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NATALE
Il Natale è una festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, figlio della Vergine Maria. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).
Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa “natalizio, relativo alla nascita”.
Nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell’Urbe, e il Dies Natalis Ssolis Invicti la festa dedicata alla nascita del Sole, anch’essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.c., soppiantata progressivamente durante il III secolo dalla ricorrenza cristiana. Da allora in poi, il Natale ha cominciato a commemorare il Natale Christi.
Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto dell’aggettivo santissimo.
Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all’Epifania, Ascensione e Pentecoste ed inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli, da quando cioè è diventata la festa in cui ci si scambia i regali e più si sta insieme in famiglia.
IL SIGNIFICATO CRISTIANO DEL NATALE
Il Natale per i cristiani è sopra ogni cosa la consapevolezza di essere chiamati a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio.
Sul Natale in quanto festa cristiana, sulle manifestazioni liturgiche, sulle tradizioni delle comunità cristiane e sulle ricorrenze, riti ed abitudini di tutto il mondo sono state scritte decine e decine di poesie.
LA NASCITA DI GESU’
La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo il Vangelo di Luca, Egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai Romani.
Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il Messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.
LITURGIA CRISTIANA
Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa di mezzanotte), in aurora, in die (del giorno).
Come in tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima- se esso non ha la precedenza stabilita dalle apposite norme – facendo così saltare i vespri del giorno precedente.
Il tempo liturgico del Natale si conta a partire dai primi vespri del 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente il Natale comprende le quattro settimane d’Avvento.
LA DATA DI NASCITA DI GESU’
Secondo il parere unanime degli storici, la tradizione che fissa la data del Natale al 25 dicembre ha origine alcuni secoli dopo la nascita di Gesù e non ha alcun collegamento con la sua effettiva data di nascita, che è ignota. Non si conosce neppure l’anno in cui Gesù nacque; secondo la teoria più accreditata fu tra il 7 e il 4 a.C..
LE PRECEDENTI CELEBRAZIONI NON CRISTIANE
Il 25 dicembre, nell’antica Roma, si festeggiava la festa del dio Mitra (Dio del Sole), divinità che godeva di molta importanza anche nei territori colonizzati.
Le feste romane dei saturnali, che iniziavano il 17 dicembre e terminavano intorno al 23 dicembre erano dei riti carnascialeschi.
La festa del Sole era la più importante e sentita da tutte le popolazioni che risiedevano nei confini dell’impero romano le quali, pur divise in molti culti religiosi, celebravano idealmente la nascita del sole in concomitanza con il solstizio d’inverno.
Dai Persiani ai Celti, dagli Egiziani ai Greci, ai Germani dove veniva chiamata Yule, molte popolazioni usavano celebrare la nascita del sole con riti collettivi e feste familiari, quasi sempre nei giorni prossimi al solstizio d’inverno. Tracce di similari usanze religiose sono state trovate anche nelle testimonianze archeologiche delle civiltà americane d’epoca precolombiana.
La festività era talmente diffusa ed “unificante” che l’Imperatore Aureliano nell’anno 273 la istituì per tutto l’impero decretandone la denominazione ufficiale di “Natalis Solis invicti” e fissandone la data nell’ottavo giorno prima di capodanno (ante diem octavum Kalendas Ianuarias), ovvero il 25 dicembre.
Nello stesso periodo erano presenti diverse festività celebrate in onore degli dei egizi e latini Osiride, Giove e Plutone, o da antichi condottieri deificati, come re Nimrod.
I PRIMI SECOLI DEL CRISTIANESIMO
Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant’Ireneo e Tertulliano; Origene probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita. Anobio ridicolizza la celebrazione dei “compleanni” degli dei.
Le Chiese cristiane celebravano piuttosto la festa dell’Epifania (dal greco epiphàneja: manifestazione, comparsa, apparizione, nascita), che commemora la visita dei Magi a Gesù.
Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò solo nel III secolo e durò fino al successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.
CELEBRAZIONI IN ALESSANDRIA D’EGITTO
Le prime evidenze di una celebrazione provengono da Alessandria d’Egitto, circa 200 d.C., quando Clemente di Alessandria disse che certi teologi egiziani “molto curiosi”, definirono non solo l’anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del ventottesimo anno di Augusto ma fecero questo non perché ritenessero che il Cristo fosse nato quel giorno ma solo perché quel mese era il nono del loro calendario.
Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile).
Un testo del 243, De paschae computus, attribuito a Cipriano ma probabilmente apocrifo, dichiara che la nascita di Gesù fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato.
Clemente dichiara anche che i Balisilidiani celebravano l’Epifania e con essa, probabilmente, anche la nascita di Gesù, il 15 l’11 Tybi (10 o 6 gennaio).
In un qualche momento la doppia commemorazione di Epifania e natività deve essere diventata comune, sia perché l’apparizione dei pastori era considerata una delle manifestazioni della gloria di Cristo, sia forse a causa di una discrepanza del Vangelo di Luca 3,22 presente in vari codici, tra cui il codice Bezae, in cui le parole di Dio sono rese houios mou ho agapetos, ego semeron gegenneka se ( “tu sei il mio figlio prediletto, in questo giorno ti ho generato”) al posto di en soi eudokesa (“in te mi sono compiaciuto”).
Abraham Ecchelensis (1600-1664) riferisce della presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae da una costituzione della chiesa di Alessandria al tempo del Concilio di Nicea.
Epifanio riferisce di una cerimonia dai tratti gnostici ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 ed il 6 gennaio, a cross-stamped Korè era portato in processione attorno ad una cripta, al canto Oggi a quest’ora Korè ha dato vita all’Eterno.
Giovanni Cassiano (360-435) scrive tra il 418 ed il 427 che i monasteri egiziani ancora osservavano gli antichi costumi.
Il 29 Choiak (25 dicembre) e 1 gennaio 433 Paolo di Emesa predica presso Cirillo d’Alessandria, e i suoi sermoni mostrano che la celebrazione del Natale il mese di dicembre era già fermamente stabilita, ed i calendari provavano la sua permanenza; per cui si era diffusa in Egitto tra il 427 ed il 433.
CELEBRAZIONI A CIPRO, ARMENIA E TURCHIA
A Cipro, alla fine del IV secolo, Epifanio dichiara contro gli Alogi che Cristo era nato il 6 gennaio ed era stato battezzato l’8 novembre.
Efrem Siro (i cui inni si riferiscono all’Epifania e non al Natale) prova che la Mesopotamia ancora festeggiava la nascita tredici giorni dopo il solstizio d’inverno, ovvero il 6 gennaio.
Contemporaneamente in Armenia la data di dicembre era ignorata, e tuttora gli Armeni celebrano il Natale il 6 gennaio.
In Turchia, i sermoni di San Gregorio di Nissa su San Basile (morto prima dell’ 1 gennaio 379) e i due seguenti durante la festa di Santo Stefano, provano che nel 380 il Natale era già celebrato il 25 dicembre.
Nel V secolo Asterio di Amaseia e Sant’Anfilochio di Iconio, contemporanei di Basile e Gregorio, mostrano che nelle loro diocesi le feste dell’Epifania e del Natale erano separate.
CELEBRAZIONI A GERUSALEMME
Nel 385 Egeria scrive di essere rimasta profondamente impressionata dalla festa della Natività di Gerusalemme, che aveva aspetti prettamente natalizi; il vescovo si recava di notte a Betlemme, tornando a Gerusalemme il giorno della celebrazione. La presentazione di Gesù era celebrata quattordici giorni dopo. Ma questo calcolo inizia dal 6 gennaio, e la festa continuava per gli otto giorni dopo quella data; successivamente menziona solo le due feste maggiori dell’Epifania e della Pasqua. Per cui il 25 dicembre nel 385 non era osservato a Gerusalemme.
Giovanni di Nikiu (circa nel 900) per convincere gli armeni ad osservare la data del 25 dicembre fa notizia di una corrispondenza tra San Cirillo di Gerusalemme e Papa Giulio I in cui Cirillo dichiara che il suo clero non può, nella singola festa della nascita e del battesimo, effettuare una doppia processione tra Betlemme ed il Giordano e chiede a Giulio di stabilire la vera data della Natività dai documenti del
censimento portati a Roma da Tito; Giulio stabilisce il 25 dicembre.
In un altro documento si riferisce che Giulio scrisse a Giovenale di Gerusalemme (circa 425-458), aggiungendo che Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli era stato criticato per aver dimezzato le festività, ma Giulio morì nel 352 e la testimonianza di Egeria rende questi ultimi due documenti di origine dubbia.
San Girolamo, scrivendo nel 411, rimproverava ai palestinesi di mantenere la celebrazione della nascita di Cristo nella festa della Manifestazione.
Cosmas Indicopleustes suggerisce che anche alla metà del VI secolo la Chiesa di Gerusalemme riteneva, basandosi sul passo evangelico di Luca, che il giorno del battesimo fosse il giorno della nascita di Gesù in quanto essere divino. La commemorazione di Davide e Giacomo l’Apostolo si svolgeva il 25 dicembre.
Il 25 dicembre 432 Paolo di Emesa pronunciava a Cirillo di Alessandria un discorso sul Natale.
CELEBRAZIONI AD ANTIOCHIA
Ad Antiochia,dopo una lunga resistenza, la festa del 25 dicembre venne accolta nel 386 grazie all’opera di San Giovanni Crisostomo.
Durante la festa di San Philogonius del 386 San Giovanni Crisostomo predicò un importante sermone: in reazione ad alcuni riti e feste ebraiche invitò la Chiesa di Antiochia a celebrare la nascita di Cristo il 25 dicembre quando già parte della comunità la celebrava in quel giorno da almeno dieci anni; dichiarò che in occidente la festa era già celebrata e che egli desiderava introdurla, che questa era osservata dalla Tracia a Cadice e che la sua miracolosamente rapida diffusione era un segno della sua genuinità.
Pergiustificare la decisione interpretò gli episodi evangelici dicendo che il sacerdote Zaccaria entrò nel Tempio ricevendo l’annuncio del concepimento di Giovanni Battista in settembre; il Vangelo data quindi il concepimento di Gesù dopo sei mesi, ovvero in marzo, per cui la nascita sarebbe avvenuta in dicembre.
Infine Crisostomo dichiarò di sapere che i rapporti del censimento della Sacra Famiglia erano ancora a Roma e quindi Roma doveva aver celebrato il Natale il 25 dicembre per un tempo abbastanza lungo da consentire a Crisostomo di riportare con certezza la tradizione romana. Il riferimento agli archivi romani è antico almeno quanto Giustino Martire e Tertulliano, Papa Giulio I, nella falsificazione cirillica citata in precedenza, afferma di aver calcolato la data basandosi su Flavio Giuseppe, sulla base della stessa considerazione non provata riguardante Zaccaria.
CELEBRAZIONI A COSTANTINOPOLI
Nel 379-380 Gregorio Nazianzeno si fa iniziatore (in lingua greca: exarchos) presso la Chiesa di Costantinopoli della nuova festa, proposta in tre sue omelie predicate in tre giorni successivi nella cappella privata chiamata Anastasia; dopo il suo esilio nel 381, la festa scomparve.
Secondo Giovanni di Nikiu, Onorio presente durante una delle sue visite, si accordò con Arcadio perché fosse osservata la festa nella stessa data di Roma.
Kellner colloca questa visita nel 395; Baumstark tra il 398 e il 402; l’ultima data si basa su una lettera di Giacomo di Emessa citata da Gorge di Beeltàn, che dichiara che il Natale fu portato a Costantinopoli da Arcadio e Crisostomo dall’Italia dove secondo la tradizione si era tenuta fin dai tempi apostolici. Crisostomo fu vescovo tra il 398 e il 402, e quindi la festa sarebbe stata introdotta in questo periodo da Crisostomo vescovo allo stesso modo in cui era stata introdotta da Antiochia da Crisostomo presbitero; però Lùbeck prova che le evidenze su cui si basa la tesi di Baumstark non sono valide.
Più importante, ma solo poco meglio accreditata, è la tesi di Erbes’ che la festa sia stata introdotta da Costantino I tra il 330 e il 335; esattamente nel 330 secondo l’opinione di alcuni storici, e probabilmente consigliato dalla madre Elena e dai vescovi del Concilio di Nicea.
CELEBRAZIONI A ROMA
Riguardo alla Chiesa di Roma, la più antica fonte sulla celebrazione del Natale è il calendario filocaliano compilato nel 354, che contiene importanti tre date:
Nella lista dei consolo sono indicati i giorni di nascita e di morte di cristo e le date di ingresso a Roma e di martirio di San Pietro e Paolo.
Una citazione significativa è:
(LA) “Chr. Caesar et Paulo sat. XIII. Hoc. Cons. Dns. His. XPC natus est VIII Kal. Ian. d. ven. luna XV” |
(IT) “durante il consolato di Cesare (Augusto) e Paolo nostros ignore Gesù Cristo nacque otto giorni prima delle calende di gennaio (ovvero il 25 dicembre) un venerdì, il quattordicesimo giorno della Luna” |
Queste indicazione però sembrano scorrette e possono essere delle successive aggiunte al testo, per cui anche se la Depositio Martyrum è datata al 336, è probabile che questa indicazione debba essere datata al 354, anche se la presenza di un calendario ufficiale lascia supporre che siano esistite delle celebrazioni popolari esistenti.
Sul finire del IV secolo la festività passò a Milano e per poi diffondersi nelle altre diocesi del nord: Torino, Ravenna, ecc.
IPOTESI SULL’ORIGINE DELLA DATA DEL NATALE
Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre, vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: La prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al Cristianesimo; la seconda che sia derivata dall’influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al Cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.
Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “interna” al Cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.
Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come “esterna” al Cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al Cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche.
C’è che afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della Luce, la Hanukkà, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all’inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l’antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il Cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come Pasqua o Pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche.
IL NATALE OGGI
Usi e costumi antichi e moderni
Nell’attuale ricorrenza, in occidente si festeggia il Natale con lo scambio di doni (eredità dei Sigillaria festeggiati il 20 dicembre), con dei banchetti (in eredità agli antiche Saturnali romani che duravano dal 17 al 23 dicembre), si addobba l’albero di Natale (introdotto da Lutero), si prepara il presepe (introdotto da San Francesco d’Assisi).
Nel folklore
In Natale è in gran parte caratterizzato dallo scambio di doni all’interno della famiglia. Spesso si sostiene che i regali siano portati da Babbo Natale o da altre figure tradizionali. In gran parte del mondo occidentale, nonostante l’influenza secolarizzante dei media, le tradizioni locali del Natale sono ancora vive. Fra le usanze popolari legate alla ricorrenza, le più diffuse sono il presepe e l'albero di Natale.
Nei paesi prevalentemente cristiani, il Natale è diventata la festa “economicamente” più importante dell’anno; è celebrata come vacanza non religiosa in molti Paesi con piccole comunità cristiane.
TRADIZIONI DEL NATALE NEL MONDO
Natale in Danimarca
Nella tradizione danese il periodo natalizio inizia con l’avvento. In questo periodo i bambini si trasformano in folletti (gli aiutanti di Babbo Natale) e si divertono a fare dei piccoli scherzetti nell’ambito familiare. Nelle case si beve il Gluhwein, un vino speziato arricchito con mandorle ed uvetta. La vigilia si trascorre in famiglia e si addobba l’albero con palline e bandierine danesi. Il pranzo tradizionale prevede oca arrosto con cavoli,patate scure (piccole patate fatte caramellare in zucchero grezzo) e il tipico dolce ris à l’amande, riso alle mandorle, dove nel riso viene nascosta una mandorla intera. Chi la trova (di solito si fa trovare al bambino più piccolo), riceve un regalo. I bambini vengono vestiti come folletti e aspettano lo Julemann (Babbo Natale) ce porta i regali.
Dopo cena si balla intorno all’albero e si cantano canzoni natalizie, dopodichè si aprono i regali. La notte di Natale i bambini guardano dalle finestre, perché sanno che Babbo Natale non tarderà ad arrivare: abita in Finlandia, in una zona chiamata Lapponia.
Babbo Natale vive con Mamma Natale e tanti piccoli aiutantiall’interno di una montagna chiamata Korvatunturi. Questa montagna ha tre orecchie, in modo che Babbo Natale possa ascoltare i messaggi che gli arrivano da tutto il mondo. L’entrata della montagna è però così segreta che finora nessuno è riuscito a scoprire dove sia. La sua renna preferita si chiama Rudolph ed è molto particolare perché il suo naso rosso brilla. Prima di Natale, Babbo Natale deve leggere tante lettere, per questo ci sono tanti elfi che lo aiutano.
Natale in Germania
Si può dire che il periodo natalizio inizia già a novembre. Il giorno di San Martino, l’11 novembre (che tra l’altro corrisponde anche all’inizio del carnevale), le scuole organizzano per il tardo pomeriggio delle processioni in cui i bambini portano delle lanterne, costruite con l’aiuto degli insegnanti, che servono per illuminare la strada a San Martino. In alcuni paesi esiste la tradizione di andare nei cimiteri per portare la luce là dove c’è buio.
Il 6 dicembre arriva San Nicola che porta ai bambini dei cioccolatini, delle casette di pane speziato e altre leccornie.
Nel periodo dell’avvento si fanno delle ghirlande in cui, nelle quattro domeniche precedenti il Natale, vengono messe delle candele per addobbare la casa. In questo periodo si preparano molti dolci come i Lebkuchen o il Christollen e si beve vino speziato. Il 24 dicembre si addobba l’albero, la sera arriva il Christking (il Bambino Gesù) e in alcuni luoghi Babbo Natale per consegnare i regali a chi è stato bravo; la tavola viene guarnita con particolare cura e si mangiano l’oca arrosto o la carpa blu.
Natale in Polonia
L’albero di Natale si addobba il giorno della vigilia, e in questo giorno si mangiano pesce o verdura e non si usano grassi come burro e olio. La notte del 24 dicembre arriva Babbo Natale e porta i regali ai bambini. Spesso a Natale c’è la neve e a molti piace andare fuori per accendere un bel fuoco e arrostire delle salsicce mentre i bambini giocano con lo slittino.
Natale in Inghilterra
In Inghilterra le tradizioni natalizie sono simili a quelle degli altri Paesi. Per i bambini il Natale comincia già a novembre, quando cominciano a scrivere la lista dei regali e i negozi addobbano le vetrine con temi natalizi. Da dicembre si inizia ad aprire il calendario dell’avvento e due settimane prima di Natale si decorano la casa e l’albero con luci e fiocchi. La sera della vigilia, i bambini appendono delle calze per Father Christamas; per ringraziarlo dei regali gli lasciano un bicchiere di latte e un dolce (mince pie) e per la renna Rudolph una carota. Il giorno di Natale è il più bello, perché si aprono i regali che Babbo Natale ha lasciato dentro un sacco sotto l’albero; si sta con i parenti, si mangiano tacchino ripieno accompagnato da mirtilli e il Christmas Pudding o Christmas Cake, un dolce caratteristico. Alle tre del pomeriggio alla televisione viene trasmesso il discorso della regina.
Natale in Irlanda
Un tempo la caccia allo scricciolo era una tradizione seguita il 26 dicembre in tutta l’Irlanda. Il motivo di tanto accanimento contro questo uccellino è da ricercare nella leggenda che accompagna il martirio di Santo Stefano. Si narra infatti che il santo si fosse nascosto dietro un cespuglio per sfuggire ai suoi persecutori, ma fosse stato scoperto a causa di uno scricciolo che volando via dal nascondiglio svelò la presenza del martire. Per questo motivo il 26 dicembre di ogni anno, gruppi di uomini ricordano questo episodio, fingendo di dargli la caccia, di catturarlo e poi di condurlo legato ad un bastone di casa in casa cantando e facendo la questua.
Naturalmente, è solo una finzione: oggi nessuno scricciolo deve temere per la propria incolumità, ma è comunque costume diffuso che uomini mascherati con abiti vecchi vadano di casa in casa offrendo canti e intrattenimento.
Natale in Olanda
Durante tutto il mese di dicembre, in Olanda si respira aria di festa. San Nicola è appena passato e già ci si affretta ad addobbare le case per le feste natalizie con alberi di Natale, ghirlande e candele. Le strade commerciali sono decorate e le luci, le canzoni natalizie e i Babbi Natale creano un’atmosfera natalizia. E’ d’obbligo in occasione di questa festa avere un albero di Natale e rendere la propria casa il più accogliente possibile con le decorazioni natalizie. La tradizione vuole che la vigilia e il giorno di Natale si festeggino in famiglia, intorno all’albero di Natale, davanti al camino o riuniti intorno alla tavola.
Non esiste un vero e proprio piatto tradizionale che tutti gli olandesi cucinano a Natale, ma il pollo, il tacchino e la gallina sono i piatti più diffusi. Non mancano le ciambelle alla mandorla, in particolare le ciambelline di Natale che vengono appese all’albero e lo stollen: un pane ovale farcito con uvetta, pasta di mandorle e ribes. Ogni occasione è buona per assaggiarlo: il giorno di Natale a colazione, a pranzo o come spuntino. La visita a uno dei tradizionali mercati è l’occasione, invece, per assaggiare salsicce calde e vin brulè.
Natale in Spagna
A Barcellona è costume il 28 dicembre fare scherzi a qualcuno. I regali si scambiano il 6 gennaio, quando arrivano los reyes, cioè i re Magi, con la cavalcata de los reyes. In quel giorno sfilano carri bellissimi che portano i re Magi che distribuiscono caramelle lanciandole dal carro, che tutti in corteo raccolgono dopo il loro passaggio. Negli ultimi anni anche Babbo Natale comincia a portare qualche regalo la notte di Natale, ma essenzialmente tutto si svolge il 6 gennaio.
Natale in Romania
Nelle domeniche di avvento ci si riunisce in famiglia, ma non c’è differenza con le altre domeniche dell’anno. I preparativi per il Natale iniziano solo un paio di giorni prima della vigilia. A scuola si insegna la storia di Gesù e di solito si mette in scena una rappresentazione in cui ogni bambino svolge un ruolo: Maria, Giuseppe, l’asino e così via. Il pomeriggio del 24 dicembre si va per le strade del paese e si bussa alle porte per chiedere di entrare. La gente apparecchia la tavola con una tovaglia bianca, i bambini si mettono intorno alla tavola recitando la storia della nascita di Gesù e alla fine dell’esibizione ricevono dei soldi e dei regali.
Alla sera ci si riunisce in una casa a mangiare wurstel e pane, si dividono i soldi e i regali. La Vigilia non è però ancora terminata, bisogna andare a messa e fare di nuovo la rappresentazione della nascita di Gesù per tutti i fedeli. Al ritorno a casa c’è sempre l’albero di Natale decorato con bastoncini di zucchero e cioccolatini e, se ci sono possibilità economiche, anche dei regali. Oppure la mattina del 25 dicembre si trovano le calze piene di dolcetti e delle buste piene di mele e mandarini (a volte anche monete).
Natale in Svezia
Durante il periodo natalizio le case vengono addobbate con decorazioni di paglia, con fiori rossi, rosa, bianchi, azzurri e con dolcetti speziati. I bambini usano il calendario dell’avvento per contare i giorni che li separano dal Natale e ogni giorno aprono una finestrella. L’albero si addobba il giorno prima di Natale. La sera della vigilia si mangia una minestra di riso, polpettine e salsicce e dopo cena solitamente ci si riunisce intorno all’albero per cantare. Solo a questo punto arriva Babbo Natale.
Durante in periodo natalizio, in Svezia, c’è una festa che è molto sentita: Santa Lucia, che si celebra il 13 dicembre. In ogni famiglia la figlia maggiore si veste come Santa Lucia, con una tunica bianca, una cintura rossa e una corona con delle candele accese, e porta un vassoio con dei dolci da offrire a tutta la famiglia.
Natale in Argentina
Anche se l’Argentina è all’altro capo del mondo, si può dire che il Natale venga festeggiato come in Italia. L’unica differenza è che in dicembre è piena estate. Il giorno più importante è il 24 dicembre. Alla sera la famiglia si riunisce e si mangia l’asado (carne alla brace), poi si brinda con panettone e spumante. Naturalmente, nelle case si addobba l’albero di Natale, un albero di plastica, perché quello vero seccherebbe subito. Fino a pochi anni fa i regali arrivavano con i re Magi a gennaio e i bambini lasciavano fuori dalla porta una scarpa e un po’ d’acqua e dell’erba per i cammelli. Negli ultimi anni è arrivata anche in Argentina la tradizione di scambiarsi i regali a Natale.
Natale in Canada
Si usa decorare la casa con corone di alloro, luci colorate e con l’albero di Natale. La settimana prima di Natale si scrive la lettera a Santa Claus per dirgli quali regali si desiderano. I bambini appendono delle calze in modo che Babbo Natale le possa riempire con caramelle e cioccolatini. In alcuni paesi i bambini vanno di casa in casa a cantare canzoni natalizie. Come compenso ricevono qualche moneta, dei dolcetti o qualcosa di caldo da bere (a Natale fa molto freddo). Il pranzo natalizio tradizionale consiste nel tacchino ripieno con contorno di patate e salsa di mirtilli. In alcune famiglie, invece del tacchino si usa cucinare l’anitra arrosto.
“BUON NATALE” NELLE LINGUE DEL MONDO:
arabo |
Idah Saidan |
bulgaro |
Tchestita Koleda |
catalano |
Bon Nadal |
ceco |
Prevenne Vam Vesele |
cinese cantonese |
Gun tso Sun Tan’ |
danese |
Glaedelig Jul |
ebraico |
Mo’adim Lesimkha |
finnico |
Hyvaa joulua |
giapponese |
Shinnen omedeto |
greco |
Kala Christouyenna |
islandese |
Gledileg Jol |
irlandese |
Nollaig Shona Dhuit |
ladino |
Natale hilare |
norvegese |
God Jul |
olandese |
Vrolijk Kerstfeest |
polacco |
Wesolych Swiat |
russo |
Pozdrevlyayu s prazdnikom |
serbo |
Hristos se rodi |
slovacco |
Vesele Vianoce |
svedese |
God Jul |
turco |
Noeliniz Ve Yeni Kristovym |
ungherese |
Boldog Karàcsonyt |
inglese |
Happy Christmas |
spagnolo |
Felices Navidades |
francese |
Bon Noel |
rumeno |
Sarbatori Vesele |
tedesco |
Frohe Weihnachten |
portoghese |
Feliz Natal |
NATALE: COS’E’ REALMENTE SUCCESSO ?
La storia del primo Natale la conosciamo a memoria o almeno, crediamo di conoscerla. Nell’anno 1 della nostra era, il 25 dicembre, a mezzanotte, a Betlemme, Gesù nacque e fu deposto in una mangiatoia, circondato da un asino e un bue. Ben presto i pastori, avvisati dagli angeli, accorsero portando doni; mentre Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, i tre re magi misteriosi guidati da una stella cometa, giunsero ad adorarlo.
Tutto ciò è, in effetti, affascinante.
Il solo problema è che non è proprio quello che ci racconta il Vangelo.
LA MANGIATOIA, L’ASINO E IL BUE : |
In questa visione un po’ folkloristica del Natale si trovano, anzitutto, degli elementi che non sono riportati dai Vangeli. Così la data e l’ora della nascita di Gesù, il nome dei magi o la presenza dell’asino e del bue. Per ritrovare il messaggio di Natale, ritorniamo dunque alle fonti dei testi evangelici.
Si tratta di partire, anzitutto, da quelli che vengono chiamati “i vangeli dell’infanzia”. Soltanto gli evangelisti Matteo (capitoli 1 e 2) e Luca (capitoli 1 e 2) parlano della nascita e dell’infanzia di Gesù.
L’evangelista Marco non se ne occupa e Giovanni sceglie piuttosto la riflessione teologica per parlare delle origini del Cristo: “in principio era il Verbo…”.
In secondo luogo, bisogna notare che Matteo e Luca non raccontano i fatti allo stesso modo. Matteo non consacra che un mezzo versetto alla nascita propriamente detta di Gesù: “Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo di re Erode…”, prima di fissare lungamente la sua attenzione sulla visita dei misteriosi magi che vengono da Oriente.
L’evangelista Luca è più abbondante nel suo racconto della nascita di Cristo a Betlemme. Egli insiste sull’annuncio ai pastori ma non dice nulla dei magi…
Queste constatazioni rischiano di portare fuori strada. Ma allora, qual è la verità? Si può sapere come sono andate veramente le cose ? La nostra fede si fonda forse su un mito, su una favola ?
CHE COSA C’E’ DI VERO ?
No, questi racconti sono da prendere sul serio. Non sono così ingenui come si potrebbe pensare. Il racconto degli evangelisti è, anzitutto, al servizio della fede in Cristo Signore: testimoniano che fin dalla sua nascita, Gesù è Figlio di Dio. Una evidenza ? la fede delle prime comunità cristiane era fondata sulla fede in Gesù Cristo, morto e risorto. Poi, a un certo punto, si è posta la questione: “Da quando Gesù è Figlio di Dio ?”. A partire dalla sua resurrezione ? O dal suo battesimo nel Giordano ? Attraverso i loro racconti, Matteo e Luca vogliono affermare che Gesù è Figlio di Dio fin dalla sua nascita.
Non bisogna dunque leggere i “vangeli dell’infanzia” come degli articoli di cronaca o degli articoli storici. Né si deve cercare di addizionare gli elementi di ciascun testo o tentare di armonizzarli per farne una sola storia lineare. Non avrebbe senso.
Tuttavia, malgrado tutte le differenze, ci sono dei punti comuni che si possono enunciare così: una vergine chiamata Maria, fidanzata a Giuseppe, della discendenza di Davide, ha concepito per opera dello Spirito Santo un figlio che si chiamerà Gesù: Dopo che Giuseppe e Maria sono andati ad abitare insieme, Maria mette al mondo suo figlio a Betlemme, poi vengono a stabilirsi a Nazareth. Ecco la fede comune a Luca e Matteo.
Compreso questo filo rosso, si può ascoltare il messaggio dei racconti dell’infanzia e lasciarci trasportare dalla fede delle prime comunità cristiane. Perché in questi testi, Matteo e Luca ci offrono subito gli elementi essenziali dell’identità di Gesù, Figlio di Dio. E’ un po’ come in quei film dove si comincia dalla fine: questi racconti sono la chiave dei Vangeli. Fin dall’inizio tutto è già detto riguardo all’identità di Gesù. In questo modo, attraverso il suo racconto, Luca ci testimonia con forza: questo Gesù è veramente il Cristo, il Signore, il Salvatore. E tuttavia egli assume totalmente la nostra condizione umana (è un bebè avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia perché non c’era più posto nel caravanserraglio che albergava i pellegrini). Inoltre Egli ha scelto di manifestarsi ai più umili tra i figli d’Israele, i pastori.
BETLEMME
Situata a qualche chilometro da Gerusalemme, Betlemme è citata da Matteo e Luca come il luogo della nascita di Gesù. Il nome significa “città del pane”. E’ anche la città del re Davide, di cui Gesù è un discendente.
LA POLIFONIA DEI VANGELI
Il racconto di Matteo ci rivela, in più, che Gesù è l’Emmanuele, Dio-con-noi; è lui che compie la speranza d’Israele (l’evangelista moltiplica per queste ragioni i richiami e le citazioni dell’Antico Testamento). Il Cristo, poi, non è venuto soltanto per i Giudei, ma per tutti: da qui l’insistenza sull’arrivo dei magi dal lontano Oriente!
I TRE RE MAGI
Matteo è il solo tra i quattro evangelisti a parlare della visita dei Magi. Con questo racconto egli oppose questi stranieri venuti da lontano, simbolo delle nazioni pagane, venuti ad adorare Gesù, a Erode e “con lui tutta Gerusalemme” che non hanno riconosciuto il Salvatore. Il testo evangelico non dice nulla del loro nome, né del loro numero. E’ soltanto molto più tardi che la tradizione li chiamerà Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e li rappresenterà come dei ”re”.
Nella sua liturgia, la Chiesa onora ciascuno di questi racconti. Il testo di Luca viene proclamato nella “messa della notte” di Natale. Il prologo di Giovanni nella “messa del giorno” e il racconto di Matteo della visita dei Magi nell’Epifania.
La liturgia lascia così risplendere la pluralità dei testi delle Scritture Sante che dicono la meraviglia dei primi testimoni e il loro tentativo di esprimere una verità che nessuna parola, recita o discorso teologico, potrà mai esaurire: Dio si fa uomo.
Impregnati di questa polifonia delle Scritture, coscienti dei rischi di fermarci soltanto al livello delle tradizioni folcloristiche, noi possiamo allora festeggiare la nascita del Salvatore…il 25 dicembre prossimo, a mezzanotte, attorno alla mangiatoia, con Giuseppe e Maria che fanno circolo accanto a Gesù, riscaldato dall’asino e dal bue, adorato dai pastori e, più tardi, da Gaspare, Melchiorre, Baldassarre.
ORO, INCENSO E MIRRA |
(Tratto da IL CENACOLO)
Fonte: http://www.diocesipadova.it/s2ewdiocesipadova/allegati/1968/storia%20del%20natale%20per%20irc.doc
Sito web da visitare: http://www.diocesipadova.it/
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