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È una delle tecniche per trattare la FORSU (frazione organica dei rifiuti). Il trattamento più veloce è quello dei processi biologici aerobici, che porta al compostaggio verde o di qualità, mentre un altro tipo di processi aerobici porta alla biostabilizzazione, oppure in alternativa si può ricorrere a processi anaerobici.
I vantaggi economici ed ambientali del compostaggio dei rifiuti organici rispetto allo smaltimento in discarica sono:
Generalmente il compostaggio si articola in due fasi: la prima, di ricezione e selezione dei rifiuti grezzi (operazioni di pretrattamento) è seguita da una miscelazione.
Il processo di compostaggio consiste nella biodegradazione aerobica, talvolta indicata anche come fermentazione, di rifiuti organici tesa all’ottenimento di un prodotto, chiamato appunto compost, che possiede le seguenti caratteristiche:
In funzione della tipologia dei rifiuti, della loro granulometria e dell’apporto esterno di acqua, l’umidità dei rifiuti che iniziano il processo di compostaggio può variare 45¸55% espressa come kg di acqua su kg di rifiuto tal quale. Se U<45% si ha una diminuzione della cinetica biologica, mentre U=55% è il valore limite massimo che permette il trasferimento di ossigeno nella fase solida, che può essere portato fino al 60% nei bioreattori. L’acqua viene rimossa dal solido in compostaggio tramite aria effluente calda ed umida, e si deve arrivare alla fine del trattamento con U=30% nel compost, e l’aria necessaria per ottenere questo è, per substrati secchi, 5¸10 volte maggiore (è un eccesso di aria) di quella necessaria alla loro biossidazione. Per il rapporto tra quantità di acqua prodotta e quantità di solido volatile consumato W=8¸10, mentre il rapporto tra il calore rilasciato ed i grammi di acqua evaporata è pari ad E=600¸800. L’umidità diminuisce durante il compostaggio perché tende a diminuire la quantità di solido volatile presente e quindi aumenta il riscaldamento.
In funzione della tipologia dei rifiuti (ovvero in base alla formula bruta dei solidi volatili biodegradabili: SVB) è necessaria una certa quantità di ossigeno per la reazione, in quanto maggiore è l’ossigeno presente nella sostanza, minore è quello richiesto dall’esterno. In pratica si ha bisogno di 1¸4 g di O2 per g di SVB, rispettivamente per i carboidrati e per gli idrocarburi. È invece trascurabile la richiesta di ossigeno per la nitrificazione dell’ammoniaca prodotta (inoltre è prevalente la vaporizzazione). L’aria è resa disponibile alla biomassa tramite aerazione naturale, forzata o con periodici rivoltamenti con consumi specifici massimi di .
Essa può variare tra 40¸70°C a seconda della fase di crescita e sviluppo di diversi metaboliti.
Le concentrazioni ottimali di attività sono 6¸7.5 per i batteri, 5.5¸8 per i funghi, anche se è un parametro difficilmente controllabile in pratica. A pH e temperature elevate si registrano perdite di NH3.
Consideriamo la biomassa prodotta :
Perciò se risulta C/N compreso tra 15 e 30 siamo in una condizione in cui l’azoto non è limitante. Analogamente, per il fosforo, si ottiene una condizione per cui C/P deve essere compreso tra 75 e 150. Bisogna però tenere presente che il calcolo di questi rapporti va fatto sulla base della sola sostanza biodegradabile (in particolare, il carbonio è presente anche in forma inorganica. Il calcolo del carbonio biodegradabile presente può essere fatto in diversi modi, semplicemente dal contenuto di sostanze volatili ().
Per produrre il compost si parte da rifiuti a temperatura ambiente (25°C), che contengono acqua e solidi volatili, C organico in diversa forma (sostanze biodegradabili o meno), inerti. Si aggiunge aria a 25°C che chiaramente contiene N2, O2, CO2 e vapore, in condizioni diverse tra estate ed inverno; si può poi aggiungere acqua e sostanze ammendanti (intese come frazioni ricche di azoto, come erba o fanghi di trattamento acque: oggi non si possono più aggiungere). Dal cumulo si sviluppa calore, prodotto dalla degradazione dei rifiuti da parte dei batteri, con produzione di gas (N2, O2 –diminuito-, CO2 –aumentata-, NH3, vapore) a 55°C, per cui alla fine si ottiene compost solido a 55°C contenente acqua (che deve essere minimizzata), solidi volatili non biodegradabili (gli altri si sono consumati) e ceneri secondo la reazione:
L’ammoniaca che si produce è instabile e tende ad essere ossidata dai microrganismi a nitrato, inoltre è in piccole quantità e l’ossigeno necessario ad ossidarla è poco soprattutto perché evapora.
Per ossidare un grammo di solido volatile si producono 5550cal, ovvero possiamo dire che DHbiox=5550kcal/kgSV equivalente a DHbiox=104.2kcal/molO2. L’entalpia di reazione può essere anche misurata sperimentalmente:
TECNOLOGIE |
MATERIALI SELEZIONATI |
Cernita a mano |
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Vagliatura |
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Separazione magnetica |
Ferro |
Separazione a corrente indotta |
Metalli non ferrosi (alluminio, stagno) |
Classificazione ad aria |
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Separazione balistica |
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La cernita manuale è in generale vietata dal decreto Ronchi tranne che in questo caso. Dovendo eseguire questa operazione, il nastro trasportatore iniziale è in ferro o acciaio per essere più resistente ai colpi dovuti al materiale ingombrante.
La vagliatura è un sistema molto semplice, la cui efficienza dipende essenzialmente dalla distribuzione dimensionale del rifiuto stesso.
La balistica, poi, si applica di solito sulla frazione “media” della vagliatura; l’ulteriore frazione media che si ottiene da questa operazione è detta “dense organic”, ed è quella che va al compostaggio.
I sistemi di compostaggio possono essere suddivisi in tre gruppi, che ora esamineremo; il tipo di reattore utilizzato si sceglie principalmente in base alla potenzialità nominale richiesta.
Il più antico sistema di compostaggio, il più semplice e più adatto a piccole potenzialità d’impianto (<50ton/giorno) e con tempi di maturazione di 6 mesi, con aerazione naturale dovuta al gradiente termico e ai periodici rivoltamenti del materiale.
Il materiale viene disposto in cumuli con un certo angolo di declivio, che possono avere diverse conformazioni (triangolare o trapezoidale) e dimensioni, sempre per assicurare al materiale l’ossigenazione necessaria:
Naturalmente il processo è influenzato da fattori climatici locali, dalla disponibilità di spazio e dalle tecniche di messa a parco e rivoltamento. I cumuli vengono in genere disposti all’aperto in piazzole con pavimentazione bitumosa o cementizia in lieve pendenza così da permettere, tramite una rete fognaria, l’allontanamento delle acque di dilavamento e di percolazione che possono essere eventualmente trattare in appositi impianti. Tra i cumuli viene lasciata una corsia per permettere l’accesso ai mezzi adatti a miscelare (movimentare) i rifiuti.
In questo tipo di impianto (per 50¸150ton/giorno) la fase di maturazione è accelerata (tempo richiesto di 4 mesi) in cumuli statici aerati forzatamente tramite tubi o griglie da cui si aspira o insuffla aria (DP<100mmCA, controllo in linea della T e/o O2), con frequenza di rivoltamento (necessaria per la omogeneizzazione dei rifiuti) minore di quella adottata in cumuli a fermentazione naturale.
In pratica si dispone di un ventilatore che fornisca la DP richiesta: quando esso funziona in aspirazione c’è bisogno di un biofiltro (o impianto di deodorizzazione) che depuri l’aria che arriva dal ventilatore, mentre è necessaria una copertura di compost raffinato (spessore 0.3m) sul cumulo per evitare odori quando il ventilatore funziona da pompa.
Per potenzialità >150ton/giorno si utilizzano dei bioreattori nei quali la biossidazione è accelerata tramite il controllo dell’umidità, della temperatura e della portata d’aria in condizioni di frequente agitazione per periodi di alcuni giorni. Si hanno così condizioni di maturazione incompleta, ridotte superfici, regolarità d’esercizio e buona igienizzazione.
Sono impegnate tre diverse classi di superfici specifiche (m2 giorno/ton)
Destinate alla ricezione dei rifiuti, pre-trattamenti, prefermentazione accelerata, servizi. Si calcolano dalla relazione , in cui a=75 per impianti FA ed FN, mentre a=80 per impianti PF, b=24 e PN è la potenzialità nominale dell’impianto (ton/giorno).
Sono destinate alla viabilità generale ed alle aree di rispetto, per cui è una grandezza funzione della morfologia generale e dalla disponibilità di spazio
Sono costituite dalle aie di fermentazione (Sf) e di stoccaggio (Ss), cioè (, in cui compare il tempo di permanenza nelle aie (qH, espresso in ore), dipendente sia dal tipo di rifiuto che dalla legislazione, il volume specifico (v/s, in m3/m2), dipendente dal sistema di rivoltamento ed accatastamento dei rifiuti, il peso specifico del materiale (g, in ton/m3) ed ovviamente la frazione di rifiuti entranti che va al compostaggio R.
Serve alla produzione di biogas per mezzo della degradazione della frazione organica dei rifiuti (fanghi, prodotti ortofrutticoli e scarti animali). Si cerca cioè di produrre metano in un modo più veloce che non la stabilizzazione del rifiuto, ma comunque si hanno rese piuttosto basse (0.3m3/kg di rifiuto). Il processo anaerobico può essere svolto con un contenuto d’acqua alto (92-96%) o basso (72-78%): nel primo caso si usano delle pompe, e non delle coclee, per spostare il materiale lungo l’impianto ed inoltre l’acqua funge da volano termico e favorisce lo scambio di calore (naturalmente il rifiuto necessita di un’aggiunta di acqua per poter avere queste condizioni!); il secondo tipo di processo è invece ancora in fase di sviluppo perché richiede una serie di accorgimenti (come ad esempio l’utilizzo delle coclee invece delle pompe).
Questo tipo di processo ha come caratteristiche degli elevati tempi di digestione (10-30 giorni), la necessità che il reattore sia ben agitato (perché il contenuto deve essere pressoché liquido e soprattutto omogeneo, per cui è richiesta anche una ottima triturazione), termostatato con camicie di riscaldamento a 30-60°C e con pH>6.2, ed inoltre è richiesta alla fine del processo la disidratazione degli effluenti fino al 35¸40% di contenuto d’acqua.
Fonte: http://lab.artmediastudio.it/www-storage/appunti/57827/5904/Compostaggio.doc
Sito web da visitare: http://lab.artmediastudio.it/
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