Storia usi e costumi degli indiani d’ America

Storia usi e costumi degli indiani d’ America

 

 

 

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Storia usi e costumi degli indiani d’ America

Nonostante la storia degli indigeni d'America sia il punto focale di quella americana, ancora oggi molti sono poco informati su questa materia. Infatti, i sistemi scolastici americani e canadesi danno solo piccoli cenni di questa ricca ed interessante cultura rappresentata dall'eredità indiana. Mettendo a fuoco una razza speciale come tema centrale, è necessario considerare l'intero arco di storia umana, dalla preistoria ai giorni nostri. Si tratta, anche in questo caso, di centinaia di tribù diverse, sia esistenti sia estinte, ognuna con una sua storia, popolazione (stirpe) e cultura. Gli studi sugli indiani comprendono vari settori della storia, dell'archeologia, dell'etnologia, della sociologia, della geografia, della politica, della religione, della glottologia, ecc.. Se oggi siamo qui a parlare di usi, costumi, tradizioni, riti, culti religiosi della cultura indiana è grazie a studiosi, autori e cartografi precedenti, uomini come Powell, Hodge, Kroeber, Swanton, Collier, Josephy, Driver e Highwater, che hanno dedicato la loro vita alla ricerca e alla salvaguardia della storia e della cultura degli indigeni americani.
GLI ANTICHI INDIANI
La ricostruzione della preistoria è basata ovviamente su congetture e gli studiosi non sempre sono d'accordo, e se sono d'accordo sul concetto, magari non usano sempre gli stessi termini. Del resto le tecniche di datazione sono lungi dall'essere esatte: la datazione stratigrafica, il radiocarbonio, la dendrocronologia, l'archeomagnetismo, la datazione dell'ossidiana ed altre tecniche devono tener conto di un margine d'errore. Comunque, nonostante le difficoltà intrinseche della materia e la complessità dell'argomento, la preistoria è un'epoca accessibile all'uomo moderno e grazie agli sforzi di archeologi e di altri scienziati, ha una sua forma, una sua definizione e un suo svolgimento. Dopo decenni di teorie e congetture, si è arrivati alla conclusione che i primi uomini arrivarono nel Nord America dall'Asia attraverso l'istmo dello stretto di Bering, conosciuto come Beringia, durante il periodo pleistocenico. Ci furono quattro glaciazioni durante i millenni del Pleistocene, con calotte di ghiaccio provenienti dal Nord; le glaciazioni vennero intervallate da periodi interglaciali. La glaciazione di Wisconsin (che corrisponde alla glaciazione di Wurm in Europa) durò circa da 90.000 o 75.000 fino a 8.000 anni a.C. Si teorizza che in vari periodi durante la glaciazione di Wisconsin una certa quantità d'acqua del pianeta si fosse trasformata in ghiaccio, abbassando notevolmente gli oceani ed esponendo terre ora sommerse. Dove ora si trovano 92 km d'acqua, profonda 54 m nello stretto di Bering, una volta si stendeva una lingua di tundra di circa 1.600 km, che collegava i due continenti. Secondo alcuni studiosi, è possibile che alcune isole di oggi fossero a quel tempo delle montagne torreggianti. La grossa selvaggina dell'era glaciale potrebbe essere migrata attraverso l'istmo e i primi uomini predatori, muniti di lancia, potrebbero averla seguita. Quei paleo-siberiani sarebbero i primi indiani, i veri scopritori del Nuovo Mondo. E' opinione prevalente fra gli studiosi che la migrazione di uomini dall'Asia non sia avvenuta tutta in una volta, ma durante il corso dei millenni e a ondate, dato che i primi indiani viaggiavano in piccoli nuclei famiuliari o a gruppi. La strada verso sud non fu sempre transitabile. Infatti, nel periodo in cui esisteva la Beringia, il ghiacciaio Wisconsin ostriva il passaggio di ulteriori migrazioni verso sud ed est. I primi uomini potrebbero aver vissuto per generazioni nell'Alaska, al tempo priva di ghiaccio a causa dello scarso numero di precipitazioni, finché periodi di disgelo crearono passaggi naturali attraverso i ghiacci. A tale proposito, esistono prove geologiche ed archeologiche che dimostrano l'esistenza di un corridoio privo di ghiacci presente per migliaia di anni durante la prima e la media glaciazione Wisconsin lungo la dorsale delle Montagne Rocciose. Poi, durante un altro disgelo, dopo 10.000 anni di intervallo, un secondo corridoio si formò probabilmente verso est, lungo le pianure di Alberta-Saskatchewan. E infine si sviluppò un terzo passaggio nel Wiscnsin seguendo i fiumi Yukon, Peace e Liard. Da queste rotte, i primi indiani possono essersi dispersi verso est lungo le vallate dei fiumi delle Grandi Pianure, verso ovest attraverso il passaggio meridionale delle Montagne Rocciose al Great Basin, verso sud-ovest al tallone delle Montagne  Rocciose alla California meridionale, o verso sud all'America centrale e meridionale fino alla Terra del fuoco, estremità meridionale del Nuovo Mondo. L'intera dispersione durò probabilmente per secoli e millenni, poiché gli uomini seguivano la grossa selvaggina. Si ipotizza che ulteriori migrazioni avvennero anche dopo la definitiva sommersione della Beringia. Dal 3.000 al 1.000 a.C gli Eschimesi, gli Aleut e forse anche gli Atapascani utilizzarono canoe di legno e barche di pelle per attraversare lo stretto di Bering. Durante il lungo corso dei secoli, dopo la migrazione di uomini verso il Nuovo Mondo e fino alla fine dell'epoca glaciale, all'incirca nell'8.000 a.C, e per un periodo successivo, il principale modo di vivere era costituito dalla caccia alla grossa selvaggina. La maggior parte dei cacciatori nomadi si vestivano di pelli e pellicce e si rifugiavano in caverne, sotto sporgenze e in capanne di rami ee erano soliti inseguire la selvaggina pleistocenica: lanuginosi mammut, mastodonti, tigri dai denti a sciabola, leoni americani, cammelli, bisonti dalle grossa corna, orsi dal muso corto, lupi feroci, castori giganti, armadilli giganti, tapiri dal muso curvo, buoi muschiati, cavalli selvatici, oltre ad alcuni mammiferi più piccoli. Gli antropologi hanno appreso quanto conoscono dei primi indiani in base agli scheletri e ai manufatti trovati nei luoghi da loro abitati e nei posti di caccia. Dopo il 25.000 a.C apparvero tra gli indiani paleolitici nuove tecnologie. Venivano usate pietre malleabiie, specialmente pietra focaia, selce ed ossidiana, per fare attrezzi funzionali, come raschini, asce e punte per le lance, particolarmente importanti per la caccia. Le fasi paleo-indiane si distinguono per il tipo di punta della lancia che porta solitamente il nome dell'area dove fu rinvenuta la prima volta. Le fasi principali sono: Sandia, Clovis, Folsom e Plano. Il fatto che tali punte non siano state ritrovate sul lato asiatico dello stretto di Bering indica che l'evoluzione tecnologica che lo riguarda, avvenne nel Nuovo Mondo. Durante il ritiro definitivo dei ghiacciai settentrionali tra i 9.000 e i 5.000 anni a.C, molti dei grandi mammiferi, dai quali dipendeva il sostentamento dei paleo-indiani, scomparvero, prima nelle latitudini più basse, poi anche nel Nord. Questo esempio di estinzione della grossa selvaggina è uno dei grandi misteri del periodo paleolitico e ci sono varie teorie per cercare una spiegazione. Probabilmente la causa fu un cambiamento climatico. I ghiacciai, sciogliendosi, crearono per tutto il continente un alto tasso di umidità con una vegetazione lussureggiante, fiumi, laghi e paludi abbondanti. Nel corso dei secoli il clima si era riscaldato e l'ambiente si era inaridito causando gradatamente variazioni stagionali e regionali che forse avevano reso sempre più difficile la vita degli animali. Comunque i grandi mammiferi erano sopravvissuti altri cambiamenti climatici e a periodi interglaciali precedenti. Forse questa volta la differenza consisteva nella presenza di un nuovo superpredatore: l'uomo, con le sue punte di pietra affilate, la sua astuzia e la sua organizzazione. La pratica, non per necessità, di spingere le mandrie in fuga precipitosa lungo dirupi e paludi a scopo di facilitarne l'uccisione, viene chiamata da certi studiosi "provvedimento eccessivo del pleistocene". Nonostante le numerose lacune, ipotesi e congetture che rendono difficile il loro lavoro, gli scienziati hanno dedotto alcuni fatti della vita dei paleo-indiani attraverso rinvenimenti archeologici. Tra queste lacune, per esempio, c'è l'incomprensione del ruolo della donna paleo-indiana: alcuni reperti dimostarno che essa lavorava con materiali deperibili, invece che di pietra e di osso. Tuttavia, l'esistenza di punte lanceolate ritrovate nei luoghi abitati e di cacciagione, ci dice molto dei primi indiani e delle loro somiglianze con l'uomo moderno. Essi cercavano cibo e rifugio; si sforzavano di elaborare nuove tecnologie; erano fieri del loro lavoro; sognavano ed agivano. E sopravvissero. I primi indiani si adattarono. Nel corso dei secoli il clima, la flora e la fauna si sono evoluti, dall'epoca glaciale attraverso l'epoca di spartiacque post-glaciale, fino alle nuove configurazioni delle regioni. Generazione dopo generazione, gli indiani gradualmente allargavano la loro base di vita e inventavano nuove tecnologie. Dal 6.000 al 1.000 a.C ci fu il cosiddetto periodo arcaico, caratterizzato dal vivere di raccolti, dal cacciare ed intrappolare la piccola selvaggina, dal pescare e raccogliere piante selvatiche commestibili. La vita nel periodo arcaico era essenzialmente migratoria. Quando i raccolti in una zona finivano, gli indiani si tarsferivano in un'altra. In genere erano più stabili dei cacciatori paleolitici: infatti sono stati trovati anche degli insediamenti permanenti, indicati da cumuli assai grandi (ammassi di residui), specialmente vicino ai laghi e ai corsi d'acqua. In questo periodo una varietà di materiali, quali legno, pietra, ossa, corna, conchiglie, pelle, fibre di piante e rame, veniva utilizzata per fabbricare una vasta gamma di utensili e attrezzi speciali per soddisfare i bisogni del particolare modo di vivere di ogni singola regione. Gli artigiani arcaici fabbricavano lance, coltelli, asce, scuri, mannaie, scalpelli, raschietti, mazze, martelli, incudini, lesini, trapani, mortai e pestelli, armi, arpioni, canne e contenitori. Le loro pentole per cucinare e per conservare il cibo erano di pietra. In questo periodo stoffe e cesti di materiali vegetali intrecciati vennero fatti per la prima volta. Insieme al gran numero di attrezzi nascevano nuovi metodi di preparazione e conservazione degli alimenti. Pietre riscaldate venivano usate per bollire l'acqua ed arrostire semi. Cesti e contenitori di pelle erano usati per immagazzinare il cibo. Gli indiani arcaici furono anche i primi nordamericani a costruire barche e ad addomesticare il cane. Quei primi indiani trasformarono alcuni dei loro materiali in ornamenti, svilupparono credenze e rituali complessi ed elaborarono dei metodi per seppellire i loro morti. Vista la difficoltà di concepire un sistema preciso di classificazione ed una cronologia esatta dei periodi litico ed arcaico, tale compito ancora più arduo riguardo alle epoche culturali posteriori. Con i progressi culturali arriva la diversificazione: gli indiani nelle diverse zone del continente progredivano in modi diversi. In termini archeologici, ciò significa che ogni regione ha la sua propria sequenza culturale e le sue categorie (culture, periodi, fasi, tradizoni, ecc.). Infatti, ogni zona archeologica ha il proprio sistema di classificazione, e ciò rende lo studio della preistoria indiana ancora più difficile. Il termine più comunemente applicato per definire il periodo postarcaico (circa dal 1.000 a.C fino al contatto con l'uomo bianco) è "formativo", parola che implica transizione. In termini generali "formativo" si riferisce all'estensione dell'agricoltura, alla vita stabile nei villaggi, a case, animali addomesticati, ceramica, tessitura, all'uso dell'arco e della freccia, a cerimonie e credenze. Durante il lungo corso dei secoli, dopo la migrazione di uomini verso il Nuovo Mondo e fino alla fine dell'epoca glaciale, all'incirca nell'8.000 a.C, e per un periodo successivo, il principale modo di vivere era costituito dalla caccia alla grossa selvaggina. La maggior parte dei cacciatori nomadi si vestivano di pelli e pellicce e si rifugiavano in caverne, sotto sporgenze e in capanne di rami ee erano soliti inseguire la selvaggina pleistocenica: lanuginosi mammut, mastodonti, tigri dai denti a sciabola, leoni americani, cammelli, bisonti dalle grossa corna, orsi dal muso corto, lupi feroci, castori giganti, armadilli giganti, tapiri dal muso curvo, buoi muschiati, cavalli selvatici, oltre ad alcuni mammiferi più piccoli. Gli antropologi hanno appreso quanto conoscono dei primi indiani in base agli scheletri e ai manufatti trovati nei luoghi da loro abitati e nei posti di caccia. Dopo il 25.000 a.C apparvero tra gli indiani paleolitici nuove tecnologie. Venivano usate pietre malleabiie, specialmente pietra focaia, selce ed ossidiana, per fare attrezzi funzionali, come raschini, asce e punte per le lance, particolarmente importanti per la caccia. Le fasi paleo-indiane si distinguono per il tipo di punta della lancia che porta solitamente il nome dell'area dove fu rinvenuta la prima volta. Le fasi principali sono: Sandia, Clovis, Folsom e Plano. Il fatto che tali punte non siano state ritrovate sul lato asiatico dello stretto di Bering indica che l'evoluzione tecnologica che lo riguarda, avvenne nel Nuovo Mondo. Durante il ritiro definitivo dei ghiacciai settentrionali tra i 9.000 e i 5.000 anni a.C, molti dei grandi mammiferi, dai quali dipendeva il sostentamento dei paleo-indiani, scomparvero, prima nelle latitudini più basse, poi anche nel Nord. Questo esempio di estinzione della grossa selvaggina è uno dei grandi misteri del periodo paleolitico e ci sono varie teorie per cercare una spiegazione. Probabilmente la causa fu un cambiamento climatico. I ghiacciai, sciogliendosi, crearono per tutto il continente un alto tasso di umidità con una vegetazione lussureggiante, fiumi, laghi e paludi abbondanti. Nel corso dei secoli il clima si era riscaldato e l'ambiente si era inaridito causando gradatamente variazioni stagionali e regionali che forse avevano reso sempre più difficile la vita degli animali. Comunque i grandi mammiferi erano sopravvissuti altri cambiamenti climatici e a periodi interglaciali precedenti. Forse questa volta la differenza consisteva nella presenza di un nuovo superpredatore: l'uomo, con le sue punte di pietra affilate, la sua astuzia e la sua organizzazione. La pratica, non per necessità, di spingere le mandrie in fuga precipitosa lungo dirupi e paludi a scopo di facilitarne l'uccisione, viene chiamata da certi studiosi "provvedimento eccessivo del pleistocene". Nonostante le numerose lacune, ipotesi e congetture che rendono difficile il loro lavoro, gli scienziati hanno dedotto alcuni fatti della vita dei paleo-indiani attraverso rinvenimenti archeologici. Tra queste lacune, per esempio, c'è l'incomprensione del ruolo della donna paleo-indiana: alcuni reperti dimostarno che essa lavorava con materiali deperibili, invece che di pietra e di osso. Tuttavia, l'esistenza di punte lanceolate ritrovate nei luoghi abitati e di cacciagione, ci dice molto dei primi indiani e delle loro somiglianze con l'uomo moderno. Essi cercavano cibo e rifugio; si sforzavano di elaborare nuove tecnologie; erano fieri del loro lavoro; sognavano ed agivano. E sopravvissero. I primi indiani si adattarono. Nel corso dei secoli il clima, la flora e la fauna si sono evoluti, dall'epoca glaciale attraverso l'epoca di spartiacque post-glaciale, fino alle nuove configurazioni delle regioni. Generazione dopo generazione, gli indiani gradualmente allargavano la loro base di vita e inventavano nuove tecnologie. Dal 6.000 al 1.000 a.C ci fu il cosiddetto periodo arcaico, caratterizzato dal vivere di raccolti, dal cacciare ed intrappolare la piccola selvaggina, dal pescare e raccogliere piante selvatiche commestibili. La vita nel periodo arcaico era essenzialmente migratoria. Quando i raccolti in una zona finivano, gli indiani si tarsferivano in un'altra. In genere erano più stabili dei cacciatori paleolitici: infatti sono stati trovati anche degli insediamenti permanenti, indicati da cumuli assai grandi (ammassi di residui), specialmente vicino ai laghi e ai corsi d'acqua. In questo periodo una varietà di materiali, quali legno, pietra, ossa, corna, conchiglie, pelle, fibre di piante e rame, veniva utilizzata per fabbricare una vasta gamma di utensili e attrezzi speciali per soddisfare i bisogni del particolare modo di vivere di ogni singola regione. Gli artigiani arcaici fabbricavano lance, coltelli, asce, scuri, mannaie, scalpelli, raschietti, mazze, martelli, incudini, lesini, trapani, mortai e pestelli, armi, arpioni, canne e contenitori. Le loro pentole per cucinare e per conservare il cibo erano di pietra. In questo periodo stoffe e cesti di materiali vegetali intrecciati vennero fatti per la prima volta. Insieme al gran numero di attrezzi nascevano nuovi metodi di preparazione e conservazione degli alimenti. Pietre riscaldate venivano usate per bollire l'acqua ed arrostire semi. Cesti e contenitori di pelle erano usati per immagazzinare il cibo. Gli indiani arcaici furono anche i primi nordamericani a costruire barche e ad addomesticare il cane. Quei primi indiani trasformarono alcuni dei loro materiali in ornamenti, svilupparono credenze e rituali complessi ed elaborarono dei metodi per seppellire i loro morti. Tuttavia per esprimere i gradi di sviluppo occorrono altri termini. Nell'America centrale, per esempio, dove gli indiani raggiunsero il grado più alto di vita organizzata, in quanto costruirono delle città, viene usato il termine "classico", riferito ad un culmine culturale che comporta suddivisioni come "preclassico" e "postclassico". Un altro termine ancora, che si riferisce al culmine di una cultura, quello dell' "epoca aurea", viene a volte usato per le culture avanzate del Nord del Messico, come quella degli Anasazi, Hohokam e Mogollon del Sud-Ovest o dei "Mound Builders" dell'Est.. Deve essere ricordata anche un'altra classificazione culturale. Alcuni studiosi usano il termine "mesoindiano" invece di "formativo" o "preclassico" per distinguere il periodo in cui venne intrododtta l'agricoltura nella Mesoamerica (tra il 7.000 e il 5.000 a.C.) dalla cultura arcaica di altri luighi sul continente. Se un gruppo di popoli meritasse l'etichetta di "cultura madre" o "civiltà madre" mesoamericana, questo sarebbe quello degli Olmechi delle giungle, delle praterie e delle paludi della costa del Golfo del Messico. Nella cultura olmeca si svilupparono i villaggi, anche se non proprio come delle città vere, almeno come grandi centri di cerimonie ed economici. Le tribù divennero complesse strutture sociali. L'artigianato ed il lavoro manuale si evolsero verso l'arte, e l'architettura divenne raffinata e di proporzione colossale. I rituali si trasformarono in sistemi numerici e gli eventi del calendario in scritture geroglifiche. L'agricoltura si estendeva tramite una rete di relazioni commerciali. Questa cultura fiorente, nota come olmeca, influenzò infatti tutte le altre culture sorte in seguito in Mesoamerica: i Maya, i Teotihuacan, i Totonachi, gli zapotechi e, attraverso di loro, i Toltechi, i Mixtechi e gli Aztechi, come altri popoli più a nord e a sud. Come le maggiori civiltà mesoamericane la società olmeca era teocratica, con classi fisse di sacerdoti, burocrati, mercanti ed artigiani nei centri abitati.  La popolazione agricola praticava un'agricoltura basata sul dissodamento del terreno (abbattendo e bruciano gli alberi per far posto ai campi) al fine di sostenere gli altri ceti della società. Per quanto riguarda i manufatti, gli olmechi sono noti per le teste giganti di basalto (alcune di un peso di 20 tonnellate) con lineamenti spessi ed un copricapo simile ad un elmo, ed anche per statuette di giada, terracotta e pietra, con facce feline, i "baby-faces, che rappresentavano il discendente di un dio olmeco, il giaguaro, dio della pioggia, e le sue compagne umane. Il grande serpente piumato, un tema ricorrente in Mesoamerica, è un'altra raffigurazione frequente. Gli Olmechi sono anche noti per le larghe steli (lastre di pietra scolpite) , per le pavimentazioni di serpentino ricoperte di mosaici, per gli specchi concavi di magnetite per accendere fuochi e per la ceramica orlata di bianco. Gli Olmechi, progredendo, svilupparono un sistema numerico e inventarono un calendario, come anche una scrittura geroglifica, che furono poi in auge presso i Maya per i secoli successivi. Infatti, visti i legami linguistici e culturali tra i due popoli e la non conoscenza di cosa sia accaduto agli Olmechi dopo il declino culturale, alcuni studiosi hanno ipotizzato che siano migrati verso sud-est e diventati i diretti antenati dei Maya. I Maya sono stati definiti i "Greci del Nuovo Mondo": questo paragone esprime l'alto livello della civiltà e dell'intelletto di questo popolo. I Maya ereditarono un ricco lascito culturale dai primi popoli mesoamericani ed in particolare dagli Olmechi. La loro grandezza non deriva tanto dall'innovazione quanto dal perfezionamento dei modi di vivere esistenti, come rivelano i loro complicati sistemi matematici, astronomici, il calendario, la loro scrittura geroglifica, sia pittografica che ideografica e forse anche con i glifi che rappresentavano suoni e sillabe, il loro stile artistico realistico, sia quello della pittura sia quello dei bassorilievi, e infine la loro architettura raffinata, incluse le piramidi dai lati scoscesi, le volte a mensoloni, le creste dei tetti. Il mondo dei Maya, come quello degli Oltechi, ruotava intorno ai centri cerimoniali. Si conoscono almeno 116 zone dei Maya nel Messico di oggi, in Guatemala, in Honduras e in San Salvador.

Molti di questi centri avevano magnifiche strutture in pietra, templi a forma di piramide, piattaforme astronomiche od osservatori, palazzi, monasteri, bagni, campi per il gioco della palla, piazze, ponti, acquedotti e bacini. Tikal, per esempio; una delle zone più importanti della cultura classica di pianura, ritrovato in Guatemala, disponeva di 3.000 strutture comprendenti sei templi a forma di piramide, si estendeva per circa 2 km quadrati ed aveva una popolazione di circa 100.000 abitanti. Benché la società dei Maya fosse rigorosamente strutturata secondo le diverse classi (sacerdoti, oligarchi ereditari, artigiani e contadini), non esiste nessuna prova di un sistema politico più ampio che unisse i vari centri popolati, o di una capitale dominante. Essi non erano bellicosi e non cercavano di combattere i popoli vicini. Stabilivano comunque relazioni comerciali di vasta portata. Erano un popolo marinaro e alcuni commercianti viaggiavano con piroghe larghe, scavate in un solo tronco, con un massimo di 25 rematori. Non si conosce il motivo per cui i Maya dei centri classici della pianura siano caduti in uno stato di declino culturale intorno al 900 d.C. Una teoria credibile indica questo declino come conseguenza del decadimento dell'agricoltura e a causa della popolazione crescente e dello sfruttamento intensivo del terreno che portò anche ad un'insurrezione dei contadini contro i sacerdoti e i nobili reggenti. In ogni caso, da quel momento in poi la cultura dei Maya prosperò soprattutto al sud, nelle regioni montuose del Guatemala. Dopo il 1.000 d.C. si sviluppò un altro ceppo della cultura Maya nella penisola dello Yucatan, per effetto di un'invasione di popoli Toltechi che si unirono ai Maya ed adottarono le loro tradizioni e la loro estetica. Nacquero allora dei centri cerimoniali come Chichen, Itza, Mayapan e Tulum.  I Chichimechi nomadi o "figli del cane" arrivarono nella vallata del Messico dalle regioni settentrionali, in piccoli gruppi e dall'VIII secolo in poi. Ma solo nel X secolo una di queste tribù nomadi, quella Tolteca-Chichimeca, riuscì a prendere il sopravvento sulle altre. Il loro capo si chiamava Mixcoatl. Studiando le culture locali si scoprì che costruirono una grande città, Tula, situata sulla cima di un monte e ben difendibile. Nel 968 Topiltzin, figlio di Mixcoatl, giunse al potere.  E' difficile distinguere la realtà dalla leggenda, poiché la maggior parte di ciò che sappiamo della storia tolteca, è stato tramandato attraverso miti e poesie azteche, nelle quali sia il padre sia il figlio vengono considerati come divinità: Mixcoatl come dio della caccia, Topiltzin come Quetzalcoatl, ossia l'antico Serpente Piumato di cui prese il nome. E' noto comunque che Topiltzin-Quetzalcoatl stabilì un impero tolteco con città-stato indipendenti. tentò di aumentare il livello culturale del suo popolo e grazie alla sua opera il nome "tolteco" divenne sinonimo di "civilizzato" nella tradizione seguente. Topiltzin-Quetzalcoatl incoraggiò l'architettura, e i Toltechi divennero eccellenti costruttori: costruirono palazzi con atri di colonne e affreschi, piramidi enormi, giardini circondati da un muro per il gioco della palla.  Topiltzin incentivò la lavorazione dei metalli, e i Toltechi modellarono oggetti d'oro e d'argento finissimi. Nuove forme di ceramica apparvero nella cultura tolteca: la tessitura, i lavori con piume e la scrittura geroglifica si svilupparono ulteriormente. Egli diede impulso all'agricoltura, che diede come risultato la produzione di specie migliori di granoturco, di yucca e di cotone. Secondo la tradizione il pacifico Topiltzin-Quetzalcoatl perse il potere quando cercò di abolire i sacrifici umani, che erano praticati su vasta scala. Come risultato, i suoi seguaci, cioè quelli del Serpente Piumato benigno, venivano sopraffatti da quelli del dio Tezcatlipoca, la divinità della notte. Non è nota la natura esatta di questa lotta di potere. Non si sa neppure cosa successe a Topiltzin-Quetzalcoatl e al suo seguito dopo la presunta sconfitta. Forse le due divinità rappresentavano elementi teocratici e militaristi della società tolteca. Forse furono loro quei Toltechi che invasero lo Yucatan e contribuirono alla rinascita della cultura dei Maya, il periodo corrisponderebbe. Se quel gran re continuasse a vivere non si sa, la leggenda di Quetzalcoatl comunque divenne talmente popolare in tutta l'America centrale che ancora secoli dopo, Montezuma II, l'imperatore degli Aztechi, credette che Cortes, il conquistatore spagnolo, fosse il dio che ritornava. Per quanto riguarda i Toltechi che rimasero al potere a Tula e nella vallata del Messico, si sa che furono perseguitati da una serie di calamità, quali siccità, fuoco ed invasioni dei nomadi del nord. Erano tornati al punto di partenza; una volta erano stati i "figli del cane", i conquistatori, ora toccava a loro essere conquistati. Tula fu distrutta nel 1160. Come i Toltechi prima di loro, che ora divennero tributari, i Mexica erano un popolo chichimeco, migrato dal nord nella vallata del Messico. La data del loro arrivo nella regione è il 1168. Durante gli anni successivi vissero come nomadi ai margini delle culture locali e servirono a volte come mercenari dell'esercito, con i loro archi e frecce micidiali. Stando alle apparenze, fondarono due insediamenti su isolotti paludosi nel lago Texcoco, e cioè Tlatelolco e Tenochtitlan, intorno al 1325. Tenochtitlan, l'area dove oggi sorge Città del Messico, si estese; cesti di vimine venivano fissati sul basso fondo del lago e caricati con limo ed altri materiali vegetali creando delle chinampas, isole artificiali per l'agricoltura. E' possibile che Tenochtitlan conquistasse e assorbisse Tlateloco. Gli abitanti di Tenochtitlan, che si chiamavano Tenocha, lottarono tenacemente per avere il predominio sulle città-stato rivali della vallata. Il fatto più saliente fu l'alleanza con gli Alcohua di Texcoco contro i Tepanec, altro popolo arrivato da poco nella vallata e grande rivale dei Tenocha. I Tenocha presero il nome nuovo di Aztechi dal leggendario Aztlan, da cui presumibilmente derivano, e cominciarono a sottomettere molti degli altri popoli del Messico centrale. Tenochtitlan diventò una città con centinaia di edifici e collegata con un complesso sistema di canali, con una popolazione stimata di circa 300.000 abitanti. L'intero impero azteco arrivò a comprendere circa 5.000.000 di individui. Le conquiste erano utili agli Aztechi per due ragioni: in primo luogo veniva mantenuto l'impero commerciale che avevano creato. Infatti, oro, argento, rame, perle, giada, turchese ed ossidaina erano prodotti importanti per il loro commercio, così come cereali, fagioli, zucche, pomodori, cotone, cacao, mango, papaya e avocado e in più cani addomesticati e tacchini. Gli stessi beni venivano a volte consegnati come tributi dai popoli sconfitti che in cambio non ricevevano nulla. Ma gli Aztechi pretendevano molto di più dai popoli conquistati: oltre ai loro beni, volevano anche gli individui. Infatti, in secondo luogo, la loro attività militare mirava a fare dei prigionieri per i sacrifici umani che assolvevano le funzioni statali di mantenere l'ordine. La religione compenetrò la vita degli Aztechi. Ognuna delle loro divinità, di cui molte già adorate dai primi popoli mesoamericani, come per esempio il Quetzalcoatl, aveva il proprio culto. Huitzilopochtli, dio della guerra, era un'invenzione degli Aztechi e richiedeva il tributo maggiore. Migliaia di prigionieri venivano trucidati in cima ai templi-piramide e i loro cuori strappati dai sacerdoti. Gli Aztechi non diedero origine al sacrificio umano nell'America centrale, però lo svilupparono a inusuali estremi di crudeltà e fanatismo. I sacerdoti, benché rappresentassero la funzione centrale della società azteca, non erano così potenti come nelle altre teocrazie mesoamericane. All'apice del sistema delle classi c'era il Capo degli Uomini, scelto da una stirpe reale dai nobili dei clan cittadini, dai ricchi commercianti e dai capi guerrieri. Sotto c'erano i cittadini comuni, compresi artigiani ed agricoltori e il gruppo di operai non specializzati; ancora più sotto c'erano gli schiavi. Di tutte le "civiltà perdute", quella degli Aztechi è la più conosciuta poiché era al culmine proprio al momento dell'arrivo degli europei. Benché gli spagnoli abbiano distrutto rapidamente la cultura azteca, templi, sculture, scritture, hanno conservato notevoli informazioni su di essa. Comunque, nonostante tutto quello che si sa degli Aztechi, rimane un paradosso sconcertante: da un lato ci fu una cultura complessa, sofisticata, con scopi altamente intellettuali e un senso raffinato dell'estetica, dall'altro una cultura feroce che si alimentava della morte ritualistica di individui. Gli Olmechi, i Maya, i Toltechi e gli Aztechi furono grandi dominatori durante il loro apogeo culturale e vengono descritti assieme ai loro centri principali. Teotihuacan fu una grande città-stato, e non è noto quale fu il popolo che la fondò e la portò al suo importante ruolo nel periodo classico. Chiunque fossero stati, i Teotihuacan raggiunsero il loro apice culturale nella vallata del Messico, mentre i Maya fiorirono nel Sud-Est. L'influenza incrociata tra i due popoli ebbe la sua parte nella grandezza di entrambi. Teotihuacan, oltre a svilupparsi come centro cerimoniale, divenne la prima vera città dell'America centrale, una metropoli ben disegnata che copriva un'area di circa 20 km2 con una popolazione che raggiunse le 125.000 unità. Gli abitanti costruirono piazze, viali, canali, parchi, fognature, mercati, officine, condomini (blocchi formati da adobe e da intonaco ad un piano e con molti vani) e templi a piramide. Due piramùidi massicce, la Piramide del Sole alta 60 m e la più piccola Piramide della Luna, furono collegate con la via principale della città, il Viale dei Morti, lungo 4.800 m. Anche la cittadella, una recinzione larga e quadrata di edifici che includeva il tempio di Quetzalcoatl, era unita al viale. La religione e la politica nella società divisa per ceti di Teotihuacan. I suoi edifici ospitavano i capi religiosi e la nobiltà. I contadini abitavano nei villaggi vicini. Con l'introduzione di migliori tecniche agricole come l'irrigazione e la chinampas si produceva cibo sufficiente per la popolazione urbana che cresceva vertiginosamente. Da Teotihuacan, centro dinamico di religione, commercio e arte, la cultura azteca si allargò a molte regioni della Mesoamerica. I termi di natura militare si ritrovano raramente nella moltitudine di affreschi della città, il che significa che il commercio, e non la guerra, aveva un ruolo dominante nella mente degli Aztechi. Molti elementi della cultura di Teotihuacan si diffusero tra altri popoli: la scrittura geroglifica, i sistemi di calendario, gli stili architettonici, le tecniche agrarie e il culto di specifiche divinità quali Quetzalcoatl (il Serpente Piumato) e Tlaloc (il Dio della Pioggia), come anche la pratica del sacrificio umano. La città esportava anche manufatti artistici, utensili, attrezzi, gioielli, indumenti, sculture di ossidiana e la ceramica alta, sottile e color arancione. Il declino di Teotihuacan si manifestò nell'ottavo secolo. Siccità, una crisi nell'agricoltura, incendi, ribellioni, invasioni, tutti fattori che ebbero la loro parte in questo declino. Le rovine della città vennero chiamate dagli Aztechi posteriori "la dimora degli dei". Il Sud-Ovest si estende dall'attuale Utah meridionale e dal Colorado, attraverso Arizona, Nuovo Messico e un angolo del Texas, fino alla parte settentrionale del Messico. In quel territorio accidentato e arido di montagna, con canyon e deserto (prima del contatto con l'uomo bianco), raggiunse il suo più alto grado di sviluppo a nord delle civiltà agrarie avanzate dell'America centrale. Questo fatto è spiegato da due fattori: primo, la vicinanza della regione all'America centrale, culla dell'agricoltura indiana; secondo, l'ambiente aspro del Sud-Ovest, con la sua selvaggina e le sue piante selvatiche non molto commestibili, fecero sì che l'agricoltura divenisse un'alternativa necessaria. Sotto l'influenza del Sud, nacquero dall'America centrale, tre culture specifiche dominanti sulla base della precedente tradizione arcaica Cochse-Deserto: la Mogollon, la Hohokam e la Anasazi. Per ognuna di esse l'adozione dell'agricoltura comportò la vita sedentaria in villaggi con conseguente sviluppo degli attrezzi, arti e mestieri, specie quello della ceramica. Sebbene ognuna di esse avesse caratteristiche specifiche, erano collegate tra di loro e ognuna venne influenzata dall'altra. Nelle regioni dell'Est e del Midwest del Nord America, le culture avanzate con grandi popolazioni poterono esistere anche senza agricoltura praticata su vasta scala, grazie alle piante commestibili e alla selvaggina abbondante. Tra queste culture vi era quella dei "Mound Builders" anche chiamata Adena e Hopewell, che avevano i loro centri abitati nell'Ohio. La cultura degli Adena durò dal 1.000 a.C al 200 d.C, quella degli Hopewell dal 300 a.C al 700 d.C Benche le due culture condividessero molte delle loro caratteristiche e coesistessero per cinque secoli, la loro esatta relazione è sconosciuta. Non si sa, infatti, se gli Adena fossero, e in quale misura, gli avi dei Hopewell, oppure se tra i due popoli vi siano stati conflitti. Non è neache risaputo da dove i due popoli fossero arrivati: alcuni studiosi ritengono che fossero originari dell'America centrale, altri delle regioni dei Grandi Laghi, e non si sa cosa successe loro quando le proprie culture finirono. Fino al secolo XIX si credette, alcuni cumuli ritrovati intorno a tutta la zona orientale, fossero opera di europei poi perduti, ma la scienza ha provato, con scavi e ritrovamenti di manufatti, che erano opera di popoli indigeni e quindi espressione di antiche culture indiane. La cultura degli Adena si diffuse dalla valle del fiume Ohio verso i territori del Kentucky, Indiana, Pennsylvania e New York. Alcune tribù Hopewell si stabilirono più tardi vicino alla Baia di Chesapeake e in Alabama. Il nome degli Adena deriva da un campo nei pressi di Chillicothe in Ohio, dove si trova un grande tumulo, il che prova che il territorio fosse il centro della loro cultura. Ci sono prove che tra gli Adena ci fosse un'agricoltura rudimentale: la coltivazione dei girasoli, delle zucche e di altri frutti delle cucurbitacee e chenopodiacee erano risorse che servivano alla loro alimentazione. E' risaputo che coltivavano il tabacco e che forse veniva usato per cerimonie. Tuttavia erano principalmente dei cacciatori e raccoglitori, che sfruttarono, come altre popolazioni che abitavano le zone boschive, la ricca flora e fauna del loro territorio che era così abbondante da permettere una vita piuttosto sedentaria anziché nomade. Come già detto quando si è parlato delle incertezze dei luoghi di insediamento delle due culture, quella degli Hopewell ebbe molti tratti caratteristici degli Adena, ma accresciuti: sterri più larghi e più numerosi, funerali più ricchi, cerimonie più intense, più raffinatezza negli oggetti artistici, un sistema gerarchico più più rigido, una crescente divisione del lavoro e una più intensiva agricoltura. Inoltre la cultura degli Hopewell copriva un'area più grande, estendendosi dal suo centro alle vallate dei fiumi Ohio ed Illinois verso il Midwest e l'Est. Il popolo degli Hopewell, chiunque fosse e qualunque fosse la sua origine, stabilì una rete commerciale assai estesa: presso i loro siti sono stati reperiti materiali di tutte le parti del continente, ossidiana delle Colline Nere e delle Montagne Rocciose, rame dei Grandi Laghi, conchiglie delle coste del Golfo e dell'Oceano Atlantico, mica dei Monti Appalachi, argento del Canada e teschi e denti di alligatori della Florida. Tutte queste prove dimostrano che la sfera d'influenza degli Hopewell si era allargata tramite il commercio e la religione (il termine Hopewell si riferisce sia ad un culto sia ad una cultura) e non attraverso conq uiste. I sacerdoti-reggenti ebbero forse la posizione più alta, mentre i mercanti e i guerrieri erano a loro inferiori. Dato che la popolazione degli Hopewell cresceva, anche la loro dipendenza dall'agricoltura era maggiore e coltivavano anche delle varietà di piante commestibili. Non è escluso che avessero commerci anche di generi commestibili con popoli vicini. I loro villaggi erano situati vicino ad acque e consistevano in costruzioni circolari (wigwam) od ovali con tetti a cupola, coperti di pelli di animali, strati di corteccia, stuoie di fibre vegetali, ecc. Gli Hopewell, come gli Adena, costruirono una varietà di strutture con la terra. La laoro cultura vantava artigiani eccellenti, specialisti nella loro società assai ben strutturata. Erano maestri nel fare oggetti sia funzionali che artistici e operavano in uno stile astratto e figurativo. Ma cosa capitò a quei favolosi artisti, a quei costruttori ambiziosi, a quei mercanti energici? Come mai la loro cultura decadde? Le teorie sono molte, come per altre culture scomparse: cambiamenti del clima, raccolti scarsi, epidemie, guerre civili, invasioni o semplicemente stanchezza progressiva. Qualunque sia stata la causa, un'altra cultura sarà pronta a dominare sullo stesso territorio. Altri tumuli saranno costruiti, vicino ai fiumi e con dei templi sulla sommità. Gli indiani appartenenti alla cultura successiva avevano una vasta struttura sociale ed un sistema rigido di classi. Erano ossessionati dalla morte. Costruirono dei tumuli non solo come quelli degli Adena e degli Hopewell, ma vi aggiunsero dei templi enormi prendendo il nome di "Temple Mound Builders" (costruttori di tumuli con templi). Essi furono influenzati dali Adena e dagli Hopewell e dai popoli dell'America centrale. Anche se ciò non è ancora provato, vi sono caratteri simili: tecniche agricole, stili artistici, uso dei tumuli con templi e piazze aperte nei villaggi, tutti simili a quelli della regione sopra citata. I contatti certamente sono stati stabiliti da indiani mercanti che viaggiavano in barca verso il Nord, attraversando il Golfo del Messico, o via terra. Come nell'America centrale, anche nel Mississipi fu possibile lo sviluppo della cultura grazie alle migliorate tecniche agrarie. Avendo cibo sufficiente, una popolazione numerosa poté vivere nello stesso posto anche per un lungo periodo. A partire dal 700 d.C nell'area del Mississipi nacquero parecchi centri cerimoniali e commerciali, fino a tempi posteriori al primo contatto con l'uomo bianco, e si svilupparono arrivando lungo la bassa vallata del Mississipi, attraverso la maggior parte del Sud-Est, dalle attuali Florida e Oklahoma fino al Wisconsin. Il sito più grande e più famoso si trova a Cahokia in Illinois, vicino a St. Louis. L'area del villaggio, che si estendeva per 7 km lungo il fiume Illinois, conteneva 85 tumuli con templi e sepolture ed ebbe un numero massimo di 75.000 abitanti. Tra i centri importanti della cultura del Mississipi si annoverano Moundvill nell'attuale Alabama, Etowah e Ocmulgee in Georgia, Spiro in Oklahoma e Hiwasee Island nel tennesee. Ai primi del secolo XVII i grandi centri del Mississipi vennero abbandonati. L'eccessiva popolazione fu forse una delle cause, assieme alle carestie, alle condizioni climatiche variate, alle lotte politiche oppure alle malattie che precedettero quelle portate poi dall'uomo bianco. Comunque le prove dell'esistenza di questa cultura, all'arrivo dell'uomo bianco, erano tutte ormai sottoterra e furono scoperte dopo secoli dagli archeologi. Una sola cultura simile sopravvisse fino al XVIII secolo con diversi contatti con l'uomo bianco, quella dei Natchez. I francesi che vissero tra di loro e che poi li distrussero, adottarono parte dei loro modi di vivere. Come i primi popoli del Mississipi, i Natchez avevano un tumulo centrale con un tempio ed una piazza aperta intorno, ed altri tumuli satelliti che servivano da abitazioni o da tombe. Il reggente supremo dei Natchez era il Gran Sole che viveva su uno di questi tumuli. Su altri viveva la madre, chiamata Donna Bianca che era sua consigliera, assieme ai fratelli chiamati Soli, tra i quali si sceglievano i capi per le guerre e il sacerdote supremo; le sorelle erano chiamate Donne Sole. Esistevano molte classi: sotto la famiglia reale stavano i nobili e gli uomini onorevoli, quindi i cittadini comuni. Tutti i nobili potevano sposare i comuni e, quando uno moriva, il compagno o la compagna lo seguivano nell'aldilà. Con la fine della cultura dei Natchez, finì la cultura del Mississipi. Alcuni tratti sopravvissero tra gli altri indiani del Sud-Est come i Creek, ma ormai senza più la costruzione dei tumuli.

 

Fonte: http://www.altrestorie.org/nativi/LA%20STORIA%20DEGLI%20INDIANI%20DAMERICA

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