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LA GRECIA CLASSICA.
25.04.98 - 03.05.98 - Tour organizzato da ITINERA (Dott. G. Maroni).
1.1 ATENE.
Atene, capitale della Grecia e della provincia dell’Attica, è oggi una città di circa 3 500 000 di abitanti, a poca distanza dal mare dove si trova il suo porto naturale: il Pireo. Oltre ad essere il centro politico, economico e commerciale della nazione greca, è una città d’arte e di storia fra le più importanti d’Europa.
Il centro archeologico di Atene si trova nell’Acropoli ma appena si entra in Atene si incontrano la Porta di Adriano e l’Olympieion, il tempio di Zeus. La Porta segnava l’ingresso alla città romana e fu voluta da Adriano (131 d.C.) che amava molto Atene ed era imbevuto di cultura classica; la porta ha un arco romano in basso ed un frontone greco con colonne corinzie in alto. Adriano completò ingrandendolo l’Olympieion iniziato da Pisistrato nel 550 a.C. e poi lasciato incompiuto benché i lavori fossero stati ripresi dopo 350 anni da Antioco IV Epifane. Il nuovo tempio aveva 104 colonne corinzie con fronte ottastilo su un basamento con tre gradini come tutti i templi greci (i templi romani stavano invece su un podio molto alto) ed era circondato da un grande recinto; oggi sono rimaste solo 13 colonne. Vicini sono i resti delle terme romane.
A nord-ovest dell’Olympieion, in una conca naturale formata da due colline, si trova lo Stadio di Atene; di origini molto antiche, il prima stadio era in legno ma nel IV secolo a.C. era già in pietra; nel II secolo d.C. Erode Attico lo ricostruì in marmo pentelico e poteva accogliere 70 000 spettatori. Serviva per le gare di corsa e la lunghezza della pista era di uno stadio, da cui il nome. Davanti allo stadio scorreva l’Eridano, il fiume di Atene interrato dalla metà del 1800, che con un ponte era scavalcato dalla via Sacra percorsa dalla processione delle Panatenee. In questo stadio furono aperti i primi giochi olimpici moderni nel 1896 dopo una ricostruzione.
Una prima e più classica visione dell’Acropoli si gode dalla Collina di Filopappo o delle Muse a sud-ovest di Atene. La collina faceva parte di un bastione nella cinta fortificata di Atene, oggi è sistemata a giardini e si sale per sentieri e gradinate. Oltre all’Acropoli si può vedere in lontananza la collina di Licabetto, la più alta di Atene. Il punto più alto della collina delle Muse è occupato dal monumento funebre a Filopappo, console romano esiliato in Atene la cui munificenza gli aveva procurato la riconoscenza degli Ateniesi. Nel monumento del 116 a.C., in parte rovinato, si vede in basso il fregio con il console sul carro preceduto dai littori e, sopra, la nicchia con la sua statua.
La collina calcarea dell’Acropoli che significa “sommità della città”, è la seconda in altezza delle 7 colline di Atene ed è stata il primo luogo di insediamento e la sede dei primi re di Atene nel XV secolo di epoca micenea, i mitici fondatori Egeo e il figlio Teseo, poi divenne il centro sacro, commerciale ed amministrativo della Polis. L’Acropoli fu scelta essendo ricca di sorgenti a differenza della collina di Licabetto, infatti la regione dell’Attica era in tempi geologici un altopiano di calcare sedimentario che l’erosione ha scavato formando le valli, sotto c’è uno strato di marne argillose impermeabili che fermano le falde d’acqua. Sopra l’Acropoli furono costruiti una serie di templi dedicati ad Atena che era divenuta protettrice della città dopo aver vinto una gara con Poseidone avendo donato alla città l’ulivo. L’ingresso all’Acropoli è dal lato ovest dove si trova la porta fortificata che però è molto tarda, del 267 d.C., dopo l’invasione degli Eruli, l’ingresso antico è costituito dai Propilei, un colonnato dorico sulla facciata e ionico lungo il corridoio costruito fra il 436 ed il 432 a.C., a destra c’era il tempio della Vittoria (senza ali perché non fuggisse) ed a sinistra la Pinacoteca. Ciò che rimane dell’Acropoli è del periodo di Pericle e successivo e del periodo romano. Nel 480, durante la seconda guerra persiana, Atene era stata distrutta ma dopo la vittoria Pericle portò il tesoro della Lega Achea da Delo ad Atene ed abbellì la città; di questo periodo è il Partenone eretto nel 447-438 e dedicato ad Atena Parthenos. I lavori furono affidati all’architetto Ictino che sfruttò quanto rimaneva di un vecchio tempio ingrandendolo. Come tutti i templi greci il Partenone sorge su un basamento con tre gradini, ha 8 colonne sulle facciate, arcuate per dare un effetto prospettico, e 17 sui lati tutte doriche. Il dorico fu il primo degli ordini nato in Grecia, nel VII sec. a.C., ed è anche il più semplice, le colonne non hanno base, sono tozze e scanalate con spigoli vivi e con un semplice capitello a cuscino. Sopra le colonne corre la trabeazione con le decorazioni: i triglifi e le metopi; queste ultime generalmente sono lisce nello stile dorico ma nel Partenone sono decorate con bassorilievi che rapresentano le quattro grandi battaglie della mitologia greca: la Gigantomachia (est), la Centauromachia (sud) l’Ammazzomachia (ovest) e la guerra di Troia (nord). I frontoni triangolari, motivo ricorrente di tutti gli edifici religiosi fin dal XII sec., sono decorati con scene continue che richiamano la divinità venerata nel tempio. L’ingresso, secondo la tradizione è rivolto ad est e su questo fronte era rappresentata la nascita di Atena dalla testa di Giove, sul frontone ovest c’era la disputa fra Atena e Poseidone. Questi bassorilievi si trovano oggi nel British Museum a Londra. All’interno del tempio si trovava la cella intorno alla quale correva il fregio con la processione delle Panatenee; durante questa festa, ogni 4 anni, le ragazze ateniesi portavano in dono un peplo da loro tessuto con cui rivestivano una statua di legno della dea. Cinque secoli dopo un fregio simile ornò l’Ara Pacis di Augusto a Roma. All’interno della cella c’era la statua di Atena di Fidia in oro e avorio (crisoelefantina). Al centro dell’Acropoli c’era poi un’altra statua colossale di Atena in marmo, alta 24 m e con l’elmo d’oro il cui riflesso si vedeva dal Pireo.
Un altro monumento notevole è l’Eretteo sorto nel luogo più antico e sacro dell’Acropoli, era consacrato ad un dio preistorico a forma di serpente, Eretteo, poi identificato con Poseidone. Il tempio attuale fu iniziato nel 421 e completato nel 406, è in marmo pentelico e stile ionico, lo stile leggero ed elegante originario dell’Anatolia nel VI sec. a.C.; lo stile ionico ha colonne più sottili con un plinto in basso ed un capitello a volute in alto, la trabeazione non ha metopi e triglifi. Sul lato sud dell’Eretteo c’è una loggetta sporgente con 6 cariatidi, 6 statue di fanciulle della Caria o, come vuole un’altra tradizione 6 prigioniere persiane, che reggono la trabeazione come colonne antropomorfizzate. Le prime cariatidi sono del secolo VI e si trovano nel santuario di Apollo. Le statue della loggetta sono copie perché gli originali si trovano nel museo dell’Acropoli. Del Partenone e dell’Eretteo non è rimasto nulla del tetto perché nel 1687 ambedue furono trasformati in polveriera dai Turchi ed una granata veneziana li fece esplodere.
Il Museo dell’Acropoli contiene solo oggetti originali provenienti dagli scavi e ci sono reperti a partire dal VII secolo a.C.; si può fare un confronto fra le figure in stile arcaico (VII -VI sec.) e quelle classiche (V - IV): le prime sono rappresentate dalle statue korai (fanciulle) e koroi (giovani), hanno forme un po’ rigide, un sorriso uguale sulle labbra detto appunto “arcaico”, il peplo delle korai è stilizzato, i koroi sono rappresentati nel nudo eroico; le figure classiche mostrano invece la piena conoscenza del corpo umano e della sua dinamica e l’espressione del volto è serio e pensieroso e si parla di stile “severo”. Nel museo sono conservati i rilievi della cella del Partenone, le cariatidi originali e molte altre statue e bassorilievi.
Affacciandosi dal lato sud-est sulle pendici dell’Acropoli si vedono dall’alto i resti del Teatro di Dioniso che risale al VI-V secolo a.C., rifatto più volte, anche al tempo di Adriano poteva contenere fino a 17 000 spettatori e fu il luogo che vide la nascita della tragedia greca con Tespi e dove furono rappresentate le opere di Sofocle, Euripide ed Eschilo. Oggi non rimane nulla della cavea e, del coro e della scena, ci sono solo rovine ma il colpo d’occhio dall’alto è sempre magnifico. Spostandosi sul lato sud-ovest si vede dall’alto l’Odéon di Erode Attico costruito nel 161 d.C. con la cavea addossata alla collina dell’Acropoli secondo l’uso greco. L’Odéon serviva per spettacoli musicali ed era coperto per ragioni acustiche; rimangono ancora gran parte delle mura perimetrali con arcate romane; per il suo ottimo stato di conservazione viene ancora utilizzato.
Prima di scendere dall’Acropoli di deve dare uno sguardo al panorama della città: verso sud-est si vede distintamente l’Olympeion e lo Stadio, verso nord-est la collina di Licabetto circondata dal verde.
Ad ovest dell’Acropoli si trova un’altra piccola collina di roccia: l’Areopago o Roccia di Marte, luogo del tribunale supremo dove si giudicavano i delitti di sangue; secondo la mitologia qui gli dei avrebbero giudicato ed assolto Marte per aver ucciso il figlio di Poseidone scoperto da lui mentre violentava la figlia Alcippe; successivamente vi fu giudicato Oreste per aver ucciso la madre Clitennestra e fu fatto assolvere da Atena. Sull’Areopago predicò per la prima volta il Vangelo S. Paolo e fondò la prima comunità cristiana di Atene con S. Dionigi l’Aeropagita. I resti di una basilica, a lui dedicata nel IV secolo, si trovano sulle pendici nord. L’Areopago è oggi solo una roccia ma si gode una buona vista dell’Acropoli ed ai suoi piedi dell’Agorà con il tempio di Efesto. Scesi dall’Areopago, sotto l’Acropoli sul lato nord, si trova l’Agorà romana, il mercato costruito dai Romani fra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C.; l’edificio più importante rimasto è la Torre dei Venti di forma ottagonale ornata su ogni lato dalle raffigurazioni dei venti, si trattava di un orologio idraulico, la più antica clessidra che si conosca. Un po’ più a nord si trova la Biblioteca di Adriano con una facciata monumentale, vicino è un’antica moschea ora museo dell’arte folcloristica. Più ad ovest si trova l’area archeologica dell’Agorà antica con il Tempio di Efesto in posizione dominante; è il tempio meglio conservato perché trasformato presto in chiesa bizantina invertendo la posizione dell’ingresso, è in stile dorico con 6 colonne sui fronti e 13 sui lati e fu quasi contemporaneo al Partenone. Sulla spianata in basso c’è l’edificio della Stoà di Attalo, costruito da Attalo II di Pergamo nel 159-138 a.C., è un portico a due navate coperto, lungo 116 m, completamente ricostruito dagli Americani nel 1953-56; vi si trova oggi il museo dei reperti della zona. Vicino passava la via sacra percorsa ogni 4 anni dalla processione delle Panatenee che salivano all’Acropoli. Nel periodo miceneo l’area era una necropoli, poi, dall’inizio del VI secolo fu adibita a luogo di assemblee e vi sorse il Buleuterion o Senato, luogo delle decisioni. Dopo la conquista romana furono costruiti nuovi edifici fra cui un tempio ad Ares e l’Odéon di Agrippa di cui rimangono alcuni imponenti resti.
A nord-ovest dell’Agorà si trova la zona del Keramikos, rione dei vasai dell’antica Atene; anche qui passava la via sacra che portava ad Eleusi e era diviso dalle mura di Temistocle in una zona esterna cimiteriale ed in una abitata interna alle mura. Il Museo del Ceramico ha una raccolta di steli funerarie qui trovate. Le più antiche sono del VII secolo e sono molto semplici: una lastra verticale con bassorilievo che rappresentava il morto negli abiti delle sue funzioni da vivo. In epoca classica (V sec.) le steli diventano più complesse e vengono rappresentate in genere due persone con il defunto sempre seduto. Una di queste è la stele di Dexileos, un giovane morto in battaglia contro i Corinti (V sec.) e rappresentato a cavallo. La stele originale si trova dentro il museo mentre all’esterno, sul luogo del ritrovamento, si trova una copia. Il museo ha anche una vasta raccolta di ceramiche dove si vede l’evoluzione dall’epoca geometrica (XI - VII sec.), decorazioni con serpenti e motivi geometrici (meandri), all’epoca arcaica (VII - VI sec.) in cui prevalgono figure di sfingi, leoni e grifoni di influsso orientale, fino all’epoca classica (V - IV sec.) con figure umane e di dei e rappresentazioni di miti, neri su fondo rosso e rossi su fondo nero.
Tornando verso il centro, a piazza Mitropolis, si trovano le due chiese della Grande Metropolitana e della Piccola Metropolitana, la prima della metà del 1800 è la cattedrale della città, la seconda e del XII sec. di forme bizantine. A sud ovest si stende il quartiere di Plaka, la parte vecchia della città con vie strette e piccole piazze piene di negozi e ristoranti ormai orientati al turismo. Quasi all’estremità della Plaka si trova il Monumento a Lisicrate, una costruzione circolare, alta 6,5 m circondata da colonne corinzie. Lisicrate era un “korego” cioè un organizzatore e finanziatore di spettacoli teatrali che gareggiava con altri; la sua compagnia aveva vinto nell’anno 334 a.C. ed il tripode di bronzo della vittoria era stato posto sopra il suo monumento.
La sommità della collina di Licabetto alta 277 m si raggiunge anche con una funicolare la cui stazione si trova però dove finisce l’area edificata che la circonda. Vi si trova una terrazza panoramica e la cappella di S. Giorgio (Agios Georgios) ortodossa piena di icone. Il panorama della città intorno è a giro d’orizzonte e, data l’altezza, si domina la stessa Acropoli e si vede il mare.
Per finire è indispensabile la visita al Museo Archeologico Nazionale, più lontano ancora della collina di Licabetto, che contiene la più grande raccolta dell’arte greca. Si inizia al centro con la sezione Micenea (XVI - XI sec. a.C.); un plastico riproduce l’area archeologica di Micene con le mura ciclopiche; il primo a scavare fu Schliemann nel 1880 e suoi sono molti dei reperti esposti fra cui la maschera d’oro detta di Agamennone, in realtà molto più antica, del XVI sec. a.C., ed i molti altri ornamenti d’oro. Vi sono poi oggetti di corredo funerario come le statuette a F (fi) e Y (psi) dalla posizione delle braccia rispetto al corpo; i vasi sono a decorazioni naturalistiche. I palazzi micenei erano delle fortezze sulla sommità di colline ed avevano 2-3 piani, la metallurgia del tempo era quella del bronzo. Con l’arrivo dei Dori che portano il ferro inizia il periodo geometrico della ceramica (XI - VII sec. a.C.) con decorazioni geometriche a meandri e figure umane stilizzate. Segue il periodo arcaico (VII -VI sec. a.C.), le statue sono colossali con occhi a mandorla e sorriso marcato sulle labbra, la figura è statica e senza volume risente ancora della tecnica delle statue su fusti d’albero, le statue rappresentano o le divinità o l’offerente. Poi la scultura si affina divenendo più realistica e si arriva al periodo classico (V - IV sec. a.C.) le statue diventano a misura d’uomo o più piccole e si da importanza al corpo, ai suoi movimenti ed all’anatomia della nudità atletica, scompare il sorriso delle labbra e si parla di stile severo. I monumenti funebri hanno il bassorilievo più marcato e più grande. Dopo il IV secolo a.C. inizia la decadenza e le statue tornano a diventare grandi ed acquista più importanza la testa del corpo. Una sezione interessante è quella dell’arte cicladica (III - II millennio a.C.) in particolare i ritrovamenti di Santorini distrutta dall’esplosione del vulcano nel 1600 a.C.; negli ultimi 25 anni sono stati trovati affreschi molto delicati rappresentanti scimmie, papiri e serpenti.
1.1.1 MARATONA.
Maratona è una cittadina dell’Attica a nord di Atene vicina al mare sul golfo di Maratona di fronte alla grande isola di Eubea, è famosa per essere il luogo dove si tenne nel 490 a.C. la famosa battaglia fra Greci e Persiani nella prima guerra Persiana. I greci erano guidati da Milziade che dopo la vittoria dedicò il suo elmo a Giove in Olimpia. Il luogo della battaglia è parco nazionale e vi si trova un tumulo (soros), una piccola collinetta alta 12 m sotto cui si trovano le ceneri dei 192 caduti ateniesi. Vicino al soros, a commemorare la vittoria, c’è anche una stele, copia di quella originale che si trova nel Museo Archeologico di Atene, di modello arcaico, alta e stretta con la figura di un oplita in rilievo. La tradizione riporta che alla fine della battaglia un soldato greco con tutta l’armatura sarebbe corso fino ad Atene per annunziare la vittoria morendo di fatica dopo aver dato l’annunzio. A ricordo di questo evento, con i primi Giochi Olimpici moderni del 1896 si disputò per la prima volta la “maratona” la gara di corsa su una distanza di 42,2 km che parte da un punto vicino al campo dei Greci, qui a Maratona, e finisce allo Stadio di Atene. Schliemann scavò questo posto e sotto il soros trovò uno strato di ceneri e pezzi di vasi.
A Maratona Teseo, secondo la mitologia Greca, uccise il toro di Eracle, a Maratona nacque Erode Attico (101 - 177 d.C.) retore e mecenate.
1.1.2 CAPO SOUNION.
Capo Sounion (Sunio), circa 60 km ad ovest di Atene, è l’estremità sud-orientale della penisola dell’Attica ed è famoso per la presenza del tempio di Poseidone che domina una roccia a picco sul mare. Venendo da Maratona si passa vicino ai monti Pentelici famosi per le loro cave di marmo; non distante dalla punta si trova anche la cittadina di Laurion vicino alla quale si trovavano le miniere di argento sfruttate da Atene nel periodo classico ed oggi esaurite. Omero parla della punta di Sunio e la chiama “sacra” ma si sa che un primo tempio fu costruito prima delle guerre persiane e fu distrutto nel 480 con l’invasione di Serse. Il tempio fu poi ricostruito più grande in marmo locale nel 440 e c’era una grande statua di Poseidone descritta da Pausania che però parla di un tempio ad Atena che è stato trovato più a nord-est. Del tempio di Poseidone rimangono ancora un buon numero di colonne ma le decorazioni sono andate perdute. Il tempio fu distrutto anche dai cercatori di tesori che scavarono sotto. Questo luogo fu prediletto da Byron che si dice vi pose la sua firma
1.1.3 DAFNI.
Dafni è un monastero di origine paleocristiana a circa 10 km ad ovest dal centro di Atene sulla strada per Eleusi vicino a fiume Kifisos. Il luogo era anticamente sede di un santuario di Apollo e infatti Dafni era una ninfa da lui amata che, volendo sfuggirgli, fu trasformata in alloro (dafni significa alloro in greco), l’alloro divenne quindi la pianta sacra al dio e la zona era ricca di lauri. La prima chiesa è del I secolo d.C., nell’XI secolo fu costruito il primo monastero bizantino dedicato alla Dormizione della Vergine. Nel 1206, dopo che i Franchi conquistarono Atene, furono introdotti elementi gotici nell’architettura e vi furono sepolti i governatori Franchi. Con la dominazione turca il monastero passò agli ortodossi; danneggiato durante la guerra di indipendenza greca fu abbandonato ma ora è divenuto monumento nazionale e recentemente (1955-57) è stato restaurato. La chiesa ha un nartece di architettura cistercense, l’interno è a croce greca con al centro una grande cupola. C’è una grande profusione di mosaici bizantini fra i quali, sulla cupola, quello con il grande Cristo Pantocrator che tiene la Bibbia.
1.1.4 ELEUSI.
Eleusi, a circa 22 km ad ovest di Atene e non lontana dal mare, oggi città industriale con raffinerie, cantieri navali e officine metallurgiche, è famosa per il santuario a Demetra, luogo dove nacque il culto dei misteri eleusini noto fin dall’età micenea. Secondo la mitologia, Demetra, in cerca della figlia Persefone (o Core), rapita da Ade per farne la regina degli Inferi, venne a Eleusi presso il re Celeo che la aiutò a scoprire il luogo dove si trovava la figlia e Demetra per ricompensa fece dono del grano. Il complesso archeologico, circondato da mura ed addossato all’Acropoli dell’antica Eleusi, ha l’ingresso a nord-ovest dove arrivava la via sacra e qui c’era il tempio di Artemide. Il santuario, in origine dell’VIII secolo, fu riedificato più volte fino all’epoca romana al tempo di Antonino Pio. L’ingresso monumentale è costituito dai Grandi Propilei di cui rimane la piattaforma con pezzi di colonne, di fronte è la Grotta di Plutone, ingresso ai campi Elisi dove era stata rapita Persefone. Sulla sinistra i Piccoli Propilei dove passa la via Sacra che conduce al Telesterion, il centro del santuario. In origine qui c’era un piccolo tempio miceneo del XIV secolo, al tempo di Pericle (445 a.C.) fu creato un grande ambiente con 5 file di 4 colonne ed in età romana fu ingrandito e dotato di 7 file di 6 colonne e preceduto dalla stoa di Filone. Questo era il luogo dove si celebravano i misteri eleusini, i riti che insegnavano il percorso ai campi Elisi. Del tempio rimane il perimetro con molti resti di colonne e decorazioni; è in gran parte scavato nella roccia e addossato alla collina dell’Acropoli. Da sinistra si sale sulla collina dove si trova l’edificio del museo dove sono raccolte molte statue originali e copie di quelle trasferite al Museo Nazionale di Atene, fra queste una bella cariatide proveniente dai piccoli Propilei, e molte anfore e ceramiche.
1.2 CORINTO.
Corinto nel Peloponneso, capitale della provincia di Corinzia, è oggi una città sul golfo omonimo con circa 22700 abitanti ed è distante dalla città antica abbandonata a seguito di ripetuti terremoti. L’antica Corinto si trova a circa 7 km a sud-ovest intorno ad una fortezza naturale: l’Acrocorinto da cui si controllava l’istmo, unico accesso al Peloponneso. L’istmo è stato tagliato con un canale fra il 1882 ed il 1893 ed è lungo 6,3 km, largo 24 m al livello del mare e profondo 8 m dal pelo dell’acqua; lo scavo è profondo fino a 80 m dal livello del terreno ed è attraversato da due ponti stradali ed uno ferroviario. Il canale di Corinto collega il golfo omonimo, ad ovest, con il golfo di Saronico sull’Egeo e rappresenta una ben rapida via di comunicazione fra Ionio ed Egeo per le navi fino a 10000 ton; anche al tempo dei Greci le navi più piccole superavano l’istmo trainandole a terra mediante carri. Una bella vista del canale si gode dai due lati del ponte dell’autostrada che viene da Megara.
Secondo la tradizione l’antica Corinto fu fondata da Korinthos, figlio di Marathon, per la sua posizione divenne subito un centro politico ed economico importante e questo favorì anche il suo sviluppo culturale. Qui si affermò il tempio dorico e lo scultore Callimaco elaborò il capitello “corinzio”, i vasi corinzi si diffusero nel Mediterraneo alla fine del VI secolo a.C. prima di quelli attici. Nel V secolo aveva 5000 abitanti, nel 146 fu distrutta dai Romani ma poi ricostruita. Nel 52 d.C. S. Paolo vi fondò la prima comunità cristiana. Sul punto più alto dell’Acropoli sorgono i resti del tempio di Apollo, un grande edificio di circa 22 x 54 m con 38 colonne doriche monolitiche in pietra locale poros, un calcare poroso, ne rimangono solo 7 con parte della trabeazione. Il tempio fu costruito nel VI secolo, un secolo prima del Partenone, ed è un esempio tipico di stile dorico arcaico. A sud-est si stende l’Agorà circondata da porticati ionici e botteghe. All’Agorà arriva da nord la strada Lechaion che copriva la distanza fino al mare dove sorgeva il porto omonimo. Dove arriva la strada (lato est) si trova la fontana di Peirene sorta secondo la leggenda dalle lacrime versate per la morte del figlio. Nel museo, che si trova all’ingresso dell’area archeologica, sono raccolti in ordine cronologico reperti dal neolitico all’età ellenistica. Vi sono molte ceramiche corinzie, statue di schiavi tovati nel mercato degli schiavi, statue romane, mosaici e parti di affreschi staccati.
1.3 NAUPLIA.
Nauplia nel Peloponneso, capitale della provincia dell’Argolide, è oggi una città di circa 10 600 abitanti sul golfo Argolico. Nel VII sec. a.C. era il porto di Argo, nel 1388 fu conquistata dai Veneziani che ne fecero una delle fortezze più importanti mentre la Grecia era dominata dai Turchi, fu rioccupata dai turchi nel 1540 e di nuovo ripresa dai Veneziani con il Morosini nel 1686, ritornò infine ai Turchi nel 1715. Fu liberata nel 1822 con la guerra di indipendenza greca e dal 1828 al 1834 fu capitale della Grecia indipendente. La baia di Nauplia e dominata a sud da uno sperone roccioso dove sorgono due fortezze quella di Acronauplia, sul punto più avanzato del promontorio, e quella di Palamidi più interna ma più in alto; una terza fortezza, quella di Burdzi, si trova su uno scoglio all’ingresso della baia.
1.3.1 MICENE.
Micene, cittadina dell’Argolide nel Peloponneso, oggi con solo 440 abitanti, è importante per l’area archeologica dell’antica Micene portata alla luce dagli scavi dello Schliemann nel 1874. Gli strati più antichi rimontano al 1580 a.C. nell’età micenea antica seguiti da quelli dell’età media (inizio 1500) e dell’età tarda (1425 - 1100). Fu fondata secondo la tradizione da Perseo nel luogo dove trovò un fungo enorme ed una sorgente per cui la chiamò Micene o “città dei funghi” dando il nome alla civiltà micenea. Durante la dinastia degli Atridi il re Agamennone partì da qui per la guerra di Troia (1194-84 a.C.), ma dopo il figlio Oreste venne l’invasione dei Dori (1104) che distrusse la potenza achea e da allora la città non ebbe più una posizione di predominio.
L’Acropoli di Micene è una cittadella fortificata cinta da mura ciclopiche e con all’interno un grande palazzo, il Megaron, la sua costruzione risale al 1350 a.C.; fuori dalla cinta, sulla strada di accesso alla città, Schliemann trovò una grande tomba a tholos, a cupola, da lui chiamata “tomba di Agamennone” ma che, essendo databile al 1250 a.C. ed anche per i numerosi oggetti preziosi ritrovati, viene detta tomba del Tesoro di Atreo. Un corridoio lungo 36 m con mura laterali di contenimento conduce ad una porta con architrave monolitica di circa 120 ton e sopra una struttura a triangolo di scarico; si entra in una prima camera circolare di 14,5 m di diametro coperta da una cupola alta 13 m realizzata con 11 anelli di pietre che finiscono con una chiave al vertice; sulla destra si apre una seconda camera più piccola di 5 m di altezza destinata ai sepolcri mentre la prima era adibita al culto dei morti. L’accesso all’Acropoli avviene dalla Porta dei Leoni protetta da bastioni laterali secondo la tecnica delle “porte Scee”, anche qui c’è un’enorme architrave monolitica e sul triangolo di scarico, scolpiti sulla pietra, due leoni che si fronteggiano con in mezzo una colonna; questa si può considerare la più antica scultura europea, forse rappresenta i due regni di Micene e di Egitto separati dal mare. La porta è stata aggiunta nel XIII secolo durante il regno di Atreo. Entrati nella cittadella, sulla sinistra, Schliemann scoprì un gruppo di 6 semplici tombe a circolo più antiche, del XVI secolo, e vi trovò gli scheletri di 8 uomini, 9 donne e 2 bambini. Le tombe si trovavano fuori dalla prima cerchia di mura e solo dopo, ingrandendosi la città, furono inglobate all’interno. Dopo la Porta dei Leoni, salendo sulla collina, si raggiungono i resti del Palazzo reale, il Megaron, dove sono stati individuati un cortile, la sala del trono ed un focolare rotondo in pietra circondato dalle basi di 4 colonne (le colonne dovevano essere in origine di legno). Il Megaron miceneo era costituito da tre parti: l’Efussa o ingresso con colonnato, il Prodromos, l’anticamera, ed il Dromos o l’abitazione del sovrano; questa disposizione fu mantenuta fino all’VIII secolo. Da qui si gode un ampio panorama delle montagne dell’Arcadia fino al mare verso Nauplia.
1.3.2 TIRINTO.
Tirinto, nella provincia dell’Argolide nel Peloponneso, è nota per i resti della cittadella micenea in posizione dominante sulla pianura vicina al golfo Argolico. Il luogo, abitato fin dal 3000 a.C., è stato scavato dallo Schliemann e da altri archeologi Tedeschi. Tirinto era parte del regno di Micene e forse era usata come residenza estiva dei re. Secondo la mitologia Ercole era nato a Tirinto. L’accesso alla cittadella è un lungo percorso fra bastioni di difesa, una porta mostra i fori per i cardini e quelli per sistemare una barra. Prima di salire al palazzo si trovano a sinistra un insieme di magazzini con un corridoio a falsa cupola con triangolo di scarico. Sulla sommità c’è il Megaron del re e nell’ala occidentale un ambiente destinato a bagno la cui base è formata da un’enorme lastra di pietra opportunamente inclinata per lo scolo delle acque. La disposizione della casa è a pianta centrale con cortile al centro e le stanze intorno; alcuni affreschi trovati sono stati staccati e portati al Museo Nazionale di Atene.
1.3.3 EPIDAURO.
Epidauro, nella provincia dell’Argolide nel Peloponneso, era il luogo sacro ad Asclepio, dio della salute e della medicina e figlio di Apollo. Nella sua area archeologica, oltre al santuario di Asclepio, si trova un museo ed un grande teatro, uno de più perfetti del mondo greco, ancora usato per rappresentazioni musicali e drammatiche per la sua acustica perfetta. Il santuario di Asclepio era anche sanatorio ed accoglieva i malati che godevano delle cure dei sacerdoti che dal IV secolo seguirono procedimenti più scientifici e sono stati trovati molti ferri chirurgici. La fama si diffuse in tutto il mondo antico e nel 295 una delegazione romana, durante una grave epidemia, venne qui e portò a Roma il serpente sacro al dio. Dal IV secolo ogni 4 anni si teneva un festival in onore del dio e fu costruito il teatro dove si tennero rappresentazioni drammatiche mentre Olimpia di dedicava alle competizioni sportive e Delfi alle manifestazioni religiose. La funzione di santuario finì alla fine del IV secolo d.C. con Teodosio. Le rovine furono riscoperte da un archeologo greco nel 1873.
Il Teatro è stato costruito da Policleto il Giovane nel 350 a.C. ma finito nel II secolo a.C. ed ha 14000 posti, come tutti teatri greci è scavato nelle pendici di una collina, il Kinortion. Nell’antichità il festival durava 4 giorni, i primi tre dedicati alle tragedie e l’ultimo alle commedie. Tragedia viene da traga = capra e os = ode cioè canti delle capre perché dedicati a Dioniso ed ai satiri e le rappresentazioni si tenevano durante le feste religiose ma nel tempo andò acquistando carattere politico. Si sceglievano dieci giudici che dovevano giudicare la migliore fra 3 opere nuove. Gli attori erano sempre uomini, anche per le parti femminili, ed indossavano maschere che rappresentavano tipi fissi, vesti lunghe e scarpe alte (i coturni), il coro era la voce del narratore. L’argomento della tragedia era sempre un fatto luttuoso ben noto della mitologia o della storia, le commedie erano satire popolari su personaggi pubblici. C’erano macchine teatrali per effetti speciali come l’apparizione del deus ex machina che risolveva spesso i problemi.
Ai piedi della collina del teatro c’è l’edificio del museo dove sono raccolte statue ritrovate, molte del periodo romano, parti dei templi con una loro ricostruzione e vetrine con strumenti chirurgici. Vicine sono le rovine del Katagogeìon, l’edificio dei pellegrini a pianta quadrata di 76 m di lato con 4 cortili circondati da stanze disposti su due piani. La zona del santuario si estende a nord-ovest ed il nucleo è costituito dal tempio di Asclepio, quello di Artemide e dal Tholos, edificio circolare mausoleo a due ordini con splendidi ornamenti, molti dei quali esposti nel museo, dove venivano tenuti i serpenti sacri al dio. Su un lato c’è uno stoa, portico dove i malati attendevano l’incubatio o rivelazione del dio mediante un sogno per indicare la via della guarigione.
1.4 SPARTA.
Sparta, capitale del Peloponneso e della provincia della Laconia, è oggi una città di circa 12 000 abitanti nella fertile piana del fiume Eurota. La città ha origini antichissime. Nell’età tarda micenea la tradizione omerica la fa governata da Menelao, fratello di Agamennone e re di Argo. La civiltà micenea scomparve con l’invasione dorica e nel 950 vi erano qui 4 villaggi che poi si fusero nell’800 a.C. costituendo una nuova città stato, la rivale di Atene. La società spartana era oligarchica fondata su una rigida disciplina, la ricchezza era fondata sulla terra lavorata dagli iloti, gli schiavi. I cittadini erano gli spartiati la cui occupazione erano le armi e fino a 60 anni facevano parte dell’esercito. Il governo era retto da due re e 5 efori, poi c’era il consiglio degli anziani, la gerusia, che proponeva le leggi e l’assemblea popolare che le approvava. Artemide era la protettrice di Sparta. Con ripetute guerra Sparta dominò la Messenia ad ovest del Taigeto fino alla disfatta subita a Leuttra dai Tebani di Epaminonda (371 a.C.). La città non aveva mura fino al III secolo, quelle che circondano ora l’Acropoli sono del periodo romano e bizantino. La zona archeologica si trova a nord della città moderna. All’estremità nord della città si trova una moderna statua di Leonida il re di Sparta difensore delle Termopili. Dalla collina dell’Acropoli, coperta da un oliveto, emergono resti per la maggior parte romani e bizantini. Di età ellenistica, poi ampliato dai romani, è il Teatro; in alto si trovano le fondamenta di un tempio ad Atena del VI secolo a.C., a nord si trova una chiesa bizantina del X secolo dedicata a S. Nikonas. Non sono mai stati fatti scavi approfonditi.
1.4.1 MISTRAS.
Mistras in Laconia si trova a circa 7 km da Sparta ai piedi di una collina vicina al monte Taigeto ed ha oggi solo 610 abitanti. Sulla collina si trovano i resti di una cittadella tardo bizantina del XIII - XV secolo fondata nel 1248 dai Franchi al seguito della IV crociata. Divenne capitale di una vasta regione sotto i Paleologi prima poi sotto i Cantacuzeni e ancora sotto i Paleologi; dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi, nel 1453, passò ai Turchi e andò in decadenza e dopo la liberazione fu abbandonata dagli abitanti che si trasferirono a Sparta. Le chiese ed i palazzi in corso di restauro rappresentano il documento più completo dell’arte tardo bizantina. L’unico complesso abitato è il monastero femminile di Pantanassa sul pendio della collina.
La città è tutta arrampicata sulla collina e dominata dalla fortezza dei Franchi, la città alta è la parte più antica con la chiesa di S. (Agìa) Sophia del XIV secolo dedicata alla sapienza di Dio che era la chiesa dei governatori e conserva molte tombe di principesse che venivano dall’occidente. La chiesa è a croce greca con cupola ottagonale centrale ed un Cristo Pantocrator affrescato nell’abside invece che sulla cupola. La pittura bizantina, che ha origine dalle catacombe, è simbolica e non realistica, non si usavano invece sculture perché considerate pagane. Un poco più in basso è il palazzo del Governatore (Despota) di architettura gotica con le sole mura. Nella città bassa si trova la chiesa di S. (Agii) Theodori, ora restaurata, la più antica (1290-95) con la sua decorazione esterna in mattoni e la chiesa metropolitana ortodossa dedicata a S. Dimitrio martire del IV secolo. Sull’abside è affrescata la Madonna con il Bambino, sulla cupola centrale il Cristo Pantocrator circondato dagli Apostoli, sotto la cupola, sul pavimento, è un’aquila a due teste, simbolo dell’impero bizantino e poi della chiesa ortodossa. In questa chiesa fu incoronato imperatore Costantino Paleologo nel 1449. Un piccolo museo ha una raccolta di icone del XV - XVI secolo. Isolato sulle pendici della collina è il monastero femminile di Pantanassa cinto da mura che conserva notevoli pitture dell’arte tardo-bizantina.
1.5 MESSENE.
Dopo la vittoria di Leuttra su Sparta, il generale tebano Epaminonda fece costruire la città di Messene nel 396 a.C. in soli 89 giorni per costituire con Mantinea, Argo e Megalopoli una barriera di alleati contro Sparta. La città si trova sulle pendici sud-orientali del monte Ithomi (Messenia) la cui vetta con un’Acropoli era stata l’ultimo rifugio dei Messeni quando Sparta aveva sottomesso tutto il territorio nell’ultima delle tre guerre messeniche (459 a.C.). La città era chiusa da un circuito fortificato di mura di 9 km con mura merlate e torri. I resti, trovati dagli scavi ancora in corso, mostrano anche rifacimenti di epoca romana. La provincia di Messenia ha oggi per capitale Kalamata con 42 000 abitanti con porto nel golfo Messenico ed è separata dalla Laconia dalla catena del Taigeto.
A nord della cinta di mura si apre la Porta Arcadica di età romana affiancata da due torri e con controporta. Dalla Porta la strada scende verso la zona degli scavi dove si trova la grande Agorà con portici da 50 colonne per lato ed al centro il tempio di Asclepio dorico che aveva 6 colonne sul lato corto e 12 sul lato lungo. Vicino è il piccolo Teatro o Odéon per rappresentazioni musicali che doveva essere quindi coperto. Scendendo ancora la collina si incontrano i resti dello Stadio con le gradinate distrutte ma è ancora in buono stato la prima fila di sedili con spalliera per le autorità. Magnifico il colpo d’occhio dei colonnati dello Stadio in buona parte risollevati.
1.6 MEGALOPOLI.
La città di Megalopoli in Arcadia, centro del Peloponneso, fu costruita da Epaminonda di Tebe dopo la sua vittoria sugli Spartani a Leuttra nel 371 a.C. Fu una città artificiale sorta in circa tre anni per controllare Sparta come Messene e Mantinea. La città, descritta da Pausania, era molto grande e circondata da mura, il Teatro con 20 000 posti, di cui rimangono i resti, era forse il più grande di tutta la Grecia. Nel 223 a.C. la città fu infine conquistata e distrutta dalla nemica Sparta ma fu ricostruita dopo con i Romani.
1.7 OLIMPIA.
Olimpia, città dell’Elide nel Peloponneso è oggi una cittadina di 1100 abitanti e vive per l’importanza del suo centro archeologico, antico centro religioso panellenico e sede dei Giochi Olimpici iniziati nel 776 a.C. e durati 12 secoli. Gli scavi archeologici iniziati nel 1875 da archeologi tedeschi hanno avuto come conseguenza la riapertura dei Giochi in edizione moderna ad Atene nel 1896 per iniziativa del barone Pierre de Coubertin. I giochi olimpici ebbero una grande importanza nel mondo greco; tutte le città vi partecipavano, erano cioè panellenici, ed avvenivano ogni 4 anni, 10 mesi prima gli araldi annunziavano la tregua sacra ed in questa occasione tutte le guerre e la contese si interrompevano. I Greci mai uniti in una nazione si sentivano uniti solo nel giochi e infatti contavano gli anni dal numero delle olimpiadi e quindi a partire dal 776 a.C., data della prima Olimpiade, ogni città poi poteva avere un proprio calendario come quello di Atene basato sulle cariche degli Arconti. Le gare erano quelle della corsa breve, lancio del giavellotto, lancio del disco, lotta libera, pugilato e Pentatlon. La gara più importante era quella della corsa dei 100 m. Il vincitore di ogni gara aveva in premio una corona di olivo con le foglie di albero sacro, chi vinceva le Olimpiadi era onorato in tutta la Grecia e Atene gli donava 500 dracme ed un vitalizio. Con il tempo si raggiunse il professionismo che fu però molto criticato.
Fuori dall’area archeologica di Olimpia si trova il Museo che espone un plastico dettagliato dell’area sacra ed è ricchissimo di reperti originali recuperati e riassemblati, in particolare i due frontoni del tempio di Zeus. Il Frontone Orientale mostra Zeus al centro fra il re Enomao ed il pretendente della figlia Ippodamia, Pelope, sfidato ad una gara di corsa con i cavalli. Il Frontone Occidentale rappresenta la lotta fra i Centauri ed i Lapiti. Sono esposte preziose statue come l’Ermes di Prassitele con il piccolo Dioniso in braccio in marmo pario trovato nel 1877 durate gli scavi del tempio di Hera e la Nike di Paonios di Mende (V sec.) trovata presso il tempio di Zeus, si trattava di un’offerta dei Messeni a Zeus nel 421 dopo una vittoria sugli Spartani. Vi sono molti oggetti votivi fra cui elmi e corazze offerti dai guerrieri dopo le vittorie, fra questi l’elmo di Milziade dedicato a Giove dopo Maratona; interessante è un elmo omerico, perché descritto dal poeta, fatto con denti di cinghiale. Infine c’è una ricca raccolta di vasi di terracotta e oggetti in bronzo.
L’area sacra inizia con la strada dove passava la processione che precedeva i giochi per i sacrifici ed il giuramento, a destra il Gymnasium poi la palestra del III secolo; più avanti, sempre a destra, le rovine del Theokoleon o casa dei sacerdoti e vicino l’officina di Fidia che nel V secolo a.C. lavorò e morì a Olimpia, in seguito questi ambienti furono trasformati in chiesa bizantina nel V secolo d.C.; in fondo c’è il Leonidaion costruito nel 350 a.C. da Leonida di Nasso, un grande cortile circondato da camere e portici a più piani destinato ad ospitare le persone importanti, in fondo le terme romane. All’altezza del Theokoleon il percorso cerimoniale gira a sinistra verso il tempio di Zeus con ingresso ad est dove si fermava la processione per il giuramento. Il tempio, distrutto da un terremoto nel VI secolo d.C., sorge su un basamento a tre gradini ben conservato e l’ammasso di colonne spezzate che giace di fianco da un’idea della sua primitiva grandiosità. Il tempio era in stile dorico con 6 colonne sui lati brevi e 13 su quelli lunghi, alte 10,5 m e con un diametro di 2,2 m in calcare conchiglifero; in complesso l’altezza del tempio era di 20 m con il tetto in lastre di marmo pario e gocciolatoi a forma di teste di leoni; i due frontoni sono quelli ricostruiti nel museo. All’interno si trovava la statua in oro ed avorio (crisoelefantina) di Zeus, opera di Fidia. Sulla piazza a destra del tempio, lato nord, sorge l’Heraion, il tempio di Hera, il più antico di Olimpia che risale al VII secolo a.C.; delle 16 colonne dei lati lunghi e 6 dei lati corti, solo 4 sono state rimesse in piedi. Davanti al tempio c’è il recinto con l’altare di Hera dove sacrificava la sacerdotessa di Demetra, unica donna ammessa ai giochi, oggi in questo posto viene accesa la fiaccola olimpica. Sul lato nord della piazza si trova da ovest il Ninfeo di Erode Attico costruito nel 160 d.C. in ricordo della moglie Regilla, poi una serie di piccoli templi, i Thesauroi, che conservavano i doni votivi delle città greche.
Ad est si esce dall’area sacra passando sotto un arco sulla sinistra del Portico di Eco del IV secolo a.C. e si giunge alla spianata dello Stadio dove avvenivano le gare. Gli spettatori, fino a 45 000, sedevano a terra e sui pendii naturali del terreno, i giudici avevano una loro tribuna sul lato sud e di fronte, sul lato nord, c’era il seggio della sacerdotessa di Demetra.
1.7.1 BASSES.
Nella località di Basses a 14 km dal villaggio di Andritsena, ad un’altezza di 1130 m si trova solitario il tempio di Apollo. Scoperto nel 1763 è attualmente in corso di restauro protetto da un grande telone sorretto da una struttura. Il tempio è contemporaneo al Partenone e costruito dallo stesso architetto Ictino, in stile dorico ancora arcaico, con 6 colonne nei lati brevi e 15 in quelli lunghi, è orientato con l’ingresso a nord invece che a sud. La cella, più lunga del normale, ha 8 colonne ioniche e tre corinzie, il fregio è decorato con raffigurazioni dell’Amazzomachia e della Centauromachia. Il tempio è uno dei più belli della Grecia, anche per la pietra locale dal colore rosato, e ad esso si è ispirato il tempio di Apollo di Delfi.
1.8 PATRASSO.
La città di Patrasso, capitale dell’Acaia nel Peloponneso, ha circa 140 000 abitanti ed è il porto più importante del Peloponneso, punto di collegamento navale con i porti italiani di Brindisi ed Ancona. La città è famosa per il carnevale e per il vino. Qui, il 25 marzo 1821, iniziò la rivolta contro i Turchi e la guerra di indipendenza greca.
Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/Eurotour.doc
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