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A metà degli anni venti in Italia lo Stato totalitario era già una reltà consolidata (partito unico, milizia, sindacati di regime etc.).
La caratteristica del regime era la sovrapposizione tra la struttura dello stato, simile al vechcio stato monarchico, e quella del partito. Al di sopra di tutti vi era il potere di Mussolini, che riuniva in se la qualifica di capo del governo e di duce del fascismo. Nel fascismo italiano l’apparato dello stato era più importante della macchina del partito; per comunicare con la periferia, infatti, Mussolini si serviva dei prefetti, mentre per controllare l’ordine pubblico era preposta la polizia di stato; la Milizia era solo un corpo ausiliario.
Dalla fine degli anni venti l’iscrizione al partito fascista divenne una pratica di massa, necessaria per ottenere un posto nell’amministrazione statale.
Un ruolo importante era svolto dalle organizzazioni giovanili del partito: i Fasci giovanili, i Gruppi universitari fascisti e l’Opera nazionale Balilla; nata nel ’26 comprendeva i giovani fra i 12 e i 18 anni e forniva anche un indottrimento ideologico. I bambini sotto i 12 anni facevano parte dei Figli della lupa.
Tramite queste organizzazioni di massa il fascismo voleva riplasmare la società, e per questo fu definito totalitario. L’ostacolo maggiore era però rappresentato dalla Chiesa; Mussolini perciò cerco una intesa col Vaticano.
11 febbraio 1929: Patti lateranensi, firmati tra Mussolini e il segretario di stato vaticano Gasparri; erano divisi in tre parti: un trattato internazionale, in cui la santa sede riconosceva lo stato italiano e la sua capitale e si vedeva riconosciuta la sovranità sullo stato del vaticano; una convenzione finanziaria, con cui l’Italia doveva pagare al Papa un’indennità per la perdita dello stato pontificio; un concordato, che regolava i rapporti interni fra la chiesa e il regno d’Italia.
Fu però il vaticano a cogliere i maggiori successi dai patti; in cambio della rinuncia allo stato pontificio, la chiesa acquistò una posizione di privilegio nei rapporti con lo stato e rafforzò la sua presenza nella società. Mantenne intatta la rete di associazioni e circoli che faceva capo all’Azione cattolica, e riuscì così ad entrare in concorrenza con il fascismo nel settore delle organizzazioni giovanili
Marzo 1929: prime elezioni plebescitarie, tenute con il sistema della lista unica; pieno successo del regime.
L’altro ostacolo alle aspirazioni totalitarie del fascismo era rappresentato dalla monarchia; per quanto esautorato, il re restava sempre in teoria la più alta autorità dello stato; aveva infatti il comando supremo delle forze armate, poteva scegliere i senatori e aveva anche il diritto di nomina e revoca del capo del governo.
Durante il regime del fascismo l’Italia conobbe uno sviluppo demografico, comune a tutta l’Europa occidentale e vide accentuata l’urbanizzazione.
Non ostante questo sviluppo alla vigilia della seconda guerra mondiale l’Italia era ancora paese arretrato e distaccato dalle grandi potenze europee. Questa arretratezza economica e civile favorì le tendenze conservatrici e tradizionaliste dell’ideologia fascista: la ruralizzazione e lo scoraggiamento all’afflusso dei lavoratori verso i centri urbani; l’esaltazione della funzione del matrimonio e della famiglia, come garanzia di stabilità e base per lo sviluppo demografico.
Anche le donne ebbero durante il fascismo le loro strutture organizzative, anche se poco vitali: i Fasci femminili, le piccole italiane, le giovani italiane e le massaie rurali, con la funzione principale di valorizzare le virtù domestiche della donna.
Il fascismo però non era solo conservatore immobilista, ma era anche proiettato al futuro, verso un sistema totalitario moderno, che aveva come ostacoli il ritardo economico e culturale.
1927 Carta del lavoro; documento che cercava di far breccia fra le classi lavoratrici, ormai prive di autonomia organizzativa e capacità contrattuale e con salari diminuiti.
Il maggiore consenso al regime derivò invece dalla media e piccola borghesia, che fu favorita dalle scelte economiche del regime. La fascistizzazione toccò solo superficialmente le classi popolari.
Il fascismo dedicò particolare attenzione al mondo della cultura e della scuola; nel 1923 con la riforma Gentile venne accentuata la severità degli studi e sancito il primato delle discipline umanistiche su quelle tecniche.
Nel campo della cultura, tutto il settore della stampa politica fu sottoposto a un controllo sempre più stretto; nel 1937 fu creato il nuovo ministero per la cultura popolare, con il compito di controllare le pubblicazioni. Un altro controllo era posto sulle trasmissioni radiofoniche, dal 1927 affidate all’ente di stato Eiar; la radio si affermò come canale di propaganda solo dopo il ’35.
Il cinema ricevette generose sovvenzioni dal regime per favorire la produzione nazionale e limitare la penetrazione dei film americani.
Fonte: https://sociologiaunipi.files.wordpress.com/2013/03/riassunti-storia-contemporanea-sabbatucci-vidotto.doc
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