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Vivere in una democrazia significa vivere in una società politica con precisi schemi, questi, sono essenziali perchè rendono una democrazia pari a una macchina ben oliata.
Per capire a fondo come mantenere vive le prestazioni di questo complesso meccanismo ci possiamo basare su quelli che sono i prerequisiti del suo funzionamento.
Norberto Bobbio ha dedicato un lungo e approfondito studio a quelle che dovrebbero essere le basi, i cardini, su cui una democrazia si fonda.
Potremmo partire dalla libertà personale per arrivare al diritto di sussistenza, il diritto d'associazione e la libertà di riunione.
Possiamo osservare più nello specifico altri diritti che esprimono concetti dal valore forte come il diritto all'uguaglianza, in base al quale in teoria non vi dovrebbero essere differenze tra le persone, tra chi ha un conto in banca di milioni di euro e chi ne ha uno di qualche migliaia di euro; purtroppo, la ricchezza ha il suo peso basti pensare che non c’è condizione di equipollenza, cioè stesso peso dei voti, quando il voto di un noto imprenditore si paragona a quello di un normale cittadino!
Indubbiamente, va poi toccato un tasto ostico, ovvero, il mezzo dell'informazione.
Radio, giornali e reti televisive sono media nelle mani di pochi, l'informazione che contengono è un’ informazione distorta, puramente di parte e senza nessuna tutela. Questi mezzi, purtroppo, coinvolgono la stragrande maggioranza della gente in quanto, in media, quasi ogni persona subisce giornalmente la mala-informazione; coloro che raccolgono una informazione libera, pura, non costretta, fuori dal coro e dallo schema è il popolo della rete internet, un popolo dislocato sul territorio, libero e consapevole, dove non vi sono distinzioni di sorta, in quanto la voce che esce da internet è una voce concisa, asessuata (se il soggetto non si dichiara) , spontanea e costantemente consultabile.
Spostandoci sugli argomenti riguardanti l'attuale sistema elettorale possiamo notare quanto grande sia oggi l'incapacità del nostro Stato di rappresentare omogeneamente la volontà generale espressa dal voto. Il nostro paese nasce con un’ impostazione di tipo proporzionale, che di per sé è la buona espressione della democrazia in quanto lo sbarramento del 4% permette a molti partiti di rappresentare anche piccole cerchie di persone, ma questo decentra il fine comune; successivamente, l'uso del maggioritario ha favorito le idee di pochi avendo perciò un effetto soffocante per la democrazia.
La risposta del proporzionale, nel tentativo di mantenere il potere dalla parte di quei pochi, che poi si è rivelato un tentativo inadempiente, ha riportato la nostra nazione alle regole del vecchio schema che a loro volta hanno fatto riemergere dubbi, domande e perplessità.
Col passare del tempo il cittadino ha iniziato a sviluppare un sistema immunitario contro lo "sballottamento da partiti", ovvero, in risposta a un troppo esasperante propagandismo politico si cerca di vedere con occhi differenti la realtà dell'odierna politica.
Questo ci porta alla conclusione che le strutture politiche da cui dipendiamo non sono più in linea con il nostro pensiero perchè o affogano le loro basi nella democrazia o "affogano" direttamente la democrazia.
Anche se di primo acchito la risoluzione di questo problema può sembrare intricata, grazie alle scienze politiche, possiamo trovare una soluzione; innanzitutto, per fondare buone basi sulla democrazia, si può adottare il sistema proporzionale ma modificandone lo sbarramento e portandolo al 5% così da escludere solo le minoranze meno significative che avranno comunque la possibilità di aggregarsi con un’ altra coalizione che potrebbe perciò accogliere i propositi della coalizione assorbita ma privilegiando la propria causa.
Un altro punto davvero "pro-democrazia" sarebbe segnato dalla possibilità per l’elettore di scegliere il candidato attualmente impedita dalle liste bloccate, la scelta del candidato, infatti, deve essere libera e "responsabile", ma allo stesso tempo il politico che ha preso un impegno verso i cittadini sarà poi obbligato a rispettare il programma e a portare a termine il suo mandato.
Se col passare del tempo il cittadino ha sviluppato questo sistema immunitario è anche vero che c'è chi ha sviluppato un intero nuovo organismo capace di affrontare un contesto democratico in maniera totalmente differente; stiamo parlando della "democrazia partecipativa" ovvero un’ idea politica non "leaderistica", ovvero che tende a decentrare il potere dalle mani di una persona, che evada gli schemi del condizionamento da parte dei mezzi d'informazione, dei poteri finanziari e da tutti quei sistemi incentrati sulla riproduzione del ceto politico.
Per affermare un movimento di questo genere che mira al decentramento del potere amministrativo, i cittadini devono conquistare il potere di controllo sulle organizzazioni cittadine; gli studi svolti su questo argomento hanno portato alla luce fatti dimostrativi che una democrazia partecipativa ben sviluppata crea un decentramento amministrativo che aumenta l'efficacia, l'efficienza e soprattutto la trasparenza dell'amministrazione.
Tirando le somme riguardo i punti affrontati si può, dunque, giungere alla conclusione che attualmente il tipo di meccanismo deliberativo utilizzato finora a tutti i livelli limita in qualsiasi caso l’ottimizzazione delle risorse, soprattutto, di tipo sociale determinandone di fatto la dispersione con ricadute negative anche sullo sviluppo sostenibile; la strada che avrebbe più senso seguire, dunque, sarebbe quella di migliorare e far progredire l'attuale sistema elettorale così da conferirgli maggiore democraticità, equo contemperamento degli interessi particolari e collettivi e trasparenza nelle decisioni, tutti elementi che da troppo tempo sono assenti nella politica italiana.
Fonte: http://www.arifs.it/demolattanzio.doc
Sito web da visitare: http://www.arifs.it
Autore del testo: Lattanzio Francesco Jason, il 15/03/08
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