parte dei ceti tradizionali: l’azione decisa di un sovrano investito di ampi poteri legislativi, giudiziari e amministrativi sembrò, nella prima fase delle riforme, lo strumento migliore per mettere a tacere l’opposizione nobiliare e dei ceti privilegiati.
Ma in un secondo tempo, negli anni ’70 e ’80 del Settecento, emersero più nettamente concezioni e proposte che andavano in direzione della divisione dei poteri ( cioè una divisione e un bilanciamento tra le varie funzioni dello stato, che evitassero l’accentramento del potere, e quindi l’assolutismo) della rappresentanza politica ( superando la rappresentanza per ceti- nobiltà, clero e terzo stato,- in favore della rappresentanza per individui: “una testa, un voto” ), della distinzione tra stato e società,( con la definizione di ambiti in cui lo stato non poteva interferire: la libertà di associazione, la libertà di stampa, la libertà di movimento ) e dunque del riconoscimento di più ampie libertà politiche e civili per tutti i sudditi. Ma accogliere queste proposte avrebbe significato per le monarchie europee capovolgere la tradizionale legittimazione del loro potere, visto come il vertice di una piramide gerarchica di poteri e privilegi, che il sovrano condivideva con i ceti privilegiati, escludendo invece la maggioranza della popolazione: in altre parole mettere in discussione l’assolutismo.
Per questo, se le riforme portarono a profonde trasformazioni in molti settori della vita politica e sociale, dagli apparati di governo alle amministrazioni locali, dai sistemi fiscali alle istituzioni educative, fino all’assistenza, alla sanità e così via, nessuna riforma intervenne a modificare gli assetti sociali di fondo degli stati d’antico regime, togliendo i privilegi ormai ingiustificati di gruppi sociali dominanti, e allargando la partecipazione alla vita politica a strati più ampi della popolazione.
Si tratta di un ‘limite’ del movimento riformatore che sarà percepito dagli stessi intellettuali e dall’opinione pubblica del tempo: ciò spiega, specie in riferimento alla penisola, l’adesione convinta alla rivoluzione francese che si diffuse presso i ceti borghesi di molti stati europei. Il limite del riformismo sembrò allora superato dall’azione dei rivoluzionari francesi: salvo ricredersi poi nuovamente di fronte alla durezza dell’occupazione napoleonica.
Per tornare ora all’avvio delle riforme, va detto che come in altri momenti della storia europea, furono in primo luogo le esigenze fiscali e finanziarie a portare i sovrani alle prime riforme. Il bisogno di maggiori entrate, dovuto alle numerose guerre europee del primo Settecento, combattute da esercito meglio organizzati e meglio equipaggiati, e dunque più costosi, fu alla base dei primi tentativi di razionalizzare i sistemi fiscali, sia attraverso un accertamento più preciso dell’imponibile, sia tramite la revisione del sistema degli appalti e la creazione di uffici e funzioni fiscali controllate dal centro.
n.b. queste note sono adattate da. D. FRIGO, Storia delle istituzioni politiche,
Fonte: http://www.luciorizzotto.it/classe4/storia/ILLUMINISMO%20E%20RIFORME%20%20NELL.doc
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