Sistema bancario italiano

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Significato di Sistema bancario italiano

 

Sistema bancario italiano

"Breve storia dal 1893 ai giorni nostri. Il 1893 vide il fallimento di grandi istituti di credito: la Banca Generale, il Credito Mobiliare, la Banca Romana. Queste avevano privilegiato pesantemente l'attività finanziaria rispetto all'esercizio ordinario del credito. Le sovrabbondanti interessenze acquisite nel settore produttivo (la Banca Generale in quello siderurgico, il Credito Mobiliare in quello immobiliare) avevano portato ad un quasi totale accentramento del rischio con una conseguente politica protezionistica delle banche nei rispettivi settori d'intervento e l’inevitabile emarginazione qualitativa e mercantile delle aziende protette. Il crollo fu ineluttabile, ma l'avvenimento fu considerato un incidente di percorso: l'Italia si avviava ad impostare seriamente il processo di industrializzazione e il sistema bancario, pur con qualche passo falso, non poteva che accompagnare in parallelo la crescita economica della nazione. Il crollo di quegli istituti non dette luogo, pertanto, a provvedimenti legislativi di ""risanamento"" del settore. In altri termini, non si volle comprendere la pericolosa inconciliabilità finanziaria tra operazioni passive di breve termine e previsione di attività nel lungo periodo. Ed infatti, puntualmente, il problema si ripropose causando il fallimento della Banca di Sconto nel 1921. Questa, fortemente impegnata nell'industria pesante, fu travolta dal fallimento della Ansaldo che non seppe prontamente riconvertirsi al termine della prima guerra mondiale. D'iniziativa, le banche limitarono drasticamente la loro espansione territoriale ma non seppero affrontare il problema delle loro partecipazioni industriali. Nel 1926, per la prima volta, lo Stato intervenne per disciplinare l'attività del sistema creditizio: attribuì alla Banca d'Italia il controllo del mercato monetario e finanziario e sottopose alla sua vigilanza l'attività di tutte le banche. Queste, però, rimasero legate, pur se in misura meno evidente, alla grande industria e furono tanto pesantemente coinvolte dalla crisi mondiale del 1929, da sollecitare esse stesse l'intervento dello Stato. Le provvidenze costarono all'erario oltre 16 miliardi di lire dell'epoca, furono progettate organicamente ma gli obiettivi di medio periodo non furono centrati: le partecipazioni azionarie furono rilevate e successivamente affidate all'I.M.I. (Istituto Mobiliare Italiano ‐1931) per la sistemazione, e all'I.R.I. (Istituto per la Ricostruzione Industriale ‐1933) per il finanziamento e lo smobilizzo, alle banche di credito ordinario fu tassativamente proibito di compiere finanziamenti a medio e lungo termine. Gli scopi per i quali i due istituti erano stati creati non furono raggiunti per vari motivi (scoppio della guerra di Etiopia, guerra di Spagna, situazione economica, ecc.), anzi, l' I.R.I. si trovò a detenere anche la proprietà di tre importanti banche di interesse nazionale: Banco di Roma, Credito Italiano, Banca Commerciale Italiana. Nel 1936 si decise, pertanto, di rivedere sistematicamente la normativa riguardante l'attività creditizia e finanziaria del sistema bancario nel suo complesso. Strumento giuridico dell'intervento fu il Regio Decreto legge n° 375 del 1936 ( convertito faticosamente in legge nel 1938 col n° 141), che, fino alla legge Amato‐Carli del 1990, fu alla base del sistema bancario italiano. Riportiamo brevemente le innovazioni più incisive apportate nel 1936: - Il risparmio e la relativa raccolta sono attività di interesse nazionale e possono essere effettuate solo su autorizzazione del governo. - Il credito a breve é rigorosamente diviso da quello a medio e lungo termine, (fine della banca mista di tipo tedesco e passaggio alla banca pura). Conseguente tassativo divieto alle banche di credito ordinario di compiere operazioni di credito industriale e mobiliare. - Creazione di organi statali con funzioni di regolazione e di controllo dell'attività bancaria. La Banca d'Italia é dichiarata Istituto di Diritto pubblico. - Disciplina per la distribuzione, la specializzazione e la concentrazione territoriale delle banche. - Obblighi per tutte le aziende di credito per un più efficace controllo della loro attività ( Iscrizione all'albo, autorizzazione all'esercizio, alla costituzione di nuove banche, alla apertura di nuove filiali, capitale minimo versato, fondo di riserva, rapporto tra patrimonio netto e passività ecc.). E' intervenuto poi un processo di concentrazione: il sistema bancario ha subito fino al termine della seconda guerra mondiale un processo di concentrazione dettata dal mercato ma spesso forzata ed imposta dal regime dell’epoca. L'andamento dimensionale del sistema nel tempo, ha seguito per grandi linee la seguente il seguente percorso: "" Un primo periodo, precedente al 1926, caratterizzato da una forte espansione numerica delle banche in esercizio, conseguita in modo prevalente con accesso all'attività bancaria di una miriade di aziende unicellulari di dimensioni presumibilmente modeste"". "" Un secondo periodo, che va dal 1927 al 1942, di drammatica razionalizzazione del sistema esistente, attraverso la quale si opera un drastico ridimensionamento della consistenza numerica sia delle aziende in esercizio, sia degli sportelli bancari, che però non comporta un abbassamento del livello di intermediazione. Questo processo avviene in modo prevalente attraverso l'espulsione dal mercato di un considerevole numero di banche di piccole dimensioni"". "" Un terzo periodo, che parte dal 1943 e arriva ai giorni nostri, nel quale lo sviluppo del sistema bancario italiano é caratterizzato da una ulteriore seppur lenta diminuzione del numero delle banche in esercizio e, nel contempo, da una forte espansione dei loro sportelli bancari."" Il sistema muta definitivamente, con la legge n° 218/90 ""Amato‐Carli"""

 

Fonte: http://www.bccdegliulivi.it/attachments/214_GLOSSARIO%20TERMINI%20BANCARI.pdf

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