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Enciclopedia completa sull’Acquario Tropicale dolce e della sua
fauna e flora a cura di Ezio Pollina.
Salve a tutti, credo che tutti gli appassionati possano dire di aver avuto come ospite nella propria vasca dei Corydoras, e come molti altri, nella mia vasca di comunità di 55 litri circa, ospito ormai dal settembre 2001, quattro esemplari, di Corydoras Aeneus. Tre sono albini, sono perciò di un colore bianco rosato, quasi trasparenti, uno, invece, ha la classica colorazione bruno/marrone, ed è inoltre, quasi il doppio, in dimensioni rispetto agli altri. Siccome non vi è difformismo sessuale nei corydoras, ma come spesso accade tra i pesci, la femmina ha dimensioni superiori, pensavo che questa fosse appunto una femmina e, gli altri tre, dei maschi.
I miei corydoras riproduttori
Condividono la vasca esclusivamente con i gruppi show, il solo altro pesce che allevo. I valori ideali dell’acqua non sarebbero proprio gli stessi per le due specie, anzi, però i miei Corydoras hanno sempre goduto buona salute, probabilmente perché oltre all'acqua leggermente dura (il PH è solitamente attorno il 7,3) gli altri valori sono sempre buoni. La vasca è inoltre ben piantumata, quindi trovano un ambiente confortevole al riparo dalle piante, preferiscono infatti la penombra, e rimanere nascosti alla vista. Inoltre il fondo di fine sabbia li lascia liberi di filtrarla di continuo alla ricerca del cibo ed evita che si possano ferire. Il suo successo è probabilmente dovuto, oltre alla indiscussa simpatia, e alla altrettanto indiscussa, reputazione di pesce pulitore, ovvero di spazzino dell'acquario, e che dovrebbe tenere pulito il fondo perché mangia gli scarti e gli escrementi degli altri pesci. Su questo io però, non sono d'accordo. I Corydoras hanno invece bisogno di mangiare altrettanto bene quanto un qualsiasi altro pesce. Le pastiglie comunemente in vendita per i pesci da fondo vanno più che bene. Io però ho abituato i miei a una dieta che comprende anche qualche pezzetto di zucchina, a qualche pisello a cui tolgo la buccia, o artemie surgelate che introduco poco dopo lo spegnimento delle luci, di modo che raggiungano il fondo evitando di essere mangiate dagli altri ospiti dell'acquario. Questo simpatico pesciolino è di indole pacifica, scorrazza sul fondo instancabile, sempre alla ricerca di qualcosa da mangiare, predilige fondi leggeri, quelli sabbiosi a grana fine sono i più indicati. Un fondo di sabbia fine, ci permetterà anche di vedere come aspiri la sabbia, per poi espellerla, in piccoli sbuffi, dalle branchie dopo averla filtrata di tutto ciò che è per lui commestibile. Con questo tipo di fondo, inoltre, eviteremo che si ferisca ai delicati barbigli che porta ai lati della bocca, o che, addirittura, li possa perdere strofinandoli su un fondo tagliente o a grana troppo grossa. Sono pesci abbastanza adattabili, comunque sia, un valore di PH leggermente acido sarebbe preferibile, se compreso tra 6 e 7 è ben tollerato, nitrati e fosfati, vanno ovviamente tenuti a valori il più bassi possibili. Sono inoltre dei pesci di branco, quindi andrebbero tenuti sempre in un numero minimo di almeno tre o quattro esemplari, a salire poi, in dipendenza delle dimensioni della vasca. La mia vasca di comunità, e uno dei gruppi show coinquilino dei Corydoras. Spesso trovavo, saltuariamente, delle uova attaccate al vetro di fondo dell'acquario e avevo capito che potevano essere solo i corydoras ad averle deposte, essendoci solo i gruppi insieme a loro. Le uova sono di color avorio semitrasparenti, e la loro dimensione è leggermente variabile, probabilmente in relazione alle dimensioni della femmina, ma hanno all'incirca il diametro di 1,5 mm. Le uova sono ricoperte di una sostanza appiccicosa e dopo averle staccate con la massima cura dal vetro, semplicemente con un dito, le spostavo nella classica nursery che usavo anche per i gruppi. Il loro numero era sempre molto ridotto, al massimo 5 o 6. Le volte che si erano schiuse, i piccoli, o erano morti dopo un paio di giorni, oppure erano spariti, probabilmente uscivano dai fori nel fondo del nido e, ovviamente i gruppi li gradivano come cibo vivo. Siccome l'evento era saltuario, non mi ero mai ostinato nel voler far sopravvivere i neonati. Dei neonati a poche ore dalla nascita si può capire che dimensioni hanno raffrontandole al foro sul fondo della nursery, modificata nell'intento, però vano, di evitarne la fuga. Nella foto a destra si vedono anche delle uova che devono ancora schiudersi.
Questa estate però, il fenomeno della deposizione, ha iniziato a ripresentarsi puntualmente con frequenza settimanale. L'evento scatenante si è rivelato il cambio dell’acqua, che io effettuo proprio con questa cadenza. Il cambio lo faccio solitamente il venerdì sera, o il sabato, la quantità d'acqua sostituita è di circa 6/9 litri, per metà con acqua di rubinetto, lasciata riposare per almeno un a notte, e per l'altra metà con acqua d'osmosi. Documentandomi, ho scoperto che, in natura, i corydoras si riproducono nella stagione delle piogge. Ecco spiegato perciò il motivo della deposizione in corrispondenza del cambio dell'acqua. Nel periodo estivo le acque dove vivono in natura, subiscono un generale deterioramento della qualità, e hanno una temperatura più elevata e hanno una temperatura più elevata. L'arrivo delle piogge porta principalmente al cambiamento di questi due fattori, l'acqua ha valori fisico/chimici migliori (in una parola è più pulita), e la temperatura si abbassa di alcuni gradi. Si creano quindi le condizioni migliori per lo sviluppo dei piccoli. Lo stesso ripetersi in acquario di queste condizioni ha, probabilmente, fatto scattare l'istinto riproduttivo nei miei Corydoras. A questo punto, incoraggiato dal ripetersi delle deposizioni, ho deciso di cambiare sistema. Ho iniziato a spostare le uova, non più nella nursery, ma ho tagliato, a circa 3/4 cm dal basso, e utilizzato, il fondo di una comune bottiglia di plastica dell'acqua minerale. Questa galleggia naturalmente, basta non riempirla del tutto, e lasciarla in uno degli angoli dell'acquario. In questo modo l'acqua mantiene la temperatura di quella della vasca, e lo sviluppo degli embrioni continua. Una volta al giorno cambio circa metà dell'acqua, sempre con dell'altra presa dall'acquario, e rimuovo eventuali uova che sbiancano o ammuffiscono.
Le uova deposte sul vetro di fondo della vasca Il fondo della bottiglia nell'angolo dell'acquario
Ancora le uova dopo essere state staccate dal vetro, Due piccoli al loro terzo giorno di vita
sul fondo della bottiglia
Dopo un tempo che, ho osservato, è variabile tra un giorno e mezzo, e due giorni o poco più circa, nascono i piccoli corydoras. Per i primi due giorni non è necessario dare loro particolari attenzioni, se non quella di cambiare parzialmente l'acqua, avendo l'accortezza di non farli finire in vasca. In questo periodo infatti la loro sussistenza viene garantita dal sacco vitellino che è ben evidente. Al terzo giorno di vita, tolgo i piccoli dall'acquario e li metto in un vaso di vetro, di quelli bassi, dove di solito viene venduta la giardiniera, con circa un paio di cm d'acqua. Le dimensioni contenute del vaso non consentono ai piccoli di disperdersi e la sua forma e le pareti fanno altrettanto con i naupli di artemia quando vengono somministrati. Il vaso è posizionato sopra ad una mensola, sotto la quale ci sono i due neon da 8W che illuminano l'acquario. In questo modo l’acqua mantiene una temperatura di circa 22° dato che la mensola, di legno, è riscaldata dai reattori dei neon, e, a sua volta, riscalda il vaso di vetro. Ho comunque verificato che anche tenendoli in un altro posto a temperatura ambiente lo sviluppo continua senza problemi se la temperatura non scende troppo. A questo punto inizio a somministrare naupli di artemia. I piccoli inizieranno a mangiare e pochi minuti dopo, lo stomaco, riempitosi dei naupli, sarà ben evidente e si colorerà di arancione. I naupli di artemia possono sopravvivere anche un paio d'ore o più, ma quelli che non vengono mangiati e muoiono, vanno rimossi, per mantenere pulita l'acqua. Io uso aspirarli con un tubetto come quello dell'aeratore collegato ad una siringa, facendo attenzione a non aspirare i piccoli. Se non viene fatto regolarmente ho visto che la mortalità aumenta di molto. Un altro particolare in cui porre attenzione è che non devono esserci uova non schiuse o gusci delle stesse mescolati ai naupli. A mie spese ho infatti notato che circa metà dei piccoli a cui avevo somministrato frettolosamente non solo i naupli, sono purtroppo morti nella successiva giornata. Una buona soluzione può essere
nella prima settimana l'utilizzo delle uova di artemia decapsulate, assolutamente sicure, tanto che si possono somministrare anche così come sono.
In questi piccoli si può notare la colorazione arancio Si può vedere la differenza di dimensione tre i due Dello stomaco esemplari, in alto a DX rispetto agli altri fratelli
Differenza nello sviluppo a diverse età
Lo sviluppo fisico è molto rapido, nei primi tre giorni il loro aspetto cambia da piccoli esserini semitrasparenti, e quasi invisibili, assumendo un aspetto più definito. I primi tratti caratteristici, e che si notano bene, anche se minuscoli, sono i barbigli, e le pinnette ai lati della bocca. Con il passare dei giorni la crescita continua, le pinne dorsale e caudale sono inizialmente un tuttuno, ma in un mese raggiungono tranquillamente taglie attorno al centimetro e hanno l'aspetto di copie in miniatura dei genitori Superati i primi dieci giorni di vita non ho più avuto solitamente perdite tra i nuovi nati, è proprio questo il periodo più delicato, durante il quale si verificano la maggior parte dei decessi. Fondamentali sono i cambi parziali con almeno un terzo di acqua d'osmosi, non avendo questa accortezza le morti aumentano fino anche all'80%. L'alimentazione nel primo mese è esclusivamente a base di naupli di artemia, che comunque continuo a somministrare fino a quando vengono spostati nell'acquario di comunità. Dopo il primo mese inizio a offrire ai piccoli, oltre che i naupli, anche qualche piccolo pezzetto di pastiglia al 30% di spirulina, e del mangime proteico sbriciolato in modo molto fine. I piccoli sono sempre in movimento alla ricerca di cibo e non disdegnano mai alcun tipo di sostanza commestibile, è sufficiente che sia di dimensioni tali da poter essere mangiata. Diventati più numerosi a causa delle nascite continue, ho deciso di spostare le prime covate in una vaschetta più piccola di circa 20 litri, munita di filtro esterno appeso. Il tubo che preleva l'acqua è avvolto in un pezzetto sottile di spugna ed è inoltre posizionato molto in alto per evitare di aspirare qualche pesce troppo piccolo. Il filtro viene logicamente spento ogni volta che viene introdotto il cibo, come per esempio i naupli, per permettere ai piccoli di mangiare tranquillamente sul fondo.
Alcune delle prime generazioni riunite, provvisoriamente, in una vaschetta del gelato
Alcune delle prime generazioni riunite, provvisoriamente, in una vaschetta del gelato
Dato che le deposizioni continuavano con la consueta regolarità, sono riuscito anche ad assistervi. Probabilmente, in quella occasione, avendo fatto il cambio dell'acqua molto tardi il sabato sera, i pesci hanno deposto la domenica mattina, verso le 9, con le luci accese e noncuranti della mia presenza. Ho così scoperto di avere due maschi
albini, e due femmine, una albina e l'altra di colorazione normale. L'evento è preceduto da uno scorrazzare generale per la vasca di tutti gli esemplari. Poi scelto dove andranno deposte le uova, l'attività si concentra in quel punto. La femmina si posiziona con il muso sul fianco del maschio a formare una T. Con degli evidenti colpetti che gli fanno inarcare il corpo, lo stimola ad accoppiarsi, e ad emettere lo sperma. Sempre in questo momento ho notato fuoriuscire dall'addome della femmina le uova, all'incirca 4 o 5, che vengono trattenute sotto il corpo stringendole con le due pinne ventrali. La femmina non sempre rilasciava subito le uova, alcune volte girava per l'acquario per parecchio con il suo carico, alla ricerca del punto che reputava migliore, addirittura le ho viste cercare, e assumere, del cibo. Nel mio caso il luogo dove le uova vengono depositate, è quasi sempre collocato in due punti dell'acquario ben precisi. Questo dipende, evidentemente, dal fatto che le femmine sono due, e che scelgono due posti diversi per abbandonare le uova. Le ultime deposizioni sono, inoltre, numericamente cresciute, forse perché ho iniziato a fornire più cibo ai genitori, e questo ha consentito alle femmine di produrre più uova. Inoltre, spesso, notavo che parecchie erano sparite, e infatti osservando le deposizioni, spesso i genitori dopo poco ripassando dove c'erano le uova, se le mangiavano.
Una deposizione consistente e una covata precedente, di soli 7 esemplari.
A un certo punto ho dovuto cambiare il modo di allevare i piccoli a causa del numero crescente degli esemplari, di varie età, distribuiti tra la vaschetta e due vasi in vetro, più le uova che ormai quasi ogni settimana raccolgo. Ho iniziato perciò a utilizzare delle classiche nursery in plastica, ma di dimensioni ridotte rispetto a quelle dei guppy. In queste nursery posso spostare i piccoli direttamente dal fondo della bottiglia, appena sono abbastanza grandi da non sfuggire attraverso i due lati più stretti, che sono provvisti di due serie di fessure molto strette per consentire il ricambio d’acqua. In questo modo non sono più costretto a cambiare l'acqua giornalmente, ed è sufficiente dare loro da mangiare. In questo modo inoltre la temperatura dell'acqua resta sempre uguale. Per contro si rischia di trovarsi costantemente con 3 o 4, o più, oggetti galleggianti.
Due esemplari all'interno della nursery in plastica
Due esemplari all'interno della nursery in plastica
Quanto sono minute le uova e i piccoli appena nati! Due esemplari all'interno della nursery in plastica.
Il cucchiaino è da caf
Uno dei piccoli' che si vedono nella foto sopra poco dopo La vaschetta dove i piccoli aspettano di essere essere stato liberato nella vasca di comunità cresciuti a sufficienza prima di essere inseriti nella
vasca insieme ai genitori e ai loro fratelli.
Ancora un piccolo in secondo piano, da poco in vasca, Nell'altra foto sulla destra due genitori con alla loro in primo piano uno dei genitori sinistra un piccolo.
Dalla vaschetta di 20 litri, una volta arrivati ad una taglia adeguata, sposto in fine i piccoli nella vasca insieme ai genitori e ai fratelli. I nuovi arrivati non hanno nessun problema a integrarsi ne nuovo ambiente, anzi la presenza della sabbia sembra essere una cosa assai gradita e iniziano subito a setacciarla con molto impegno. La colorazione fino ad ora è rimasta ben distinguibile da quella dei loro genitori che riesco sempre a distinguere chiaramente. I piccoli sono più chiari, quasi bianchi, con riflessi verde azzurro sulle pinne. I genitori, invece, hanno una colorazione più giallastra, e inoltre, le striature che partono dalla linea laterale sono molto più evidenti e marcate, e di un
colore, anche queste, di un giallo più carico. Gli occhi sono infine molto più rossi e scuri negli adulti e anche leggermente più grandi.
L'ora del pasto
Con il periodo invernale le deposizioni sono diventate più irregolari, ultimamente poi non ho più raccolto sempre le uova, abbandonandole perciò al loro destino, e dando per scontato che venissero mangiate, visto l'affollamento in vasca. Evidentemente invece i miei pesci mangiano abbastanza da non predare neanche i pur piccolissimi neonati, tanto che, un pomeriggio, con mia grande sorpresa, mi sono accorto che tra le piante c'era un piccolo di sole due settimane circa!!! Evidentemente era nato in vasca, ed era cresciuto, riuscendo a raggiungere oltretutto una taglia che ormai gli consentiva di stare senza problemi con i suoi fratelli, più grandi di almeno quattro o cinque volte, che gli nuotavano attorno indifferenti. Per sicurezza, l'ho pescato e messo nella vaschetta con dei fratelli di poco più grandi, però questo dimostra che, se gli adulti sono ben alimentati, non ci sono altri pesci nella vasca, e il filtro non li risucchia, una qualche possibilità di sopravvivenza i piccoli l'hanno.
Nella foto il piccolo sopravvissuto, gli esemplari che si vedono sono i suoi fratelli, oltretutto non ancora cresciuti del tutto, il che fa capire quanto è piccolo, e quanto è stato fortunato, e scaltro.
I Plecostomus
I Plecostomus, appartenenti alla famiglia dei lorycariidae, in natura sono largamente presenti in sud America e molto diffusi anche in acquariofilia per le loro straordinarie capacità di divorare le alghe e quindi di mantenere puliti i vetri, spesso, per questo motivo, i Plecostomus vengono classificati come pesci "pulitori dei vetri", infatti la loro dieta, prevalentemente vegetariana, li porta a cibarsi di vari tipi di alghe che si sviluppano nei nostri acquari. In realtà contribuisce anche alla pulizia del fondo in quanto gradisce molto i resti di cibo depositati e sfuggiti agli altri ospiti.
Hypostomus plecostomus
Una peculiarità dei Plecostomus è data dalle sue dimensioni che in natura raggiungono i 40cm, ma che possono facilmente essere raggiunte anche in vasche con sufficiente spazio!!! quindi attenzione, prima di acquistare questi pesci è bene rendersi conto delle loro necessità di spazio una volta adulti.
Nonostante la livrea classica sia molto scura e spesse volte nera ne esistono delle specie albine o delle altre striate molto belle. Caratterialmente sono dei pesci molto vivaci ma non danno fastidio agli altri ospiti della vasca. Spesso vengono confusi con il "cugino" Ancistus ma solo se si tratta di esemplari molto giovani in quanto da adulti le loro dimensioni non lasciano spazio a dubbi.
Frequentemente confusi con i Plecostomus sono gli Ancistrus (nella foto A.dolichopterus)
La loro passione sono i sassi lisci messi in verticale e le radici scure dove e solito farsi la tana e dove passa la gran parte del tempo durante il giorno essendo pesci che amano la penombra e che quindi è attivo principalmente di notte o con delle luci molto basse.
Da adulto nonostante la sua indole pacifica può creare grossi problemi dovuti alla mole, come scavare grosse buche sul fondo, divorare qualche pianta o creare una quantità industriale di escrementi.
La riproduzione risulta sconosciuta in acquario, almeno secondo le mie fonti attuali, anche perchè è notevole la difficoltà nella distinzione dei sessi e nella convivenza di più di un'esemplare in una stessa vasca che dovrebbe avere una capacità minima di almeno 300L.
In quanto ai valori dell'acqua non ha particolari esigenze la temperatura ideale è compresa tra i 24 e i 27°C, ma alcune specie riescono a sopravvivere anche tra i 15° e i 30°C, il ph dovrebbe aggirarsi intorno a 7 e il gh 8-18°.
Crossocheilus siamensis e Epalzeorhynchus kallopterus impariamo a distinguerli
Spesso queste due specie differenti di pesci vengono confuse, e non è difficile che nei negozi una di queste sia venduta per l'altra.
Gran parte della confusione deriva dal vecchio nome usato per i siamensis, che era appunto Epalzeorhynchus siamensis (nome ora non più corretto, anche se è ancora facile trovarlo specie nella letteratura un po' datata). Questo ci fa capire fin da subito che le due specie hanno molto in comune. Entrambe appartengono alla famiglia Cyprinidae, sottofamiglia Garrinaee.
Per quanto riguarda il comportamento e le abitudini và segnalato che entrambi sono ottimi mangiatori di alghe (in particolare il siamensis, tanto che il suo nome comune in inglese è "Siamese Algae-Eater"; il kallopterus viene invece chiamato "Thai Flying Fox"). Anche se abbastanza irrequieti, specie se tenuti in piccoli gruppi, raramente
provocano disturbo agli altri pesci che al massimo si vedono soffiare da sotto "il naso" un prelibato boccone di cibo. Sempre se tenuti in gruppo si potrà assistere a scaramucce intraspecifiche, ma anche in questo caso raramente un esemplare ne risulterà danneggiato (sono pesci territoriali e come tali sempre pronti a difendere il territorio). In linea di massima il siamensis è molto più adatto alla vita di gruppo: ad esempio tenere solo due esemplari di kallopterus in una vasca di piccole-medie dimensioni comporterà una seria di molestie da parte del dominante verso l'altro individuo.
L'aspetto è sicuramente molto simile, ma piccole differenze dello stesso ci faranno distinguere le due specie: entrambi sono molto affusolati, con ventre piatto e bocca in posizione ventrale. Le pinne sono un primo elemento di distinzione: mentre nel kallopterus sono rosso-dorate-rosate (colori comunque non molto evidenti) nel siamensis sono più trasparenti e "pulite".
In linea generale un kallopterus risulterà di colore un po' più acceso e rosaceo, rispetto ad un siamensis i cui toni dominanti sono costituiti dal bianco, dall'argento e dal nero.
La pinna caudale è l'elemento che sicuramente ci farà distinguere le due specie. Infatti nel siamensis in essa si può notare il proseguimento della banda laterale nera che "divide" trasversalmente il corpo. Nel kallopterus questo proseguimento non c'è e la pinna risulta rossiccia e trasparente. Un dettaglio un po' più tecnico è dato dai barbigli: nel siamensis troviamo un solo paio di barbigli sul labbro superiore, mentre in E. kallopterus due.
Da notare infine che Epalzeorhynchus kallopterus raggiunge i 15cm, mentre il siamensis resta più piccolo di un paio di centimetri. e provengono dall' Asia: in particolare il Crossocheilus siamensis (Smith, 1931) è diffuso nel sud-est asiatico, mentre l' Epalzeorhynchus kallopterus (Bleerker, 1850) nelle isole di Borneo, Sumatra e Giava (con probabilità anche nell' India del nord ed in Tailandia).
Fig.1 e 2 coda di Epalzeorhynchus kallopterus Fig.3 coda di Crossocheilus siamensis
Crossocheilus siamensis
Epalzeorhynchus kallopterus
Qualche nota sull'allevamento
Entrambi i pesci amano acqua leggermente acida, tenera, ben ossigenata. Sarebbe opportuno effettuare regolarmente i cambi parziali. Temperature ideali comprese tra 24 e 26°C. Comunque và anche segnalata la robustezza di questi pesci (personalmente la posso notare in Epalzeorhynchus kallopterus) che li porta ad adattarsi bene anche a bruschi interventi in vasca od a valori diversi da quelli ottimali.
Si possono anche considerare onnivori: se infatti è vero che sono tra i migliori mangiatori d'alghe attualmente disponibili per il mercato acquariofilo (penso infatti che il siamensis sia un'ospite fisso e molto importante nel'equilibrio di una vasca "olandese") queste due specie non disdegnano nemmeno cibo vivo, liofilizzato, surgelato, in scaglie o granulare! Si potrà inoltre integrare la dieta (sopratutto se per vostra fortuna le alghe in vasca scarseggeranno!!) con qualche pezzo di lattuga, spinacio o zucchina sbollentati. Il siamensis si nutre inoltre delle alghe filamentose.
Allevabili in acquari di comunità è comunque importante avere molte piante e rifugi nella vasca. Date le dimensioni che raggiungono in breve tempo sarebbe utile avere almeno 80litri di volume per esemplare. Sono pesci di fondo che però amano riposarsi appoggiati su foglie di grande piante.
In entrambi il dimorfismo sessuale non è riscontrabile e la riproduzione in acquario sembra non essere ancora stata realizzata.
Pesci "spazzini" ma non solo.... i Corydoras
Si chiamano Corydoras ed appartengono alla famiglia dei Callittidi, originari del Sud America. Sono i cosiddetti “Pesci spazzini”, termine che purtroppo gli è stato affibbiato da diversi decenni, vista la loro salutare abitudine di ripulire il fondale del nostro acquario per andare alla ricerca di cibo. Per fare ciò, madre natura ha predisposto
loro un delicatissimo organo che li aiuti a “rovistare” bene tra gli anfratti del substrato, ossia, li ha muniti di due paia di barbigli sensoriali che si trovano ai lati della bocca.
Corydoras
Questi organi, comunemente chiamati “baffi”, sono delle appendici cutanee che consentono al pesce di fiutare la presenza di cibo nelle immediate vicinanze, anche nei casi in cui l’acqua nella quale vivono, risulti estremamente torbida e, di conseguenza, con scarsa visibilità. Un’evoluzione geniale quella che ha portato questa specie a poter essere munita di un così sofisticato muscolo sul quale poter far affidamento anche per scavare piccole buche nei fondali sabbiosi con lo scopo di trovare riparo da eventuali predatori. In natura, infatti, il Corydoras ha dovuto sviluppare una fisionomia corporea adatta all’ambiente nel quale vive: una testa massiccia, corpo tozzo, ventre piatto, coda accentuata e aculei spinosi agli estremi della pinna dorsale e delle pinne pettorali, sono l’unica arma che questo pesce ha a sua disposizione per difendersi da attacchi di altri pesci predatori “verso il fondo” non essendo essi abili nuotatori, o temibili combattenti. Anche i loro fianchi sono intelligentemente muniti di una corazzatura robusta per attutire morsi e impedire ai parassiti di perforare l’epidermide o infiltrarsi tra le scaglie. Queste placche ossee dermiche sono disposte
su entrambi i lati del pesce e sono talmente dure che gli indios, per poterli mangiare, devono cuocere i poveri malcapitati a fuoco vivo per oltre 10 minuti! La loro evoluzione non si è, però, fermata soltanto ad uno strato esterno del corpo: vivendo in acque generalmente basse caratterizzate da deboli correnti e, nella maggior parte dei casi, da una bassa concentrazione di ossigeno, i poveretti non potevano certo morire asfissiati! A tale proposito, il loro tratto intestinale ha subito continue modifiche nel corso degli anni diventando un importantissimo organo di riserva d’ossigeno e grazie a tali trasformazioni il loro tubo digerente permette scambi respiratori tra atmosfera e sangue così… l’aria introdotta attraverso la superficie dell’acqua viene liberata sottoforma di anidride carbonica dall’orifizio anale.
Per quanto riguarda le loro caratteristiche estetiche, i Corydoras vantano, tra tutti i pesci di fondo, il primato per il maggior numero di “sottospecie” appartenenti a questa famiglia. Sono circa
200 le colorazioni e le sfumature che danno a questo pesce un aspetto sempre diverso e stupefacente. Anche questa vasta gamma di
assortimento, che coinvolge tutti i colori esistenti con sfaccettature uniche e meravigliose, è il frutto di un lungo cammino verso un adattamento mimetico ai diversi fondali che essi popolano. Difatti, in natura, ogni varietà endemica è dovuta ad una evoluzione naturale della specie, volta al fine di poter assicurare ad ogni esemplare un giusto mimetismo con il fondale e con l’ambiente circostante. Tra le specie più conosciute e ricercate in acquariofilia, troviamo: C. aeneus (la più diffusa in tutto il mondo) caratterizzata dalla presenza di un colore
marrone dominante con due bande più scure laterali; C. paleatus (altra specie di larga diffusione) caratterizzata da un corpo totalmente tappezzato di macchie bianche, nere, grigie e gradazioni sfumate di azzurro; C. reticulatus e
C. similis, due specie simili tra loro caratterizzate da una colorazione a mosaico dal giallo oro al marrone scuro; e poi ancora il C. julii, C.panda, C. schwartzi e C. solidalis. Queste sono soltanto alcune delle innumerevoli specie che tale famiglia conta nel suo “albero genealogico”. Le uniche due specie regolarmente riprodotte in cattività sono C. aeneus e C. paleatus. Di conseguenza, sono le specie più economiche e più facilmente reperibili in tutti i negozi d’acquari con prezzi che possono variare, a seconda della grandezza degli esemplari, dai 2 ai 5 euro circa. Le altre specie, essendo nella maggior parte dei casi importate dai luoghi d’origine (Colombia, Perù, Brasile…), hanno valutazione leggermente superiore sfiorando il prezzo massimo di circa 10 euro per le varietà più appariscenti come
C. sterbai, C. panda e C. barbatus.
Corydoras aeneus Corydoras aeneus "albino"
Corydoras julii Corydoras pan
Nei nostri acquari, i Corydoras sono i perfetti coinquilini di molte specie di pesci, dai piccoli e delicati caracidi, ai grandi e colorati ciclidi. Compagni ideali possono essere ad esempio Discus e Scalari, visti i valori chimico-fisici dell’acqua che sono pressoché uguali per le tre specie. I Corydoras prediligono un’acqua con Ph neutro o leggermente acido (da 6 a 7), durezza media (8-12 Dgh) e una temperatura compresa tra i 22 e i 27 gradi a seconda della specie. Questi sono i valori che bisognerebbe non infrangere per assicurare ad ogni esemplare uno stato di benessere continuo e duraturo nel tempo, nonostante questi pesci abbiano mostrato nel corso degli anni straordinarie capacità di adattamento ad ogni tipologia di acqua. Per quanto riguarda l’arredamento della vasca, il tutto dipende da che Corydoras si intendono ospitare. Diverse specie gradiscono un fondale ricco di vegetazione con piante da far radicare molto bene al terreno, onde evitare che i pesci le danneggino. Di grande importanza è il materiale che usiamo per ricoprire l’argilla nel fondo: si può usare qualsiasi tipo di pietra e qualsiasi tipo di ghiaia. La cosa importante è che i sassolini siano ben arrotondati per evitare di danneggiare i delicati “baffi” dei pesci. L’ideale sarebbe una finissima sabbia di quarzo rosa con granulometria di 1 mm. Inoltre, la vasca deve essere provvista di un ottimo sistema di filtraggio in quanto si sa che è proprio nei pressi del fondale che si registrano maggiori concentrazioni di quelle sostanze tossiche ai pesci dovute al deterioramento di mangime, feci ecc… Piccoli cambi dell’acqua settimanali nella misura del 10% sono ben accetti dai bellissimi pesci che, dopo minimie variazioni all’ambiente nel quale vivono o all’acqua, vengono stimolati alla riproduzione.
Corydora breei Corydora burgessi
Corydoras con color Corydoras elegans
Quasi tutti gli esemplari di questa specie raggiungono una completa maturità sessuale all’età di circa due o tre anni. Per questo, vista la difficoltà che si ha nel riconoscere esattamente il sesso di ognuno, è bene acquistare un gruppetto di 5-6 Corydoras da ospitare in una vasca di circa 200 litri. Sebbene si tratti di animali relativamente piccoli (6-7 cm), hanno bisogno di molto spazio per essere lasciati liberi di agire come se si trovassero in natura. C’è anche da considerare il fatto che questi pesci non sfruttano tutta la capacità della vasca, bensì soltanto la parte inferiore quindi non è molto importante quale sia il volume totale dell’acquario, ma è fondamentale invece che quest’ultimo si sviluppi più in lunghezza e larghezza piuttosto che in altezza. L’ideale sarebbe una vasca a base ampia di 120x50 cm. E’ proprio in quest’ambiente, con i giusti valori dell’acqua, che i Corydoras pronti all’accoppiamento, inizieranno i loro giochi amorosi fatti di inseguimenti, capovolte, continui scossoni da parte del maschio che tenta di conquistare la femmina e parate minacciatorie tra gli esemplari che si contendono la stessa “preda”. Per stimolare il processo riproduttivo è utile abbassare di 1-2 gradi la temperatura dell’acqua visto che in natura, tale raffreddamento, corrisponde all’arrivo del periodo delle piogge, periodo durante il quale i pesci sono nel pieno della loro attività riproduttiva. Se le condizioni ricreate nell’acquario saranno ottimali, in breve tempo si noterà la coppia pronta alla deposizione aggirarsi freneticamente lungo tutta la superficie del fondo e delle pareti, alla ricerca di un substrato sul quale adagiare le uova. Con i delicati barbigli, la coppia di partner, pulirà accuratamente il luogo prescelto e tutta l’area circostante. Nel fare questo, i pesci lasceranno man mano uno strato sottilissimo di muco invisibile lungo lo spazio che percorreranno. La natura di questo muco è un argomento alquanto discusso tutt’oggi: alcuni scienziati sostengono che si tratti di una secrezione che i genitori stessi liberano attraverso i barbigli per disinfettare il luogo dove depositeranno le uova, proprio come una specie di saliva disinfettante antiparassitaria; altri sostengono invece che si tratti di un liquido incolore che serve a delimitare il territorio attraverso l’odore che lo stesso emana: difatti gli altri maschi della specie, percependo questi odori, non oserebbero oltrepassare i confini precedentemente segnati e non sarebbero di pericolo per la nidiata; altri ancora sostengono che si tratti di una secrezione appiccicosa, secerna con lo scopo di tenere raggruppati i piccoli nelle prime ore di vita, fino allo smaltimento del sacco vitellino; infine c’è chi avvalora tutte e tre le tesi sostenendo, inoltre, che questo muco sia di fondamentale importanza alla sopravvivenza e alla schiusa della uova, in quanto, in assenza di esso, queste ammuffirebbero o non verrebbero fecondate. Se ciò fosse vero, si spiegherebbero molti degli insuccessi che si riscontrano spesso allevando e cercando di far riprodurre la specie in cattività.
Corydora rabauti Corydora pulcher
Corydora pygmaeus Corydora parallelus
Giunto il momento della deposizione, la vasca contenente questi simpatici pesci è in piena attività. Difatti, la femmina pronta per l’atto, inizierà a richiamare l’attenzione del partner scelto con tremolii del corpo e impicchiate turbinose lungo le pareti dell’acquario. E’ proprio sul vetro sito nella parte opposta al filtro che avvengono la maggior parte delle deposizioni in quanto le uova hanno bisogno di molto movimento dell’acqua per terminare il loro sviluppo e non ammuffire. Occorre una continua e potente ossigenazione che permetta un’alta percentuale di schiusa. Le modalità di fecondazione possono variare a seconda di ogni singolo individuo, in quanto, parlando di specie allevate in cattività, alcuni dei tratti comportamentali riguardanti la riproduzione sono stati modificati nel corso del tempo. In ogni caso, come in tutte le specie della famiglia dei Callittidi, la femmina si pone sopra al maschio nella classica posizione a “T” aspirando gli spermi e mettendoli in contatto con le uova attraverso i suoi opercoli branchiali o attraverso la sua apertura anale. Una volta fecondate le uova, la femmina deposita i “futuri nascituri” sul substrato prescelto aiutandosi nell’ardua impresa con i suoi impagabili barbigli. Può capitare alle volte che una stessa femmina faccia fecondare le proprie uova da maschi differenti e questo avviene quando, all’interno di uno stesso gruppo, non si sia ancora formata una vera e propria gerarchia e, di conseguenza, non ci sia un’esemplare dominante al suo interno. Se la vasca è abbastanza capiente (almeno 200 litri) non è necessario isolare la coppia prima della deposizione perché nonostante i riproduttori non riconoscano la prole come propria, di rado attaccano la nidiata o i piccoli appena nati. Se la vasca nella quale si trovano, invece, risulta sprovvista di ingegnosi nascondigli e densamente popolata, è bene isolare la coppia prima della deposizione in un acquario dedito a loro e allontanare gli stessi genitori dalla nidiata dopo 2-3 giorni. Le uova, solitamente, si schiudono dopo circa 3 giorni dalla deposizione e i piccoli, che appena nati misurano 1 mm di lunghezza, sono appesantiti nel nuoto da un ultimo residuo di sacco vitellino. Dopo 24-48 ore gli avannotti, che somiglieranno sempre più ai genitori, inizieranno a muoversi e a spostarsi con lievi balzi da terra fino a quando non avranno terminato tutto il contenuto del sacco vitellino. A questo punto sono pronti per iniziare la loro vita in modo totalmente autonomo.
Corydora robustus Corydora schwartzi
Corydora semiaquelas Corydora vittatus
Gli avannotti dovranno essere nutriti inizialmente con mangimi liquidi o infusori per i primi 2 o 3 giorni. Successivamente si potrà passare ad una alimentazione più sostanziosa composta da cibo vivo (naupli di Artemia salina) e mangime secco finemente sminuzzato. Nel giro di un mese i piccoli corydoras saranno, pressoché, la copia in formato ridotto dei propri compagni adulti e già da tempo avranno iniziato a rovistare tra la sabbia del fondo alla ricerca del cibo.
Corydora araguaiaensis Corydora barbatus
Corydora blochi Corydora atropersonatus
Da quanto esposto sopra emerge come i Corydoras siano non solo importantissimi filtri biologici per l’acquario, ma anche affascinanti pesci che sanno regalare ad ogni acquariofilo, neofita o no, momenti di indimenticabile purezza ed inconfondibile piacere suscitando continuamente la curiosità e catturando l’attenzione di chiunque si fermi ad osservarli.
ULTIMISSIME DAL MONDO DELL’AMERICA DEL SUD
Una equipe di 15 scienziati facenti parte dell’INSR, composta da esperti in materia di chimica, fisica, biologia e studiosi di tutti i diversi biotopi presenti in natura, sta esplorando, ora, i territori che vanno da Trinidad a La Plata con mezzi sofisticati e apparecchiature costosissime per documentare e risolvere tutto quello che ancora rimane inspiegabile ed oscuro delle diverse specie ittiche che popolano tale zona. Tra queste il Corydoras è una delle specie più “indagate” di questo momento e le scoperte fatte a partire dall’Aprile 2002 sono a dir poco sensazionali. Dati statisti degli ultimi 10 anni, rilevavano un’anomalia riguardante la concentrazione delle nascite di esemplari maschili e femminili nei diversi periodi dell’anno. Difatti, dopo lunghe e attente indagini su pesci presi come campioni per la ricerca, si veniva a creare uno squilibrio totalmente inaspettato… In natura il Corydoras si riproduce con regolarità soprattutto in due periodi dell’anno: in pieno inverno e in piena estate. Il 92,58% degli esemplari nati in inverno era di sesso maschile, mentre il 97, 42% degli esemplari nati in estate era di sesso femminile!!! Una incongruenza troppo vistosa per non essere notata… Difatti dopo 2 anni di studi ed esperimenti fatti in laboratorio, gli scienziati, lavorando sul codice genetico dei Corydoras e su tutte le fasi di produzione, sviluppo e fecondazione delle uova, sono arrivati alla certezza matematica che
il sesso dei pesci dipende dalla temperatura dell’acqua nella quale si trovano le uova al momento della loro produzione e del loro sviluppo dopo la fecondazione.
E’ oramai accertato come alcuni esemplari di diverse specie di Corydoras provenienti dal Bacino dell’Orinoco, dell’Essequibo e del Rio delle Amazzoni, trovandosi in gruppo monosessuale, riescano spontaneamente a cambiare sesso mutando il loro apparato riproduttivo. Capita alle volte che interi gruppi di pesci, si ritrovino divisi a causa di una deviazione del corso d’acqua nel quale si trovano, un momentaneo abbassamento del livello dell’acqua che forma pozze isolate ecc… In questi casi, i Corydoras isolati, se si ritrovano in un gruppo formato soltanto da esemplari dello stesso sesso, possono variare la loro conformazione fisica avvicinandosi al periodo riproduttivo. Così si è potuto osservare come esemplari dominanti di uno stesso gruppo si trasformino in breve tempo da maschio a femmina o viceversa per continuare il normale ciclo vitale della natura. Uno stupefacente adattamento alla selezione delle specie viventi, un’arma efficace contro il rischio dell’estinzione di intere razze animali…!
I CICLIDI
Allo scopo di formare una coppia con questi stupendi ciclidi americani, misi sei giovani esemplari della grandezza di pochi centimetri nel mio acquario "ambiente da 110lt". Arredai appositamente l'acquario con un fondo composto da ghiaino policromo scuro di granulometria media, nell'acquario molto piantumato erano presenti numerosi anfratti e nascondigli creati con pietre ed una radice di torbiera. I valori acquatici: Temp.26°C pH 7,5; dGH>10°; dKH 10°; N03 12mg/l. Cichlasoma meeki o più aggiornato come Thorichthys meeki, è un ciclide molto territoriale, e aggressivo specialmente verso i suoi conspecifici.
Maschio di Cichlasoma meeki
Dentro al mio 110 LT. i sei giovani esemplari erano spesso in atteggiamento di minaccia tra loro, gonfiando gli opercoli branchiali e la sacca golare. Dopo circa una ventina di giorni dalla loro immissione in acquario, notai che due dei sei esemplari (i più cresciuti, circa 5cm) stazionavano continuamente in una zona nella parte posteriore della vasca, vicino ad un sasso rosso, guardando meglio vidi che entrambi i meeki erano intenti a ventilare con le pinne laterali un centinaio di uova
(alcune di colore bianco, altre grigio opaco) deposte e appiccicate sulla superficie verticale del sasso. Non vi dico la mia contentezza: Si era formata una coppia ed avevano già deposto le uova. Dopo la schiusa le larve vennero sistemate dai riproduttori in buche precedentemente scavate nel fondo. Trascorsi circa quattro giorni dall'evento si presento ai miei occhi uno spettacolo di prim'ordine: I genitori che pascolavano una grossa nuvola di avannotti tra la vegetazione del fondo, ed i riproduttori sempre più aggressivi scacciavano sistematicamente gli altri quattro conspecifici che cercavano di avvicinarsi alla loro prole.
E' meraviglioso vedere i genitori specialmente la femmina, prendere in bocca gli avannotti che si allontanavano e risputarli nel gruppo. Per la loro alimentazione, non avendo a disposizione i naupli di artemia somministrai del cibo finissimo micronizzato, quattro - cinque volte nella giornata, indirizzando il cibo "nel mucchio" con l'aiuto di una cannuccia da bibita inserita in una siringa. Successivamente, con mia grande delusione potei constatare che gli avannotti diminuivano numericamente ogni giorno fino a che non ne rimase più traccia, ciò provocò le ire del maschio verso la sua compagna. A seguito di quanto accaduto, ed anche per isolare la coppia nell'acquario a loro dedicato, tolsi gli altri quattro meeki.
La mia coppia era diventata sempre più bella, il maschio grandissimo due volte la femmina, misurava circa 13cm, mentre lei arrivava appena a 7cm, occhioni grandi, la bocca dotata di grandi labbra, entrambi sforgiavano una colorazione caratterizzata da un fondo blu - giallastro con numerose macchie, anche iridiscenti, sulle squame. A volte si notavano da cinque a sette fasce verticali di colore scuro con qualche macchia più pronunciata sui fianchi. Sull'opercolo branchiale spiccava una macchia nera orlata di giallo.
Fantastico il rosso intenso della gola, del ventre e parte della pinna anale, questa colorazione rimaneva molto accentuata nel maschio durante la riproduzione e le parate di minaccia. La coppia si riprodusse più volte ma a causa dell'aggressività del maschio non sono mai riusciti a portare a termine la riproduzione che veniva sempre interrotta durante una delle sue fasi, ultimamente le uova non arrivavano nemmeno alla schiusa.
Tutto ciò a causa della crescente aggressività del maschio verso la femmina, la quale era terrorizzata dal suo compagno e costretta alla segregazione, la poveretta quando usciva dalla tana per mangiare veniva subito rincorsa per tutta la vasca e aggredita dal grosso maschio.
Pertanto, decisi mio malgrado di portare questi ciclidi ad un negoziante. Dopo qualche giorno ritornando casualmente in quel negozio, notai che l'incompetente aveva sistemato i miei meeki in una vaschetta di una cinquantina di litri senza materiale di fondo ne arredamento, in compagnia di ciclidi africani e di un grosso botia, osservando meglio vidi i miei poveri pesci stazionare in un angolo della vasca, scoloriti, impauriti e malridotti, il maschio dei meeki non aveva più la parte terminale della pinna dorsale, la quale risultava mozzata di netto, presentava evidenti morsi alla pinna anale, ed escoriazioni della pelle in più punti del corpo, a causare ciò, il grosso
botia che aggrediva costantemente i meeki, senza dare loro la minima possibilità di scampo in quella esigua vaschetta.
Con la rapidità del vento chiamai il negoziante e feci rimettere i meeki in un sacchetto ......... ora stanno nuotando tranquillamente nel loro acquario da 110lt a casa mia, si sono entrambi ripresi, ed hanno nuovamente tirato fuori la loro colorazione rossa di fuoco, ed il comportamento tipico della specie, infatti il maschiaccio a ripreso ad inseguire e segregare la femmina.
PIANTE
L'allevamento delle piante appartenenti a questo genere risale all'epoca egizia, ed era ampiamente diffuso presso le rive del Nilo; i vegetali erano utilizzati a scopo ornamentale, ma anche in occasione di rituali in onore del Dio dei morti, Anubis (da cui trae origine il nome Anubias).
Anubias barteri barteri
Tale genere è localizzato prevalentemente nei paesi della fascia costiera dell'Africa occidentale (Nigeria, Sierra Leone, Senegal, Liberia, Guinea, Costa d'Avorio), ma anche in Congo, Mali, Camerun e Angola. Le varie specie si concentrano in biotopi ombreggiati o poco illuminati (anche se si registra la presenza di specie,
come nel caso di A. afzelii e A. barteri var. caladiifolia, che sono esposte pienamente alla luce solare), e sono ubicati presso le rive di fiumi o ruscelli, in corrispondenza di terreni umidi.
PIANTE
Anubias barteri coffeefolia
Altre specie vivono parzialmente sommerse, con il rizoma sott'acqua, ancorato ad un substrato roccioso o ciottoloso, in zone interessate dalla presenza di correnti più o meno rapide, e cascate; solo raramente prosperano in aree sommerse, e in tal caso non denotano un coefficiente di crescita elevato. In genere, le varie specie presentano una fibra particolarmente robusta ed un rizoma serpeggiante, talvolta dallo sviluppo sensibilmente
allungato, come nel caso di A. afzelii (oltre un m di lunghezza); il picciolo, solitamente guainato, può essere imponente e robusto e misurare sino a 70 cm, anche se alcune varianti di A. barteri palesano misure più contenute, che si attestano sui 10-30 cm.
PIANTE
Anubias barteri nana
La lamina fogliare, generalmente coriacea, denota una conformazione lanceolata, che a seconda delle specie, può spaziare da stretto-ovale a ellittica (presenti anche esemplari con forma ovoidale o sagittata), una colorazione
caratterizzata da varie tonalità di verde (alcuni esemplari di A. barteri var. angustifolia sono caratterizzati da colori scurissimi, mentre in altri risaltano sfumature chiare; A. pynaertii sfoggia invece cromatismi intermedi), un apice cuoriforme o appuntito e base decorrente (A. barteri var. angustifolia), troncata (A. barteri var. nana), astata o abbastanza arrotondata (A. heterophylla); il margine è contrassegnato da contorni leggermente ondulati oppure lisci.
PIANTE
Anubias congensis
La produzione delle infiorescenze è particolarmente generosa durante il periodo primaverile iniziale (da febbraio ad aprile), e alcune specie, quali A. afzelii, sono anche particolarmente produttive per quanto concerne la l'emissione di infruttescenze (contrassegnate, ad esempio, da un fitto rivestimento di bacche) e di semi.
PIANTE
Anubias giletti
Tuttavia, la produzione seminale è stata accertata un'unica volta nel caso di A. gigantea, e mai riscontrata in A. gracilis.
La specie più indicata per la coltura in acquario è A. barteri con le sue varianti, che, grazie alle dimensioni non particolarmente esagerate (la variante angustifolia, per esempio, non supera i 40 cm di altezza), ed alle sue
caratteristiche estetiche e strutturali (la fibra robusta del fogliame), è specificatamente idonea ad acquari con
Ciclidi.
PIANTE
Anubias hastifolia
Per garantire uno sviluppo corretto non è necessario curare meticolosamente le condizioni chimiche dell'acqua, poiché tale specie, come del resto le altre, si adatta ad ambienti caratterizzati sia da acqua tenera che dura. Condizione imprescindibile risulta invece il settaggio dell'illuminazione a valori medio-bassi, per impedire l'insorgenza di problemi compromettenti la crescita delle piante, quali la copertura di alghe; importante anche l'approntamento di un materiale di fondo (composto da sabbia frammista ad argilla, o terriccio) ricco di sostanze nutritive, altrimenti gli esemplari si sviluppano in modo precario.
PIANTE
Anubias heterophylla
Nonostante le condizioni ottimali, è bene sapere che il genere Anubias cresce piuttosto lentamente, perciò è controproducente aspettarsi progressi significativi in tempi brevi, inferiori a circa un semestre. A seconda della variante, A. barteri può essere collocata in diverse posizioni o in acquari più o meno grandi: angustifolia è particolarmente adatta alla sistemazione in zone centrali o posteriori della vasca; caladiifolia, la variante più grande della specie, è assecondata nel suo sviluppo da una vasca sufficientemente alta; differentemente da altre varianti.
PIANTE
Anubias kruising
A barteri nana si trova a proprio agio in un ambiente privo di materiale di fondo, galleggiando nell'acqua, e rappresenta una decorazione ottimale per il primo piano della vasca. Le altre specie del genere Anubias, pur adattandosi in qualche modo all'habitat dell'acquario, sono maggiormente indicate alla coltura semi emersa o emersa (in tali ambienti crescono maggiormente e con più sollecitudine), principalmente in paludari di considerevoli dimensioni, contraddistinti da un' elevata umidità dell'aria, un' illuminazione bassa o media, e una temperatura piuttosto calda.
PIANTE
Anubias-lanceolata
La moltiplicazione vegetativa avviene tramite la formazione di piante avventizie, in corrispondenza del rizoma, o mediante divisione di quest'ultimo. La propagazione a livello gamico non è esclusa a priori, ma avviene più difficilmente: la germinazione è abbastanza sollecita, ma la crescita (sia in habitat sommerso che emerso) risulta sensibilmente rallentata rispetto allo standard naturale.
La vasca
Poseidon Birba, acquario chiuso, misure: 50 x 30 x 30 cm, 45 litri lordi , spessore vetri 4 mmm.
Il sistema di filtraggio
Filtro interno a 2 stadi (meccanico, biologico) con volume di 4 lt: spugne a porosità differenziata, lana di perlon, cannolicchi in ceramica. Pompa da 300l/h, termoriscaldatore da 25W della Wave. Sono abbastanza soddisfatto, prossimamente acquisterò un filtro esterno, nello specifico un Pratico 100 della Askoll per guadagnare un po' di spazio e migliorare la filtrazione dell'acqua.
Illuminazione
L'impianto di illuminazione di serie presente all'acquisto dell'acquario è stato completamente sostituito. Attualmente l'impianto di illuminazione è costituito da 3 neon T8 da 15 W cadauno collegati tramite una cntralina da me costruita.I neon sono (a partire da davanti):
- Acquastar di Sylvania
- Fresh Water di Arcadia
- Osram 840
Tutti i neon sono dotati di riflettori (Arcadia). L'impianto di illuminazione è dotato di un timer il quale regola un fotoperiodo di 11 ore al dì, le luci si accendono alle 12.00 e si spengono alle 23.00.
Anidride carbonica
L'erogazione della CO2 avviene grazie ad un impianto Aquili costituito da una bombola usa e getta da 500g. Il micronizzatore in vetro è posizionato frontalmente al filtro, questo per far in modo che l'acqua in uscita porti con sé il maggior numero di bollicine. La valvola è tarata per erogare 40 bolle al minuto. L'impianto non è dotato di elettrovalvola pertanto rimane sempre in funzione.
E' presente un test permanente CO2 della Aquili.
Allestimento
Il fondo è costituito da sabbia di granulometria molto fine. Lo spessore della sabbia va dai 5 cm per la parte anteriore fino ad arrivare ai 7 cm nella parte posteriore. Il ghiaietto è stato fertilizzato con un prodotto granulare a lenta cessione della AZOO. Sopra la sabbia troviamo due rocce rosse e una radice di torbiera ricoperta interamente da Vesicularia dubyana.
Fertilizzanti ed altri prodotti: Utilizzo prodotti della linea Azoo, somministrando 2ml di Plant nutrients il lunedì, il mercoledì, il venerdì e il sabato; 2ml di chelate ferrite la domenica e 2 ml di Trace elements il martedì e il giovedì. Ogni 3 settimane inserisco nel fondo 2 compresse Ferrotabs JBL
Alimentazione
Somministrazione giornaliera di GVG MIX della sera e di una compressa di Nutron Staples della Prodac
Pesci
Una coppia di Colisa lalia
4 Paracheirodon Innesi (Neon) 2 Hemigrammus R. (Petitella) 4 Rasbora
2 Botia macracanta
2 Caridina japonica
1 OtocinclusAffinis
1 Ancistrus Species
2 corydoras
Piante
Alternanthera reineckii Glossostigma elatinoides Eusteralis stellata Hydrocotyle verticillata Ludwigia glandulosa ( perennis) Vesicularia dubyana Cryptocoryne wendtii "brown" Cryptocoryne undulata
Cryptocoryne crispatula, var Balansae Microsorum pteropus
cortocircuitare.
A questo punto foriamo uno dei due tappi con la punta dell’8 e ne inseriamo il gruppo led avvitando il dado sul fondo
Mettiamo del tangit sul tubo e vi incolliamo il tappo-led, foriamo con la punta del 4 l’altro tappo, vi facciamo passare il filo e quindi incolliamo anche questo tappo al tubicino. Incolliamo anche il filo nel punto in cui esce dal tappo cercando di rendere il tutto a prova d’acqua
Nella foto non si vede ma il led e’ acceso
Questo sistemino lo ho ideato qualche anno fa, al tempo avevo valutato se utilizzare un sistema a batteria per alimentarlo al posto dell’alimentatore, ma due considerazioni mi hanno fatto preferire l’alimentazione, le batterie si scaricano molto facilmente e alimentandolo con le batterie non sarebbe collegabile ad un timer che potrebbe accendere questo led allo spegnimento delle luci.
Come inserire le piante in acquario
Di seguito riporterò le principali tecniche per il corretto inserimento delle piante in acquario. In base alla struttura possiamo raggruppare le piante in questi gruppi:Piante a rosettaPiante a steloPiante epifitePiante a bulbo PIANTE A ROSETTA (echinodorus, sagittaria, blyxa, cryptocoryne, ecc..) Le piante generalmente sono vendute in vasetti di plastica, dove le radici sono avvolte nel grodan (della lana di roccia che viene usata dalle ditte che commercializzano piante per far radicare e fertilizzare le stesse). Questa lana deve essere tolta tutta, può essere dannosa per i pesci e può introdurre..
Tecniche di riproduzione delle piante
Salve a tutti, mi accingo a scrivere questo articolo per descrivere in modo molto semplice e senza grossi termini specifici, soprattutto perchè non li conosco,la riproduzione delle piante dei nostri acquari. Le principali tecniche di riproduzione sono: - per talea - per taglio del rizoma - per stoloni - per piante avventizie Non so come si chiami questa tecnica ma descriverò anche come riproduco Muschi e riccia. Se vi accingete a potare diversi gruppi di piante di un acquario, è buona norma svolgere questa operazione in più fasi distanziate di qualche giorno. Le piante quando vengono..
Le rosse: non più un sogno…
Chi non desidera avere un acquario in cui compaiono tra le piante oltre ai soliti toni di verde anche dei forti rossi o delicati rosa? Un acquario in cui compare un althernathera o una rotala magari fa pensare che dietro quella vasca vi sia un segreto oppure un faticoso lavoro, bene ragazzi vi posso assicurare che sbagliate! Allora cosa desidera davvero una pianta rossa? In modo molto secco
potrei rispondere che una pianta rossa necessita poco più di una verde. La pianta rossa infatti ha bisogno di un apporto di ferro chelato poco maggiore della norma, un illuminazione che superi 0.5-0.7 watt/litro...
Piante.... tante piante!
Siate sinceri: siete tra quelli che pensate che un acquario è sempre bello in quanto è comunque una cosa poco usuale oppure guardandone uno ne giudicate l’estetica? Sinceramente io sono ormai dell’ idea che le piante, elementi FONDAMENTALI x una buona realizzazione di un acquario e un buon mantenimento dell’ equilibrio biologico al suo interno, non vengano considerate e/o utilizzate sempre nell’ ottica giusta o quanto meno adeguata. E’ mia intenzione qui fare un discorso generale sulle piante in base alla mia esperienza e a quello che è diventato il mio punto di vista cercando di essere il più..
L'incredibile Vesicularia dubyana
Chiunque abbia visto la Vesicularia dubyana crescere in acquario ne rimane meravigliato per il suo aspetto così "diverso" dalle altre piante, per il suo modo di crescita che consente un uso illimitato della fantasia nella sua disposizione in vasca; infatti questo vero e proprio muschio è da sempre usato in acquariofilia per tantissimi, disparati, impieghi: come substrato per la deposizione delle uova, come rifugio di avanotti e piccoli pesci, nonchè come pianta di arredamento per vasche piccolissime o enormi dove si può far ricoprire interamente il fondo della vasca, farla crescere su..
Le alghe in acquario
Le alghe sono una delle costanti del nostro hobby, ce ne accorgiamo quando le colonie diventano infestanti ma sono presenti in tutte le acque del pianeta e le nostre vasche non fanno eccezione. Le alghe sono organismi pionieri, i primi che nascono in nuovi ambienti sommersi, i primi che ricoprono le superfici e che assorbono i nutrimenti disciolti, producono enormi quantità di O2 consumando anidride carbonica, formano la base del nutrimento per le creature superiori nel plancton, diventano sostentamento per le larve di pesci e invertebrati, insomma sorreggono tutti gli ecosistemi acquatici. Proviamo..
Alcune riflessioni sui cianobatteri
Ho letto l’articolo di Angelo che descrive la maniera di eliminare i cianobatteri ed è interessante perché da indicazioni pratiche su come risolvere il problema che spesso succede nel nostro hobby…… Allora, quale contributo posso aggiungere al nostro sito? Il buon Cesare diceva “conosci a fondo il tuo nemico per combatterlo!” Traendo spunto da questo nostro illustre antenato, andiamo a vedere chi e che cosa sono questi cianobatteri. I CIANOBATTERI NON SONO ALGHE Sui libri di biologia troviamo che appartengono alla grande famiglia del fitoplancton insieme a clorofite (coniugatoficee e cloroficee),..
Come ti elimino i cianobatteri
Io spero di no ma … avete mai avuto in acquario una patina molliccia simile ad un velo gelatinoso color verde-azzurro, che si espande a macchia d’olio, che si forma in breve tempo su piante e oggetti d’arredo ed in più ha un odore di marciume, un po’ tipo odor di muffa ?Se sì, il vostro acquario è stato colpito dalla fatidica alga azzurra … o meglio da ciano-batteri perché di alga vera e propria non si tratta.Pensate che, da circa un anno a questa parte, questo problema (o meglio ex problema perché da poco abbiamo la soluzione) affligge molti degli acquari della mia città allestiti alla maniera..
Come inserire le piante in acquario
Di seguito riporterò le principali tecniche per il corretto inserimento delle piante in acquario. In base alla struttura possiamo raggruppare le piante in questi gruppi:
• Piante a rosetta
• Piante a stelo
• Piante epifite
• Piante a bulbo
PIANTE A ROSETTA
(echinodorus, sagittaria, blyxa, cryptocoryne, ecc..)
Le piante generalmente sono vendute in vasetti di plastica, dove le radici sono avvolte nel grodan (della lana di roccia che viene usata dalle ditte che commercializzano piante per far radicare e fertilizzare le stesse). Questa lana deve essere tolta tutta, può essere dannosa per i pesci e può introdurre in acquario sostanze nocive.
Per togliere le piante dal vasetto bisogna prima schiacciarlo ai lati, poi delicatamente bisogna prendere la pianta alla base ed estrarla dal vasetto.
Dopo averla tolta dal vasetto bisogna togliere tutta la lana, poca per volta, evitando di rompere le radici; spesso per arrivare nei punti + nascosti utilizzo uno spillo. Fatto questo, le radici devono essere sciacquate abbondantemente sotto acqua corrente per eliminare ulteriori traccie di grodan.
Se le piante hanno delle radici marcie, possono essere eliminate.
Dopo aver preparato tutte le piante, raggruppando tutte le radici e prendendole delicatamente con uan pinzetta possiamo inserirle nel fondo del nostro acquario.
Le radici devono essere completamente interrate in modo da lasciare coperto il colletto della pianta.
PIANTE A STELO
(rotala, Alternanthera, Limnophila, Hygrophila, ecc.. )
Queste piante come le precedenti vengono vendute in vasetti contenenti il grodan. Gli steli di queste piante spesso presentano poche radici e questo facilita la rimozione della lana di roccia. Se durante queste operazioni uno stelo dovesse rompersi, non preoccupatevi, sia la parte inferiore (con le radici) che quella superiore (senza radici) potranno essere piantate senza problemi.
Per l'inserimento di piante a stelo a foglie piccole come per esempio rotala rotundifolia, mayaca, rotala wallichii possiamo raggruppare gli steli in gruppi di 3 o 4 e inserirli nel fondo aiutandoci con delle pinzette. Ogni singolo gruppo dovrà essere piantumato a circa 2 cm l'uno dall'altro.
Per piante a stelo con foglie medie o grandi come per esempio Ludwigia repens, Hygrophila corymbosa, Proserpinaca palustris, dovremo inserire uno stelo alla vota, piantumandoli a circa 2 cm l'uno dall'altro.
PIANTE EPIFITE
(anubias, microsorium, vesicularia ecc.. ) Queste piante in natura crescono ancorate a roccie o legni e per questo dobbiamo ricreare le stesse condizioni anche nei nostri acquari. A seconda della casa produttrice della pianta, vengono vendute con o senza vasetti. Se è presente il vasetto bisogna procedere come descritto per i casi precedenti, nel caso in cui la pianta non abbia il vasetto, dovremo solo ricordarci di lavarla accuratamente.
Dopo aver scelto la pietra o il legno a cui far aggrappare la pianta,
questa deve essere posizionata in modo da far aderire per bene le radici,
e con l'aiuto di un filo di cotone o di nylon (nella fotografia il filo di nylon non si vede, è stato riprodoto disegnando delle lineee rosse) il rizoma (è il "tronco" da cui escono le foglie) deve essere legato facendo passare il filo più volte intorno al legno o alla pietra. Il filo di nylon ha il vantaggio che non marcirà, mentre quello di cotone col tempo si staccherà dalla pianta, che nel frattemo si sarà ancorata al supporto.
Questa operazione vale per tutte le epifite, per le microsorium, durante queste operazioni, capita che alcune foglie si stacchino. Le microsorium si riproducono per piante avventizie, perciò le foglie staccate possono essere utilizzate per produrre nuove piante. Le foglie devono essere posizionate con la parte che di solito è rivolta verso il basso, rivolta verso l'alto e legate alla pietra o radice avvolgendola col filo di nylon. Se nell'acquario avremo le giuste condizioni di luce e fertilizzanti, in poco tempo si svilupperanno delle piante avventizie e le radici che si attaccheranno al legno o alla pietra.
PIANTE A BULBO
(aponogeton, ninfee, ecc..) Questo tipo di pianta non viene quasi mai venduto all'interno di vasi con il grodan, se dovessere essere presente per rimuoverlo dovete procedere come descritto per le piante a rosetta. Mentre maneggiate il bulbo dovete fare molta attenzione e non rompere eventuli nuove foglie che si stanno formando. Il bulbo non deve essere interrato, se presenta radici queste devono essere inserite nel fondo, altrimenti deve essere semplicemente adagiato nella posizione scelta. La
pianta svilupperà delle radici che andranno a infilarsi nel substrato in cerca di nutrienti.
Tecniche di riproduzione delle piante
Salve a tutti, mi accingo a scrivere questo articolo per descrivere in modo molto semplice e senza grossi termini specifici, soprattutto perchè non li conosco,la riproduzione delle piante dei nostri acquari.
Le principali tecniche di riproduzione sono:
- per talea
- per taglio del rizoma
- per stoloni
- per piante avventizie
Non so come si chiami questa tecnica ma descriverò anche come riproduco Muschi e riccia.
Se vi accingete a potare diversi gruppi di piante di un acquario, è buona norma svolgere questa operazione in più fasi distanziate di qualche giorno. Le piante quando vengono potate subiscono un "trauma" e assorbono in maniera differente i fertilizzanti perciò per evitare squilibri che potrebbero favorire le alghe è consigliabile distanziare le varie potature di qualche giorno.
Vediamo ora nel dettaglio le varie tecniche.
RIPRODUZIONE PER TALEA
Per tutte le piante che si sviluppano in verticale lungo uno stelo come per esempio Rotala, Bacopa, Alternanthera, Hygrophila e Ludwigia.
La riprodurre per talea consiste nel tagliare lo stelo appena sutto un nodo [fig. 2 punto A] ( il NODO è la parte dello stelo dove sono attaccate le foglie [fig. 1 punti A e B] )
La parte inferiore dello stelo presenterà nella parte terminale un moncone
alla base del quale [fig. 2 punto B] la pianta produrrà nuove gemme e proseguirà la sua crescita.
Può capitare che la pianta produca anche 3 o 4 propagini, se siete orientati alla quantità potete lasciarle crescere tutte,
mentre se puntate alla qualità di crescita conviene eliminarne alcune per dare più vigore alle restanti.
La parte tagliata dello stelo (detta anche potatura), va ripiantata facendo attenzione a non rompere lo stelo; per questa operazione è molto utile aiutarsi con delle pinzette.
In alcune condizioni di scarso nutrimento, questo tipo di piante emette radici aeree dai nodi; in tal caso le radici aeree della potatura saranno utili per l'attecchimento della stessa.
Fig. 1
Fig. 2
In fotografia Rotala rotundifolia
RIPRODUZIONE
Anubias, PER
Bolbitis, TAGLIO DEL RIZOMA
Microsorum
Queste piante, che crescono meglio se ancorate a radici o pietre, sviluppano le foglie lungo il RIZOMA (in questo caso la pianta invece di svilupparsi verso l'alto come le piante a stelo, si sviluppa generalmente in orizzontale, e il rizoma emettendo parecchie radici, permette alla pianta di aggrappartsi ad una superficie.)
Fig. 3 in fotografia Anubias barteri
La tecnica per qesto tipo di piante è molto simile alla precedente, bisogna tagliare il rizoma (avendo l'accortezza di lasciare 4 o 5 foglie sulla parte + giovane) dividendolo in 2 parti [Punto A Fig. 3]. La pianta madre, produrrà dei nuovi getti, mentre la potatura continuerà la sua crescita continuando ad emettere foglie nuove.
La moltiplicazione delle Microsorum oltre che per taglio del rizoma avviene anche per piante avventizie. torna su
RIPRODUZIONE PER STOLONI
Vallisneria, sagittaria, echinodorus tennellus, echinodorus angustifolius, Glossostigma, Hemianthus callitrichoides ...
La pianta dopo aver raggiunto una certa grandezza, produrrà uno STOLONE [Fig. 4 e 5 e 6], che si svilupperà in orizzontale a diretto contatto del substrato; dopo aver raggiunto una certa lunghezza molto variabile a seconda delle condizioni di luce e nutrimento, svilupperà sull'apice una nuova piantina; quanto questa avrà sviluppato radici e foglie, lo stolone proseguirà la sua crescita in orizzontale continuando a produrre nuove piantine. Se si vuole impedire la propagazione della pianta basta tagliare lo stolone vicino alla pianta madre.
Fig. 4 in fotografia Hemianthus callitrichoides
Fig. 5 in fotografia Glossostigma elatinoides
Fig. 6 in fotografia Vallisneria Spiralis Cryptocoryne
In genere queste piante sviluppano [Fig. 7] dei rizomi nel substrato da cui spunteranno le nuove piantine; se si vuole spostare la nuova piantina in una posizione diversa da quella scelta dallo stolone, basta aspettare che abbia raggiunto una certa dimensione, poi basterà tagliare lo stolone, sradicare la pianta e ripiantarla.
Fig. 7 in fotografia Cryptocoryna
PIANTE GALLEGGIANTI
Lemna minor, lemna major, azzola, Salvinia natans
Queste piante [Fig. 8] emettono degli stoloni lungo la superficie dell'acqua; quanto le nuove piante hanno raggiunto una media dimensione possono anche essere separate dalla pianta madre.
La lemna minor non produce un vero stolone, ma semplicemente delle foglie attaccate una all'altra, queste si staccheranno da sole dando vita a una nuova pianta.
[Fig. 8] in fotografia Lemna minor, lemna major, Salvinia natans
RIPRODUZIONE PER PIANTE AVVENTIZIE
Echinodorus
Queste piante si propagano sviluppando uno scapo fiorifero [Fig. 9]; questo se tenuto sommerso produrrà nuove piantine, mentre se fatto fuoriuscire dalla superficie dell'acqua produrrà dei fiori.
Le nuove piantine vanno staccate dallo stelo solo quando hanno sviluppato sia foglie che radici in modo da poter essere piantate senza problemi. Quando si deciderà di tagliare la piantina, lo stelo non andrà tagliato a contatto della stessa, ma ad almeno 3 cm di distanza. Questo fungerà da riserve di nutrienti permettendo alla piantina di superare il trauma della potaura.
Lungo lo stelo si possono formare diverse piantine [Fig. 10 punti A e B] che inizialmente appariranno come piccole gemme tonde.
Fig. 9
Fig. 10 in fotografia echinodorus ozelot
Microsorium e Ceratopteris
Sulle foglie più vecchie di queste piante, se si presentano le giuste condizioni di luce e nutrimento, si sviluppanno delle piccole piantine avventizie [Fig. 11]. Nel caso delle microsorium, quando le nuove piantine hanno prodotto almeno 4 o 5 foglie, con delle forbici bisoga tagliare la parte di foglia dove è spuntata la piantina lasciando almeno un paio di cm intorno al nuovo piccolo rizoma [Fig. 12 le linee tratteggiate rosse suggeriscono una possibile soluzione]. La parte tagliata potrà
essere ancorata con del filo di nylon ad una radice o una pietra.
Nel caso delle Ceratopteris le nuove piatine possono essere piantate o lasciate galleggiare a seconda del metodo di coltivazione adottato.
Fig. 11 in fotografia Microsorum pteropus
Fig. 12
MUSCHI E RICCIA
Vesicularia dubyana, Riccia fluitans, Monosolenium tenerum (“Pellia”)
Queste piante hanno una struttura abbbastanza particolare, Vesicularia [Fig. 13] e Pellia [Fig. 14] Se legate con un filo di nylon a pietre o legni, con le loro piccole radici si aggrapperanno, mentre la Riccia anche se ancorata, non si aggrapperà mai in quanto è una pianta galleggiante che non emette radici.
La riproduzione di queste avviene semplicemente dividendo la pianta con delle forbicii.
Fig. 14 in fotografia Monosolenium tenerum (“Pellia”)
Le rosse: non più un sogno…
Chi non desidera avere un acquario in cui compaiono tra le piante oltre ai soliti toni di verde anche dei forti rossi o delicati rosa? Un acquario in cui compare un althernathera o una rotala magari fa pensare che dietro quella vasca vi sia un segreto oppure un faticoso lavoro, bene ragazzi vi posso assicurare che sbagliate!
Allora cosa desidera davvero una pianta rossa?
In modo molto secco potrei rispondere che una pianta rossa necessita poco più di una verde. La pianta rossa infatti ha bisogno di un apporto di ferro chelato poco maggiore della norma, un illuminazione che superi 0.5-0.7 watt/litro. Nient’altro che questo. Le piante rosse infatti necessitano anch’esse, come le verdi, un normale apporto di anidride carbonica, di oligoelementi e di un fondo mediamente fertilizzato.
Ma guardiamo la nostra vasca..e noi per un tantino di ferro chelato o per un neon in più non ci godiamo delle piante dai toni sgargianti che donano un piacevole effetto di armonia e contrasto tra il verde omogeneo del piccolo ecosistema?
Un alternathera al contrario di quello che si possa immaginare è molto semplice da coltivare quando tutti i parametri sopra citati sono presenti in rapporti costanti e bilanciati nelle nostre vasche, dunque perché privarsi della gioia di avere un pianta “diversa”.
Ma andiamo ad analizzare ogni rossa per comprendere quale sia la più semplice e quella più adatta al nostro acquario.
Althernathera: da questa grande famiglia si diramano le varie specie, A. lilancina, A.roseifolia, A.raineki, sono le più comuni in commercio.
Tutte e tre le specie hanno sommariamente uguali esigenze, sono le piante rosse più commercializzate nel mondo dell’acquariofilia in quanto sono tra le più resistenti alle alte temperature e le più longeve sommerse. Esigono acque pulite,un illuminazione di almeno 0.5 watt/litro e ferro chelato in dosi concentrate somministrato almeno una volta a settimana.Il fondo deve essere preferibilmente sabbioso e la fertilizzazione del terreno non esagerata in quanto la pianta spesso produce radici aeree dalle quali assimila un buon 70% di nutrienti essenziali.
foto by red flame
Althernathera roseifolia foto by Zebrasoma
Althernathera roseifolia foto by Zebrasoma
Rotala: anche questa famiglia contiene molte specie coltivate in acquario con una difficoltà differente per ognuna. R. Wallichi, R. Rotundifolia, R. Macranda.
La R. Wallichi insieme alla Macranda sono le specie comunemente dette rognose proprio perché sono tra le più esigenti in acquario per pulizia dell’acqua, luce e fertilizzazione. Esigono un’illuminazione da 0.8 watt/litro in su e un apporto costante di ferro per mantenere delle totalità di un rosso davvero sgargiante.
foto by red flame
Primo piano della Rotala wallichi foto by red flame
Primo piano della Rotala wallichi foto by red flame
La R. Rotundifolia è invece la specie di rotala più semplice e adatta a chi si vuole avvicinare al mondo delle rosse, poco esigente in fattori di luce, circa 0.5 watt/litro ,ferro chelato con somministrazioni settimanali,fondo fertile e naturalmente anidride carbonica.
foto by red flame
Ammania gracilis: la coltivo da circa sei mesi e, dopo una partenza un po' stentata dovuta principalmente al fatto che non era in buone condizioni al momento dell'acquisto, si è adattata veramente bene.
Pianta principalmente da fondo vasca, può anche essere usata come soggetto principale dell'acquario, come nel caso della foto sopra; non ha esigenze particolari come nutrimenti, mentre una buona luce ( >= 0.5W/L ) è necessaria per aver una colorazione rossa altrimenti tende all'arancio/verde. In acqua molto tenera (KH 2 - GH 4) ha avuto difficolta di crescita.
Raggiunge in breve tempo il pelo dell'acqua, crescendo senza problemi per 50/60cm, e si può tranquillamente potare lasciando una porzione di 10/15cm da dove nasceranno nuove piantine; la talea apicale tagliata la si può ripiantare ed in breve emettera nuove radici per ancorarsi al terreno.
Il fusto in pochi mesi raggiunge 1/1.5cm di diametro momento in cui conviene far nascere nuove piantine per soppiantare quella troppo grossa che, a questo punto, può creare qualche problemino di gestibilità specialmente in vasche non troppo grandi.
Una caratteristica curiosa di questa pianta è la germogliazione delle nuove foglioline; la differenza, rispetto alla maggior parte delle altre piante a stelo, sta nel fatto che queste ruotano, man mano che crescono, di circa 90°.
foto by roby68
Eusteralis stellata: è una pianta che può andar bene sia per la zona centrale che per la parte posteriore delle vasche; secondo me, avendo cura di mantenerla ad una altezza media e tenendo le piantine a scalare man mano che si procede verso la profondità della vasca, è molto più appagante come pianta da gruppo in centro acquario piuttosto che messa a dimora dietro.
foto by roby68
Per avere delle piante rigogliose bisogna aggiungere co2, una buona illuminazione ( >= 0.5W/L ) e acqua non troppo tenera.
Riproducibile per talea, cresce in altezza 50cm ed oltre, ma può essere tranquillamente tagliata a 10/15cm dal suolo, punto in cui emetterà nuovi getti che potranno essere staccati e piantati dopo breve tempo, meglio se già di una 20ina di centimetri. Le foglie sono molto strette con i lembi seghettati ed hanno una colorazione verde/marroncino sulla parte superiore mentre tendono al rosa/fuxia sul lato inferiore.
Il fusto si ingrossa ma mano che la pianta diventa vecchia e forma alla base una fittissima rete di radicette aeree, come una barba mentre nel ghiaino le radici vere e proprie si propagano abbondantemente, a seconda dellla vecchiaia anche per più di 30cm.
Una caratteristica di questa pianta è proprio nella parte superiore delle foglie che, in mancanza di ferro nell'acqua, tendono a diventare gialline; questo è un vero e proprio indicatore di carenza del minerale e permette anzitempo di procedere ad una sua immediata immissione nell'acqua.
Ricordo di utilizzare il ferro in modo controllato e con parsimonia perchè è spesso più dannoso averne troppo piuttosto che esserne in deficienza.
foto by roby68
Rotala Macandra: è stata una delle prime piante rosse che comprai proprio perchè viene descritta come molto esigente in tutto... era così una sfida per dimostrare agli altri amici "acquariofili" di negozio quello che avrei saputo fare... ed andò male. La prima difficoltà la si incontra per l'adattamento; nei primi giorni dopo l'acquisto molto spesso tutte le foglie che ha si sciolgono nel nulla e, erroneamente, specialmente per mancanza di esperienza, si pensa che sia tutto da buttare. Avendo invece la pazienza di attendere ancora qualche giorno ecco che spunteranno le prime nuove foglioline, magari a metà del gambo, da dove poi crescereà la nuova talea. Possiamo considerare morta una pianta di rotala macandra solo nel momento in cui il fusticello, ormai senza più foglie, diventerà inconsistente e si spappolerà ad una leggera pressione fatta con le dita.
Fatta questa premessa passiamo ora alla descrizione di questa pianta che è una tra le rosse più belle.
Esigente in luce ( >= 1W/L per averla rossa fino in fondo ), sarebbe l'ideale per acquari con una colonna d'acqua non superiore ai 40cm perchè l'eccessiva distanza delle lampade dal fondo attenua parecchio i raggi luminosi, specialmente negli ultimi 10cm verso il basso, con conseguenze che vanno dall'inverdire delle foglie alla perdita vera e propria delle stesse. Questo non ci impedisce comunque di inserirla in vasche standard dove avremmo l'accortezza di posizionarla dietro a qualche piantina, possibilmente con fogliame molto consistente, e che terremo ad una altezza tale da coprire la parte bassa delle nostre rotale.
Riproducibile per talea, consiglierei di non tagliare a meno di 20cm, sia dal fondo che come lunghezza della talea apicale, proprio per non lasciare nella zona meno illuminata la piantina, sia nel caso che debba radicare piuttosto che creare nuovi germogli. La disposizione delle foglie è spettacolare, sembrano quasi petali di un fiore, sensazione che si ha specialmente quando gli internodi sono particolarmente vicini, mentre il fusto è molto sottile ma non per questo fragile...anzi, se la
pianta è in salute, ha la consistenza di un rametto, legnoso e difficile da spezzare; proprio per questo è preferibile una forbice ben affilata per le potature piuttosto che cercare di spezzare la talea con le unghie.
Anche per questa pianta non devono mancare co2 e ferro, mentre per la fertilizzazione generica, un buon liquido va più che bene.
foto by roby68
Piante.... tante piante!
Siate sinceri: siete tra quelli che pensate che un acquario è sempre bello in quanto è comunque una cosa poco usuale oppure guardandone uno ne giudicate l’estetica?
Sinceramente io sono ormai dell’ idea che le piante, elementi FONDAMENTALI x una buona realizzazione di un acquario e un buon mantenimento dell’ equilibrio biologico al suo interno, non vengano considerate e/o utilizzate sempre nell’ ottica giusta o quanto meno adeguata. E’ mia intenzione qui fare un discorso generale sulle piante in base alla mia esperienza e a quello che è diventato il mio punto di vista cercando di essere il più chiaro e semplice possibile. Gli altri miei amici……
..Angelo, Claudio, Roberto etc…….vi hanno presentato coi loro articoli piante e aspetti a loro collegati per un loro buon mantenimento: luce, riflettori, CO2, sabbia……… .
Quello che sto cercando di fare io è provare a legare gli elementi di questo pacchetto informativo con un fil rouge, cercare di farvi vedere le piante coi miei occhi.
Io sono per il bel colpo d’occhio che un acquario deve dare qualunque siano le sue dimensioni e per raggiungere questo
obiettivo, per forza si deve adempiere a tutte quelle operazioni basilari che vengono compiutamente descritte nel sito. Il neofita, soprattutto quello principiante, ha come punto di arrivo i pesci e il loro buon mantenimento in vasca. Nella mia lenta evoluzione (che non ritengo certo a chissà quale elevato livello dopo due anni) ho imparato a vedere le cose sotto un altro punto di vista credo leggermente diverso. Badate bene: non sarà un inno alle piante o all’ acquario olandese (x chi non lo sa l’ olandese è un acquario tematico in cui le piante sono le uniche protagoniste e i pesci, se ve ne sono, sono in numero considerevolmente basso).
Immaginate la Terra con poche piante o senza!!!…….bruttina eh? Più che altro staremmo un po’ peggio noi. Iniziate a vedere le cose da quest’ altra prospettiva in cui i pesci sono si la nostra meta preferita, ma non la principale? Ho visto acquari bui a causa di fondi scuri; con enormi spazi vuoti per la mancanza di un numero sufficiente di piante; acquarietti con la classica pinta messa nel centro e basta; fondi più che a granuli grossi, ciottolosi. Voi state meglio in una casa ben arredata o in una dove c’è poco e niente? Insomma, mettete piante nel vostro acquario senza lesinare e dato che sono creature vive rendetele sane e forti. Concentrate la vostra attenzione tecnica su di loro più che sui pesci.
Abbellite i vostri acquari con tante piante…….verdi brillanti, verdi scure, verdi chiare, rosse, alte, basse, di gruppo, solitarie, muschi, felci………..ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti. Solitamente le piante d’ acquario che troviamo dal negoziante stanno a loro agio con acque intorno a pH=7 (neutro), durezza carbonatica (quella temporanea) compresa tra 3°-5°KH e temperature comprese tra 23°-26°C.
Basilare è un buon terriccio sul fondo dell’acquario e un fondo fine se non sabbioso. Fondamentale è l’ immissione nei cambi di acqua degli oligoelementi fertilizzanti (ferro su tutti) e se possibile, compatibilmente con il budget di spesa, un impianto di CO2.
Come già detto questo vuol essere un discorso generale e dunque non sto qui ad approfondire tali aspetti tecnici: nel sito troverete molte informazioni sparpagliate in ogni dove…..……anche nel FORUM. Tenete conto di una cosa essenziale a mio modo di vedere: preoccupatevi anzi tutto di creare in vasca un polmone di piante a crescita rapida.
Non dimenticate inoltre che in buone condizioni le piante si propagano.
L’ ultima nota che metto è polemica nei confronti di quei negozianti che hanno a che fare con persone inesperte: aiutateli e siate disponibili a rispondere ai quesiti che vi vengono posti, ma soprattutto date almeno le nozioni base ogni volta che qualcuno acquista un acquario.
Là dentro vi andranno sicuramente piante e pesci, dunque non sbattetevene. Concludo esortandovi ancora una volta a far uso di tante piante, con criterio si, ma tante.
L'incredibile Vesicularia dubyana
Chiunque abbia visto la Vesicularia dubyana crescere in acquario ne rimane meravigliato per il suo aspetto così "diverso" dalle altre piante, per il suo modo di crescita che consente un uso illimitato della fantasia nella sua disposizione in vasca; infatti questo vero e proprio muschio è da sempre usato in acquariofilia per tantissimi, disparati, impieghi: come substrato per la deposizione delle uova, come rifugio di avanotti e piccoli pesci, nonchè come pianta di arredamento per vasche piccolissime o enormi dove si può far ricoprire interamente il fondo della vasca, farla crescere su legni e rocce (o qualsiasi altra cosa) e addirittura creare uno sfondo di spettacolare bellezza.
La Vesicularia dubyana è originaria dalle isole della Sonda, Filippine, come possiamo leggere nei vari libri che la illustrano, si tratta di una pianta dalle capacità di adattamento quasi uniche ! Vive bene in acquari sia con forte illuminazione sia con debole, sia in acqua tenera che dura (anche salmastra), eppure tutto questo non può rendere l'idea di cosa sia capace questa pianta. A me è successo di dover disfare un acquario e riallestirlo di nuovo, per adattarlo alle esigenze di riproduzione di nuovi pesci, questo mi costrinse a togliere un legno di Torbiera su cui era ben radicato un ciuffo di Vesicularia. Visto che mi dispiaceva togliere gli ultimi "fili" rimasti attaccati così bene, decisi di mettere il legno in un "pentolone" con acqua dell'acquario per non far morire la Vesicularia; questo poi, fu alloggiato in terra vicino ad un mobile, dove la luce che riceveva era quasi nulla, considerato che comunque il suo "stazionamento" in quelle condizioni sarebbe stato di breve durata, non presi particolari accorgimenti. Invece, per varie problematiche, il tutto dovette rimanere lì per quasi "sette mesi"..... in questo periodo fu lasciato tutto a se stesso, a parte due rabbocchi con acqua di cannella. Quando finalmente arrivò il momento di rimettere il legno in vasca, la sorpresa fu grande; la Vesicularia godeva di ottima salute e dopo solo quattro giorni riprese a crescere ! Un mio amico (Marco Caverni), adottava un singolare sistema per disporre continuamente di quantità di Vesicularia per i suoi acquari da riproduzione: Lui immetteva un piccolo ciuffo in una vaschetta di isolamento per avanotti (di quelle a forma di cubo, con il telaio in plastica e le pareti di tela finissima bianca) ancorata al bordo di una vasca vicino all'uscita del filtro e (ovviamente) alla lampada al neon, in questo modo la pianta riusciva a riempire velocemente tutto lo spazio, (con uno sviluppo degli steli veramente notevole) dove poteva essere tolta e messa a dimora in un altra vasca con relativa semplicità, così facendo la Vesicularia si conservava fino al suo uso molto pulita.
La Vesicularia dubyana dopo la permanenza di 7 mesi in un contenitore dove riceveva pochissima luce,è subito ripresa a crescere
Alcuni invece hanno dovuto abbandonare ben presto la sua coltivazione, per alcune problematiche che spesso rendono impossibile il suo normale sviluppo; vediamo nel dettaglio quali sono le più frequenti: Le alghe: consiglio "vivamente" di non inserire la pianta in acquari di recente installazione, la facilità con cui possiamo imbatterci in una infestazione di alghe di vario tipo (che soffocherebbero la Vesicularia)con un acquario ancora non maturo, sconsiglia il frettoloso allevamento della pianta. I depositi: Un acquario con Vesicularia dovrebbe avere un filtro capacedi trattenere le particelle di sporco più piccole (prefiltro in lana di Perlon)inoltre non dovrebbero MAI andarci a finire dentro troppi resti dimangime che farebbero, alla fine, marcire parte della pianta. Pesci che smuovono di continuo il fondo e mettono in movimento nell'acqua particelledi sporco sono abitanti sconsigliati in un acquario con Vesicularia.
Il suo aspetto quando è coperta di particelle di vario genere è assai pocoestetico e il suo sviluppo può essere a volte compromesso; il consiglio (chetroviamo sempre scritto nei libri e nei giornali....) di sciacquare o rovesciareil cuscinetto della pianta, è vero e funzionale solo fino a un certopunto...... vorrei vedere infatti come si comporta un acquariofilo in questicasi, quando la pianta si è meravigliosamente radicata a legni o rocce !
Il suo aspetto quando è coperta di particelle di vario genere è assai pocoestetico e il suo sviluppo può essere a volte compromesso; il consiglio (chetroviamo sempre scritto nei libri e nei giornali....) di sciacquare o rovesciareil cuscinetto della pianta, è vero e funzionale solo fino a un certopunto...... vorrei vedere infatti come si comporta un acquariofilo in questicasi, quando la pianta si è meravigliosamente radicata a legni o rocce ! Quindiil consiglio di predisporre tutto per il suo ottimale allevamento finodall'inizio, si rivela l'unica scelta. La potatura: questa è davvero soggettiva; infatti la pianta può esseredivisa con le mani, e messo a dimora anche un solo stelo, sicuri che crescerà,oppure può essere potata come una siepe per il giardino, facendogli assumere laforma desiderata.
In definitiva una grande pianta per tutti gli usi, che non smetterà mai distupirvi con la sua adattabilità alle condizioni più disparate e con la suaforma davvero attraente.
La Vesicularia dubyana frequentemente usata come sub-strato per la riproduzione
Anidride carbonica fatta in casa
Il nostro lettore ci guida nella realizzazione di un impianto di CO2 artigianale.
Avreste voglia di provare gli effetti dell'anidride carbonica sulle piante del vostro acquario ma non volete "rischiare" di spendere diversi soldi con il rischio di non ottenere niente?
Ecco qua un metodo facile, veloce ed economico per produrre da soli l'anidride carbonica. Questo sistema io lo utilizzo ormai da diversi anni nel mio acquario da 200 litri e vi posso assicurare che funziona! Ecco qua la ricetta magica per avere circa due settimane di anidride carbonica:
- 1bottiglia di plastica da 2 litri vuota (non usare MAI bottiglie di vetro)
- 1tubicino di gomma non siliconico (la CO2 si disperde nei tubi siliconici)
-colla non siliconica
- 1 litro di acqua
- 1 etto di zucchero
- 1 grammo di lievito di birra (quello per fare la pizza è ottimo)
Prendete il tappo della bottiglia e praticateci un foro nel centro dove inserirete il tubicino; sigillate con la colla il tappo al tubicino per evitare dispersioni; quando la colla è asciutta e non presenta più eventuali evaporazioni nocive mettete il lievito, lo zucchero e l'acqua nella bottiglia ed agitate fino a che lo zucchero ed il lievito non sono completamente sciolti; a questo punto lasciate la bottiglia con il tappo aperto per almeno 10 ore passate le quale potrete avvitare il tappo ed inserire l'altra estremità nell'acquario. Per quanto riguarda il diffusore trovo che sia ottima l'idea di Roberto Posarelli presente in queste pagine, altrimenti potete provare con una campana di vetro di quelle in commercio o anche con una semplice pietrina porosa. Tenete presente che l'emissione di CO2 non è sempre continua ma che una volta che la pressione creatasi all'interno della bottiglia è inferiore a quella dell'acquario la CO2 non uscirà fino a che la pressione della bottiglia sarà di nuovo aumentata per via della fermentazione (potrebbe essere utile inserire nel tubicino tra bottiglia e diffusore unavalvola di non-ritorno) e che la durata di una carica varia a seconda della "vivacità" del lievito.
Chiaramente si rivela anche utile un rilevatore costante di CO2 da inserire nell'acquario acquistabile con 15-20.000 lire nei negozi di acquari per monitorare la quantità di CO2 disciolta nell'acqua (se fosse troppa non dovete far altro che svitare il tappo della bottiglia!).
L’impianto a CO2 per l’acquario d’acqua dolce Il dosaggio del CO2 - La giusta concentrazione
Non si può stabilire a priori la corretta quantità di CO2 da diffondere nel proprio acquario, perché essa dipende da molteplici fattori di carattere biologico e chimico non esattamente quantificabili. Di conseguenza è da rifiutare ogni ricetta del genere "per x litri d’acqua si erogano y bolle al minuto", che può essere presa solo come indicazione di massima per il dosaggio iniziale, da modulare secondo le necessità. Come norma generale si può dire che, restando entro limiti ragionevoli, il CO2 può anche essere in eccesso rispetto alle esigenze delle piante, in quanto ciò non comporta inconvenienti di alcun genere, se non l’abbassamento del pH. Al contrario la carenza di CO2 è sempre di ostacolo alla loro crescita e può portare a gravi scompensi chimici perché molte piante, in carenza di CO2 libero, assorbono il carbonio di cui necessitano dai bicarbonati, provocando un calo della durezza carbonatica, con le conseguenze che ne derivano. La quantità di CO2 da diffondere dipende dunque da un complesso equilibrio in cui sono compresi in prima battuta il suo consumo e produzione in vasca (da parte di piante, pesci, batteri ed altri microrganismi e processi di ossidazione chimica), e l’equilibrio gassoso con l’aria atmosferica che si stabilisce alla superficie dell’acqua. Questi fattori primari dipendono a loro volta da moltissimi fattori secondari come l’illuminazione, la disponibilità di nutrienti per le piante e per i pesci, la temperatura, la pressione atmosferica, la presenza di turbolenza superficiale.
Per quanto riguarda i pesci e gli eventuali invertebrati solo un’eccezionale concentrazione di CO2 può essere dannosa, ostacolando gli scambi fra O2 e CO2 al livello branchiale. Concentrazioni anche alte di CO2 sono invece perfettamente tollerate, anche in considerazione del fatto che, in un acquario ben funzionante, queste si accompagnano a concentrazioni a loro volta alte di ossigeno: infatti le concentrazioni statiche di O2 e CO2 in acqua sono indipendenti, ma una buona fotosintesi ad opera delle piante (facilitata dalla CO2) provoca il continuo "pompaggio" di ossigeno in acqua, con conseguente raggiungimento e superamento dei livelli di saturazione di questo gas nell’acquario, segnalato dal formarsi di minute bollicine sulle foglie delle piante acquatiche, in ispecie in corrispondenza di lesioni.
Passando alla pratica si può dire che in un acquario ben illuminato e fertilizzato, in cui l’elemento limitante nella crescita delle (numerose) piante presenti è il CO2, si può aumentare gradualmente il dosaggio di questo gas fino ad ottenere la formazione di ossigeno dopo circa metà del periodo d’illuminazione.
Questa indicazione è un po’ imprecisa e dà per scontato che tutti gli altri fattori siano ottimali, dunque è meglio ricorrere alla relazione quantitativa che lega durezza carbonatica, pH e concentrazione di CO2. Tale relazione è valida nel caso in cui il sistema tampone dei bicarbonati sia prevalente nell’acqua d’acquario, cosa che in pratica avviene sempre, purché la durezza carbonatica sia maggiore di 1° dKH. Per approfondimenti sui sistemi tampone si può ricorrere a un testo di chimica generale (ad esempio P. Silvestroni, Fondamenti di chimica, Editoriale Veschi Milano) o, più semplicemente, agli articoli di Walter Peris sul sito del G.A.E.M.
Quel che dunque si fa è misurare il KH e determinare grazie alle apposite tabelle il pH da raggiungersi per ottenere la concentrazione voluta di CO2; tale concentrazione varia a sua volta secondo le piante ed il tipo di acquario, tuttavia in questo caso si può essere più precisi e quantificare in almeno 15 ppm la concentrazione necessaria ad una buona crescita delle piante. Valori superiori, fino a circa 40 ppm, sono ancora più consigliabili, specie per piante delicate o con colorazioni rossastre, mentre non conviene salire ulteriormente senza fare attenzione alle condizioni dei pesci, soprattutto alla fine del periodo di buio.
Tali concentrazioni sono raggiungibili con un’ampia gamma di valori di pH e KH, tuttavia per considerazioni generali sui valori chimici più favorevoli alla crescita di quasi tutte le piante (ed anche alla stragrande maggioranza dei pesci d’acquario) è consigliabile situarsi nel campo che nella tabella è evidenziato in verde, cioè mantenere KH fra 2 e 4 ° d e, conseguentemente, pH fra 6.2 e 6.8
Tabella 1: Concentrazione in ppm del CO2 in funzione di pH e KH, in condizioni di predominio del tampone dei bicarbonati. In verde i valori ottimali, in giallo quelli accettabili (adattata da W. Peris, cit.)
Occorre precisare che tali valori di concentrazione sono superiori a quelli generalmente consigliati, ma è esperienza mia personale e di molti altri acquariofili che l’effetto di tale abbondante concentrazione è estremamente positivo.
Metodi di regolazione
Presupposto indispensabile affinché si possa avere una regolazione stabile è che la durezza carbonatica sia costante: dico questo perché la presenza di tracce anche minime di calcare in vasca provoca, in presenza di CO2 abbondante, un graduale ed incontrollabile aumento del KH. Accade spesso che negli acquari sia presente un ghiaietto lievemente calcareo, che non ha mai dato alcun problema, ma che inizia a mandare in soluzione grosse quantità di bicarbonati appena si comincia ad introdurre il CO2: ciò è inevitabile, e quando si programma di cominciare a fertilizzare con CO2 bisogna sincerarsi che in vasca non ci siano tracce di roccia calcarea.
La regolazione del livello di CO2 può avvenire sostanzialmente in tre modi: modificando l’efficienza di diffusione, modulando la quantità di CO2 immessa o rendendo la superficie dell’acqua più o meno stagnante.
I primi due sono strettamente legati al tipo di diffusore utilizzato e al genere di impianto.
Per quanto riguarda il movimento superficiale c’è da dire che in genere bisogna evitare un forte movimento, che disperderebbe CO2, per non sprecarlo inutilmente. Si può ricorrere ad un aumento del contatto con l’aria (con un aeratore, una pompa di movimento superficiale, o semplicemente indirizzando verso o sopra la superficie il getto della pompa del filtro) solo se non si è in grado di regolare altrimenti la concentrazione di CO2 e questa è evidentemente eccessiva: per esempio con un impianto a zucchero e lievito può essere utile accendere l’aeratore per qualche ora durante la notte nei primi giorni di reazione. Preciso comunque che questi provvedimenti si rendono necessari veramente di rado, e che in genere una buona regolazione del CO2 immesso in vasca è più che sufficiente.
Ricordarsi che se si vedono i pesci boccheggianti in superficie la responsabilità è quasi sempre di una carenza di ossigeno e non di un eccesso di CO2; dopo aver stabilito la concentrazione di CO2 tramite la misurazione di pH e KH bisogna in tal caso chiedersi perché scarseggi l’ossigeno nonostante la giusta concentrazione di CO2, analizzando nel complesso la situazione dell’acquario (illuminazione, fertilizzazione, quantità e qualità delle piante, presenza di sostanza organica marcescente, eccetera). Comunque l’esperienza concorde mia e di numerosissimi acquariofili indica che in un acquario in buone condizioni generali, correttamente fertilizzato con CO2, l’ossigeno non scarseggia mai.
Se per un motivo qualsiasi si determinasse in acquario una concentrazione eccessiva e pericolosa di CO2 la si può velocemente ridurre aumentando la turbolenza superficiale dell’acqua (getto della pompa sopra la superficie, aeratore).
Metodi di controllo continuo
Soprattutto nei primi tempi si può temere di assistere a sbalzi repentini della concentrazione del CO2. In realtà tali sbalzi sono quanto mai improbabili ed in definitiva dopo un paio di giorni di frequenti misurazioni del pH e di aggiustamenti del CO2 si dovrebbe riuscire a stabilizzare il tutto. Tuttavia è possibile (a un prezzo non proprio popolare) dotarsi di strumenti che permettono di controllare continuamente il pH e dunque, indirettamente, il CO2 disciolto.
Il misuratore continuo Il metodo più immediato è ricorrere ai misuratori continui di CO2 : li producono diverse marche acquaristiche e li vendono ad un prezzo abbordabile ma eccessivo per il valore reale degli oggetti. Si tratta in pratica di piccole campane trasparenti in cui viene mantenuto un campione di acqua dell’acquario cui è stato aggiunto un reagente del tipo di quelli usati per misurare il pH. Tale campana è immersa nell’acquario e il campione interno è messo in contatto, tramite un camino pieno d’aria, con l’acqua dell’acquario. Si stabiliscono scambi gassosi fra l’acquario e la bolla d’aria imprigionata nel camino e fra questa e il campione colorato, in modo che in tale campione si mantiene una concentrazione di CO2 uguale a quella che c’è in acquario. Secondo la colorazione del campione si può dedurre il pH e di conseguenza la concentrazione di CO2 in acquario.
Notare che per il funzionamento di tale strumentino è indispensabile che il campione abbia lo stesso KH dell’acquario, ciò significa in pratica che ad ogni cambio d’acqua bisogna rinnovare il campione.
Per la colorazione "giusta" si tenga presente che ciascuna Casa consiglia una concentrazione di CO2 diversa: in pratica è meglio "scegliersi" la concentrazione voluta e vedere di che colore è il reagente a quella concentrazione: quello è il colore giusto!
È possibile autocostruirsi l’apparecchietto con un po’ di manualità.
Il pHmetro elettronico
Si tratta di uno strumento in grado di determinare il pH con estrema precisione: lasciando sempre immersa la sonda è
possibile seguire le variazioni di pH e dunque di CO2. Dato che tale costoso apparecchio è spesso associato ad un metodo di regolazione automatica del CO2.
L’impianto a zucchero e lievito
Caratteristiche generali e principio di funzionamento È probabilmente il modo più facile e sicuramente il meno costoso per avvicinarsi al CO2 ed apprezzarne i vantaggi. Sicuramente è un po’ scomodo ed inadatto a vasche grandi, ma se si possiede una vasca da meno di 100 litri e non si è mai provato il CO2 è il caso di farci un pensierino.
Il metodo sfrutta il metabolismo del lievito Saccharomyces cerevisiae, il comune lievito di birra usato anche per lievitare il pane e le pizze e nella vinificazione. Per nutrirsi tale lievito è in grado di elaborare in condizioni anaerobiche il glucoso (uno zucchero) con quella che prende il nome di "fermentazione alcoolica". Senza entrare nel meccanismo di tale insieme di reazioni si può dire che il lievito è in grado di assorbire zucchero da cucina , espellendo come rifiuti etanolo (il normale alcool), acqua e CO2.
Di conseguenza è possibile rinchiudere in una bottiglia una soluzione di acqua e zucchero con del lievito, e prelevare il CO2 che viene prodotto.
Realizzazione pratica
Occorre una bottiglia da almeno un litro (volumi superiori aumentano la durata della reazione, ma in modo meno che proporzionale) con un tappo a tenuta e di materiale lavorabile. È bene usare una bottiglia resistente alla pressione e non pericolosa in caso di esplosione: per esempio una bottiglia di plastica per bevande gassate.
Nel tappo si pratica un foro di dimensione tale che un normale tubetto dell’aria possa entrare a forza, si inserisce per circa 1 cm il suddetto tubetto, lungo quanto basta a poter raggiungere l’erogatore in acquario, e lo si incolla con abbondante silicone o altro mastice. È anche possibile ricorrere a qualche raccordo metallico o plastico che si possa più facilmente fissare al tappo della bottiglia: per esempio si può usare uno spezzone di tubetto rigido dell’aria, in modo da rendere scollegabile il tubetto flessibile; in tal caso è meglio usare una colla epossidica per rendere più rigida la giunzione. Per migliorare la tenuta del tappo si può usare una guarnizione idraulica o, meglio, un O-ring. In ogni caso consiglio di
provare la tenuta al primo utilizzo bagnando le giunzioni con un po’ d’acqua saponata.
Per il riempimento si procede così: si prepara una soluzione nel rapporto di 1 litro d’acqua, 100 grammi di zucchero e 1 grammo di lievito di birra. Usando acqua tiepida (non calda!) è più facile sciogliere il lievito e la fermentazione comincia prima (è consigliabile stemperare il lievito in una piccola quantità d’acqua, da aggiungere poi al resto). Come lievito si può usare sia quello fresco, in panetti, sia quello secco, in granelli (venduto in bustine in genere come lievito per pizze). In ogni caso il lievito è di colore beige ed ha un caratteristico odore. Non bisogna usare il lievito chimico (polvere bianca finissima) perché completamente inutile.
Con tale soluzione si riempie per ¾ la bottiglia e si chiude ermeticamente col tappo. Il tubicino va in vasca, collegato ad un erogatore. Per evitare di creare pressioni pericolose e per facilitare la fermentazione è bene utilizzare un erogatore a diffusione, non un atomizzatore, a meno che questo non funzioni con poca pressione.
La bottiglia va sistemata a temperatura ambiente (il calore accelera troppo la fermentazione, il freddo la blocca) in posizione possibilmente sopraelevata rispetto all’acquario; se ciò non è possibile il consiglio sempre valido di usare una valvola di non ritorno diviene in pratica un obbligo.
La fermentazione comincia dopo qualche ora (fino a una giornata) e prosegue in genere per un paio di settimane. È bene preparare una seconda bottiglia un po’ in anticipo, in modo da poterla sostituire a tempo.
I residui della fermentazione si buttano; in caso di mancanza di lievito è possibile "riciclare" il deposito della bottiglia, soprattutto se si è usato lievito fresco. Questo sistema funziona però male, perché il lievito va comunque incontro a fenomeni degenerativi e non sopravvive a lungo nell’ambiente ostile in cui si trova.
Regolazione
Il sistema è assai poco regolabile: la fermentazione avviene di per sé irregolarmente, soprattutto all’inizio e alla fine, e diminuisce d’intensità col passare del tempo. Inoltre non è prudente applicare un rubinetto di chiusura per evitare sovrappressioni: la cosa migliore è non regolare affatto il sistema, che comunque difficilmente produce troppo CO2. Nel caso ci si trovasse costretti ad una qualche regolazione è bene intervenire sull’erogatore, aumentandone o diminuendone l’efficienza, oppure prevedere uno sfogo regolabile: in altri termini sul tubicino in uscita dal recipiente si applica una "T": delle due derivazioni una va all’acquario, l’altra è regolata con un rubinettino (materiali nei negozi d’acquari): aprendo il rubinetto una parte del CO2 può sfuggire e dunque diminuisce la quantità erogata all’acquario.
Cautele
Il sistema è sostanzialmente privo di rischi gravi, tuttavia possono capitare inconvenienti spiacevoli: se si lascia la bottiglia collegata dopo l’esaurimento della fermentazione può capitare che la brodaglia contenuta si diffonda in acquario: non è velenosa ma è necessario un immediato ed abbondante cambio d’acqua perché rende completamente opaco l’acquario e lo riempie di sostanze organiche in decomposizione. Per evitare tale incidente è utile la valvola di non ritorno o la sistemazione sopraelevata. Stesso rischio si corre se si riempie troppo la bottiglia.
Come si è accennato è bene evitare il formarsi di pressione interna per scongiurare l’eventuale scoppio del recipiente. In tal caso oltre all’evidente spargimento di schifezze c’è il rischio che l’acquario di svuoti attraverso il tubicino del CO2.
Un altro inconveniente abbastanza frequente in caso d’intasamento è che la bottiglia, al momento dell’apertura, lasci sfuggire getti a pressione del suo contenuto.
Il residuo della fermentazione contiene principalmente acqua, alcool, zucchero, microrganismi morti e residui vari del metabolismo. Non è tossico né infetto, ma non è il caso di berselo!
L’impianto con bombola ad alta pressione
Norme di sicurezza Nelle bombole il CO2 si trova allo stato liquido, ad una pressione che dipende dalla temperatura ma è dell’ordine delle 50- 100 atmosfere; inoltre il CO2, in presenza di umidità, ha una reazione acida e quindi diviene corrosivo.
Di conseguenza, dati anche i grossi risparmi che si realizzano con l’impianto faidaté suggerito, non ha senso mettere a repentaglio la salute propria e di chi ci circonda utilizzando materiale insicuro o inadatto.
In particolare è importante rispettare tassativamente la normativa e usare, per l’alta pressione, solo accessori esplicitamente progettati, collaudati e tarati per il CO2: su bombole, valvole e riduttori di pressione deve essere riportata almeno la dicitura "CO2" e la pressione di collaudo. I materiali devono essere in buone condizioni e non devono essere aperti né manomessi in alcun modo.
L’esplosione di una bombola o di un accessorio collegato può avere conseguenze molto gravi per chi si trovi nei paraggi, e può essere addirittura mortale se avviene a breve distanza dal corpo umano o in condizioni particolari, ad esempio durante il trasporto in macchina.
Oltre a ciò c’è da tener conto che l’uso di materiale non a norma espone in caso di incidente a sostanziose richieste di risarcimento, che un’eventuale assicurazione non coprirebbe, anche nel caso fortunato che non si abbiano danni a persone.
A solo titolo di esempio rammento dunque che le bombole devono essere da CO2, i riduttori di pressione non possono essere vecchi riduttori da ossigeno dismessi dagli ospedali "tanto sono ancora buoni", gli estintori devono essere solo ed esclusivamente estintori a CO2 e non a polvere o di qualsiasi altro tipo.
Anche nel caso che si giudichino (con cognizione di causa) i materiali sostitutivi di caratteristiche superiori a quelli specifici per CO2 non è consigliabile usarli.
Fra l’altro ogni rivenditore deve rifiutarsi per legge di riempire con CO2 bombole che non riportino la stampigliatura "CO2".
L’impianto standard
L’impianto standard con bombola ad alta pressione è sicuramente il più comodo, ha spese di esercizio modeste, e l’impianto stesso può essere assemblato con una spesa non eccessiva. Esso si compone di una bombola ricaricabile con valvola di chiusura e valvola di sicurezza, di un riduttore di pressione eventualmente dotato di uno o due manometri e di una valvola a spillo.
Con il riduttore di pressione si porta la pressione del gas fino a 1-2 atmosfere, con la valvola a spillo si effettua la regolazione fine.
Non tutti gli erogatori di CO2 hanno bisogno della valvola a spillo.
Bombola, valvola di chiusura e valvola di sicurezza La bombola può essere acquistata, nuova o usata, nei magazzini che vendono ossigeno e gas tecnici; si possono trovare sulle pagine gialle in genere alla voce "Ossigeno uso medicale ed accessori terapeutici". La bombola viene acquistata con una valvola di chiusura (montata eventualmente al momento dell’acquisto) che permette il trasporto della bombola piena e l’eventuale chiusura dell’erogazione del gas. Quando si scollega la bombola per la ricarica o per altri motivi bisogna anzitutto chiudere la valvola, poi staccare il riduttore di pressione dalla valvola di chiusura, mai staccare la valvola di chiusura dalla bombola.
Incorporata nella valvola di chiusura deve esserci una valvola di sfogo di emergenza in caso di sovrappressione interna: in genere la si riconosce perché è costituita da un piccolo corpo sporgente dalla valvola di chiusura, con uno o più fori e un bullone sporgente. Il bullone tiene premuta la molla che trattiene la valvola e non va evidentemente mai toccato.
Se ci si trova ad acquistare una bombola nuova è bene chiederne una con i nuovi colori (l’ogiva, cioè la parte superiore, deve essere grigio chiaro e non grigio scuro, e dev’essere applicata un’etichetta stampata che identifica il gas contenuto ed i rischi).
Le bombole con la vecchia colorazione dovranno essere riverniciate entro qualche anno.
I prezzi sono dai 30€ in su per bombola da mezzo kg e valvola, nuove, proporzionalmente inferiori se si trovano usate.
In alternativa alla bombola si può acquistare, in genere con notevole risparmio, un estintore usato e revisionato. Le caratteristiche (stampigliature, valvola di chiusura, valvola di sicurezza) devono essere le stesse delle bombole normali, l’unica differenza è che gli estintori si acquistano già riempiti. Si possono acquistare estintori usati nei magazzini di attrezzature antincendio, individuabili sulle pagine gialle alla voce "Estintori ed articoli antincendio". Un estintore usato, revisionato e riempito, con valvola, relativamente grande (oltre i 2 kg) può costare anche meno di 20-30€.
Come dimensioni ci si può orientare secondo la grandezza dell’acquario e la possibilità di riempire frequentemente la bombola: in ogni caso il risparmio che si consegue comprando una bombola piccola è modesto e i costi di riempimento sono proporzionalmente maggiori. Di conseguenza consiglio di acquistare una bombola sotto il chilogrammo solo se si hanno seri problemi di spazio, le misure più favorevoli sono quelle da 1 a 5 kg, che garantiscono un’autonomia di parecchi mesi od addirittura anni. Oltre i 5 kg le bombole sono soggette ad una normativa di sicurezza più pesante e pertanto sconsigliabili.
Per il riempimento delle bombole ci si può rivolgere ai medesimi indirizzi (magazzini di gas tecnici o attrezzature antincendio). Per le piccole bombole il prezzo della ricarica è di solito a forfait, sui 5€ per bombola.
Esistono bombole "usa e getta" di piccola capacità, fino a 1 kg, del tipo impiegato nell’impianto Askoll. Si acquistano da fornitori di materiali per saldature (dove potrebbero anche trovarsi bombole ricaricabili standard). Esse richiedono un riduttore di pressione apposito e hanno una valvola di chiusura automatica (senza manopola). I costi di uso sono maggiori di quelli relativi ad una bombola ricaricabile, sui 15€ per una bombola da 1 kg, dunque se ne sconsiglia l’adozione, a meno di avere un impianto del tipo Askoll già citato.
Il riduttore di pressione È un apparecchio che mantiene in uscita una pressione minore di quella di entrata, regolabile con un’apposita manopola. Può comprendere una valvola di emergenza e uno o due manometri. Questi non sono indispensabili, ma sicuramente comodi: il manometro di alta pressione segna la pressione interna alla bombola, che come accennato fino a quando è presente CO2 liquido è relativamente costante e dipende principalmente dalla temperatura. Tuttavia appena il CO2 liquido si esaurisce e la bombola resta piena solo di gas la pressione comincia a calare proporzionalmente al consumo: di conseguenza il manometro di alta pressione indica con un certo anticipo quando il CO2 sta per finire e permette di recarsi in tempo a far riempire la bombola.
Il manometro di bassa pressione è invece utile per la regolazione, soprattutto nel caso sia presente la valvola a spillo, perché permette di impostare immediatamente la pressione "giusta" che come detto è di 1-2 atmosfere.
Il riduttore di pressione, con o senza manometri, si acquista dove si è acquistata la bombola. Il costo va da 20 o 30€ fino anche oltre i 60-100 se si sceglie un modello con manometri particolarmente raffinati e costosi.
Esistono anche riduttori di pressione non regolabili, più economici. In tal caso la pressione di uscita preimpostata deve essere ancora di 1-2 atmosfere, e la valvola a spillo diviene evidentemente indispensabile in ogni caso.
Le bombole usa e getta richiedono un riduttore di pressione specifico, con l’attacco adeguato. Non si può, che io sappia, adattare un riduttore di pressione standard ad una bombola usa e getta, a meno di farsi tornire un pezzo ad hoc. Viceversa è possibile adattare alle bombole ricaricabili un riduttore progettato per le bombole usa e getta mediante l’apposito raccordo prodotto dalla Askoll. È quello che si fa per aggiornare l’impianto Askoll (da bombola usa e getta a bombola ricaricabile).
La valvola a spillo La valvola a spillo, necessaria solo con erogatori a diffusione, e con alcuni atomizzatori permette la regolazione fine della pressione a valori molto bassi, quali quelli richiesti da questi erogatori: infatti il riduttore di pressione non è in grado di mantenere sull’uscita una pressione sufficientemente bassa in modo stabile.
Disponendo di un erogatore a atomizzazione commerciale, la valvola a spillo non è in genere indispensabile, ma semplifica di molto la corretta regolazione. Molti modelli faidaté di questo tipo richiedono invece la valvola a spillo.
La valvola a spillo è in pratica un piccolo rubinetto in cui l’elemento mobile è uno spillo metallico, cosa che permette regolazioni estremamente precise. Data la sua struttura una valvola a spillo non deve essere mai forzata, pena il danneggiamento dello spillo e della sua sede. Si può acquistare a cifre molto contenute nei magazzini già indicati o anche in grossi ferramenta o in negozi d’acquari. Evitare di farsi rifilare giocattoli od oggetti inutili da negozianti incompetenti o disonesti: una valvola a spillo è una cosa specifica, non è sostituibile con un rubinettino di plastica.
L’impianto a regolazione automatica
La regolazione automatica degli impianti di CO2 è un’aggiunta all’impianto standard che può essere utile, ma va detto chiaramente che non è indispensabile: infatti si riesce sempre a regolare l’erogazione di CO2 in modo da mantenerne più o meno costante la concentrazione. Nel caso di ricorso al faidaté la spesa non è esagerata come accade per gli impianti commerciali, ma è comunque sensibile, sufficiente a far raddoppiare il costo d’un impianto standard.
L’elettrovalvola
Elemento fondamentale di ogni apparato di regolazione è ovviamente l’elettrovalvola, che si occupa di attuare i comandi dell’apparato di regolazione. L’elettrovalvola si installa a valle del regolatore di pressione e dell’eventuale valvola a spillo, di modo che agisce sulla bassa pressione: per questo non è un componente particolarmente critico e si può usare praticamente qualsiasi elettrovalvola per gas che si trovi in commercio, purché funzioni ad una pressione di qualche atmosfera. Si possono trovare elettrovalvole in grossi ferramenta, fornitori di apparecchiature per gas e idrauliche, oltreché in negozi d’acquari, a prezzi anche inferiori ai 30-40€. Se si può è meglio collegare l’elettrovalvola all’impianto
con giunti metallici (normali giunti idraulici con misure in pollici). È anche possibile (anche se sconsigliabile) collegare, con appositi portatubo, la valvola fra due spezzoni di tubo flessibile del CO2. In tal caso bisogna sincerarsi che il tubetto resista alla pressione massima raggiunta durante la chiusura della valvola.
Di solito si usano valvole "normalmente chiuse" ed è meglio uniformarsi a tale abitudine per motivi pratici e di sicurezza.
Si possono utilizzare valvole a tensione di rete o a bassa tensione, la scelta va fatta secondo il tipo di regolatore di cui si dispone. In ogni caso è abbastanza naturale che la valvola in funzione scaldi anche parecchio.
Regolazione a tempo È il tipo più elementare di regolazione: la valvola viene collegata semplicemente ad un timer; in tal caso evidentemente occorre utilizzare valvole a 220 volt. Si può ricorrere a tale tipo di regolazione se con un’erogazione costante del CO2 si assiste a sbalzi giorno/notte del pH e dunque della concentrazione di CO2: quel che può accadere, anche se di rado, è che il CO2 sia giusto di giorno ed eccessivo di notte. In tal caso è indicato lo spegnimento per qualche ora durante la notte. Si tenga presente che lo spegnimento tout court durante tutta la notte provoca in genere sbalzi di pH anche maggiori, nel senso opposto (cioè determina un innalzamento del pH nelle ore di buio). Il procedimento corretto è anche qui per gradi: si comincia a spegnere il CO2 durante l’ultimo periodo di buio ed eventualmente si aumenta il tempo di spegnimento, anticipando lo spegnimento o anche disattivando il CO2 ad intermittenza (ad esempio 45 minuti acceso e 15 spento). Fino a quando non si è trovata la giusta regolazione bisogna controllare il pH più volte ogni notte.
Un metodo alternativo, che permette di non acquistare l’elettrovalvola, è collegare al timer un aeratore, in modo che si accenda nelle ore in cui il CO2 è eccessivo. Attenzione che l’aeratore riduce con molta rapidità la concentrazione di CO2.
Regolazione automatica controllata L’impianto con regolazione automatica controllata da un pHmetro è senz’altro il massimo che si possa pensare, anche se i vantaggi effettivi non sono poi così sensibili. Come si è già detto la spesa è alta, e resta accettabile solo ricorrendo al faidaté. Un vantaggio non secondario che ha questo impianto è la lettura continua del pH, e la possibilità di usare il pHmetro anche per misurazioni in altri acquari, con conseguente abbandono dei test colorimetrici.
A favore di questo sistema si può dire che si riesce a stabilizzare perfettamente il pH, con variazioni durante la giornata inferiori al decimo di unità.
Anzitutto va detto che anche un impianto controllato con un pHmetro richiede un’accurata regolazione meccanica dell’erogazione di CO2: bisogna infatti regolare l’erogazione in condizioni di elettrovalvola aperta in modo da creare un compromesso fra rapidità d’azione del controllo (che imporrebbe un’erogazione elevata, molto superiore al necessario, in modo che l’apertura dell’elettrovalvola provochi un rapido ristabilimento del pH impostato) e sicurezza (che richiederebbe un’erogazione moderata, in modo che se per un qualsiasi guasto l’elettrovalvola restasse sempre aperta non si raggiungerebbero comunque concentrazioni tanto alte da danneggiare i pesci).
In pratica conviene propendere per la sicurezza: cioè si individua la regolazione dell’erogazione che, ad elettrovalvola sempre aperta, mantiene il pH su valori prossimi a quelli voluti, e poi si aumenta leggermente. In tali condizioni l’elettrovalvola, posta sotto il controllo del pHmetro, resterà quasi sempre aperta: se si vede che resta effettivamente sempre aperta e in talune occasioni il pH non raggiunge il valore impostato bisogna aumentare l’erogazione, se viceversa l’elettrovalvola resta quasi sempre chiusa e il pH tende ad essere troppo basso è meglio diminuirla.
La sonda pH Il cuore del sistema è la sonda pH. Si tratta di uno strumento di fabbricazione più o meno standard, che converte l’attività degli ioni idrogeno (pH) in una differenza di potenziale, direttamente proporzionale al pH stesso. Per la precisione a pH 7 la sonda produce una d.d.p. di 0 volt, e tale d.d.p. diminuisce di circa 20 mV per ogni aumento di unità pH, e viceversa. In questa sede non trattiamo le caratteristiche ed il funzionamento della sonda pH, che possono essere approfonditi nei siti (commerciali) http://www.hannainst.co.uk/lenny.ph.theory.html, http://www.hannainst.com/products/prodline/electrod.htme http://www.glasschimica.it/acquari1.htm
Sono invece utili alcune considerazioni sulla scelta e la manutenzione della sonda pH: anzitutto qui ci riferiamo esclusivamente alle normali sonde combinate, in cui i due elettrodi si trovano congiunti. La sonda pH è piena di un elettrolita, in contatto con l’esterno: di conseguenza la permanenza continua in acqua porta inevitabilmente alla contaminazione e alla diluizione dell’elettrolita ed al malfunzionamento della sonda. A tal riguardo le sonde possono dividersi in due categorie, quelle con elettrolita liquido, che si contamina più rapidamente, ma può essere sostituito, e quelle con elettrolita in gel, che hanno una resistenza molto maggiore alla contaminazione, ma quando questa infine avviene vanno buttate. Un’ulteriore difesa dalla contaminazione è data dalla presenza di una giunzione doppia o tripla anziché
singola, e dal materiale della giunzione progettato per l’uso continuo; la contaminazione si manifesta in genere con la difficoltà o impossibilità di tarare il pHmetro (per particolari ulteriori vedi i link citati).
La parte sensibile della sonda non deve mai seccarsi: nel caso il pHmetro continuo non venga utilizzato, bisogna chiudere la sonda con l’apposito cappuccio, riempito di soluzione di conservazione. Se non si dispone di tale soluzione si può usare una soluzione "casereccia" 3.5 molare di KCl (cloruro di potassio) o anche le soluzioni di taratura a pH 7 o pH 4. In nessun caso lasciare immersa la sonda in acqua distillata o da osmosi inversa, perché è il metodo che provoca il più rapido invecchiamento della sonda.
Durante l’uso la sonda deve essere immersa per qualche centimetro, in modo che restino sott’acqua sia il bulbo di vetro, sia il setto poroso laterale (un piccolo tondino che attraversa la parete della sonda). È meglio sistemare la sonda in un luogo con una lieve corrente d’acqua, possibilmente lontano da apparecchiature elettriche, per evitare interferenze.
Di quando in quando si può pulire la sonda, specie se si notano incrostazioni di alghe, con semplice acqua calda e un panno soffice.
Per altri consigli sulla manutenzione e la risoluzione di eventuali problemi si possono consultare i siti già citati.
Per quanto riguarda la scelta mi rifaccio agli articoli della ditta Hanna instruments: sono facilmente reperibili, sul Web o in negozi che vendano strumentazione scientifica o vetreria di laboratorio: in genere si possono trovare nei pressi delle università. Nel caso si incontrino difficoltà ci si può rivolgere alla Hanna Instruments per chiedere l’indirizzo di un rivenditore, o più semplicemente domandare ad un laboratorio di analisi o universitario dove si riforniscano.
La prima sonda che si può consigliare è la HI 1286: economica (62.000 + I.V.A.), e progettata per l’uso continuo in agricoltura: ha corpo in plastica, doppia giunzione e materiali resistenti alla contaminazione, non è ricaricabile.
Una sonda ricaricabile consigliabile può essere la HI 1332 B, anch’essa in plastica, a doppia giunzione; la uso personalmente da più di 6 mesi e non l’ho ancora mai dovuta ricaricare. Costa 102.000 + I.V.A.
La sonda d’elezione per il controllo continuo è la HI 1090 B/5: non ricaricabile, corpo in vetro, doppia giunzione, resistente alla contaminazione. Costo: 169.000 + I.V.A.
Se si propende per una sonda non ricaricabile non so che consigliare, in altri termini non so se in acquario la HI 1090 duri più della HI 1286 in proporzione al costo maggiore; la costruzione in vetro facilita la pulizia ma non dà vantaggi sostanziali. Chi avesse informazioni più precise sulla durata delle sonde o su altri modelli consigliabili può comunicarmeli (fedgiove@tin.it).
Nella scelta fra sonde ricaricabili e non, si deve tener conto che l’elettrolita di riempimento è abbastanza caro (HI 7082 lire 71.000 + I.V.A., basta per 4 ricariche); si badi che l’elettrolita per le sonde a doppia giunzione (3.5 M KCl) è diverso da quello per le sonde a giunzione singola (3.5 M KCl + AgCl).
Il pHmetro-controller
Dato il funzionamento delle sonde, a prima vista per misurare il pH basterebbe un qualsiasi voltmetro, tuttavia la sonda ha alcune parti in vetro speciale caratterizzate da un’alta impedenza, per cui presenta un’impedenza sui 200 MW ; di conseguenza occorre un voltmetro con un’elevatissima impedenza d’ingresso: in pratica un apparecchio dedicato.
I pHmetri, come tutti gli strumenti scientifici, si caratterizzano per una serie di parametri strumentali e costruttivi, fra cui elenchiamo i più importanti e i relativi consigli per l’uso in acquariofilia.
SCALA: indica i valori limite che può assumere la misura; praticamente tutti i pHmetri commerciali hanno una scala da pH 0 a pH 14; per l’uso acquaristico può bastare anche una scala più ristretta, circa da pH 4 a pH 10 (quanto basta per poter usare i tamponi di taratura standard a pH 4.01 e pH 10.01).
RISOLUZIONE: indica la minima variazione della grandezza misurata che può essere apprezzata dallo strumento; in pratica, per gli strumenti a lettura numerica, si tratta della variazione ammessa sull’ultima cifra presente sul display: per esempio, un pHmetro che fornisce letture del genere pH 6.54…6.55, avrà una risoluzione di 0.01 pH. La risoluzione 0.01 pH è sovrabbondante per l’uso in acquario, basta senz’altro una risoluzione di 0.05 pH (letture 6.40…6.45…6.50).
PRECISIONE: indica la capacità dello strumento di fornire lo stesso valore ripetendo la misura. Per esempio, una precisione di 0.2 pH indica che lo strumento, misurando più volte un pH costante, può fornire misure che si discostano dal
valore medio di ± 0.2 pH. Nel caso di singole letture la precisione determina anche l’errore strumentale (cioè se leggo pH
7.64 con un pHmetro che denuncia precisione ± 0.1 pH, la misura è 7.6± 0.1 pH, dove la scrittura indica che il valore "vero" può essere uno qualsiasi fra i valori compresi fra pH 7.5 e 7.7). Da quanto si è detto si capisce che, almeno per singole misure, quali quelle che a noi interessano, una sensibilità migliore della precisione è sostanzialmente inutile. Per i nostri scopi può bastare una precisione di 0.05 pH.
GIUSTEZZA: indica la capacità dello strumento di indicare il "valore vero" della misura. Per uno strumento tarato, come il pHmetro, la giustezza dipende essenzialmente dalla bontà della taratura (oltreché dalle caratteristiche costruttive), e dunque non è dichiarata dal costruttore.
COSTRUZIONE ANALOGICA O DIGITALE: gli strumenti analogici elaborano il segnale in modo continuo, con componenti come gli amplificatori che forniscono un output proporzionale all’input. Gli strumenti digitali convertono il segnale in un numero e lo elaborano sotto forma numerica. Notare che la visualizzazione è quasi sempre digitale (display) e non analogica (per esempio quadranti a lancetta) anche nel caso di strumenti analogici: in tal caso la conversione analogico- digitale avviene solo alla fine. In acquario possono andar bene ambedue i tipi di strumento, quelli digitali offrono in genere più stabilità della taratura e una serie di facilitazioni pratiche, come la taratura automatica, l’autocontrollo degli errori e memorie di vario genere.
LA COMPENSAZIONE IN TEMPERATURA: molti pHmetri compensano automaticamente le variazioni di risposta della sonda in funzione della temperatura. Dato che in acquario abbiamo ambienti a temperatura costante, tale compensazione è inutile.
L’IMPEDENZA D’INGRESSO: Come già detto è importante che sia molto elevata, dell’ordine di 1012 Ohm.
LA CALIBRAZIONE: gli strumenti con calibrazione a due punti (con due diverse soluzioni di calibrazione) sono molto migliori di quelli con calibrazione ad un punto.
L’USCITA CONTROLLATA Dato lo scopo cui è destinato è fondamentale che il pHmetro abbia un’uscita con cui comandare l’elettrovalvola. Si può trattare di un relais o di un dispositivo allo stato solido, purché sopporti un carico non ridottissimo, e di tipo anche induttivo, quale è un’elettrovalvola.
PUNTO DI SET E ISTERESI Il punto di set deve essere regolabile per evidenti motivi, l’isteresi può anche essere fissa, purché su un valore di circa 0.1 pH: valori molto superiori rendono inutile il controller; dispositivi molto sofisticati hanno una logica più complessa, per cui il punto di set viene raggiunto con periodi di accensione e spegnimento di durata variabile e predeterminata o con meccanismi di comando proporzionale.
Dopo questo elenco devo dire che non conosco alcuno strumento commerciale che risponda interamente a tali richieste; in particolare la ditta Hanna Instruments produce moltissimi pHmetri, che tuttavia non sono controller e sono dunque privi di set point e di uscita controllata. Il modello pHpronto (HI 981402), molto conveniente (lire 141.000+ I.V.A., compresa la sonda HI 1286 e soluzioni di calibrazione), è il più facilmente adattabile, perché ha un set point regolabile e comanda l’accensione di un LED per pH fuori dall’impostazione, da cui si potrebbe prelevare il segnale per un semplice dispositivo esterno di comando dell’elettrovalvola,, tuttavia l’isteresi è fissa a ± 0.5 pH dal set point: per utilizzarlo occorrerebbero dunque interventi interni.
In listino ci sono anche vari tipi di controller pH, a prezzi tuttavia elevati: anche se si tratta di attrezzatura scientifica sofisticata, molto migliore come qualità dei modelli acquaristici, non vale la pena spendere tanto. Il più abbordabile comunque è il mod. HI 931700, costa di listino 369.000 + I.V.A.
È evidente in definitiva che per la misurazione continua del pH si può certamente usare una soluzione di questo tipo, in particolare il mod. Hanna pHpronto ha un ottimo rapporto prezzo/prestazioni, tuttavia se si vuole un vero controller che agisca sull’elettrovalvola è necessario ricorrere al faidaté.
Taratura
È fondamentale una corretta e periodica taratura del pHmetro. Non si può consigliare qui un intervallo preciso, che comunque è senz’altro superiore al mese: l’intervallo giusto può essere determinato caso per caso verificando alla successiva taratura che la lettura non sia errata di più di 0.1-0.2 pH.
La taratura si effettua usando apposite soluzioni a pH noto, dette "soluzioni tampone". Per le misurazioni di interesse in un acquario dolce è meglio usare, se possibile, i tamponi a pH 4 e pH 7. Essi sono venduti in confezioni monodose o in più economiche bottiglie: per esempio gli articoli Hanna HI 70004P e 7004L (rispettivamente 25 bustine monodose, 28.000 +
I.V.A. e bottiglia da 460 ml, 14.000 + I.V.A.) per il pH 4 e gli equivalenti articoli 70007P e 7007L per il pH 7.
Le procedure esatte dipendono dal pHmetro usato, comunque in genere si immerge la sonda (fino a oltre il setto poroso laterale!) nella soluzione a pH 7 e si regola lo "zero", poi si usa la soluzione a pH 4 e si regola la "pendenza" (o "slope"). È utile sciacquare la sonda con acqua d’osmosi ed asciugarla prima di passarla da un tampone all’altro.
Non bisogna mai immergere la sonda direttamente nella bottiglia del tampone, bisogna invece versarne una quantità sufficiente in un recipiente piccolo e pulito. Dopo l’uso la soluzione tampone usata si getta.
Prima di agire sui comandi di taratura aspettare che la lettura si sia stabilizzata.
Per sicurezza si può ripetere la taratura due o tre volte di seguito, soprattutto sugli apparecchi analogici, fino a che si leggono entrambi i valori corretti senza dover modificare la taratura.
Infine se lo strumento non è compensato in temperatura bisogna portare le soluzioni di taratura alla stessa temperatura dell’acquario (per esempio tenendole un po’ a "bagnomaria") e tarare la lettura non sul valore nominale della soluzione (pH
4.01 o 7.01) ma sul suo pH reale alla temperatura dell’acquario (il pH alle varie temperature è riportato sull’etichetta).
Un progetto faidate
Sul Web si trovano vari progetti di controller pH più o meno efficaci; il migliore che ho trovato, e realizzato con grande soddisfazione, è quello su http://www.geocities.com/Petsburgh/Zoo/1705/pH.html. Non sono in grado di dare i parametri strumentali di questo progetto, tuttavia posso dire che la lettura e la taratura sono estremamente stabili, e la precisione sembra buona: utilizzando un display a tre cifre, in modo da apprezzare i centesimi di unità pH, la lettura ripetuta dei tamponi a distanza di ore, con condizioni ambientali alterate ad arte, non variava di più di ± 0.02 pH. La realizzazione di questo strumento analogico è facile ed economica (poche migliaia di lire, l’unico componente costoso è il display). Il sito indicato riporta anche complete istruzioni di montaggio e utili suggerimenti. È richiesta ovviamente una minima competenza di elettronica e una certa abilità manuale nelle saldature.
Modifiche suggerite
Il pHmetro originale funziona ottimamente, tuttavia può essere migliorato con alcune modifiche di dettaglio, che qui descrivo sommariamente:
Il circuito è disegnato per l’uso di una valvola a bassa tensione, se si disponesse di una valvola a tensione di rete si può semplicemente usare un relais. In ambedue i casi è molto consigliabile usare un alimentatore di potenza sufficiente, per evitare che l’assorbimento della bobina provochi sbalzi di tensione.
L’isteresi può essere resa regolabile sostituendo la resistenza R452 con un trimmer multigiri da 500 MW .
Può essere montato un deviatore che, azionato, invii al display in alternativa al segnale sul piedino 7 di U400B (lettura pH), il segnale sul piedino 3 di U400A, cioè il punto di set, che in tal modo risulterebbe leggibile. Procedendo direttamente così si ha la lettura del set "invertita" rispetto a pH 7: può essere comodo montare un secondo invertitore (copiando la parte "Voltage Inverter Section") in modo da avere la lettura giusta. In realtà invece di montare due invertitori identici sarebbe ovviamente meglio invertire subito il segnale ed elaborarlo in questa forma: ciò comporta il montaggio della "Comparator Section" in cascata alla "Voltage Inverter Section" e non alla "Amplifer Section", o, in altre parole, l’ingresso di U400A sarebbe il segnale del piedino 7 di U400B e non del piedino 7 di U300B. In questo caso ricordarsi di scambiare gli ingressi di U400A (piedini 2 e 3). Occorre accortezza nel leggere il punto di set: infatti sul piedino 3 di U400A (piedino 2 se si è effettuata l’inversione a monte, come descritto) è presente il livello impostato per l’OFF se lo stato attuale del comparatore è ON e il livello ON se il comparatore è nello stato OFF. Volendo leggere a scelta i due livelli (e dunque l’isteresi) indipendentemente dalla misura attuale del pH occorre forzare il comparatore sul livello ON o OFF voluto: lo si può ottenere collegando piedino 2 di U400A (3 in caso di inversione a monte) ad un commutatore a tre posizioni, con cui si possa scegliere oltre al segnale pH anche il livello V- ed il livello Vreg, che forzano nei due stati il comparatore. Il commutatore va installato a monte di R450, in modo da non porre gli ingressi ad un’impedenza troppo bassa.
Può essere inserito un secondo comparatore, con gli ingressi scambiati rispetto alla "Comparator Section" in uso, che comandi un aeratore in caso di pH troppo acidi (modifica utile sono se il KH è molto basso). Si può a tal fine semplicemente copiare le parti "Comparator Section" e "Valve Actuator Section". Come detto gli ingressi del comparatore devono essere scambiati rispetto a U400A in schema, tutti gli altri componenti restano identici.
Gli erogatori di CO2 e gli accessori
Caratteristiche generali
L’erogatore di CO2 è l’accessorio che, immerso nell’acquario, provoca lo scioglimento in acqua del CO2. Sull’efficacia dell’erogatore influiscono vari parametri elencati in tabella 2, eventualmente modificabili per modulare la quantità di CO2 disciolto
FATTORE EFFETTO
sull’efficacia di erogazione
Tutti gli
erogatori Profondità dell’erogatore +
Movimento dell’acqua nei pressi dell’erogatore
+
Dimensione delle bolle di CO2
-
Solo diffusori Lunghezza del percorso delle bolle nel diffusore
+
Velocità dell’acqua nel diffusore
+
Dimensione del diffusore +
Rinnovo del gas nel diffusore
+
Solo atomizzatori
Tempo di permanenza delle bollicine in acqua +
Tabella 2: Influenza dei vari fattori sull’efficacia di erogazione.
I diffusori descritti hanno prestazioni paragonabili ai modelli commerciali, mentre non è possibile costruirsi un atomizzatore simile ai tipi in vendita.
I seguenti tipi di erogatore sono descritti attingendo a piene mani dal sito di MioMao (http://www.casapagina.it) cui ci si può riferire per altre informazioni
I diffusori
Chiamo diffusori tutti quegli erogatori che sciolgono il CO2 in camere interne in cui grosse bolle di gas sono in contatto con l’acqua. La loro efficienza iniziale è elevata, perché il CO2 può essere ceduto in modo pressoché integrale, tuttavia un difetto di cui soffrono più o meno tutti ne riduce i vantaggi rispetto agli atomizzatori: le grosse bolle di gas al loro interno tendono a contaminarsi con i gas di scambio, ceduti dall’acqua. Bisogna dunque prevedere un meccanismo di rinnovo del gas al loro interno, che inevitabilmente porta a sprecare un po’ di CO2.
Molti diffusori prevedono l’immissione di acqua con una pompa per aumentare la superficie effettiva di contatto: si può comprare una piccola pompa regolabile dedicata a questo scopo, oppure applicare una derivazione alla pompa del filtro, se questa è sufficiente; in tal caso occorre evidentemente montare un rubinetto sul tubo che alimenta l’erogatore, perché la portata non deve essere eccessiva (si può anche usare un tubo di ridotta sezione, ma il rubinetto permette di controllare con facilità il flusso di acqua).
La campana
È un sistema un po’ antiquato, ma efficiente. In pratica è un bicchiere rovesciato nel quale si raccoglie il CO2. Il difetto principale è che la contaminazione del CO2 non può essere evitata, e una volta che la campana si è riempita di gas l’efficacia diminuisce rapidamente. Bisogna dunque prevedere un metodo di svuotamento manuale, da effettuarsi molto spesso: si può semplicemente rovesciare la campana, o prevedere un rubinetto, come nel modello illustrato in figura 1. Si può anche praticare un piccolissimo foro sul fondo della campana, in modo che il gas possa sfuggire solo quando ha raggiunto una certa pressione; ovviamente questo tipo di svuotamento semiautomatico è difficile da mettere a punto, soprattutto quando intervengono incrostazioni e alghe. Un sistema alternativo di svuotamento automatico è il sifone: si pratica un foro sul lato della campana, a circa un centimetro dal bordo, e vi si incolla un tubetto rigido sagomato ad "U", in
modo che peschi vicino al "cielo" della campana: appena il CO2 raggiunge il livello del foro il sifone si adesca e svuota la campana.
Per costruire la campana si può usare un recipiente di plastica trasparente per alimenti. Sul fondo si praticano due fori, in cui si cementano con colla epossidica due spezzoni di tubicino rigido come in figura: su quello lungo va innestato il tubetto del CO2, mentre su quello breve si innesta un tubetto flessibile che termina con un rubinetto, da usarsi per lo svuotamento. Si può anche applicare una ventosa per fissare la campana all’interno dell’acquario. Fino a quando la campana è parzialmente vuota il tubetto lungo funziona anche da contabolle.
La campana multipla
È l’evoluzione del tipo precedente: all’interno di un contenitore alcune paratie creano delle sacche in cui il CO2 si accumula; nel modello illustrato in figura 2 è previsto l’ingresso di acqua da una pompa ausiliaria, che aumenta l’efficienza e riduce il ristagno. Il flusso d’acqua porta via con sé una parte del gas, rinnovandolo e riducendo la contaminazione, in modo che lo svuotamento (tramite rovesciamento) si rende necessario solo a grandi intervalli. Per realizzare un diffusore come quello illustrato si può usare vetro sottile (2-3 mm), da tagliare da sé o ordinare ad un vetraio. Gli incollaggi sono fatti con silicone. In alternativa si può usare del materiale plastico trasparente, più facile da lavorare: molte materie plastiche si tagliano incidendole con un taglierino e spezzandole. In questo caso si può usare una colla apposita invece del silicone. Il diffusore deve essere alto almeno una quindicina di centimetri, e largo in proporzione.
Lo scivolo (flipper)
La costruzione illustrata in figura 3 è simile a quella della campana multipla, ma gli scivoli sono inclinati nel verso opposto e l’apparecchio è proporzionalmente più largo: le bollicine debbono compiere un lungo percorso a zigzag prima di uscire, e non vengono catturate. L’efficienza è inferiore, ma la manutenzione è nulla. Anche qui si può usare una pompa per creare una controcorrente, in grado di migliorarne le prestazioni. Per aumentare l’efficienza si può utilizzare il gas in uscita per riempire dal basso una campana soprastante.
Il reattore
Si tratta di un recipiente, anche in questo caso in vetro sottile o materiale plastico, pieno di un materiale atto ad aumentare la superficie di scambio: cubetti o palline da filtro biologico, come illustrato in figura 4, o anche cannolicchi di ceramica, argilla espansa, pezzetti di lava, pomice, eccetera. La pompa dell’acqua è necessaria, infatti questo tipo di diffusore funziona in pratica creando una "cascata sommersa" in ambiente carico di CO2: l’acqua, immessa dall’alto, scroscia nei vari anfratti creati dal materiale di riempimento, pieni di sacche di gas e si arricchisce così di CO2.
Anche in questo caso si può avere contaminazione del gas, comunque il processo è molto lento: si può prevedere un rubinetto di svuotamento sulla lastra di chiusura superiore, o anche aumentare di quando in quando l’afflusso di CO2, in modo da far "traboccare" i gas dall’apertura inferiore. In ogni caso una regolazione e un dimensionamento tali da permettere la periodica fuga dal basso di qualche bollicina aiuta a ridurre la necessità di manutenzione. Facendo sfociare il tubo d’immissione del CO2 ad una certa distanza dall’inizio del materiale di riempimento si ottiene un pratico contabolle incorporato. Se il materiale di riempimento non si incastra bene nel reattore conviene tenerlo in posizione con due grate di plastica, una sopra e una sotto il materiale stesso. Anche se si usa un materiale leggero è il caso di usare la grata inferiore, perché il materiale potrebbe non galleggiare nell’ambiente misto di acqua e gas.
Gli atomizzatori
Gli atomizzatori sono quegli erogatori che sciolgono il CO2 inviando in acqua una quantità di piccole bollicine di gas. Ciascuna bollicina stabilisce un equilibrio con l’acqua circostante, cedendo CO2 ed acquistando altri gas (ossigeno, vapor acqueo). Dunque anche se le bollicine non vengono assorbite (non "scompaiono") si può avere comunque un’alta efficienza. Come già detto è impossibile costruirsi atomizzatori equivalenti a quelli commerciali, costituiti in genere da un’ampolla tappata con un materiale sinterizzato: se si vuole avere un atomizzatore di questo tipo (che ha il vantaggio di essere
estremamente compatto) è necessario acquistarlo.
La pietra porosa
È il modo più economico ed elementare di diffondere CO2. L’efficienza estremamente scarsa provoca grandi sprechi di CO2: conviene usarla solo per prova o in acquari molto piccoli, dove una scarsa efficienza può essere benvenuta. Un modo per aumentarne un po’ l’efficacia è sistemare la porosa alla base di un tubo rigido poco più grande di lei, lungo una ventina di centimetri, da applicare, inclinato, ad una parete della vasca; così modificata la porosa diviene in pratica un elementare diffusore.
La porosa di tiglio
Il tiglio è un legno con finissime porosità: una pietra porosa di tiglio è più efficiente di una porosa normale perché produce bollicine molto minute. Si può anche usare un tondino di tale legno, di diametro tale da incastrarsi nel tubetto del CO2. Si compra nei negozi di modellismo o si può anche riutilizzare l’impugnatura dei piccoli pennelli economici da acquerello (che
per l’appunto sono di tiglio) opportunamente lavorata con un tagliabalsa.
Tutti questi sistemi hanno come difetto che il tiglio si ostruisce facilmente.
La porosa di perlon
Un metodo paragonabile alla porosa di tiglio, che si segnala per il "faidaté estremo" è quello che prevede di incastrare direttamente nell’estremità del tubo del CO2, o meglio in un uno spezzone di tubetto rigido a questo applicato, un rotolino lungo circa 1 cm di fibra di perlon fortemente compressa. L’aggeggio dovrebbe produrre bolle estremamente fini.
La centrifugazione
È un metodo un po’ casereccio e scomodo, ma rapido ed efficace: si incastra o si fissa in qualche modo il tubicino del CO2 nell’entrata della pompa del filtro. Le bolle, aspirate dalla pompa, vengono frantumate e sparse per tutto l’acquario. L’efficacia aumenta se la pompa del filtro ha, in uscita, un tubo sufficientemente lungo (almeno 20 centimetri) che sfocia vicino al fondo o almeno a metà altezza dell’acquario. Con questo sistema la pompa diviene abbastanza rumorosa.
Il Venturi
Alcune pompe filtro sono dotate, sul tubo di uscita, di un tubo di Venturi, inserito allo scopo di aspirare aria. Si può collegare il tubo del CO2 alla presa d’aria, in modo da provocare il risucchio e lo spargimento del gas. Si può anche comperare o autocostruire un tubo di Venturi, ma non sono a conoscenza della sua efficacia. Chi lo avesse provato può comunicarmi le sue esperienze (fedgiove@tin.it)
L’insufflatore
Non so bene come chiamare questo metodo, partorito dall’inesauribile fantasia di MioMao: bisogna utilizzare una pompa dedicata o la pompa del filtro. Si costruisce una tubazione per l’acqua in modo da avere un tratto di tubo lungo almeno 20 cm rasente il fondo dell’acquario. All’inizio di questo tratto si pratica un foro, in cui si sigilla con della colla epossidica un tubicino uguale a quello usato per il CO2, di un paio di centimetri di lunghezza, in modo che sia quasi completamente sporgente all’esterno. Si lavora un tondino di tiglio lungo un centimetro o poco più fino a quando si incastri da entrambe le parti nel tubicino, e si applica a tale tondino il tubetto del CO2. Dopodiché si incastra il tutto nel tubicino cementato sul tubo dell’acqua. Secondo MioMao il sistema, che produce bollicine finissime e le sparge per tutta la vasca, è molto efficace.
La valvola di non ritorno
In varie parti di questo articolo ho suggerito di montare una valvola di non ritorno prima dell’erogatore. Si tratta di un accessorio di bassissimo prezzo, che si compra nei negozi d’acquari, e impedisce all’acqua di penetrare nell’impianto di CO2 quando, per un motivo o per l’altro, l’erogazione è sospesa. Ribadisco qui che il costo è talmente basso e mette al riparo da tanti guai potenziali che sarebbe follia non utilizzarla, soprattutto nei casi in cui è più verosimile un riflusso di acqua, e cioè in impianti con elettrovalvola, in impianti che fanno uso di diffusori con acqua in controcorrente e in impianti a zucchero e lievito.
Il contabolle
Il contabolle è un accessorio non indispensabile, ma può essere d’ausilio nel regolare la quantità di CO2 e nel verificare visivamente la costanza dell’erogazione; in particolare durante le regolazioni dà un’immagine immediata della variazione del flusso, senza dover attendere che vari la concentrazione di CO2 in acquario, in modo che la si possa misurare tramite il pH.
In pratica si tratta di un recipiente parzialmente pieno d’acqua, dotato di due tubi o fori: uno sotto il livello dell’acqua, uno sopra. Il CO2 viene immesso dall’apertura inferiore, sale nell’acqua sotto forma di bolle e viene prelevato dall’apertura superiore, in modo che dal conteggio di bolle in un’unità di tempo si può dedurre la quantità di CO2 erogata.
Molti erogatori commerciali di CO2 sono dotati di un contabolle incorporato, e si può prevedere un contabolle anche negli erogatori faidaté, sotto forma di un piccolo recipiente incorporato per gli atomizzatori o semplicemente prevedendo un percorso libero per il CO2 sopra il punto d’immissione per i diffusori, in modo da poter vedere almeno per un tratto il percorso delle bolle. Tuttavia si può anche costruire un contabolle separato, tipo quello illustrato in figura 5: occorrono un vasetto di vetro con tappo a tenuta stagna, due tubicini rigidi, possibilmente di plastica (ad esempio i tubetti rigidi per l’aerazione), e il silicone (o colla epossidica) necessario a incollare i tubicini al tappo. Le uniche lavorazioni necessarie sono la foratura del tappo e l’incollaggio dei due tubicini. Conviene controllare la tenuta delle varie giunzioni bagnandole con un po’ d’acqua saponata mentre il contabolle è in funzione. Per migliorare la tenuta del tappo si può usare un po’ di nastro di teflon sulla filettatura e sul bordo del vasetto.
Si può anche trasformare in contabolle l’ampolla contagocce compresa nel tubo da fleboclisi, usata sottosopra; conviene in tal caso controllare che l’oggetto e le sue giunzioni resistano alla pressione, rinforzando eventualmente con colla o nastro adesivo.
Il tubo di collegamento
Per trasportare il CO2 all’erogatore serve un tubetto di appropriato diametro: si può in prima battuta utilizzare senz’altro il normale tubetto per l’areazione o, in alternativa, l’economicissimo tubicino nero usato negli impianti d’irrigazione goccia a goccia.
Tutte le Case acqaristiche sostengono che il tubetto per l’areazione è troppo poroso e molto CO2 va disperso, e perciò vendono appositi tubetti di materiali a loro dire più impermeabili al CO2. Dato il prezzo di vendita veramente esagerato è molto probabile che sia una trovata esclusivamente pubblicitaria, perciò consiglio di lasciar perdere e usare il normale tubetto d’areazione. Il CO2 disperso sarà sicuramente meno costoso del tubetto. Può essere conveniente usare un tubo più resistente (come per esempio il tubetto per l’irrigazione) nel caso si adoperi un atomizzatore, che come accennato più volte funziona a pressione relativamente alta.
Alternative commerciali
Un certo successo riscuote il modello Askoll, con bombola ad alta pressione usa e getta, riduttore di pressione dedicato e atomizzatore con contabolle incorporato. Il riduttore di pressione, privo di manometri e di valvola a spillo, è difficile da regolare ma efficace, l’atomizzatore è piccolo ed efficiente ed il costo è abbastanza contenuto (sotto le 200.000 lire). L’attacco del riduttore di pressione è incompatibile con i normali attacchi per bombole ricaricabili, dunque bisogna ricomprare le bombole usa e getta da mezzo chilo (a circa 30.000 lire). A prezzo molto inferiore (circa 25.000 per la bombola da 1 kg) si trovano bombole equivalenti in grossi ferramenta o rivenditori di materiale per saldature, in quanto il CO2 è utilizzata come gas inerte durante le saldature. In ogni caso la Askoll vende da qualche tempo anche un adattatore per collegare il riduttore di pressione alle bombole ricaricabili, in modo che esaurita la prima bombola si può scegliere se comprare il ricambio o acquistare una bombola ricaricabile standard. L’impianto Askoll è senz’altro sufficiente per acquari fino a 100-150 litri, per grandezze superiori la bombola da mezzo chilo assicura un’autonomia troppo scarsa e l’erogatore è troppo piccolo, ma è possibile aggiornare l’impianto usando una bombola ricaricabile più grande ed aggiungendo eventualmente un secondo erogatore.
Il modello Tetra con bombola a bassa pressione è un giocattolo; va bene solo per acquari molto piccoli ed è inoltre scomodo perché manuale: il diffusore richiede infatti di essere riempito agendo sulla bombola a brevi scadenze. Inoltre i ricambi sono cari e contengono pochissimo CO2. Il diffusore è inadatto all’uso con un impianto continuo più serio, dunque se si decide di aggiornare il proprio impianto bisogna ricomprare tutto.
I modelli commerciali con bombola ricaricabile sono senza eccezione buoni ma cari, e dunque non vengono qui descritti.
Esiste infine un tipo d’impianto per l’immissione di CO2 che funziona in base ad un principio completamente diverso: consiste in due elettrodi di materiale carbonioso (penso grafite) immersi in acqua, attraverso cui viene fatta passare una corrente. Per elettrolisi una parte del carbonio degli elettrodi si ossida e passa in soluzione come CO2. Tale sistema, in apparenza attraente per i costi limitati, l’efficienza di diffusione e l’ampia autonomia, presenta numerose controindicazioni, fra cui citiamo l’impossibilità di tenere sotto controllo le reazioni secondarie che avvengono a causa del passaggio di corrente, reazioni che in un ambiente incognito e ricco di ioni come quello d’un acquario possono portare ai
prodotti più disparati. In effetti comunque non conosco direttamente nessuno che ne abbia fatto uso, quindi eventuali informazioni sarebbero molto gradite (fedgiove@tin.it).
È possibile acquistare in negozi d’acquari il solo erogatore, che può essere difficile da realizzare se non si è pratichi nel faidaté, inoltre esistono in commercio a prezzo ragionevole atomizzatori molto efficaci e compatti che non sono riproducibili col faidaté; in tal caso valgono le stesse osservazioni fatte al punto 5 circa le diverse caratteristiche di atomizzatori e diffusori.
Se si vuole allestire un impianto a controllo automatico è praticamente indispensabile ricorrere al faidaté: infatti i controller di marche acquaristiche sono molto cari senza eccezione.
Filtro esterno fai-da-te
Ho avuto l’occasione di apprezzare i vantaggi di un filtroesterno in una vasca da 180lt. Ingombro all’interno della vasca inesistente, praticitànella pulizia possibilità di spostare in ogni momento la posizione del getto edell’aspirazione.
Mi sono quindi trovato a decidere di applicare questasoluzione per un acquario piccolo, che sarebbe sicuramente penalizzato da unfiltro interno. Il volume di acqua che andremo a filtrare è circa 60lt. Il materiale necessario per la costruzione è il seguente:
1) 1 contenitore cilindrico da 2.2lt per alimenti.
2) 1 mt di tubo rigido Ø 16 esterno per impianti elettrici o peracquari.
3) 1 pompa piccola per acquari.
4) 1 rubinetto per giardinaggio per tubi Ø 16
5) 1 spina elettrica maschio
6) 50 cm di tubo per pompe Ø 16 esterno
7) Lastra di plexiglas spessore 4mm
8) 1 punta di Ø16 e 1 punta Ø5.5
9) colla per plastica
10) lima e carta vetrata
11) cutter e forbici
12) molla per piegare itubi rigidi Ecco i nostri attrezzi principali…
Procediamo con la preparazione dei tubi rigidi.
Per piegare il tubo và scaldato su un fornello senzainsistere molto poiché si rischierebbe di danneggiarlo, per evitare che sischiacci nel piegarlo utilizzeremo una speciale molla che avremo inseritoall’interno, appena effettuata la piegatura immergeremo il tubo in acqua perraffreddare il tutto e bloccare la piegatura riportandola allo stato rigido.
Ora pratichiamo i fori di Ø16 per il passaggio dei tubi dimandata e di ritorno rifinendoli con carta abrasiva in modo da eliminareeventuali sbavature.
Pratichiamo anche il foro Ø 5.5 per il passaggio del cavo dialimentazione della pompa.
Per far passare il cavo nel foro dovremo tagliare la presaesistente e sostituirla con un’altra da montare.
Il tubo rigido che verrà collegato alla pompa avrà una piegaa L e verrà incollato con della colla per plastica. Inoltre ho preferito aggiungere un raccordo a L per i tubida giardinaggio, per ottenere un’ attacco idoneo per i tubo di gomma usati inacquario.
Inseriamo ed incolliamo il plexiglas che abbiamo preparatocome in figura.
Dopo aver atteso almeno 24 ore per fare in modo che la collaabbia fatto presa procederemo con la sistemazione della pompa e del tubo rigidodi mandata tramite un raccordo in gomma che taglieremo a misura.
Ho dovuto sostituire il tappo, poiché nelle proveprecedenti, quello in dotazione ha dato problemi di perdita, nonostante lapiccola guarnizione presente. Mi sono quindi fatto realizzare un tappo con due guarnizionichiamate O-Ring.
Con tali guarnizioni non è necessario bloccare il tappo,poiché la pressione esercitata da quest’ ultime è tale da impedire perdite oaperture accidentali del filtro. Anche sul tappo ho posizionato il tubo di Ø16 e relativoraccordo per il tubo di gomma.
Al tubo interno di aspirazione ho applicato un finaleforato, in maniera da evitate un’ intasamento da eventuali sporciziegrossolane.
Prima di utilizzare il filtro in vasca consiglio di provarloper almeno un giorno, per evitare che durante il normale funzionamento possaavere delle perdite con conseguenze facilmente intuibili.
Ecco lo schema del flusso che percorre l’acqua
Ho tenuto in prova il filtro per due giorni con un secchio….E dopo aver sigillato piccole perdite con la colla l’ ho posizionato alla nuovavasca.
Grazie ai tubi piegati in precedenza ho posizionato ilfiltro in maniera che non fosse eccessivamente visibile alla vista.
Ora il filtro è in funzione da circa un paio di mesi e non miha dato problemi ne di perdita ne di rumorosità.
Alcuni consigli per la buona funzionalità del filtro: Posizionare il filtro alla solita altezza o poco sotto, dellivello dell’acqua. Staccare i tubi quando apriamo il filtro. Riempite il filtro fino a superare il livello del plexiglasinterno Non compattate troppo la lana di perlon o altri materiali difiltraggio.
Aggiungo che con sistemi simili, utilizzando semprecontenitori in plexiglas per alimenti si possono ottenere altre applicazioni,come per esempio un piccolo filtro interno.
Grazie per la vostra attenzione
Filtro fai-da-te ad "aria"
Premetto che possono essere realizzate due versioni del filtro, una cilindrica ed una a parallelepipedo. QUi si descriverà la realizzazione del filtro cilindrico. Materiale occorrente:
-tubo in pvc usato per le canali (marrone scuro) o tubazioni in questo caso il colore grigio è il più indicato
-tubo da giardinaggio mm 5 per 100mm
-3 raccordi a 90° per il tubetto da giardinaggio
-tubo in pvc del diametro 20 mm 1 mt
-curva a 90°
-tappo per il tubo in pvc usato per il corpo del filtro
-silicone oppure colla epossidica si comincia con il taglio del tubo alla misura desiderata, nel mio caso la lunghezza è 40 cm e il diametro 100 mm
Una volta deciso quanto sarà la profondità dell'acqua si procede con la foratura e l'intaglio della parte superiore del tubo A: si traccia una riga orizzontale seguendo la circonferenza del tubo ad una distanza di 4 cm dal bordo sup. B: si divide la linea in parti uguali a seconda del diametro dei fori che andremo a fare nel nostro caso foreremo con una punta da 6 mm e lasceremo 10 millimetri tra un foro e l'altro per cui le linee verticali saranno distanziate di 16 mm una dall'altra
C: il primo foro da fare è quello dove verrà fatto passare il tubo di mandata del filtro. Se utilizzate il tubo del 20 si farà un foro da 20 mm
D: procediamo ora con la foratura dove si incrociano le due linee utilizzando la punta del 6
E: ora con un taglierino incidiamo il tubo seguendo una linea tangente ai fori in direzione della parte sup verrà così una
sorta di pettine
F: sempre con il taglierino eseguiamo le rifiniture togliendo eventuali sbavature.
per ora il tubo va messo in disparte
Prepariamo il tubetto che porterà l'aria all'interno del filtro:
tagliamo il tubo da 5 mm di diametro ad una lunghezza di 50 cm.
Ad un lato montiamo il giunto a 90°, pezzetto di tubo lg circa 3 cm,l'altro giunto a 90° ed un pezzetto di tubo lungo circa
3 cm
Teniamo presente che la pietra porosa deve restare all'incirca nel centro del filtro per cui il risultato finale dovrebbe essere:
Prepariamo ora il gancio per il fissaggio a parete: tagliamo una fetta del tubo restato larga circa 3 cm. tagliamola longitudinalmente e con un phon da capelli scaldiamola fino a renderla morbida Apriamo l'anello ottenendone così una striscia, se necessario riscaldarla per rendere il pvc lavorabile Mettiamola sotto ad un peso (esempio pila di libri) in modo che raffreddando mantenga la forma di striscia Sagomiamo poi la striscia in modo da ottenere una u che verrà applicata al corpo del filtro e fungerà da gancio
il gancio così ottenuto verra poi incollato al corpo del filtro con del silicone o del tangit o colla epossidica
ora il tubetto deve essere messo all'interno del corpo filtro
riprendete il tubo e incollate il tubetto con il silicone oppure la colla epossidica.
Per fare ciò ci aiuteremo tenendo in posizione il tubetto con del nastro adesivo che verrà poi rimosso. Il tubetto verrà
tenuto ad un centimetro circa dal fondo del tubo di pvc e la parte che sporge verrà tagliata in un secondo momento alla lunghezza desiderata.
sezione longitudinale del filtro in giallo il nastro adesivo in azzurro la pietra porosa
nel frattempo prepariamo il tubo di mandata del filtro
nella preparazione del tubo si deve tenere conto che questo non dovrà toccare il fondo ma stare staccato da esso di almeno 3 cm. Nel nostro caso il tubo andrà tagliato lungo 40 cm (misura che verrà poi corretta) Si procederà al montaggio della curva a 90° e dal lato inferiore della curva si taglierà il tubo ad una lunghezza di 32 cm circa
stessa cosa per quanto riguarda l'altro lato della curva si prende un pezzo di tubo di 5 cm lo si infila nella curva dopo che si sarà finito il filtro facendolo passare attraverso il foro da 20 mm fatto nel corpo del filtro. Sarete poi voi a decidere quanto debba sporgere e se dirigere il getto d'acqua verso il basso o altro.
una volta che l'adesivo od il silicone saranno asciutti, si continua con l'assemblaggio del filtro si dovranno ricavare ora degli anelli di spugna sintetica(quella blu) il diametro dovrà essere più grande di circa un cm rispetto al diametro interno del tubo in tal modo resteranno fermi. Ora si praticherà un taglietto a croce di circa 1 cm per 1 cm nel centro delle spugne dove verrà infilato il tubo della mandata.
Fatto questo non resta che infilare a nostro piacere un numero di spugne sufficienti a riempire il filtro lasciando un paio
di centimetri dal fondo e dalla cima del tubo di mandata.
Ecco il lavoro finito:
non resta che infilare il tutto all'interno del corpo del filtro posizionando il tubetto e la pietra porosa nel centro del tubo in pvc della mandata e chiudere il tappo, nel mio caso il tappo non è stato necessario incollarlo ma se non dovesse essere a tenuta lo si può incollare con del tangit o colla per tubi in pvc.
Altro schema:
I materiali dipendono da cosa si ha a disposizione, il tubo puo essere in pvc oppure del tipo utilizzato per gli impianti elettrici.
Il recipiente di forma cilindrica, ma si lavora meglio con uno di forma rettangolare per ovvie ragioni di incollaggio, foratura e fissaggio delle varie parti. Diciamo che funziona come un overflow di un filtro esterno; i materiali filtranti possono essere anche diversificati, separandoli con delle grigliette. Il diametro del tubo centrale non dovrebbe superare i due cm.
Non riporto misure in quanto ogniuno è libero di adattarle a piacimento: questo sistema è valido ed efficace per piccoli acquari max 50 lt. Un ulteriore evoluzione potrebbe essere data da una pompa montata all'estremità del tubo.
Filtro esterno FAI DA TE
Ho iniziato a Luglio di quest'anno con la costruzione di un filtro esterno per un piccolo acquario da 60 litri, che stavo preparando per un nuovo allestimento: inizialmente avevo in mente di realizzare un filtro esterno a "zaino", fissato cioè
contro la parete posteriore dell'acquario. Dopo alcuni falliti tentativi di realizzare questo tipo di filtro, ho avuto un'idea nuova e semplice: perchè non utilizzare un tubo per filtrare l'acqua? In fondo i normali tubi in PVC utilizzati in idraulica per convogliare le acque di scarico vanno benissimo, sono resistenti, resistono alle alte temperature e alla corrosione, vengono interrati e dopo 30 anni sono ancora lì, sono dei buoni isolanti termici e soprattutto, hanno dei prezzi ridicolmente bassi. Pensa che ti ripensa, alla fine questo è quanto ho realizzato:
Materiale occorrente:
• 1 pezzo di tubo in PVC per scarichi, quello di color arancione ha uno spessore maggiore ed è utilizzato per impieghi pesanti, io consiglio quello (parleremo dopo di lunghezza e diametro)
• 2 tappi a vite per ispezione tubi, sempre in PVC, dello stesso diametro del tubo
• 2 attacchi rapidi maschi da giardinaggio, di quelli da avvitare alle lance e agli irrigatori
• 2 attacchi rapidi femmina con rubinetto di chiusura, di quelli da montare sui tubi da irrigazione
• 1 metro di tubetto siliconico diametro esterno 6-8 mm.
• tubo trasparente diametro 10-12 mm (quanto basta dall'acquario al filtro e ritorno)
• 1 pompa per filtri interni della portata e prevalenza adatti (questo dipende da voi)
• 1 cerchio di PVC piatto del diametro del tubo
• 1 tubo di colla per PVC da idraulici
Tutto il materiale, ad eccezione della pompa, lo potete acquistare in qualsiasi negozio di giardinaggio/fai da te (BricoCenter, Castorama, ecc.) o nei centri commerciali. Per la pompa rivolgetevi ad un negozio di acquariologia. Il filtro in buona sostanza è realizzato da un tubo centrale in PVC, alle cui estremità sono incollati due tappi a vite utilizzati normalmente in idraulica per ispezionare le tubature di scarico. Per fissare i due tappi al tubo, scaldate un'estremità (3-4 cm) di questo sopra un fornello da cucina, in modo da renderlo morbido; prendete uno dei due tappi a vite ed infilatelo nel tubo, in modo che quest'ultimo si deformi e si allarghi, formando un "bicchiere" (così si chiamano in gergo tecnico) che contenga il tappo:
Lasciate raffreddare un poco, tgliete il tappo dal tubo, spalmate di colla per PVC il tappo e rimettetelo nel tubo allargato: dopo pochi minuti la colla sarà asciutta e sarà impossibile rimuovere il tappo dal tubo. Ripetete lo stesso procedimento con l'altro lato del tubo:
I due tappi a vite dovranno essere completati con una guarnizione per evitare perdite; se riuscite a trovarla meglio per voi, altrimenti fate come ho fatto io: due pezzetti di tubo siliconico tagliati nella misura giusta ed incollati con silicone acetico.
Inserite le guarnizioni sotto i due tappi.
Vicino alle due estremità del tubo, sui due tappi in esso incollati, sono fissati (sempre con la colla) i due attacchi per l'acqua in ingresso/uscita, che sono due connettori rapidi da giardinaggio; fate due fori sul filtro grandi abbastanza da farci passare la base filettata dei connettori e poi, aiutandovi con la colla per PVC, fissate i due connettori al tubo:
La pompa è montata all'interno del filtro, quindi il cavo di alimentazione deve in qualche modo fuoriuscire; fate un forellino vicino al connettore di uscita e fateci passare il cavo della pompa (è purtroppo necessario rimuovere la spina alla fine del cavo) e poi sigillate il foro con un bel pò di colla per PVC.
Passiamo all'interno del filtro. Prima di tutto è necessario incollare una parete separatoria tra lo scomparto per i cannolicchi (o altro materiale filtrante) e la pompa; questa parete può essere un foglio di PVC forato o una erte pesante in qualche tipo di plastica. Tagliate un cerchio uguale al diametro interno del tubo, foratelo se si tratta di un foglio pino ed inseritelo nel filtro, incollandolo vicino ad una estremità dello stesso. Lasciate lo spazio necessario per montarci la pompa:
La pompa è fissata con un pezzo di tubo flessibile al connettore di uscita del filtro; il pezzo di tubo flessibile è fissato al connettore con la solita colla per PVC. Una volta fissato il separatore interno, il filtro è diviso in due sezioni: la più grande utilizzata per il materiale filtrante, la più piccola solo per la pompa. Nella foto sotto lo scomparto per il materiale filtrante:
Una volta fissati i due tappi al tubo centrale, i due connettori di entrata/uscita, il separatore interno e la pompa, lasciate asciugare la colla per almeno 2 giorni (meglio una settimana). A colla asciutta, riprendete il filtro, rimuovete dalla sua superficie esterna la colla in eccesso, avvitateci i due tappi laterali e verniciatelo del colore che più vi aggrada. Ricordatevi di proteggere i due connettori di entrata/uscita con del nastro, in modo che la vernici non li rovini o li sporchi.
Lasciate asciugare la vernice, poi riprendete il filtro e caricatelo con il materiale filtrante che intendete usare. Il mio l'ho riempito di cannolicchi con uno strato iniziale di lana di Perlon (notare che l'interno del filtro non è verniciato, in quanto la maggior parte delle vernici in commercio è tossica per i pesci).
A questo punto è meglio lasciare asciugare il filtro aperto per almeno una settimana, e poi farlo "girare" a vuoto per almeno un'altra, facendoci circolare dell'acqua di rubinetto che piano piano rimuoverà ogni traccia di solvente dall'interno del filtro.
Si utilizzi per questo un secchio pieno d'acqua, da cui il filtro pesca e ributta l'acqua; una volta al giorno si sostituisce l'acqua nel secchio.
Nell'ultima foto si vedono bene anche i due connettori rapidi con rubinetto che ho utilizzato.
La pulizia di questo filtro è molto veloce e comoda: dopo aver staccato la pompa dalla sua alimentazione di rete, si chiudono i due rubinetti verdi sui connettori del filtro (questo chiude i due tubi di andata/ritorno); si staccano i due connettori dal filtro che rimane quindi completamente libero. Si prende il filtro, lo si porta in un luogo comodo (io uso un lavatoio) e lo si apre e pulisce. Per rendere ancora più facili le operazioni di pulizia, mi sono comprato due altri connettori rapidi della stessa serie da tubo, ma senza rubinetto (quindi molto più economici...); questi connettori li ho chiusi con della colla per PVC, rendendoli ciechi.
Quando stacco i due connettori con rubinetto che collegano il filtro con l'acquario monto al loro posto questi connettori ciechi, e così i due fori restano chiusi ed il filtro non perde neppure una goccia d'acqua!
Parliamo adesso del dimensionamento del filtro: Questo tipo di filtro è nato per essere posizionato in orizzontale sotto l'acquario, su un ripiano del mobile adatto allo scopo.
Per tale motivo la sua lunghezza è pari alla larghezza dell'acquario.
Il volume interno del filtro si calcola sulla base della sua lunghezza e diametro interno:
Volume interno (in litri) = (L * (D / 2)2 * 3,14) / 1000
Dove:
L = Lunghezza del filtro in centimetri D = Diametro interno del filtro in centimetri
Per esempio, il filtro che ho realizzato io ha le seguenti dimensioni: L = 65
D = 9,4
Considerando che quasi tutto il volume interno è occupato dagli elementi filtranti tale valore è più che sufficiente per il mio acquario da 60 litri!
Filtro esterno a botticella
Ho realizzato questo filtro per le due tartarughe dalle orecchie rosse:sono ormai 6 anni che le tengo e mi sembrava giusto offrire loroqualcosa di più della vaschetta in cui stavano. Visto che mi avanzavaun’acquario usato da 15o litri.... Il problema si è manifestato almomento della progettazione del filtro: la vasca dotata di filtrointerno all’Italiana non sopperiva certo alle necessità delle tarta, edallora ecco cosa ho costruito.
MATERIALI:
Botticella in plastica da 15 Lt Tubo in gomma tipo trasparente 2 mt
Raccordi maschio per attacchi rapidi acqua-stop o attacchi porta gomma maschio con filetto da ¾”o1/2” n°2 Ghiere dello stesso diametro dei porta gomma Silicone nero
Pompa (io dovendo vincere un dislivello di circa 1 metro ho usato la Hydra della Sicce 1300/Lt ora) Fascette ferma tubo
Rubinetti n°2
Tubo in pvc rigido (il diametro deve essere della grandezza giusta per potersi infilare nel tubo di gomma) Tubo pvc del diametro 100 per 10 cm (supporto della spugna) Materiali filtranti (spugna grana media, argilla espansa) Curve in pvc a 90° N° 3
Parte essenziale la botticella: iol’ho trovata in un negozio dove si vendono articoli in pvc ,gomma ecc.è importante che abbia l’imboccatura grande abbastanza da poterinfilare una mano. Nello specifico la mia ha un foro di circa12cm didiam. con tappo a chiusura a vite e guarnizione in gomma, ed un altroforo laterale con relativo tappo.
Purtroppo non ho una foto ma eccone uno schizzo :
ATTREZZI:
trapano a batteria o normale
taglierino
cacciavite
fresa a tazza o conica(per forare i tappi, cmq ci si riesce anche con una forbice affilata)
pistola per silicone
forbice da elettricista
Si comincia....Sicomincia……..Dovete decidere dove andrà collocato il filtro( il mio èsotto la vasca)per le misure dei tubi.Il tubo per l’aspirazione èrigido per poterlo fissare alla vasca con delle ventose .È possibileutilizzare anche tubo per impianti elettrici del diam. 25 e relativecurve, oppure tubo in pvc ad incollaggio(vi serve l’apposita colla e lerelative curve).
Ecco come procedere
Tagliamo il tubo in modo da avere tre spezzoni come mostrato nello schizzo
Le lunghezze a/b/c le decidete in funzione della vasca,e della posizione del filtro,ecco come verranno montati con le curve
al tubo c verrà montato il rubinetto usando un pezzo di tubo di gomma:
la posizione del rubinetto la deciderete in funzione della mera comodità io l’ho messo appena prima del filtro
lo stesso procedimento verrà utilizzato per l’uscita dal primo rubinetto. Da qui si procede in direzione del filtro con un altro tubo oppure direttamente con il tubo in gomma. Di seguito mostrerò uno schizzo del lavoro svolto fino ad ora:
ed ora occupiamoci della botticella Svitiamo il tapposuperiore, ed in centro foriamolo con la fresa a tazza o conica (oppurecon la forbice) fate molta attenzione, il foro deve essere del diametrodel porta gomma. Dopo esserci assicurati della correttezza del foro,montiamo il porta gomma sul tappo sigillandolo con il silicone, dopoavere stretto la ghiera di bloccaggio.
stesso trattamento per il tappo laterale più piccolo, qui il porta gomma ci stà veramente di misura
a questo porta gomma verrà collegata la pompa (esterna) mediante un pezzo di tubo di gomma,come mostrato di seguito:
la pompa Hydra possiede due tipi di attacchi, uno con regolazione dellaportata e l’altro per la presa diretta, nel mio caso ho utilizzatoquello a presa diretta. Per essere sicuri di togliere ogni perdital’attacco della pompa anche se dotato di guarnizione è stato sigillatolungo il perimetro con del silicone. Ecco ora lo schizzo del filtro come l’ho montato io:
ecco ora come ho disposto i materiali nel filtro:
l’anello di spugna iniziale verra messo come pre filtro. Il tubo inpvc serve come supporto all’ultimo disco di spugna e serve per evitareche la spugna troppo intasata riduca il flusso di acqua, si possonomettere anche dei piccoli sassi come supporto ai fanghi che siformeranno.
La vescica natatoria
Una struttura cosi' importante e complessa deve essere oggetto di un approfondimento, poiche' solo conoscendone bene l'origine e le funzioni, saremo certi di poter comprendere perche’ i nostri pesciotti, loro malgrado, assumono alcuni atteggiamenti "sbagliati" o "distorti" in vasca. La vescica natatoria e' infatti un organo idrostatico, che quindi presiede all'equilibrio e all’assetto di galleggiamento, proprio perche' controlla la spinta idrostatica.
Un organo semplice, non complesso come il nostro sistema del labirinto, ma affascinante per il suo funzionamento. E' utile sapere che semplici accorgimenti dietetici, terapeutici , di ossigenazione dell'acqua o poco altro possano riequilibrare il pesciotto e riportarlo alle giuste movenze. Chi infatti non ha mai avuto un pesciotto... ribaltato, capovolto o a testa in giu’?
Il piccolo embrione
La vescica natatoria è presente durante la vita embrionale di quasi tutti i vertebrati come un piccolo diverticolo dell'intestino anteriore primitivo, che formera' la faringe e l'esofago. Mentre nell'uomo dara' origine all'apparato tracheo-bronco-polomonare, nei pesci si differenziera' nella vescica natatoria. Embriologicamente corrisponde quindi a un tratto dell'apparato digerente a cui può restare unito mediante un dotto pneumatico che resta aperto nei pesci fisiostomi (Ciprinidi e Salmonidi) oppure chiuso nei pesci fisioclisti (Percidi e Gadidi).
Come nasce e si differenzia:
All'inizio la VN e' un organo respiratorio nel senso che nei periodi in cui si ha una scarsa ossigenazione dell’acqua, riempito d’aria atmosferica attraverso la faringe, coadiuva l’attività respiratoria delle branchie, ma non in misura sufficiente a consentire al pesciotto la vita terrestre.
Una funzione simile è ancora svolta in alcuni Attinopterigi molto arcaici delle acque dolci Nord Americane (Lepisosteus e Amia) nei quali la parete della vescica è dotata di sacchi alveolari e alveoli (e quindi non e' liscia) e ripiegata in modo tale da consentire un aumento della superficie respiratoria. Un aspetto simile, alveolato, ed una funzione respiratoria ancora più vicina a quella dei polmoni, esiste nella VN dei Dipnoi (Sarcopterigi).
Aspetto e Funzione:
Nei Teleostei più evoluti, la vescica natatoria ha un diverso significato funzionale. Sempre unica, si trova sulla linea mediana del corpo, dorsalmente all’intestino , con cui non ha rapporti poiche' e' in sede retroperitoneale. Ha la funzione d’organo idrostatico.
Il suo aspetto e’ quello di un sacco con le pareti trasparenti (come nella trota o nella carpa) o perlacee (vedi pesce gatto), a tenuta ermetica, la cui forma può variare.
Nei salmonidi è formata da un unico scomparto. Nei ciprinidi è divisa in due lobi (anteriore e posteriore), ove il lobo anteriore preme contro il labirinto dell’orecchio interno tramite una catena di ossicini che formano l’Apparato di Weber (nell'uomo sono l'incudine, il martello e la staffa e agiscono da trasduttori di quegli impulsi che sollecitano la membrana del timpano). Questo stabilisce una correlazione fra regolazione idrostatica fornita dalla vescica natatoria e la regolazione dell’equilibrio e della posizione del pesce attuata dall’orecchio interno e dal sistema della linea laterale. Alcuni Teleostei possono mancare di VN come ad esempio forme strettamente adattate alla vita nei fondali. E dove mettiamo lo squalo? Lo squalo, o almeno alcune varieta' come lo squalo bianco o quello di barriera non hanno VN. Tuttavia hanno uno scheletro cartilagineo che agevola la loro azione. Questa carenza fa si che siano tuttavia costretti a non fermarsi mai per evitare di... colare a picco. Ancora nei Pleuronettiformi (sogliole e rombi) dove l’adulto bentonico è privo di vescica natatoria, ma ne sono provviste forme giovanili pelagiche, buone nuotatrici.
Come agisce la VN:
La VN permette al pesce di variare il proprio peso specifico (e quindi il proprio assetto) dando la possibilità di stazionare senza sforzo alla profondità desiderata. L’aumento e la diminuzione di volume della VN (dato dalla quantita' di gas in essa presente) e quindi la variazione di peso specifico del pesce dipende soprattutto dalla secrezione e dal riassorbimento di vari gas (O, N, CO2) da parte di particolari strutture poste nella parete della vescica natatoria. Alla produzione di gas provvedono i corpi rossi, formazione ghiandolare irrorata da una rete mirabile di capillari: ove con questo termine si intende una rete capillare arterovenosa mista, che diventa "mirabile" poiche' consente una diffusione gassosa ad alta velocita' (identico meccanismo e' presente nell'uomo, in vari organi ed apparati).
Il riassorbimento dei gas è invece effettuato dal corpo ovale, una struttura specializzata che può aprirsi o chiudersi grazie a un piccolo sfintere. I capillari di quest’area provengono dalle arterie intercostali, mentre il drenaggio è operato dalle vene cardinali. Il corpo ovale è inoltre circondato da uno sfintere che controlla la quantità dei gas da riassorbire attraverso la sua dilatazione o contrazione. In questo modo il diverso grado d’apertura di questo sfintere esporrà una maggiore o minore quantità di gas alla regione dei capillari preposta al riassorbimento gassoso. La rete mirabile è formata da vasi capillari e venule che hanno la caratteristica di essere disposte perpendicolarmente rispetto alla parete della vescica natatoria. Il sangue giunge a questa struttura dall’aorta dorsale per mezzo di una branca della celiaco- mesenterica ed è drenato da un ramo della vena porta renale. Nell’anguilla più di 100.000 arteriole ed un numero leggermente inferiore di venule danno origine a questo complesso vascolare che può raggiungere anche una superficie totale di 2 metri quadri dove i vasi si trovano opposti gli uni agli altri.
Ancora circolo sanguigno e cellule epiteliali particolari:
Il sangue arterioso che giunge alla VN ed il sangue venoso che da essa si diparte,sono in intimo contatto in modo da consentire la diffusione di certe sostanze da una parete all’altra secondo il gradiente di concentrazione (la diffusione dei gas, infatti, dipende dalla loro pressione parziale). In questo caso l’ossigeno disciolto nel sangue è trasferito dai capillari alla parete della vescica natatoria con alta tensione. Le cellule epiteliali della VN una volta ricevuta quest’alta concentrazione d’ossigeno, la trasferiscono all’interno della vescica natatoria stessa.
Ricapitolando, questo processo inizia con la formazione di piccole bollicine di gas all'interno delle cellule per poi terminare con il loro trasferimento all’interno della VN. Queste particolari cellule epiteliali hanno la caratteristica di essere impermeabili ai gas disciolti e possono quindi trasferire solo "bollicine".
In questo modo rappresentano una barriera alla diffusione semplice dei gas, che altrimenti passerebbero senza alcun controllo meccanico, come attraverso una tenda.
Azione:
La VN si dilata (inflazione-secrezione di gas), si ha un aumento di volume, il pesciotto risale in superficie. La VN si decomprime (deflazione-riassorbimento o uscita di gas), si ha una diminuzione di volume, il pesciotto scende in profondità. La VN e' presente, e quindi particolarmente importante, quasi sempre nei pesci d’acqua dolce, poiche' quest'acqua sostiene meno il corpo rispetto alla più densa acqua marina (che fatica nuotare nel lago!!).
Densita' dei corpi:
La densità di un pesce è pari all'incirca a 1,076 ed è maggiore di quella dell’acqua che è di 1,005 per litro d’acqua dolce e 1,026 per quella marina (ovviamente queste densita' possono cambiare a motivo dei soluti: durezza, cibo disciolto, escrementi e altri rifiuti organici). Al fine di ridurre al minimo il suo peso totale e di spendere meno energie per mantenere il corpo in posizione corretta, il pesce deposita a livello epatico e muscolare grassi e oli oppure usa un’inclusione di gas. La vescica natatoria è un organo che ha la funzione di rendere la densità del corpo più simile a quella dell’acqua circostante (sensibilita' idrostatica).
Ancora gas:
La VN in molti fisiostomi è riempita d’aria atmosferica dopo il riassorbimento del sacco vitellino; infatti, questi pesci da adulti sono in grado di riempire inizialmente la vescica senza potere accedere all’aria atmosferica (trote e salmoni). Nell’acqua e nel sangue arterioso dei pesci, la pressione parziale dell’ossigeno e dell’azoto sono rispettivamente di 0,2 e di 0,8 Atmosfere (ricordo che per pressione parziale di un gas si intende la pressione che quel gas esercita all'interno della miscela gassosa considerata: se questa fosse costituita da un solo gas, non ci sarebbero quindi pressioni parziali). Invece, all’interno della VN si possono osservare le seguenti pressioni parziali: Ossigeno/100 Atm, Azoto/20 Atm. La capacità di concentrare i gas è una proprietà unica della VN.
Nei pesci con VN la produzione e l’assorbimento di gas è un processo fisiologico che però presenta dei limiti di velocità per quanto riguarda il cambiamento di posizione in profondità.
Differenze:
I pesci fisiostomi sono in grado eliminare l’eccesso di gas attraverso il dotto pneumatico ed aggiustare la pressione; per i fisioclisti ciò non è possibile ed il gas deve essere riassorbito. Il gas (o i gas) presenti all’interno della VN sono veicolati a quest’organo per mezzo del sangue, mentre il riassorbimento del gas dalla VN nei vasi sanguigni avviene in vari modi, per mezzo di una particolare rete di capillari specializzata nel riassorbimento, in alcuni casi connessa al complesso secernente il gas. pertanto, quando è funzionante la struttura che secerne il gas si ha un collassamento del by-pass arterioso e viceversa.
Altre funzioni:
La vescica natatoria può anche avere una funzione sonora, in quanto particolari muscoli, detti muscoli sonori, sono in grado di produrre suoni. Questi muscoli sono inseriti a livello della parete della vescica natatoria. Tra i gruppi di pesciotti in grado di produrre suoni vi sono i Clupeidi (con funzione simile ad una cassa di risonanza).
Innervazione:
L’innervazione di quest’organo è data da rami del nervo vago, provenienti dal ganglio celiaco (che nell'uomo e' un ganglio viscerale che presiede all'innervazione degli organi addominai). Terminazioni nervose sono presenti nella regione preposta al riassorbimento a livello del corpo ovale, nella rete e a livello delle ghiandole deputate alla secrezione dei gas. Nel polo cardiaco della VN vi sono numerose cellule gangliari. Sembra che il processo di riassorbimento del gas sia stimolato dalle catecolamine (adrenalina, noradrenalina, sostanze ormonali che sono anche note come "ormoni dello stress", ipersecrete in situazioni di pericolo, ove la soglia dell'attenzione deve essere massima).
Forma e aspetto della VN:
La VN ha forma assai variabile da specie a specie, anche in funzione della forma del corpo. Può presentarsi come sacco unico più o meno allungato o fusiforme; puo' essere suddivisa da una strozzatura (dotto comunicante) in una camera posteriore e in una anteriore, come nei Ciprinidi; puo' avere forma a bisaccia, come in certi Cobitidi (pangiotti ad esempio), o più complicata per la presenza di un numero vario di estroflessioni e diverticoli.
Solitamente, nei fisostomi la VN ha camera singola, ad eccezione dei Chanidae e degli Ostariophysi dove è suddivisa da una strozzatura o dotto comunicante; in altre specie gli scomparti possono essere tre (Ciprinidi).
Nei fisoclisti la VN normalmente è costituita da una sola camera che a volte è resa anfrattuosa dalla presenza di setti più o meno regolari che la suddividono in scomparti variabili per forma e volume (aspetto a spugna). La caratteristica suddivisione interna in queste VN è in rapporto alla capacità sia respiratoria che sonora, che l’organo ha in molte specie ittiche.
Struttura della parete:
La parete della VN è costituita da una tunica interna e da una esterna.
La tunica interna e' costituita dall’interno verso l’esterno, da un epitelio , da una lamina profonda e da uno strato di fibre muscolari lisce.
La tunica esterna assai vascolarizzata è costituita dall’interno verso l’esterno dalla tonaca sottomucosa, da uno strato muscolare striato (intrinseco ed estrinseco) e da una tonaca sierosa.
Epitelio della VN:
Spesso l’epitelio della parete della VN è fatto di cellule ghiandolari gassose. In altri pesci le cellule ghiandolari gassose possono essere raggruppate assieme in una struttura più compatta, oppure in piu' strati di cellule ghiandolari gassose. Le cellule ghiandolari gassose sono cilindriche, di grandezza variabile da 10 a 25 mm fino a cellule giganti da 50-100 mm. Le cellule sono polari con alcuni piccoli microvilli. Sono spesso ricchi in vescicole. I mitocondri sono scarsi. L’epitelio che tappezza la VN non presenta le stesse caratteristiche morfologiche in tutta la sua estensione: da pavimentoso diviene in alcuni tratti batiprismatico e da semplice può divenire stratificato.
Tale complessa variabilità è legata al fatto che in alcune aree l’epitelio di rivestimento si specializza per la liberazione dei gas e in altre per il suo riassorbimento.
Nel primo caso l’epitelio si presenta sempre batiprismatico. L’estensione e i rapporti reciproci delle diverse aree epiteliali variano a seconda se si considerano pesci fisoclisti o fisostomi. Nei fisoclisti l’epitelio batiprismatico liberante i gas è nettamente delimitato da quello pavimentoso riassorbente, tanto che in questi pesci si parla di vera e propria ghiandola
del gas, mentre nei fisostomi cellule epiteliali dei due tipi sono fra di loro miste.
Tonaca Sottomucosa della VN:
È costituita per la maggior parte del suo spessore da fibre collagene ed elastiche, tra cui possono a volte rinvenirsi fibrocellule muscolari lisce. La sottomucosa può essere impregnata di cristalli di guanina, che rendono la parete della VN altamente impermeabile ai gas.
In alcuni pesci si osservano membrane stratificate che servono probabilmente a ridurre la permeabilità gassosa della
parete della VN.
Al di sotto della sottomucosa sono presenti tipiche cellule muscolari lisce.
Tonaca Muscolatura striata della VN:
La capacità che la VN ha di agire come organo della fonazione è legato alla presenza di muscoli striati capaci di trasmettere i loro movimenti vibratori alla vescica stessa.
Questi muscoli possono essere siti esternamente alla parete vescicale, estrinseci, oppure incorporati nella stessa, intrinseci.
I muscoli intrinseci sono posti o sui lati o nella parte anteriore della vescica. Poiché quest’ultima è fortemente adesa alla parete dorsale tramite legamenti, sotto l’azione di questi muscoli viene continuamente compressa e rilassata al pari di una palla da tennis compressa tra le dita della mano.
I muscoli estrinseci sono rappresentati da due grossi muscoli intercostali, posti sulla volta addominale, che si inseriscono in avanti sul cranio e sul cingolo scapolare, aderendo alla vescica nella sua parte posteriore.
Questo muscoli sono presenti solo nel maschio e sono completamente sviluppati durante il periodo stagionale di maturità sessuale, quando il pesce è capace di emettere un’ampia varietà di suoni e vanno incontro ad atrofia temporanea negli altri periodi dell’anno.
Vascolarizzazione della VN :
La VN riceve sangue arterioso da una branca dell’arteria celiaca che a sua volta lo riceve dall’aorta dorsale. Questa branca dapprima cede uno o più rami alla rete capillare della parte riassorbente della parete vescicale, poi forma una o più reti capillari per la parete in genere, e infine vi è la rete capillare della parte liberante il gas. Il drenaggio venoso è duplice; il sangue refluo dalla parte secernente passa nel sistema portale epatico, quello refluo dalla parte riassorbente passa invece nelle vene cardinali posteriori.
Tutto il sangue che va alla parte liberante il gas e che da qui ne fuoriesce passa attraverso una rete mirabile, cosa che non accade nell’area riassorbente. Esistono quindi due letti capillari separati, nelle due aree. La rete mirabile è ben sviluppata nei fisoclisti, spesso solo accennata nei fisostomi, specialmente Salmonidi e Ciprinidi.
Nelle vesciche dei fisoclisti i capillari della rete si continuano direttamente nei capillari che irrorano l’epitelio liberante il gas, formando con questi un unico sistema capillare .
Nei fisostomi invece e nell’anguilla, che pur essendo un fisostoma ha una vera ghiandola del gas come i fisoclisti, si hanno reti bipolari: in questo caso i capillari della rete mirabile sono separati da quelli dell’epitelio ghiandolare dall’interposizione di una vena prerete e di un’arteria postrete.
Per rete mirabile si intende quindi "l’insieme dei capillari arteriosi e venosi strettamente associati nel formare un sistema di irrorazione a controcorrente per il settore gas-liberante della VN. In passato la ghiandola del gas era indicata, proprio a causa della sua ricca vascolarizzazione, come corpo rosso.
Caratteristica importante per le implicazioni funzionali che comporta è il fatto che, a livello della rete mirabile, i capillari arteriosi e venosi sono in intimo contatto tanto che il sangue arterioso scorre a una distanza media, da quello venoso, valutata in 1,5 mm.
Tale intima connessione genera un sistema controcorrente che mantiene elevate le tensioni dei gas necessarie per il gonfiamento della camera anteriore della vescica.
Capacità di galleggiamento:
La capacita' di galleggiamento della VN e' più efficiente se la densità del mezzo di sospensione è più bassa. Se comparata alla densità dell’acqua, la densità di una cavità gassosa è quasi nulla. Perciò non sorprende che molti Teleostei facciano uso di cavità piene di gas come organo di galleggiamento.
I pesci di acqua dolce mantengono un galleggiamento neutro con una VN pari all’8% del volume corporeo; mentre nei pesci marini si ottiene lo stesso risultato con un volume pari al 5 % del volume totale corporeo (ricordate, che difficolta' nuotare a lungo nell'acqua dolce!).
La parete della VN è flessibile e secondo la legge di Boyle sia il volume che la pressione cambiano con i cambiamenti della pressione idrostatica.
La pressione idrostatica a sua volta cambia con la profondità marina dell’acqua, cresce di 1 atm ogni 10 metri di profondità dell’acqua. Così alla superficie la pressione idrostatica e la pressione del gas della VN è di una atmosfera, invece a una profondità dell’acqua di 1.000 metri è 101 atmosfere.
Nei nostri acquari, questo effetto stress non e' presente, ma la compliance (leggi distensibilita') della VN e' meno allenata, meno in esercizio e quindi meno irrorata e' la parete della VN, che nei pesci piu' vecchiotti sara' sclerotica. Per mantenere quindi uno stato di galleggiamento neutro il pesce durante i cambiamenti di posizione verticale deve tenere il volume della VN costante o attraverso un riassorbimento del gas mentre ascende o per deposizione di gas mentre
discende.
Per arrivare a un galleggiamento neutro attraverso la VN, perciò, viene richiesto un efficiente meccanismo di riassorbimento del gas e di secrezione del gas e anche efficienti meccanismi di controllo che misurino il volume della VN e aggiustino il riassorbimento o l’attività secretoria di conseguenza.
Gas:
La composizione del gas della VN varia da specie a specie e dipende dall’attività secretoria della VN. Ad esempio i Salmonidi possono accumulare idrogeno quasi puro all’interno della VN. Nei pesci abissali il contenuto di O2 della VN aumenta con l’aumento della profondità dell’acqua. In molte specie il gas appena prodotto consiste in O2 e CO2. Come l’O2 e la CO2 anche l’azoto gassoso può essere trovato in concentrazione più alta di quella che ci si potrebbe aspettare in base alla pressione parziale dell’acqua.
Il gas viene depositato all’interno della vescica gassosa per diffusione dal sangue della VN stessa. I gas debbono quindi venire concentrati nella VN, per poter arrivare alle pressioni parziali più elevate atte a consentire il trasferimento per
diffusione del gas nel lume della VN.
Questa concentrazione di gas viene effettuata in due stadi:
a) un aumento iniziale della pressione parziale del gas indotta da una diminuzione della solubilità effettiva del gas nel
sangue (effetto della concentrazione singola);b) una moltiplicazione di questo effetto di concentrazione singola per concentrazione in controcorrente.
Inoltre, si tenga presente che l’effettiva solubilità del gas nel sangue è ridotta dagli acidi metabolici che sono prodotti e rilasciati dalle cellule ghiandolari gassose dell’epitelio della VN.
Le cellule ghiandolari gassose:
Il metabolismo delle cellule ghiandolari gassose è specializzato per la produzione di acido lattico e anidride carbonica nel metabolismo anaerobico. Il metabolismo energetico delle cellule ghiandolari gassose dipende principalmente dal prelievo di glucosio dal sangue e le riserve di glicogeno interne sono piccole per avere importanza. I prodotti metabolici finali del metabolismo del glucosio sono l’acido lattico e l’anidride carbonica, principalmente formati senza un consumo concomitante di O2. In accordo con la polarità delle cellule ghiandolari gassose, l’acido lattico viene rilasciato nel torrente circolatorio sanguigno e l’anidride carbonica, essendo un gas, diffonde all’interno del sangue come anche all’interno del lume della VN.
Effetto della concentrazione singola:
Nel sangue, i metaboliti acidi riducono la capacità di trasporto del gas.
La secrezione acida delle cellule della ghiandola gassosa sposta l’equilibrio di questa reazione verso la formazione di
anidride carbonica, risultante in un significativo incremento della pressione parziale della CO2 nel sangue. Questo aumento acido indotto della pressione parziale della CO2 è incrementato dalla produzione di CO2 col metabolismo. L’azione combinata dell’acidificazione del sangue e della produzione di CO2 dà luogo a un significativo aumento della pressione della CO2 nel sangue.
Prelevando campioni di sangue in vari punti del sistema vascolare della VN si e' notato un aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica da 4,1 a 8,3 kPa durante il passaggio attraverso le cellule ghiandolari gassose. L’ossigeno è trasportato legato all’emoglobina e l’emoglobina nei pesci muniti di vescica natatoria è caratterizzata tipicamente dall’effetto Root in cui l’acidificazione dell’emoglobina non riduce solo l’affinità dell'emoglobina per l’ossigeno, ma ne riduce anche la capacità di trasporto di ossigeno.
L’incremento della pressione parziale del gas può dar luogo alla diffusione di gas dal sangue al lume della vescica natatoria ove di conseguenza si accumulerà. In relazione all’entità dell’accumulo di questo gas, la pressione parziale del gas del sangue venoso che ritorna alla rete mirabile sarà più elevata rispetto alla pressione arteriosa del sangue che lascia la rete mirabile e che non ha ancora raggiunto le cellule gassose ghiandolari. Nel sistema controcorrente della rete mirabile, perciò, si forma un gradiente pressorio dai capillari venosi a quelli arteriosi, che esita in una retrodiffusione di gas dalla parte venosa verso la parte arteriosa.
Concentrazione in controcorrente:
La rete mirabile rappresenta un sistema in controcorrente con distanza di diffusione molto breve tra i capillari arteriosi e venosi (1-2 mm) e con un’ampia superficie. A seguito di una riduzione della capacità effettiva di trasporto del gas da parte del sangue, durante il passaggio attraverso la ghiandola del gas, il gas inerte, la CO2 e l’O2 mostrano una diffusione retrogada dai capillari venosi ai capillari arteriolari. Come conseguenza le pressioni parziali del gas venoso e le concentrazioni di gas diminuiscono durante il passaggio attraverso la rete mirabile, mentre le concentrazioni e le pressioni parziali del gas arterioso aumentano. Così la diffusione retrograda dei gas dà luogo a una concentrazione di gas a livello arteriolare della rete mirabile. Questo è sufficiente a spiegare la presenza di pesci con una vescica natatoria piena di gas a profondità di alcune migliaia di metri.
La conduttanza diffusiva comprende l’area di superficie disponibile per lo scambio diffusivo, di conseguenza un aumento dell’area di superficie aumenterà la capacità di concentrazione del gas di un sistema a controcorrente, e perciò la lunghezza della rete mirabile capillare aumenta con l’aumentare della profondità in cui vive una determinata specie ittica. La capacità della vescica natatoria di aumentare la pressione parziale del gas e di concentrare i gas è stata ben dimostrata.
La pressione parziale del gas della VN supera la pressione parziale dei gas disciolti nell’acqua circostante. Così,
aumentando la profondità dell’acqua, la pressione di questi gas per uscire dalla vescica natatoria aumenta. In molte specie la perdita diffusionale del gas dalla VN è ridotto dall’accumulo di guanina e cristalli di ipoxantina nella sottomucosa, che riduce così la sua permeabilità ai gas. L’incrostazione di guanina è responsabile dell’aspetto argentato della parete della VN. Un’altra strategia per ridurre la permeabilità dei gas della parete della VN sembra essere l’accumulo di strati di membrane lipidiche. In un certo numero di teleostei è stata trovata una grande quantità di placche costituite da numerosi strati di dischi membranosi.
La rete mirabile funziona come una barriera che previene la perdita di gas dalla VN attraverso il sangue. Il sangue venoso che lascia la sezione secretoria della VN deve passare attraverso la rete mirabile. Analogamente a uno shunt di diffusione, il gas passa dai capillari venosi alla rete arteriosa e ritorna alla VN: la rete così non solo gioca un ruolo nella deposizione del gas ma anche nel suo mantenimento all’interno della vescica.
La parte secretoria della VN è strutturata per trattenere il gas, anche se non è completamente impermeabile ai gas. Quando un pesce risale deve rimuovere il gas dalla vescica per impedirne una distensione e per fare questo viene aperta la parte riassorbente della vescica, che viene poi richiusa dall’attività muscolare (lo sfintere di cui sopra). Il gas che entra nella sezione di riassorbimento della VN ha un’elevata pressione parziale di gas rispetto al sangue e così come in un polmone alveolare il gas viene riassorbito. Il riassorbimento del gas è correlato anche alla sua capacità di trasporto nel sangue e quindi i gas più solubili sono più prontamente riassorbiti. Il riassorbimento contribuisce anche
all’accumulo dei gas inerti (meno solubili) nella VN.
PATOLOGIE DELLA VN
I disturbi della VN, si manifestano piu' frequentemente con perdita di equilibrio e con oscillazioni natatorie. In sostanza, il pesce non regge l'equilibrio e nuota a testa in giù, oppure ha sbalzi direzionali e non riesce a riemergere quando vuole.
In caso di infiammazione batterica i segni e sintomi possono essere piu' eclatanti: i pesciotti sembrano sospesi, quando cercano di rialzarsi dal fondo, compiono movimenti a salti, a balzi bruschi ed improvvisi, come un'auto che abbia la frizione imballata (ehmehm, spero di essermi spiegato).
Con il passare del tempo il pesciotto ha quindi movimenti natatori solo a salti e tende ad affondare. Alla fine, i pesciotti
non si rialzano più.
Purtroppo i casi di rottura della VN (pesce sul fondo) sono incurabili.
Cause dei disturbi alla VN:
Nella maggior parte dei casi sono dovuti alla tossicità dell’acqua (accumulo di nitriti, di silicati, di sostanze tossiche rilasciate da resine invecchiate, da farmaci - coloranti - metalli pesanti residuati da precedenti trattamenti); alla scarsa qualità dell’acqua (durezza e salinita' soprattutto sono le cause piu' irritanti);
ad una ferita o contusione degli organi interni (urto, attacco di altri pesci, combattimento, ma anche da manipolazioni eccessive e brusche);
ad infezioni piu' spesso batteriche. Tuttavia, non e' stato ancora isolato un batterio preciso e quindi l'agente patogeno e' tuttora sconosciuto. La malattia non è tuttavia diffusiva, quasi fosse circoscritta all'organo e non diffusa all'organismo; a sbalzi di temperatura (raffreddamento repentino);
a patologie organiche (tumori, piu' spesso papillomi, quando sono benigni, altrimenti sono adenocarcinomi e cioe' tumori maligni che originano dall'epitelio ghiandolare o pseudoghiandolare suddetto);
altra causa e' una malformazione congenita della VN, oppure un'alterazione della sua complessa anatomia, geneticamente predeterminata;
costipazione, alimentazione inadeguata (eccessiva, troppo ricca di proteine, troppo ricca di scorie).
Come combattere i disturbi alla VN:
- osservare bene il pesciotto nella vasca dello shop e quando il venditore lo maneggia (con cura!!!); quarantenarlo a casa prima di immetterlo e osservare se e' colpito o infastidito da altri pesci dopo la sua immissione nella vasca definitiva nelle prime 48 ore (forse le piu' critiche); in ogni caso osservare bene le feci e la livrea, cambi di colore, chiazze, macchie, escrescenze, anomalie branchiali, sfregamenti, accelerazione del respiro, appetito (questi su tutti, per escludere altre cause del malessere);
- testare l'acqua e correggere i valori anomali;
- cambiare resine, filtrare con carboni attivi per residui di terapie precedenti;
- testare la T° (e la validita' ed efficacia del termometro) ed aumentare di un grado l'ora per le tre ore successive (max 28-30°), meglio se in vasca di quarantena poco profonda: dovrebbe essere coperta solo la pinna dorsale, per mettere a riposo la VN; non immettere acqua di rubinetto o in ogni caso fredda! Mantenere in ogni caso la T° costante nell'acquario di comunita';
- digiuno per 24-48 ore, poi dieta adeguata riducendo le quantita' e introducendo del cibo vivo che puo' agire regolando le attivita' intestinali.
Ma cosa c'entra direte voi? Ebbene, la VN e' situata proprio a contatto con l'intestino e se questo si gonfia per sovradistensione dovuta ad alimentazione errata - fino all'occlusione - l'aria resta intrappolata nella VN senza che il pesciotto possa quindi usarla per il movimento ed i cambi direzionali ed i cambi di profondita'.
- talvolta puo' essere utile somministrare del cibo medicato con un antibiotico, per esempio Bactrim, Aureomicina,
Amoxicillina.
In alcuni casi puo' essere utile e possibile (non sempre lo e') mettere in vasca direttamente l'antibiotico: si puo' usare la tetraciclina a questa dose: 1 g/100l per 4 giorni consecutivi max, da rinnovare tutti i giorni
Il trattamento antibiotico e' solo l'ultima ratio e deve essere intrapreso solo a patto di avere eliminato altre cause e soprattutto di avere testato tutte le altre cose prima elencate.
Pescenondifondo...sulfondo
Mi e' venuto lo stimolo ad aggiungere qualcosa, per spiegare meglio un atteggiamento dei nostri pesciotti e per alcune considerazioni fisiologiche ed etiche.
In molte delle ultime discussioni che parlano di Pronto Soccorso, si descrive un sintomo/segno del pesciotto , indice di una patologia/malattia in atto, oppure di "cattivi" e coercitivi comportamenti sociali in vasca: si tratta dello stazionamento prolungato sul fondo, in posizione nascosta (SF=stazionamento fondo).
Qualsiasi cosa ne abbia determinato la causa, si tratta di una reazione di paura, in primis determinata da una sofferenza. Il pesce soffre, questo e' chiaro ed e' definitivamente accertato, anche se lo sappiamo per ora quasi esclusivamente da alcuni comportamenti riflessi e questo, e' uno di essi.
Nelle forme transitorie di SF, la loro paura puo' essere indotta da un nostro cattivo approccio alla vasca, con cui il piccolo amico non ha ancora dimestichezza: movimenti troppo rapidi, vetri curvi ed aumento delle dimensioni per effetto lente, alterazione temporanea dell'effetto habitat con effetto sifone, disposizione del cibo sempre in uno stesso punto della vasca ma con cambio d'orario. Tutte queste sono situazioni inattese, che possono generare una reazione di paura. E quindi sappiamo che l'uomo puo' creare delle situazioni di paura negli animali con cui interagisce, anche se benevolmente: purtroppo cio' viene aumentato dall'acquario, in cui il classico comportamento di fuga viene limitato dalle dimensioni e, per quanto sia, dal numero di nascondigli e dalla ricerca di nuove tane.
Nelle altre condizioni piu' durature di SF, alla paura si accompagna lo stress, che rende piu' marcati sofferenza e dolore: si ingenerano delle profonde alterazioni fisiopatologiche, con accelerazione del battito cardiaco, aumantata produzione di muco, incrementata termodispersione, dimagrimento per lo spreco di calorie.
E' a questo punto che insorge l'abbandono ed il pesciotto puo' restare immobile, simulando uno stato di catatonia ed una morte apparente, fino talora a lasciarsi morire per inanizione (non si alimenta piu').
La paura quindi, specie se protratta nel tempo, produce una condizione di sofferenza ed una situazione di stress o di alterata emozionalità che può portare a comportamenti anomali, tra cui l'SF.
In questi casi il pesciotto cerca di andare a fondo per sfuggire a qualcosa, e puo' mostrare segni di scuotimento del capo: durante queste fasi compulsive e visibili, avviene qualcosa di "invisibile" e cioe' il nostro amico inizia ad espellere gas dalla Vescica Natatoria. In un primo momento riesce quindi a dosare la quantita' di gas emesso, potendo quindi ancora regolare il proprio stato di profondita', ma ben presto questo non sara' piu' possibile.
La paura-dolore-stress comportera' infatti l'emissione di quasi tutto il gas contenuto nella VN (ma solo perche' alcuni gas diffondono meno velocemente) e non riuscira' piu' ad essere un buon sub e quindi a... "compensare". In questo preciso momento il pesciotto sara' quindi costretto a cercare di ovviare, sostenendo un maggior sforzo muscolare per riemergere: nuoto all'indietro, arcuamento del corpo, inclinazioni in avanti con stazionamento verso il basso.
Da ultimo uno SF costante, il pesce piomba e ricade pesantemente sul fondo dell'acquario e non gli e' consentito neanche piu' di mangiare, a meno che non venga rimossa la causa dello stress.
E lo svuotamento della VN e' piu' rapido e improvviso quando la situazione di paura-dolore-stress e' piu' intensa e forte e costante, segnalando quindi uno stato di profondo disagio.
Vorrei quindi dire che tutti noi dovremmo scegliere bene le caratteristiche dei nostri acquari, in tema di qualita' dell'acqua e delle sue caratteristiche organolettiche e solo dopo averle vagliate sara' bene introdurre le specie di pesci compatibili con tali valori e ben coesistenti tra loro: in caso di gerarchie troppo forti, insostenibili, o di alterazioni di coppia, o conflittualita' troppo spiccate, o di lotte per sedi/nascondigli con ripetizione quotidiana, sara' opportuno cercare subito delle soluzioni: imissione graduale dei pesciotti, numero sempre sottostimato rispetto al litraggio, buona piantumazione, alta possibilita' di fuga e ricerca di tane e nascondigli per tutti e cosi' via, sino a cedere pesciotti se le condizioni non si modificano.
Ricordiamo, infatti, che mettere un pesciotto in un inevitabile stato di paura può essere altrettanto crudele che provocargli un dolore fisico, puo' alterare la fisiopatologia d'organo (VN in questo caso) e condurlo piu' o meno rapidamente ad uno stato di immunodepressione marcato con facile recettivita' alle malattie piu' comuni.
Alcuni links
http://www.amonline.net.au/fishes/s...swimbladder.htm http://www.aquariumfish.net/catalog...wim_bladder.htm http://www.encyclopedia.com/html/s1/swimblad.asp http://www.fishyfarmacy.com/fish_di...im_bladder.html
Le malattie del guppy (Poecilia reticulata)
Questo articolo vuole essere un piccolo e modesto aiuto per tutti coloro che allevano o decideranno di allevare questo simpatico e coloratissimo pesciolino. Il Guppy (conosciuto anche con il nome di Lebistes o pesce milione) è un piccolo pesce originario dell’America centrale erroneamente noto come "pesce per principianti", poiché facile da riprodurre ed adatto a vivere anche nella normale acqua di rubinetto. Purtroppo c’è da ricordare che per arrivare alle splendide colorazioni e forme (pinne caudali sempre più ampie) attuali, che ben si differenziano dall’originale fenotipo del guppy, si è dovuto ricorrere ad allevamenti selettivi che hanno reso questo pesce molto più delicato di quanto si pensi. Quindi per allevare dei Guppy sani bisogna dedicargli tutte le accortezze che si hanno per altri pesci considerati più "pregiati"e che si dovrebbero avere per tutti gli animali in cattività; un’acqua con valori sballati, un’alimentazione errata o un sovraffollamento della vasca sono tutti elementi che possono causare l’insorgere di diverse patologie.
A seguire alcune delle malattie più comuni in cui possono incorrere i nostri guppy:
Ichthyophthirius multifiliis (comunemente chiamata Ichtyo è provocata da un ectoparassita unicellulare) Si presenta sotto forma di piccoli puntini bianchi sul corpo, le branchie e le pinne; questi puntini non sono altro che gli individui madre del parassita che si insediano, attraverso la mucosa, sino alla pelle del pesce. Quando l’individuo madre è maturo si stacca dal pesce e scende sul fondo dove forma una cisti dalla quale si generano per suddivisione migliaia di tomiti che cercano immediatamente un nuovo ospite su cui ricominciare il ciclo. Il problema è che non si può far molto per debellare gli individui madre, mentre si può agire con sicurezza sui tomiti che tuttavia hanno vita breve (se non riescono a trovare un nuovo ospite muoiono nel giro di 72 ore). La prima accortezza da prendere è quella di aumentare la temperatura dell’acqua a 28°-29°C, in questo modo ci assicuriamo la morte dei tomiti che circolano liberamente in acqua; la seconda cosa da fare è somministrare appositi medicinali che si trovano nei negozi specializzati seguendo attentamente le dosi riportate nelle istruzioni. Per evitare l’insorgere o il propagarsi di questa malattia (se il pesce non è già stato comprato malato) bisognerebbe stare attenti a evitare sbalzi di temperatura e non sovraffollare la vasca.
Oodinium pillularis (più conosciuta come malattia del velluto): I sintomi sono molto simili a quelli dell’Ichthyo, infatti anche in questo caso la malattia si presenta sotto forma di puntini bianchi che però sono molto più piccoli e ravvicinati. Questo parassita flagellato una volta insediatosi sul pesce ancora i suoi flagelli sulla pelle e sulle branchie dell'ospite portandolo molto spesso alla morte per soffocamento. Anche in questo caso quando il parassita è maturo si divide in 256 dinospore che, come i tomiti, finiscono in giro per il nostro acquario per infestare altri pesci. Possiamo provare la guarigione con appositi medicinali o con bagni in acqua salata ( salinità al 3.5 %) o con una soluzione di solfato di rame. In alcuni testi si consigliano anche principi attivi quali la tripaflavina, il mercuriocromo e il chinino cloridrato.
Vermi delle branchie : Sono dei microscopici vermicelli uncinati (Gyrodactylus e Dactylogyrus)che in caso di attacco massiccio formano delle piccole superficie bianche sul corpo, ma soprattutto sulle branchie dei nostri guppy. Questi vermi hanno oltre ad una ventosa un’estremità uncinata con cui si attaccano al pesce che reagisce strofinandosi contro rocce,legni o sul fondo. Bisogna ricorrere tempestivamente a specifici prodotti offerti sul mercato contro i vermi branchiali; esistono poi cure alternative che però mi sento vivamente di sconsigliare per l’enorme margine di rischio come l’immersione in una soluzione di sale al 25%. Un altro parassita delle branchie è la Trichodina, anche in questo caso l’infestazione si può facilmente riconoscere dal fatto che i pesci sfregano le branchie sugli oggetti solidi dell’acquario,ma al contrario dei Gyrodactylus e Dactylogyrus è riconoscibile solo al microscopio. Come per i precedenti vermi delle branchie si deve ricorrere a specifici preparati o ad un bagno per circa 20 minuti in una soluzione di sale al 3 %. Questi parassiti possono essere importati in acquario per esempio con organismi raccolti in laghi o fiumi, bisogna quindi stare molto attenti a cosa si somministra da mangiare ai nostri pesci.
Argulus (noto come pidocchio delle carpe): Pure questo parassita viene introdotto in vasca solo con elementi estranei come organismi pescati nei laghetti, purtroppo questo parassita si nota soltanto quando scopriamo sul nostro guppy un’anomala protuberanza. Per debellare l’Argulus la letteratura specializzata prescrive un bagno in una soluzione di permanganato di potassio anche se si consiglia più semplicemente di prelevare il pesce e staccare delicatamente l’Argulus con una pinzetta.
Idropisia e inffiammazione alla vescica natatoria:
L’Idropisia è causata dai batteri Aeromonas e Pseudomonas e da Rhabdovirus carpio quando non si presentano le condizioni ottimali in acquario; il pesce tende a gonfiarsi smisuratamente e le scaglie si alzano dal corpo. La malattia si può prevenire con un’alimentazione il più possibile varia e garantendo le adeguate condizioni ambientali per la vita del pesce; purtroppo la guarigione non è mai certa, comunque si può provare con un bagno in soluzione di sale (sempre al 3.5%). Un’altra malattia causata da agenti patogeni (solitamente Rhabdovirus carpio) è l’infiammazione alla vescica natatoria. Questa patologia è facilmente identificabile in quanto vedremo il nostro pesce scendere in continuazione verso il fondo per poi risalire con molta fatica verso la superficie, scendendo di nuovo non appena smette di muoversi, vedremo insomma il pesce nuotare senza equilibrio ( è infatti la vescica natatoria che determina lo stato di equilibrio di un pesce). In questo caso si può provare a guarire l’infiammazione con un aumento della temperatura, è infatti un ambiente troppo freddo a causare questo problema, oppure proseguire con il solito bagno in soluzione di sale.
Malattie causate da miceti: Purtroppo non tutte le malattie causate da miceti possono essere curate, alcune come l’Ichtyosporiudium si può individuare solo quando è troppo tardi per agire e il pesce è condannato a morte sicura. Questa malattia ha infatti inizio nelle ovaie e nell’intestino ed è quindi impossibile accorgersene in tempo, quando appaiono i sintomi esterni (protuberanze che poi si aprono formando delle ferite simili a tagli)è ormai inutile agire in qualsiasi modo. Possiamo invece curare le malattie causate dalle Saprolegnacee. Queste infestazioni di funghi sono solitamente conseguenze di ferite già presenti sul pesce (per esempio lesioni causate da legni o pietre appuntite) e si manifestano soprattutto in ambienti troppo freddi; sono facilmente individuabili in quanto si presentano come filamenti di colore biancastro sul corpo del pesce. Questi funghi sono soliti attaccare la bocca del guppy insediandosi all’interno e provocando danni alla respirazione, bisogna subito intervenire portando la temperatura a circa 27°-30° C e somministrare i medicinali indicati per attacchi da funghi.
Queste sono alcune tra le più diffuse patologie che possono attaccare i guppy, molte delle quali si possono semplicemente prevenire garantendo ai nostri pesci un ambiente ottimale in cui vivere, quindi niente sbalzi termici, controlli periodici dei valori dell’acqua e alimentazione varia e corretta (non date nessun organismo vivo ai vostri pesci se prima non sapete da dove proviene).
Un’altra raccomandazione che sento di darvi è quella di quarantenare sempre i pesci prima di introdurli in vasca, molto spesso possono verificarsi casi di malattie latenti che si possono manifestare anche molti giorni dopo l’acquisto.
Esperienze con Camallanus oxycephalus
Qualche tempo fa ho acquistato, in un negozio della mia zona (Gallipoli – LE) un esemplare femmina di Poecilia reticulata. Ho dovuto faticare non poco per convincere il negoziante a vendermela in quanto la teneva per sé in una vasca appositamente realizzata per le selezioni. Il motivo è facilmente intuibile!
Finita la vacanza e rientrato a Grosseto mi sono accorto che dall’ano del pesce fuoriuscivano due filamenti di colore rosso. Tali “oggetti” sparivano, rientrando nel corpo del pesce, quando questa si muoveva velocemente nella vasca. Effettuando una ricerca nella rete Internet ho identificato questi endoparassiti in “Camallanus oxycephalus”
La parte anteriore del Camallanus oxycephalus estratto da un pesce farfalla.
Notare la cavità orale contenente le ben sviluppate placche boccali.
Una sezione istologica di Camallanus oxycephalus in un pesce persico.
In questa sezione sono evidenti le placche boccali (in rosso scuro), e la loro azione distruttiva sull’epitelio intestinale dell’ospite.
Un Camallanus oxycephalus espulso dall’ano di un pesce persico
Immagini e note: http://www.biosci.ohio-state.edu/~parasite/camallanus.html
Si tratta di un parassita che si introduce nel corpo del pesce, sotto forma di larva e/o uova; lì si sviluppa e, all’atto della defecazione del pesce, si attacca alle pareti interne del tratto finale dell’intestino e lì rimane. In un articolo di Charles H Harrison ( www.inkmkr.com/Fish/CamellanusTreatment.pdf), trovato in Internet, veniva indicato come trattamento l’utilizzo di un farmaco, il LEVACIDE della NORBROOK LABORATORIES Ltd, a base di un principio attivo (in seguito lo indicherò con p.a.) chiamato “LEVAMISOLO CLORIDRATO”.
Per i curiosi qui c’è la rappresentazione molecolare del Levamisolo
Nei negozi specializzati di Grosseto erano presenti vari prodotti per il trattamento di endoparassiti per pesci, ma in confezione non c’era riferimento al p.a. utilizzato. Mi sono rivolto così in farmacia chiedendo del LEVACIDE, ma la farmacista, dopo una lunga ricerca, mi ha risposto che tale farmaco in Italia non è disponibile. Me ne ha indicato un altro, d’uso veterinario, adatto al mio caso. È l’ASCARILEN della TEKNOFARMA ed è vendibile dietro presentazione di ricetta medica. Leggendo le indicazioni e la posologia riportata sul foglietto illustrativo ho notato la diversa concentrazione di p.a. rispetto ai dati riportati nell’articolo sopraccitato. Ho così elaborato un foglio di calcolo EXCEL con il quale sono riuscito a calcolare la quantità di ASCARILEN da utilizzare per mantenere lo stesso dosaggio utilizzato dall’autore dell’articolo sopraccitato.
Trattamento per Camallanus con ASCARILEN - Teknofarma (Levamisolo cloridrato)
flacone peso lordo (gr) 22,80
Flacone - Tara (gr) 12,20
Contenuto flacone - Peso netto (gr) 10,60
Principio attivo (p.a.) in 100 ml (gr) 2,80
Contenuto flacone (ml) 10,00
Flacone - principio attivo (gr) 0,28
Riferimento
Harrison
Flacone 0,3 ml 1,5 lt percentuale di principio attivo 7,50%
quantità acqua per soluzione (ml) 1.500
farmaco (ml) 0,3000
% di soluto 0,02
soluto (ml) 0,0002
Ho somministrato il farmaco direttamente nel filtro dal quale avevo precedentemente estratto il carbone attivo. Il mattino del giorno seguente dei vermi più nessuna traccia. Ho sifonato il fondo (peraltro privo di qualsiasi substrato in quanto vasca da riproduzione), aggiunto acqua nuova trattata e ho rimesso il carbone attivo nel filtro. Non è stato necessario ripetere il trattamento. Al momento della stesura di questa mia esperienza il pesce gode di buona salute, si nutre regolarmente e credo anche sia gravida.
L'acquario di quarantena
Mio padre dice spesso: a tutti i poeti manca una strofa. Che significa direte voi. E’ un po’ tipo: tutte le ciambelle non riescono con il buco. Ed io prendo in prestito questo modo di dire per sottolineare un mancanza importante: chi è appassionato di acquariologia ovviamente possiede uno o più acquari ma, quasi nessuno dedica una sola e semplice vasca alla quarantena dei pesci.
Vuol dire che, imprudentemente, quasi tutti inseriscono pesci appena acquistati direttamente nell’”acquario principale” con
il rischio di importare eventuali malattie a danno dell’ambiente ormai gia costituito.
Fare questo è veramente controproducente.
Pensateci un attimo: basta un piccolo recipiente (20/30 litri sono sufficienti per diverse specie), un piccolo filtro, un
riscaldatore e qualche nascondiglio per far passare questo periodo che varia da 4 a 6 settimane al nostro pesciolino in tranquillità. Non importa l’impianto luce (una posizione mediamente illuminata della casa sarà l’ideale), non importa (anzi sarebbe meglio) non arredare la vasca come si fa normalmente con gli acquari standard, non importa neppure che il recipiente sia di vetro, va bene anche di plastica (atossica). Si spende molto ? Meno di quel che si pensa, proviamo a fare due conti: vasca 50.000 + riscaldatore 25.000 + filtro 25.000 + nascondiglio: vasetto da fiori in terracotta rovesciato con apertura fatta con tenaglie a mò di galleria 1000 lire = 101.000, ma anche se fossero 150.000/200.000 quanti problemi in meno ! e quanti soldi risparmiati dopo. E si risparmiati, perché un pesciolino che ammettiamo abbia dei problemi “di salute” quando lo compriamo e lo mettiamo nell’acquario principale, quasi sempre passa i suoi “problemi” anche agli altri ospiti dell’acquario con probabili perdite multiple a scapito di perdita di denaro, ma soprattutto di dispiacere per la morte dei pesci tanto amati e fino allora accuditi.
E non è tutto: i medicinali che noi mettiamo per curare sempre l’acquario principale sicuramente danneggiano, quando più e quando meno, la flora batterica del filtro e anche le piante se ve ne sono, con l’eventuale perdita anche delle stesse. Per non parlare poi dei pesci che nell’acquario, per colpa del nuovo arrivato, si devono beccare il medicinale, magari solo per prevenzione, non avendone manifestato il bisogno; ricordate: i medicamenti, specialmente per curare i pesci d’acquario, andrebbero usati con parsimonia perché da una parte sono sicuramente efficaci, ma dall’altra lasciano sempre qualche strascico (se poi per curare si devono usare antibiotici, la cosa si fa ancora più complicata). Ricapitolando: fatevi o acquistatevi la vasca di quarantena perché è troppo importante, anche perché i pesci sul mercato non sono tutti sanissimi (parola d’intenditore) e quasi tutti gli importatori/grossisti/negozianti non applicano il metodo della quarantena, purtroppo.
Realizzare un bonsai step by step
Ecco come ho realizzato il mio terzo bonsai
Materiale occorrente:
1 vaschetta (nel mio caso 6 litri);
PVC in lastra (si taglia facilmente con un taglierino);
Pompa (nel mio caso 300l/h regolabile);
Tubicino di 5mm di diametro interno;
curva a 90°;
polistirolo;
colla bicomponente epossidica;
silicone nero acetico;
attak;
sabbia fine per acquari.
Per l'illuminazione ho usato una compatta 840 11W a 20cm di altezza dall'acqua.
Ho preso una vaschetta da 6 litri di plastica, ho incollato un divisorio in pvc con l'attak, lasciando lo spazio per la larghezza della pompa e dove metterò anche le spugne.
Ho assemblato i vari pezzi di pvc, sempre con attak, creando la mia parete e facendo i fori dove avevo previsto la disposizione di piante in modo che le radici stesse potessero poi penetrare nell'acqua; ho creato il canaletto superiore dove far scorrere l'acqua e da dove farla anche precipitare sotto, ed ho anche mascherato la parte sinistra dove passa il tubicino che porta l'acqua in alto
Qui di profilo si vede da un altro punto di vista il lavoro sopra descritto ed in particolare la curva verde per lacqua
In questa foto si vede l'utilizzo del polistirolo sagomato per rendere realistica la parete; qui ho usato la colla bicomponente epossidica perchè l'attak il polistirolo lo cola, mentre il silicone sul pvc attacca poco mentre qui ho bisogno di una buona tenuta
Ecco come viene il rivestimento dopo aver spalmato di silicone il polistirolo ed avergli versato sopra la sabbia mentre era ancora fresco; inserite anche le spugne
Vista da altra angolazione
Qui si vede la massa in funzione e un ulteriore rivestimento che ho fatto per le due basi forate che avevo in primo progetto pensato di non rivestire... purtroppo le foto di questa fase sono andate perse, anche se è comunque ben visibile il lavoro aggiunto; unico particolare celato è che ho lasciato una specie di intercapedine tra il fondo sotto i due terrazzini più bassi e forati ed il rivestimento, in modo che le radici possano comunque avere una via di uscita verso il fondo della vaschetta
A questo punto siamo già a 15 giorni di funzionamento, ed ho inserito le piante em
Primo piano sull'ophiopogon kyoto
Primo piano sulla cryptanthus e sull' hemigraphis repanda
Ecco come si presenta oggi di sopra...
... e di sotto
Vorrei far notare il cambiamento di colorazione della cryptanthus in circa un mese di esposizione alla luce oltre alla fioritura della hemigraphis repanda, fioritura che avviene spesso anche se la durata dei fiori non supera le 24 ore.
Sfondo 3d in poliuretano con filtro integrato
Ritenendo lo sfondo di una acquario un elemento che incide profondamente nell’estetica complessiva della vasca, mi sono preoccupato di provare numerose soluzioni per trovare quella che desse un risultato dall’aspetto più naturale e gradevole. Personalmente credo che la famiglia degli sfondi tridimensionali sia certamente quella che più si avvicina a questo scopo donando maggiore profondità e naturalezza, e nel contempo potendo offrire rifugi e nascondigli ai pesci e, cosa non trascurabile, un buon metodo per poter nascondere un filtro interno. Viceversa non si può pur trascurare un indubbia riduzione dello spazio libero della vasca per i nostri pesci avendo questi sfondi una profondità che può raggiungere anche i 15-20cm! E un costo d’acquisto decisamente improponibile.
Personalmente ho provato gli sfondi modulari della Back to Nature sul mio 200 l avendoli trovati usati ad un negozio in occasione e posso dire che ne sono rimasto molto contento..
Vasca con sfondo 3d "Back to Nature"
Tuttavia essendo giunto il momento di cambiare vasca per passare ad un 400 l mi sono reso conto che per coprire lo sfondo di un acquario 150x60 con moduli 3d originali avrei speso molto di più della stessa vasca… forse un po’ eccessivo… Ecco che allora dopo approfondite ricerche in rete sulle varie tecniche per costruire sfondi 3d con vari tipi di materiali (vetroresina, polistirolo, poliuretano espanso…) ho preso la decisione di imbarcarmi in questa avventura e dedicarmi al bricolage per dare alla mia vasca uno sfondo 3d decoroso ma economico.
Materiali
Come materiale di fondo ho scelto il poliuretano espanso, acquistato in un qualsiasi Brico-center, posto dove ho anche trovato anche:
-sabbia quarzifera ultrafine, materiale che si usa in edilizia
-tavole di plexiglas (o simile) 3 mm di spessore
-silicone (acetico)
-polistirolo in fogli
-un taglierino
-telo di plastica 5mt x 5mt, di quelli che si usano per coprire mobili etc…
-una grande confezione di guanti di gomma usa e getta….. il poliuretano non perdona!
Fasi della costruzione
1) Con il taglierino ritagliare 2 o 3 sagome del vetro posteriore della vasca e incollarle una sopra all’altra con il silicone per ottenere uno spessore di 9 cm circa.
2) Sempre con lama di taglierino o con un coltello affilato ritagliare sul modello di polistirolo forme di rocce, caverne, conche... ottenendo la sagoma definitiva di quello che sarà il nostro sfondo. In verità esisto molti modi per tagliare e modellare il polistirolo, alcuni di questi sfruttano il calore altri oggetti taglienti; forse un buon consiglio (che però non ho provato personalmente) è quello di usare un forte flusso di aria calda come quello che produce un fon potente, diretto verso il polistirolo a breve distanza dovrebbe farlo ritirare…. da provare! Una sola raccomandazione: usare fantasia!… ma è sempre meglio lavorare basandosi su un progetto disegnato, anche approssimativo; insomma pensate prima quello che farete! Purtroppo non ho foto di questa fase, ma potete avere un’ottima idea guardando i seguenti links: www.catfishheaven.net
www.thekrib.com cichlidinspiration www.thecichlidgallery.com
3) Spalmare un sottile strato di silicone sulla sagoma di polistirolo e incollarci il telo di plastica ben aderente lasciandolo asciugare. (Questa fase è importante perché nel momento in cui si spalma la miscela di poliuretano se il telo non è incollato bene alla sagoma avrete grandi difficoltà… e perché una volta asciugato il tutto renderà immediato lo scollamento dello sfondo dalla sagoma.)
4) Disporre un buon quantitativo di sabbia in una bacinella di plastica (poi la butterete….) e dopo aver agitato bene spruzzateci una quantità di poliuretano del volume di un pompelmo.
con i guanti indossati miscelate il poliuretano alla sabbia fino ad ottenere un impasto molto denso… esperienza: fate prima delle prove a perdere.
5) Prendiamo l’impasto e spalmiamolo sulla sagoma pezzo per pezzo fin o a coprirla tutta. IMPORTANTE: il poliuretano tende a lievitare molto, vedrete che dopo aver spalmato l’impasto dopo alcuni minuti tenderà a gonfiarsi… il mio consiglio è di giocare su questo effetto: si può lasciarlo gonfiare versandovi sopra un velo di sabbia in modo da fargli assumere un aspetto di roccia bernoccoluta ( può essere molto bello…) o aspettare che si solidifichi un po’ (5 min.) e schiacciarlo con le mani spargendovi sempre un velo di sabbia sopra. Non nascondo che queste operazioni richiedono tempo, fatica e pazienza dal momento che si avanza pezzo per pezzo fino a coprire tutta la sagoma .
6) Una volta asciugato bene il poliuretano (qualche ora) acquisterà una consistenza notevole e si potrà staccare facilmente dalla sagoma. Be’ “facilmente” forse è eccessivo, ma da asciutto il poliuretano non attacca se non molto debolmente sulla plastica… basterà fare leva con lame e cacciaviti nell’interstizio tra i due…
7) Lo sfondo è fatto! Ora si può procedere in due modi: incollarlo così com’è sul vetro posteriore della vasca o, come ho fatto io, costruirci un bel filtro all’italiana al suo interno.
8) Come ultima cosa ho dato due mani di Plastivel su tutto lo sfondo prima del suo inserimento in vasca. Nella costruzione del filtro si comincia ovviamente da un progetto!
Per cui si praticano sullo sfondo i fori di entrata dell’acqua e il punto di uscita, e poi si programmano i vari scomparti con i relativi divisori.
Ho utilizzato una lastra di plexiglas nero come base per costruire la scatola del filtro lasciando lo sfondo 3d come lato anteriore.
Ho tagliato dalla sagoma di polistirolo, nei punti stabiliti dal progetto, delle sezioni sagittali che ho usato come modelli dei divisori dei vari scomparti del filtro, riportandone il disegno perimetrale sul plexiglas ed infine ho tagliato da lì i divisori definitivi.
Infine si incolla il tutto con una buona dose di silicone!
Fatto!
Consiglio infine di incollare il tutto con del silicone ai vetri posteriore e laterali della vasca per evitare spazi morti dietro al filtro e cadute in avanti dello stesso.
Spese:
3 bombole di poliuretano 7,5 euro ciascuna; sabbia quarzifera 5 kg 2,5 euro; polistirolo 4 fogli 50x150 cm spessore 3cm 2 euro ciascuno; telo di plastica 5x5mt 1,5 euro; da aggiungere guanti silicone e plastivel...in tutto una spesa complessiva tra i 40 ed i 50 euro
Conclusioni
Tirando le somme credo il poliuretano espanso sia un ottimo materiale per la costruzione di sfondi 3d: facile da reperire, veloce nell’essiccazione, resistente ed economico; anche gli altri materiali utilizzati sono facili da reperire e realmente poco dispendiosi.
La tecnica sopradescritta credo sia alla portata di tutti sia come difficoltà che come spesa complessiva anche se non nascondo che tempo e pazienza sono certamente requisiti fondamentali.
…un ultimo consiglio: non programmate di fare questo lavoro in salotto…sarebbe un disastro! Una bella cantina o uno spazio ampio all’aperto sarebbero certamente una scelta migliore. Che aggiungere……buon lavoro!
Sfondo 3d in poliuretano con filtro integrato
Ritenendo lo sfondo di una acquario un elemento che incide profondamente nell’estetica complessiva della vasca, mi sono preoccupato di provare numerose soluzioni per trovare quella che desse un risultato dall’aspetto più naturale e gradevole. Personalmente credo che la famiglia degli sfondi tridimensionali sia certamente quella che più si avvicina a questo scopo donando maggiore profondità e naturalezza, e nel contempo potendo offrire rifugi e nascondigli ai pesci e, cosa non trascurabile, un buon metodo per poter nascondere un filtro interno. Viceversa non si può pur trascurare un indubbia riduzione dello spazio libero della vasca per i nostri pesci avendo questi sfondi una profondità che può raggiungere anche i 15-20cm! E un costo d’acquisto decisamente improponibile.
Personalmente ho provato gli sfondi modulari della Back to Nature sul mio 200 l avendoli trovati usati ad un negozio in occasione e posso dire che ne sono rimasto molto contento..
Vasca con sfondo 3d "Back to Nature"
Tuttavia essendo giunto il momento di cambiare vasca per passare ad un 400 l mi sono reso conto che per coprire lo sfondo di un acquario 150x60 con moduli 3d originali avrei speso molto di più della stessa vasca… forse un po’ eccessivo… Ecco che allora dopo approfondite ricerche in rete sulle varie tecniche per costruire sfondi 3d con vari tipi di materiali (vetroresina, polistirolo, poliuretano espanso…) ho preso la decisione di imbarcarmi in questa avventura e dedicarmi al bricolage per dare alla mia vasca uno sfondo 3d decoroso ma economico.
Materiali
Come materiale di fondo ho scelto il poliuretano espanso, acquistato in un qualsiasi Brico-center, posto dove ho anche trovato anche:
-sabbia quarzifera ultrafine, materiale che si usa in edilizia
-tavole di plexiglas (o simile) 3 mm di spessore
-silicone (acetico)
-polistirolo in fogli
-un taglierino
-telo di plastica 5mt x 5mt, di quelli che si usano per coprire mobili etc…
-una grande confezione di guanti di gomma usa e getta….. il poliuretano non perdona!
Fasi della costruzione
1) Con il taglierino ritagliare 2 o 3 sagome del vetro posteriore della vasca e incollarle una sopra all’altra con il silicone per ottenere uno spessore di 9 cm circa.
2) Sempre con lama di taglierino o con un coltello affilato ritagliare sul modello di polistirolo forme di rocce, caverne, conche... ottenendo la sagoma definitiva di quello che sarà il nostro sfondo. In verità esisto molti modi per tagliare e modellare il polistirolo, alcuni di questi sfruttano il calore altri oggetti taglienti; forse un buon consiglio (che però non ho provato personalmente) è quello di usare un forte flusso di aria calda come quello che produce un fon potente, diretto verso il polistirolo a breve distanza dovrebbe farlo ritirare…. da provare! Una sola raccomandazione: usare fantasia!… ma è sempre meglio lavorare basandosi su un progetto disegnato, anche approssimativo; insomma pensate prima quello che farete! Purtroppo non ho foto di questa fase, ma potete avere un’ottima idea guardando i seguenti links: www.catfishheaven.net
www.thekrib.com cichlidinspiration www.thecichlidgallery.com
3) Spalmare un sottile strato di silicone sulla sagoma di polistirolo e incollarci il telo di plastica ben aderente lasciandolo asciugare. (Questa fase è importante perché nel momento in cui si spalma la miscela di poliuretano se il telo non è incollato bene alla sagoma avrete grandi difficoltà… e perché una volta asciugato il tutto renderà immediato lo scollamento dello sfondo dalla sagoma.)
4) Disporre un buon quantitativo di sabbia in una bacinella di plastica (poi la butterete….) e dopo aver agitato bene spruzzateci una quantità di poliuretano del volume di un pompelmo.
con i guanti indossati miscelate il poliuretano alla sabbia fino ad ottenere un impasto molto denso… esperienza: fate prima delle prove a perdere.
5) Prendiamo l’impasto e spalmiamolo sulla sagoma pezzo per pezzo fin o a coprirla tutta. IMPORTANTE: il poliuretano tende a lievitare molto, vedrete che dopo aver spalmato l’impasto dopo alcuni minuti tenderà a gonfiarsi… il mio consiglio è di giocare su questo effetto: si può lasciarlo gonfiare versandovi sopra un velo di sabbia in modo da fargli assumere un aspetto di roccia bernoccoluta ( può essere molto bello…) o aspettare che si solidifichi un po’ (5 min.) e schiacciarlo con le mani spargendovi sempre un velo di sabbia sopra. Non nascondo che queste operazioni richiedono tempo, fatica e pazienza dal momento che si avanza pezzo per pezzo fino a coprire tutta la sagoma .
6) Una volta asciugato bene il poliuretano (qualche ora) acquisterà una consistenza notevole e si potrà staccare facilmente dalla sagoma. Be’ “facilmente” forse è eccessivo, ma da asciutto il poliuretano non attacca se non molto debolmente sulla plastica… basterà fare leva con lame e cacciaviti nell’interstizio tra i due…
7) Lo sfondo è fatto! Ora si può procedere in due modi: incollarlo così com’è sul vetro posteriore della vasca o, come ho fatto io, costruirci un bel filtro all’italiana al suo interno.
8) Come ultima cosa ho dato due mani di Plastivel su tutto lo sfondo prima del suo inserimento in vasca. Nella costruzione del filtro si comincia ovviamente da un progetto!
Per cui si praticano sullo sfondo i fori di entrata dell’acqua e il punto di uscita, e poi si programmano i vari scomparti con i relativi divisori.
Ho utilizzato una lastra di plexiglas nero come base per costruire la scatola del filtro lasciando lo sfondo 3d come lato anteriore.
Ho tagliato dalla sagoma di polistirolo, nei punti stabiliti dal progetto, delle sezioni sagittali che ho usato come modelli dei divisori dei vari scomparti del filtro, riportandone il disegno perimetrale sul plexiglas ed infine ho tagliato da lì i divisori definitivi.
Infine si incolla il tutto con una buona dose di silicone!
Fatto!
Consiglio infine di incollare il tutto con del silicone ai vetri posteriore e laterali della vasca per evitare spazi morti dietro al filtro e cadute in avanti dello stesso.
Spese:
3 bombole di poliuretano 7,5 euro ciascuna; sabbia quarzifera 5 kg 2,5 euro; polistirolo 4 fogli 50x150 cm spessore 3cm 2 euro ciascuno; telo di plastica 5x5mt 1,5 euro; da aggiungere guanti silicone e plastivel...in tutto una spesa complessiva tra i 40 ed i 50 euro
Conclusioni
Tirando le somme credo il poliuretano espanso sia un ottimo materiale per la costruzione di sfondi 3d: facile da reperire, veloce nell’essiccazione, resistente ed economico; anche gli altri materiali utilizzati sono facili da reperire e realmente poco dispendiosi.
La tecnica sopradescritta credo sia alla portata di tutti sia come difficoltà che come spesa complessiva anche se non nascondo che tempo e pazienza sono certamente requisiti fondamentali.
…un ultimo consiglio: non programmate di fare questo lavoro in salotto…sarebbe un disastro! Una bella cantina o uno spazio ampio all’aperto sarebbero certamente una scelta migliore. Che aggiungere……buon lavoro!
Fondo fertile con Akadama
L'amico Giovanni Albergoni ci guida passo passo nel ri-allestimento di una vasca in 24h utilizzando come fondo l'akadama Ecco i suoi suggerimenti semplici ed economici per passare da un fondo in ghiaino ad uno più naturale, consigli sempre validi anche per chi intende allestire una nuova vasca utilizzando questo materiale di fondo.
How I Did It (Come Lo Feci) (*) Ovvero:
Come rifare il fondo ad una vasca già avviata
(*) Citazione dal film "Frankenstein Junior", di e con Mel Brooks
Bergamo, 12 Dicembre 2002
Circa un anno fa è cominciata la mia storia come acquariofilo: non conoscendo per nulla questa materia mi sono fidato e affidato ad un negoziante che mi ha consigliato acquario, luci, fondo e persino i pesci da inserire... Con l'aumentare della mia esperienza (soprattutto grazie a persone come Walter Peris, MioMao, lo staff di AcquariOnLine, Prometeo) mi sono reso però conto che le scelte iniziali erano quasi tutte sbagliate: da qui la decisione di modificare l'impianto luci, il filtro, fino ad arrivare, circa 3 settimane fa, alla decisione drastica di rifare completamente anche il fondo, in modo da sostituire quello presente dall'inizio con un fondo migliore e, soprattutto, più fertile. Infatti io adoro le piante acquatiche, il mio sogno sarebbe avere il tempo ed i soldi per realizzare un vero acquario ADA, come quelli realizzati da Amano... ma comunque faccio del mio meglio per portare il mio acquario il più vicino alla perfezione con i pochi mezzi che ho a disposizione. Il fondo che avevo allestito all'inizio era costituito da un substrato di ghiaietto di quarzo quasi bianco sotto il quale erano posizionati pochi centimetri di argilla (?) fertilizzata della Wave, per un'altezza totale del fondo di circa 5 cm. Il tutto ha funzionato abbastanza bene per i primi mesi, probabilmente anche perchè ho iniziato con piante semplici e a crescita rapida; poi ho provato a far crescere piante più difficili, come per esempio un'Althernantera Reineckii rossa, senza successo (nel giro di un mese è praticamente scomparsa dall'acquario). Ho provato di tutto: aumentato l'illuminazione, aggiunto CO2, fertilizzato "pesantemente" con il PMDD le cose sono senz'altro migliorate, ma fino ad un certo punto. In queste condizioni le piante crescono sì belle e grandi, ma senza apparato radicale! Semplicemente si riempiono di radici d'acqua e la parte interrata piano piano si atrofizza e marcisce. Alla fine mi sono deciso e, preso il coraggio a quattro mani, ho rifatto completamente la vasca secondo le indicazioni del grande Walter Peris (qui).
NOTA IMPORTANTE: L'operazione sotto descritta ha un WAFWife Acceptance Factor, Fattore di Accettazione da parte della Moglie) molto ma molto basso, in quanto ha un impatto tremendo sull'ecologia interna di casa; in altre parole, il fatto di trafficare per delle ore con fango, acqua, piante, pesci e sporcizia varia all'interno di casa (soprattutto se l'acquario è in salotto, vicino -troppo- ai preziosi mobili etnici, ai tappeti persiani, ecc.). Il mio consiglio è di mandare la vostra consorte in vacanza un giorno intero, o di prendere voi un giorno di ferie quando lei lavora... Per quanto riguarda le acquariofile di sesso femminile, non credo possano avere problemi con il rispettivo compagno/consorte: basterà permettergli di "giocare" con il fondo e con il fango per renderlo felice!
ALTRA NOTA IMPORTANTE: Prima di cominciare leggete tutto l'articolo fino in fondo, e preparate tutto quanto necessario PRIMA di inziare ad allestire l'acquario.
Il nuovo fondo è realizzato (dall'alto in basso) come segue:
1) Akadama fine
Il cuore dell'idea è utilizzare, come substrato (strato superficiale) dell'Akadama, che è un terriccio giapponese utilizzato normalmente per la coltivazione dei Bonsai, per le sue caratteristiche di leggerezza e porosità. Lo strato superficiale di pochi centimetri (2-3 cm) è costituito da Akadama fine, che ha le dimensioni di un normale ghiaietto 83-4 mm.) ma è molto più leggero e poroso. L'utilizzo di Akadama di grana fine permette di ottenere un bellissimo effetto "terroso" dell'acquario. Inoltre il colore dell'Akadama è molto caldo, dando un tono particolare all'intero acquario. ATTENZIONE: verificate che l'Akadama sia quello originale giapponese, che è confezionato in sacchi come quello riportato in fotografia: esistono in commercio vari "surrogati" di Akadama che però, in acqua, dopo poco tempo si sfaldano e diventano fanghiglia. L'unico utilizzabile è quello riportato in fotografia, in quanto esiste solo una cava in Giappone, sul monte Fuji, che estrae questo terriccio dal vulcano, e lo commercializza solamente in questi sacchi. Dopo aver girato i vivai di Bergamo, mi sono rivolto a http://www.pagineverdibonsai.it, e lì ho acquistato i sacchi di Akadama.
Tra l'altro i prezzi (comprensivi dei costi di spedizione) sono decisamente più bassi di quelli che mi hanno "sparato" nei vari vivai che ho visitato!
2) Akadama grosso Il secondo strato (3-4 cm) dall'alto è composto da Akadama grosso, che si presenta sotto forma di "ciottoli" di terreno compatto del diametro di 10-12 mm. La pezzatura più grossa mi permette di avere una migliore circolazione d'acqua e di ossigeno, in modo da evitare zone anossiche, prive cioè di ossigeno, che possono portare alla putrefazione del fondo. ATTENZIONE: Anche qui verificate che sia Akadama originale.
3) Pozzolana
Lo strato successivo è composto da pozzolana (2-3 cm); questo è un tipo di pietra vulcanica, molto ricca di micronutrienti. Si presenta sotto forma di "ciottoli" con granulometria compresa tra i 5 e i 15 mm. La pozzolana la trovate sciolta (a peso) nei vari vivai e centri verdi della vostra zona.
4) Torba & Osmocote Sul fondo dell'acquario, a diretto contatto del vetro inferiore, ho posizionato uno strato leggerissimo di torba in granuli (quella normalmente utilizzata in acquariologia) e Osmocote. La torba è utilizzata in questo allestimento non come materiale filtrante ma come fertilizzante a lunga azione; infatti i nutrienti in essa contenuti vengono rilasciati a poco a poco durante i primi mesi, in modo da dare nutrimento alle piante finchè il fondo non diventa fertile grazie all'opera dei pesci. L'Osmocote è un potentissimo fertilizzante utilizzato normalmente in giardinaggio: anche questo, posizionato sul fondo dell'acquario sotto la Pozzolana e l'Akadama rilascia i componenti attivi nell'arco di parecchi mesi. Non esagerate con l'uso, in quanto contiene fosfato, che non deve essere mai presente in quantità elevata in acquario. Citando Walter Peris: "Un conto corretto lo si ottiene basandosi sul suo contenuto di fosforo e considerando di non avere mai in acqua più di 0.05 mg/L di fosfato, supponendo che il prodotto possa rilasciarlo tutto in un solo colpo".
La torba in granuli:
L'osmocote (qui chiamato Baycote, in quanto della Bayer):
La mia vasca è da 220 litri, e le dimensioni sono 120x40x47H cm. Per l'allestimento del fondo ho utilizzato:
- 1 sacco da 12 litri di Akadama fine (costo 15,2 Euro; altezza strato circa 3 cm.)
- 2 sacchi da 12 litri di Akadama grosso (costo totale 30,4 Euro; altezza dello strato circa 5 cm.)
- 10 litri di Pozzolana (costo 5 Euro; altezza dello strato circa 2 cm)
- 150 grammi di Torba (costo 0,5 Euro)
- 75 grammi di Osmocote (costo 0,2 Euro)
Ho utilizzato inoltre tre contenitori in plastica, uno per i pesci (quello che ho utilizzato era da 60 litri), uno per le piante (50 litri) ed un terzo per i materiali filtranti del filtro (cannolicchi , lava, Perlon, ecc.; 10 litri).
Partiamo ora dall'inizio con l'allestimento. Il primo passaggio è stato di rimuovere il coperchio dall'acquario, staccare tutti i collegamenti elettrici, smontare l'impianto CO2 e posizionare il tutto in un angolo di casa, lontano da animali, bambini e altri componenti della famiglia. Prima di tutto ho provveduto a riempire il contenitore in plastica da 60 litri con l'acqua dell'acquario, e poi ho pescato tutti i miei pesciolini e li ho messi a dimora nel contenitore. Ho aggiunto anche un'Echinodorus per farli stare più tranquilli, un aeratore e, naturalmente, un riscaldatore (NON quello dell'acquario) per mantenere la temperatura dell'acqua costante:
A questo punto, con l'acquario senza pesci, ho riempito il contenitore da 10 litri con l'acqua dell'acquario e in questo ho piazzato tutto il materiale contenuto nel filtro interno (Lana di Perlon, Lava e Cannolicchi). In questo secondo contenitore non ho messo nessun riscaldatore, anche se invece una pietra porosa collegata all'aeratore può essere utile, in quanto mantiene alto il livello di ossigeno e quindi mantiene in vita la coltura batterica insediata nei materiali filtranti.
Nel terzo contenitore, infine, ho posizionato le piante tolte dall'acquario, e l'ho poi riempito con l'acqua aspirata sempre dall'acquario; niente riscaldatore neppure qui, in quanto le piante sono in grado di sopportare le temperature ambiente dei nostri appartamenti:
Sistemati pesci, piante e filtro nei tre contenitori ho provveduto a svuotare completamente l'acquario e ho tolto tutto il materiale utilizzato per il vecchio fondo. Ho poi portato la vasca in giardino e lì l'ho lavata per bene dentro e fuori. Ho anche approfittato del momento per dare una bella pulita al pavimento sotto il mobile...
(tra l'altro è molto più bello così, l'acquario... mi sta venendo la malsana idea di convertirlo in una vasca aperta)
E adesso, cominciamo con il fondo. Prima di tutto ho preso circa 5 litri di Akadama fine, l'ho lavato e l'ho posizionato tutto intorno ai bordi dell'acquario, in modo che facesse da contorno al materiale che deve rimanere all'interno del fondo, nascosto. All'interno, giusto sopra il vetro, ho sparso poi la torba e il Baycote (Osmocote):
Sopra lo strato di Torba/Osmocote ho poi messo la pozzolana:
A questo punto ho lavato per bene l'Akadama grosso e l'ho posizionato sopra la pozzolana:
Per finire ho coperto il tutto con l'Akadama fine, dando la forma e la pendenza che cercavo (niente foto di questo passaggio, ero troppo incasinato tra fango e acqua per riuscire a scattarla). Notate che la torba, l'Osmocote, la pozzolana e l'Akadama grosso restano all'interno del bordo esterno fatto con l'Akadama fine, in modo che dall'esterno si vede solo quest'ultimo.
A questo punto il fondo è pronto: riempito l'acquario a metà ho rimesso a dimora le piante che mi interessava tenere, ho riempito completamente l'acquario, ho rimontato coperchio e riscaldatore, ho ripristinato e rimesso in funzione il filtro, e ho lasciato girare l'acquario per circa 24 ore.
Il giorno dopo ho rimesso in acquario i pesci.
ATTENZIONE!! L'Akadama ha un brutto vizio nei primi giorni di allestimento: assorbe tutti i sali di magnesio e calcio, quindi le prime settimane è necessario controllare continuamente (quotidianamente la prima settimana, un paio di volte alla settimana dopo, fino a stabilizzazione) i valori di KH e GH. Dopo aver allestito il mio acquario e averlo riempito con acqua di rubinetto per la prima settimana ho dovuto correggere i valori di KH e GH tutti i giorni, perchè partendo da valori di KH=4 e GH=9-12 mi trovavo con valori di KH=0 e GH=6-8 dopo ventiquattro ore!!! Per correggere la durezza dell'acqua ho preparato delle soluzioni di sali di magnesio e di calcio come insegnato dal grande
Walter Peris qui.qui
le foto dell'acquario prima e dopo il nuovo allestimento.
CONCLUSIONI: Alla fine sono riuscito a rifare la vasca completamente in una giornata, e dopo neppure 24 ore dall'inizio delle operazioni ho reintrodotto in acquario tutti i miei pesciolini. Di questi ne è morto solo uno, un tricogaster tricopterus, per una mia sbadataggine: ho lasciato cadere il retino nel contenitore in plastica dove ho messo i pesci subito dopo averli tolti dall'acquario all'inizio delle operazioni, ed il retino è finito proprio sopra il pesce, intrappolandolo sul fondo... l'ho trovato solo 24 ore più tardi, al momento di trasferirlo di nuovo in acquario.
Paradossalmente, è morto annegato. A quasi un mese dal rifacimento non ho trovato nessuna controindicazione all'utilizzo dell'Akadama come fondo, se non il fatto che essendo molto più leggera e morbida del ghiaietto normale è molto più apprezzata dal mio Ancistrus, che continuamente tenta (riuscendoci, purtroppo) di scavarsi la tana sotto il filtro interno!
Realizzare uno sfondo in poliuretano
Allora ragazzi, visto che ho qualche minuto, mi sono deciso a scrivere queste “due” righe riguardo la costruzione di uno sfondo con il poliuretano espanso, facilmente reperibile in qualsiasi ferramenta. L’ idea non e` mia, io l’ ho trovata nel sito del mitico MioMao e ora ve la ripropongo con qualche consiglio dettato dalla mia esperienza.
Il materiale occorrente sara` quindi :
1) bomboletta di poliuretano espanso;
2) del ghiaino NON CALCAREO, per ovvi problemi legati al PH, di granulometria fine e di qualsiasi colore, anche diverso
dal fondo, così si creerà del contrasto. Dico di granulometria fine perchè più è fine migliore sarà l’effetto visivo; io ho provato con granulometrie maggiori ma viene fuori un effetto “croccante” (avete presente il dolce che vendono i carretti nelle fiere, quello con la frutta secca e caramello??); qualsiasi cosa utile per costruire un contenitore (tipo un cassetto) dove andrete a creare lo sfondo; questo sarà della dimensione del lato dell’acquario dove dovrete posizionare l’opera. Io l’ho costruito in 10 minuti con del compensato, ma va bene qualsiasi materiale abbastanza rigido;
3) due spatole da pittore, del telo da imbianchino (quello che usano per coprire i mobili);
4) guanti in lattice;
5) pezzi di polistirolo.
ecco la parete creata dall'autore
Prendete i pezzi di polistirolo e posizionateli nella "cassaforma" (chiameremo così il “cassetto” che abbiamo costruito) in maniera casuale; questo sarà il calco su cui andrete a stendere l’ impasto, per cui deve essere il piu irregolare possibile. Incollate con del vinavil i pezzi di polistirolo in modo che restino fermi. Li potete fare piu alti, piu bassi, tagliateli col taglierino e ricordatevi di incollare tutto. Una volta che avrete terminato e la colla si sarà asciugata, occorre smussare gli angoli del polistirolo per rendere la parete piu rotondeggiante; per far questo potete prendere un phon e passarlo sulle parti da arrotondare, il calore prodotto farà ritirare il polistirolo. Potrete cosi creare avvallamenti, buchi, insomma usate la fantasia. A questo punto stendete il telo di plastica in maniera molto morbida, servirà a non far incollare l’impasto sulla struttura sottostante.
Bene, ora viene il bello: dovrete cominciare a impastare il ghiaino con il poliuretano. Ci sono decine di metodi per farlo, io vi posso solo consigliare di fare prima qualche prova, vi servirà per prendere confidenza con quest’ ammasso appiccicoso in modo da capire come funziona e quanto tempo vi occorre per prepararlo e stenderlo prima che secchi. C’è chi dice che secca in cinque minuti, io vi dico che dopo due o tre già diventa difficoltoso stenderlo, per cui prima provate su una strutturina di prova.Vi dico come ho fatto io: steso un velo di graniglia, ci ho spruzzato sopra il poliuretano facendo attenzione perchè la pressione della bombola potrebbe spararvi via il ghiaino che avete steso, il tutto in quantità limitata per evitare appunto che si secchi prima di stenderla. Tranquilli perchè l’ impasto fresco attacca benissimo sulla parte già seccata, quindi potete fermarvi e poi riprendere senza problemi. Per stenderla, alcuni dicono di usare le spatole, lasciatele perdere, usatele solo per impastare e poi prendete delle palline di impasto con le mani (indossate i guanti altrimenti sono guai) e modellatele sopra il telo che avevate steso in precedenza avendo l’ accortezza di compattare il tutto con un martello avvolto in uno straccio che non lasci peli; questo servirà a rendere il tutto piu compatto e quindi resistente. Cominciate da un angolo e venite avanti fino a quando avrete ricoperto tutto il telo, dopodiche assicuratevi che non ci siano punti troppo fini e nell’ eventualità ricoprite ancora con un po' di impasto. Modificate dove credete più opportuno tanto come ho gia detto il fresco si attacca al secco senza problemi, l’ importante è che ogni volta compattate con il martello. Terminata l’ opera lasciate asciugare un paio di giorni (anche se dopo un’ ora gia la struttura può già essere maneggiata). A questo punto sollevate con delicatezza lo sfondo e staccatelo dal telo sottostante…et voilà, il gioco è fatto..
Potete ora sciacquarlo e posizionarlo all’ interno del vostro acquario anche senza incollarlo (io l’ ho solo appoggiato). L’ effetto del mio sfondo questo (quello a destra):
Lo sò, sembra una cosa complessa!! In realtà una volta presa la mano con l’ impasto il resto è un gioco da ragazzi e la spesa è veramente irrisoria. Un’ ultima cosa: mi raccomando i guanti, indossateli perchè il poliuretano “appiccica” in maniera esagerata, e toglierlo dalle mani è un ‘impresa ardua (io l’ ho provata).
Trovatevi una superfice che non sia il tavolo della sala da pranzo, perche il poliuretano sporca in maniera indelebile.
Costrirsi un mobile per l'acquario
Eccomi qui a descrivere come ho realizzato un mobilino su cui alloggiare una vasca di dimensioni 100x40x50 Innanzitutto premetto che non è una costruzione molto semplice, non solo perche si utilizzano utensili che non tutti possiedono ma anche perche il trattamento che ho utilizzato come finitura ha un’odore sgradevole ed è consigliabile eseguirlo in locali ben ventilati.
Gli Seghetto Trapano Levigatrice Vari utensili
tipi che elettrico
di ho
a
viti utilizzato sono: alternativo batteria orbitale autofilettanti
Gommini
Carta per i piedi
abrasiva del mobile in velcro
fine
Vernice
Cera ad
per acqua
legno
Il materiale che ci servirà è il seguente:
1) 4 tavole di 40x80 spessore 1.8 di abete
2) 3 tavole di 30x40 e 3 tavole di 30x38 spessore 1.8 di abete
3) 1 tavola di 100x40 spessore 1.8
4) 2 tavole di 30x80 spessore 1.4 di abete
5) 1 tavola di 100x100 spessore 0.5 di compensato
6) 2 maniglie per le porticine
7) 2 calamite per la chiusura delle porticine
8) 4 cerniere per le porticine
9) 2 mt di battiscopa di 8cm in legno
Il mio consiglio prima di partire è quello di far eseguire i tagli delle tavole da un falegname così da ottenere tavole ben squadrate.
Per evitare montaggi fuori asse consiglio di appoggiare le tavole su un piano, quando effettueremo l’assemblaggio. Inizieremo con le tavole 1 e 2 cosi da formare la struttura del mobilino poi seguirà il piano superiore 3. Le tavole vanno fissate con le viti autofilettanti, consiglio di fare un preforo per agevolare l’avvitatura.
Poi montiamo il battiscopa come si vede in figura utilizzando piccole viti bronzate. Sugli sportelli(che vanno aggiustati in larghezza e altezza per entrare agevolmente nei vani anteriori) si praticano le sedi per ospitare le cerniere ed il foro per la maniglia.
La calamita per la chiusura dello stesso si posizionerà a sportello montato.
Infine posizioneremo la tavola di compensato per chiudere la parte posteriore….
Dopo aver praticato un’apertura che ci permetterà di passare tutti i tubi ed i cavi che vanno all’acquario.Il “tappo” và
bloccato con delle viti.
Consiglio di inserire dei rinforzi per garantire la posizione in squadra delle tavole.
Concluso il montaggio lisceremo con carta abrasiva molto fine le parti esterne del mobile. Prima di procedere alla verniciatura dovremo pulire tutte le superfici eliminando la polvere. Personalmente preferisco dare due o tre mani di vernice e lisciare, dopo ogni passata a vernicie asciutta, con della lana di acciaio, che mi garantisce una finitura ancora più lucida. Per finire il trattamento utilizzeremo della cera per lucidare le superfici, va stesa e poi prima che si asciughi definitivamente lucideremo con degli stracci di lana.
Ecco il risultato finale
E’ chiaro che queste sono indicazioni di massima che servono solo per dare un’indicazione di come si può realizzare un mobile.
Un acquario per ciclidi nani (e non solo...)
Gli studiosi che scoprono le specie di ciclidi nani sia Sudamericani che Africani, ci descrivono i loro luoghi di ritrovamento più o meno così: "Acqua color del Tè, molto limpida, fondo di sabbia con un tappeto di foglie morte dove i pesci si rifugiano nei momenti di pericolo, piante acquatiche non presenti".
A molti sarà venuto in mente di ricreare un biotopo simile, ed io sono uno di quelli. Venti anni fa quando cominciai la mia avventura con questo hobby i mezzi messi a disposizione dalle industrie non erano davvero quelli di oggi, e l'arte di arrangiarsi faceva la differenza, inoltre la mia passione per ricercare oggetti di arredamento, da me trovati in natura, mi ha sempre portato ad escursioni in campagna e nel bosco, e visto che alla fine tutti ci stanchiamo di arredare gli acquari con gli oggetti, diciamo, "standardizzati", con cui vediamo arredate mille vasche, può dare lo stimolo per farci un acquario davvero unico, inoltre, tutto questo a due aspetti positivi, un costo bassissimo e un risultato ottico davvero sorprendente, che fa da cornice alla caratteristica livrea dei ciclidi nani che raramente è fatta di colori ben definiti, ma è quasi sempre ricca di cangianti giochi di colore, con squame brillanti come metallo lucido.
Infatti questo tipo di arredamento dal colore così neutro e piacevole, riesce a valorizzare il colore dei pesci in maniera eccezionale e di riscontro, i ciclidi nani, accentuano i loro colori grazie all'ambiente più scuro a loro più favorevole. Provate ad osservare il conosciutissimo Papiliochromis ramirezi in un acquario con un classico arredamento ricco di piante e poi in una vasca arredata così e non vi sembrerà neppure lo stesso pesce. Oggi più che mai, in un era dove gli acquari sono per così dire "standardizzati" il ritorno alle origini è quantomai
gratificante (ed anche rilassante), quindi "al lavoro" :-).
Passiamo ora alla prima parte della nostra realizzazione, dove procurarsi i materiali:
L'acquario
Una vasca da 60-80 litri, senza filtro (il filtro lo personalizzeremo noi) con coperchio e posto per una lampada può gia bastare per allevare e riprodurre una coppia di ciclidi nani e tenere alcuni pesciolini che servano da "fattore nemico".
Sassi e sabbia Cominciamo col dire che in natura possiamo trovare i sassi di ogni tipo e soprattutto della forma e grandezza che abbiamo in mente per arredare la nostra vasca, e questo non è poco, ma dobbiamo seguire alcune regole, infatti non tutti i sassi vanno bene e per il nostro uso ci occorreranno sassi "non calcarei". Io consiglio di andare alla ricerca portandoci dietro una bottiglietta di "acido muriatico", infatti i sassi calcarei che verranno a contatto con questo acido "friggeranno" creando una schiuma, mentre su quelli non calcarei l'acido scivolerà come acqua.
Bastano poche gocce per verificare se un sasso è calcareo o meno, non ci versate sopra un quarto di boccetta. Il sasso va comunque spolverato e pulito quanto possibile prima di fare la prova.
Ardesia
Sabbia rossa
Sasso bianco non calcareo
Sassi nel bosco
Ci sono inoltre casi dove il sasso risulti calcareo pur non essendolo, questo si verifica se il sasso è stato preso vicino o direttamente in un corso d'acqua, infatti l'acqua che si asciuga sopra il sasso nei periodi di secca può lasciare uno spesso strato di calcare su di esso, questo si riconosce dal colore bianchiccio opaco che lascia sopra il sasso. Nel caso ci venisse il dubbio di questa possibilità ci sono due sistemi per avere la certezza, o facciamo cadere l'acido su un punto preciso a più riprese o, se ci è possibile, rompiamo un piccolo bordo del sasso e facciamo cadere l'acido al suo interno.
Ricordiamoci che l'acido Muriatico è molto pericoloso a contatto con la pelle...
Per la sabbia adottiamo lo stesso sistema per scoprire la sua natura calcarea o meno. La stessa andrebbe ricercata di granulometria molto fine e possibilmente presa in un fiume, dove la corrente millenaria ha provveduto ad eliminare i suoi spigoli ed a renderla non tagliente. La sabbia fine ci preserverà dai pericoli causati dal forte numero di batteri che si instaurano nel materiale di fondo, e di cui alcuni avanotti (come quelli di Pelvicachromis) sono molto sensibili, inoltre i nostri pesci ameranno infilarci la testa in cerca di cibo e masticarla un pò per poi risputarla con grande soddisfazione.
Sabbia marrone
Sabbia rossa
Visto che per il nostro acquario non ne servirà uno strato altissimo non fate la fatica di portarvene a casa troppi secchi. La sabbia, inoltre, dovrà essere lavata in maniera molto accurata, e se presa da un fiume non in secca, tenuta a bagno con
acqua e Varichina, quindi risciacquata, per scongiurare l'eventualità di immettere in acquario dei parassiti.
Legni e foglie Legni e foglie secche sono semplicissimi da trovare, io tra le foglie, preferisco quelle di Quercia o affini come di Leccio e di Sughera, sono foglie molto spesse e si mantengono bene, quelle di Castagno si consumano prima ma sono più grandi e servono meglio come rifugio ai pesci. Prima di inserirle in vasca si tengono a bagno per 1 giorno in un secchio e le laviamo bene, poi ne stendiamo un pò sul fondo della vasca).
Non ho mai fatto prove con altri tipi di foglie o legni e non conosco tutti quelli che possono andare bene, le conifere per esempio (come gli abeti) sono velenosi a meno di non usare trattamenti particolari.... non andranno inoltre presi da piante situate vicino alle strade o a campi dove si usino dei concimi.
Alcune funzioni delle foglie in un acquario per piccoli ciclidi:
1) acidificano l'acqua
2) le foglie e i rametti di Quercia contengono molte sostanze gradite ai pesci.... una delle capacità di queste sostanze è di stimolare i pesci alla riproduzione.
3) rendono all'acquario un aspetto naturale gradito sia da noi che dai pesci.
4) creano anfratti graditi ai pesci... i piccoli ciclidi si sentono sempre protetti e sicuri(avendo a disposizione una miriade di nascondigli) e rimangono più volentieri anche allo scoperto.
5) Il colore scuro delle foglie fa risaltare molto di più i colori dei pesci
Le foglie e i rametti durante il lavaggio
I legni devono essere gia stati tagliati da un pò, e il loro colore biancastro dimostrerà che la loro linfa è stata ormai consumata, una volta rimessi in vasca riprenderanno parte della loro colorazione, vanno tenuti a bagno per un pò fino a che non smettano di galleggiare. Un bel "ciocco" con dei monconi di radice sarà nella nostra vasca un particolare di grande effetto. Per questo tipo di acquari non uso legni presi dalla spiaggia e quindi completamente asciugati dal sale perchè risultano di colore eccessivamente chiaro.
La luce
Personalmente in questo tipo di acquari preferisco una lampada a luce fredda, di solito metto luci che raggiungono una temperatura di colore molto alta, come lTriton, Acquastar ecc, essendo infatti l'acqua già un pò "colorata" rischieremo di far apparire all'occhio il nostro acquario eccessivamente giallo, perdendo di conseguenza ogni particolare azzurro-blu dei nostri pesci.
Le piante dimostrano comunque una buona crescita. Inoltre va detto che i ciclidi nani mostrano i loro colori più belli sotto un illuminazione non particolarmente intensa, ma se possedete una vasca molto alta o se la vostra lampada non vi sembra che faccia abbastanza luce potete aggiungervi un riflettore.
Se non sapete come si costruisce un riflettore consultate questo articolo: Il riflettore
L'acqua
Sia per l'allevamento sia per la riproduzione dei nostri ciclidi (a parte alcuni del gruppo cacatuoides, borelli e pochi altri) avremo bisogno di acqua tenera e acida, alcuni possiedono un impianto con apposite resine per fare questo, agli altri consiglio (prima di andarla a comprare nei negozi di acquariofilia) di controllare le varie fontanelle che si trovano nelle periferie della città (o se li avete vicino, dei paesi). Io per esempio vado a prenderela da una fontanella in periferia dove arriva l'acqua di un altro acquedotto, la suddetta ha caratteristiche per il mio uso eccezionali, infatti misura 1° Gh, 1° KH, e PH 6,8.
La mischio con un pò di acqua di rubinetto per farle raggiungere i 3° KH, le foglie e la torba pensano poi a riportarla a valori di acidità desiderati (6,2-6,4).
Lo sfondo
Informazioni dettagliate per lo sfondo le trovate in questo articolo: Costruire uno sfondo
Il filtro
Per il filtraggio nelle mie vasche dove allevo e riproduco i ciclidi nani uso un semplice filtro a cartuccia esterna (tipo Tetra brillant filter) ma invece di farlo funzionare con un aereatore, sistemo in alto sul tubo di uscita una piccola pompa che regolo con una uscita d'acqua non troppo forte. Questo fa si che gli avanotti non siano accidentalmente aspirati dal filtro come spesso succede nei filtri tradizionali.
Costruire uno sfondo
Lo sfondo è un particolare dell'arredamento di un acquario di grande importanza, esso infatti dona all'acquario un aspetto veramente naturale, con esso possiamo ricostruire la parete di un ruscello, un "mangrovieto", una parete rocciosa e quant'altro.
Capirete che un acquario con uno sfondo ben costruito riesce veramente a dare l'idea di aver racchiuso dentro il nostro acquario un pezzo di natura, eppure l'idea di "naturalità" è solo uno dei pregi di questo particolare d'arredamento. Un acquario con uno sfondo darà una meravigliosa idea di profondità e farà risaltare incredibilmente i colori di pesci e piante.
Ovviamente volendo acquistare uno sfondo la cosa si fa abbastanza problematica, infatti il mercato non offre grandi alternative... vediamo perchè:
1) fogli di carta plastificata, detti anche "tapparelle" sono venduti al metro e raffigurano piante acquatiche o pareti di roccia, si usano più che altro per nascondere il muro dietro all'acquario, non danno nessun senso di profondità e sia che li inseriate fuori dalla vasca che dentro il risultato estetico è pessimo.
2) Sfondi monocolore o vetri colorati per realizzare uno sfondo monocolore si può verniciare il vetro posteriore della vasca, inserire un foglio di carta dietro il vetro, oppure sostituire il vetro posteriore trasparente con uno colorato (alcune ditte offrono già gli acquari con il vetro posteriore blu). Sicuramente migliore dei fogli di plastica fotografati, non è comunque una soluzione eccezionale, dobbiamo optare per colori molto "spenti" per far risaltare pesci e piante e comunque non avremo ne senso di "naturalità" ne senso di profondità.
3) sfondi tridimensionali qui la scelta e la riuscita sono sicuramente ad altri livelli, ci sono in commercio sfondi di grande
bellezza, ma purtroppo con dei costi difficilmente abbordabili. Ci sono anche sfondi tridimensionali a costi contenuti... purtroppo paragonati alla loro scarsa bellezza e fattura.
L'altra prospettiva
Se come a me non vi piacciono gli sfondi bidimensionali ma non volete investire un patrimonio per quelli tridimensionali di buona fattura, l'unica alternativa sta nel "fai da te". Quello che interessa in questo caso all'acquariofilo è di riuscire a costruirsi uno sfondo senza spendere troppo sia in tempo che in denaro e sopratutto con una tecnica che gli permetta di dare al suo acquario il giusto senso del biotopo che si vuol ricreare.
Riscoprire una tecnica vecchia come l'acquariofilia Leggendo vecchi libri sugli acquari ci rendiamo conto di come allora si dovessero ingegnare (visto la scarsa offerta del mercato) per far fronte ad ogni tipo di situazione, lo sfondo è un problema già risolto da molto tempo, ma la tecnica del doppio pannello sembra sia stata dimenticata, eppure, anche se leggermente modificata, questa riesce a dare dei risultati meravigliosi.
Il tutto si svolge incollando ad una lastra da applicare al vetro posteriore, sassi, legni e sabbia in modo da ricreare uno sfondo estremamente naturale e personalizzabile, inoltre, assai economico :-))
Cosa ci serve
1) Una lastra di Plexiglass delle dimensioni della nostra parete di fondo (lo spessore si calcola in base a cosa dobbiamo incollarci)
2) Un tubo di Silicone acetico (meglio se scuro) con la pistola per l'erogazione
3) Una spatola di metallo come quelle che usano comunemente i carrozieri
4) Sassi legni e sabbia a piacere secondo cosa vogliamo ricreare nel nostro acquario.
Premessa
Lo sfondo che ora vi andrò ad illustrare viene creato per un acquario da riproduzione, quindi la sua costruzione sarà ovviamente molto semplice e scarna e servirà solo per far capire il concetto di costruzione. Inoltre io ho usato del legno naturale molto stagionato e dovutamente trattato, visto che per questo bisogna possedere un pò di esperienza, consiglio a chi non fosse abbastanza esperto di utilizzare solo materiali per uso acquariologico. Fra non molto, inoltre, parleremo della realizzazione di un acquario salmastro, li mostreremo anche uno sfondo più complesso che riproduce un "Mangrovieto".
Costruzione
Per prima cosa bisognerà ritagliare il foglio di Plexiglass secondo la misura della parete che dobbiamo coprire, e poi provare a metterlo in posizione per vedere se ci sono delle parti che ne compromettano troppo l'inserimento, infatti una volta preparato lo sfondo non potrà essere piegato più di tanto.
Nella fase successiva sistemeremo i sassi e i legni sulla lastra in modo da sapere già dove metterli al momento dell'incollaggio.
Particolare da tenere in estrema considerazione poichè il silicone acetico rimane lavorabile per non più di 5 minuti, ed in questo tempo dovremo avere terminato tutte le operazioni.
Importante! la prossima operazione andrà effettuata in un ambiente molto ventilato (meglio se una terrazza) con
l'accortezza di indossare una mascherina per via delle terribili esalazioni che sprigiona il silicone, esalazioni che se non prese con le dovute precauzioni possono creare dei disturbi respiratori.
A questo punto siamo pronti per "spalmare" il silicone, che metteremo più o meno uniformemente sulla lastra, con la spatola poi, avremo cura di stenderlo bene.
Una volta terminato di spalmare il silicone, inseriremo i nostri materiali d'arredamento, nel nostro caso un solo legno tagliato a metà con i rami diretti verso il basso, come a formare la parte bassa di un albero dentro l'acqua.
Tutte le zone dello sfondo che non vengono coperte dagli oggetti (nel nostro caso la quasi totalità) vengono ricoperte con della sabbia fine non calcarea.
Questa deve ricoprire la totalità della superficie.
A questo punto non ci rimane che aspettare un paio di giorni per essere sicuri che il silicone abbia asciugato bene, poi laviamo in acqua corrente lo sfondo ed una volta asciugato siamo pronti per incollarlo.
Se lo sfondo non è troppo grande e pesante possiamo anche dare solo dei piccoli punti di silicone intorno al perimetro, in modo da poterlo scollare bene se si verificarse la necessità di toglierlo.
Una volta seccato il silicone possiamo riempire ed arredare il nostro acquario (nel nostro caso di acquario da riproduzione, solo dei rami e foglie secchi e pochi ciuffi di piante).
Come potete capire si tratta di un sistema estremamente economico, di facile e veloce realizzazione, che se ben progettato e arricchito di materiali, oltre all'indubbio senso di naturalità e profondità riesce ad avere un impatto visivo strepitoso.
Su questo vi ricordiamo che in uno dei prossimi articoli parleremo della realizzazione di un acquario salmastro, dove, con questa tecnica, ho costruito uno sfondo per simulare una riva con radici di mangrovia. L'impatto visivo è davvero sorprendente, nonostante sia costruito per una vasca di medio-piccole dimensioni.
Il Vostro primo acquario
Questo articolo è rivolto a tutti coloro abbiano da poco un acquario o meglio, che abbiano deciso di allestirne uno per provare questa bellissima esperienza che ci mette a contatto diretto con un mondo affascinante che il più delle volte è rimasto nel nostro immaginario. Questo articolo non vuole essere una guida assoluta, ma semplicemente una comunicazione di esperienze di un appassionato per tentare di far evitare al neofita degli errori che porterebbero sicuramente l’acquario a sparire dalla casa e dalla mente.
Acquisto dell’acquario
La dimensione della vasca determina la quantità di pesci che potrete introdurre nella stessa. Non solo per questo motivo si dice che un acquario è migliore quanto più è grande, una vasca grande è più stabile di una piccola, richiede in proporzione minor manutenzione, i valori chimici dell'acqua si altereranno più lentamente e vi daranno più tempo per correggere gli errori. Comunque, non è molto saggio cominciare con una vasca da 2000 litri, anche perché una grande vasca è un GRANDE investimento economico. Un buon compromesso tra economicità e grandezza può essere una vasca da 70-100 litri. Comunque non solo il prezzo devo guidare la vostra scelta, valutate bene anche le dimensioni della stanza in cui lo collocherete e non meno importante cercate di posizionarlo lungo una parete portante (gli acquari pesano, e pesano molto!) Ultima nota è sulla qualità della vasca che dovrà durare a lungo per cui vale sempre la pena di spendere qualcosa in più piuttosto che dover procedere al cambio dopo breve tempo vuoi per tenuta, vuoi per scarsa qualità dei vetri ecc. Tecnicamente preferite vasche che abbiano:
*filtri interni siliconati al vetro o al più filtri esterni, evitate quelli volanti che si attaccano con ganci o ventose che sono poco affidabili e pericolosi per i piccoli pesci che andrebbero ad infilarsi tra il filtro e il vetro
*una adeguata illuminazione o che perlomeno permettano l’aggiunta di lampade
*che siano abbastanza comode per le operazioni di manutenzione che dovremo effettuare.
Posizionamento dell'acquario
Dopo aver acquistato l'acquario, bisogna decidere dove collocarlo, e cioè in un posto che sia al riparo dalla luce solare diretta (evitare ad esempio di porlo di fronte ad una finestra), e in un posto che sia in vista, ma tranquillo. Accertatevi poi di avere un tavolo dove appoggiarlo, altrimenti dove avete provveduto per l'acquario sono in vendita tavoli specifici per acquari. Se ne avete uno assicuratevi che questo tavolo o base di appoggio sia ben stabile, perché, si pensi che, tra peso dell'acquario, peso dell'acqua, e peso degli accessori, si possono raggiungere facilmente per un acquario
medio i 120 kg.
Tra la base di appoggio e l'acquario (se l’acquario non è planciato è importante inserire un pannello di polistirolo espanso di spessore di circa 2 cm e di ampiezza uguale a quella della base dell'acquario.
Un acquario ha bisogno di luce La cosa migliore è utilizzare dei neon, costano poco e fanno risparmiare sulla bolletta ma soprattutto producono molto meno calore delle lampade ad incandescenza. Attenzione però, i neon, se volete tenere delle piante vive, non potranno essere quelli comuni, dovranno essere neon specifici per le piante, infatti i vegetali sono molto più esigenti dei pesci, con le luci. Una luce corretta è una delle regole di base per far crescere al meglio le vostre piante. In genere si consiglia almeno una potenza di 0,5 watt per litro d’acqua, il che vuol dire che per un acquario di 100 litri occorrono circa 50 watt. Ora 50 watt possono essere due lampade da 25 watt l’una e possibilmente con spettro luminoso differente, cioè dovendo garantire un copertura più ampia e simile possibile allo spettro solare conviene acquistare lampade di differente tipologia. Un esempio è quello di associare una lampada con LUCE BIANCA ad una FITOSTIMOLANTE. Ovviamente esistono svariate tipologie di lampade ognuna adatta ad una particolare situazione (Piante, Invertebrati ecc..). Per quanto riguarda il tempo di illuminazione, si devono tenere accese per circa 10 ore al giorno e ricordarsi di cambiarle dopo al massimo 7 mesi di uso, dato che lo spettro luminoso si esaurisce anche se la lampada sembra ancora valida. In presenza di molte piante, è conveniente cambiarle non tutte insieme ma a distanza di circa 15 giorni l’una dall’altra, per evitare che una variazione brusca del tipo d’illuminazione le danneggi.
Importanza e sistemazione filtro biologico Il filtro è il cuore dell’acquario, infatti esso ha la funzione di mantenere stabile l'ambiente degradando tutte quelle sostanze inquinanti che i pesci e le piante in decomposizione producono, ve ne sono di vari tipi, ma sicuramente, per acquari da 70-100 litri il più efficiente è quello meccanico-biologico interno. E' un filtro posto all'interno dell'acquario diviso in vari scomparti (3 in genere) che funziona con una pompa che aspira acqua dalla vasca facendola passare attraverso vari materiali filtranti, alcuni dei quali svolgono un'azione meccanica (lana perlon) rimovendo le particelle in sospensione e depurando dallo sporco più grossolano l'acqua, altri hanno una funzione biologica, fungendo da substrato per i batteri aerobi (che vivono in presenza di ossigeno) e anaerobi (che vivono in assenza di ossigeno) che hanno il compito di degradare i composti inquinanti trasformandoli secondo il ciclo dell’azoto in ammoniaca (o ammonio), nitriti e infine in nitrati, l’acqua infine viene spinta fuori dalla pompa e reintrodotta in vasca. L’ultimo elemento della trasformazione, cioè i nitrati sono sfruttati dalle piante come elemento nutritivo, quindi una buona presenza di piante aiuta a mantenere l'acquario in un buon equilibrio biologico. Nel filtro inoltre generalmente uno scomparto (il primo, quello dove l’acqua entra) è riservato al termoriscaldatore che chiaramente ha il compito di tenere l’acqua alla giusta temperatura (per acquari tropicali).
La modalità preparazione e allestimento del filtro è la seguente:inserire circa 10-15 cm di altezza i cannolicchi in ceramica nel secondo e terzo scomparto, inserire 3-4 strati di lana sintetica al disopra del materiale ceramico in entrambi gli scomparti suddetti, lasciando nel terzo scomparto lo spazio per la pompa. Inserire poi la pompa, collegando un tubo in pvc (uso acquariofilo) alla bocchetta di uscita della pompa facendolo poi passare nell'apposita apertura che permette all’acqua di defluire in acquario, posizionare il riscaldatore nel primo scomparto regolando lo stesso ad una temperatura intorno ai 25-28 °C a seconda dei pesci ospitati (attenzione bisogna fornirsi anche di un termometro per uso acquariofilo per il controllo della temperatura stessa), ma senza collegare nulla alla presa di corrente (questa sarà l’operazione finale). In genere è sempre utile riservare anche un po’ di spazio libero nel secondo scomparto per poter inserire nell’eventualità ulteriori materiali filtranti, come carbone attivo o torba che hanno particolari caratteristiche e che vanno utilizzati in alcune occasioni o per il mantenimento e allevamento di particolari pesci. Schema del semplice filtro descritto
Diamo ora un elenco di materiali filtranti di uso più frequente divisi per tipo di filtraggio effettuato: Azione meccanica
Lana perlon e spugnette varie (queste ultime in genere associate a particolari filtri interni a corpo chiuso). Sono quei materiali sintetici che vengono utilizzati per la prima fase di depurazione dell’acqua dalla sporcizia più grossolana e come ultimo strato filtrante prima della reimmissione dell’acqua in acquario. Tali materiali sono gli unici che vanno puliti
periodicamente
Azione e sostituiti all’occorrenza.
biologica
fungono d ciclo Materiali a substrato p dell’azoto er i batteri che hanno il compito di decompor in ammoniaca (o ammonio),
ceramici re le sostanze inquinanti trasf nitriti e infine ormandoli secondo il in nitrati. (Cannolicchi)
o altri materiali inerti a grande porosità.
Azione chimica
Hanno la proprietà di modificare le caratteristiche chimiche dell’acqua, agiscono sui valori della durezza e del PH più o meno in dipendenza dei valori presenti in vasca.
Resine a scambio ionico agiscono prevalentemente sui valori della durezza abbassandone il valore, da non usare mai in acquari popolati, ma solo per il trattamento preventivo dell’acqua. Sconsigliato l’utilizzo, meglio utilizzare acqua ad osmosi. Torba agisce prevalentemente sul valore del PH dato che rilascia acidi umici che portano l’acqua verso valori acidi. Inoltre come effetto secondario colora l’acqua dando un effetto ambrato tipico di alcuni habitat amazzonici. Azione adsorbente
Hanno la proprietà eliminare dall’acqua sostanze di rifiuto o coloranti difficilmente degradabili, va usato solo in particolari condizioni (es. dopo trattamento con medicinali o per eliminare colorazioni non desiderate) E’ da evitare un filtraggio continuo con tale materiale perché dall’acqua non vengono prelevate solo sostanze di rifiuto, ma
anche importanti minerali e oligoelementi.
Carbone attivo, iperattivo ecc.
Per ulteriori informazioni o dubbi su filtro e materiali filtranti si consiglia di chiedere all’esperto del negozio.
Allestimento della vasca vera e propria Se quanto detto fino ad ora vale in genere per qualsiasi acquario d’acqua dolce, la parte di cui ora andiamo a parlare non può essere generale ma può variare a seconda del tipo di acquario (Habitat o biotipo) che vogliamo realizzare. Infatti dato che in natura esistono svariati ambienti che si differenziano sia per la fauna che la flora che lo abitano, sia per le peculiarità intrinseche che li caratterizzano, dovremo decidere sin da principio quale ambiente vogliamo realizzare. Un esempio di biotipi differenti sono un lago africano o un fiume amazzonico, differenze sostanziali tra questi due ambienti sono sia le caratteristiche morfologiche del posto sia le caratteristiche chimiche dell’acqua. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad un ambiente roccioso e quasi privo di piante con acqua dura e chiara, nel secondo in genere abbiamo un ambiente con una buona vegetazione e un’acqua molto tenera e più o meno ambrata. E’ chiaro che ambienti di questo tipo sono abitati da animali che hanno esigenze completamente diverse e che quindi non possono coesistere nello stesso acquario, buona regola quindi e che prima di iniziare l’allestimento della vasca ci documentiamo e decidiamo quale ambiente o pesci attirano di più il nostro interesse per poter realizzare un habitat più vicino possibile alle loro esigenze.
I vari biotipi più comuni sono : Laghi Africani (Malawi, Tanganica, Vittoria) Fiumi Africani
Amazzonico Asiatico Salmastro
Acquario di Comunità
L’ultima voce dell’elenco comunque indica un ambiente non proprio dedicato ad un biotipo particolare ma, costruito in modo tale da soddisfare le esigenze di pesci che hanno necessità simili anche se non provenienti magari da un solo habitat, in modo tale da poterli far convivere nella stessa vasca. Deve essere ovviamente chiaro che comunità non deve essere sinonimo di … fritto misto!!!.
E’ in quest’ultimo caso sempre meglio rivolgersi al negoziante per ottenere notizie sulla compatibilità delle specie che si vorrebbero allevare.
Continuiamo ora con la descrizione su come allestire il nostro acquario prendendo a riferimento proprio l’ultima tipologia vista.
Preparazione del fondo Acquistare e inserire dopo averlo lavato dalla sporcizia grossolana uno strato di ghiaietto (sabbia, quarzo o policromo) di circa 1 cm il fondo della vasca poi ricoprire con uno spessore crescente di circa 2 cm nella parte anteriore fino a 4-5 cm nella parte posteriore di fertilizzante a grani medi. Ricoprire ancora con ghiaietto dopo averlo ben lavato, disponendo con spessore iniziale di 2-3 cm anteriormente e arrivare in fondo a 10-12 cm, questo per dare una dimensione prospettica a chi guarda l'acquario, che va dal basso verso l'alto, naturalmente si possono creare terrazze, e profili vari secondo la propria fantasia.
Adesso inserire altro materiale d'arredamento, come pietre non calcaree, tronchetti, facendo attenzione a lasciare lo spazio in cui si vogliono inserire le piante.
Preparazione e inserimento dell'acqua Anche per questa operazione occorrerebbe ricordare il distinguo tra le varie tipologia delle acque, comunque proseguiamo descrivendo la preparazione per il nostro acquario di comunità.
Per quanto riguarda la qualità dell’acqua ci orientiamo verso una durezza medio bassa e un PH neutro vale a dire dGH 8-10, Kh 6-8 e Ph 6,5-7 una tale acqua si può ottenere miscelando acqua di rubinetto con acqua ad osmosi in percentuale che ora vediamo.
Se l'acquario è da 80 litri, solo per la prima volta la percentuale dell'acqua è 50% del rubinetto cioè 40 litri, e 50% acqua ad osmosi (reperibile nel negozio d'acquari), altri 40 litri. E’ chiaro che i valori dell’acqua vanno misurati per controllare se abbiamo ottenuto i valori che ci eravamo prefissati, in caso contrario possiamo correggere i valori introducendo acqua osmotizzata o di rubinetto a seconda dell’acqua ottenuta in precedenza. Una volta raggiunti i valori desiderati, i cambi d’acqua successivi (ogni 10 giorni circa) devono essere effettuati con acqua che abbia gli stessi valori di quella dell’acquario, sempre nell’ordine del 10-20 % del totale della capacità della vasca. L'acqua và sempre inserita lentamente nell'acquario, e posizionando sul fondo un piatto da cucina in modo tale da non smuovere il fondo di ghiaietta. Infine si ricorda di inserire nell'acqua una dose consigliata nella confezione, del biocondizionatore dell'acqua, che serve per neutralizzare le sostanze nocive dell'acqua come il cloro, che altrimenti sarebbero dannose per i pesci.
Inserimento delle piante L'inserimento delle piante può essere effettuata subito o dopo qualche giorno. La pianta quando viene acquistata si presenta sistemata in un vasetto con della fibra sintetica che delicatamente deve essere rimossa e non inserita in acquario dato che potrebbe contenere sostanze per il mantenimento della pianta stessa ma dannose se immesse in acquario, quindi sotto il rubinetto pulire e tagliare qualche cm di radice. Una volta pulita e sciacquata la pianta và inserita nelle sabbia nel punto scelto delicatamente facendo attenzione ad inserire le radici bene nella sabbia possibilmente rivolte verso il basso, ma senza interrare eccessivamente, ulteriore operazione prima di inserire la pianta in vaca è magari quella di potare leggermente le radici. Così si applicheranno le piante a crescita rapida e alte (in genere tutte quelle a stelo) sul fondo mentre quelle a crescita lenta e basse sul davanti. Come consiglio è bene immettere in vasca inizialmente tutte quelle piante a rapido sviluppo (in genere quelle a stelo) che hanno il vantaggio di dare una grossa mano alla maturazione iniziale della vasca.
Attivazione dell'impianto
Terminate tutte le operazioni di installazione di filtro, fondo, arredamento ecc., si può avviare l’acquario inserendo le spine nella presa di corrente, facendo attenzione che tutti gli impianti elettrici sia protetti rispetto agli schizzi e all’umidità generati dell’acqua. Adesso l’acquario è avviato, ma non è ancora biologicamente pronto ad ospitare i pesci, questo perché affinché si inneschi il meccanismo batteriologico del filtro occorrono alcune settimane e questa attesa, si può abbreviare in due modi. Uno è quello di acquistare batteri da mettere nel filtro e dopo 3-4 giorni si possono cominciare a introdurre i primi ospiti, oppure se si possiede qualche altro acquario sano, prelevare una piccola parte di lana perlon, materiale ceramico e immetterlo nel filtro, anche questo modo fa scattare la proliferazione e la trasformazione dei batteri.
Inserimento dei primi pesci Quando l'acquario sarà pronto secondo il modo che avete scelto per arrivare alla formazione e l'innesco dei batteri si possono acquistare i primi pesci. E’ sempre auspicabile acquistarne inizialmente pochi (magari i cosiddetti "pulitori") per dare la possibilità al filtro di maturare pian piano senza un carico eccessivo di sostanze da decomporre, arrivando al completo popolamento entro alcuni mesi. Ricordiamo comunque che per raggiungere la completa efficienza il filtro ha bisogno di funzionare almeno 6 mesi, in tal senso si raccomanda ancora di non lavare assolutamente il materiale filtrante ad azione biologica, ma solo quello ad azione meccanica (lana perlon o spugnette). Nella scelta dei pesci, non facciamoci guidare dall’aspetto estetico ma valutiamo insieme al negoziante (che si suppone persona esperta e onesta), quali specie possiamo introdurre nella vasca allestita tenendo presente vari aspetti come ad esempio:
Dimensioni del pesce da adulto
Comportamento
Compatibilità con gli altri presenti in vasca
Zona dell’acquario preferita (fondo, superficie, livelli medi dell’acqua)
Vediamo adesso come inserire i pesci nell’acquario. Questa fase è molto delicata e dobbiamo affrontarla con molta calma senza lasciarci prendere dalla voglia di veder scorazzare subito i pesci acquistati nella vasca. Il modo di procedere è il seguente: porre il sacchetto con i pesci nella vasca aspettando circa 15 minuti affinchè la temperature dell’acqua del sacchetto e quella della vasca diventino uguali. Dopo di ciò si fanno dei rabbocchi con l'acqua dell'acquario in piccole quantità ogni 5 minuti in modo che i pesci si abituino alle nuove caratteristiche chimiche dell’acqua dell’acquario, dopo circa mezz'ora si prendono i pesci con un retino e si
mettono in acquario, l'acqua del contenitore va buttata.
Questa tecnica deve essere sempre rispettata per tutti gli acquisti futuri.
Come detto in precedenza è consigliabile inserire per primi i così detti "mangiatori di alghe e/o pulitori" fra cui: Ancistrus sp. e Crossocheylus siamensis, Corydoras ecc. lasciandoli per qualche settimana da soli dopo si potranno inserire altri gruppi di pesci sempre a distanza di qualche settimana un gruppo dall’altro, questo per dare tempo al filtro di maturare poco per volta senza dare subito un grosso carico di sostanze di rifiuto.
L'alimentazione corretta
Il cibo è una delle poche cose su cui non bisogna assolutamente cercare di risparmiare, meglio comprare cibo di marca e non comperare il cibo dei supermercati che magari costa un decimo di quello dei rivenditori di settore, ma un motivo ci deve ben essere! comunque non è neanche corretto spendere un capitale in cibo, la via di mezzo è sempre la migliore. Cosa importante come la qualità e la varietà, bisogna dare ai nostri ospiti una varietà di cibi che cerchino di completare il più possibile la loro dieta ed anche in questo caso ci sono differenze, infatti ci sono pesci carnivori, vegetariani, onnivori ecc., per cui è sempre opportuno informarsi sulle abitudini alimentari dei pesci ospitati e variare il più possibile. Ci sono moltissimi tipi di cibo per pesci oggi in commercio, i tipi più comuni sono i fiocchi, le pastiglie e steak, cibo liofilizzato, cibo congelato, cibo vivo, e cibo in alcuni casi preparato in casa.
Fiocchi
I fiocchi sono il cibo più comune che la maggioranza degli acquariofili da ai propri pesci, ma questo non vuole dire che i fiocchi siano il miglior cibo per pesci. Se utilizzato propriamente, i fiocchi possono essere una parte della dieta dei pesci dato che ne esistono in diverse composizioni, ma bisogna ricordare che come per i nostri alimenti secchi, i fiocchi si deteriorano rapidamente se rimangono per lungo tempo esposti all'aria aperta, perciò, a meno di non avere molti acquari e pesci, meglio resistere alla tentazione di comperare una confezione famiglia di fiocchi perché si risparmia. Pastiglie, Steak e Wafer Questa classe di cibo contiene vari alimenti in forma essiccata ed è fornito in pastiglie, steak, wafer, o altra forma.C'è una varietà di steak galleggianti, per i ciclidi e altri per i grandi pesci dello stagno come i Carassi Dorati e i Koi.Gli steak galleggianti vanno bene, ma possono dare dei problemi, il modo migliore per somministrare lo steak galleggiante è quello di lasciarlo ammollo e poi di somministrarlo. Un tipo speciale di cibo è il wafer di alghe. Questo speciale alimento è progettato per pesci che mangiano le alghe come gli Otocinclus, ma in generale per tutti i pesci da fondo che mangiano alghe. Queste pastiglie non devono essere somministrate in quantità eccessiva, ma solo come integrazione della dieta per i pesci che si nutrono di alghe. Cibo liofilizzato
Molti organismi sono disponibili come cibo per pesci in forma liofilizzata, ad esempio l'artemia salina, dafnie, chironomus e altro, essi sono molto ricchi di vitamine e molto nutrienti e non hanno problemi di eventuali elementi patogeni. Cibo congelato
Il cibo congelato è particolarmente delicato, visto che la catena del freddo deve essere sempre mantenuta e che una volta scongelato va consumato o gettato via. Non ricongelate il cibo scongelato, potrebbe essere tossico per pesci! Un'altra cosa da tenere ben presente è quella di scongelare bene questo tipo di cibo, e prima di somministrarlo
assicurarsi Anche in che questo la caso sua esistono temperatura notevoli varietà sia
in uguale vendita a presso
i quella
negozi dell'ambiente. specializzati.
Cibo vivo
Il cibo vivo è forse il migliore di tutti i cibi per pesce, ma sfortunatamente, è piuttosto costoso e difficile da usare ogni
giorno.
Chi ne ha la possibilità può trovarlo o allevarlo in proprio e nel caso di prelievo in natura bisogna prestare attenzione da dove si preleva o meglio assicurarsi che l’acqua non sia ricca di elementi patogeni, comunque è sempre meglio lavare
abbondantemente il cibo raccolto in natura.
Artemia Salina
Questi crostacei d'acqua salata possono essere fatti nascere da uova essiccate, acquistati in un stato completamente
adulto (sempre in vendita nei negozi del settore). Se si acquistano le uova di artemia una volta schiuse si possono allevare fino allo stadio adulto mediante appositi mangimi. L'artemia salina appena schiusa si utilizza per alimentare gli avannotti, che traggono grande giovamento da questo tipo di alimentazione.
Per quanto riguarda le regole di somministrazione, bisogna dire che i pesci possono essere alimentati più volte al giorno ma solo quanto riescono a mangiare in pochi minuti, in pratica bisogna assicurarsi che non resti cibo inutilizzato in vasca dato che ciò comporterebbe una alterazione dell’acqua con un aumento delle sostanze in decomposizione. Inoltre cerchiamo di non trascurarli e di essere abbastanza regolari nella somministrazione, anche se c’è chi consiglia un giorno di digiuno settimanale nel quale si approfitta per effettuare la manutenzione dell’acquario. Le quattro regole dell’alimentazione sono quindi: Qualità, Varietà, Parsimonia e Regolarità
Manutenzione dell'acquario
Come molte altre cose nella vita, gli acquari hanno bisogno di manutenzione. Anche se oggi con l’aiuto di nuovi materiali e tecnologie si sta cercando di ricreare ambienti autosufficienti, essendo l’acquario un "universo" chiuso e quindi incapace interagire con gli altri elementi della natura, tocca a noi ripristinare e soprattutto mantenere un equilibrio biologico all’interno della vasca. Le operazioni fondamentali per la manutenzione sono diverse e di diverso periodo di applicazione, esse sono ad esempio il cambio parziale d’acqua, misurazione dei valori dell’acqua, pulizia del fondo, pulizia dei vetri, pulizia del filtro (lana perlon) ecc.
Si consiglia
Operazioni di seguire il seguente schema completo per una corretta manutenzione dell'acquario.
Giornaliere
Controllo temperatura
Controllo pesci
Controllo
Operazioni attrezzature
Settimanali
Controllo valori chimico-fisici acqua
Eliminazione delle foglie morte
Pulizia
Operazioni dei vetri dell'acquario
Quindicinali
Cambio parte acqua (15-20 % della capacità della vasca)
Pulizia incrostazioni lampade
Pulizia del fondo
Pulizia filtro (lana Perlon o spugne)
Ripristino del livello acqua (acqua ad osmosi)
Conclusione e consigli specifici Questo articolo può avere delle integrazioni o dei miglioramenti, ma il concetto di realizzare e allestire un acquario spero sia ampiamente chiarito.
Si consiglia di usare prodotti conosciuti, sia per l'arredamento, sia per l'alimentazione, sia per la gestione totale dell'acquario, non eccedete con l'alimentazione, inserire nell'illuminazione un timer per far si che sia anche per i pesci notte e giorno, si ricorda che le piante hanno bisogno circa 10-12 ore di luce artificiale, mai quella naturale con raggi diretti solari in quanto farebbero crescere le alghe. Notate con attenzione ogni singolo cambiamento o trasformazione che avviene all'interno del vostro acquario, esso è un micro-cosmo dove esiste la vita, dove possiamo vedere e imparare che ogni essere è importante ed ha le proprie esigenze e le proprie necessità. Ogni animale và trattato con amore e rispetto cercando di dargli un ambiente adatto, anche perché ricordiamocelo, non ha scelto lui di vivere in cattività.
Il primo acquario
Questo articolo viene in aiuto a tutti coloro abbiano da poco un acquario o che magari sentono la voglia di intraprendere questa bellissima esperienza.
Non mi metterò certo a spiegarvi quali sono i vari tipi di filtri o di lampade, (per questo facciamo degli articoli specifici) ma più semplicemente le azioni che dobbiamo compiere e le fondamentali regole che dobbiamo apprendere per avere da subito grandi soddisfazioni da questo hobby, senza dover spendere un patrimonio in accessoristica per lo più inutile per le vostre esigenze.
Partire con il piede giusto farà si che la vostra passione per gli acquari possa soltanto crescere e non vi porti ad essere anche voi come i molti, che dopo più o meno brevi periodi mettono l'acquario in cantina.
Per chi intraprende questa esperienza per la prima volta, l'impatto iniziale con questo ambiente non è davvero incoraggiante.. vediamo perchè:
* chi vede la cosa da esterno non fatica certo a capire che ormai per un neofita distrigarsi in questo mare di aziende che propongono le loro teorie garantite al 100% abbastanza diverse le une dalle altre eppure tutte "apparentemente" funzionanti, non è davvero facile.. c'è chi propone l'acquario detto "naturale", chi secondo natura, chi ottimale, chi impostandolo come un giardino Zen, ecc.
* di sicuro è anche tramite tutte queste teorie che sviluppano le aziende che oggi abbiamo cognizioni più precise su come impostare un acquario, ma come dicevamo, per il neofita, che per il 95% dei casi partirà con il classico acquario industriale di fascia media o bassa, sono le nozioni basilari che interessano. Quindi, prima di tutto: la manualità, l'osservazione e la conoscenza di alcune semplici e sempre valide regolette Perchè non basta avere un impianto di CO2 per non avere le alghe in vasca, perchè non esiste un buon fertilizzante se non lo sappiamo dosare..... Prima vi dovrete rendere conto che si possono avere acquari meravigliosi senza investire capitali.... poi deciderete voi dove spendere i vostri soldi.
Comprare l'acquario
La regola che vi consiglia di scegliere per l'acquario più grande possibile è quantomai giusta, più grande è l'acquario meno manutenzione richiede, meglio staranno i vostri pesci. Scegliete vasche costruite in modo che permettano una facile manutenzione, migliori quelle spartane, Fate attenzione ad alcuni tipi di filtri posizionabili a piacere che si attaccano al bordo superiore del telaio, una volta in acqua non presentano una buona aderenza con il vetro ed alcuni pesci riescono ad entrarci senza però essere in grado poi di uscire, meglio i filtri classici siliconati alla parete o i filtri esterni, che richiedono meno spese di manutenzione e sono più personalizzabili, il filtro inoltre, non deve possedere pompe da far "centrifugare" i pesci, per un acquario da 100 litri una pompa con la portata di 150 litri orari è ottima. Fate attenzione ai vetri, non sono tutti uguali, guardando vasche di costruttori diversi ci accorgiamo che alcuni costruiscono le vasche con vetri molto trasparenti e pregiati, ed alcune con dei vetri così scuri che sembrano fondi di bottiglia, l'acquario vi dovrà durare per moltissimo tempo, quindi spendete un pò di più all'inizio per avere più soddisfazione in seguito.
Materiali filtranti
I filtri interni modulari e i filtri esterni li potete riempire così: Strato superiore lana di Perlon, da sostituire periodicamente, la potete comprare a prezzi stracciati! Strato medio spugna, la dovrete lavare solo se intasata e solo in una bacinella con acqua dell'acquario. Strato inferiore cannolicchi, non vanno mai lavati, se volete risparmiare un bel pò vi consiglio di inserire del granulato di rocce laviche o di tufo, di quelli usati per riempire i vasi da fiori Se avete filtri a cartuccia caricati con sola spugna, li dovete lavare più di frequente.
Illuminazione
Molto si è discusso e si discute sull'illuminazione, io personalmente ho avuto una buona crescita delle piante sia con luci fredde che calde. Il mio gusto personale mi porta ad orientarmi verso luci con tonalità più fredda, odio vedere i pesci e l'acquario tutto giallo!
Chi compra un acquario, di sicuro lo troverà già completo di lampade, e potrei dire senza problemi che più o meno oggi, tutte svolgono egregiamente la loro funzione. Unica nota, ricordatevi di cambiarle ogni 8-10 mesi, se sono 2 o più, fate passare 3 settimane fra un cambio e l'altro. Potrete risparmiare altri soldi mettendo neon di uso comune, ne potete anche scegliere la tonalità di colore. Cercate di non avere una quantità di luce eccessiva in acquario, fino a che non avrete preso pratica nella conduzione della
vostra vasca e di qualche nozione in più sull'acquario, non aumentate il numero di lampade.
La luce dovrà rimanere accesa circa 10 ore al giorno (un timer vi farà un buon servizio).
Preparazione del fondo
Una volta messo a dimora l'acquario si incomincia l'allestimento preparando il fondo, si metterà quindi un piccolo strato di
sottofondo fertile per le piante (2 cm) e si coprirà con della sabbia fine (evitate la ghiaia policroma) lo spessore totale dovrà essere da 5 a 7-8 cm, a seconda della grandezza dell'acquario, quindi non state a comprare enormi quantità di sabbia.
Io consiglio inoltre per il sottofondo fertile, di non acquistare quelli troppo costosi, e possibilmente di non usare sottofondi di torba.
Gli oggetti d'arredamento
Sassi e legni contribuiranno a creare il nostro ambiente, vanno bene i sassi non calcarei e dobbiamo fare attenzione a non mettere legni di savana (li riconoscerete subito dato che da un lato sono scuri dall'altro chiari) vi coloreranno l'acqua con una velocità estrema, se potete evitate i galeoni affondati, le rovine romane, i teschi, ecc (grazie) e sopratutto gli aereatori che eliminano velocemente la CO2 dall'acqua.
L'acqua
Prima di decidere cosa allevare nel vostro acquario, porterete un pò d'acqua del vostro rubinetto a far analizzare dal negoziante che vi dirà se è tenera e acida o dura e alcalina.
Ricordate bene se vi si ammala un pesce non è certo perchè l'acqua del vostro acquario invece di essere a PH 6,8 è a 7,5 o se invece di avere il KH a 2 lo avete a 8, solo con pesci davvero impegnativi o per le riproduzioni si arriverà a dover calibrare con minuziosità questi valori.
Le piante
Piante di rapida crescita e di grande adattabilità ce ne sono davvero tante: Higrophila polysperma, vesicularia dubyana, ceratopteris thalictroides, vallisneria asiatica, Egeria densa, Elodea canadensis, Heteranthera zosterifolia, Hydrocotyle leucocephala, ecc.
Quindi non compreremo mai le nostre prime piante in base a quello che c'è a disposizione in quel momento dal negoziante, ma pretenderemo questo tipo di piante.
Ricordatevi di togliere le piante dal loro vasetto, di tagliargli le radici in modo che rimangano lunghe 1 cm e di ripulirle bene dalle fibre del "pane" di coltura.
Inoltre per iniziare ne bastano poche, in breve tempo con le talee avremo riempito l'acquario. State attenti alle piante con le foglie rosse, con poca illuminazione queste diventeranno inevitabilmente verdi. Anche le piante che si usano per formare "prati" hanno bisogno di molte cure e di illuminazione, fra queste vi sconsiglio vivamente le specie di Liaeopsis, piante molto carine e di frequente offerte in commercio, se non siete degli esperti coltivatori faranno una brutta fine entro pochissimo tempo. Se proprio non potete fare a meno di queste piccole piante, prendete delle Sagittaria subulata, di più facile coltivazione. Ricordatevi che le piante che acquistate sono coltivate emerse e nella vostra vasca perderanno le loro attuali foglie per sostituirle con quelle sommerse.
Ricapitolando: prepariamo il fondo, riempiamo l'acquario, ci inseriamo sassi e legni, inseriamo le piante ed aspettiamo una settimana per vedere se le parti meccaniche funzionano a dovere, quindi siamo pronti per inserire i primi pesci.
I pesci -- (gioie e dolori)
La prima regola dell'acquariofilo è di non mettere mai troppi pesci nel proprio acquario Purtroppo è anche la regola meno rispettata :-((( Certo all'inizio avere il senso della quantità ideale non è semplice, anche la regola di 1-2L di acqua per cm di pesce è poco precisa... infatti un Astronotus di 30cm non può stare in un acquario da 30-60L. Quindi se non avete un negoziante di fiducia compratevi qualche buon libro (anzi.. comprateli comunque).
I pesci andranno scelti con cognizione e non un esemplare di ogni specie... i "fritti misti" non sono belli da vedere, poche specie robuste e nella giusta quantità.
Non è assolutamente vero che un acquario con pochi esemplari per tante specie diverse sia bello da vedere, anzi, è vero il contrario!
Riprendendo una frase che il nostro amico Thunda ha postato nel forum, direi che: "La bellezza di un pesce è direttamente proporzionale alla sua incompatibilità nel proprio acquario" Questo per far capire che dobbiamo offrire al nostri pesci un ambiente soddisfacente da ogni punto di vista compreso quello che riguarda le relazioni con gli altri inquilini.
Un pesce che vive bene nel nostro acquario ci ripagherà con un comportamento allegro e vivace, mostrerà i suoi migliori colori e sarà molto più difficilmente attaccabile dalle malattie.
Facciamo un esempio:
In un acquario da 100L oltre ai pulitori (5 Corydoras aeneus, 1 Crossocheylus siamensis, 1 Ancistrus spec.) potremmo inserire un branco di 10 Rasbora heteromorpha, 6 Carnegiella strigata, e magari 1 coppia di Apistogramma cacatuoides. In questo modo avremmo messo delle specie che non si vanno a scontrare di continuo ne per il carattere, ne per lo spazio vitale, ne per il cibo:
Le Carnegiella vivono sotto il pelo dell'acqua, le Rasbore a mezz'acqua, i pulitori per lo più sul fondo e come pesce "jolly" l' Apistogramma cacatuoides che frequenterà tutti gli strati dell'acqua, inoltre sono pesci con un carattere abbastanza deciso da non farsi "fregare" il cibo dagli altri veloci inquilini durante i momenti del pasto.
Un acquario così popolato con una buona vegetazione (non è importante che sia formata da 20 specie di piante diverse.. anzi) sarà di sicuro rilassante ed affascinante da vedere, le Rasbore che nuotano in branco e si esibiscono nelle loro parate, le Carnegelle che dall'immobilità più assoluta partono all'unisono in scatti fulminanti, ed il maschio di A.cacatuoides che sempre a pinne spiegate corteggia la femmina per tutta la vasca.... capirete subito che un acquario così è ovviamente dotato di senso logico e riesce a esprimere quel minimo di "naturalità" che ci si aspetta; perchè anche inconsapevolmente noi riusciamo immediatamente a percepire la senzazione di "apertura" e di "spazio" che un acquario creato bene ci da, lo comprendiamo nel suo insieme e ci compiaciamo di questo.
Vediamo invece come di solito il principiante popola di pesci il suo acquario da 100L:
2 Carnegiella strigata, 2 Rasbora, 1 Brachydanio rerio, 1 Betta splendens, 3 Guppy, 1 Tricogaster, 2-3 Papiliochromis
ramirezi, 2 Black molly, 2 Xipho, 4 Paracheirodon innesi, 1 Scalare, 4 Barbus tetrazona, 2 Pelvicachromis pulcher, 1 Botia macracantha, 2 Corydoras aeneus, 2 Corydoras julii, 1 Hypostomus plecostomus, ecc (questo finchè va "bene".. a volte rapito dalla bellezza di alcune specie è capace di portarsi a casa dei pesci come l'Astronotus ocellatus, Neolamprologus leleupi, Arcocenthrus nigrofasciatus, ecc.... immessi insieme agli altri pesci il disastro è assicurato) Un acquario popolato così presenta questi difetti:
1) Ci saranno pesci che infastidiranno di continuo altri
2) Ci saranno pesci che mangeranno molto e altri che si dovranno accontentare
3) I pesci di branco tenuti da soli o in 2 diventeranno presto timidi e scorbutici
4) Il lato estetico è pessimo, una grande confusione di forme e colori che si aggira senza senso per la vasca, non solo non rende neppure quel minimo senso di naturalità all'ambiente, ma non fa neppure risaltare alcuni pesci rispetto ad altri.
Un acquario così si ridurrà presto ad una pozza maleodorante, troppi pesci metteranno in crisi il filtro e questo accompagnato allo stress che gli stessi subiscono nella vasca porterà a malattie e infestazioni di alghe, inoltre pesci troppo delicati per un principiante (come i Papiliochromis ramirezi) avranno vita breve.. allora, per parare un pò la situazione, via con i medicinali, che da una parte curano i pesci e dall'altra uccidono la flora batterica, antialghe che massacrano le piante e così via.
Capite da voi che una volta entrati in questo "giro vizioso" è difficile uscirne, anche perchè vi aiuterà solo ad aumentare la confusione e vi farà spendere soldi per prodotti di ogni genere di cui voi non dovreste avere il minimo bisogno. Basterebbe organizzare l'acquario con un pò più di obbiettività per escludere questi problemi e godere a pieno di questa passione.
Come acquistarli
Per prima cosa compratevi un libro sugli acquari (possibilmente un bel libro) e iniziate a farvi un idea di come popolare poi la vostra vasca con cognizione, senza andare a cercare specie di pesci troppo delicate..... (ne paghereste subito le conseguenze)
Ricordatevi che neppure con 100 acquari riuscireste ad allevare il 10% delle specie di pesci reperibili sul mercato! Quindi fate le vostre scelte senza troppi rimorsi per quei pesci che non potrete allevare.
Acquistate i pesci solo in negozi che presentino vasche di vendita ben pulite e curate, valutate bene la disponobilità del negoziante di darvi consigli più che di vendervi prodotti e non acquistate mai pesci che sono arrivati pochi giorni prima, si potrebbero rilevare pesci troppi indeboliti o addirittura malati.
I pesci si devono presentare in buono stato, vivaci, con appetito e senza avere ventre incavato o macchie strane. Un appunto sui Pecilidi (Guppy, Velifere, Xypho, Black Molly ecc) che ritenuti pesci da principianti spesso riservano brutte sorprese, sono pesci estremamente belli e commerciali, questo porta ad un loro sfruttamento iper-intensivo, ovviamente il tutto si traduce in un indebolimento della specie e spesso li vediamo anche in vasca del negoziante in condizioni pessime, sia per lo stress, che per presentare già segni di malattie. Se avete qualche conoscente a cui si sono riprodotti in vasca allora potete prenderli da lui, avendo almeno la garanzia di
pesci che non sono stati sottoposti ad eccessivi stress.
Attenzione anche alle bellissime Colisa lalia.
Come primi pesci io mi orienterei sui piccoli Ciprinidi (Rasbora, Brachydanio, Barbus, Tanicthys ecc) escludendo però il tetrazona o barbo "tigre" perchè troppo aggressivo, anche i Caracidi sono molto belli e robusti e molte altre specie ancora.
Anche in questa occasione un buon libro vi preserverà da spiacevoli errori. Un altro frequente errore è di comprare i pesci cercando di risparmiare il più possibile.... non che il concetto sia sbagliato, ma il risparmio lo possiamo avere solo a pari qualità!!! Ci sono negozianti che comprano pesci da allevamenti veramente professionali e li tengono in vasche che sono all'altezza della situazione, se un pesce da loro costa qualche lira di più, credetemi, le vale!!!
Come inserirli
Per inserire i pesci in vasca si procede così:
Si mettono i pesci e l'acqua di trasporto in un contenitore, si fanno dei rabbocchi con l'acqua dell'acquario in piccole
quantità ogni 5 minuti in modo che i pesci si abituino alla temperatura e alle caratteristiche chimiche della nuova acqua, dopo circa mezz'ora si prendono i pesci con un retino e si mettono in acquario, l'acqua del contenitore va buttata.
Inserirete per primi i cosidetti "mangiatori di alghe" fra cui: Ancistrus sp. e Crossocheylus siamensis, (gli Otocinclus sono troppo delicati) questi pesci verranno nutriti per la prima volta dopo 3 giorni che sono in acquario e poi ogni 2 giorni e con parsimonia., in questa maniera saranno spinti a nutrirsi delle prime alghe che si formano in vasca. Dopo 10-15 giorni inserirete un piccolo gruppo di altri pesci e dopo altri dieci giorni un altro gruppo. Questa pratica si usa per permettere alla flora batterica del filtro di far fronte al carico maggiore di sostanze di rifiuto, inserire i pesci tutti insieme o dopo poco tempo farebbe collassare il nostro filtro con conseguenti problematiche. Inoltre, i primi giorni potremmo avere degli sbalzi nei nitriti, ammoniaca,ecc, questo è perfettamente normale. Si consiglia di inserire anche un gruppo di 4-5 Corydoras (solo se sul fondo avete della sabbia fine) in modo che rovistino di continuo nel fondo e lo tengano pulito dai piccoli avanzi di mangime.
Ai pesci offriamo 1-2 pasti al giorno con mangime di ottima qualità e solo quello che consumano in 2-3 minuti. Non devono rimanere accumuli di mangime in vasca.
Purtroppo questa è un altra delle regole che il neofita più spesso infrange, accumuli di mangime nel nostro acquario deterioreranno dopo poco l'acqua, con inevitabili conseguenze.
La vasca di quarantena Invece di spendere soldi per misuratori di valori e attrezzi vari, potrete organizzarvi una vasca di quarantena. Se potete, cercate di fare uno sforzo ed utilizzate questa pratica. Questo accessorio è di fondamentale importanza sia per chi inizia sia per chi è già esperto. Più di una volta molti acquariofili (me compreso) si sono trovati in situazioni critiche per aver sottovalutato la fase di quarantena dei pesci. Un pesce malato immesso dentro la vasca molto probabilmente contagerà anche gli altri.... il disastro è assicurato!! in una vasca di quarantena potremo impedire il contagio e medicare senza controindicazioni i nostri pesci. Se pensate di spendere una cifra elevata per questa vasca vi sbagliate! possiamo utilizzare un qualsiasi contenitore di plastica trasparente,dove inseriremo solo un riscaldatore se la temperatura ambiente fosse inferiore ai 20-22 gradi, un piccolo aereatore per muovere e ossigenare l'acqua andrà bene. La luce non serve e la vasca la possiamo collocare anche nello stanzino. Capirete presto quanto questa accortezza vi aiuti a prevenire problemi futuri e vi faccia risparmiare soldi in medicine e prodotti vari.
Inoltre l'osservazione che dovrete fare dei pesci in quarantena sarà un buon esercizio che vi risulterà indispensabile per il futuro.
La manutenzione
Cambiate il 20% d'acqua ogni 15 giorni, se allevate pochi pesci, ogni 30 giorni ne cambiate il 35%, questa operazione va fatta di tutta calma senza causare grandi sbalzi di valori nell'acquario. Ricordatevi che cambiare la minor percentuale d'acqua il più spesso possibile è un ottima accortezza, ma visto che spesso molti dopo un periodo di tempo si stufano di questa operazione, ricordatevi almeno di cambiarla con le dosi e i tempi sopra citati.
Cambiate i prefiltri (se ne hanno bisogno) il resto del filtro non lo dovete toccare mai a meno che non si intasi. Per chi ha i filtri interni compatti con cartucce di spugna o materiali vari, li deve pulire più di frequente.
Anidride Carbonica
Tramite impianti di diffusione di CO2 possiamo permettere alle nostre piante una migliore e più rigogliosa crescita, ci permette inoltre di regolare un pò il valore di PH, ma solo se l'acqua è abbastanza tenera. Oggi il prezzo di questi accessori è veramente alla portata di tutti, per chi avesse un acquario molto piccolo consiglio di non comprare le bombole ad innesco, ma di autocostruirsele con una spesa quasi nulla! Può inoltre risolvere il problema della crescita delle piante in quegli acquari dove questa è davvero stentata. Sia comunque ben chiaro, che nemmeno questo è uno strumento di importanza fondamentale per chi inizia o non ha interesse a coltivare in modo superlativo piante anche difficili. Al principio è bene focalizzarsi di più verso le normali operazioni di manutenzione e di osservazione che impostare in maniera troppo meccanica un acquario.
Troppo spesso vediamo gente che chiede aiuto ai negozianti per svariati problemi, persone che alla luce dei fatti non hanno mai praticato la dovuta, elementare, manutenzione e cura alla loro vasca, e magari hanno più pesci del dovuto. In questi casi, i prodotti di aiuto, hanno poca efficacia. Chi cerca di avvicinarsi a questo Hobby, deve sapere che l'acquario non è una macchina! e non si può pretendere che esistano dei prodotti in grado di correggere tutti i nostri errori di negligenza. Ce ne sono alcuni che ci vengono in aiuto, ma niente sostituirà l'impegno dell'acquariofilo. Una attrezzatura perfetta non impedisce di avere situazioni spiacevoli. Dico questo perchè di gente che ha problemi con l'acquario ne ho sentita molta, e sempre costante la loro incapacità di
darti indicazioni aggiuntive per risalire al problema. Questo si traduce in mancanza di attenta osservazione.... non si può costruire un palazzo senza le fondamenta! Ci sono acquariofili esperti che sanno vedere un pesce con un principio di malattia lontano un chilometro, se una pianta è anche solo leggermente sofferente, a colpo d'occhio se un acquario è male impostato e mal funzionante. Il vostro obbiettivo è avvicinarvi il più possibile a questa sensibilità, a quel punto sarete in grado di poter gestire ogni tecnica senza il minimo rischio, con soddisfazione e senza dover mai maledire i soldi spesi.
Fertilizzanti e prodotti vari
I fertilizzanti vanno usati con estrema prudenza.. se leggete nelle indicazioni sulla scatola noterete che ci sono scritte delle dosi, che però non tengono conto del fatto che voi abbiate un acquario con poche piante o con molte, con aggiunta di CO2 o no, con acqua tenera o dura..... fattori che determinano l'assorbimento di tali sostanze da parte delle piante... a questo punto avrete gia capito che in realtà le indicazioni sulle quantità da usare che trovate scritte nelle scatole, sono approssimative e solo leggermente indicative.
Iniziate a dare i fertilizzanti dopo 1-2 settimane dall'immissione delle piante e cominciate con 1/3 della dose consigliata poi sta a voi vedere se aumentare o no, se le alghe dovessero prendere troppo campo, fate un cambio d'acqua e non aggiungete il fertilizzante.
Di altri prodotti non ne avrete bisogno se nel vostro acquario avrete rispettato le regole che abbiamo visto sopra, se proprio volete, potete aggiungere un pò di biocondizionatore al cambio d'acqua. Vi ricordo ancora una volta di usare piante molto adattabili e dalla crescita rapida!
Vi sconsiglio di spendere soldi per i ceppi di batteri, se inserite in acquario la giusta quantità di pesci e un pò alla volta, i batteri colonizzeranno il filtro da soli.
Questo non vuol dire che tutti i prodotti siano inutili (alcuni si), sono però da utilizzare solo in situazioni particolari. E' sempre e comunque una ruota: Potremmo infatti dare una mano al nostro filtro introducendo ceppi di batteri dopo una medicazione per qualche malattia.... ma se abbiamo seguito diligentemente le regole basilari dell'acquariofilo, molto difficilmente avremo pesci malati in vasca! Fino a quando non avrete accumulato esperienza, non vi confondete ancora di più le idee giocando a fare i "piccoli chimici", se proprio volete, misurate il valore PH, ma non vi impressionate se invece che di essere a 7 è a 7,6 i pesci non vi moriranno di sicuro per questo! Vi moriranno invece se sono costretti a vivere in un acqua poco pulita o in condizioni di stress eccessivo. Potrete divertirvi anche a misurare le sostanze che se in esubero, sono dannose per l'acquario, come: Nitriti, Nitrati, Ammoniaca ecc... ma se non avrete sovraffollato l'acquario, se non butterete quantità industriali di mangime in vasca e farete i dovuti cambi d'acqua, queste saranno per voi problematiche assolutamente sconosciute.
Le alghe
Verdi, brune e nere a pennello, non sono un flagello così terribile (a meno che non gli si permetta di invadere tutto) le alghe sono molto simili alle piante e in tutti gli acquari sono presenti!
Si formano costantemente sul vetro, sulle foglie vecchie e sui materiali d'arredamento, anche quando le piante crescono meravigliosamente, e tutti i valori sono positivi!
Non sarà certo qualche alga a rovinarvi l'acquario ;-)
Non vi fate fuorviare da chi propone acquari prendendo esempio dalla natura e fa una lotta disperata alle alghe, basta recarsi in un qualsiasi corso d'acqua per verificare che dove ci sono piante ci sono anche alghe... La natura non va daccordo con alcune attuali teorie ;-) Ancora una volta starà al vostro buon senso non permettere che queste abbiano la meglio sulle piante, impostando l'acquario come descritto sopra. Chi invece non le vuol neppure vedere è liberissimo di eliminarle con ogni mezzo (del tutto è praticamente impossibile) ma questo riguarderà solo il proprio gusto personale e non certo le teorie di avere un acquario "naturale".
Cianobatteri
Chiamati anche volgarmente "alghe verdi-azzurre" si presentano come una patina mucillagginosa dal colore molto intenso che avvolge praticamente tutto, possono portare un acquario al collasso in poco tempo. Per combatterle troverete alcuni articoli nel sito, nella sezione Piante e Alghe
Conclusioni
Dar da mangiare ai pesci una volta al giorno, non sovraffollare la vasca, fare dei piccoli cambi d'acqua ogni 15 giorni con l'acqua del vostro rubinetto (se vi organizzate con un tubo di gomma l'operazione sarà estremamente semplice, veloce e non sporcherete nulla) è tutto quello che dovete fare per la manutenzione del vostro acquario..... ma lo dovete fare!!! Possiamo dire con tranquillità che l'acquario è tra gli hobby che richiedono pochissima spesa e manutenzione. E come avrete capito, l'acquario, più che di montagne di accessori, ha bisogno della vostra osservazione e buon gusto; niente può sostituire questo, può invece fare fare la differenza fra un bravo acquariofilo naturalista ed uno che passerà il tempo dedicato al suo hobby a combattere con problematiche e malattie, di cui lui stesso permette l'insorgere.
Le mie esperienze sull'acquariofilia
Saluto tutti i lettori di questa pagina che non da certo consigli o idee per migliorare il proprio acquario, ma vuole soltanto essere una pagina con le mie esperienze sull'acquariologia, hobby che ho appena iniziato comprando un piccolo acquario di 100 lt. circa, un anno fa.
il mio acquario
FONDO
Il fondo del mio acquario e costituito da un primo strato di ghiaia grossolana chiara e da un secondo strato costituito da ghiaia più fine di colore neutro, nei punti di allocazione delle piante vi è anche del terriccio arricchito per facilitare la crescita dei vegetali.
RISCALDAMENTO
Essendo il mio un piccolo acquario non utilizzo un potente sistema di riscaldamento accontentandomi solamente di una resistenza a immersione e di un termostato installato nella parte opposta al gruppo riscaldante, nonostante la sobrietà del sistema sono soddisfatto e sembra che lo siano anche i pesci che non subiscono sbalzi di temperatura anche minimi durante il cambio di stagione.
Essendo il mio un acquario che privilegia i pesci tropicali e indonesiani ho tarato il termostato ha una temperatura di 27,5 C°.
Petitella georgiae
ILLUMINAZIONE
Per il fattore dell'illuminazione ho riscontrato dei piccoli inconvenienti, infatti dispongo di due tubi al neon Daylight che a mio parere, nonostante diano una resa cromatica ottima, non hanno un effetto di crescita sulle piante che nel mio acquario non sono particolarmente vigorose; per risolvere questo problema avrei intenzione di acquistare un tubo rosato che dovrebbe avere un effetto benefico sulle piante.
un esemplare maschio di Betta splendens
FILTRO
Sul fatto del filtraggio ho un pò di problemi: ho soltanto un piccolo filtro interno a motore che credo sostituirò con un modello più potente, dato che il mio non riesce a filtrare efficacemente l'acqua (e per questo devo sifonare il fondo molto frequentemente con un'apposita pompa).La pompa del filtro non ha una potenza sufficente, nonostante sia dichiarato di avere una portata di 130 lt/h, ho in programma di acquistarne una nuova di almeno 150 lt/h o anche di 200 lt/h per terminare definitivamente gli inconvienienti legati al filtraggio.
Un maschio di Colisa lalia var. "TanGuKen"
PIANTE
Nel mio acquario "coltivo" diverse piante sudafricane e Sudamericane che a mio parere sono tra le più resistenti per gli sbalzi di temperatura e il ciclo di luce errato: per la crescita delle piante dell'acquario (dopo numerosi tentativi) ho raggiunto l'optimun con un ciclo di luce di 8 ore giornaliere comandate da un timer elettronico. Le piante del mio acquario sono di quattro generi: coltivo 2 Ludwiga ascendens, che sono le meglio adattate dell'acquario; tengo poi un Alternanthera reineckii che ho moltiplicato per talea, che secondo me è la più sicura tecnica di riproduzione per le piante (ho provato con la tecnica della divisione di radice, ma con tutte le piante mi è fallito e le nuove "nate" sono marcite dopo soli pochi giorni). Nella mia vasca cresce poi un esemplare di Anubias barteri e un esemplare di Echinodorus amazonicus.
Ho notato però che tutte queste piante sono a crescita lenta e dovrò aspettare ancora prima di affermare di essere un giardiniere acquatico.
Un maschio di Poecilia reticulata var "Cobra Giallo"
ALIMENTAZIONE DEI PESCI
"Un'alimentazione naturale diminuisce i rischi di contrarre una malattia", è questa la conclusione a cui sono giunto dopo numerose prove effettuate sugli abitanti del mio acquario, un alimentazione a base di Tubifex sembra che rinvigorisca le pinne dei pesci quando esse sono sfilacciate, ho anche notato che il riso "paddy" dona una colorazione più accesa del normale sui pesci, in qualunque caso, però, anche i pesci sono più scattanti e felici quando si nutrono di alimenti naturali. Per gli avannotti ho scoperto una ricetta "miracolosa" che velocizza la crescita e rinforza le pinne: Si prende un uovo e lo si fa sodo, dopo che esso si è raffreddato lo si sguscia e si separa il tuorlo, questo viene schiacciato o tritato facendo attenzione a separare bene i grumi, si passa poi in un colino per trattenere le parti più grosse, dopo averlo setacciato è pronto per essere dato in pasto agli avannotti facendo attenzione a non darne troppo perchè inquinerebbe l'acqua, il tuorlo rimanente può essere facilmente conservato in frigorifero.
maschio di Pterophyllum scalare var. "Koi"
I PESCI
Gli abitanti del mio acquario non appartengono tutti a uno stesso biotipo, ma arrivano dall' Orinoco e da Sumatra. Ho in totale 29 pesci:
Un pesce combattente maschio e una femmina Otto pesci neon neri che stanno sempre in un angolo e non si fanno mai vedere Due Colisa lalia varietà "TanGuKen" maschi che si rincorrono sempre
Sei Poecilia reticulata coda a velo che sono i più scattanti e giocosi Due scalari maschio e uno femmina nero
Tre esemplari di Petitella che sono i più schivi e timidi tra tutti i pesci che possiedo Due platy varietà oro
Due Corydoras aeneus
Un pesce pulitore che continua a pulire il legno di mangrovia del mio acquario.
Il mio acquario da 30 litri
Saluto tutti coloro che hanno scelto di leggere questo mio umile articolo che non vuol essere certo una lezione su come avviare, arredare e/o sistemare un acquario da 30lt, bensì una piccola raccolta di osservazioni che ho fatto dal momento in cui mi sono accostato a questo stupendo hobby facendomi regalare il mio primo acquario (appunto un 30lt) circa un anno e mezzo fa, nella speranza che tali osservazioni possano tornare utili soprattutto a chi piacerebbe avvicinarsi a questo stupendo mondo, ma ne rimane a debita distanza per i più svariati e soliti motivi che non sto qui ad elencare.
Una piccola premessa: faccio riferimento al 30lt semplicemente perché tra gli acquari piccoli è la taglia standard, ma non ci sono problemi ad applicare tali osservazioni ad acquari ancora più piccoli o a vasche di riproduzione (queste però conterranno solo i pesci atti alla riproduzione).
Credo che il motivo principale per cui si sceglie un 30lt è il poco spazio che occupa, ma il principiante che si accosta per la prima volta all’acquariofilia ignora o sa per averlo letto da qualche parte che tanto più è piccolo l’acquario, tanto più è alta la sensibilità alle variazioni dell’equilibrio biologico al suo interno. Un conto è però leggere, un conto è tastare con mano la realtà delle cose ed è l’esperienza diretta che rende pratici. E’ un po’ come assettare una Ferrari per ottenere le migliori prestazioni: si procede per tentativi.
IL FONDO
L’unico consiglio che mi sento di dare è di abbinare al fondo ghiaioso o sabbioso un buon terriccio utile per il nutrimento delle piante tramite le radici.
Per ciò che concerne il fondo, la SABBIA è un’ottima soluzione di praticità ed estetica; se si propende per la GHIAIA consiglio di evitare grani di taglia media o grossa. Per ciò che mi riguarda, la prima volta abbinai una ghiaia policroma di taglia media ad un subfondo a grani più grossi della Sera con il pessimo risultato che, dopo poco, il fondo faceva da subfondo e viceversa pagando il prezzo, in termini di estetica, della mia inesperienza. Per ciò che concerne invece il colore del fondo, consiglio di tenere conto della illuminazione nella vasca. Quello che vorrei esprimere è che regole fisse non possono esserci, ma cercate di fare scelte oculate tenendo conto delle esigenze delle piante, dell’arredamento che intendete introdurre nella vasca e dello sfondo che intendete utilizzare. E’ ovvio che sabbie o ghiaie chiare (se non bianche) riflettono la luce molto più di quelle scure, e possono così creare dei problemi ad alcuni pesci.
IL FILTRO
Sui filtri utilizzabili ed utilizzati esistono pubblicazioni esaudienti e quindi problemi non ne esistono. L’unica incongruenza che ho riscontrato riguarda le teorie proposte al riguardo della PORTATA DELLA POMPA. Quella che ho scelto di seguire (e che consiglio vivamente) è di regolarla al doppio dei litri effettivi di acqua presenti nella vasca. Nel mio 30lt, tolto l’arredamento, ho 23lt netti di acqua e dunque dovrei impostare la portata della pompa a 46 lt/h. Ho detto dovrei, perché in realtà le pompe vengono fabbricate con portate standard: basta scegliere quella che più si avvicina (possibilmente per eccesso) al conto eseguito. Il discorso della portata della pompa è legato essenzialmente al filtraggio biologico: una portata elevata può permettere un insufficiente lavoro dei batteri denitrificanti con relative conseguenze. Inoltre, più acqua passa nel filtro meccanico per unità di tempo, più sudicio questo tende a bloccare con relativi intasamenti frequenti e relative conseguenze inquinanti in vasca. Io credo che un po’ di “sporco” in vasca non guasta, l’importante è il rispetto della salute dei pesci e delle piante. Se gli ospiti di un acquario hanno colori belli e accesi, se mangiano con appetito, se sono frenetici nei loro giochi, beh, non statevi a preoccupare più di tanto: tutto funziona nel giusto verso. L’ultima osservazione da fare sulla portata d’uscita della pompa è che le piante d’acquario non gradiscono un veloce movimento dell’acqua e dunque, applicando la regola di cui sopra, si assolve anche a questa loro esigenza.
PIANTE E ALGHE
Le piante assolvono a importanti funzioni in un acquario: tramite la fotosintesi consumano CO2 (anidride carbonica) fornendo ossigeno utile alla respirazione dei pesci; tramite le foglie si nutrono di una parte dell’inquinamento prodotto in vasca (non per questo però siamo esonerati dai nostri doveri); possono essere utili come nascondigli, per delimitare i limiti stabiliti dai pesci territoriali o ai fini della riproduzione offrendo ripari per le uova, ancoraggi per nidi etc etc etc. La prima osservazione che voglio fare e che vivamente consiglio di seguire sempre è quella di creare un “POLMONE” nell’acquario di piante a media/rapida crescita. Questo fa si che l’ossigeno presente in acquario sia sempre ad un buon livello e che una parte dei nitrati prodotti venga assorbita velocemente come nutrimento.
Nel mio 30lt ho provato diverse soluzioni utilizzando gruppetti di Egeria densa, LIimnophyla, Cabomba, Hygrophyla difformis. Tutte belle piante, ma credo poco adatte ad un 30lt. Queste infatti crescono molto velocemente invadendo in poco tempo l’intero acquario; dunque vanno potate frequentemente e molte di loro, per non perdere le loro caratteristiche estetiche, vanno ogni volta sradicate, potata la cima e ripiantarla nel fondo. Un lavoro che, vi assicuro, dopo un po’ di volte viene a noia.
La soluzione che ho applicato nel mio acquario è quella di piantare gruppi di Vallisneria spiralis, una pianta che necessita di poca/media luce e che tende ha riprodursi con facilità, bella esteticamente e con una crescita media che soddisfa (se piantata in numero sufficiente) alle mie esigenze. In più ho inserito una Nymphaea lotus (molto bella è la varietà rossa) la quale cresce in modo esagerato e invadente, ma oltre ad essere una bellissima pianta, ha una crescita media e per potarla basta tagliare le foglie.
Un altro aspetto fondamentale per la concimazione delle piante è l’immissione della CO2 che consiglio di attuare sempre oculando naturalmente la spesa. Questa assolve anche alla stabilizzazione del pH e della durezza temporanea dell’acqua. Il discorso delle ALGHE è un po’ più complicato da affrontare semplicemente perché dipende dai vari casi. Le uniche cose che mi sento di dire al riguardo è che è pressoché impossibile non avere a che fare con loro: verdi, marroni, grigiastre, patinose, pelose…..queste sono quelle con cui mi sono ritrovato a fare i conti. I motivi per cui le alghe vengono fuori sono i più svariati tra i quali la luce che può essere troppo intensa, di lunga durata, una gamma di frequenze errate o più semplicemente negligenza da parte nostra. Infatti il cambio regolare di una parte dell’acqua è fondamentale insieme alla pulizia dei filtri. La causa principale dell’esplosione delle alghe è la presenza di troppi NITRATI e FOSFATI, eliminabili in gran parte solo con il regolare cambio dell’acqua.
Un amico mi ha regalato una dritta che io regalo a voi. Non so se sia vera questa cosa, ma le alghette verdi filamentose che si formano sotto una forte luce sarebbero un toccasana per l’eliminazione dei composti azotati (NO2 e NO3). Il consiglio è dunque agevolarne la crescita mettendo magari un piccolo specchietto a pelo d’acqua sotto la luce. Sinceramente non ho mai provato anche perché queste alghette mi vengono fuori spontaneamente sulla parte superiore (dove c’è proprio la luce) del vetro frontale del mio acquario e me ne guardo bene dall’eliminarle.
L’ultimo problemino di alghe che ho avuto l’ho risolto lasciando crescere la Nymphaea Lotus fino in superficie: la luce che penetra così è minore e non ho più riscontrato la presenza di quelle alghe grigiastre che tendono a formarsi sulle punte delle foglie.
L’ultima raccomandazione che sento di darvi a salvaguardia delle piante è di non usare nella vasca medicinali per pesci e gli alghicidi.
I PESCI
La scelta dei pesci da introdurre è ovviamente soggettiva, ma sono due le osservazioni che mi sento di fare. La prima è che l’utilizzo di almeno due Corydoras sia essenziale per avere un fondo sempre pulito: infatti, come è noto, questi pesci sono sempre alla ricerca di cibo sul fondo smuovendolo costantemente. In questa maniera lo sporco che tende a depositarsi penetra tra la sabbia e di sicuro l’estetica ne guadagna (ricordatevi che i Corydoras non possono vivere nel ghiaietto policromo, pena la totale recisione dei suoi “baffi” con drammatiche conseguenze).
La seconda nota va al riguardo della eliminazione di alcuni tipi di alghe: infatti ci sono pesci fitofagi che le divorano. Tra questi consiglio il Crossocheilus siamensis.
Per quel che mi riguarda nel mio 30lt allevo dei Betta splendens che ho fatto riprodurre proprio in questi giorni), dei Guppy, Corydoras e un C. siamensis.
Ecco, questo è quanto mi sono sentito di dire al riguardo della mia esperienza su di un 30lt. La mia unica premura è che queste osservazioni possano tornare utili in qualche modo a chi decide di prenderle in considerazione. Ho cercato di trasmetterle tramite questo scritto con semplicità ed umiltà. Spero di esserci riuscito.
Saluto e ringrazio tutti coloro che hanno scelto di regalare la loro attenzione a questo mio articolo esortandoli a comunicare le loro esperienze in qualche modo e a renderle pubbliche tramite questo sito…..il nostro Sito, in aiuto a tutti coloro che vorrebbero avvicinarsi all’ACQUARIOFILIA, ma ne sono spaventati e in aiuto a quei principianti che, davanti ai primi inevitabili insuccessi, sono propensi a mollare scoraggiati.
Guida alla costruzione di un mobile per acquari
Tutto è nato dalla voglia di avere un mobile robusto che rispondessealle mie esigenze e che pur essendo chiuso non occupasse troppo spazio.Così ho deciso di trasformare, anzi stravolgere la mia scrivania. Hoiniziato disegnando uno schizzo che rendesse l’idea tipo questo. Dellascrivania ho conservato solo il piano che aveva uno spessore di 3 cm.
Vista frontale
Vista dall'alto e vista laterale del particolare 9 (in basso al disegno)
Come avrete notato dalle foto il mobile è completamente chiuso sia dietro che sotto
Scelta del legno Prima di tutto scegliamo il materiale. Io hopreferito l’abete multistrato a tanti altri tipi di legno perchè silavora bene ha un prezzo contenuto e si trova in diversi spessori. Perla struttura esterna e le parti di appoggio(pannelli n°1,2,3) ho sceltouno spessore di 2,8 cm mentre per il resto uno spessore di 2,1cm.Questa è una cosa del tutto indicativa poi ognuno sceglie il legno chevuole. L’unica cosa che non va lasciata al caso è la robustezza!Ricordatevi che deve reggere il peso dell’acquario più l’acqua e gliarredi. Per esempio io ho calcolato che il mio mobile deve resistereminimo a 100kg perchè la capacità della vasca è di 70 litri. Questopeso lo dovete incrementare del 30% che sono gli arredi più qualcheattrezzatura.
I materiali e gli attrezzi usati
-levigatrice orbitale (utile solo se usate legno grezzo)
-trapano con battuta
-fresa
-colla vinilica
-staffe ad L
-viti 3x2,1mm
-viti 3x1,8mm
-lapis
-metro
-spessori
-profilati di alluminio ad U
-2 cavalletti
-martello di gomma
-coppale da barche
Realizzazione
Primadi tutto facciamoci tagliare il legno dal falegname per avere dei taglisempre a 90°gradi e ridurre così le possibilità di errorenell’assemblaggio. Scartiamo il tutto per renderlo liscio con lalevigatrice orbitale che monta una carta abbastanza fine. Soffiamo conil compressore per togliere la polvere.
Prendiamo il pianosuperiore(n°1) e mettiamolo sui cavalletti con il lato che dovrà staredentro rivolto verso l’alto. Segnamo con il lapis la posizione in cuidovranno stare i due pannelli laterali(n°2). Fate proprio tutti icontorni per non stare a dover rimisurare successivamente.Se voleteessere sicuri provate a "presentare" i due pannelli messi a 90° sulpiano. Adesso segnate al centro dei contorni una riga di mezzadria efate su questa tre punti equidistanti. Riportate gli stessi segni sulpannello laterale. Questi saranno i punti in cui dovremo forare perinserire i tre perni.Disponete la battuta del trapano in modo tale cheil foro fatto sia profondo la metà degli spessori. Fate i fori anchesui pannelli laterali.Adesso mettete la colla vinilica nei fori einserite gli spessori. Spandete un po’ di colla sulla superficie cheavevamo disegnato con il lapis sul piano e inserite i pannelli. Se trail piano e i pannelli rimane dello spazio aiutatevi con il martello digomma dando dei colpetti su tutto lo spessore del pannello. Mettetealcune staffe sia all’esterno che all’interno per fare in modo che idue piani siano perfettamente a 90°. Lasciate seccare la colla per almeno 5 ore. Unavolta seccato mettete le staffe ad L solo all’interno e a distanza di30/40 cm l’una dall’altra.Adesso mettete il pannello del retro(n°7)sempre usando la colla e alcune staffe per garantire l’angolo retto.Unavolta seccato il tutto ponete altre staffe sempre all’interno.Adessomettiamo la base(n°8)ossia quella parte che poggerà per terra usandosempre lo stesso metodo.Gli spessori li ho usati solo per il piano eper le "gambe"perchè sono quelli che devono fare da struttura per poimettere tutto il resto e quindi più precisi.Una volta che tutto e’seccato ho controllato che non ci fossero punti dove
mancava la colla eho rifinito tutti gli angoli delle giunzioni con questa.
Ora facciamo i fori per i binari.
Ecco una foto:
Ne metteremo 4 perchè ne servono 2 sopra e due sotto. Adesso non restache verniciare il tutto con della coppale da barche resistenteall’acqua. Stendetela bene e lasciatela asciugare per minimo 24 ore.Aquesto punto non ci resta che fare un foro nei pannelli che faranno daporta(n°6)con la fresa che nel mio caso era di diametro 36mm.Inseriremo poi le ante nei profilati ad U una alla volta e inserendo leviti in questi facendole scorrere.
Il mobile che ho realizzato da finito ha queste misure Altezza 75 cm
Larghezza 130 cm
Profondità 64 cm
Viricordo come sempre di fare molta attenzione alle mani sia quando usateil trapano che quando usate la levigatrice.Non sono responsabile didanni a cose o persone derivanti da questo progetto.
Vi saluto e vi auguro un buon lavoro.
Il materiale di fondo
Rubrica risparmiare con l'ingegno: Ovverosia l'applicazione dell'ingegno dell'aquariofilo povero ma drogato di squame colorate in crisi di astinenza
Questa volta la rubrica "risparmiare con l'ingegno" ci illustra come poter realizzare un buon fondo per le nostre vasche (sopratutto di grandi dimensioni) risparmiando davvero molti soldi ed avendo un risultato visivo davvero appagante!
IL MATERIALE DI FONDO
Come materiale di fondo, al posto del classico ghiaietto, utilizzo la sabbia fina del fiume Po' (sabbia per intonaci) facilmente reperibile in comodi sacchetti da 20 Kg. nelle rivendite di materiale edilizio... Dopo l'acquisto versare la quantità necessaria per creare uno strato di 4-6 cm nella vs. vasca, in un grosso contenitore.... lontano dalle mogli o dalle mamme che di sabbia nel pavimento tirato a cera non ne vogliono nemmeno sentir parlare..... Lavare accuratamente con acqua corrente muovendo la sabbia con le mani fino a quando l'acqua di scarto non risulta trasparente....fatto...bene.. eccoci pronti (bollire la sabbia per sterilizzarla??? Fate pure se ne avete voglia) la sabbia può essere usata per il vostro acquario.
A questo punto mi chiederete, perché la sabbia???....La sabbia a mio avviso è un ottimo materiale di fondo per le vasche in generale e di seguito vi enuncio i pregi "molti" e i difetti della sabbia:
PREGI
* I minuscoli granelli creano un letto superficiale uniforme, in grado di impedire ai rifiuti organici (feci, avanzi di cibo, parti di piante ecc...) di insinuarsi al suo interno come succede per il ghiaietto, facilitandone così l'asportazione meccanica e la successiva metabolizzazione da parte dei batteri nel filtro, evitandovi le faticose pulizie del fondo che periodicamente vanno fatte al ghiaietto.
* Effetto scenico assicurato, provare per credere...e se proprio siete drogati di ghiaietto, mischiatelo con la sabbia ne otterrete una mescolanza particolarmente gradevole alla vista.
* I ciclidi ospiti delle mie vasche e tutti gli altri ospiti provvisti di delicati barbigli (loricaridi, pimelodus ecc..) mi sono stati infinitamente grati per aver usato la sabbia ...ripagandomi del piacere con lo spettacolo di vederli infilare la bocca nella sabbia e sputare una fontanella di scintillanti granellini dalle branchie .....Il ghiaietto impedisce una corratta setacciatura del materiale di fondo da parte dei pesci detritivori che si trovano in seria difficoltà a setacciare una superficie irregolare dura e a volte tagliente, in grado ferire la bocca e i delicati barbigli ; tali escoriazioni possono diventare veicolo di malattie.
DIFETTI
* L'unico difetto che ho riscontrato è che essendo molto volatile, la sabbia smossa dai pesci può essere aspirata nel filto dalla pompa e può smerigliare l'alberino metallico che regge la girante magnetica, divorandolo lentamente; Per ovviare a questo difetto io utilizzo nelle mie vasche delle pompe con l'alberino in ceramica, più costose ma inattaccabili ed "eterne".
* Dimenticavo per gli appassionati di ciclidi nani, discus ecc...che hanno esigenze di acqua tenera è senza dubbio utile fare un controllo prima di inserire la sabbia nelle vostre vasche con l'acido, per verificare se contiene dei carbonati che si possono sciogliere nella vs. acqua aumentandone la durezza.....come fare ...mettetevi dei guanti di gomma... prendete "l'acido Muriatico" che non manca mai in casa e versatene alcune gocce sulla sabbia in un piccolo recipiente di plastica o di vetro, se fa le bollicine è sabbia calcarea :-( se invece non fa reazione chimica è OK :-) . Spesso questo tipo di sabbia è leggermente calcarea, quindi adatta solo a vasche per pesci che vivono bene in acque dalla durezza medio-alta.. il colore grigio della sabbia fa risaltare in maniera spettacolare la livrea di molte specie di ciclidi del lago Tanganica, come ad esempio il Neolamprologus Pulcher-Daffodil.
Ora Vi saluto e vi do appuntamento alla prossima volta con l'arredamento della vasca.
Introduzione all'uso della CO2 in acquario
Carissimi amici,Si parla abbondantemente, su tutti gli organi del settore, dell'importanza che la CO2 (anidride carbonica) riveste nel mondo acquariologico e sopratutto per la parte dulcacquicola.
E' doveroso precisare che questo gas è fondamentale per la vita terrestre, ed acquatica, dato che contiene il carbonio, ovvero l'elemento quantitativamente più importante per la crescita della vita.
Nel nostro caso sono le piante che ne fanno il maggior uso estraendolo sopratutto, ma non solo, dalla CO2 disciolta, fin quando ve ne è traccia, ed è quindi ovvio che una vasca che ne presenta una carenza, versi in condizioni quasi sempre negative, specialmente per quanto riguarda le piante. Un'altra caratteristica peculiare della CO2 è quella di acidificare l'acqua e cioè di abbassare il PH, cosa spesso molto utile per l'allevamento di specie particolari o nelle riproduzioni.
Il motivo di grande evoluzione sul mercato di tutto ciò che riguarda la CO2 sono le piante: gli acquari che ne sono ricchi, e che quindi necessitano di grandi quantità di CO2, piacciono così tanto che tutto il settore ne ha beneficiato e quindi sono nate, oltre a serre per la produzione delle stesse anche in Italia, anche migliaia di prodotti nuovi: fertilizzanti, sabbie speciali per l'attecchimento, lampade di qualità eccezionale per una corretta illuminazione, forbici da potatura di tutte le forme, ed in oltre nuove tecniche d'allestimento, provenienti dall'oriente, che si ispirano alla cultura zen creando magnifici giardini acquatici e chi più ne ha più ne metta. L''interesse è così aumentato che se ne potrebbe fare un settore unico su cui discutere. E siccome il settore "tira" ogni azienda ha rafforzato la parte dedicata bombardando con impianti a CO2 di tutti i tipi e in tutte le salse fornendoci un'idea, a mio avviso, come se un acquario senza aggiunta di CO2 sia "out". Ecco a questo punto il motivo di questo articolo: la CO2 in acquario c'è sempre stata, è la natura che ce la regala, non è sbucata fuori dal nulla o meglio, non è un'invenzione di qualche ditta del settore, casomai il progresso ha aumentato le alternative tecniche per produrla e diffonderla nell'acqua, aggiungendosi ai produttori naturali che sono i pesci, tramite la respirazione, le piante, durante il periodo notturno, e parte dei batteri nitrificanti presenti nel filtro biologico.
Quindi......... è obbligatorio inserire anidride carbonica in acquario ? Dobbiamo tutti correre ad acquistare un impianto ? Certamente no, ma è consigliabile se l'acqua d'acquario ne presenta una carenza. Quindi prima VERIFICARE, ed eventualmente procedere di conseguenza. Farlo è molto semplice e si può procedere in due modi: acquistando l'apposito
test per CO2 o consultare la tabella sottostante, che non è farina del mio sacco, ma l'ho ripresa da un buon libro del settore:
kh/ph 6,4 6,6 6,8 7 7,2 7,4 7,6 7,8
aumentare KH 2 24 14,8 9,4 5,9 3,7 2,4 1,48 0,94
3 35 22 14 8,7 5,6 3,5 2,2 1,4
valori ottimali 4 47 30 18,7 11,9 7,5 4,7 3 1,87
5 59 37 23 14,7 9,3 5,9 3,7 2,3
abbassare KH 6 71 45 28 17,7 11,2 7,1 4,5 2,8
8 94 59 37 24 14,9 9,4 5,9 3,7
CO2 insufficiente
valore ottimale
troppa CO2
E' fondamentale considerare che il valore KH corretto (in acqua dolce) deve essere compreso tra 3° e 5°, quindi se ne deduce che i valori corretti di CO2 disciolti oscillano tra 10 - 25 mg/l.
E' bene precisare che i valori sopracitati soddisfano in maniera ottimale le esigenze di tutte le piante, in condizioni di illuminazione buona e normale fertilizzazione. La dove si volesse avere un metabolismo delle piante accellerato con aumento della crescita, incrementando l'intensità della luce (non le ore di illuminazione, che devono sempre essere min.10 max 12) e l'offerta di fertilizzanti, è possibile aumentare anche la quantità di CO2 disciolta fino a quantità del 50% superiori al consigliato.
Tutto ciò si intende riservato ai più esperti del settore, dato che la tabella di cui sopra ha sempre dato ottimi e soddisfacenti risultati.
L'uso del carbone attivo come materiale filtrante in acquario
Questa nuova serie di brevi e coincisi articoli, che inizia con la descrizione di uno dei materiali filtranti più usati nel campo acquariologico, mira a fare chiarezza fra gli aspetti più comuni dell’ ABC dell’acquario, al fine di dare a quei gesti e usi spesso automatizzati e di routine, una spiegazione logica e comprensibile.
Il carbone per uso acquariologico è uno stretto parente del carbone per uso domestico, quello per le grigliate o il barbecue per intenderci, ed è frutto della parziale combustione di legnami specifici, spesso legno di cocco. Si presenta di una colorazione nera e le forme più consuete in commercio sono le scaglie e gli sticks (o granuli), con misure varianti fra 1 e 10 mm. circa. Il primo uso in acquariologia risale agli anni 20/30 e l’intuizione venne ad un tale sig. K.Kramer il quale lo prelevò da una maschera antigas e lo aggiunse ai materiali filtranti del suo filtro apprezzandone subito le ineccepibili doti. La caratteristica di questo materiale è quella di attirare ed assorbire, processo favorito dalla struttura molecolare simile ad una spugna, molte sostanze. Nell’affermare questo e d’obbligo considerare che esistono in commercio diverse qualità di carbone attivo, più o meno valide, e si differenziano tra loro per alcune caratteristiche fondamentali: forza di assorbimento, e capacità di non alterare il pH dell’acqua in cui agisce (caratteristica abbastanza rara comunque verificabile con un semplice test appropriato).
L’uso di questo materiale filtrante è da consigliarsi in quattro casi in ordine di priorità:
1) al termine di trattamenti medicinali allo scopo di assorbire le rimanenze degli stessi spesso sottoforma di coloranti
2) quando si desidera eliminare sostanze coloranti nell’acqua emesse da materiali d’arredo ad esempio legni di torbiera
3) quando si desidera un acqua estremamente priva di coloranti e cristallina.
4) quando per qualsiasi motivo non si è in grado si fare il cambio parziale dell’acqua
Il c.a. va posto in appositi contenitori di rete e posizionato all’interno del filtro come ultimo materiale filtrante, in modo da ricevere un’acqua prefiltrata e priva di particelle grossolane o medie.
Le quantità d’uso sono riportate sulle confezioni in commercio in rapporto al volume d’acqua contenuto nell’acquario.
I tempi d’uso e quindi di permanenza nel filtro sono i seguenti: i primi 5-6 giorni viene sfruttato circa il 95% del potenziale assorbente per altri 20 giorni circa il c.a. assorbe ancora, anche se in maniera veramente minima dopo 25 giorni circa tende a rimettere in circolo tutte le sostanze prima assorbite. Quindi……….ok per 5-6 giorni e poi va eliminato, chiaro ? questo è importantantissimo !! mai scordarsi del c.a. nel filtro, perlomeno per più di 20/25 giorni, comunque 5-6 sono più che sufficienti (tutte queste caratteristiche sono riscontrabili su buona parte dei prodotti in commercio)
Esistono purtroppo anche le dolenti note ed è questo il motivo per il quale scrivo volentieri questo articolo: il potere assorbente di questo materiale ahimè non è di tipo selettivo, cioè trattiene inquinanti non graditi all’acquario, ma anche sostanze molto importanti come vitamine, oligoelementi e fertilizzanti per piante, tutte sostanze da reintegrare al termine di trattamenti con il materiale filtrante in questione e quindi vi riporto con attenzione ai quattro motivi utili gia citati per cui usarlo.
Spero di essere stato d’aiuto e vi anticipo che il prossimo articolo parlerà di una azione spesso non gradita a chi ha un acquario: il cambio dell’acqua.
Semplici nozioni sulla chimica dell'acqua
Salve a tutti. E’ mia intenzione dare, con questo articolo, la spiegazione scientifica di quei termini come “pH” e “durezza dell’acqua” con cui quotidianamente l’acquariofilo si trova a che fare cercando di farlo con parole semplici, banali esempi ed introducendo solo il minimo indispensabile delle nozioni di chimica utili allo scopo. Verranno utilizzate solo quelle semplici nozioni scientifiche note credo a chiunque.
Iniziamo.
Le case sono costruzioni che l’uomo realizza in base alle necessità e ai vari gusti estetici, da qui la moltitudine degli edifici al mondo.
Comunque sia, gli elementi fondamentali per la realizzazione di un edificio in generale sono il mattone e il cemento. Chiaro e semplice, no? Bene.
Gli atomi non sono altro che i mattoni e le forze interatomiche (di natura attrattiva o repulsiva) sono il cemento, gli edifici, ... tutto ciò che ci circonda. Vediamo allora come è fatto un atomo tenendo presente che è un po’ come il nostro sistema solare: vi è il nucleo intorno al quale ruotano su determinate orbite gli elettroni.
Andiamo per gradi.
Come detto abbiamo il nucleo al cui interno troviamo i protoni che sono dotati di carica elettrica positiva ed i neutroni i quali non hanno carica elettrica, ma di questi ultimi non ci occuperemo affatto.
Fuori dal nucleo troviamo come già accennato gli elettroni che sono dotati di carica negativa e ruotano attorno al nucleo per effetto dell’attrazione che proviene dai protoni.
L’atomo è elettricamente neutro, dunque il numero di protoni coincide con quello degli elettroni e viceversa. Una molecola è il legame tra atomi che mettono in comune tra loro opportuni elettroni i quali ruotano attorno a più di un nucleo contemporaneamente rispettando precise leggi chimiche difficili qui da spiegare.
A loro volta le molecole si possono legare tra loro sempre tramite gli elettroni. Torniamo adesso all’atomo.
Ipotiziamo di avere un atomo con 3 protoni e 3 elettroni: se per qualche motivo che non stiamo ad analizzare in questa sede, perde almeno un elettrone allora l’atomo diventa uno ione positivo, se ne acquista uno invece diventa uno ione negativo. Lo stesso discorso vale per una molecola.
Ora abbiamo le nozioni sufficienti per capire tranquillamente la definizione di pH. Partiamo da un esempio: perché mettendo un po’ di sale da cucina nell’acqua questo si scioglie? Perché l’acqua ha il potere di scindere i legami molecolari di molte sostanze.
La molecola del sale da cucina è costituita dal legame tra uno ione di sodio (Na+) ed uno di cloro (Cl-). Tutto chiaro fino ad ora?
Prendiamo ora un recipiente con dell’acqua pura dentro e ce ne versiamo dell’altra.
Vi sconvolgo se vi dico che una parte dell’acqua versata si è sciolta nell’acqua del recipiente? Ovviamente non mi serve certo di versare altra acqua per spiegare quello che andremo a vedere tra un istante; è solo un esempio paradossale utile, credo, a rendere un po’ l’idea.
Tutti sapete che l’acqua pura è a pH neutro; tutti sapete che la molecola dell’acqua è H2O. Continuando adesso nel paradossale esempio, l’acqua si scioglie nei due ioni (H+) e (OH-):
H2Oó(H+)+(OH-)
Credo tutti sappiate inoltre cosa sia la concentrazione grosso modo.
Se considero 1 la concentrazione dell’acqua nell’acqua, quella dello ione H+ nell’acqua è pari a 10^-7 = 0.0000001, sempre.
Tralasciando la definizione matematica di logaritmo, il pH è proprio il logaritmo in base 10 della concentrazione dello ione
H+ cambiato di segno:
Log 10^-7 = -7
pH = - Log [H+] = 7
La sigla “pH” non sono altro che le iniziali latine di peso idrogenionico.
Tutto il discorso visto è stato riferito all’acqua pura.
Se l’acqua è inquinata dalla presenza di altre sostanze in essa disciolte (sali, pesticidi, clorati etc…), il pH può assumere
valori compresi tra 0 e 14.
Nella fatti specie se il pH è compreso tra 0 e 7 allora si dice che il pH è acido; se compreso tra 7 e 14 il pH è basico. E’ da notare in fine che se il pH aumenta o diminuisce in modo lineare, la concentrazione dello ione H+ segue l’andamento
del pH di 10 in 10.
Per capire meglio
pH = 5 à [H+] = 0.00001
pH = 6 à [H+] = 0.000001
pH = 7 à [H+] = 0.0000001
pH = 8 à [H+] = 0.00000001
pH = 9 à [H+] = 0.000000001
Come si evince,per sbalzi di 1 del pH,la concentrazione [H+] compie sbalzi 10 volte più grandi o più piccole rispetto al precedente valore.
Ecco dunque spiegato nel dettaglio il concetto di pH
Parliamo ora della durezza dell’acqua.
La durezza totale è dovuta alla presenza in acqua degli ioni di calcio e di magnesio. Essa viene misurata in gradi tedeschi:
1°dGH = 10 mg/lt di CaO
vale a dire che un grado tedesco è pari a 10 milligrammi per litro d’acqua di ossido di calcio (CaO). La durezza totale è data da quella temporanea e da quella permanente.
La durezza temporanea è dovuta al formarsi in acqua dei bicarbonati. Questi si formano dai legami tra anidride carbonica La cosa importante e fondamentale da capire è che il processo chimico di questi legami è reversibile; da qui la definizione di temporanea.
Reversibile vuol dire che tali bicarbonati si possono formare o sciogliere in base alla quantità di CO2 libera presente in acqua; da qui si capisce l’effetto tampone della CO2 e la relativa stabilizzazione del pH. Dunque pH, durezza temporanea e CO2 sono strettamente legati tra loro ed esistono tabelle che forniscono i valori precisi di queste grandezze in relazione tra loro.
La durezza permanente è quella che non si può eliminare facendo bollire l’acqua: in tal caso infatti in acqua rimangono
varie sostanze come solfuri, nitrati e cloruri.
Ai nostri fini di acquariofili tale durezza non ricopre grande importanza.
Parliamo adesso della conducibilità.
Come abbiamo già accennato nell’acqua sono presenti ioni liberi. La conducibilità o conduttività dà una misura di questa presenza. L’unità di misura è il microSiemens. Tale parametro può esser utile conoscerlo per allevare e riprodurre determinati pesci come ad esempio i Discus e coltivare determinate piante.
Spero di essere riuscito nell’intento di dare qualche nozione tecnico-scientifica utile per capire il significato dei classici termini in acquariofilia (CO2) e gli ioni di calcio e magnesio. La si misura in °KH. .
Ammoniaca in Acquario
Il termine ammoniaca si riferisce a due specie chimiche che sono in equilibrio nell’acqua (NH3, e lo ione ammonio NH4+,). I Test dell’ammoniaca misurano solitamente l'ammoniaca totale (NH3 più NH4+). La tossicità dell’ammoniaca è soprattutto attribuibile alla sua forma indissociata (NH3), in contrasto con lo ione ammonio (NH4+). In generale, la tossicità dell’ammoniaca(NH3) è tanto più elevata quanto più sono elevati i valori di pH. Tuttavia, i dati che abbiamo disponibili in letteratura indicano che con valori di pH bassi è necessaria meno ammoniaca per avere gli stessi effetti tossici. Per il resto di questa discussione, ci riferiremo sempre all’ammoniaca nella sua forma indissociata.
La percentuale d’ammoniaca (NH3) aumenta in funzione del pH e della Temperatura.
Per un dato valore di pH e di temperatura, la percentuale di NH3 può essere calcolata (EPA, 1999). Le percentuali di NH3 incrementano sia con i valori di temperatura sia con i valori di pH.
Alcuni valori relativi alla maggior parte dei pesci d'acqua dolce d’acquario sono presentati in tabella.
percentuale di ammoniaca totale NH3
temperatura (c°) pH 6,5 pH 7.0 pH 7.5 pH 8,0 pH 8,5
20 0.13 .40 1.24 3.32 11.2
25 0.18 .57 1.79 5.44 15.4
26 0.19 .61 1.89 5.76 16.2
27 0.21 .65 2.03 6.15 17.2
28 0.22 .70 2.19 6.61 18.3
29 0.24 .75 2.32 7.0 19.2
30 0.26 .81 2.51 7.52 20.4
La percentuale di NH3 è legata al valore che assume il pH
Osservando la tabella 1 noterete che NH3 dipende molto dai valori che assume il pH e dai valori raggiunti di temperatura. All'interno della gamma di pH indicato, un aumento di un’unità di pH corrisponde ad un aumento di concentrazione di NH3 pari a circa 10 volte. EPA ha pubblicato i valori mortali delle concentrazioni acute(LC50) e croniche(LC20) per gli organismi acquatici considerando:
- concentrazioni acute letali quelle in cui il 50 per cento degli animali di prova muoiono in un periodo di 4 giorni.
- concentrazioni croniche letali quelle in cui il 20 per cento degli animali di prova muoiono in un periodo di 30 giorni.
Altri studi hanno esaminato gli effetti dell’ammoniaca a concentrazioni letali più basse concentrandosi su pesci commestibili (trota, salmoni, ecc.). Fra i pesci commestibili, i salmonidi si sono rilevati i più sensibili, così i valori per questi pesci sono stati pubblicati separatamente. I valori delle concentrazioni letali dell’EPA sono presentati nei seguenti termini:
- valori acuti, funzione del solo pH e non della temperatura.
- valori cronici, funzione di pH e di temperatura.
Entrambi sono espressi in termini di azoto ammoniacale (mg N-NH3/L). EPA suggerisce che i livelli acuti non devono essere superati più di una volta in tre anni per consentire al sistema di recuperare lo sforzo causato dall'inquinamento d'ammoniaca.
Come diminuisce la temperatura ed i valori di pH, più ammoniaca totale può essere tollerata. E’ interessante tuttavia notare che meno NH3 indissociata è necessaria per essere mortale quando si hanno valori bassi di pH.
In tabella 2, sono riportati i valori acuti e cronici di concentrazione letale basati sui salmoni (EPA, 1999). Questi saranno usati come guida di concentrazioni mortali per i pesci d'acquario. A causa del rapporto fra la temperatura e le percentuali di NH3, si può notare che più ammoniaca totale può essere tollerata con temperature basse (circa il doppio a 20 °C).
Tabella 2. Concentrazioni mortali d'ammoniaca a 30 °C. (funzione di pH e durata d’esposizione)
pH
durata * Concentrazione letale di ammoniaca (mg N-NH3/L)
Totale(NH3/NH4+) NH3
6.5 4 giorni (LC50) 32.6 0.080
30 giorni (LC20) 2.46 0.006
7.0 4 giorni (LC50) 24.1 0.195
30 giorni (LC20) 2.18 0.018
7.5 4 giorni (LC50) 13.3 0.334
30 giorni (LC20) 1.61 0.040
8.0 4 giorni (LC50) 5.62 0.423
30 giorni (LC20) 0.897 0.067
8.5 4 giorni (LC50) 2.14 0.437
30 giorni (LC20) 0.401 0.082
* Le Concentrazioni letali a 4 giorni sono indipendenti dalla temperatura e riferite ad un valore di pH pari ad 8 mentre le concentrazioni letali a 30 giorni sono riferite alla temperatura di 30°C.
Come dovremmo interpretare questi valori?
In primo luogo, i valori importanti per noi sono l’ammoniaca totale, poiché questa quantità è misurata nei kit disponibili in commercio, inoltre i test misurano i vari composti dell’azoto, come azoto ammoniacale o NH3, azoto nitroso o NO2 -, e azoto nitrico o NO3-, usando due scale ben distinte:
- la concentrazione dello ione azoto
- la concentrazione ionica.
La concentrazione è espressa generalmente in ppm (parti per milione= 1mg/l). La concentrazione ionica è scritta allora come ppm di NH3, ppm di NO2, o ppm di NO3, mentre la concentrazione dello ione-azoto è scritta come ppm di azoto ammoniacale (N-NH3), ppm di azoto nitroso (N-NO2 - -), o ppm di azoto nitrico (N-NO3 -).
La differenza fra queste misure non è difficile da capire, ma può causare parecchia confusione perché non è spesso evidente a quali valori si riferiscono le misure dei test.
Riportiamo subito le trasformazioni per coloro che non desiderano conoscere i particolari:
[ N-NH3 ] (azoto ammoniacale) = 1.21 [ NH3 ] (ione ammoniaca) o [ NH3 ] = 0.83 [ N-NH3 ]
[ N-NO2 --] (azoto nitroso) = 3.29 [ NO2 --] (ione nitrito) o [ NO2 --] = 0.30 [N-NO2 --]
[ N-NO3 - ] (azoto nitrico) = 4.43 [ NO3 - ] (ione nitrato) o [ NO3 - ] = 0.23 [ N-NO3 - ]
Fatta questa doverosa parentesi, per fugare ogni dubbio interpretativo sui valori sopra riportati, noterete che meno ammoniaca totale può essere tollerata ad alti valori di pH. Questo perché la percentuale tossica di NH3 indissociata aumenta col pH. Tuttavia, noterete che una minore concentrazione di NH3 può essere tollerata con valori minori di pH.
In secondo luogo, che cosa può accadere con queste concentrazioni: i pesci moriranno!
Per la maggior parte degli aquariofili, quindi, un margine supplementare di sicurezza è suggerito per evitare la morte dei pesci. Per i nostri scopi, quindi, rinomineremo le concentrazioni EPA come "concentrazioni mortali".
Dagli studi pubblicati, le concentrazioni acute prevedono una mortalità pari alla metà degli animali esposti (nella letteratura scientifica, questi valori sono chiamati LC50). Queste concentrazioni possono causare perdita d’equilibrio, iper eccitazione, incremento della respirazione, diminuzione nell'escrezione dell’azoto attraverso la respirazione, per non menzionare la morte. Le concentrazioni più basse (concentrazioni croniche che in letteratura sono chiamate LC20) prevedono una mortalità inferiore ma pari in ogni caso al 20 per cento degli animali esposti. In queste concentrazioni l'ammoniaca ugualmente ha altri effetti che includono tassi di crescita ridotti, alterazione ai tessuti delle branchie con danneggiamenti all’apparato respiratorio, alterazione dell’emoglobina o dei globuli rossi.
Poiché questi ultimi valori sono dipendenti sia dalla temperatura sia dal pH, osserviamo che il peggiore dei casi si ha con la temperatura dell’acqua a 30 °C e con un valore di pH pari a 8.5. Eventualmente, questo dovrebbe soddisfare quasi tutte le condizioni d'acqua dolce dell'acquario. Ulteriormente, se riduciamo le concentrazioni pubblicate di un fattore pari a 10 avremo un margine di sicurezza. Possiamo così concludere che, fatte le dovute trasformazioni da azoto ammoniacale( mg N-NH3/L) ad ione ammoniaca (mg NH3/L), le concentrazioni acute d’ammoniaca totale non dovrebbero superare 0.25 mg/l, mentre le concentrazioni a più lungo termine non dovrebbero superare 0.05 mg/l.
L'impianto ad osmosi inversa
Chiunque si interessi o si sia interessato di acquari, non può non avere sentito più volte citare l’acqua RO, oppure l’acqua osmotizzata.
Termini che a volte ci lasciano alquanto sorpresi e che spesso ci complicano la vita. Innanzi tutto partirei enunciando brevemente come funziona il principio dell’OSMOSI.
“Secondo il principio dell'osmosi due liquidi di diversa concentrazione salina separati da una membrana semipermeabile tendono ad equilibrarsi naturalmente con il flusso della soluzione meno concentrata verso quella più concentrata”.
Perché allora Osmosi inversa ?
L’acqua viene costretta a percorrere inversamente delle membrane rispetto a come farebbe normalmente seguendo il principio dell’osmosi.
Il risultato di tale trattamento è un’acqua pura con conducibilità inferiore ai 2 microsiemens/cm senza alcun impiego di rigeneranti e senza dunque alcun sottoprodotto inquinante.
Per acqua pura si intende priva di minerali disciolti che ne influenzano la durezza e di elementi quali cloro o altro.
Va precisato che il solo passaggio attraverso le suddette membrane, non è sufficiente per eliminare certe sostanze che anzi le danneggerebbero, è il caso delle membrane in TFC . Questo tipo di membrana ha un difetto ossia un'otturazione dei pori dovuta al cloro presente in acqua ed è per questo che gli impianti che ne fanno uso vengono dotati di un doppio pre filtro il primo prevalentemente meccanico con una dimensione dei pori di 5 micron, il secondo a carbone attivo, con dimensioni dell'ordine di 10/12 micron...). Questa tecnologia ha aperto e offerto grandi opportunità in molti settori, ed è entrata prepotentemente anche nel mondo dell’acquariofilia.
Infatti, grazie ad un’acqua diciamo pure vergine si ha la possibilità mediante opportune correzioni di ottenere praticamente qualsiasi tipo di acqua e di replicare persino l’acqua di mare.
Come ogni impianto di trasformazione ha i sui difetti, infatti il problema più evidente di tale trattamento è la resa. Si può dire che per ogni litro di acqua permeata (cioè filtrata) si hanno 4 litri di scarto (questo nella maggior parte degli impianti) e di questi tempi buttare letteralmente tanta acqua potrebbe essere controproducente.
Eccovi una foto di un tipico impianto per l’osmosi inversa:
sotto sono visibili i due filtri a cartuccia e sopra la membrana filtrante.
Riassumendo ecco uno schema molto semplice su come funziona il principio dell’osmosi (disegno sotto) e dell’applicazione di tale principio nell’osmosi inversa.
come si può vedere nell’osmosi inversa perché avvenga il passaggio attraverso la membrana è necessaria una pressione che spinga l’acqua . Questa, non è altro che la normale pressione di esercizio che tutti gli impianti di distribuzione dell’acqua potabile possiedono, va detto anche che la resa dell’impianto ad osmosi inversa è molto influenzata da tale pressione ed è buona norma assicurarsi che il rendimento indicato dal costruttore sia stato ottenuto con valori prossimi a quelli che si hanno a disposizione nel nostro impianto di acqua potabile.
In commercio si trovano molti impianti per la depurazione dell’acqua mediante osmosi inversa. Hanno caratteristiche che dipendono da quanta acqua possono produrre, poche decine di litri al giorno oppure migliaia nel caso di impianti industriali. Il principio viene sfruttato pure nell’ambito domestico, per la produzione di acqua gasata da consumare normalmente a tavola.
Non confondiamo un sistema per la produzione di acqua RO con gli addolcitori, solitamente questi sono filtri caricati con apposite resine, aventi la funzione di addolcire l’acqua eliminando alcuni carbonati che caratterizzano appunto la durezza dell’acqua.
La scelta di un impianto per la filtrazione dell’acqua è sicuramente influenzata dal costo ma deve essere tenuta in considerazione anche la capacità di produzione giornaliera ed alcune caratteristiche tecniche (materiali di costruzione delle membrane e prefiltri). Non confondiamo poi l’acqua Ro con l'acqua distillata, quast’ultima infatti non viene ottenuta tramite filtraggio attraverso resine o membrane, ma con processo di distillazione facendo bollire l'acqua e raccogliendone il vapore che verrà fatto condensare tramite un circuito di raffreddamento, le goccioline ottenute costituisco l'acqua distillata che tecnicamente pura anche piu' di quella Ro.
L'acqua che comunemente si trova nei supermercati per il ferro da stiro non è acqua distillata ma demineralizzata tramite filtraggio con resine anioniche e cationiche. Anche l'acqua cosi ottenuta non sarebbe male ma il problema è che le resine tendono ad esaurirsi e col tempo diminuiscono il loro potere, quindi non potendo essere sicuri della qualità del filtraggio è meglio non farne uso!!!
Prefiltri
I prefiltri sono dei contenitori dove vengono alloggiate delle cartucce intercambiabili di diverso materiale e capacità filtrante.
Ecco un esempio di come possono essere: a questo indirizzo potete trovare informazioni sulla tipologia del contenitore e le misure tecniche di ingombro. Le cartucce possono svolgere una funzione meccanica o chimica, esistono con capacità filtrante fino a 5 micron, oppure semplici contenitori vuoti dove mettere carbone o resine a seconda delle necessità. Qui è possibile trovare una vasta tipologia di cartucce filtranti: da queste pagine si deduce, che sarebbe possibile crearsi un proprio filtro personalizzato anche da utilizzare come parte integrante di un filtro esterno.
Membrane
Queste membrane possono essere costruite con diversi materiali tra cui : "TFC" (Thin film composite) che è un tipo di membrana e differisce dalla "CTA" (triacetato di cellulosa), queste ultime sono + economiche e presentano percentuali di reiezione + basse alle altre (per reiezione s'intende la percentuale di ioni trattenuti dalla membrana) le TFC invece sono + costose ma hanno il vantaggio di trattenere anche buona parte dei batteri(addirittura il 99%). Necessitano di periodiche sostituzioni in funzione del loro utilizzo, esistono in commercio prodotti per la pulizia e il mantenimento corretto.
Uso dell’impianto RO L’impianto di depurazione ad osmosi inversa, viene collegato alla rete idrica delle nostre abitazioni, il collegamento è semplicissimo, lo si può effettuare con le normali prese dell’acqua oppure con riduttori solitamente forniti dal costruttore.
Va prevista una tanica per raccogliere il permeato (acqua filtrata) ed uno scarico ove l’impianto elimini lo scarto (acqua con un’alta concentrazione di sali). Per quanto riguarda poi il funzionamento e i litri prodotti questo dipende da alcuni fattori quali la pressione in entrata (di solito il minimo è 2 bar) e la temperatura di esercizio.
Tanto più alta sarà la pressione in entrata (ovviamente nel limite consentito dall'impianto) tanto maggiore sarà la quantità prodotta di acqua Ro oltre che di qualità superiore.
Riccia-weight: peso fai-da-te per tenere la riccia sul fondo
Avete mai utilizzato della riccia in acquario? Se la risposta è affermativa, sicuramente vi sarete imbattuti nel mio stesso problema: quello di riuscire ad ancorare la riccia al fondo dell’acquario senza vederla galleggiare nuovamente dopo pochi giorni. Con questo articolo vogliamo svelarvi un nuovo metodo per ancorare la riccia al fondo della vasca. Si chiama "riccia- weight".
Andiamo a ritroso e partiamo dal risultato finale della vasca, cioè questo:
E da ultimo questo:
Questo invece è il dettaglio della vasca appena allestita:
E questo è il dettaglio dell’oggetto da me inventato:
E' costituito da una barretta cilindrica di acciaio inox, piegata in questa forma. Niente di speciale, ma rende l’idea. Stavo lavorando su qualcosa del genere da circa 2 anni e finalmente ho trovato l’oggetto che funziona!
Come si costruisce? Basta comprare alcune di quelle barrette (3 mm di diametro) e tagliarla della lunghezza desiderata, smussando le estremità con uno smeriglio. Poi si prendono due viti da legno di grandi dimensioni come da illustrazione (quelle utilizzate da me erano di dimensioni 7x50mm)
e un tagliere di legno molto spesso (va bene anche quello che usate per tagliare la carne), come questo che ho utilizzato io (38x28x6 cm):
Ora forate il tagliere con due buchi di diametro più piccolo rispetto alle due viti (un diametro dei fori di circa 4mm dovrebbe andare bene). Le viti tra loro devono avere una distanza uguale a quella del diametro della barretta di acciaio (3mm), quindi quando fate i buchi dovete cercare di essere particolarmente precisi. A questo punto avvitate le viti nel legno ponendole molto in profondità, in modo che siano ben ancorate. Adesso potete iniziare a piegare la barretta. Mettete un'estremità della barretta metallica tra le due viti ed iniziate a piegare, (se trovate difficoltà potete usare qualcosa per aiutarvi, come una pinza). Con un po' di pratica riuscirete a piegare la barretta a vostro piacimento. Come potete vedere nella foto, ho tagliato l’estremità superiore di una delle due viti per aiutarmi a piegare meglio, infatti questa è la vite sulla quale normalmente piego la barretta:
Una volta che abbiamo un numero sufficiente di barrette così modificate, il passo successivo è molto semplice. Basta prendere dei pezzi di riccia e spargerli nell’acquario, lasciandoli galleggiare nell’acqua. Appena inizia a crescere, tagliatela e spargetela nuovamente (lasciandola crescere ancora) fino a quando la riccia riempie l’intera superficie dell’acqua (dipende dalla luce, dalla quantità di CO2 e dalla fertilizzazione - con me partendo da una piccola piantina ha impiegato circa 3 settimane). A questo punto è ora di piantare il tutto. Iniziate raggruppando un po' di riccia in un angolo del fondo dell’acquario e appoggiateci sopra la barretta, utilizzata come peso. Piantate la riccia nella ghiaia...ed il gioco è fatto. Mi ci sono voluti circa 20 minuti (se mi ricordo bene) per piantare tutta la riccia che vedete nella foto. E mi ci sono voluti solamente 15 giorni dal giorno in cui ho piantato la riccia con il mio metodo, per avere i risultati che vedete nella prima foto. Difficilmente si riescono ad ottenere simili risultati con altri stratagemmi.
Questo articolo è stato tradotto da Virgilio su gentile concessione di Wolfgang Amri e Birgit (http://www.naturaquarium.at/ ) che hanno fornito i testi originali e le foto.
- A -
ACIDO - Gli acidi sono composti chimici di reattività spesso elevata, caratterizzati, dalla capacità di cedere protoni o di interagire con doppietti elettronici disponibili. L'acidità (o basicità) di soluzioni acquose si misura di solito mediante il cosiddetto pH, numero compreso tra 1 e 14 . Ad un pH 7 corrisponde una soluzione neutra, un pH < 7 denota acidità , invece un pH > 7 denota basicità
ACQUA DEIONIZZATA - Acqua da cui sono stati rimossi la maggior parte dei sali ionici disciolti
AEROBICO-Indica un organismo animale o vegetale che utilizza l’ossigeno dell’aria o dell’acqua per produrre l’energia
necessaria .
AGAMICA - forma di propagazione senza fecondazione, senza gameti.
ALCALINITA - è una caratteristica dell'acqua che le viene impartita prevalentemente dal suo contenuto in carbonati, bicarbonati e idrossidi
ALGHE KLAMATH - Le Klamath hanno una dotazione completa di vitamine, minerali, aminoacidi liberi e in catena proteica, enzimi, pigmenti e acidi grassi essenziali, nella forma maggiormente biodisponibile e in una sinergia che conferisce a queste microalghe evidenti proprietà nutriterapiche.
AMMONIACA - È un gas con formula no3 dal caratteristico odore,si trova in tracce minime nell'aria e nelle esalazioni vulcaniche; si forma, anche, nella putrefazione delle sostanze organiche.
ANABANTIDI - Famiglia di pesci Labirintici, propri delle acque dolci e salmastre dell'India, dell'Indonesia, della Cina e dell'Africa equatoriale. Posseggono una cavità branchiale prolungata verso l'alto e all'indietro in un sacco soprabranchiale contenente un insieme di lamelle a disposizione labirintica.
Tale organo permette loro di respirare aria tmosferica, tanto che alcune specie possono addirittura uscire fuori dall'acqua, caratteristico il nido formato da bolle di schiuma e parti vegetali. Fanno parte di questa famiglia i betta splendens,i colisa ,i trichogaster
ANAEROBICO - Microrganismo che non necessita di ossigeno per le sue funzioni vitali e che addirittura non può vivere in presenza di ossigeno
ANIDRIDE CARBONICA (CO2) - L'anidride carbonica é un gas incolore, inodore e insapore, più pesante dell'aria, che si forma in tutti i processi di combustione, respirazione, decomposizione di materiale organico, per ossidazione totale del carbonio. É indispensabile alla vita vegetale (fotosintesi clorofilliana) ed é praticamente inerte.
ANOSSIA - scomparsa totale dell’ossigeno dall’ambiente.
ANTENNE - organi sensoriali dei crostacei corrispondenti al secondo paio di appendici del capo. Sono precedute dalle antennule.
ANTIMICROBICO - Agisce contro i microrganismi come batteri, lieviti, funghi
APODO - animale privo di zampe.
AUTOTOMIA - possibilità da parte di un organismo di distaccare una parte del proprio corpo per distrarre i predatori durante un attacco.
AUTOTROFIA - proprietà di alcuni organismi di nutrirsi, partendo da sostanze inorganiche: è caratteristica di tutte le piante verdi.
ASTAXANTINA - è un carotenoide di origine naturale con attività antiossidante quattro volte superiore alla luteina, dieci volte superiore al betacarotene e da cento a cinquecento volte rispetto alla vitamina E
ATERINIDI - Famiglia di pesci gregari di dimensioni solitamente modeste, ampiamente distribuiti nelle acque tropicali e temperate. Gli individui delle specie ascritte a questa famiglia, si riuniscono in branchi molto consistenti numericamente, e per l'importanza che esprimono come biomassa, rivestono un ruolo primario nell'ambito delle catene trofiche marine, lacustri e di acque salmastre. Numerose le specie di acqua temperata ma per l’acquariofilo tropicale riveste molta importanza il genere Melanotaenia
- B -
BATTERI E/O MICRORGANISMI - Sono microrganismi unicellulari, invisibili ad occhio nudo, che possono presentarsi sotto tre forme caratteristiche: cilindrica (bacilli), sferica (cocchi) e ad elica (spirilli). Si riproducono generalmente per scissione e si alimentano di sostanze solubili, le uniche che riescono a passare attraverso la membrana cellulare semipermeabile che li contorna. I batteri sono praticamente diffusi in natura (aria, acqua e suolo), ovunque sia presente dell'acqua.
BARBIGLI - Appendici a forma di tentacolo situate sotto la bocca di alcuni Pesci. Hanno funzione tattile.
BENTONICO - Detto di organismo vivente in stretta prossimità e dipendenza del fondo acquatico
BIODIVERSITA - è l’insieme delle specie viventi esistenti, che nella sua molteplicità rappresenta il patrimonio genetico utile alla vita sul nostro pianeta, e prezioso in quanto tale, perché più è vario, migliore sono le risposte degli ecosistemi al proprio adattamento biologico nelle diverse situazioni geografiche e climatiche
BIOINDICATORI - od indicatori biologici sono componenti biotiche (piante od animali), che vengono utilizzate per il monitoraggio di precise caratteristiche di un ambiente. Generalmente un bioindicatore è una specie, dalla cui presenza od assenza è possibile dedurre una specifica caratteristica di un ecosistema.
BIOTOPO - spazio o luogo occupato da una comunità di organismi viventi, che offre determinate caratteristiche fisico- chimico-climatiche.
BISSO - Insieme di filamenti di natura proteica prodotti da una ghiandola situata nel piede dei Bivalvi e utilizzati per l'ancoraggio
BUFOTENINA - prodotto di secrezione sierosa delle ghiandole cutanee dei rospi "Bufo vulgaris" e "Bufo marinus" nonché di alcune varietà di pesci palla dell'ordine dei "Tetradontiformes", estremamente tossico ed equiparabile all'acido lisergico
- C -
CARACIDI - Famiglia di pesci che conta numerosi generi con oltre 1200 specie,numerose le specie sud-americane ma pure africane e asiatiche In generale sono pesci pacifici che amano vivere in branco, con qualche eccezione. Nel complesso la famiglia dei Caracidi è quanto di meglio si possa desiderare in fatto di colori, robustezza, dimensioni (da 5cm a 70cm). I Caracidi sono tutti ovipari (depongono uova), ma la riproduzione è alquanto difficile in acquario. Fra le specie ricordiamo i Thayeria,hyphessobrycon,hemigrammus,hasemania,para cheirodon,monkhausia.
CARAPACE - duplicatura cutanea che riveste il cefalotorace dei crostacei | scudo dorsale delle tartarughe
CARBONE ATTIVO - carbone artificiale usato in polvere o in bastoncini o sferette di piccole dimensioni, il cui potere di assorbimento viene aumentato con particolari trattamenti.
CEFALOTORACE - Porzione del corpo apparentemente compatta, formata dal capo e dai segmenti toracici ricoperti dal carapace.
CELOMA - Termine con cui si designa in tutti gli invertebrati la cavità interna del corpo.
CHERATINA - Sono proteine fibrose naturali che si trovano nei vertebrati. Contengono tutti i più comuni amminoacidi
CHITINA - sostanza cornea composta da un polisaccaride ( simile a delle unghia ) che forma i denti della radula e strutture accessorie della massa buccale.
CIANOBATTERI - sono batteri fotosintetici, produttori di ossigeno, chiamati anche alghe azzurre o blu-verdi; il loro colore varia a causa della presenza di pigmenti accessori
CICLIDI - Famiglia di pesci , comprendente moltissime specie di aspetto e costumi vari, viventi nelle acque dolci e salmastre dell'America Centrale e Meridionale, delle Indie Occidentali, dell'Africa, del Madagascar e dell'India. Lunghi da pochi centimetri sino ad 80 centimetri, hanno forma molto varia, da discoidale ad affusolata, colorazione molto bella, un'unica pinna dorsale anteriormente spinosa, la pinna anale più o meno sviluppata, Depongono le uova in una sorta di nido, talvolta sorvegliato dalla femmina, ma più spesso dal maschio.In certe specie, invece, l'uno o l'altro sesso tiene le uova in bocca sino alla loro schiusa, mantenendo nel frattempo il più stretto digiuno. Per l’acquariofilo la divisione geografica più conosciuta sono le specie americane di cui fanno parte i noti pesci:discus,scalari,apistogramma,ciclasoma,ostron otus,geophagus e l’area geografica africana a cui fanno parte:aulonacara,hemicromis,julidochromis,pseudotr opheus,pelvicachromis. Caratteristici e molto apprezzati in particolare i ciclidi dei laghi africani Malawi e Tanganica.
CIPRINIDI - Famiglia di pesci che conta 3 sottofamiglie e in tutto contano 2000 specie,la forma del corpo può essere snella, come tozza, in base all’ambiente naturale dove vivono,le dimensioni variano da 3 cm a oltre 2 metri. Tutti i ciprinidi disperdono le uova e in genere non svolgono le cure parenterali. Ricordiamo che fanno parte di questa famiglia i barbus,le rasbore,i brachidanio e il carassius etc.
- D -
DIADROMA - Si dice di specie che vive sia in acqua dolce che in acqua salata
DITTERI - sono insetti olometaboli diffusi in tutte le regioni della Terra e costituiscono uno degli ordini maggiori degli Insetti. Essi colonizzano quasi tutti gli ambienti ,gli adulti conducono vita aerea, mentre gli stadi larvali di molte specie sono acquatici.
DUREZZA DELL'ACQUA - Quantità di sali di metalli alcalino-terrosi, in particolare bicarbonati e solfati di calcio e di magnesio, presenti in soluzione nell'acqua.
- E -
ENDEMISMI - Specie che, risultando assenti in altre zone, costituiscono l'elemento più esclusivo della flora di un certo ambiente
ELOFITE - comprende piante dei luoghi paludosi con gemme perennanti immerse.
EPIFITI - Organismi vegetali viventi su substrati e su altri organismi vegetali o animali senza esserne parassiti.
ETEROTROFIA - la proprietà caratteristica di tutti gli animali e dei funghi di costruire le sostanze organiche del proprio corpo partendo da sostanze organiche già elaborate da organismi autotrofi.
ERMAFRODITISMO - Coesistenza nel medesimo individuo dei caratteri sessuali dei due sessi.
EUCARIOTI - micro organismi con organizzazione cellulare complessa,
nucleo racchiuso dalla membrana nucleare
EVOLUZIONE - Complesso delle modifiche e degli adattamenti che un organismo vivente subisce per meglio prosperare e vivere nell’ambiente nel quale si trova.
- F -
FANGHI ATTIVI - fanghiglia costituita da colonie di microrganismi aerobi, i quali si nutrono delle sostanze organiche contenute nel liquido stesso, depurandolo.
FOSFATI - (Ioni di fosforo) in acque incontaminate i fosfati si trovano soltanto in tracce perché alghe e piante lo assorbono velocemente per questa ragione i fosfati, che sono una sostanza nutritiva essenziale per la crescita vegetale, sono più frequentemente del nitrato un fattore limitante, l’eutrofizzazione delle acque è causata in prima linea dall’aumento dei fosfati.
FOTOPERIODISMO - Le risposte fisiologiche di un organismo all’alternarsi della notte e del giorno.
FOTOSINTESI CLOROFILLIANA - La più importante funzione di nutrizione delle piante autotrofe, mediante la quale l'anidride carbonica e l'acqua vengono trasformate nei composti organici costituenti la materia vivente (zuccheri, amidi ecc.) per l'intervento dell'energia luminosa trasformata dalla clorofilla in energia chimica
FREGOLA - stato di intensa attività motoria ed irrequietezza tipico di parecchi animali, soprattutto pesci, durante il periodo riproduttivo
- G -
GAMETE - nome delle cellule destinate a unirsi nel processo della fecondazione per dare origine ad un nuovo individuo. Sono cellule caratteristiche ed esclusive degli organismi che si riproducono sessualmente.
GENERE - rango tassonomico; gruppo di specie correlate, morfologicamente simili.
GH - In acquariologia quella che ha più rilevanza è la durezza totale. ossia la concentrazione di ioni magnesio e calcio, disciolti in acqua, il più comune modo per indicare la durezza sono i gradi in scala tedesca (dGH), un valore errato di GH può provocare delle disfunzioni funzionali nei pesci e nelle piante
GRADI KELVIN - La temperatura in kelvin indica, il colore della luce: pochi kelvin= luce calda, rossiccia, molti kelvin= luce fredda, bluastra.
GONOCORISMO - Riproduzione sessuata in cui concorrono entrambi i sessi
- H -
HABITAT - In biologia è l'insieme delle condizioni ambientali proprio di una specie; in ecologia definisce il complesso delle condizioni ambientali e artificiali caratterizzanti un territorio antropizzato.
HUMUS - Strato del terreno particolarmente ricco di sostanze organiche allo stato colloidale, derivate dalla decomposizione di resti vegetali ed animali operata da organismi .
- I -
IBRIDAZIONE - Fusione (o incrocio) dei patrimoni genetici di individui apparteneti a due diverse specie naturali che porta alla costituzione di ibridi con caratteri intermedi tra quelli delle due specie genitrici.
IDROFITE - comprende piante acquatiche completamente immerse nell'acqua.
IDROBIO - Uno dei due grandi ambienti della biosfera contrapposto all’aerobio. Comprende l’alobio costituito dalle acque marine e salmastre e il limnobio costituito dalle acque dolci
INTERNODIO - Spazio privo di foglie compreso tra due nodi.
- K -
kH - È la capacità tamponante ed è causata da carbonati e bicarbonati, perciò viene detta durezza carbonatica (kH),si misura in gradi tedeschi(dKH), per capacità tampone si intende la capacità dell'acqua di tenere il pH stabile in campo acido o alcalino. Incrementando il KH, di solito aumenta anche il pH visto che agisce da spugna, assorbendo la parte acida presente nell’acqua.
- L -
LAMPADE HQI - lampada agli alogenuri metallici, utilizzata nel dolce e nel marino Le lampade a vapori di alugenuri metallici sono un'eccellente imitazione della luce naturale del sole. I pregi delle lampade HQI sono molti: efficienza luminosa molto elevata e un'eccellente resa dei colori.
LAMPADA HQL - lampada a vapori di mercurio, utilizzata solo nell'acquario d'acqua dolce
.
LIGNINA - Sostanza costituente il 20-30% del legno, principio attivo della lignificazione del tessuto vegetale.
LIMIVORO - Animale acquatico che si nutre di fango o limo e dei microrganismi che vi si trovano.
LIVELLO TROFICO - In natura, il livello trofico corrisponde ad ogni anello della catena alimentare, mediante il quale l'energia (intesa come nutrimento) fluisce attraverso un ecosistema, trasferendosi da un organismo all’altro, a partire dal
mondo vegetale, per arrivare ai carnivori di grosse dimensioni. Passando da un livello trofico a quello successivo, la quantità disponibile di energia decresce.
- M -
MANTELLO - organo che nei muscoli secerne la conchiglia calcarea. Nei nudibranchi adulti quest'organo si è completamente perduto.
MASSILI - menbra degli artropodi trasformati in apparati boccali
METALLI PESANTI - Sono così definiti i metalli con densità maggiore di 5. Fra questi, alcuni (piombo, cadmio, mercurio, antimonio, selenio, nichel, vanadio e altri), sono immessi nell'ambiente, sotto forma di ossidi o di solfuri Tali composti, dopo una certa permanenza in aria passano nel sistema acqua-suolo e possono entrare nella catena alimentare dando luogo a pericolosi fenomeni di bio-accumulo negli organismi viventi.
MIMETISMO - Capacità di un organismo animale o vegetale, di confondersi con il substrato sul quale vive, assumendone caratteristiche cromatiche e forme, che ne rendano difficile l’identificazione. è un mezzo di difesa dai nemici, oppure ha funzione aggressiva, permettendo al predatore di non essere scorto dalla vittima.
MIXOTROFI - organismi unicellulari capaci sia di fotosintetizzare nuova sostanza organica che di utilizzare quella precedentemente sintetizzata dai produttori.
MONOMIARII - molluschi con sola impronta muscolare
MUCO - liquido vischioso prodotto da cellule specializzate
- N -
NAUPLIUS - forma larvale primitiva di crostaceo
NEUTRALIZZAZIONE - L'azione chimica attraverso la quale una soluzione acida o basica è resa neutra (cioè né acida né basica) per aggiunta, rispettivamente, di una base o di un acido.
NITRITI (NO2) - Sono sostanze di scarto prodotte in acquario che non possono essere ancora smaltite correttamente, per questo smaltimento, sono necessari dei particolari batteri, I nitriti derivano dalla conversione dell'ammoniaca, grazie all'attivazione del ciclo dell'azoto. L'accumolo di nitriti nell'acquario può essere molto dannoso per i pesci, le cause di un eccesso di nitriti sono principalmente il sovraffollamento, una eccessiva alimentazione, una filtrazione non adeguata , vengono trasformati da batteri in nitrati
NITRATI(NO3) - Il livello dei nitrati in una vasca avviata tende a salire, come risultato finale del ciclo dell'azoto (l'unica eccezione a questa regola, e' una vasca altamente popolata di piante che puo' voler dire consumare piu' nitrati di quanti ne siano effettivamente prodotti).
infatti sono considerati dei fertilizzanti azotati per le piante,per i pescii sono tossici ad alte concentrazioni, devono essere rimossi con cambi regolari d’acqua.
- O -
OMEOSTASI - un concetto chiave degli ecosistemi, dove questi tendono a mantenere praticamente stabile il sistema generale, pur con forti variazioni a livello di elementi (cambiamento nella stabilità).
OPERCOLO - struttura cornea o calcarea, situata sul piede dell’animale, che serve per chiudere l’apertura della conchiglia in segno difensivo
OSMOSI - E' il flusso spontaneo di un liquido attraverso una membrana di separazione tra due soluzioni a diversa concentrazione. Nella maggior parte dei casi il soluto tende a passare dalla soluzione più concentrata a quella più diluita, sono però stati sviluppati processi (detti di osmosi inversa) in cui il flusso è contrario. Certi tipi di membrane lasciano passare l'acqua di una soluzione ma non le sostanze disciolte nella soluzione stessa; se perciò, in uno stesso recipiente, si mette in contatto, mediante una membrana di questo genere, dell'acqua pura con una soluzione acquosa, si realizzerà il passaggio dell'acqua pura verso la soluzione (endosmosi) o, viceversa, quello dell'acqua della soluzione verso l'acqua pura (esosmosi).
OSMOSI INVERSA - una soluzione salina viene spinta a pressione attraverso una membrana porosa che impedisce il passaggio dei sali in essa disciolti, consentendo in tal modo di ottenere acqua pura da una parte e una soluzione salina concentrata dall’altra.
OSTRACO - secondo strato della conchiglia formato da calcite .
OVERFLOW - un sistema che lascia tracimare l'acqua in uscita quando questa raggiunge un certo livello, facendo in modo che questo non possa superare la quota desiderata in vasca.
OVOPOSITORE - organo con il quale molte femmine depongono le uova.
OVOVIVIPARO - animale che prolifica con l'embrione completamente sviluppato.
- P -
PARASSITA - Organismo eterotrofo che invade un ospite appartenente ad una specie differente e che traendo nutrimento da esso arreca sempre danni all'ospite.
PARTENOGENESI - e' una particolare strategia riproduttiva che presentano molte specie animali e vegetali nelle quali si puo' avere sviluppo di uova non fecondate
PECILIDI - Famiglia di pesci Ciprinodontiforme, comprendente circa 150 specie, suddivisi in una ventina di generi, diffuse nelle acque dolci, ma talune anche in quelle salmastre ed in quelle marine costiere delle regioni tropicali e subtropicali del continente americano.Sono pesci vivipari, di piccole dimensioni ( le specie più grandi possono al massimo raggiungere i 20 cm), con maschi provvisti di un gonopodio, sorta di organo copulatore formato dai raggi terzo, quarto e quinto della pinna anale, allungati e più o meno modificati. Alcune specie sono state introdotte in altri paesi per la lotta contro le zanzare, in quanto grandi distruttrici delle loro larve,fanno parte di questa famiglia i poecilia,i platy,la gambusia,il portaspada.
PELAGICO - Di mare aperto, riferito normalmente alla regione oceanica
PERCOLAZIONE BIOLOGICA - Particolare sistema di depurazione biologica, costituito da un contenitore riempito di materiale filtrante, su cui si sviluppa uno strato di flora batterica, attraverso la quale viene fatto fluire per gravità l'acqua da depurare.
PERIOSTRACO - strato esterno della conchiglia
PH - Misura del grado di acidità di una soluzione acquosa. Il pH dell'acqua è pari a 7, valori inferiori indicano una soluzione acida, valori superiori indicano una soluzione alcalina,La scala del pH è logaritmica, e l'incremento di un unità rappresenta un'aumento di 10 volte dell'acidità o dell'alcalinità.
PIEDE - parte muscolare della zona ventrale del mollusco. E' l'organo preposto alla locomozione.
POTENZIALE REDOX - la capacita' di trasformaziome ossidativa nell'acquario delle sostanze discioltisi dai rifiuti creatisi nel medesimo. Esso serve come indicazione di stato globale di un'acquario ottimale nell' eleminazione dei rifiuti metabolici e di una corretta pulizia in esso, in pratica un costante valore nel tempo indica che nel suo interno l'acquario sta vivendo una vita ottima, un abbassamento invece costante giorno dopo giorno indica la degenerazione in esso e quindi bisogna ricercarne la causa il prima possibile.
PROCARIOTI - micro organismi con organizzazione cellulare semplice,
nucleo privo di membrana nucleare
PROTISTI - Regno-tutti gli organismi composti da una sola cellula che, in dipendenza della loro alimentazione di tipo autotrofo o eterotrofo, possono appartenere al regno animale (protozoi) o al regno vegetale (protofiti).
PSEUDOBRANCHIE - strutture epidermiche ( lamelle, appendici, ecc... ) con funzione respiratoria.
PLANCTON - Insieme degli organismi acquatici vegetali (fitoplancton) e animali (zooplancton) che vivono in acque dolci o marine, fluttuanti in sospensione, trasportati dal vento, dalle onde, dalle correnti, cui sono incapaci di resistere con movimenti propri.
PROTOZOI - organismi unicellulari di grandezza microscopica. Tipicamente acquatici svolgono una importante funzione di degradazione della sostanza organica
- R -
RADULA - lamina cornea dei molluschi munita di dentelli con funzione di raspa per raccogliere il nutrimento.è presente in molti animali in cui assolve a funzioni differenti
REATTIVO - Sostanza di cui è completamente nota la reattività, usata per chiarire la natura di altre sostanze, con cui viene fatta reagire.
REATTIVO DI NESSLER - reattivo che permette il riconoscimento e il dosaggio dell'ammoniaca; è costituito da una soluzione alcalina di iodomercurato di potassio.
RIZOMA - Fusto strisciante, anche ipogeo, a decorso orizzontale che produce superiormente delle gemme da cui si svilupperanno dei polloni, ed inferiormente delle radici. Esso svolge anche delle funzioni di riserva delle sostanze nutritive e il portamento può essere più o meno ingrossato o avere aspetto tuberiforme.
- S -
SAPROFAGO - Organismo animale che si nutre di sostanze organiche in decomposizione.
SCIAFILO - organismo che ama l'ombra,oppure Fotofobo il contrario di fotofilo
SILURIDI - Famiglia di pesci,probabilmente sono il gruppo più comune di pesci del mondo. Essi si trovano dovunque esistano altri pesci, e mostrano alcuni adattamenti che non si ritrovano in nessun altro ordine.Si dividono in numerose subfamiglie e queste in numerosi generi. Fra i generi più importanti ricordiamo i Corydoras , Callichthys, Kryptopterus,Ancistrus,plecostomus etcc.. meglio conosciute come le famiglie dei pesci-gatto, i quali rappresentano una classe di pesci richiestissimi dagli appassionati di acquariologia. Infatti, oltre ad essere belli e particolari, i pesci gatto presentano al meglio le caratteristiche di questo ordine , ovvero l'alta adattabilità e resistenza.
SIMBIONTE - Organismo eterotrofo che invade un ospite di specie diversa traendo nutrimento da esso; non arreca alcun danno all'ospite ma, in molti casi, la convivenza è vantaggiosa per entrambi gli organismi (simbiosi mutualistica).
SOSTANZA ORGANICA - Composto esistente in natura o creato per sintesi, nel quale è presente il carbonio.
SPECIE - E' l’unità base di ogni sistema di classificazione degli organismi animali e vegetali. Gli individui appartenenti alla stessa specie sono contraddistinti non solo da somiglianze morfologiche, ma principalmente dal fatto di rappresentare un’unità isolata dal punto di vista riproduttivo e di avere pertanto un patrimonio genetico comune. Ogni specie quindi raggruppa individui che presentano caratteristiche simili e che sono in grado di accoppiarsi e dare prole feconda.
SPORA - Tipo di cellula destinata alla riproduzione asessuata in alcuni organismi vegetali e animali come per esempio funghi e protozoi.
STOLONI - fusti sotterranei che danno origine a più esemplari concentrati nella stessa zona.
- T -
TALEA - porzione di una pianta in grado, sotto terra, di dare origine ad una nuova pianta.
TAXON - Gruppo di organismi che viene riconosciuto come entità formale a un qualsiasi livello di classificazione gerarchica. Per esempio lo storione attilio, gli storioni, gli arcipenseridi, i pesci ossei costituiscono differenti taxa.
TROCOFORA - Stadio larvale planctonico
- V -
VELIGER - stadio larvale planctonico munito di conchiglia di un mollusco
VIVIPARO - animale che partorisce giovani il cui sviluppo embrionale si svolge interamente nel corpo materno
- Z -
ZOEA - grado di sviluppo di larva di crostacei plantonici
ZOOECOLOGIA - Si occupa dello studio dei rapporti tra gli animali ed il loro ambiente. Lo studio dei rapporti tra le piante ed ambiente si denomina invece fitoecologia.
Legni per l'acquario raccolti in natura
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A chi ha la fortuna di passeggiare in un bosco o sulle rive di un lago o di un fiume sarà capitato di vedere alcuni pezzi legna o di radice molto belli. A noi acquariofili allora la domanda sorge spontanea: si potranno utilizzare in acquario? e se la risposta è affermativa, come preprarli per tale uso? Ecco in questa guida vorrei raccogliere tutte le informazioni su questo argomento presenti nel nostro forum, in modo da avere a disposizione un unico documento il più completo possibile.
Foto di Jambè: legno di betulla e sughero "raccolto" in natura
La scelta del tipo di legno Come vedremo qui di seguito non tutti i tipi di legno vanno bene per l'uso acquariofilo o meglio per alcuni tipi di vasche ci son legni adatti ed altri no e questo dipende da caratterische come il rilascio in acqua di resine (che rendono tali legni pericolosi per i pesci che andremo poi ad ospitare in acquario) o di sostanze umiche (che renderanno l'acqua molto ambrata, effetto non a tutti gradito) o ancora fondamentale è la consistenza del legno per evitare una marcitura prematura dello stesso. Analizziamo ora i principali tipi di legna: Bambù: se non è perfettamente secco crescono i funghi sulle punte, ma se è ben asciutto o meglio ancora trattato con una resina va benissimo
Castagno: molto ricco di tannini, rende particolarmente scura l'acqua Cedro: non consigliato per il rilascio di resine ed aromi Cipresso: molto duro e quindi molto indicato Conifere: non adatti per le resine contenute in essi e che verrebbero rilasciate in acqua Edera: come gli altri rampicanti molto utile in vaschette piccole per legarci muschi ad esempio. Basta scortecciarli e resistono moltissimo
Faggio: molto adatte anche le radici, regge bene il bagno in acqua Ontano: particolarmente indicato per la presenza dei tannini Pioppo: molto poroso, tende a marcire troppo in fretta Quercia: particolarmente indicato come l'ontano Robinia: troppo tenero per l'usoc in acquario, tende a marcire facilmente Sandalo: non consigliato per il rilascio di resine ed aromi Sughero: non colora l'acqua ma marcisce in fretta, quindi se si usa questa corteccia è probabile che si debba cambiarla annualmente
Ulivo: sconsigliato
Foto di Flender, legni raccolti in spiaggia dopo una mareggiata ed utilizzati per l'acquario
Trattamento prima dell'inserimento in vasca A seconda del tipo di legno, dell'età di stagionatura e dal rilascio di sostanze umiche che colorano l'acqua possiam prevedere diversi tipi di trattamento pre-inserimento. Ora vediamo alcuni suggerimenti dati dalle esperienze sul forum:
-accurata pulizia con forte getto d'acqua
-tenuti a mollo per una decina di giorni (ho cambiato l'acqua 2 volte)
-bollitura per un paio d'ore
-di nuovo tenuti a bagno per una settimana (2 cambi d'acqua)
-accurata pulizia con forte getto d'acqua
-bollitura finale per più di due ore
-risciacquatura finale
Allora ti racconto come ho fatto per una radice di castagno, l'ho innanzitutto sciacquata sotto un forte getto di acqua (fontana davanti casa).
Poi ho riempito una tinozza di una settantina di litri ed ho immerso la radice,
ho lasciato tutto così per una settimana, l'acqua era talmente marrone che sembrava fango... l'ho svuotata, risciacquato la radiciona e reimmessa dentro con acqua nuova e mezzo kilo di sale da cucina, poi ogni settimana cambiavo metà acqua il tutto è durato per circa un mesetto, 40 giorni alla fine la radice rilasciava pochissimi tannini e la peluria binaca formatasi nel frattempo era diminuita di molto.
Per togliere i detriti che si incastrano nei nodi o nei buchi è consigliata un'accurata spazzolatura, meglio se unita alla pulizia con getto d'acqua forte.
I legni possono anche essere trattati col Plastivel (ne esistono due versioni, spray ed a pennello) Essenzialmente il trattamento consiste nel rivestimento del legno(ma non solo)con una pellicola trasparente ed incolore totalmente atossica una volta asciugata. Applicandola a pennello è possibile ottenere uno spessore maggiore, ma per legni con corteccia molto porosa l'ideale è la versione spray almeno per la prima mano. Applicare dopo aver comunque accuratamente lavato i legni ed assicurarsi che siano perfettamente asciutti.
Corteccia
Particolare attenzione va rivolta alla corteccia, lo strato che ricopre il legno vero e proprio. Questa dovrebbe essere eliminata completamente perchè è la parte del legno che tende a marcire più velocemente. Meglio quindi usare legni già sbiancati dal sole e dalla corrente. Sempre e comunque meglio i legni vechi e stagionati, belli secchi insomma, si impregnano meglio d'acqua e non rilasciano più nulla.
Le domande frequenti dal forum
*bollitura o sterilizzazine Qualcuno ha qualche informazione per fare ciò invece che bollirli?
La bollitura risulta essere uno dei metodi migliori, cmq dipende dalla provenienza e dal tipo del legno. Alcuni utilizzano
l'amuchina salvo poi una risciacquata accurata. Bollirli è il metodo migliore anche perchè si limita la cessione di tannino e il relativo scurimento dell'acqua. Si pososno usare altrimenti disinfettanti per poppatoi: io ho usato il news terilsistem della chicco, l'ho lasciato a mollo per 24ore dopo l'ho risciacuato e l'hol asciato a mollo in acqua pulita per tre ore circa ultimo risciacquo e poi era pronto. Si può usare anche l'allume di arrocca: li ho lasciari in ammollo per circa 3h con allume di arrocca (circa 45g x 40 Lt di acqua) e poi risciaquati abbondantemente, poi ho riempito un contenitore capiente e con coperchio con h2o calda circa 60-
70 °C ed adesso sono a bagno in posizione soleggiata in modo che il sole domani scaldi un pò ancora l'acqua.
.....e se il legno è troppo grosso per stare in pentola? Per quanto riguarda la radice dopo averla pulita energicamente dovresti posizionarla in un catino piuttosto capiente e poi riempirlo di acqua bollente per eliminare le tracce di sporco rimaste e per evitare che possa galleggiare in seguito.
....e se il legno proviene da una spiaggia di mare c'è il rischio che questo rilasci sali una volta in acquario? Secondo me con una lunga ebollizione, d'un paio d'ore, e una lunga immersione in acque a temperatura ambiente potrebbero essere utilizzati. Dopo una settimana d'immersione verifica i valori (naturalmente dovrai già conoscere i valori iniziali dell'acqua). Se i valori sono stabili penso che tu possa tranquillamente utilizzarli: in fondo si tratta di legni giunti a mare da un fiume. Un lavaggio con ebollizione ed emersione dovrebbe eliminare sostanze da 'marino'...
*legni ed effetto acqua ambrata Qual'è il legno che ingiallisce meno l'acqua secondo voi, x esperienza diretta? Tutti i legni, per il fatto di essere legni, ingialliscono l'acqua. L'effetto è causato principalmente dal rilascio di tannino ed acidi umici che tendono ad ambrare l'acqua. Legni di torbiera, Mopani e Manila sono i più carichi di queste sostanze, tanto utili, quanto(da alcuni)detestate.
Il "Mopani" è sicuramente quello che, prima di essere trattato, rilascia più "colore", perchè ha una fibra molto più densa e quindi a parità di peso specifico contiene più sostanze tanniche che umiche. Difatti, a parità di misura, pesano di più degli altri.
*patina bianca sui legni Nel mio acquario allestito da una settimana si sta formando una strana cosa , una sorta di patina bianca gelatinosa che ricopre solo i legni (di mangrovia). Che cos'è? E' un fenomeno frequente in vasche appena avviate: si tratta nella maggior parte dei casi di colonie di batteri che devono ancora insediarsi nel luogo preposto a tale scopo(il filtro) e che all'inizio tendono a svilupparsi in tutta la vasca. Con l'introduzione dei primi pesci pulitori(corydoras ed ancystrus ad esempio) si dovrebbe risolvere il problema
*galleggiamento Nonostante il legno sia in acqua da molto tempo continua a galleggiare, come mi devo comportare? Ci son diversi metodi per ancorare un pezzo di legno al fondo. Ad esempio se la vasca non è ancora allestita potreste siliconarlo(raccomandazione: usare solo silicone acetico) al vetro di fondo dell'acquario o ad una parete laterale a seconda della forma e della posizione in cui lo vorrete tenere. Altrimenti potete siliconare il pezzo di legno ad una lastra di plastica che verrà poi insabbiata oppure siliconata a sua volta al fondo della vasca. Altro metodo ancora è quello di fissare dei pesi (es: sassi) al legno stesso sia siliconandoli che legandoli con un filo di nylon (tipo quelli usati per la pesca,
trasparenti, non dannosi e resistentissimi)
Guide ed articoli correlati:
Un
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di Roberto Posarelli
Acidi umici e tannini
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LEGNI!
LEGNETTI
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usare
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legni?Legnaia
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BIANCA
SU
LEGNI!Legni...
Legni
legni
per
acquariDisinfettare
le
radici
o i
legniLegni
di
fiumeLegni
da
spiaggiaLegni
Quante
volte
bollire
i
legniPlastivel
Costruire uno sfondo naturale
.........................................................................................................................
Riprendo una discussione iniziata sul vecchio forum in cui mostravo le fasi di realizzazione di uno sfondo di poliuretano espanso e sabbia arricchito di legni e pietre raccolte in natura.
Credo che questo tipo di realizzazioni permetta di riprodurre nel modo più verosimile possibile le sponde dei fiumi e i paesaggi sommersi nei quali vivono i nostri pesci.
Iniziamo con lo scegliere una buona radice, che sia ben stagionata, non abbia asperità che potrebbero ferire i pesci e che
sia di un legno troppo morbido che marcirebbe in fretta.
Per sterilizzare le radici le ho pulite con cura sotto un getto di vapore.
Per creare gli sfondi di solito si preparano dei telai con le stesse dimensioni della vasca, è sicuramente la tecnica più corretta e comoda. Io non avevo molto tempo a disposizione e ho scelto di lavorare direttamente dentro l'acquario foderandolo con carta di giornale. A lavoro ultimato ho poi rimosso con attenzione la carta dallo sfondo.
Oltre ai legni ho utilizzato anche qualche piccola roccia dello stesso colore della sabbia. Nella foto l'oprazione di posizionamento prima di iniziare a lavorare con la schiuma.
Ecco il materiale utlizzato: un secchiello, una bomboletta di schiuma poliuretanica (la trovate in tutti i centri per il bricolage, serve per isolare termicamente gli edifici) e ovviamente la sabbia.
Di sicuro non è un lavoro rilassante, sta schiuma si appiccica si gonfia e si sciacchia quando non devve, mischiarla alla
sabbia non è facilissimo. Credo che mischiarla al ghiaietto sia molto più semplcie.
La prossima volta proverò ad usare solo schiuma per creare la composizione e cercherò un modo di incollarci sopra la sabbia solo a lavoro ultimato.
Dopo qualche ora di lavoro ecco il risultato finale, un pannello solido e compatto che grazie all'uso di legni, sassi e sabbia ha un' aspetto desisamente più naturale degli sfondi 3D che si trovano in commercio.
Ed eccolo qui a dimora nella vasca, adesso manca solo l'acqua!
Acquario 2003 - Concorso Askoll: ACQUARIO
30x50x42 PxLxH vetro spessore 6mm (anche troppo) tra le lastre il silicone occupa circa 1.2mm. Coperchio in vetro con specchio (per evitare l'acquisto dei riflettori).(45.00€)
□ fondo soil 9L ADA (confezione da 9L 25.00€)
□ mobiletto con antina 35x60 (45.00€)
□ fertilizzante fondo 10 capsule MULTI BOTTOM ADA (confezione da 25 capsule 25.30€)
□ misuratore continuo di CO2, ampolla vetro soffiato DROP CHECKER ADA (55.00 €)
□ (atomizzatore) diffusore di CO2 ATO10 in vetro soffiato della ELOS per acquari fino a 50L (38.00 €) l'equivalenti della ADA non può essere neanche guardato per quanto costa. Gli accessori in vetro scelti non hanno paragone con gli altri in plastica.
I prodotti della ADA o ELOS possono essere lavati (rimozione alghe) e tornano nuovi senza il pericolo di graffiarli o renderili opachi.
RISCALDAMENTO
I NEON accesi possono aumentare la temperatura anche di 2/3 gradi
□ HYDOR Hydroset termostato elettronico con sonda e rotella per la regolazione della temperatura, senza display (33.33€)
□ HYDOR Cavetto da 25W lungo 4m (disposto sul fondo della vasca)
ILLUMINAZIONE
□ 2 NEON 15W 25.5mm POWER-GLO (12.70€ cadauno)
□ 2 NEON 15W 25.5mm SERA PLANT (10.42€ cadauno)
□ 4 VISI-LUX CAPS VLA70 per NEON da 15W (9.00€ cadauno)(portalampade in policabonato, ottimi e belli)
□ 4 PROLUNGHE da 2 MT (6.34€ cadauno)
□ 1 GRUPPO LUCE VISI LUX 2x15W con TIMER (55.67€)
□ 1 GRUPPO LUCE VISI LUX 2x15W senza TIMER (22.81€)
SISTEMA DI FILTRAGGIO
□ HYDOR Prime 10 (39.67€) filtro esterno per acquari fino a 150L, completo di cestello per materiale filtrante, tubi in gomma e rubinetti utilissimi per quando dobbiamo cambiare il materiale filtrante.
MATERIALE FILTRANTE
□ ROWA Plus PO4 & SiO2 Absorber ottimo per aiutare a controllare le alghe, ottimo perchè non è uno scambiatore di ioni, si da da fare senza causare danni, confezione da 100ml 17.50€ a me dura circa 6-7 mesi
□ CANNOLICCHI A MICROCELLE ASKOLL Biomax (8 volte + efficace) peso netto 425gr. (ne ho utilizzato meno della metà) nella confezione c'è una comodissima retina
□ Ovatta SERA lana filtrante
□ Ovatta filtrante verde (anonima)
□ Spugna grossa alta 7cm diametro circa 12cm (ho acquistato una spugna grande come una dizionario zanichelli e ne taglio un pezzo per ogni filtro)
INSOMMA CHE CI CREDIATE O NO SONO STATO CAPACE DI SPENDERE CIRCA 590,00€ SENZA CONTARE PESCI PIANTE PRODOTTI VARI....
Ho acquistato tutto su Internet altrimenti avrei dovuto accendere un mutuo o appoggiarmi alla FINDOMESTIC.
ACQUARIO
30x50x42 PxLxH vetro spessore 6mm (anche troppo) tra le lastre il silicone occupa circa 1.2mm. Coperchio in vetro con specchio (per evitare l'acquisto dei riflettori).(45.00€)
□ fondo soil 9L ADA (confezione da 9L 25.00€)
□ mobiletto con antina 35x60 (45.00€)
□ fertilizzante fondo 10 capsule MULTI BOTTOM ADA (confezione da 25 capsule 25.30€)
□ misuratore continuo di CO2, ampolla vetro soffiato DROP CHECKER ADA (55.00 €)
□ (atomizzatore) diffusore di CO2 ATO10 in vetro soffiato della ELOS per acquari fino a 50L (38.00 €) l'equivalenti della ADA non può essere neanche guardato per quanto costa. Gli accessori in vetro scelti non hanno paragone con gli altri in plastica. I prodotti della ADA o ELOS possono essere lavati (rimozione alghe) e tornano nuovi senza il pericolo di graffiarli o renderili opachi.
RISCALDAMENTO
I NEON accesi possono aumentare la temperatura anche di 2/3 gradi
□ HYDOR Hydroset termostato elettronico con sonda e rotella per la regolazione della temperatura, senza display (33.33€)
□ HYDOR Cavetto da 25W lungo 4m (disposto sul fondo della vasca)
ILLUMINAZIONE
□ 2 NEON 15W 25.5mm POWER-GLO (12.70€ cadauno)
□ 2 NEON 15W 25.5mm SERA PLANT (10.42€ cadauno)
□ 4 VISI-LUX CAPS VLA70 per NEON da 15W (9.00€ cadauno)(portalampade in policabonato, ottimi e belli)
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□ 1 GRUPPO LUCE VISI LUX 2x15W con TIMER (55.67€)
□ 1 GRUPPO LUCE VISI LUX 2x15W senza TIMER (22.81€)
SISTEMA DI FILTRAGGIO
□ HYDOR Prime 10 (39.67€) filtro esterno per acquari fino a 150L, completo di cestello per materiale filtrante, tubi in gomma e rubinetti utilissimi per quando dobbiamo cambiare il materiale filtrante.
MATERIALE FILTRANTE
□ ROWA Plus PO4 & SiO2 Absorber ottimo per aiutare a controllare le alghe, ottimo perchè non è uno scambiatore di ioni, si da da fare senza causare danni, confezione da 100ml 17.50€ a me dura circa 6-7 mesi
□ CANNOLICCHI A MICROCELLE ASKOLL Biomax (8 volte + efficace) peso netto 425gr. (ne ho utilizzato meno della metà) nella confezione c'è una comodissima retina
□ Ovatta SERA lana filtrante
□ Ovatta filtrante verde (anonima)
□ Spugna grossa alta 7cm diametro circa 12cm (ho acquistato una spugna grande come una dizionario zanichelli e ne taglio un pezzo per ogni filtro)
INSOMMA CHE CI CREDIATE O NO SONO STATO CAPACE DI SPENDERE CIRCA 590,00€ SENZA CONTARE PESCI PIANTE PRODOTTI VARI....
Ho acquistato tutto su Internet altrimenti avrei dovuto accendere un mutuo o appoggiarmi alla FINDOMESTIC.
Allevamento e riproduzione - Microgeophagus Ramirezi e riproduzione - Microgeophagus Ramirezi
In questa paginetta vi racconterò la mia esperienza nell'allevamento e riproduzione dei Ramirezi.
Le fotografie che seguiranno ritraggono gli esemplari che negli anni ho ospitato nei miei acquari.
Dimorfismo sessuale:
i sessi sono facilmente distinguibili, la femmina raggiunge al massimo 6 cm mentre il maschio 7 cm (questa caratteristica è evidente se hanno almeno un anno), l'elemento che salta sudito all'occhio è la colorazione rossastra del ventre (sembra un rossetto tenue) delle femminucce.
Consiglio per una sola coppia un acquario non più piccolo di 50x30, i pesci
sono territoriali quindi sopravviverebbe solo il più forte.
PH stabile intorno al 6.8 KH e GH 4-5, temperatura 26 gradi (per stimolare la
riproduzione dicono di aumentarla fino a 27-29 ma i miei si danno da fare anche a 26).
Entrambi i genitori partecipano allo stesso modo alla cura dei piccoli. Non vi
preoccupate se li raccolgono in docca, vogliono solo proteggerli o spostarli in un luogo più sicuro.
I riproduttori depongono le uova all'aperto, su sassi o superfici lisce (se la sfortuna vuole che depongano sulla Soil .... addio uova).
Circa una settimana prima della deposizione i Ramirezi cercano un luogo "tranquillo" (che ingrati, noi gli diamo pure a mangiare) possibilmente nascosto dalla folta vegetazione. Una volta individuato si adoperano per "pulirlo".
Dopo qualche giorno di inseguimenti (maschio femmina) noterete una
protuberanza sotto la pinna anale della femmina, l'ovopositore (la femminuccia della foto ha appena finito di deporre). Più sporge e più siamo vicini alla deposizione. La deposizione dura dai 60 ai 90 minuti durante i quali la femmina passa centinaia di volte sulla superficie scelta in precedenza, depone due o tre uova e il maschio che la segue le feconda (davvero tanta pazienza). Un consiglio, lascete una luce accesa nella stanza se non avete una lucetta notturna. I riproduttori potrebbero non ricoscersi e litigare oltre a non vedere i pericoli da cui difendere i piccoli.
Le uova non fecondate si riconoscono dalla colorazione biancastra e nel giro di due tre giorni marciscono.
Il compito dei riproduttori durante la settimana di sviluppo delle larve è quello di ossigenare, pulire (prendono
in bocca le uova e le riposizionano) ed eliminare quelle marce (se non le eliminano si rischia di rovincare anche
quelle sane adiacenti).
La vita media di questa specie è relativamente breve (due tre anni), sfortunatamente il mio bellissimo maschietto nonostante si mostri ancora in forma, attivo, coloratissimo, affamato non riesce a fecondare un numero sufficiente di uova (ha due anni e mezzo). La femmina depone circa 200 (chi le vuole contare può cliccare per l'ingrandimento) e il maschietto ne feconda solo un dozzina. Sto seriemente pensando di mandarlo in panchina.
Dopo sei giorni i piccoli appariranno così.
Allo scadere della settimana inizieranno i primi tentativi di nuoto ma occorrerà una giornata intera prima che tutti diventino bravi.
A mio parere è necessario nutrirli con i naupli di artemia (la prima settimana), ho provato con mangimi liquidi e con polveri ed ho notato una crescita stentata e lenta (anche se da adulti sono comunque belli e colorati, la femmina con l'ovopositore esposto è nata a casa miaaaaa 03/2004).
Non ripeto le solite occortezze per mantenere l'acquario pulito visto che i nostri avannotti sono tanto preziosi quanto fragili.
Fotografie Ramirezi
La vasca che ho scelto per allevare una coppia di Microgeophagus Ramirezi è la "Ambiente Advances 60" della Askoll, 60 x 35 x 38 (h) cm, spessore del vetro 5 mm, 80 litri circa.
• Filtro Pratiko 100;
• Pompa 480 l/h;
• Termoriscaldatore 100 watt;
• Impianto illuminazione 2 x 15 Watt;
• Cavetto riscaldante
• Impiato CO2 da 500gr
Ho scelto una vasca della Askoll perchè mi sono trovato bene con un'altro acquario della stessa marca vinto ad un concorso.
Ho approfittato di una super promozione sul sito www.abissi.com e l'ho acquistato senza pensarci 2 volte .
Ho applicato sul vetro posteriore, esternamente, una pellicola adesiva nera perchè ritengo che gli sfondi con immagini fasulle siano poco interessanti.
Il mobiletto è delle stesse dimensioni dell'acquario ed è stato acquistato in un negozio di fiducia a Trieste. I pesci presenti nell'acquario sono:
• una coppia di Ramirezi, lui sono più di due anni che vive nei miei acquari, lei ha circa 14 mesi ed è nata da uova fecondate da lui in un mio precedente allestimento. (in effetti lui è un pò vecchiotto considerato la specie ).
• una decina di Caridina Japonica
• dieci Neon per far sentire importante la coppia
• un Otocinclus Affinis
Particolare cora è stata dedicata alla scelta delle piante:
• Micranthemum umbrosus
• Micranthemum micranthemoides
• Hemianthus callitricoides
Ho disposto sul fondo un cavo riscaldante da 15W con trasformatore da 12Volts allo scopo mantenere tiepido il substrato ed evitare l'effetto radici fredde. E' presente anche un riscaldatore della Askoll da 100W (sbalzi di temperatura zero).
Come terriccio ho utilizzato Aqua Soil Malaya della ADA 3-4 confezioni da 3 litri. Come fertilizzanti ho scelto Multi Bottom della Ada, E15 della Dennerle fertilizzante a base di ferro, S7 oligoelementi sempre della Dennerle.
Tutto il materiale, radici e rocce è stato bollito per circa 10 minuti, sciacquato, raffreddato prima di essere introdotto nella vasca.
L'acqua utilizzata è all'80% proveniente dal mio impianto ad osmosi inversa, il restante 20% è acqua di rubinetto trattata con Brighty K e Cloro Off della ADA.
Per ottenere una durezza carbonica accettabile ed un ph prossimo al 7 ho utilizzato AquaDur Plus della JBL in combinazione con KH+ della Elos.
Attualmente 12/03/2004 il PH è circa 6.5 il KH 5.5 e GH 6, NO2 0.
Confesso di essere particolarmente interessato ad una rigogliosa vegetazione, per questo ho scelto con cura piante bellissima ma allo stesso tempo particolarmente esigenti.
Per migliorare la possibilità di successo è a mio parere necessario introdurre la CO2, per questo ho scelto una bombola da 500gr con doppio manometro, regolatore di pressione, valvola di non ritorno, valvola a spillo e elettrovalvola. L'impianto per la somministrazione della CO2 è attivo solo durante il periodo di illuminazione, 13 ore dalle 09:00 alle 22.00 (in effetti sono troppe ma voglio guardare un pò l'acquario anche io)
Un tubo in silicone parte dalla valvola di non ritorno fino ad arrivare ad un comito in vetro soffiato, nuovamente un tubo in silicone con alla fine (atomizzatore) diffusore di CO2 ATO10 in vetro soffiato
della ELOS per acquari fino a 50L.
Di seguito troverete le foto dell'acquario scattate con una Nikon D70, noterete da subito che le piante una volta abituatesi all'ambiente crescono ad una velocità "esponenziale". Ho atteso circa 7 gg prima di introdurre i pesci (ho utilizzato Green Bacter della ADA per accellerare la colonizzazione batterica), ancora 11 gg per le piante....
Mi raccomando cercate di portare l'acqua a valori ottimale nei primi due giorni di allestimento. Sbalzi di KH e di conseguenza di PH provocano dammi non da poco alla vostra opera d'arte.
12.02.2005
23.02.2005
28.02.2005
12.03.2005
23.03.2005
01.04.2005
E' evidente che il prato non si è sviluppato come speravo, le piante continuano a crescere solo verso l'alto alla ricerca della luce, conclusione... due neon non sono sufficienti, aggiungo altri due neon sperando di essere in tempo.
Ciao ragazzi, in questa paginetta vi racconterò come ho allestito il premio ricevuto dalla Askoll, dall'arrivo del pacco ad oggi.
Mi sono classificato secondo al concorso fotografico indetto dalla Askoll nel 2003, contattata la direzione, nel giro di una settimana ho visto arrivare il mio fantastico premio.
Il modello di acquario è AMBIENTE ADVANCED ASKOLL 80X35 litri 112, la differenza dal modello base sono i 5 cm di profondità, un solo neon, il filtro interno e un riscaldatore da 100w.
Il modello ADVANCED è completo di
• filtro esterno PRATIKO 200 con materiale filtrante per acquari fino a 200 litri,
• due neon da 20W
• riscaldatore da 150 W (nuova generazione, particolarmente precisi)
di mio ho aggiunto
• Aqua Soil Malaya Ada 4-5 confezioni da 3 litri
• Cavetto riscaldante della Hydor da 25 W senza termostato sempre acceso
• Bombola di CO2 da 4 litri con doppio manometro ed elettrovalvola
Prodotti consigliati che
ho utilizzato:
• Aquadur plus
• KH+ Elos
• S7 Dennerle
• E15 Dennerle
• Multi Bottom ADA
Come al solito non soddisfatto del numero dei neon sono intervenuto per aggiungerne due da 14W. Sono convinto che acquari di questa dimensione per ottenere una meravigliosa crescita delle piante devono avere almeno 80W di neon T8. (vedremo i risultati)
Piante Anubias:
• Micranthemum umbrosus
• Micranthemum micranthemoides
• Glossostigma elantinoides
• non ricordo ...
Pesci e crostacei:
• Apistogramma Agassizii - maschio Red Red, due femmine Red Red e Golden Red
• Badis Badis - 2 maschi e 2 femmine (6€ cadauno 03/2005)
• Platy Corallo - tre maschi e tre femmine
• Corydoras pygmaeus - 2 esemplari (6€ cadauno 03/2005 dimensione massima 2,5 cm)
• Otocinclus affinis - 5 esemplari
• Caridina Crystal Red - 6 (14€ cadauno 02/2005), li vedo rarissimamente . La bestiolina a destra al momento dello scatto misurava meno di 2 cm.
• Neocaridina Garnaal BUMBLE BEE - 5 (3,5€ cadauno 02/2005 ne vedo uno raramente)
14 febbraio 2005
23 febbraio 2005
19 marzo 2005
31 marzo 2005
Sulla destra dell'acquario la luce è meno intensa, questo il motivo per il quale c'è stato un minor sviluppo delle piante.
16 aprile 2005
Le piante presenti nel database sono:
1 Alternanthera reineckii roseafolia
2 Ammania gracilis
3 Anubias barteri ''coffeefolia''
4 Anubias barteri var. angustifolia
5 Anubias barteri var. barteri
6 Anubias barteri var. nana
7 Bacopa australis
8 Bacopa caroliniana
9 Bolbitis heudelotii
10 Cabomba caroliniana
11 Cabomba furcáta
12 Ceratophyllum demersum
13 Cladophora aegagropila
14 Crinum natans
15 Cryptocoryne crispatula var. balansae
16 Cryptocoryne walkeri (lutea)
17 Cryptocoryne wendtii brown
18 Cryptocoryne wendtii Tropica
19 Cryptocoryne x willisii
20 Cryptocoryne x willisii lucens
21 Didiplis diandra
22 Echinodorus angustifolius
23 Echinodorus Aquartica
24 Echinodorus martii
25 Echinodorus osiris
26 Echinodorus Red Diamond
27 Echinodorus Red Special
28 Echinodorus Rubin
29 Echinodorus Rubin Narrow leaves
30 Echinodorus uruguayensis
31 Eleocharis parvula
32 Eusteralis stellata
33 Glossostigma elatinoides
34 Hemianthus callitrichoides Cuba
35 Hemianthus micranthemoides
36 Heteranthera zosterifolia
37 Hydrocotyle leucocephala
38 Hygrophila corymbosa
39 Hygrophila corymbosa Aroma
40 Hygrophila difformis
41 Hygrophila polysperma Rosanervig
42 Juncus repens
43 Limnophila aromatica
44 Limnophila sessiliflora
45 Lobelia cardinalis
46 Ludwigia arcuata
47 Ludwigia glandulosa perennis
48 Ludwigia inclinata
49 Ludwigia inclinata var. verticillata Cuba
50 Ludwigia inclinata var. verticillata 'Pantanal'
51 Ludwigia repens
52 Ludwigia repens Rubin
53 Marsilea hirsuta
54 Mayaca Fluviatilis
55 Micranthemum umbrosum
56 Microsorum pteropus
57 Microsorum pteropus needle leaves
58 Microsorum pteropus Philippine
59 Microsorum pteropus Red
60 Microsorum pteropus Tropica
61 Microsorum pteropus Windeløv
62 Monosolenium tenerum (Pellia)
63 Myriophyllum tuberculatum Red
64 Najas guadelupensis
65 Nesaea crassicaulis
66 Nymphaea lotus (zenkeri)
67 Pistia stratiotes
68 Pogostemon helferi
69 Rotala macrandra
70 Rotala rotundifolia
71 Rotala sp vietnam
72 Rotala sp. ''Green''
73 Rotala sp. Nanjenshan
74 Sagittaria subulata
75 Salvinia
76 Taiwan moss
77 Tonina fluviatilis
78 Valisneria nana
79 Vallisneria americana gigantea
80 Vallisneria spiralis
81 Vesicularia dubyana
82 Vesicularia sp. Christmas
83 Zosterella dubia
Alternanthera reineckii roseafolia
Famiglia : Amaranthaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 25-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria : (per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Alta
Temperatura minima di coltivazione : 17
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : bassa-alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Anubias barteri ''coffeefolia''
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 15-25 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10+ cm
Luce media necessaria : (per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-9
Crescita : Lenta
Riproduzione : taglio del rizoma
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
.dnubias bcrtu-i vcr. ongustifo lio
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 10-15+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 15+ cm
Luce media necessaria : (per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : taglio del rizoma
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde scuro
anteriore o centrale
Posizione consigliata in vasca
Anubias barteri var. barteri
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 25-45 cm
Larghezzamedia raggiunta : 15+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Bassa
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-9
Crescita : Lenta
Riproduzione : taglio del rizoma
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Anubias barteri var. nana
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 5-15 cm
Larghezzamedia raggiunta : 8+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Bassa
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-9
Crescita : Lenta
Riproduzione : taglio del rizoma
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Bacopa australis
Famiglia : Scrophulariaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 7-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 2-4+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 32
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Bacopa caroliniana
Famiglia : Scrophulariaceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 20-30+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-6 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Bolbitis heudelotii
Famiglia : Lomariopsidaceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 15-40 cm
Larghezzamedia raggiunta : 15-25+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7
Crescita : Media
Riproduzione : taglio del rizoma
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e
epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca indifferente
Cabomba caroliniana
Famiglia : Cabombaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 30-80+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-8+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 26
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 18-26 °C
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie foglie aghiformi
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Cabomba furcáta
Famiglia : Cabombaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 30-80+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-8+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 33
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 3-7
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie foglie aghiformi
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Ceratophyllum demersum
Famiglia : Ceratophyllaceae
Continente di provenienza : Cosmopolita
Altezza media raggiunta : 5-80+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-15+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 10
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : dassa - alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-9
Crescita : Molto veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie foglie aghiformi
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Cladophora aegagropila
Famiglia : Cladophoraceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 3-10 cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-10 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 5
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da media a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-8,5
Crescita : Lenta
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere muschio
Tipo di foglie foglie aghiformi
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore
Crinum natans
Famiglia : Amaryllidaceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 50-150 cm
Larghezzamedia raggiunta : 20-30 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : bulbi
Pianta caratterizzata per essere a bulbo
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Cryptocoryne crispatula var. balansae
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 20-60+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 20-15+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-9
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Cryptocoryne walkeri (lutea)
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 12-15+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 8-12 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie marrone
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Cryptocoryne wendtii brown
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-25 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-9
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie marrone
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Cryptocoryne wendtii Tropica
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 6-10 cm
Larghezzamedia raggiunta : 8-12 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Cryptocoryne x willisii
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-25+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e primo piano
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
IC Jeffrey Setiawan Sutanto
Cryptocoryne x willisii lucens
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-25+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bass a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Didiplis diandra
Famiglia : Lythraceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 10-15+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 2-4+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 26
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Echinodorus angustifolius
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 5-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-20+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e primo piano
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca anteriore
Echinodorus Aquartica
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 10-15 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6,5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : scapo fiorifero
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Echinodorus martii
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 30-45+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 15-30 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da media a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8,5
Crescita : Media
Riproduzione : scapo fiorifero
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie grandi
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Echinodorus osiris
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 25-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 20-30 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : scapo fiorifero
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e rossa
Tipo di foglie grandi
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Echinodorus Red Diamond
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 15-25 cm
Larghezzamedia raggiunta : 20-30 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-8
Crescita : Media
Riproduzione : scapo fiorifero
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e rossa
Tipo di foglie grandi
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Echinodorus Red Special
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 10-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-30 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : scapo fiorifero
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Echinodorus Rubin
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 30-50+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 20-40+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da media a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : scapo fiorifero
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie grandi
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Echinodorus Rubin Narrow leaves
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 20-35 cm
Larghezzamedia raggiunta : 25-40 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-9
Crescita : Lenta
Riproduzione : scapo fiorifero
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e rossa
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Echinodorus uruguayensis
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 20-55+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-30 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 26
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : scapo fiorifero
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
© Jeffrey Setiawan Sutan
Echinodorus uru csis
Eleocharis parvula
Famiglia : Cyperaceae
Continente di provenienza : Cosmopolita
Altezza media raggiunta : 3-7 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-10+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 10
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e da primo piano
Tipo di foglie foglie aghiformi
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Eusteralis stellata
Famiglia : Lamiaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-25 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-20 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie foglie aghiformi
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Glossostigma elatinoides
Famiglia : Scrophulariaceae
Continente di provenienza : Australia
Altezza media raggiunta : 2-3+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 3+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 26
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7,5
Crescita : Veloce
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a stelo e primo piano
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca anteriore
Hemianthus callitrichoides Cuba
Famiglia : Scrophulariaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 5-3 cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-10+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7,5
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere stelo e da primo piano
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca anteriore
Hemianthus micranthemoides
Famiglia : Scrophulariaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 5-15+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-15+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da media a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Heteranthera zosterifolia
Famiglia : Pontederiaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 30-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere stelo
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Hydrocotyle leucocephala
Famiglia : Apiaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 10-20 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : molto bassa - molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-9
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie tonde
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Hygrophila corymbosa
Famiglia : Acanthaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-30+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Hygrophila corymbosa Aroma
Famiglia : Acanthaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 20-30+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 20-40+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Hygrophila difformis
Famiglia : Acanthaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 20-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 15-25 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-9
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Hygrophila polysperma Rosanervig
Famiglia : Acanthaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 20-30+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 6-10 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Juncus repens
Famiglia : Juncaceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 7-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-7+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Limnophila aromatica
Famiglia : Scrophulariaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 25-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-8 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Limnophila sessiliflora
Famiglia : Scrophulariaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-40 cm
Larghezzamedia raggiunta : 4-7 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da media a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Lobelia cardinalis
Famiglia : Lobeliaceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 20-30+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 7-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 26
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Ludwigia arcuata
Famiglia : Onagraceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 25-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-5 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Ludwigia glandulosa perennis
Famiglia : Onagraceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-40 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-12 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Ludwigia inclinata
Famiglia : Onagraceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 20-40 cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-5+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Ludwigia inclinata var. verticillata Cuba
Famiglia : Onagraceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 10-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-30 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7,5
Crescita : Lenta
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Ludwigia inclinata var. verticillata 'Pantanal'
Famiglia : Onagraceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 20-40 cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-5+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Ludwigia repens
Famiglia : Onagraceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 30-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-8 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 26
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Ludwigia repens Rubin
Famiglia : Onagraceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 20-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-15+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassaa alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Marsilea hirsuta
Famiglia : Marsileceae
Continente di provenienza : Australia
Altezza media raggiunta : 2-10+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-20+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da media a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7,5
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a stelo e primo piano
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore
Mayaca Fluviatilis
Famiglia : Maiacacee
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 15-40 cm
Larghezzamedia raggiunta : 2-3 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : media
Valore medio del ph dell'acqua : 6-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Micranthemum umbrosum
Famiglia : Scrophulariaceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 10-15+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 1-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 26
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Microsorum pteropus
Famiglia : Polypodiaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 12-20+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : taglio del rizoma e piante avventizie
Pianta caratterizzata per essere rizoma e epifita
Tipo di foglie grandi
Tonalità delle foglie medie
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Microsorum pteropus needle leaves
Famiglia : Polypodiaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 10-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-20 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : taglio del rizoma e piante avventizie
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Microsorum pteropus Philippine
Famiglia : Polypodiaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 10-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-20 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : taglio del rizoma e piante avventizie
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Microsorum pteropus Red
Famiglia : Polypodiaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 10-30 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-20 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : taglio del rizoma e piante avventizie
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Microsorum pteropus Tropica
Famiglia : Polypodiaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 15-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 15-30+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Media
Riproduzione : taglio del rizoma e piante avventizie
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Microsorum pteropus Windeløv
Famiglia : Polypodiaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 10-20 cm
Larghezzamedia raggiunta : 12-18+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : taglio del rizoma e piante avventizie
Pianta caratterizzata per essere a rizoma e epifita
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Monosolenium tenerum (Pellia)
Famiglia : Monoseleniaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 2-5+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-10+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 5
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : bassa - alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere muschio e epifita
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Myriophyllum tuberculatum Red
Famiglia : Haloragaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 40+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-8 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 29
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7
Crescita : Lenta
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie foglie aghiformi
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Najas guadelupensis
Famiglia : Najas guadelupensis
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 4 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Media
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : media
Valore medio del ph dell'acqua : 6-7
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Nesaea crassicaulis
Famiglia : Lythraceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 30-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 8+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8,5
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Nymphaea lotus (zenkeri)
Famiglia : Nymphaeaceae
Continente di provenienza : Africa
Altezza media raggiunta : 20-80 cm
Larghezzamedia raggiunta : 25-60 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Lenta
Riproduzione : bulbi
Pianta caratterizzata per essere a bulbo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Pistia stratiotes
Famiglia : Araceae
Continente di provenienza : Cosmopolita
Altezza media raggiunta : 5-20+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-20+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 17
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere galleggiante
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca galleggiante
Pogostemon helferi
Famiglia : Lamiaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 2-10 cm
Larghezzamedia raggiunta : 5-10 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-7,5
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e primo piano
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca anteriore
Rotala macrandra
Famiglia : Lythraceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 25-55 cm
Larghezzamedia raggiunta : 2-7 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Rotala rotundifolia
Famiglia : Lythraceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 40-60 cm
Larghezzamedia raggiunta : 3+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Rotala sp vietnam
Famiglia : Lythraceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 10-30cm
Larghezzamedia raggiunta : 4-8cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da media a alta
Temperatura minima di coltivazione : 22
Temperatura massima di coltivazione : 26
Durezza media dell'acua : media
Valore medio del ph dell'acqua : 7
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo e rossa
Tipo di foglie foglie aghiformi
Tonalità delle foglie rosso
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Rotala sp. ''Green''
Famiglia : Lythraceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 40-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 3+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto basso a alto
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Rotala sp. Nanjenshan
Famiglia : Lythraceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 10-15 cm
Larghezzamedia raggiunta : 2-4+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Sagittaria subulata
Famiglia : Alismataceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 5-30+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 16
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-9
Crescita : Veloce
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta e primo piano
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca anteriore
Salvinia
Famiglia : Salviniaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 1-3 cm
Larghezzamedia raggiunta : 1-3 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da alta a molto alta
Temperatura minima di coltivazione : 12
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-9
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere galleggiante
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca galleggiante
Taiwan moss
Famiglia : Hypnaceae
Continente di provenienza : Cosmopolita
Altezza media raggiunta : 1-3+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-5+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-9
Crescita : Lenta
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere muschio e epifita
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore
Tonina fluviatilis
Famiglia : Eriocaulaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 5-35 cm
Larghezzamedia raggiunta : 2-3+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da molto bassa a media
Valore medio del ph dell'acqua : 5-7,5
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie medie
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Valisneria nana
Famiglia : Hydrocharitaceae
Continente di provenienza : Australia
Altezza media raggiunta : 30-80 cm
Larghezzamedia raggiunta : 2-10 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 20
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-8,5
Crescita : Media
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca posteriore
Vallisneria americana gigantea
Famiglia : Hydrocharitaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 50-100+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 15+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 18
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-9,5
Crescita : Veloce
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere a rosetta
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde
Posizione consigliata in vasca posteriore
Vallisneria spiralis
Famiglia : Hydrocharitaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : 30-55+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 5+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 30
Durezza media dell'acua : da bassa a molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 6-9
Crescita : Veloce
Riproduzione : stoloni
Pianta caratterizzata per essere rosetta
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Vesicularia dubyana
Famiglia : Hypnaceae
Continente di provenienza : Asia
Altezza media raggiunta : + cm
Larghezzamedia raggiunta : + cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto basso a molto alto
Valore medio del ph dell'acqua : 5-9
Crescita : Lenta
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere muschio e epifita
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Vesicularia sp. Christmas
Famiglia : Hypnaceae
Continente di provenienza : Sud America
Altezza media raggiunta : 1-3+ cm
Larghezzamedia raggiunta : 3-5+ cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 15
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : molto bassa - molto alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5,5-9
Crescita : Media
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere muschio e epifita
Tipo di foglie piccole
Tonalità delle foglie verde scuro
Posizione consigliata in vasca anteriore o centrale
Zosterella dubia
Famiglia : Pontederiaceae
Continente di provenienza : Nord Amrica
Altezza media raggiunta : 15-50 cm
Larghezzamedia raggiunta : 10-15 cm
Luce media necessaria :
(per luce media si intende almeno 0.5W/L)
Da bassa a alta
Temperatura minima di coltivazione : 10
Temperatura massima di coltivazione : 28
Durezza media dell'acua : da molto bassa a alta
Valore medio del ph dell'acqua : 5-8
Crescita : Veloce
Riproduzione : talea
Pianta caratterizzata per essere a stelo
Tipo di foglie lineari
Tonalità delle foglie verde chiaro
Posizione consigliata in vasca centrale o posteriore
Fonte: http://www.crescere-in.it/pdf/Enciclopedia_Acquario.pdf
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Autore del testo: Ezio Pollina
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