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LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Lo scoppio del I Conflitto Mondiale può essere considerato l’epilogo di una serie di eventi quali il fallimento delle iniziative internazionali per comporre diplomaticamente le tensioni tra le potenze, la debolezza dell’Internazionale Socialista ad arginare la deriva bellicista, la corsa agli armamenti, la mobilitazione delle masse da parte dei movimenti nazionalisti….
L’esito del conflitto contiene fratture e mutamenti che si rivelano irreversibili: la Rivoluzione in Russia, il nuovo ruolo di potenza egemone degli Usa, le prime spinte anticoloniali, la piena irruzione delle masse nella scena politica, la crisi della vecchia classe dirigente liberale….Eventi, questi, che accompagnano la nascita del XX secolo.
Il dibattito storiografico in primo momento si concentra sulla questione delle responsabilità e la Germania viene additata come principale responsabile; poi si fa strada una tendenza revisionista che mira a ridimensionare questo ruolo ed a trovare responsabilità anche nelle potenze dell’Intesa. Interessante la polemica tra Fischer e Ritter alla luce dell’aggressività della politica hitleriana: il primo vede la politica di potenza di Hitler come coerente continuazione del bellicismo di Guglielmo II, il secondo ridimensiona questa convinzione mettendo in luce la particolarità negativa del nazismo rispetto al resto della storia della Germania.
Dopo questa fase la ricerca storiografica si sposta sulla questione delle cause. Possiamo individuare 4 aree interpretative:
scelte in politica estera
guerra imperialista
nazionalismo
scelte in politica interna
La pace risulta instabile a causa di una politica estera che fonda l’equilibrio internazionale su meccanismi contingenti.In particolare merita attenzione una valutazione della politica di Bismarck che con il suo pangermanesimo diplomatico lega la potenza politica della Germania al persistere di conflitti storici regionali Questa è la posizione legata all’interpretazione data da Lenin: la guerra è vista come conflitto legato alla redistribuzione delle aree mondiali di mercato tra le potenze capitaliste.
La guerra consente poi al capitalismo di uscire dalla crisi nella quale è venuto a trovarsi. Degenerazione dell’idea di nazione che, nata nell’800 in coerenza con i valori di libertà e di pacifico ordine europeo, si è trasformata in un ideale aggressivo. Croce in particolare vede in questa degenerazione gli effetti dell’”attivismo “ dominante in ambito culturale. Da ricordare anche la riflessione di Benda che parla di un “tradimento” degli intellettuali Le grandi potenze usano la guerra per risolvere problemi di gestione politica interna. In particolare le élites tradizionali sperano, attraverso la guerra, di rinsaldare il loro potere minacciato dall’avanzata storica delle masse. Lo storico Mayer scrive, su questo tema, ”Il potere dell’Ancien Regime fino alla I guerra Mondiale”
LA GUERRA TOTALE
• Nell’età moderna assistiamo a significative trasformazioni nel modo di concepire e di percepire il fenomeno della guerra. Inoltre il secolo XX è caratterizzato dalla “guerra mondiale” in forza della quale risultano sconvolti interi universi d valori: la potenza delle armi e l’ampiezza dei conflitti comportano il superamento di ogni limite accanto alla volontà generalizzata dell’annientamento totale del nemico. Da notare poi la presenza di elementi di evidente contrasto sul piano ideale: nel secolo XX nascono ampi movimenti per la pace e , nello stesso tempo, emergono teorie che giustificano o addirittura esaltano la guerra.
• L’esperienza della I Guerra Mondiale segna una specie di spartiacque tra l’”ottimismo” del passato” e la prospettiva di un dominio della barbarie e della caduta della civiltà. Difficile risulta credere alla possibile convivenza pacifica tra i popoli dopo la tragedia del I Conflitto .A questo proposito può essere interessante lo scritto di S.Zweig “Il mondo di ieri” (“Non fu un secolo di passioni quello in cui io nacqui e fui educato. Era un mondo ordinato, con chiare stratificazioni e comodi passaggi, era un mondo senza fretta.Il ritmo della nuova velocità non si era ancora propagato dalle macchine, dall’automobile, dal telefono, dalla radio e dall’aeroplano fino all’uomo : il tempo e l’età avevano altre misure. Si viveva più comodamente e se io tento di rievocare nella loro precisa immagine le figure degli adulti che circondarono la mia infanzia, constato con stupore che moltissimi fra di essi erano precocemente corpulenti.....Camminavano lenti, parlavano pacati e discutendo si accarezzavano le barbe ben curate e spesso già volte al grigio.....La fretta non solo era considerata inelegante, ma era in realtà superflua, giacché in quel saldo mondo borghese, con le sue innumerevoli cautele e previdenze, non accadeva mai nulla di improvviso e se catastrofi si verificavano lontano , alla periferia del mondo,nulla penetrava attraverso la parate ben imbottita della vita “ sicura”).
• Eric J.Hobsbawm, nello scritto più celebre “Il secolo breve”, ed in particolare nella sezione dedicata all’età della catastrofe, vede gli anni che vanno dal 1914 al 1945 come quelli nei quali mentre si svolge un’unica spaventosa guerra mondiale interrotta da una fase di tregua di circa vent’anni, l’Europa perde progressivamente la sua centralità a vantaggio degli USA. (“Non fu la fine dell’umanità, sebbene ci siano stati momenti nel corso di quei trentun anni di conflitto..in cui la fine di una gran parte del genere umano non sembrò lontana. Il genere umano è sopravvissuto. Tuttavia il grande edificio della civiltà ottocentesca crollò tra le fiamme della guerra mondiale e i suoi pilastri rovinarono al suolo”)
• La guerra diventa anche motivo per una riflessione sull’uomo e sulla sua “natura” in relazione alla produzione della civiltà. S. Freud nel 1915, di fronte all’evento bellico, nello scritto “Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte” parla di una delusione che la guerra ha saputo produrre; delusione nei confronti di un’immagine dell’uomo capace di raggiungere vette di civiltà capaci di inibire definitivamente la sua brutalità. Emerge invece un quadro desolante che ci presenta un’umanità segnata da una violenza distruttrice che è di fatto una pulsione psichica che si può contenere attraverso varie forme di repressione ma che difficilmente sembra eliminabile.
• La guerra è compatibile con un sistema di regole? Lo storico J.Huizinga autore di “Homo ludens”(pubblicato nel 1938, quindi vicino allo scoppio del II conflitto, in un clima di forte tensione e di diffuso bellicismo) dedica una parte del suo lavoro (in cui collega alla nozione di gioco le più significative manifestazioni dell’umano) alla relazione tra guerra e gioco.: nella guerra totale viene meno quel carattere ludico che la guerra aveva nel passato.Là dove la parti in causa si accordano sui tempi e sui luoghi in cui combattere attribuiscono all’avversario pari dignità: qui si può parlare di dimensione ludica della guerra, dimensione che scompare del tutto nella guerra totale( “ .La guerra arcaica traccia strettamente i limiti del lecito,cioè le regole del gioco…Ma non appena la guerra viene diretta contro quelli che sono considerati inferiori..va perduto ogni ritegno nella violenza “)
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Fonte: http://digilander.libero.it/domani_ti_sego/file%20word/Storia%20Contemporanea/LA%20PRIMA%20GUERRA%20%20MONDIALE.doc
Sito web da visitare: http://digilander.libero.it/
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