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CAPITOLO I
L’uomo è comparso sulla Terra 4.000.000 di anni fa, veniva chiamato ominide.
Nel tempo si è modificato fisicamente ed è diventato più intelligente e abile (che sa fare tante cose), questi cambiamenti si chiamano evoluzione.
Le ERE della PREISTORIA
Il termine Preistoria indica quel periodo in cui gli uomini non conoscevano la scrittura e si divide in diverse età, le più importanti sono: l’età Paleolitica (età della pietra antica), in cui l’uomo impara a trasformare la pietra in semplici utensili (oggetti per il lavoro), l’età Neolitica (età della pietra nuova), in cui l’uomo impara a costruire molti oggetti con la pietra, con il legno e con alcuni metalli; comincia ad allevare animali e a coltivare la terra.
CAPITOLO II
L'Era Glaciale è il periodo di tempo in cui la Terra era coperta da ghiacciai, 12.000 anni fa finì questa epoca, la temperatura aumentò e i ghiacci si sciolsero, cominciò l'Era temperata.
In questo periodo cominciano a crescere alberi da frutta e verdure, gli uomini primitivi per mangiare raccoglievano i frutti dagli alberi e si spostavano sempre per cercare il cibo. Quando capiscono che si può far crescere le piante e i cereali mettendo i semi nel terreno si fermano in un solo luogo. Nasce l'agricoltura, questa novità si chiama Rivoluzione agricola.
Gli uomini che si spostano da un luogo all’altro per cercare il cibo e non hanno una casa si chiamano nomadi, quelli che si fermano a vivere in un luogo e costruiscono le abitazioni si chiamano sedentari.
Gli uomini capiscono che gli animali possono essere addomesticati (abituati a vivere insieme alle persone) così le famiglie possono avere tutti i giorni carne, latte, uova; inoltre, imparano ad usare la pelle degli animali e la lana delle pecore per preparare i vestiti.
L’uomo impara a costruire case per abitare con la propria famiglia, tante abitazioni vicine formano un villaggio, gli abitanti imparano a difendersi dai nemici e ad aiutarsi nel lavoro.
A capo della famiglia c’è il capofamiglia o patriarca che organizza e decide della vita di moglie e figli; i patriarchi si riunivano nel Consiglio degli anziani che prende decisioni importanti per l’intero villaggio.
Le donne imparano a cuocere il cibo e a preparare il pane, poi, per conservare il cibo, fabbricano piatti e recipienti (contenitori) di ceramica, questa viene fatta con argilla e acqua impastati e messa nel forno (il fuoco viene messo in una buca scavata nel terreno) come il pane. Le donne costruiscono il telaio per fabbricare stoffe e imparano a cucire i vestiti. Grazie al lavoro femminile si inventano il forno chiuso e la ruota da vasaio per costruire oggetti di ceramica.
Gli uomini lavoravano i metalli, prima solo lo stagno, poi l’unione di stagno e rame crea il bronzo, che è più resistente, perciò non si rompe facilmente. Gli uomini che lavoravano i metalli si chiamavano fabbri, erano persone importanti, perché costruivano le armi usate per la caccia e per i combattimenti.
Nel villaggio si raccoglie e si conserva il cibo, si caccia, si pesca e si allevano animali, gli uomini per avere gli oggetti e il cibo, scambiano le cose, ognuno dà quello che possiede in cambio di quello che desidera: nasce il baratto. Il posto dove si fa lo scambio si chiama mercato.
CAPITOLO III
Le popolazioni dell’antichità costruiscono i villaggi vicino ai fiumi, perché hanno bisogno dell’acqua per irrigare (bagnare) i campi da coltivare e possono spostarsi da un luogo all’altro usando le vie d’acqua (i fiumi) per trasportare le merci da vendere e per comunicare.
In particolare nascono grandi civiltà (popolazioni) vicino ai fiumi Nilo in Egitto, Tigri ed Eufrate (oggi in Iraq), Indo (oggi in Pakistan); il territorio compreso tra il Nilo, il Tigri e l’Eufrate viene chiamato Mezzaluna fertile o Mesopotamia, perché i fiumi, bagnando i terreni, li rendono fertili e si possono coltivare più facilmente.
In Mesopotamia vivono molti popoli che spesso combattono fra loro per conquistare i territori.
Vicino al Nilo abitano gli Egizi, fra il Tigri e l’Eufrate ci sono i Sumeri,
Il Nilo, ogni estate, dopo la stagione dei raccolti (quando il grano e i cereali erano stati già raccolti), si ingrossava e straripava, cioè si riversava sui terreni riempiendoli di acqua e di limo, un fango che faceva diventare la terra più fertile e faceva nascere più cereali.
Invece il Tigri e l’Eufrate si ingrossavano prima della stagione dei raccolti, perciò l’acqua bagnava i cereali e li rovinava (diventavano marci e non si potevano più mangiare). I Sumeri, per risolvere questo problema inventano canali (fiume fatto dall’uomo), dighe (muro costruito per fermare l’acqua) e serbatoi (grandi contenitori per l’acqua) per portare l’acqua del fiume dove c’era bisogno.
Per costruire le dighe era necessario il lavoro di molti uomini, perciò il villaggio diventa più grande e si trasforma in città, il lavoro viene diviso fra gli uomini e ognuno impara a svolgere (fare bene) un mestiere, così nasce lo specialista (uomo che svolge un solo tipo di lavoro con grande capacità).
La divisione del lavoro porta alla nascita di classi sociali, cioè gruppi di persone che fanno lo stesso lavoro (ad esempio classe di contadini, classe di artigiani...), i contadini coltivano i campi anche per gli specialisti, gli artigiani costruiscono anche per i contadini, ogni uomo ha un compito da svolgere per il bene della società (insieme degli uomini). Per lavorare i campi i Sumeri inventano l’aratro che serve per rendere la terra più soffice prima di seminare le piantine.
Le persone più importanti della società sono il re e il sacerdote.
Il re è il capo, il più forte, sa combattere, governa il popolo (decide per tutti), custodisce il cibo conservato per gli specialisti.
Il sacerdote parla con il dio e gli chiede di dare frutti ai contadini, di fermare l’acqua dei fiumi, di far vivere gli abitanti del villaggio. All’inizio il re era anche sacerdote, viveva nel Palazzo e pregava nel tempio, dove c’era la statua del dio. I popoli antichi erano politeisti, cioè credevano in molti dei.
CAPITOLO IV
I Sumeri commerciavano (compravano e vendevano merci) con molti popoli, perciò avevano bisogno di contare e scrivere, all’inizio la scrittura era formata da molti disegni, che indicavano gli oggetti, poi i disegni diventarono segni a forma di cuneo (chiodi a forma di triangolo), questa era la scrittura cuneiforme, cioè il primo tipo di scrittura conosciuto. I segni venivano scritti al posto delle parole su una tavoletta di argilla fresca con un bastoncino appuntito.Poche persone sapevano scrivere, solo i funzionari specializzati, si chiamavano scribi, erano uomini importanti proprio perché sapevano leggere e scrivere.
Gli Egizi scrivevano su fogli fatti con una pianta: il papiro, il tipo di scrittura usato si chiamava geroglifici, cioè “segni sacri” che spiegavano le immagini e i pensieri.
I Sumeri e gli Egizi inventarono la scuola, i giovani imparavano la scrittura, la lettura e le regole per diventare scribi.
La scrittura è nata nel 3.500 a.C., con questa invenzione finisce la Preistoria e comincia la Storia, cioè l’epoca in cui gli uomini lasciano un ricordo dei fatti passati.
CAPITOLO V
La civiltà egizia nasce in Africa, intorno al fiume Nilo, che è importante per l’agricoltura e per le vie di comunicazione (per viaggiare), perciò gli Egizi adorano il Nilo come un dio. L’Egitto un tempo era diviso in due regioni in guerra tra loro: Alto Egitto (a sud) e Basso Egitto (a nord), poi diventa un solo regno.
LA SOCIETA’
A capo degli Egizi c’è il faraone, è rispettato come un re e adorato come un dio vivente, perché considerato figlio del dio sole RA. Abita in un grande palazzo con la sua famiglia e i suoi servi.
Egli è capo dell’esercito, deve mantenere l’ordine nel paese e la pace nel regno, difendere il popolo dai nemici; è anche giudice e sacerdote, inoltre è padrone delle persone, delle terre e di tutto l’Egitto.
La popolazione egizia è divisa in classi sociali, in base al lavoro svolto; alcune sono molto importanti, perché più potenti, al contrario di altre, meno importanti.
Le classi sociali formano una piramide: alla base le classi più deboli, più in alto le più potenti.
I deboli sono tanti, i potenti pochi, più si va verso il vertice (la cima) della piramide, meno numerosi sono gli uomini che fanno parte delle classi sociali.
Al vertice della piramide c’è il faraone, il più importante dei suoi collaboratori è il visir, scelto dal re, spesso era suo figlio, l’erede al trono.
Il faraone, per dirigere e controllare il regno, è aiutato da funzionari e sommi sacerdoti, che sono le persone più importanti e potenti nella piramide.
I sacerdoti consigliano il faraone sulle decisioni da prendere, pregano gli dei e leggono il futuro; vivono nel tempio.
I funzionari aiutano a governare e ad organizzare il regno.
Gli scribi sono importanti, perché sanno leggere, scrivere e fare i conti.
Gli ufficiali comandano l’esercito dei guerrieri, li guidano in guerra e conquistano nuovi territori.
Gli artigiani fabbricano gli oggetti utili per il popolo e per il faraone.
I mercanti hanno navi o animali per trasportare la merce da vendere.
I contadini, la maggior parte delle persone, coltivano i campi per tutta la popolazione e lavorano come operai per costruire dighe, canali, templi.
Gli schiavi sono le persone meno importanti, prigionieri di guerra, non hanno diritti, ma devono lavorare per tutti.
La gente del popolo vive in case di paglia e fango, i più ricchi in case di mattoni molto belle; i poveri non hanno scarpe, nè vestiti, i ricchi hanno abiti di lino bianco, gli Egizi fanno questa stoffa con la pianta del lino. Le donne, ma anche gli uomini, amano il trucco e i gioielli.
A tavola mangiano i cereali (grano,orzo, farro), pesce, fichi, datteri e bevono vino e birra.
LA RELIGIONE
La religione è molto importante per gli Egizi, essi sono politeisti (credono in molti dei). Il dio più importante è Ra, il sole, il faraone è suo figlio, perciò una divinità. Altra dea è Iside, la luna, che protegge le campagne. Seth è il dio del male. Gli dei spesso sono metà uomo e metà animale, perciò alcuni animali sono sacri, come il bue, il gatto e il coccodrillo.
Dopo la morte, gli uomini continuano a vivere in un altro mondo in cui regnano Osiride e Anubi.
Per vivere dopo la morte bisogna conservare il corpo del defunto (uomo morto), perciò bisogna imbalsamare e mummificare i cadaveri (si conservano i corpi). Per fare questa operazione, si toglie dai corpi dei morti gli organi interni (ciò che c’è dentro), poi si riempie il cadavere di olio profumato, che serve per conservarlo a lungo e si avvolge il morto nel lino, alla fine si mette nel sarcofago, una cassa dipinta con vari colori.
Per il faraone diventa importante la cerimonia di imbalsamazione, visto che è una divinità, la mummia si deve conservare a lungo, il suo sarcofago viene chiuso in una tomba molto grande, la piramide, costruita quando il faraone è ancora vivo. Insieme al sarcofago vengono messi gli oggetti più importanti che possono servire anche dopo la morte (piatti, bicchieri, gioielli).
Per costruire le piramidi, servono tanti uomini che portano pietre grandissime e le mettono una sopra l’altra, creano queste tombe che sono molto resistenti, infatti sono arrivate fino ai nostri giorni. Le piramidi più famose sono quelle di Cheope, di Chefren e di Micerino.
CAPITOLO VI
Sulle rive del mar Mediterraneo nascono tante civiltà fra cui i Cretesi, i Micenei, gli Achei, gli Ebrei, i Fenici.
CRETA
Al centro del mar Mediterraneo orientale c’è l’isola di Creta, terra meravigliosa, fertile e in una posizione favorevole ai commerci.
Secondo un mito Zeus, il re degli dei greci, nasce a Creta e lì vive con una ragazza che ama, Europa, dal loro amore nasce Minosse che diventa il re dell’isola. A Minosse nasce un figlio con la testa di toro e il corpo di uomo, il Minotauro, perciò il re fa costruire un labirinto per nascondere il ragazzo. Come pasto, ogni nove anni vengono mandati al Minotauro 7 fanciulli e 7 fanciulle dalla città di Atene, che aveva perso una guerra contro i cretesi. L’eroe ateniese Teseo, per liberare i ragazzi di Atene, decide di uccidere il Minotauro, ma per uscire dal labirinto in cui vive il mostro ha bisogno di aiuto. La figlia di Minosse, Arianna si innamora di Teseo e lo aiuta: gli dà un filo da tenere in mano; per ritrovare la strada Teseo arrotola il filo e trova l’uscita.
Il nome Minosse viene dato a tutti i re di Creta, il re vive in un palazzo grande e lussuoso, insieme ai funzionari e agli artigiani che lavorano per lui. Nell’edificio (il palazzo) c’è anche il tempio, gli uffici, nei sotterranei vengono conservati cibo e merci per il commercio.
I Cretesi sono contadini e mercanti, avevano navi veloci e forti che usavano anche per la pirateria (rubano le merci delle navi che incontrano sul mare).
La popolazione vive (dal 2000 a.C. circa) in città separate le una dalle altre, in pace fra loro, infatti non sono circondate da mura.
Nel 1400 a.C. circa la civiltà cretese finisce, a causa di un terremoto e dell’arrivo degli Achei che conquistano l’isola.
ACHEI E MICENEI
Gli Achei arrivano dalla Russia meridionale verso il 2000 a.C. e si fermano nella Grecia di oggi. Vivono isolati, cioè non hanno scambi con altre popolazioni, sono poveri perché vivono solo di agricoltura e allevamento.
Nel 1600 a.C. circa arrivano i mercanti cretesi per commerciare, così gli Achei imparano da loro a costruire navi, diventano mercanti e grazie ai soldi guadagnati possono costruire tante città separate le une dalle altre (città-stato), ognuna con a capo un re. La più potente è Micene, i suoi abitanti, i Micenei, diventano così forti da essere conosciuti da tutti, perciò tutti gli Achei cominciano ad essere chiamati Micenei.
La popolazione dei Micenei si dedica alla guerra, le città sono in lotta tra loro, perciò vengono protette da mura alte e forti. Ogni città ha il palazzo reale costruito come una fortezza, così i nemici non possono entrare.
I Micenei diventano pirati, come i Cretesi, viaggiano nel Mediterraneo e spesso vanno davanti alle coste controllate dalla città di Troia, forse devono pagare dei soldi per passare, perciò decidono di dichiarare (fare) guerra ai troiani. Il poeta Omero parla della Guerra di Troia nelle due opere Iliade e Odissea, racconta di eroi greci e troiani che hanno combattuto per dieci anni fino alla distruzione di Troia.
Nel 1200 a.C. circa anche gli Achei vengono sconfitti, infatti una nuova popolazione,i Dori, distrugge le città della Grecia e la civiltà micenea.
GLI EBREI
La storia degli Ebrei comincia nel 2000 a.C. circa, quando il patriarca (capo tribù) Abramo guida il suo popolo dalla Mesopotamia alla Terra di Canaan, ad est dell’Egitto, oggi Palestina e Israele.
Secondo il dio degli Ebrei, Jahvè, quella era la Terra Promessa, una terra fertile, però la zona era già abitata, perciò è necessario combattere per la conquista del territorio.
Gli Ebrei sono diversi rispetto alle altre popolazioni perché sono monoteisti, cioè credono in un solo dio, Jahvè, creatore dell’universo, della vita e degli uomini. La storia e la religione di questo popolo è raccontata nella Bibbia, il testo sacro degli Ebrei.
A causa di una carestia ( manca il cibo), verso il 1800 circa, gli Ebrei vanno in Egitto, dove vivono per qualche tempo in pace, poi gli Egizi rendono la vita difficile ai nuovi arrivati, perciò Mosè, nuovo patriarca, guida gli Ebrei fuori dall’Egitto fino alla Terra Promessa. Questo viaggio si chiama esodo.
Il periodo più splendido viene vissuto con il regno di Salomone, uomo saggio che costruisce a Gerusalemme, capitale del regno, un tempio dedicato a Jahvè.
Alla morte di Salomone il territorio viene diviso in due parti: il Regno di Israele e il Regno di Giuda, questo rende debole il popolo ebreo che viene poi conquistato da altre popolazioni.
I FENICI
I Fenici abitano nel Libano di oggi, in piccola striscia di terra tra le montagne e il mare, i terreni poco fertili, spingono gli uomini verso la pesca, poi, grazie agli alberi di cedro presenti in abbondanza, costruiscono navi e cominciano a viaggiare.
I Fenici vivono in città -stato, ognuna ha un porto ed è organizzata come un piccolo regno con un proprio re; la popolazione impara a commerciare (comprare e vendere) e si sposta lungo le coste del Mediterraneo.
Comprano le merci che servono nelle proprie città e vendono i prodotti artigianali (oggetti) costruiti dai Fenici, sanno lavorare i metalli e scoprono il vetro fanno oggetti preziosi, come gioielli e vasi di vetro, poi scoprono il modo di colorare i tessuti con un colore rosso, la porpora, che è molto prezioso, perché è il colore che indica il potere. La porpora si fa con un mollusco (conchiglie).
I Fenici sono importanti perché scoprono la scrittura alfabetica, cioè fatta da simboli, le lettere, che corrispondono ad un suono e formano tante parole. Scrivere con le lettere diventa più facile, così anche i mercanti imparano la scrittura.
I Fenici costruiscono molte città in diversi luoghi sulle coste del Mediterraneo, perché avevano bisogno di porti per riposare durante i lunghi viaggi e per commerciare, fra queste la più importante è Cartagine.
CAPITOLO VII
La Grecia è una penisola montuosa (con tanti monti) e terreno poco fertile, si coltivano solo la vite e l’ulivo, il territorio è adatto (va bene) per la pastorizia, ma non per costruire strade, infatti la comunicazione è difficile, perciò nascono tante città tutte separate fra loro, città stato.
Il commercio in Grecia si sviluppa per mare.
La popolazione nasce dalle invasioni di diverse tribù di nomadi: gli Achei, gli Ioni e i Dori. Questi popoli cominciano a vivere insieme e diventano simili: parlano la stessa lingua, hanno la stessa cultura e la stessa religione.
I Greci vivono in città-stato che si chiamano polis, ognuna ha il proprio governo, non il re come i popoli orientali. La polis (al plurale poleis) è governata da un’ Assemblea formata da tutti i cittadini, questi hanno libertà di parola (possono dire ciò che pensano), votano le leggi, sono tutti uguali di fronte alle leggi.
La polis è formata dalla città alta, l’Acropoli e dalla città bassa, agorà.
L’Acropoli è la parte alta della città, fortificata, per difendersi in caso di guerra. Qui sono stati costruiti i templi e gli edifici pubblici ( i luoghi in cui si governa).
L’agorà è la piazza dove si riuniscono i cittadini, è il “cuore” della città (cioè il centro della vita), qui si fanno le assemblee, il mercato e gli spettacoli; intorno alla piazza ci sono le case e intorno alla città c’è la campagna.
I Greci hanno leggi scritte, le più importanti, che servono come guida in ogni momento della storia del popolo, sono contenute nella Costituzione, una raccolta di leggi.
Le leggi sono votate dall’assemblea dei cittadini e devono essere in accordo con la Costituzione.
Nelle poleis ci sono famiglie che hanno conquistato tutti i terreni fertili e altre che lavorano sui terreni poveri, il primo tipo di famiglie forma il gruppo dell’aristocrazia, che è una classe ricca e privilegiata, cioè vuole tutti i diritti e vota leggi che la fanno diventare più potente. Le altre famiglie sono povere e a volte non riescono ad avere cibo per tutti, devono chiedere soldi in prestito ai ricchi, (cioè si indebitano). Non sempre i poveri riescono a pagare i debiti (i soldi chiesti in prestito), in questo caso si diventa schiavi della famiglia che ha prestato i soldi.
I Greci poveri capiscono che per vivere meglio devono andare via dalla loro città. Essi partono in gruppi e vanno lungo le coste del mar Mediterraneo, in luoghi come Italia meridionale, Francia, Spagna dove costruiscono tante città, le colonie, che somigliano alle poleis della Grecia.
Le nuove città sono organizzate come le città-madri, con stesso tipo di governo e in amicizia con le polesi. Per far capire che le colonie erano importanti per la Grecia vengono chiamate Magna Grecia, cioè Grande Grecia.
Le colonie e le poleis commerciano tra loro; per vendere e comprare più facilmente, il baratto viene sostituito con la moneta.
I Greci sono dei guerrieri forti; per vincere le guerre,inventano un nuovo modo di combattere: gli uomini combattono stando vicini tra loro, come un muro di soldati, si proteggono con uno scudo e formano un esercito che si chiama falange oplitica.
I soldati diventano molto importanti per le poleis, tanto da avere più diritti degli altri cittadini.
CAPITOLO VIII
Fra le poleis della Grecia, due erano più importanti: Sparta e Atene.
SPARTA
Sparta è una città del Peloponneso, non è bagnata dal mare, gli abitanti sono Dori, guerrieri molto forti, che hanno vinto contro i Laconi e i Messeni.
I Laconi accettano la sconfitta e diventano cittadini poco importanti, chiamati perieci, abitano nei villaggi vicino Sparta, sono contadini. Artigiani e commercianti, diventano anche soldati della falange.
I Messeni non accettano la sconfitta, perciò si ribellano spesso; gli Spartani li chiamano iloti e li considerano “servi della città”, devono lavorare la terra per tutta la popolazione. I Dori vengono chiamati spartiati, sono i più ricchi e sono i veri cittadini perché possono fare parte del governo della città, mentre gli altri non possono partecipare.
Nel VIII secolo a.C., Licurgo, un uomo molto saggio, per dare la pace ai cittadini di Sparta, decide nuove leggi, raccolte in una Costituzione.
Secondo la Costituzione spartana, la città deve essere governata dall’Assemblea e dal Consiglio.
L’Assemblea di tutti i cittadini è formata da 5000 Uguali, ha il compito di approvare le decisioni prese dal Consiglio.
Il Consiglio degli anziani è formato da 28 persone di almeno 60 anni, ha il compito di proporre le leggi, decidere la politica e l’economia della città.
La Costituzione permette a poche persone di governare (solo spartiati), perciò si dice governo oligarchico, cioè dei pochi (oligoi in greco significa pochi).
La Costituzione decide anche in quale modo educare i cittadini (spartiati), per avere una città forte bisogna avere uomini (e donne) forti.
I bambini diventano dello stato già dalla nascita e fino alla vecchiaia. I neonati deboli vengono gettati da un monte, gli altri fino a 7 anni vivono con la famiglia, poi vanno a vivere con gli altri bambini in caserma.
I maschi devono fare ginnastica e imparare la lotta, devono sapere rubare il cibo per sfamarsi, devono imparare ad usare le armi e a combattere.
Chi non rispetta le regole viene punito con severità.
A 30 anni, gli uomini possono sposarsi, ma continuano a passare la giornata in caserma a fare allenamento, solo da anziani possono vivere a casa propria.
Anche le donne devono seguire delle regole, però vivono in casa con la famiglia; già da ragazze devono fare ginnastica, imparare a fare la lotta, devono sposarsi e dare dei figli alla polis.
ATENE
Atene si trova nella regione dell’Attica, questa è divisa in tre zone: la Pianura, dove si sono terre fertili, la Montagna, dove si allevano gli animali, la Costa, dove ci sono diversi villaggi di pescatori, artigiani e commercianti.
Nel X secolo nasce la polis di Atene, quando i ricchi proprietari della Pianura prendono il potere e si danno il nome di aristocratici, cioè i migliori, nasce così una polis aristocratica.
I cittadini della Montagna sono poveri, spesso diventano schiavi per i debiti, però si ribellano e chiedono nuove leggi; nel VI secolo un aristocratico saggio decide di eliminare la schiavitù e di dare ai contadini la possibilità di partecipare all’Assemblea.
Durante il periodo delle ribellioni, governò Pisistrato, un tiranno, cioè un uomo che governava da solo e decideva tutto secondo le proprie idee. Questa forma di governo si chiama tirannide.
Un altro aristocratico saggio, Clistene, decide di dare una Costituzione ad Atene. Per togliere il potere dalle mani degli aristocratici, fa eleggere il governo della città dal popolo.
A capo della polis c’è l’Assemblea formata da tutti i cittadini maschi, essi possono decidere su tutte le questioni, si riuniscono nell’agorà per discutere su ogni argomento e votano le leggi.
Il Consiglio è formato da 500 uomini non eletti, ma sorteggiati (a caso) e cambiati ogni anno, così tutti i cittadini possono diventare consiglieri. Il Consiglio prepara le leggi che l’Assemblea approva o respinge.
L’Assemblea elegge ogni anno 10 strateghi che comandano l’esercito e controllano la città, se si comportano male vengono allontanati dalla polis grazie alla legge sull’ostracismo (i cittadini riuniti in assemblea decidono se mandare in esilio uno stratega).
Questo modo di governare, cioè il potere nelle mani del popolo, si chiama democrazia. Però non tutti possono partecipare alla vita politica, solo i cittadini ateniesi, sono escluse le donne, i meteci (gli stranieri) e gli schiavi, perciò si parla di democrazia imperfetta.
CAPITOLO IX
Nel VI secolo a.C. nasce un grande impero nella Mesopotamia: l’Impero persiano.
I Persiani venivano dalla Persia (Asia centrale, dove oggi c’è l’Iran), il re Ciro il Grande conquista molti territori dell’Asia (fino all’India) e forma un impero.
Il figlio di Ciro, Cambise conquista anche l’Egitto e migliora il governo del suo impero.
L’imperatore Dario, per governare meglio, divide l’impero in 20 province chiamate satrapie, a capo di ogni provincia c’è un satrapo che comanda in nome del re.
Dario faceva controllare i satrapi dalle sue spie dette “orecchie del re”.
Per comunicare meglio, Dario fa costruire tante strade, la più importante si chiama Strada reale, collega la città di Susa con quella di Sardi.
Tutti gli abitanti dell’impero e soprattutto i funzionari, per capirsi, devono parlare la stessa lingua: l’aramaico.
I Persiani commerciano anche per mare.
Le città greche dell’ Asia Minore ricevono danni dal commercio dei Persiani, perciò Mileto si ribella e chiede aiuto alla sua città-madre, Atene.
I Persiani distruggono Mileto, poi nel 490 a. C. dichiarano (fanno) guerra anche ad Atene, così comincia la Prima guerra persiana.
Le città della Grecia hanno paura di Dario, perciò non aiutano Atene, solo Sparta manda un esercito.
La battaglia avviene a Maratona, lo stratega ateniese Milziade riesce a vincere contro i Persiani.
Dopo 10 anni i Persiani, con il re Serse decidono di combattere di nuovo contro i Greci, comincia la Seconda guerra persiana (480 a. C.) che si combatte per terra e per mare.
Gli Spartani con a capo Leonida vincono nella battaglia delle Termopili (sulla terraferma) e gli Ateniesi comandati da Temistocle sconfiggono i Persiani a Salamina (sul mare), poi, nel 479 a. C., lo spartano Pausania vince a Platea. I Persiani, dopo questa sconfitta tornano nel loro impero.
Questa è la guerra più importante combattuta dalle città della Grecia.
CAPITOLO X
Dopo le guerre persiane, la Grecia vive in pace per 50 anni.
In questo periodo, grazie alla vittoria contro i Persiani, Atene diventa la città più importante della Grecia.
Nel 478 a. C. molte città della Grecia decidono di allearsi per potersi difendere da ogni nemico, così nasce la Lega di Delo, a capo c’è Atene. Sparta non si allea.
Le città alleate hanno un esercito comune e versano dei soldi che vengono custoditi (tenuti con cura) nell’isola di Delo.
Ad Atene, però, la vita politica diventa difficile, Temistocle viene allontato dalla città, diventa stratega Pericle, grande uomo politico, che riesce a rimanere al governo per circa 30 anni.
In questo periodo Atene diventa sempre più potente e famosa.
Pericle rende la città più bella, fa costruire monumenti, templi e un grande porto, il Pireo, grazie al quale diventa importante centro commerciale.
Pericle, per far partecipare anche i poveri alla vita politica, decide di pagare una somma di denaro ai cittadini che dedicano il loro tempo alla polis, così migliora la democrazia.
Per rendere più bella la città, Pericle ha bisogno di tanti soldi, così decide di usare il tesoro custodito a Delo e di creare un impero ateniese mettendosi a capo della Lega di Delo. Alcune città si ribellano, allora Pericle le distrugge.
Sparta si allea con altre città e forma la Lega del Peloponneso, così può combattere alla pari contro Atene.
Dal 431 al 404 a. C. le due città combattono la Guerra del Peloponneso che non ha un vincitore, ma rende deboli tutte le città che partecipano agli scontri.
Durante il secondo anno di guerra Atene viene colpita da una malattia sconosciuta: la peste, siccome non si sa come curare gli ammalati, molti cittadini muoiono, anche Pericle.
Prende il posto di capo degli ateniesi Alcibiade, che per vincere contro gli spartani decide di conquistare la Sicilia, una colonia di Sparta.
Gli spartani riescono a distruggere la flotta ateniese, poi si alleano con i Persiani.
La guerra dura ancora a lungo, ma alla fine Atene viene sconfitta da Sparta e dai suoi alleati.
Sparta diventa la città più forte della Grecia, ma per poco tempo, perché non riesce ad evitare le proteste interne e di questo approfitta la città di Tebe.
Tebe si trova nella regione della Beozia, a nord, nel 371 a.C. decide di dichiarare guerra a Sparta, il capo dell’esercito tebano Epaminonda vince la battaglia di Leuttra e diventa la città più importante della Grecia.
CAPITOLO XI
A nord della Grecia c’è un’altra regione montuosa: la Macedonia.
Le città di questo paese sono unite, la popolazione vive come le tribù antiche: gli uomini sono allevatori e pastori, il capo è re e sacerdote e capo dell’esercito.
Quando Tebe sconfigge Sparta (371 a.C.), in Macedonia diventa re Filippo II, un amico di Epaminonda.
Filippo da giovane ha imparato molto dai greci, anche il loro modo di combattere, perciò comincia a migliorare la Macedonia a partire dall’esercito, crea la “falange macedone”, più forte di quella greca e comincia a fare la guerra ai popoli vicini.
Filippo vince anche contro le città della Grecia, a Cheronea nel 338 a.C., poi decide di dichiarare guerra ai persiani, ma muore nel 336.
Diventa re il giovane figlio Alessandro, subito comincia a combattere e a vincere.
Anche Alessandro vuole combattere contro i persiani, nel 334 a.C. parte per l’Asia e subito vince, ma la guerra continua finchè il Re dei Re non scappa lasciando l’impero ad Alessandro, che viene chiamato Magno perché diventa capo di un grande impero.
Non contento Alessandro continua a fare la guerra con paesi sempre più lontani, vince sempre e dà il suo nome a tante città.
Egli conquista l’Egitto dove costruisce la città di Alessandria d’Egitto, poi arriva fino in India vincendo sempre. I suoi soldati sono stanchi di combattere, Alessandro decide di fermarsi e sposa una principessa afgana, Roxane, fa sposare i suoi soldati con donne persiane per aver la pace tra i popoli.
L’Impero macedone è grandissimo, per governarlo meglio Alessandro lo divide in satrapie (come facevano i persiani) e nomina satrapi macedoni, decide di essere tollerante con i popoli che ha sconfitto, tanto da avere nel suo esercito soldati persiani. Egli amava la cultura greca, perciò decide di scegliere il greco come lingua parlata in tutto l’impero; per favorire il commercio, fa usare una sola moneta in tutti i suoi territori.
Alessandro vuole essere un imperatore e essere onorato come un dio.
Nel 323 a.C., a soli 33 anni, muore senza lasciare un erede, i suoi generali dividono l’impero in regni, tutti insieme vengono chiamati Regni ellenistici per indicare la cultura e la civiltà che Alessandro aveva creato unendo il mondo greco a quello persiano
Alessandro Magno conquista un grande impero e decide di dare regole uguali per tutti gli abitanti anche di popolazioni diverse.
Quando muore Alessandro, i suoi generali si dividono l’impero, ma continuano ad usare le vecchie regole.
Il re è come una divinità, tutti i popoli parlano la lingua greca, le leggi e le tasse sono uguali per tutti.
Il re per far vedere a tutti quanto è potente, fa costruire tanti monumenti per abbellire (fare diventare più belle) le città.
Alessandro e i suoi generali amano la cultura, fanno costruire biblioteche (luoghi in cui vengono conservati i libri) e comprano tanti libri (rotoli di papiro), la più grande è ad Alessandria d’Egitto.
Tanti uomini sapienti si riuniscono in quella biblioteca per studiare insieme.
Gli scienziati costruiscono macchine da guerra e macchine da lavoro.
CAPITOLO XIII
LA RELIGIONE
Le poleis della Grecia hanno in comune la cultura e la religione.
I Greci sono politeisti, cioè amano molti dei. Le divinità, uomini e donne, abitano sul monte Olimpo, hanno corpo e abitudini uguali a quelle degli esseri umani, perciò vivono, mangiano e si arrabbiano, però sono immortali (non muoiono mai) e hanno poteri soprannaturali (superiori rispetto all’uomo).
si chiamano sacrifici. Il capo degli dei è Zeus. Zeus è il dio
Padre di tutti gli dei è Zeus (dio della pioggia e dei fulmini), sposato con Era (dea del matrimonio), dea molto gelosa, queste due divinità spesso si arrabbiano e litigano.
Altri dei importanti sono: Ares, dio della guerra, Atena, dea della sapienza e della guerra, Artemide, dea della caccia, Apollo, dio del sole e della musica, Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, Poseidone, re dei mari.
A volte si arrabbiano e fanno dei dispetti, cioè delle cose brutte agli uomini, allora le persone per farli ritornare buoni fanno loro dei regali: cose da mangiare o animali uccisi, questi si chiamano sacrifici.
I TEMPLI
La casa degli dei è il tempio, qui gli uomini offrono doni e fanno delle feste, i riti religiosi, per le divinità.
Tutti i greci vanno nei templi per le feste e i sacrifici.
I sacerdoti vengono scelti ogni anno dai cittadini, sono i guardiani dei templi.
Nel tempio ci sono le statue degli dei.
IL SANTUARIO DI OLIMPIA
Oltre ai templi, i greci costruiscono santuari, grandi luoghi sacri lontano dalle città, qui si fanno feste e giochi importanti.
Una famosa città-santuario e' Olimpia. In Olimpia ci sono molti templi dove le persone pregano gli dei, il più grande è il santuario di Zeus.
In questo santuario ogni 4 anni i greci organizzano delle gare sportive (giochi olimpici) per festeggiare Zeus. Le gare durano 7 giorni, in questo periodo non ci sono guerre in tutta la Grecia.
Questi giochi si chiamano Olimpiadi, sono importanti anche per contare gli anni della storia dei greci.
Gli stranieri, le donne e gli schiavi non possono partecipare.
Queste gare ci sono anche oggi e vi partecipano tutti gli stati del mondo.
L’ORACOLO DI APOLLO A DELFI
Altro luogo sacro importante è il santuario di Apollo a Delfi.
Qui i greci chiedono consiglio al dio, un sacerdotessa chiamata Pizia risponde alle domande delle persone ma in modo da non essere compresa, per non sbagliare.
LE DONNE
Le donne sono poco importante per i greci, ma in ogni città vivono in modo diverso.
ATENE
Ad Atene le donne vivono in una parte della casa chiamata gineceo, qui non entrano gli uomini.
Le donne imparano a cucire e a curare la casa. Il padre decide cosa devono fare le figlie, sceglie il marito da sposare e dà loro una dote (soldi in regalo).
Le donne sposate non possono decidere da sole, è il marito a scegliere cosa devono fare.
Le donne non possono avere soldi, non possono partecipare alla vita politica, non possono studiare.
Le donne ricche vivono sempre in casa, le povere escono per lavorare.
SPARTA
A Sparta le donne vivono in famiglia, ma possono uscire e incontrare altre donne perché devono fare sport per essere sane e avere bambini sani. Non studiano, non lavorano, devono solo avere dei figli.
GLI SCHIAVI
Dal V secolo a.C. ad Atene ci sono molti schiavi, non esistono più gli “schiavi per debiti”, ci sono i prigionieri di guerra che diventano “di proprietà”.
Ogni famiglia ha uno o più schiavi, fanno i lavori più pesanti, vengono usati come oggetti.
IL TEATRO
Per divertirsi i greci vanno a teatro. Tutti i greci, anche i più poveri, possono vedere lo spettacolo, perché si entra senza pagare.
Il teatro greco e' all'aperto, le persone che guardano lo spettacolo si siedono sui gradini, gli attori recitano nel centro del teatro, sul palco.
Gli attori sono solo uomini, quando recitano mettono una maschera sul viso, per cambiare personaggio cambiano la maschera.
La commedia è uno spettacolo che fa ridere, la tragedia è uno spettacolo serio, parla di eroi e serve per educare i cittadini.
A volte lo spettacolo diventa una gara, le persone guardano per molte ore gli attori, poi danno un premio ai migliori.
BANCHETTI
Per i Greci mangiare è un rito, quando gli uomini mangiano insieme serviti dagli schiavi si chiama banchetto, quando dopo mangiato si riuniscono a bere il vino e a parlare, si chiama simposio.
CULTURA
I greci amano molto la poesia, la musica e l'arte.
Ad Atene nasce anche lo studio della storia, per raccontare quello che gli uomini avevano fatto. L’inventore della storia si chiama Erodoto.
In Grecia nasce anche la filosofia, cioè l’amore per il sapere, molti filosofi cercano di spiegare la vita ragionando.
CAPITOLO XIV
L’ Italia è abitata già dalla Preistoria da tante tribù, con il passare del tempo diventano tanti popoli che abitano zone diverse.
I Latini abitano nel Lazio, I Lucani in Basilicata, i Bruzi in Calabria ecc.
Nel 1200 a.C. a Nord, in Emilia arrivano i Villanoviani, questo nome viene dalla città di Villanova dove vanno ad abitare.
I Villanoviani conquistano l’Italia del Nord e del Centro fino alla Campania.
Nell’Italia del Sud ci sono le colonie greche e le colonie fenici.
I Greci e i Fenici insegnano ai Villanoviani l’alfabeto e l’uso della moneta.
Nel VII sec. A.C. il nome dei Villanoviani viene cambiato, diventa Etruschi.
Questo popolo vive in città indipendenti, ma unite dalla stessa cultura.
A capo di ogni città c’è un re-sacerdote chiamato lucumone, in seguito gli aristocratici decidono di governare al posto del sovrano (potere oligarchico).
Oltre alle poche famiglie aristocratiche, che hanno terre e ricchezze, ci sono i più poveri, contadini e artigiani.
I ricchi amano il lusso e i banchetti, anche le donne partecipano alle feste e possono uscire.
Gli Etruschi coltivano terreni, li fanno diventare più fertili con canali di irrigazione, costruiscono le città in modo nuovo, usano l’arco a volta, cioè rotondo.
Gli Etruschi imparano a lavorare il ferro e gli altri metalli, il loro terreno è ricco di metalli, perciò possono costruire tanti oggetti e venderli.
I mercanti etruschi hanno tante navi potenti, diventano i “signori del mare”.
Gli Etruschi sono politeisti, cioè amano molti dei, costruiscono i templi per i riti religiosi, i sacerdoti sanno leggere il volo degli uccelli (cercano di vedere il futuro guardando gli uccelli).
I morti vengono sepolti in una zona della città chiamata necropoli.
Gli Etruschi sono molto potenti, ma nel V secolo a.C. vengono conquistati dai Romani.
CAPITOLO XV
Secondo le leggende (racconti popolari) Roma è nata da eroi figli degli dei. Si dice che Enea, un troiano figlio della dea Venere, scappato da Troia, sia arrivato in Italia dopo molte avventure. Nel Lazio Enea sposa una principessa dei Latini (popolo del Lazio) e dai loro figli nasce Rea Silvia, amata dal dio Marte. Nascono due gemelli: Romolo e Remo, lasciati sul fiume Tevere, vengono trovati prima da una lupa, poi da un pastore che porta in casa sua.
Da grandi Romolo e Remo decidono di costruire una città, ma uno solo può diventare re, Romolo uccide Remo e diventa il primo re della nuova città: Roma.
Secondo la storia i Latini abitavano nel Lazio, vicino al fiume Tevere, su una collina, nasce un villaggio di pastori e commercianti: Roma.
Questo villaggio si trova vicino al mare, perciò si può commerciare con le navi, i terreni sono fertili, perciò si possono coltivare facilmente, i pastori allevano le pecore, perciò hanno la lana. Per questi motivi Roma diventa una città ricca. Inoltre commercia (compra e vende) il sale, molto importante per conservare il cibo, perciò è una merce preziosa.
I Romani raccontano molte leggende sulla loro storia, per esempio il ratto delle Sabine. Si racconta che a Roma, ai tempi di Romolo, abitavano solo uomini. Per avere delle donne, i Romani rapiscono le donne di un villaggio vicino, le Sabine.
I loro uomini vanno a Roma per liberarle, ma ormai sono diventate le mogli dei Romani e non vogliono ritornare a casa, allora il popolo dei Sabini si unisce al popolo dei Romani e vanno a vivere tutti a Roma.
Un’altra leggenda dice che a Roma hanno regnato sette re molto importanti, questi hanno costruito la città di Roma (Romolo), le hanno dato delle leggi e l’hanno fatta diventare potente. Gli ultimi tre re, secondo i racconti, sono di origine etrusca, forse dopo una guerra finita con la vittoria degli etruschi.
Il popolo romano è diviso in due: i patrizi, persone ricche, hanno molti terreni e governano la città; i plebei, sono le persone che lavorano per vivere.
Ci sono plebei poveri che chiedono aiuto ai patrizi, diventano clienti, cioè “protetti” dal patrizio. Il cliente lavora per il patrizio.
Nel 509 a.C. Roma diventa una Repubblica, cioè il potere non è più nelle mani di una sola persona, il re.
A capo del governo ci sono due consoli, essi fanno rispettare le leggi e guidano l’esercito. Inoltre c’è il Senato, un’assemblea di patrizi molto potenti.
I plebei non governano, devono lavorare per la città, ma non hanno diritti, ad esempio i plebei non possono sposare i patrizi.
Dal 486 a.C. i plebei si ribellano e chiedono dei diritti politici, il Senato dà loro la possibilità di eleggere due Tribuni della plebe, cioè dei rappresentanti del popolo che possono governare insieme ai patrizi e possono difendere i diritti dei plebei.
Nel 450 a.C. i Tribuni della plebe chiedono di avere una raccolta di leggi scritte, così tutti possono leggere le norme, esse sono uguali per tutti . Vengono scritte Le Dodici Tavole (della legge).
I plebei chiedono anche di poter sposare i patrizi, di poter avere dei campi fertili e la possibilità di diventare consoli.
Dopo aver ottenuto questi diritti i plebei possono partecipare alla vita politica, fanno parte delle assemblee, ma non sono potenti come i patrizi.
CAPITOLO XVI
I Romani, durante il periodo della Repubblica, fanno molte guerre per conquistare territori. Prima combattono contro gli Etruschi, poi contro i popoli vicini, i Volsci e gli Equi.
Dopo aver conquistato il territorio del Lazio, i Romani combattono contro i Sanniti, popolo dell’attuale Campania, le battaglie durano quasi 70 anni e prendono il nome di Guerre sannitiche, alla fine Roma vince la guerra e conquista tutta l’Italia centrale.
Per occupare il territorio della Magna Grecia, i Romani devono combattere anche contro un esercito ellenistico comandato da Pirro, re dell’Epiro.
Pirro arriva in Italia con venti elefanti che fanno paura ai Romani perché non li hanno mai visti prima. Alla fine i Romani vincono.
I popoli italici conquistati da Roma non diventano schiavi, ma possono vivere in pace se diventano amici dei Romani.
Roma, poi, decide di conquistare la Sicilia, perché è un’isola molto fertile, ma è una colonia di una città molto potente: Cartagine.
Cartagine è una città dei Fenici, si trova in Africa, vicino all’attuale Tunisi, i Romani chiamano i Cartaginesi Poeni, perciò le guerre contro questa città sono chiamate Guerre puniche.
A partire da 264 a.C. sono state combattute tre Guerre puniche, la Prima sul mare. I Romani non sono abituati alle lotte con la flotta (insieme di navi), perciò costruiscono navi speciali, con un ponte chiamato “corvo” che si aggancia alle navi nemiche e forma una base per combattere “corpo a corpo” (cioè gli uomini combattono con la spada come succede sulla terraferma). In questo modo Roma vince.
Seconda Guerra punica
Nel 218 a.C. i Cartaginesi arrivano in Italia con un esercito numeroso guidato al generale Annibale. Per sorprendere i Romani, Annibale passa dalla Spagna, (conquistata da poco tempo dai Cartaginesi) attraversa la Francia, poi supera le Alpi (le alte montagne che dividono la Francia dall’Italia). Annibale vince molte battaglie, distrugge l’esercito romano a Canne, in Puglia, poi deve tornare a Cartagine, per difendere la sua città da un altro esercito romano guidato dal console Scipione, detto l’Africano.
I Romani vincono a Zama nel 202 a.C., Cartagine si arrende.
Terza Guerra punica
Nel 146 a.C. Cartagine torna ad essere una città forte,ma i Romani non sono contenti, perciò mandano in Africa un esercito comandato da Scipione Emiliano.
I Cartaginesi combattono per difendere la propria città, ma alla fine i Romani distruggono Cartagine con il fuoco, per non farla più ricostruire.
Dopo le Guerre puniche Roma diventa padrona delle terre bagnate dal Mar Mediterraneo. I nuovi territori vengono divisi in province, gli abitanti non vengono considerati amici dei Romani, ma sudditi, devono pagare molti tributi (tasse) e vengono governati da proconsoli nominati dal Senato.
CAPITOLO XVII
Nelle province romane governano i proconsoli, essi hanno molti poteri, però, a volte, non sono giusti, sono corrotti (fanno i propri interessi e danneggiano i cittadini) cercano di diventare ricchi prendendo i soldi delle tasse aiutati dai pubblicani, gli uomini che devono riscuotere i tributi (cioè devono farsi dare i soldi dai cittadini).
A Roma si fa una nuova legge per dividere i patrizi in due classi sociali: i senatori e i cavalieri.
I senatori, si occupano della vita politica e hanno molti terreni, ma non possono commerciare.
I Cavalieri, uomini diventati ricchi grazie al proprio lavoro di mercante, essi possono commerciare o diventare pubblicani, ma non possono occuparsi di politica.
Dopo le Guerre puniche, a Roma arrivano molti schiavi, sono i prigionieri di guerra che vengono venduti per fare i lavori più pesanti.
I proprietari di terreni, non danno più lavoro ai contadini, perché hanno gli schiavi che lavorano tanto e non hanno diritti, non ricevono neanche una paga.
I contadini non hanno più lavoro, diventano sempre più poveri e decidono di andare a vivere in città, perché sperano di trovare un altro lavoro.
Due Tribuni della plebe decidono di aiutare i contadini con una nuova legge, una riforma agraria.
I due tribuni si chiamano Tiberio e Gaio Gracco, sono due fratelli figli di una famiglia importante. Tiberio diventa Tribuno nel 133 a.C. e Gaio nel 123 a.C., prima l’uno, poi l’altro vogliono diminuire il prezzo del grano e dare ai poveri dei campi da coltivare. I terreni, però, devono essere tolti ai senatori, ma questi non vogliono rinunciare ai propri beni, perciò decidono di far uccidere prima Tiberio, poi anche Gaio.
La popolazione comincia a ribellarsi, la Repubblica è in crisi.
I cittadini di Roma si dividono in due parti (partiti: gruppi di persone che hanno le stesse idee): i Popolari e gli Ottimati.
I popolari sono “gli amici del popolo”, seguono l’esempio dei Gracchi, sono plebei e cavalieri; gli Ottimati sono i patrizi che vogliono mantenere il potere e la ricchezza, sono aiutati dai clienti.
I due partiti si scontrano spesso e diventano sempre più violenti, fino all’elezione di due consoli, Mario e Silla.
Mario è un plebeo appoggiato dai popolari, Silla è un patrizio eletto dagli Ottimati.
Mario cambia le leggi che regolano l’esercito. Decide che tutti possono diventare soldati, anche i poveri, anzi dà una paga (cioè dei soldi) agli uomini che vogliono combattere nell’esercito. Prima solo chi aveva i soldi per comprarsi le armi e mantenersi poteva diventare soldato, in più bisognava combattere per molti anni, senza potere scegliere liberamente.
Grazie a questa nuova legge, tanti contadini poveri decidono di diventare soldati per avere una paga, diventa un nuovo lavoro.
Anche i generali sono contenti, perché i soldati sono fedeli al proprio comandante e obbediscono agli ordini senza discutere, così i generali diventano potenti, infatti vengono chiamati “signori della guerra”.
A Roma tanti uomini desiderano avere il potere, perciò si combatte fra cittadini romani, è una guerra civile (combattuta tra la gente di uno stesso paese).
Mentre Mario è in guerra, Silla prende il potere a Roma e uccide i Romani amici di Mario. Silla diventa dittatore a vita, cioè ha tutto il potere nelle sue mani,fino alla sua morte.
Egli fa scrivere i nomi dei suoi nemici sulle liste di proscrizione, un elenco di persone condannate a morte perché non volevano Silla al governo.
In questo periodo i plebei perdono i propri diritti e i patrizi diventano più ricchi grazie alle leggi fatte da Silla.
Anche gli schiavi sono stanchi della propria vita e decidono di scappare dalle case dei padroni, lo schiavo Spartaco prepara una rivolta contro i romani.
Spartaco è uno schiavo gladiatore, cioè combatte per i romani, a volte solo per divertire il popolo.
Insieme ai suoi amici gladiatori cerca di andare lontano da Roma, ma non riesce, perché viene fermato dall’esercito romano e viene ucciso.
CAPITOLO XVIII
Quando muore Silla tre generali dell’esercito prendono il potere: Crasso, Pompeo e Cesare.
Crasso è un cavaliere molto ricco, ha vinto contro Spartco.
Pompeo, patrizio, è un bravo generale, ha vinto molte battaglie, anche contro i pirati.
Cesare è capo dei Popolari, è molto amato dal popolo.
I tre generali nell’anno 60 a.C. decidono di governare Roma insieme, tutti con lo stesso potere, nasce una nuova forma di governo chiamata triumvirato, cioè accordo di tre uomini, essi governano al posto di consoli e Senato.
Il senato non è contento del triumvirato, ma per paura di nuove guerre accetta il nuovo governo.
Cesare, nel 58 a.C. diventa governatore della Gallia romana (oggi è la Francia) e parte con il suo esercito per conquistare nuovi territori.
Cesare vince contro gli Elvezi e i Germani, poi conquista la Britannia.
Intanto muore Crasso e Pompeo, a Roma, insieme al Senato pensa di fermare Cesare, perché è diventato troppo potente.
Cesare torna con il suo esercito e comincia una nuova guerra civile.
Pompeo scappa, Cesare lo uccide, poi diventa dittatore a vita (50 a.C.).
I cittadini devono obbedirgli senza discutere.
Non ci sono più i consoli e il Senato ha poca importanza, anche i Cavalieri perdono potere.
Cesare dà le terre ai soldati e ai contadini e aiuta i poveri, cerca di portare la pace a Roma e nei territori conquistati.
Il popolo ama molto Cesare, ma i Senatori e i Cavalieri non sono contenti del suo potere, perciò decidono di ucciderlo.
Il 15 marzo del 44 a.C. (le Idi di marzo), mentre entra nel Senato, Cesare viene pugnalato dai senatori, tra loro i capi: Bruto e Cassio.
La Repubblica di Roma è finita, perché da Cesare in poi un uomo solo comanda.
Lo Stato romano non si chiama più Repubblica, ma Impero.
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