Turismo riassunti

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Turismo riassunti

 

Capitolo I
Aspetti generali della Geografia del Turismo (Angela Cresta)

Il capitolo ha l’obiettivo di introdurre lo studente allo studio della geografia del turismo in modo diretto e semplificato, attraverso una disamina delle principali caratteristiche evolutive che il comparto turistico ha avuto nell’ultimo secolo. Centrale, quindi, l’analisi del rapporto domanda-offerta turistica, dell’influenza che questo ha avuto sui flussi turistici nazionali ed internazionali e sull’organizzazione della filiera del turismo.

1.1 Il turismo: definizioni e classificazioni

Definire cosa sia il “turismo” è impresa non facile se si tiene conto che nel corso degli anni si sono susseguite numerose definizioni che hanno via via cercato di arricchirne il significato con nuove variabili. Appurato che etimologicamente il termine può derivare dall’inglese to tour (girare, andare in giro) e dal francese tourner (girare intorno) , Innocenti fa risalire le prime definizioni di turismo a Norval (1937) che lo considera un “movimento generato da coloro che entrano in un paese straniero, permanendovi almeno 24 ore e trasferendovi denaro altrove introitato” e ad Hunziker e Krapf (1942) secondo i quali il turismo è “un insieme di rapporti e di fenomeni che risultano dal viaggio e dal soggiorno di persone non residenti, purché il loro trasferimento non dia luogo a insediamento e non sia legato ad alcuna attività lucrativa principale” .
Da queste prime definizioni emergono alcune variabili importanti che permettono di definire il fenomeno turistico:
1) lo spostamento dell’individuo dal luogo di residenza ;
2) la durata dello spostamento (almeno 24 ore ma allo stesso tempo non deve dar luogo a insediamento) ;
3) il trasferimento di reddito sotto forma di spesa non legato ad attività lucrative.
Da quanto fin qui detto, uno spostamento per essere considerato turistico deve dar luogo ad almeno un pernottamento fuori dal luogo di residenza e soprattutto deve generare uno trasferimento di denaro dal luogo in cui viene prodotto e introitato (e quindi una spesa) al luogo di destinazione. È evidente che manca, in queste prime definizioni, l’indicazione dello “scopo” del viaggio, per cui si potrebbe considerare turista sia chi soggiorna per piacere, sia chi lo fa per studio, o per salute, ma anche per lavoro; purché non sia “attività lucrativa principale”.
Allora ci si chiede: perché l’individuo/turista si sposta? A questa domanda si è cercato di dare risposta negli anni successivi, quando nuovi elementi hanno arricchito la definizione di turismo: “è uno spostamento dal luogo abituale di residenza in uno o più luoghi di temporaneo soggiorno, al fine di soddisfare determinati bisogni di diporto, con conseguente trasferimento dei redditi a puro scopo di consumo (Bertolino,1961) ”; “il turista è una persona che viaggia per divertimento, ragioni familiari, salute, riunioni, affari, studio, che soggiorna per un minimo di 24 ore in una nazione o regione diversa da quella in cui risiede normalmente (ONU, 1963)” ; è un “fenomeno di circolazione a scopo di diporto di uomini e di redditi fra luoghi diversi e su distanze più o meno grandi, con carattere spaziale e capacità di imprimersi nello spazio (Nice, 1965)”; il turista è quel visitatore che “viaggia in un paese diverso da quello in cui ha abituale residenza, per qualunque ragione diversa da quella del lavoro pagato” (IUOTO, 1968) ; il turismo è praticato “con lo scopo di arricchire le proprie conoscenze, oppure di migliorare la propria salute o ancora di divertirsi ed evadere dai normali comportamenti della vita quotidiana” (Nano, 1991)
Dagli anni ’60 in poi, si introduce, così, la quarta variabile esplicativa del termine turismo: la motivazione, cioè il bisogno che spinge il turista a viaggiare.
In prevalenza il turista si muove per svago o per diporto , motivazioni di piacere che includono le vacanze in generale, ma anche la visita per scopi culturali, le pratiche sportive (attive o passive), la visita a familiari e/o amici, lo shopping; frequenti sono anche altre motivazioni, non propriamente turistiche, ma comunque accompagnate da una valenza ricreativa, quali lo studio e la conoscenza, i motivi religiosi, la salute e il benessere, etc. Ma turista è anche colui il quale si muove per motivi professionali, riunioni, convegni, congressi, fiere e altri viaggi di lavoro, purché colui che viaggia per lavoro venga remunerato nel paese di residenza e non in quello di destinazione, generalmente con spese a carico di enti e/o imprese. A tal proposito, una definizione di turismo universalmente accettata è quella del WTO e dell’UNSTAT (Commissione statistica delle Nazioni Unite, 1994) che definiscono il turismo come quell’insieme di “attività delle persone che viaggiano verso, e si trovano in, luoghi diversi dal proprio ambiente abituale, per un periodo complessivo non superiore a un anno consecutivo a scopo di svago, affari o per motivi diversi dall’esercizio di un’attività remunerata all’interno dell’ambiente visitato” .

Una prima ed innovativa definizione di turismo è quella di Jafari (1977) secondo il quale il turismo è “lo studio di un individuo al di fuori del suo habitat consueto, dell’industria che soddisfa i suoi bisogni, e dell’impatto che egli e questa stessa industria hanno sull’ambiente socio-culturale, economico e finanziario del paese ospitante”. L’innovatività della definizione sta nel fatto che l’Autore, oltre che rimarcare le variabili ormai note della definizione di turismo (spostamento, permanenza, bisogni, etc.), sottolinea come il turismo sia un fenomeno economico che, come tutti i fenomeni economici, si articola in mercato della domanda e mercato dell’offerta ; e che, come tutti i fenomeni economici, impatta sull’ambiente di destinazione . Tale definizione richiama alla mente lo schema interpretativo del fenomeno turistico di Toschi (1948) , il primo geografo italiano a proporre una articolazione organica del rapporto domanda-offerta turistica.
Secondo Toschi il turismo si compone di tre momenti: turismo attivo, turismo passivo e turismo circolatorio: il turismo attivo è il momento in cui si forma la domanda ed interessa le aree di irradiazione turistica; il turismo circolatorio è il momento cui attiene la mobilità turistica e riguarda le aree in cui i flussi transitano per raggiungere le destinazioni finali; il turismo passivo è il momento ricettivo e si manifesta nelle aree di destinazione dei flussi turistici. Riprendendo la definizione di Jafari, occorre evidenziare, poi,che questa introduce la tematica attualissima della sostenibilità del turismo; sostenibilità che è ormai noto riguarda non soltanto i luoghi di destinazione, ma anche i luoghi di origine del fenomeno turistico e quelli interessati dallo spostamento.
Infatti, il turismo “impatta” sull’ambiente nei suoi tre momenti distintivi: gli effetti sui luoghi d’origine (turismo attivo) appaiono meno visibili, ma disaffezione e estraneazione sono conseguenza dello spostamento dei flussi escursionistici verso le zone periurbane e verso le zone a forte attrazione turistica e del degrado sociale, ambientale e cultura di alcune aree urbane; i danni ambientali riguardano anche le aree di transito (turismo circolatorio) per le emissioni di gas di scarico e l’inquinamento acustico, il consumo di spazio e l’alterazione del paesaggio per la costruzione delle infrastrutture di trasporto; le aree di destinazione (turismo passivo) subiscono gli effetti negativi della speculazione edilizia (fenomeno delle seconde case, costruzione ed ampliamento delle strutture recettive…), dell’inquinamento (rifiuti, inquinamento acustico, emissioni gas di scarico, …), del sovraffollamento (peggioramento della qualità della vita per raggiunta capacità di carico) .
È evidente ed inevitabile, dunque, che le attività turistiche tendono sempre più a crescere e svilupparsi nello spazio, a volte generando impatti superiori a quelli delle attività industriali, agricole, tecnologiche: di qui il forte interessamento dei geografi allo studio dei legami tra ambiente geografico e fenomeno turistico che ha dato il via ad un momento di riflessione per pianificatori, urbanisti, politici sul significativo passaggio evidenziato dal Lozato Giodart (1993) “dallo spazio visitato allo spazio consumato” .

Box 1: Alcune definizioni di misurazione del fenomeno turistico

Arrivi
Il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi (albeghieri o complementari) nel periodo considerato.
Presenze
Numero delle notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi
Permanenza media
Il rapporto tra il numero di notti trascorse (presenze) e il numero di clienti arrivati nella struttura ricettiva (arrivi).
Spesa turistica
La spesa totale in beni e servizi sostenuta da un viaggiatore, o per conto di un viaggiatore, per il soggiorno all'estero. Comprende la spesa prepagata e la spesa a destinazione.
Bilancia turistica dei pagamenti
Le spese sostenute in Italia dai non residenti (crediti) e le spese che i residenti italiani effettuano all'estero (debiti), per periodi inferiori ad 1 anno, in occasione di viaggi di varia natura: turistici, d'affari, partecipazione a congressi o manifestazioni private non commerciali, viaggi di studio (comprese le spese di frequenza scolastica), soggiorni in case di cura (comprese spese mediche), viaggi ufficiali o missioni per conto di amministrazioni pubbliche ecc.
Esercizi alberghieri
Tale categoria include gli alberghi da 1 a 5 stelle lusso, i villaggi albergo, le residenze turistico-alberghiere, le pensioni, i residence, i motel, le residenze d'epoca, gli alberghi meublé o garnì, le dimore storiche, i centri benessere (beauty farm) e tutte le altre tipologie di alloggio che in base alle normative regionali sono assimilabili agli alberghi.
Esercizi complementari
Tale categoria include gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, i campeggi ed i villaggi turistici, gli alloggi agro-turistici, gli ostelli per la gioventù, le case per ferie, i rifugi alpini e gli "Altri esercizi" ricettivi non altrove classificati.

Fonte: ISTAT, Glossario dei termini statistici, su www.istat.it.

Box 2: Le fonti statistiche del turismo, di Biagio Simonetti

La maggior parte delle statistiche riguardanti il turismo è prodotta dal Sistema Statistico Nazionale (Sistan) istituito con il D. Leg.vo n. 322/89. Il Sistan è una rete costituita da organismi pubblici, vale a dire un network pubblico che ha il compito di raccogliere, elaborare, archiviare e diffondere l’informazione statistica.
Il sito internet ufficiale del Sistan (www.sistan.it) permette di comprendere meglio il funzionamento dell'intero Sistema Statistico Nazionale e della fitta rete di operatori statistici uniti nell'impegno di produrre l'informazione statistica per il Paese. Un'apposita sezione è dedicata alla normativa riguardante i compiti, l'organizzazione e il funzionamento del Sistema Statistico Nazionale, e le norme che sottostanno alla raccolta, al trattamento e alla diffusione dei dati in genere. Nel sito è, inoltre, possibile visionare e scaricare il Programma Statistico Nazionale, ovvero il documento, di durata triennale, che stabilisce le rilevazioni statistiche di interesse pubblico affidate al Sistema Statistico Nazionale, che devono essere compiute durante il periodo di riferimento.
Molteplici sono i siti internet di interesse specifico sul turismo.
Il sito dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (www.world-tourism.org) permette di reperire informazioni sulle attività dell'organizzazione. Si segnala il link alla WTOe-library per una facile ricerca sulle pubblicazioni della WTO.
Utili informazioni sui dati relativi ai flussi turistici sono reperibili sul sito www.turistica.it della società Mercury srl, specializzata in consulenze turistiche, da cui si può ordinare il Rapporto sul turismo italiano.
Altra rilevante fonte di dati statistici è:
http://europa.eu.int/comm/enterprise/services/tourism/index_en.htm, sito della Direzione Generale Imprese che si occupa di turismo all'interno della Commissione Europea.
Per il reperimento di dati sul turismo relativo ai principali Paesi europei si segnalano:

• Statistisches Bundesamt Deutschland - Binnenhandel, Gastgewerbe, Tourismus, Sezione del più ampio sito DESTATIS (http://www.destatis.de), L'ufficio Statistico Federale Tedesco dedicata ai dati del settore Turi-stico.

• Insee - La France en faits et chiffres – Services Insee è l'acronimo di Institut National de la Statistique et des Etudes Economiques di Francia (http://www.insee.fr/fr/home/home_page.asp). Il link selezionato conduce alla pagina dei Servizi dove è possibile recuperare i dati sul Turismo. Il portale iniziale permette una ricerca selettiva per regione.

• Instituto Nacional de Estadística - Menù Inevase Sito dell'Insituto Nacional de Estadística Spagnolo (http://www.ine.es). Il link selezionato conduce al menù della pagina del settore dei Servizi che include Hostelería y turismo.

• National Statistics Online-Browse by theme-Transport, travel and tourism. Sezione dedicata al settore del Trasporto e del Turismo del più ampio sito National Statistics Ondine http://www.statistics.gov.uk/default.asp del Regno Unito.

1.2 Il processo evolutivo del turismo a scala internazionale

1.2.1 Le quattro tappe evolutive del turismo

La ricerca di una giusta definizione di turismo è legata a doppio filo al tentativo di datarne l’origine. Chi utilizza indifferentemente il termine viaggio e il termine turismo, tende a individuarne l’origine nelle civiltà più remote: “le popolazioni primitive erano prevalentemente nomadi, e quindi viaggiatrici ”; il nomadismo fin da allora ha lasciato tracce evidenti quali l’individuazione degli itinerari specifici degli spostamenti, l’alterazione del manto vegetativo, la costruzione di “aree di sosta”. Chi invece intende il turismo come un viaggio di piacere, ne colloca l’origine nell’Inghilterra del XVIII secolo, come risultato della rivoluzione industriale e l’evoluzione a partire dalle conquiste raggiunte in ambito lavorativo, sia dal punto di vista del reddito che del tempo libero disponibile.
Uno studio approfondito circa l’evoluzione storica del turismo è quello proposto dalla Battilani (2001), che individua quattro tappe fondamentali del turismo tenendo conto della relazione esistente tra domanda turistica e struttura/organizzazione dell’offerta: prototurismo, turismo moderno, turismo di massa, turismo globale .
Il prototurismo è la fase per eccellenza più lunga dal punto di vista del periodo di riferimento: va, infatti, dall’antichità alla rivoluzione industriale (seconda metà del XVIII secolo).
I viaggiatori/turisti di questo periodo sono stati prevalentemente aristocratici, classi elitarie e religiosi, coloro cioè che economicamente potevano permettersi lunghi viaggi in terre lontane; i precursori sono stati i Greci che per valorizzare le loro principali mete turistiche (Atena, Troia, Sparta), già nel 4 secolo a.C. compilarono guide turistiche, seguiti dai Romani che non solo perfezionarono guide e carte, ma istituzionalizzarono la burocrazia di viaggio, con rilascio di permessi, tassa sulle importazioni di souvenir etc.
Le motivazioni del viaggio sono state le più disparate: gli antichi Greci e i Romani si spostavano in occasione di eventi sportivi , quali le olimpiadi e spesso per soggiorni curativi e di benessere presso le terme dell’antica Roma; Santiago de Compostela, La Mecca, Roma, sono state meta di pellegrinaggi e viaggi religiosi; nel ‘500 l’intensificarsi delle relazioni commerciali in Europa e con aree più lontane (la via della seta) favorì il contatto con altri popoli ed altre culture, e spesso al viaggio d’affari si affiancò il viaggio di studio e di conoscenza delle culture e delle tradizioni come forme di Grand Tour ante litteram per clerici, aristocratici ma anche vagantes e goliardi.
Su questa scia, fin dai primi anni del ‘600 si sviluppò una nuova tipologia di turismo che fonda le sue radici sul bisogno di libertà e di conoscenza diffuso nel periodo rinascimentale e rivolte ad una popolazione giovanile, il Grand Tour, viaggi di formazione o di completamento della formazione di giovani aristocratici prevalentemente nel continente Europeo per periodi di tempo medio-lunghi (2-4 anni) e con l’accompagnamento di un tutor per i giovani e di una governante per le giovani .
Questa prima fase evolutiva del turismo è ancora denominata “prototurismo”, perché nel periodo di riferimento i viaggi non hanno ancora la motivazione dello svago e della vacanza in senso stretto e, soprattutto, perché dal punto di vista della struttura e dell’organizzazione dell’offerta turistica vi è assenza di strutture e di servizi specializzati con impatto economico irrilevante o addirittura nullo: infatti, non solo i flussi sono molto ridotti, ma nella maggior parte dei casi sono orientati all’autoconsumo .

La seconda fase evolutiva del turismo è quella del turismo moderno: il periodo di riferimento è quello che va dall’inizio della rivoluzione industriale fino al 1930-1940.
La rivoluzione industriale che prese avvio dall’Inghilterra e che da qui si spostò in tutta Europa, e poi in Russia e in Giappone, diede il via a significativi mutamenti non solo della società attuale ma anche del turismo: è questo il periodo in cui le attività economiche offrono opportunità occupazionali e reddituali anche ai ceti meno abbienti, permettendo loro di affacciarsi sul mercato turistico accanto alle classi aristocratiche; è questo il periodo in cui il turismo viene percepito come occupazione del tempo libero, come cioè tempo residuale rispetto a quello lavorativo, con riconoscimento delle ferie pagate (si parla a tal proposito di democratizzazione del turismo); è questo, inoltre, il periodo in cui la rivoluzione industriale stimola al miglioramento dei trasporti, soprattutto delle reti ferroviarie, dei percorsi navigabili e dei trasporti individuali.
Diverse le tipologie di turismo praticate in questa seconda fase: le classi aristocratiche praticarono prevalentemente turismo termale soprattutto in Inghilterra (Bath, Spa, …), in Italia (Abano Terme, …), in Svizzera, ben presto raggiunte anche dai ceti medi; consistenti furono anche i flussi turistici verso le località marine (soprattutto Sanremo e Taormina in Italia); il turismo in montagna, detto anche turismo alpino, fu la risposta alternativa d’elite, dell’upper class, al dilagare del turismo dei ceti medi, spesso motivato da esigenze curative e di benessere (molti medici inglesi, infatti cominciarono a prescrivere soggiorni montani e cure del sole).
L’attenzione al welfare generò, nell’ambito di un primordiale “turismo sociale”, le prime esperienze di turismo giovanile e/o studentesco: con il supporto del Touring Club Italiano nacque il Comitato nazionale del turismo scolastico e numerose furono le iniziative di scoutismo e di colonie estive ed invernali sovvenzionate dalle pubbliche istituzioni; inoltre, il drenaggio di risorse dell’industria dalla campagna alla città generava nei periodi di ferie una sorta di turismo di ritorno, cioè di spostamento della forza lavoro nei luoghi d’origine.
Il moltiplicarsi dei flussi turistici, soprattutto nelle località termali e balneari, impose la ricerca di una migliore organizzazione delle strutture e del personale: si cercò di specializzare l’offerta ricettiva affiancando alle tradizionali locande a gestione familiari alberghi di lusso (e questo anche nei quartieri finanziari delle città in seguito alla crescita del turismo d’affari) e splendide ville; si incentivò, inoltre, la nascita di nuove professioni legate al movimento turistico al fine di aumentare la soddisfazione del turista/cliente (agenzie di viaggio, società per il trasporto passeggeri, altri servizi di intermediazione, …).

Dal secondo dopoguerra ai primi anni dell’epoca neo-industriale (periodo cosiddetto dell’economica della conoscenza) prende avvio, in Italia e in Europa, la terza fase evolutiva del turismo quella cioè del turismo di massa . Numerosi furono i fattori che contribuirono alla nascita del turismo di massa e, quindi, alla partecipazione di tutti i ceti sociali alle pratiche del turismo: in primo luogo il boom economico dell’Europa, stimolato dagli aiuti post-bellici del Piano Marshall, provocò mutamenti economici e sociali in generale e soprattutto un miglioramento del reddito e, quindi, della qualità della vita delle masse operaie; le migliori condizioni di lavoro nelle fabbriche determinarono l’incremento del tempo libero e il riconoscimento delle ferie pagate; l’avanzare del processo di industrializzazione e, quindi, di un generale sviluppo tecnologico incrementò la motorizzazione, sia dal punto di vista quantitativo per la disponibilità di un maggior numero di veicoli pubblici e privati destinato al trasporto di persone, sia dal punto di vista qualitativo per la maggiore sicurezza dei veicoli e per il miglior livello delle infrastrutture viarie, ferroviarie delle vie navigabili. Dato il migliore tenore di vita la prima metà del XX secolo si è caratterizzata anche per una significativa crescita demografica e una crescente urbanizzazione.
L’esplosione del fenomeno della “villeggiatura” nella seconda metà del Novecento fa sì che la domanda di turismo si indirizzi, soprattutto in Italia, verso il turismo balneare e il turismo alpino con estensione geografica delle mete turistiche e con flussi stagionali coincidenti con la chiusura degli stabilimenti e delle fabbriche: il cittadino medio, infatti, si spostava nelle località turistiche prevalentemente nel mese di agosto e per non più di 15 giorni. Non mancano, però, in questo periodo momenti di turismo di affari e congressuale, e nascono le prime forme di turismo alternativo rispetto a quelle tradizionali che coinvolgono comunque anche le classi meno agiate (soggiorni all’estero per motivi di studio, turismo sportivo, …).
Parlare di turismo di massa significa anche parlare di “internazionalizzazione del turismo” secondo due diverse traiettorie: dagli anni ’50-’60 l’Europa diviene meta di turismo passivo da parte dei turisti americani che prediligono il Mediterraneo e nello specifico Italia, Spagna Grecia; dagli anni ’70 in poi sono gli europei a varcare i propri confini e muoversi verso l’Africa, l’Asia e l’Australia.
Il turismo di massa ci caratterizza per gli elementi della standardizzazione della domanda e dell’offerta e per la concentrazione dei flussi in determinate destinazioni turistiche: i trend di crescita nazionale ed internazionale di questo periodo impongono alle destinazioni turistiche, e nello specifico agli operatori del turismo, di incrementare e migliorare l’offerta turistica attraverso l’aumento nel numero e nella tipologia delle strutture ricettive (alberghi, catene di alberghi, villaggi turistici, etc…) e ristorative, dei servizi (di trasporto, di informazione e di promozione), delle attrazioni turistiche (parchi divertimento, stabilimenti balneari, etc.), nonché di migliorare l’organizzazione e il management turistico.
Se, quindi, il turismo moderno si caratterizzava, dal punto di vista dell’offerta per l’artigianalità delle strutture e dei servizi e per una più generale omogeneità nei beni e nei servizi offerti ad una clientela ben definita, il turismo di massa richiede una maggiore articolazione dell’offerta che tenga conto anche delle esigenze sempre più complesse della clientela. E per clientela si intende non soltanto la “massa” cha va ad occupare gli spazi in passato delle classi aristocratiche e dell’alta borghesia, ma anche una “elitè” di ricchi industriali, diplomatici, imprenditori, che, nel contesto internazionale, si sposta alla ricerca di nuove mete “incontaminate”.
In Italia, inoltre, anche dal punto di vista delle strutture si assiste ad una forte diversificazione dettata dall’esigenza di “creare strutture adeguate alle possibilità di reddito e ai gusti di un numero sempre crescente di viaggiatori” e, dunque, alla nascita di due fenomeni in apparenza contrapposti: da un lato l’esplodere del fenomeno della seconda casa e dall’altro la nascita dei villaggi turistici. Nel primo caso, dal finire degli anni ’70, le coste ma anche le montagne delle principali destinazioni turistiche, balneari e montane, videro la nascita di interi quartieri, spesso abusivi, venduti a stranieri o connazionali appartenenti alle classi economicamente più agiate, che a loro volta cedevano in affitto la “nuova proprietà” a turisti che non potevano permettersi soggiorni lunghi presso alberghi e hotel; nel secondo caso, contestualmente, nascono e si diffondono in maniera non omogenea sul territorio i villaggi turistici che si concentrano nell’Italia del Nord-Est e nel Meridione.
È evidente che la segmentazione del mercato della domanda e dell’offerta impone anche una gestione ed una organizzazione più articolata e completa del fenomeno turistico: di qui la nascita di un nuova figura del turismo, il tour operator, che in una prima fase del suo operato si dedica alla creazione e alla vendita di pacchetti vacanze per famiglie e singoli (sostituendo la tradizionale attività di intermediazione fino ad allora svolta dalle imprese di trasporto) e, quindi alla personalizzazione dei servizi alla clientela, e poi investe nelle strutture e nelle destinazioni attraverso forme di internazionalizzazione nel settore dell’intermediazione turistica che tengano conto del livello di diversificazione geografica della domanda e dell’offerta al fine di “soddisfare e di instradare un turista inesperto” .

L’ultima fase evolutiva del turismo è quella attuale, già definita del turismo Globale, che ha avuto inizio dai primi anni ’90: il turista globale è l’individuo, nelle sue più diverse e complesse articolazioni.
Le destinazioni del turista globale sono (possono essere) tutte le destinazioni del mondo in quanto l’evoluzione e la segmentazione del mercato turistico ha favorito la nascita di due orientamenti: da un lato una domanda “strutturata evoluta” con forti connotazioni di emotività, moda, socializzazione, ma comunque un turismo tradizionale in riposta ad una dimensione di vita più desiderabile rispetto a quella quotidiana, che domanda prevalentemente destinazioni metropolitane, luoghi mondani, marittimi, montani (turismo delle città d’arte, turismo crocieristico e balneare, turismo montano, …) e dall’altra un viaggiatore alla ricerca di un maggior grado di libertà, che partecipa attivamente alla definizione della vacanza/viaggio ed è guidato da una molteplicità di interessi, un turismo, cioè, specializzato e alternativo che rivolge la sua domanda a quelle tipologie che prevedono un contatto più autentico con la realtà locale (turismo rurale, ambientale, culturale, religioso, enogastronomico, ….) .
I bisogni dei turisti, quindi, sono complessi e multidimensionali; si cerca di soddisfarli con la differenziazione, personalizzazione e specializzazione dell’offerta turistica, e necessita dell’integrazione e della partecipazione di tutti gli attori coinvolti nella “filiera turistica”, a partire dalla valorizzazione delle risorse e delle identità locali e nel pieno rispetto dei luoghi e delle comunità visitate.
La Battilani, infine, ricorda che:

“Non sono più le mete a fare quindi la differenza, ma le esperienze che si possono vivere: tutti possono raggiungere paesi esotici, anche i più lontani, ma non tutti possono pranzare in un determinato ristorante, alloggiare in un determinato albergo, assistere ad un particolare spettacolo, utilizzare servizi riservati etc. è quindi il modo in cui si visita e si vive una determinata località a segnare la differenza fra i vari ceti sociali: si tratta del cosiddetto turismo- teatro nel quale il viaggiatore è al centro di una rappresentazione teatrale e sceglie il personaggio da interpretare….”

 

 

1.2.2 Le tendenze dei flussi turistici attuali: i tempi, i luoghi, i bisogni

Il turismo nel mondo è in una fase di profonda evoluzione: i cambiamenti antropologico-culturali della società moderna, hanno determinato una modifica nelle abitudini di consumo e soprattutto hanno generato un nuovo modo di concepire la vacanza. Le tendenze rilevate circa le abitudini dei turisti dagli anni ’90 ad oggi, indicano un’evoluzione della domanda verso nuove forme di turismo e un turista con un processo decisionale sempre più selettivo, orientato alle variabili della qualità del servizio, del rispetto e della salvaguardia dell’ambiente e, soprattutto con una nuova sensibilità al prezzo; contestualmente, la destagionalizzazione dei flussi turistici, l'espansione quantitativa del settore, la segmentazione sempre più articolata della domanda (per reddito, generazioni, livelli di istruzioni, luogo di residenza, abitudini di consumo, etc.), i tassi di crescita dei volumi di domanda di turismi, le quote crescenti di reddito destinate dai consumatori alla componente turismo e “leisure”, stanno spingendo gli attori, sia pubblici che privati dell’offerta turistica ad una riformulazione delle logiche e delle modalità competitive con cui affrontare il mercato .
I flussi turistici attuali hanno segnato il passaggio da un’idea di vacanza lunga, semplice e monotematica ad un’idea di vacanza complessa per modi, tempi, bisogni soddisfatti. Dal punto di vista delle caratteristiche temporali (durata o periodo della vacanza), i flussi turistici globali sono in aumento seppure per periodi di tempo limitati. Infatti, differentemente da quando accadeva negli anni passati (quelli del turismo di massa) in cui i flussi turistici tendevano a concentrarsi, in un'unica soluzione e in un determinato periodo dell’anno, oggi si sta assistendo ad una destagionalizzazione dei flussi turistici e alla ripetitività tendenziale delle occasioni di consumo turistico, nel senso che i periodi di vacanza si distribuiscono lungo tutto l’anno, moltiplicando le opportunità di svago in soggiorni brevi, di pochi giorni o anche solo di un week-end.
Strettamente legate sono la variabile delle motivazioni (o impulsi) che sono alla base dello spostamento e quella dei luoghi di destinazione: il turista globale intende la vacanza non soltanto come svago e relax, ma anche come esperienza di vita e di arricchimento personale sotto il profilo culturale e ambientale, piuttosto che semplici destinazioni o prodotti, con diminuzione delle cosiddette “vacanze-avventura”. Di qui la ricerca di un rapporto diretto con i luoghi visitati, con il territorio e la sua memoria storica, la sua cultura e il suo ambiente, di qui la domanda di autenticità, unicità, spontaneità di prodotti a volte non nati per il turismo e non ritrovabili in qualunque altra parte del mondo.
Se questi sono i bisogni da soddisfare, i luoghi del turismo globale sono prevalentemente i parchi e le riserve naturali, che attirano sempre più visitatori, in quanto soddisfano il bisogno di quiete e di ambienti naturali, gli spazi rurali e di montagna che suscitano attenzione e curiosità per tradizioni e opportunità di apprendimento e di comunicazione (relazionalità), i luoghi della cultura e del benessere. Si scelgono, ancora, mete lontane da quelle classiche, poco affollate e si “domandano” destinazioni conosciute e sperimentate anche all’interno del paese di origine.
Nell’organizzazione della vacanza, inoltre: si abbandonano i viaggi di gruppo; si preferisce il trasporto aereo a quello terrestre (su strada e su ferro); si assiste parallelamente ad un incremento della domanda per le tariffe aeree a basso costo; cresce la tendenza a ritardare le prenotazioni, con crescita del fenomeno dei last minute e l’incremento degli acquisti via Internet; si conferma il ruolo crescente dell’informazione capillare, del passa-parola, delle riviste (specializzate e non), dei siti locali di Internet; si domandano in prevalenza pacchetti turistici più personalizzati, a scapito dei tradizionali all inclusive.

Box 3: Il turismo e le compagnie low-cost

Nell’ambito delle tendenze evolutive del turismo uno degli esempi dai risvolti più interessanti in materia di servizi al turismo è rappresentato dal ricorso sempre più frequente dei turisti alle compagnie aeree low-cost (Ryanair, EasyJet, Hapag Lloyd, Blu-express.com ….) che, anche in Italia, continuano a crescere con un tasso dell’8% annuo e stanno diventando ormai concorrenti dirette dei tour operator, soprattutto nei viaggi a medio-corto raggio.
Il punto di forza delle compagnie low cost sta nell’abbattimento dei costi di trasporto per i turisti, grazie a un mercato che garantisce un prezzo medio inferiore del 50% delle tariffe tradizionali delle compagnie di bandiera, e che in alcune circostanze si riduce fino ad un quarto (nel 2005 la tariffa più bassa registrata su un volo nazionale è quella registrata su un volo nazionale Milano-Roma a 19,99 euro, tasse incluse, mentre quella più bassa su un volo in Europa è Milano- Bratislava a 13,01 euro): tale risultato è stato raggiunto attraverso l’utilizzo di sistemi di prenotazione via Internet e l'acquisto anticipato dei biglietti, l’eliminazione delle commissioni dovute alle agenzie di viaggio sulla vendita di ogni biglietto, la riduzione dei costi amministrativi (fissi e variabili) in seguito alla riduzione/eliminazione del personale “a terra”, i contributi più bassi richiesti dagli aeroporti di destinazioni minori o da aeroporti più piccoli delle destinazioni maggiori per ospitare i loro servizi.
L’impatto economico della presenza di una compagnia aerea low cost in un destinazione turistica è particolarmente positivo per l’effetto moltiplicativo del giro d'affari degli aeroporti, soprattutto di quelli minori (Ciampino, Pisa, Venezia/Treviso, ma anche Stansted a Londra, Hahn a Francoforte, ...): negli ultimi anni le regioni periferiche desiderano fortemente l’inclusione dei loro aeroporti nelle rotte delle compagnie low-cost e spesso si ritrovano addirittura a competere tra di loro per offrire alle compagnie aeree i contratti migliori, al fine di indurle a volare verso i propri aeroporti.
E le strategie di localizzazione delle compagnie low-cost sono in piena espansione: Myair punta sulla Puglia, Blu-express.com lancia voli da Roma-Fiumicino a Milano-Malpensa, seguiranno Nizza, Grenoble, Monaco di Baviera e Vienna, Wind Jet punta su Russia, Francia e Spagna, Germanwings lancerà nuove rotte con la Germania ed EasyJet varerà 5 nuove rotte dall'Italia verso Londra, Parigi, Atene, Madrid e Malaga (Fonte: Il Sole 24ore del 13-11-2005).

I dati 2006 dell’Osservatorio Volaregratis.it confermano la forte espansione delle compagnie low cost a scapito dei tour operator che sulle prenotazioni tradizionali perdono il 23%: il turista che sceglie tali compagnie (principalmente la Ryanair che è leader per l’Italia), lo fa per viaggi di piacere nell’80% dei casi e più raramente per viaggi legati al business (20%); l’aeroporto più gettonato è Bergamo-Orio e a seguire Linate, Malpensa, Montichiari (Brescia); la tratte più ricercata è la Milano-Catania; la destinazione più acquistata in Europa è la Milano-Parigi ed in generale le destinazioni preferite dagli italiani sono la Gran Bretagna (26,6%), la Germania (25,2%) e la Spagna (12%). Ma la grande novità delle compagnie low cost degli ultimi anni è che il servizio offerto alla clientela riguarda non soltanto il volo ma un intero viaggio, comprensivo di prenotazioni alberghiere di trasporti a terra e autonoleggi, di tutti gli altri servizi accessori alla vacanza, ponendosi così in forte competizione con i tour operator che a loro volta si stanno organizzando per il prossimo futuro lasciando il mercato dei pacchetti a corto raggio e concentrandosi sull'offerta di vacanze all inclusive e a medio-lungo raggio.

I rapidi ed intensi cambiamenti del sistema di ospitalità nazionale e nell’organizzazione del viaggio, in risposta alle sempre più complesse (ed in continua evoluzione) esigenze del turista globale, pongono l’attenzione sulla valenza che sta assumendo il turismo residenziale e il caravanning.
Il turismo residenziale è forse la tipologia di ricettività turistica più sconosciuta o comunque meno rilevata da un punto di vista statistico: esso attiene agli spostamenti per vacanza in appartamenti e residences in proprietà o in affitto. Le prime rilevazioni (ISTAT e UIC) che tengono conto della permanenza di italiani e stranieri non solo nelle strutture ricettive ufficiali, ma anche nelle abitazioni, concordano nell’affermare che nel 2003 l’Italia è stata interessata da un flusso di visitatori di circa 900 milioni di presenze : il dato è ben diverso e ben superiore ai 340 milioni di presenze rilevate dall’Istat presso le strutture ufficiali alberghiere ed extra-alberghiere, a conferma della rilevanza del movimento sommerso di turisti residenziali.
Dal Primo Rapporto su “Il Turismo italiano negli appartamenti” (2005), emerge che il peso del comparto è notevole e rappresenta circa il 20% del totale dei posti letto disponibili e ben il 68% delle unità ricettive presenti sul mercato: le strutture complessivamente analizzate sono 58.526, concentrate prevalentemente al Sud (che continua a registrare tassi di crescita) e i posti letto sono pari a 520.336 .
Nella stima e nella valutazione delle presenze, le fonti statistiche tengono conto dell’uso delle residenze, in quanto esse possono essere utilizzate: esclusivamente dai proprietari in più periodi dell’anno (periodo estivo, ma anche week-end fuori stagione, periodi festivi, etc.); dai proprietari e da amici in più periodi dell’anno; dai proprietari in alcuni periodi dell’anno e data in affitto per altri a turisti italiani e/o stranieri; data esclusivamente in affitto a turisti italiani e/o stranieri.
Nello specifico le province che hanno registrato il massimo impatto delle presenze nelle abitazioni per vacanza sono Roma e Palermo, città interessate per il 9% dal flusso turistico-residenziale su scala nazionale; generalmente tale tipologia di fruizione della destinazione è attivato dal turismo balneare che tende a concentrarsi per sua natura nel periodo estivo Giugno-Settembre e nelle province di Salerno, Savona, Lecce, Messina; altre tipologie di turismo, come ad esempio il turismo termale stimola ad un “allungamento” dell’uso delle abitazioni, soprattutto di proprietà, per valori addirittura doppi della media nazionale.

Il caravanning, o turismo all’aria aperta (plein air), individua, attraverso l’utilizzazione della propria vettura, caravan e/o motocaravan, una diversa modalità di trasporto, di ricezione e di ristorazione turistica che, negli ultimi anni, sta assumendo una importante valenza soprattutto per gli impatti e le ricadute economiche e di settore. Le motivazioni alla base del caravanning sono: la libertà di organizzazione e di movimento che un viaggio organizzato non permetterebbe; la ricerca di un contatto autentico con il territorio e la sua popolazione libero da schemi e da itinerari d’agenzia; la propensione alla condivisione e all’aggregazione .
In Italia il comparto conta:
- 11,9 milioni di utenti con 307mila veicoli (135 mila autocaravan e 172mila caravan);
- circa 8 milioni di arrivi prevalentemente in campeggi (44,9%) con una stanzialità in media di circa 8 giorni.
In Europa il comparto conta:
- 12,8 milioni di posti letto nei veicoli ricreazionali;
- 460 milioni di pernottamenti;
- il fatturato per pernottamenti nei veicoli ricreazionali è pari al 15,5% di quello alberghiero;
- l’offerta di posti letto nei veicoli ricreazionali è superiore del 31% ai posti letto degli alberghi.
Se ad una prima analisi quella del caravanning sembrerebbe rispondere all’idea di un turismo “fai da te” che minimizza i costi della vacanza con l’utilizzo di strutture proprie e il minimo ricorso all’offerta delle destinazioni turistiche visitate, con un maggior approfondimento si può documentare che:
 i veicoli ricreazionali venduti nel 2002 sono stati 168.722 con un incremento del 4,1% rispetto all’anno precedente;
 la localizzazione delle vendite si è concentrata nel Nord-Europa;
 gli italiani e i francesi preferiscono gli autocaravan, mentre netta è la preferenza degli altri turisti europei per i caravan;
 l’utilizzo di mezzi propri o in noleggio (circa 100 Euro al giorno) non esclude la fruizione delle strutture turistiche offerte da una destinazione, anzi si domandano e si utilizzano strutture ricettive ad hoc quali campeggi, aree di sosta attrezzate, villaggi turistici, etc.;
 per quanto riguarda la ristorazione i camperisti tre volte su dieci consumano pasti fuori dal caravan, ma anche nelle restanti sette volte si generano effetti economici diretti sul territorio di destinazione per l’acquisto di alimenti necessari alla preparazione di pasti in autonomia.
Il caravanning permette di raggiungere due importanti risultati per i territori “attraversati”:
- rivitalizzare i centri turistici e le destinazioni non inserite nei circuiti standard, spesso incapaci di accogliere flussi turistici, soprattutto per carenza di strutture ricettive;
- valorizzare e duffondere risorse enogastronomiche e artigianali proprie.

Alla luce di tale scenario è evidente che il turista domanda esperienza piuttosto che prodotti, partecipazione piuttosto che osservazione: l’esperienza e la partecipazione sono le variabili essenziali e fondanti dei “nuovi turismi”. È proprio per questo che oggi piuttosto che parlare genericamente di turismo si parla di “nuovi turismi”, con particolare riferimento alla segmentazione del mercato turistico e alla diffusione di nuove tipologie di turismo che si affiancano (e a volte sostituiscono) a quelle tradizionali (turismo balneare e montano), quali il turismo rurale ed enogastronomico, l’ecoturismo, il turismo religioso.

Turismo enogastronomico e turismo rurale
Il turismo enogastronomico è forse, tra i “nuovi turismi” quello che sta interessando un numero crescente di individui. La definizione più riconosciuta di “turismo enogastronomico” è quella di “consumo consapevole di esperienze gastronomiche da parte dei turisti” da cui scaturisce che il turista enogastronomico è colui il quale intende partecipare alle tradizioni culinarie del luogo visitato, godere dell’unicità del patrimonio eno-gastronomico nazionale ricercare un’osmosi tra risorse turistiche territoriali e gastronomia. In generale, però, nel definire tale nuova tipologia di turismo occorre tener presente di due diversi approcci di studio a seconda cioè, che si ponga l’attenzione sulle risorse enogastronomiche in senso stretto (prodotti tipici e prodotti con marchio collettivo comunitario quali DOC, DOCG, DOP, IGP, etc..), o che si faccia riferimento al legame che questi prodotti hanno con il territorio di cui sono espressione.

 

 

Box 4: Prodotti tipici e marchi territoriali

La cultura di un popolo, di una società, di un territorio, si esprime non solo attraverso le sue risorse storico-architettoniche, l’arte e le tradizioni, ma anche le pratiche alimentari sono una parte fondamentale del patrimonio di conoscenza di tutti i popoli, tanto che il prodotto tipico è, a tutti gli effetti, un bene culturale.
Per diversi anni l’accezione di tipico è stata utilizzata per indicare un qualsiasi bene alimentare che evocasse, per le sue caratteristiche di soprattutto origine e, non sempre di originalità, legami con il territorio di provenienza: prodotto tipico locale è quel bene che è realizzato sul territorio. Contestualmente, spesso si cade nell’errore di identificare il prodotto tipico con il prodotto di qualità: ciò non è vero, non nel senso che tale tipologia di prodotto sia privo di qualità, ma nel senso che altrimenti sarebbero tipici tutti i prodotti moderni, caratterizzati da elevato livello qualitativo.
In realtà affinché si possa definire “tipico” un prodotto alimentare è necessario che esista una caratteristica valutabile oggettivamente che consenta di distinguere quel prodotto dagli altri simili; questa caratteristica deve essere inequivocabilmente legata al territorio e non deve poter essere modificabile dall'intervento dell'uomo.
A meglio definire la tipicità di un prodotto ha pensato la Comunità Europea attraverso un sistema di regolamentazione delle produzioni alimentari necessaria e doverosa e finalizzata alla definizione, tutela e conservazione della tipicità dei prodotti che ha individuato nei marchi di garanzia, gli strumenti istituzionali più importanti ed oggi sempre più ricercati, per il riconoscimento dei prodotti tipici: anche se essi non servono del tutto a stimolare il recupero culturale del concetto di tipicità in campo alimentare, hanno pur sempre il pregio di salvaguardare e spesso incentivare produzioni locali che faticano a trovare spazi nel mercato globalizzato e standardizzato.

I marchi comunitari sono stati introdotti dalla legge nazionale 164/92 e dai regolamenti comunitari 2081/92 e 2082/92. In particolare la legge 164/92 ha introdotto i marchi DOC, DOCG e IGT:
IGT (Indicazione geografica tipica): è attribuita ai vini caratterizzati da un’indicazione geografica, che può essere accompagnata o meno da menzioni (ad esempio del vitigno). E’ contraddistinta da zone di produzione normalmente ampie e da una disciplina di produzione poco restrittiva.
DOC (Denominazione di Origine Controllata): è il marchio nazionale che viene attribuito ai prodotti originari di una zona limitata, che in questa zona vengono realizzati con l'uso di materia prima locale, secondo usi tradizionali, leali e costanti. Oltre al disciplinare di produzione il decreto definisce le caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche dei prodotti e stabilisce l'uso di un simbolo grafico (marchio) che viene concesso ai prodotti che rispettino tale definizione.
DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita): è un marchio che viene attribuito ai vini Doc di "particolare pregio qualitativo" e di notorietà nazionale e internazionale. Questi vini vengono sottoposti a controlli più severi, debbono essere commercializzati in recipienti di capacità inferiore a cinque litri e portano un contrassegno dello Stato che dà la garanzia dell'origine, della qualità e che consente di numerare le bottiglie.

Il regolamento comunitario 2081/92 ha i marchi DOP e IGP:
DOP (Denominazione di Origine Protetta): è il marchio comunitario, che costituisce una tutela e garanzia sia a livello comunitario che con i paesi terzi. Per denominazione d'origine si intende: "il nome di una regione, di un luogo determinato o in casi eccezionali di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare, originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese, la cui qualità o le cui caratteristiche siano dovute essenzialmente o esclusivamente all'ambiente geografico comprensivo dei fattori naturali ed umani e la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengano nell'area geografica delimitata" (Art. 2 comma1).
IGP (Indicazione Geografica Protetta): è un marchio comunitario che viene attribuito a prodotti la cui origine fa riferimento ad uno specifico ambito territoriale, ma per i quali è sufficiente che solo una fase del processo produttivo avvenga nell'area geografica determinata. Per indicazione geografica si intende: "il nome di una regione, di un luogo determinato o in casi eccezionali di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare, originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese e di cui una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica possa essere attribuita all'origine geografica e la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengano nell'area geografica determinata" (Art. 2, comma 1).

Infine, il Reg. 2082/92 ha introdotto il marchio AS:
AS (Attestazione di specificità): rappresenta l’elemento o l’insieme di elementi che distinguono un prodotto da altri analoghi appartenenti alla stessa categoria (esempio: distinzione tra mozzarella e bocconcini).
La disciplina dei prodotti tipici nasce con tre importanti finalità; tutela del produttore, intesa come beneficio economico delle reputazioni collettive acquisite dai prodotti attraverso il marchio comunitario, tutela dei prodotti alimentari da imitazioni, usurpazioni o da produzioni similari realizzate fuori dall’area geografica di riferimento; tutela del consumatore, per la trasparenza del mercato e la riduzione dell’asimmetria informativa dei consumatori, la diversificazione dell’offerta di prodotti alimentari in risposta alla standardizzazione e alla omologazione dei prodotti di massa, la sicurezza degli alimenti; tutela delle aree di produzione (soprattutto quelle rurali), in relazione alla maggiore sicurezza e fiducia che può invadere il mondo agricolo a partire dal prodotto a marchio, l’aumento del V.A. e il mantenimento del tessuto produttivo dei contesti territoriali, connesse alle produzioni tipiche.
Più in generale, il prodotto tipico rappresenta uno dei prodotti in risposta alla globalizzazione, una grande opportunità offerta alla rivalutazione della produzione locale, sia per quanto riguarda la diffusione culturale, sia per una sua valorizzazione economica, nonché la possibilità offerta a produttori, consorzi, associazioni, di far conoscere i propri prodotti anche a fini commerciali.

 

A partire da questi due differenti filoni di approccio, uno studio della Regione Campania evidenzia che il turismo enogastronomico si caratterizza per la presenza di due profili tipo di turista: il gastronauta e il foodtrotter: il gastronauta è il turista per il quale assume una rilevanza centrale l’aspetto eno-gastronomico; è attirato dal prodotto tipico raro, lavorato a mano, unico e di un certo territorio, e apprezza particolarmente il connubio enogastronomia-festa; il foodtrotter è un turista più sensibile al territorio e alle sue caratteristiche e che attribuisce la stessa rilevanza alle risorse enogastronomiche e ai servizi turistici del luogo.
Le implicazioni che derivano dai due differenti approcci sono significative dal punto di vista dell’implementazione di un sistema di offerta turistica.
I servizi di base domandati dal gastronauta sono prevalentemente le strutture ristorative e ricettive, quali gli agriturismi, le trattorie e i ristoranti tipici, ma anche le cantine e le aziende agricole che producono e trasformano i prodotti enogastronomici e i musei per la valorizzazione dei prodotti tipici che arricchiscono le conoscenze del turista attraverso l’apprendimento e la conoscenza di processi di lavorazione tradizionali, spesso non codificati e tramandati di generazione in generazione.
Il mondo del foodtrotter affianca a questi servizi di base (core services) tutta una vasta gamma di servizi accessori: la ricettività alberghiera ed extralberghiera (B&B, country houses, agriturismi, …) l’accessibilità al territorio (qualità e quantità delle vie di accesso, segnaletica e cartellonistica, punti di informazione …), le attività ricreative e culturali (musei e siti archeologici, monumenti e centri storici, risorse ambientali e paesaggistiche, …) che arricchiscono il soggiorno del turista.
La necessità, quindi, di proporre al turista un’offerta globale di “enogastronomia” necessita della presenza, ma soprattutto dell’interazione di due attori essenziali, i tour operator/agenzie di viaggio incoming, responsabili del “confezionamento” delle differenti risorse territoriali e della loro commercializzazione nei confronti della domanda, e la Pubblica Amministrazione, la quale ha più evidenti responsabilità nella promozione e comunicazione” del territorio e della sua immagine, ma anche nell’attivazione di politiche di incentivazione per l’imprenditoria privata, nell’adozione di sistemi di gestione della qualità e nella promozione di attività di formazione.


Fig. 1: Il sistema di offerta del turismo enogastronomico


Fonte: Regione Campania (2003), Primo Rapporto sul Turismo in Campania, 2003, Le statistiche, i prodotti, le azioni

Dal rapporto enogastronomia-territorio, più volte si evidenzia che le pratiche di questa nuova tipologia di turismo spesso si realizzano in ambito rurale, in quelle aree cioè in cui negli ultimi anni “sono state avviate iniziative di valorizzazione del rurale, attraverso la valorizzazione dei prodotti agro-alimentari locali, grazie all’attuazione di programmi nazionali e comunitari: nella nota della Commissione Europea «Il futuro del mondo rurale» si raccoglie la sfida del mondo rurale e si riconosce nello sviluppo di un politica di qualità dei prodotti agroalimentari lo strumento per affrontare tale sfida” .
Turismo enogastronomico e turismo rurale, in ambito rurale, non sempre sono sinonimi, anzi se è vero che il turismo rurale può incorporare esperienze di turismo enogastronomico, non è assolutamente vero il contrario. Questo accade perché il turista in ambito rurale fruisce delle “risorse” di un territorio (parchi, fiumi laghi, riserve, flora e fauna, etc…) ma anche degli “ambienti” antropici che caratterizzano i borghi e i territori rurali (sagre, tradizioni, artigianato, eventi religiosi, altri eventi popolari, etc…).
L’offerta turistica in ambito rurale si discosta in parte da quella strutturata e tradizionale: accanto ai piccoli alberghi e alle pensioni, la recettività è fatta prevalentemente, di agriturismi, bed&breakfast, alberghi diffusi, paesi-albergo, camping, la ristorazione di agriturismi, taverne, locande e osterie; le attività e i servizi ricreativi offerti dai territori rurali riguardano l’escursionismo, il birdwatching, il cicloturismo, il trekking, a cui si affiancano percorsi enogastronomici attivi in aziende di produzione e di trasformazione, degustazioni, eventi culturali e della tradizione.
È allora evidente che quella del turista rurale è una esperienza complessa che coniuga elementi esclusivamente turistici con elementi demo-entno-antropologici. L’esperienza del turista rurale nasce da tre importanti elementi: la memoria ritrovata, intesa quale sensibilità dell’individuo al recupero delle radici e delle tradizioni, enogastronomiche e non, nella rivalutazione del mondo agricolo e artigianale e nell’interesse per il paesaggio rurale; la salute e il benessere, intesa come qualità della vita, dell’ambiente e del paesaggio, sicurezza alimentare; la conoscenza e l’apprendimento, quale scoperta delle emergenze storiche e naturalistiche dei luoghi visitati, rapporto diretto con i luoghi di produzione (tipica) tradizionale locale, accoglienza ed ospitalità della comunità locale .
La soddisfazione del turista rurale, quindi, ha inizio dalla qualità dell’offerta di beni e servizi e si raggiunge se il turismo in ambito rurale è communited-based, cioè vi è un rapporto relazionale e di scambio con la comunità locale che deve rendere fruibili le risorse proprie, attraverso le conoscenze dirette acquisite e consolidate nel tempo, il vissuto dei luoghi, ma soprattutto l’accoglienza e l’ospitalità nei confronti di un viaggiatore che non deve e non vuole essere considerato “altro da sé”.

Box 5: L’agriturismo

L’agriturismo costituisce una delle tipologie di offerta ricettiva e ristorativa che negli ultimi anni, più di altre formule, ha incontrato la domanda del cliente-turista, prevalentemente per lo stretto legame che vi è tra l’attività agricola, il territorio e l’ambiente, evocando quegli elementi di semplicità e di genuinità del mondo rurale particolarmente apprezzata dalle nuove tipologie di visitatori.
L’attività agrituristica, quindi, è definita dalla legge nazionale 730/85 che all’art.2 la definisce esclusivamente come “attività di ricezione ed ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli (…) attraverso l'utilizzazione della propria azienda, in rapporto di connessione e complementarietà rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvi-coltura, allevamento del bestiame, che devono comunque rimanere principali”.
Quella dell’agriturismo è una attività integrativa del reddito agricolo che rimane reddito principale dell’azienda: l’agricoltore può però affiancare alla produzione e trasformazione di prodotti agricoli da destinare al mercato e/o all’autoconsumo altre attività fra le quali:
a) dare stagionalmente ospitalità, anche in spazi aperti destinati alla sosta di campeggiatori;
b)somministrare per la consumazione, sul posto, pasti e bevande costituiti prevalentemente da prodotti propri, ivi compresi quelli a carattere alcolico e superalcolico;
c) organizzare attività ricreative o culturali nell'ambito dell'azienda.
Sono considerati di propria produzione le bevande e i cibi prodotti e lavorati nell'azienda agricola nonché quelli ricavati da materie prime dell'azienda agricola anche attraverso lavorazioni esterne”. (Art.2, secondo comma).
È evidente allora che l’agriturismo, offre prima di tutto un sistema di accoglienza e di qualità nel rapporto domanda – offerta completamente diversa da quella di una tradizionale struttura alberghiera; l’offerta ristorativa di vini, cibi e pietanze della tradizione eno-gastronomica locale sono una risposta alla omologazione e standardizzazione dei prodotti industriali e di massa; le opportunità di vivere a contatto con la natura e con la vita quotidiana di una azienda sono una ulteriore risposta alle esigenze di relax e quiete di turisti stressati dalla vita urbana
Dall’analisi sugli agriturismo in Italia, elaborata da ANAGRITUR e Turismo Verde nel Febbraio 2004, emerge che l’offerta agrituristica è indirizzata soprattutto a famiglie (41,8%) o coppie(38%); il soggiorno medio va dai 3 ai 6 giorni (66%); 8 volte su 10 proviene da altre regioni e nazioni (rispettivamente 44,6 e 36,8 per cento); si concentra prevalentemente nel mese di agosto (76,4%), e durante le vacanze pasquali e natalizie
Tra le motivazioni che spingono il turista a rivolgersi ad una struttura agrituristica il riposo è una delle priorità (77,9%), seguita dalla ricerca di eventi e visite culturali (56,2%), a cui si aggiungono la possibilità di gustare sul posto prodotti enogastronomici locali, di fare passeggiate all’aria aperta. Oltre ai turisti italiani, il fenomeno dell’agriturismo sta crescendo anche grazie agli ospiti stranieri, sempre più numerosi, soprattutto dalla Gran Bretagna, dalla Germania, dalla Svizzera, dalla Scandinavia, che scelgono solitamente Toscana e Umbria.

Consistenza dell’agriturismo italiano. Aziende autorizzate 1999 / 2003

Fonte: Anagritur e Turismo Verde 2004

Con riferimento, invece, all’offerta agrituristica, in Italia si registra che le maggiori novità del settore agrituristico sono quelle riguardanti l’offerta di nuovi servizi e attività per il turista: agli agriturismo di prima generazione che offrivano solo alloggio (95%) e “alloggio e ristorazione” (55%) si affiancano quelli di seconda che arricchiscono l’offerta con servizi di vendita diretta (61,1%) soprattutto al Sud e di degustazione (37,9%), con attività culturali ricreative (41,1 %) e attività sportive (29,6%), con l’allestimento di Fattorie didattiche (22,9%), soprattutto al Nord.
Negli ultimi anni la diffusione dell’agriturismo ha riguardato le aree costiere quanto le aree interne: nel primo caso l’agriturismo si presenta come un elemento in più di una già articolata offerta turistica in grado di soddisfare le molteplici esigenze del turista globale, nel secondo caso la presenza dell’agriturismo ha sicuramente contribuito alla visibilità e alla rinascita delle regioni rurali per anni ai margini, anche territoriali, dello sviluppo, in quanto ha consentito la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale, ha stimolato i rapporti sociali, riducendo l’isolamento fisico e culturale di zone un tempo isolate, ha contribuito alla crescita del reddito e dell’occupazione della famiglia e, più in generale, dell’area di riferimento.
In entrambi i casi, l’agriturismo non deve essere visto il fine della vacanza del turista, bensì come uno strumento, un servizio, che permette all’individuo di godere della complessa offerta di un territorio e di un destinazione.


Ecoturismo e ecomusei
L’ecoturismo rappresenta oggi un mercato in rapida evoluzione, in quanto in grado di offrire una vacanza alternativa che coniuga l’elemento svago a quello culturale e ambientale e destinata ad una generazione più sensibile alla questione della sostenibilità. Il termine ecoturismo è stato coniato nel 1987 da Hector Ceballos-Lauscurà in Messico durante un convegno organizzato dall’OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo) che lo ha esplicitato come “il viaggiare in aree naturali relativamente indisturbate e incontaminate con l’obiettivo di studiare e godere lo scenario e le proprie forme di vita vegetali e animali, promuovendo la conservazione, favorendo un vantaggioso e attivo coinvolgimento socio-economico delle popolazioni locali e cercando sempre di minimizzare l’impatto negativo della visita”. A questa definizione ne sono seguite altre che hanno evidenziato, di volta in volta l’elemento dell’apprendimento piuttosto che la conservazione/valorizzazione ambientale (cft. Tab. 1); altre volte il concetto di “Ecoturismo” è impropriamente utilizzato come sinonimo di “turismo sostenibile”.
Considerato fino a tutta la seconda metà dell’Ottocento come sinonimo di turismo verde e praticato in aree naturali protette, l’ecoturismo si afferma principalmente negli Stati Uniti, in America Latina e in Canada a partire dagli anni ’70-‘80 in concomitanza con le intense attività di pianificazione delle aree protette , con l’obiettivo educativo di promuove la conoscenza e l’apprezzamento ambientale (flora e fauna), di promuovere una positiva etica ambientale, superando l’approccio conservazionistico e fondandosi su una filosofia biocentrica e non più antropocentrica, ma anche di sostenere la cultura, le tradizioni e il benessere delle comunità locali.
Quello dell’Ecoturismo è un settore in forte espansione anche in Italia ed infatti ha generato nel 2005, un fatturato globale di 8,127 miliardi di euro, in aumento del 9,9% rispetto a quello del 2004 , un incremento delle aziende autorizzate dalle 13.519 del 2004 alle 14.719 del 2005, un incremento degli arrivi (+2,5%).

Tab.1: Definizioni di ecoturismo
1990 Boo E. «Turismo di natura, che contribuisce alla tutela della natura stessa».
1993 The International Ecotourism Society «Modalità turistica, che prevede viaggi o visite in aree naturali relativamente incontaminate, contribuendo alla conservazione e allo sviluppo delle popolazioni locali».
1993 Wight P.A. «L’ecoturismo deve favorire il riconoscimento del valore intrinseco delle risorse ambientali».
1994 National Ecotourism Strategy of Australia «Un turismo di natura, che implica l’educazione e l’interpretazione dell’ambiente naturale ed è gestito per essere ecologicamente sostenibile».
1999 Centre for Ecotourism Repubblica Sudafricana «L’ecoturismo deve essere inteso e praticato come un turismo di qualità, sostenibile ambientalmente, realizzabile economicamente, accettabile socialmente».
2002 Organizzazione Mondiale del Turismo «L’ecoturismo è un tipo di turismo praticato in aree naturali, relativamente indisturbate, al precipuo scopo di osservarle e studiarle».
Fonte: Nazzaro C., Zerella D. (2004), “Sostenibilità e nuovi scenari del mercato turistico.ecoturismo, agriturismo, turismo culturale” in Bencardino F., Marotta G., (2004), Nuovi turismi e politiche di gestione della destinazione, Milano Franco Angeli.

Nelle motivazioni che spingono i turisti a scegliere una vacanza a contatto con la natura, prevale il rapporto con il territorio e l'ambiente, le opportunità di relax e tranquillità, l’ospitalità, l’occasione di conoscenza delle tradizioni culturali, folcloristiche locali; le destinazioni preferite sono prevalentemente le aree parco, quali il Parco Nazionale d'Abruzzo, del Gran Paradiso, del Cilento, dei Monti Sibillini, delle Cinqueterre, delle Dolomiti, della Sila; le attività praticate riguardano non soltanto la semplice visita ai siti prescelti quanto l’osservazione della flora e della fauna, ad esempio il birdwatching, e la pratica di sport avventura, quali l’escursionismo, il rafting, la discesa dei fiumi in canoa.
Gli studi e le ricerche, svolte a cura dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, documentano che nel panorama delle nuove offerte turistiche, sta sempre più facendosi largo l’ecomuseo, un modello particolarmente adatto per le sue caratteristiche di “museo di identità e di territorio” a farsi interprete della domanda ecoturista degli questi ultimi anni.
Gli ecomusei e, più in generale, la valorizzazione museale del patrimonio etnografico, territoriale o legato alla cultura materiale, attraversano un momento di diffuso e crescente interesse.
Nello specifico, però, l’ecomuseo si differenzia dal museo tradizionale in quanto quest’ultimo parte dall’idea del “frammento” e, quindi, tende a concentrare in uno spazio chiuso e definito (immobile) un numero di reperti e di oggetti collezionati, mentre l’ecomuseo è nato per salvare non soltanto gli oggetti ma soprattutto il patrimonio culturale, le tradizioni e i modi di vita di un territorio e della sua popolazione. La prima definizione di ecomuseo risale al 1971 e a Huges de Varine anche se il concetto è in evoluzione continua (cfr. Fig. 2).
Gli ecomusei nascono e si diffondono nel Nord Europa sul finire del XIX secolo: ripropongono fedelmente, secondo il modello degli originali, edifici ed abitazioni di diverse epoche e diverse parti di un territorio, vegetazione e animali caratteristici. Fra le due guerre mondiali, si sviluppa, soprattutto in Germania, il modello degli Heimatmuseum, tesi alla valorizzazione della storia, di un’attività lavorativa tradizionale o di un singolo personaggio in un sito molto ristretto. Nel secondo dopoguerra, si presta maggiore attenzione alla vita quotidiana, al contesto industriale e urbano, abbandonando in parte la realtà spensierata del mondo rurale, preferendo la valorizzazione in loco del patrimonio territoriale: negli Stati Uniti nascono i Folklife museum; in Danimarca i musei atélier .
Anche se quasi nessuno degli ecomusei italiani è confrontabile con le note esperienze tedesche e scandinave, non si può negare che anche da noi esiste comunque una generale tendenza ad andare oltre i confini del museo tradizionale, almeno dove le risorse locali lo consentono: nello specifico, osservando “l’offerta ecomuseale italiana”, si evidenzia che la trasformazione ha riguardato in primis il rapporto con il territorio: in tal senso gli elementi tipologici prevalenti lungo cui si muove lo sviluppo attuale degli ecomusei nel nostro paese possono essere riconosciuti nella collezione, nell’attività umana (nel senso di cultura materiale e mestieri), nell’ambiente (in senso geografico ed ecologico), nella comunità (in senso etnografico). È intorno a questi quattro elementi che si implementano iniziative e progetti di valorizzazione di territori e di patrimoni ancora non musealizzati, nonché azioni di trasformazione e di ridefinizione di musei esistenti e in cerca di un nuovo ruolo, alla luce delle recenti tendenze evolutive del turismo che vedono nell’identità territoriale un elemento decisivo per accrescere la competitività dei luoghi .


Fig. 2: Definizione di Ecomuseo

Fonte: Maggi M., Falletti v. (2000), Gli Ecomusei. Cosa sono, cosa potrebbero diventare, Ires Piemonte.

 

Tab. 2: Ecomusei in Italia
Regioni Ecomusei
Fonte: www.ecomusei.net Ecomusei
Fonte:www.osservatorioecomusei.net
Piemonte 25 21 + 5 in progress + 11 in cantiere
Valle d’Aosta 1 2 + 2 in progress
Lombardia 5 4 + 4 in progress + 1 in cantiere
Provincia di Trento 6 6 + 2 in progress
Provincia di Bolzano 2
Veneto 4 3 + 2 in progress
Friuli Venezia Giulia 2 1 + 1 in progress + 1 in cantiere
Liguria 1 2 + 1 in progress
Emilia Romagna 7 3 + 1 in progress + 1 in cantiere
Toscana 9 4 + 1 in cantiere
Umbria 2 1 + 3 in progress
Lazio 3 3 + 1 in progress
Abruzzo 3 3
Campania 1 1
Puglia 2 1 + 1 in progress
Calabria 1 1 in cantiere
Sicilia 2 1
Sardegna 3 2 + 1 in progress + 1 in cantiere
Totale 79 58 + 24 in progress + 17 in cantiere
Fonte: ns elaborazione su dati www.ecomusei.net, www.osservatorioecomusei.net

Box 5: Il museo all’aperto di Skansen
Lo “Skansen” di Stoccolma è il più antico museo all’aperto del mondo: fu fondato nel 1891, è situato nella parte più alta dell’isola Djurgarden (letteralmente ‘parco dei cervi’), occupa una superficie di circa 300 000 metri quadri, sulla quale è stata ricostruita una Svezia in miniatura a livello architettonico, paesaggistico e naturalistico, nella quale sono rappresentati i luoghi e le condizioni di vita e di lavoro degli svedesi in diverse epoche storiche (dal settecento ai giorni nostri) e in diverse parti della Svezia, insieme alla vegetazione e agli animali caratteristici.
Ideatore e fondatore dello Skansen fu lo svedese Artur Hazelius (1833-1901) che, consapevole delle significative e rapide trasformazioni ambientali e culturali causate dal processo di industrializzazione e di urbanizzazione in atto e del dissolvimento dei valori e della cultura agraria tradizionale generati dai fenomeni di massificazione e di consumismo, si ripropose di preservare un patrimonio a rischio di estinzione.
Dal 1872, per circa 10 anni, il suo “lavoro” è stato quello di collezionare oggetti e reperti legati alla cultura di diverse aree del paese, di raccogliere tutte le possibili informazioni sugli usi, i costumi, la storia orale, il ballo e la musica tradizionali, ma anche di ricreare prima parziali ambientazioni interne, poi di ricostruire edifici interi, quartieri, paesaggi naturali e di raccontare gli aspetti salienti della cultura lappone e contadina. Case e fattorie in varie parti della Svezia vengono smontate e poi ri-assemblate a Skansen, vengono ricostruiti accampamenti lapponi, chiese, mulini, le ambientazioni si arricchiscono di capi di bestiame, ma anche di figuranti in costumi d’epoca che animano la scena e guidano i visitatori, tra dimostrazioni di lavoro artigianale, musica, canti, balli e feste.

Nel 1963 Skansen assume la veste giuridica di fondazione: il lavoro iniziato da Hazelius prosegue incessantemente durante il secolo scorso raggiungendo 150 edifici, molti dei quali costruiti nel XIX e nel XX secolo e provenienti dalle diverse aree della Svezia.
Gli edifici e gli allestimenti, così come nel sogno iniziale di Hazelius, riproducono le condizioni sociali di vita e di lavoro dell’epoca con paesaggi coerenti con le diverse ambientazioni ma anche con il periodo storico. Numerose sono le guide, in costume d’epoca, che raccontano la storia dei luoghi e delle genti e i figuranti che realizzano dimostrazioni di danze folkloristiche, nonché abilità nel lavoro artistico e artigianale (incisione, produzione di scarpe) e di attività domestiche, come la filatura e la tessitura, non solo ad appannaggio dei turisti ma anche dei bambini delle scuole elementari.
Fonte: www.skansen.se

 

1.2.3. Peso ed evoluzione del comparto turistico a scala internazionale

I primi cinque anni del nuovo millennio hanno fatto registrare tassi di crescita molto elevati del comparto turistico, come forse non si registrava dagli anni ’70, e ciò vale soprattutto per il 2004 che sarà ricordato come l’anno d’oro del turismo internazionale, soprattutto per gli arrivi, cresciuti oltre il 10%.
Gli attentati terroristici dell’11 Settembre 2001 e quelli che ne sono seguiti, hanno generato una crisi globale del comparto soprattutto per la perdita di fiducia dei consumatori nella sicurezza dei singoli paesi e per la paura di viaggiare, soprattutto in aereo. Nonostante tutto però, non c’è stato il collasso preventivato: anzi, nonostante la sequenza di eventi negativi che ha segnato il nuovo millennio e che hanno affiancato il terrorismo internazionale, quali le epidemie (SARS, Viaria, ..) e le catastrofi (il terremoto di Sumatra e il conseguente tzunami che ha investito le coste dell’Indonesia e della Malesia, la Tailandia e le Maldive, gli uragani nei Carabi e nel Golfo del Messico, etc.), il settore turistico è costantemente cresciuto in numero di arrivi/presenze, di spesa turistica, di ricadute occupazionali, grazie anche alle dinamiche più che positive, anche nel turismo, dei paesi emergenti.
Sicuramente alcuni paesi più di altri hanno risentito della crisi, in primis gli Stati Uniti e l’America Centrale, ma più in generale le destinazioni a lungo raggio raggiungibili in aereo, i paesi arabo-musulmani, il Nord-Africa. Ciò ha portato come risposta la crescita dei flussi turistici nelle mete più vicine ai luoghi di residenza, la preferenza del turismo interno o comunque di destinazioni considerate più sicure.
Già dalla metà del 2002 si sono registrati segni di ripresa, intervallati spesso da periodi di ansie e paure soprattutto per nuovi attentati, che hanno mostrato un “diverso” volto del turismo e delle sue destinazioni: infatti, dalla fig.3 (Fonte UNWTO) si evidenzia, infatti, che accanto a destinazioni turistiche mature, quali quelle occidentali che comunque spostano in entrata ed in uscita flussi turistici consistenti, dal 2002 al 2005 il turismo ha rappresentato un’importante fonte di reddito e di occupazione anche per territori quale l’Asia Nord-Orientale, l’America latina, il Nord-Africa. Contestualmente in molti di questi stessi Paesi si è registrato un aumento considerevole dell’outgoing, grazie alla crescita delle loro economie, al generale sviluppo dei trasporti e nello specifico del trasporto aereo, all’apertura politica ma soprattutto sociale, fattori questi che hanno generato il “bisogno del viaggio”.
Nello specifico i territori che contribuiscono più degli altri alla crescita del turismo internazionale sono Cina, India e Giappone . La Cina, solo nel 2004, e dopo un anno di crisi dalla SARS, ha fatto registrare un tasso di crescita dei flussi turistici in entrata del 48,5%: il rilancio dell’immagine su cui ha puntato il governo cinese ha attratto sempre più Giapponesi, Coreani, Russi e Americani; la nuova apertura politica ed economica e le nuove regolamentazioni sugli investimenti esteri (dall’estero) hanno incentivato gli investimenti delle imprese europee del turismo (tedesche e francesi).
Dal 1990 al 2004 in India il tasso di crescita annuo degli arrivi internazionali è salito del 5% passando da 1,7 a 3,4 milioni di turisti: le risorse turistiche dell’India sono molteplici (sole e mare, religione, alpinismo…) e tutte concorrono allo sviluppo delle aree interne, alla salvaguardia e alla tutela dell’ambiente, alla crescita economica ed occupazionale.
Il Giappone, invece, già noto per il turismo outgoing, sta approcciando in maniera diversa al turismo internazionale, in parte occidentalizzandosi: la domanda di turismo internazionale parte dalla consapevolezza che il viaggio deve essere vissuto in autonomia perché propria esperienza di vita e, abbandonando i viaggi di gruppo e collettivi, chiede elementi di personalizzazione.
L’Europa si è ripresa più lentamente: le migliori performance del 2004 soprattutto tra i paesi UE si registrano per l’incoming in Spagna Francia e Italia e in outgoing in Germania, Francia e Regno Unito (l’Italia occupa il quarto posto). Da una più attenta lettura della Tab. 3 e soprattutto del saldo della Bilancia dei pagamenti si evidenziano le propensioni delle popolazioni europee: l’elevato saldo positivo della Spagna evidenzia la scarsa propensione degli spagnoli ad uscire per turismo dai propri confini; i negativissimi saldi di Regno Unito e Germania, testimoniano, al contrario la forte tendenza di queste popolazioni ai viaggi internazionali.Altri paesi europei quali Turchia, Croazia e Paesi Baltici, stanno facendo registrare buone performance
A parziale conferma dei dati 2004, l’Organizzazione Mondiale del Turismo nei primi quattro mesi del 2006 ha registrato i seguenti dati:
 gli arrivi in destinazioni europee sono cresciuti, in media, del 2,5%;
 l’Europa del Nord è cresciuta dell’8% soprattutto per la Finlandia, (+15%) e le buone performance di Irlanda (+8%) e Regno Unito (+8%);
 l’Europa del Sud e il Mediterraneo sono cresciuti del 5%, soprattutto per le destinazioni emergenti quali Israele (+30%), Lettonia (+30%) e Lituania (+16%) nel Baltico, Croazia (+12%), Romania (+12%), Serbia e Montenegro (+10%), e per le destinazioni standard quali la Spagna (+6%) e l’Italia (5%).

 

 


Fig. 3: Arrivi internazionali

Tab. 3: Classifica dei Paesi Europei in base a entrate, uscite e bilancia dei pagamenti
Rank Paese Entrate Paese Uscite Paese Saldo
1 Spagna 37.249 Germania 58.058 Spagna 28.342
2 Francia 32.833 Regno Unito 45.582 Italia 11.775
3 Italia 28.430 Francia 22.710 Francia 10.123
4 Regno Unito 22.728 Italia 16.665 Grecia 8.037
5 Germania 22.234 Paesi Bassi 13.296 Portogallo 4.036
6 Austria 12.390 Belgio 11.060 Austria 3.213
7 Grecia 10.348 Austria 9.177 Polonia 1.546
8 Paesi Bassi 8.248 Spagna 8.907 Rep. Ceca 1.531
9 Belgio 7.379 Svezia 8.179 Cipro 1.165
10 Portogallo 6.260 Danimarca 5.871 Ungheria 960
11 Svezia 4.965 Irlanda 4.178 Slovenia 580
12 Polonia 4.690 Polonia 3.144 Malta 423
13 Danimarca 4.574 Lussemburgo 2.690 Estonia 393
14 Irlanda 3.445 Grecia 2.311 Lussemburgo 257
15 Rep. Ceca 3.366 Ungheria 2.302 Lituania 144
16 Ungheria 3.262 Finlandia 2.274 Slovacchia 126
17 Lussemburgo 2.947 Portogallo 2.224 Lettonia -88
18 Cipro 1.815 Rep. Ceca 1.835 Finlandia -619
19 Finlandia 1.655 Slovenia 731 Irlanda -733
20 Slovenia 1.311 Cipro 650 Danimarca -1.297
21 Slovacchia 727 Slovacchia 601 Svezia -3.214
22 Estonia 704 Lituania 515 Belgio -3.681
23 Lituania 659 Estonia 311 Paesi Bassi -5.048
24 Malta 629 Lettonia 305 Regno unito -22.854
25 Lettonia 217 Malta 206 Germania -35.824
Fonte: Vavassori M. (2006), “Turismo: buone notizie, ma non per tutti”, in La Rivista del Turismo, 1/2006.
Circa la stagionalità del viaggio e della villeggiatura, dai grafici che seguono emerge che a fronte di un incremento turistico negli anni 2004-2005 e nei primi mesi del 2006, la “piramide” degli arrivi tende sempre più ad allargare la sua base a conferma della tendenziale destagionalizzazione dei flussi turistici internazionali, fermo restando che comunque si tende a concentrare i viaggi e le villeggiature nei mesi centrali dell’anno, da aprile a ottobre.
L’OMT, inoltre, ha stimato che nei prossimi anni gli arrivi di turisti dall’estero saliranno su scala mondiale a oltre un miliardo nel 2010 e ad oltre un miliardo e mezzo nel 2020. Nonostante la maggiore concorrenza dei paesi emergenti, l'Europa dovrebbe restare fino al 2020 la principale destinazione dei flussi turistici internazionali: il numero di arrivi di turisti dall'estero dovrebbe raggiungere 717 milioni di turisti nonostante però faccia registrare per il periodo 1995-2010 il più basso tasso di crescita rispetto agli altri competitor (3%).
La seconda destinazione turistica mondiale resterebbe l’area dell’Asia Orientale e del Pacifico, con 416 milioni di arrivi di turisti dall'estero e un tasso di crescita per lo stesso arco di tempo di 6,5%. Significativi, infine, in proiezione i tassi di crescita dei flussi turistici diretti in Medio Oriente (7,1%), nell’Asia Meridionale (6.2%), in Africa (5,5%).

Fig. 4: Evoluzione degli arrivi turistici internazionali mensili, 2004-2006 Fig. 5: Arrivi turistici internazionali, percentuale di variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente


Fonte: World Tourism Organization (UNWTO) ©
Fonte: World Tourism Organization (UNWTO) ©

 

 

 

 

 

 

Fig. 6: Proiezioni WTO per il 2010 e il 2020


Box 6: Cina, concorrenza e/o opportunità

I primi anni del XXI secolo saranno ricordati come gli anni che hanno “riconosciuto” ufficialmente le trasformazioni economiche della Cina avviate da Deng Xiaoping nel 1978 e che hanno permesso a questo grande impero di uscire dall’isolamento e di integrarsi con il resto del mondo: in circa 25 anni la Cina si è imposta sui mercati economici internazionali per lo straordinario incremento dei flussi commerciali che ha fatto tremare le economie dei paesi occidentali e per la capacità di attrarre investimenti esteri (IDE). I numeri ci dicono che: le esportazioni sono cresciute del 139% nel periodo 1998-2003; il PIL è cresciuto dell’800%; la popolazione urbana è aumentata di tre volte; i redditi pro-capite sono alquanto differenziati, ed infatti in media superano di poco i 1.000 dollari l’anno, nelle campagne non raggiungono i 300, nelle zone costiere e nelle metropoli la media sale a 4.000 e sono in crescita i consumatori con capacità d’acquisto pari a quella degli occidentali, i nuovi ricchi sono circa 80 milioni.
Il boom economico della Cina ha inevitabilmente coinvolto il settore turistico e per quanto riguarda il turismo outgoing per e quello incoming
Nel primo caso i fattori che hanno contribuito all’incremento degli spostamenti dei flussi turistici oltre i confini nazionali sono stati diversi: in primo luogo la riforma della “porta aperta” di Deng Xiaoping volta ala occidentalizzazione del paese, che ha “autorizzato” i cinesi a viaggiare all’estero; la liberalizzazione dei visti turistici, decisa dall’Unione europea per attirare i cinesi in vacanza all’estero, con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra la Cnta (China national tourism administration) e i rappresentanti di 12 Paesi dell’Unione a decorrere dal 1 Giugno 2004; l’accreditamento di agenzie di viaggio cinesi per l’outgoing e di agenzie di viaggio europee per l’incoming in Italia; l’esplosione del benessere tra il ceto medio cinese che ha incrementato le occasioni di svago e di vacanza, anche all’estero.

I numeri del turismo cinese outgoing

Fonti: * WTO; ** ENIT; *** ISTAT

Per quanto invece riguarda il turismo incoming, ancora una volta le politiche di apertura internazionale del governo cinese hanno permesso non solo gli scambi commerciali, ma anche quelli culturali con l’occidente. La Cina, paese che per anni ha incuriosito gli europei, ha aperto le porte all’Occidente divenendo così un forte competitor delle economie occidentali anche su questo fronte: a partire dalla fine degli anni ’70 si registra in Cina una crescita media annua del 13,1% del flusso di visitatori in entrata. Nel dettaglio tra il 2000 e il 2004 il movimento in entrata ha avuto un incremento del 30,7%: in particolare gli arrivi degli stranieri sono cresciuti del 66,7%, quello dei compatrioti (Hong Kong, Macao, Taiwan) del 25,7%. Secondo dati ufficiali del WTO e di Cnta i principali paesi di origine dei flussi sono il Giappone (per circa il 20%) e la Corea (16,8%), mentre i turisti europei più presenti in Cina sono i russi (10,6%) e gli inglesi (2,5%).
L’Italia nel 2004 ha occupato la ventesima posizione con circa 122.000 arrivi, comunque in significativa crescita rispetto agli anni precedenti (+ 46% solo rispetto al 2003).

Alla resa dei conti però le grandi aspettative dell’Italia a seguito della liberalizzazione dei flussi turistici cinesi sono state in parte disattese: la maggior parte dei 28,5 milioni di viaggiatori partiti dalla Cina ha scelto, tra le mete europee, la Francia o la Germania, nel primo caso per il lusso che i cugini francesi sanno comunicare e promuovere all’esterno e nel secondo per le migliori opportunità di shopping riscontrate. E l’Italia? Sembra essere rimasta di qualche passo indietro su più campi:
- burocrazia: i consolati tedeschi e francesi rilasciano il quintuplo dei visti concessi dai consolati italiani (i dati di alcuni anni registrano un rapporto di 400.000 contro 65.000);
- servizi: sono del tutto assenti i servizi personalizzati per i turisti cinesi; nei musei italiani non ci sono indicazioni ed informazioni in cinese (la Spagna si è presentata al salone del China International Travel Market – l’appuntamento più frequentato dai professionisti delle agenzie di viaggio locali - con venti depliants in cinese); lo stesso vale per gli aeroporti italiani che non hanno indicazioni, né info-point in cinese (ad Amsterdam l’aeroporto ha un servizio di accoglienza con personale che parla cinese); la compagnia area di bandiera, l’Alitalia è l’unico vettore a non volare a Pechino; Air France e Lufthansa hanno ciascuna due voli al giorno, così come compagnie di paesi molto più piccoli del nostro (Austria, Finlandia, etc…) hanno collegamenti regolari con la Cina;
- strutture: gli alberghi, soprattutto quelli a 5 stelle, risultano troppo costosi rispetto ad altri alberghi europei dello stesso livello e offrono servizi scandenti e poco personalizzati (in Francia le strutture ricettive offrono regolarmente giornali cinesi, il tè verde in camera, l’antenna parabolica con i programmi della televisione di Pechino Cctv);
- filiera: pochi sono i tour operators italiani che si attivano per attrarre i cinesi nel Bel Paese; i primi tre tour operator che portano visitatori in Italia sono tedeschi e francesi, da soli movimentano il 70% del traffico; l’assenza dei tour operator italiani fa sì che la visita in Italia sia un appendice minore del “giro d’Europa” standard venduto dalle grandi agenzie di viaggio straniere; questo ha delle ricadute economiche negative soprattutto sul commercio, perché i cinesi, attratti dalle griffes e dai prodotti di lusso occidentali che a Pechino e Shanghai costano troppo, hanno il tempo di fare acquisti da noi;


Fonte: Osservatorio ENIT Pechino 2005

Il WTO prevede che per il 2020 il numero di turisti cinesi raggiungerà i 100 milioni, facendo della Cina il quarto paese per flussi outgoing: è evidente che a fronte di queste aspettative, l’Italia non può rimanere ancora inerme rispetto ai “colleghi europei” che corteggiano in maniera serrata il potenziale turista cinese. Poiché l’Italia rimane comunque una delle mete più richieste dai cinesi, le strategie del prossimo futuro dovranno puntare a rafforzare e valorizzare i punti di forza dell’offerta turistica italiana, quali gli itinerari artistici, il made in Italy (inteso come opportunità di acquisto di prodotti di lusso), la varietà del prodotto turistico italiano. Infatti, i dati dell’Osservatorio ENIT Pechino 2004 confermano che i viaggi alla scoperta delle città d’arte continueranno ad interessare il 90% delle agenzie cinesi: le nuove proposte prevedono viaggi di nozze (60%), viaggi gastronomici (60%), viaggi per seguire eventi sportivi (50%), viaggi per la cura del corpo, spa, terme (45%).
In sintesi, la scommessa dell’Italia nei prossimi anni è quella di dare semplici risposte alle semplici richieste dei T.O. e dei turisti cinesi, quali l’assistenza in cinese negli aeroporti internazionali, il materiale informativo in cinese (guide, brochure dei musei, ecc.); servizi più personalizzati, quali colazione tipo american breakfast, disponibilità di thermos di acqua calda nelle stanze d’albergo, istruzioni di funzionamento/utilizzo in cinese.
La Cina è una grande opportunità per la crescita dei flussi turistici in entrata e per le ricadute economiche che da questo derivano se l’intera filiera turistica italiana (operatori pubblici e privati del turismo) sarà in grado di adeguare la sua offerta ad un cliente (cinese) sempre più esigente e sempre più corteggiato sul mercato turistico internazionale.

Fonti: Orlandi R. (2004), “Italia e Cina: così vicine, così lontane”, in La Rivista del Turismo, n.2/2004; Rampini F. (2006), “Disservizi e preconcetti scoraggiano le visite in Italia. Addio ai turisti cinesi il Belpaese ha perso la sfida”, articolo di La Repubblica del 7 marzo 2006; Busco M., Oshima E. (2005), “Cina, India e Giappone: new comers e tradizione”, in Mercury s.r.l (2005), Rapporto sul Turismo Italiano 2005-2006 quattordicesima edizione; ENIT (2005), “China International Travel Mart”, Osservatorio ENIT Pechino

 

1.3 La posizione dell’Italia nel mercato turistico nazionale ed internazionale

1.3.1 L’incoming

Il nostro Paese “subisce” in ambito turistico le tendenze internazionali della domanda e dell’offerta la cui competitività dipende sì dal Sistema paese ma anche e soprattutto dalle singole destinazioni: anche in Italia si assiste ad una differenziazione del portafoglio clienti all’interno del quale maggiori prospettive di crescita si hanno guardando ai paesi emergenti e quindi ai “nuovi ricchi”, ad una domanda sempre più qualificata e complessa che domanda forme di turismo alternativo rispetto a quello tradizionale (che potrebbe essere più a rischio rispetto ai competitor internazionali), ad una economia turistica sempre più concentrata territorialmente.
Il 2004 è stato un anno positivo ed in ripresa anche per l’Italia, e per il turismo internazionale nello specifico. Gli arrivi sono cresciuti del 3,8% a fronte però di una minore permanenza all’interno di un paese e delle sue strutture: tale dato, scomposto tra turisti italiani e stranieri evidenzia una leggera flessione del turismo interno e una significativa crescita dei flussi turistici internazionali (4,9%) a conferma del gradimento che il nostro paese suscita oltre confine e della percezione che gli stranieri hanno dell’Italia, quale destinazione turistica più sicura e meno a rischio di attentati e calamità naturali .
Con riferimento alle destinazioni turistiche scelte dagli italiani e dagli stranieri, per l’anno 2004 l’ISTAT rileva che per una corretta analisi dei flussi turistici occorre analizzare singolarmente i dati degli arrivi nazionali rispetto a quelli internazionali: i turisti italiani, infatti hanno preferito il proprio paese rispetto ad altre mete oltre confine e, ad eccezione del Nord-est, tutte le ripartizioni geografiche (Nord-Ovest, Centro, Sud e Isole) rilevano un incremento degli arrivi rispetto al 2003 e una contrazione delle presenze che fa attestare la permanenza media nazionale intorno a 4 giorni; gli stranieri, invece, non solo arrivano più numerosi in Italia (+4,9%) prediligendo mete del Nord-Ovest (+2,8%) e del Sud e delle isole (+1,8%), ma decidono di fermarsi anche per più tempo (+0,9%) rispetto all’anno precedente.
Riguardo alla tipologia di struttura scelta per il soggiorno, italiani e stranieri scelgono strutture alberghiere: gli italiani si orientano verso alberghi a tre stelle e Residenze Turistico alberghiere (57,1% delle presenze per 3,65 notti in media); gli stranieri, se extra-europei si indirizzano verso categorie più elevate, 4-5 stelle nel 55,5% dei casi, se europei prediligono anch’essi categorie intermedie.

Tab. 4: Arrivi, presenze e permanenze medie negli esercizi ricettivi
Italiani Stranieri Totale
Anno Arrivi Presenze P.M. Arrivi Presenze P.M. Arrivi Presenze P.M.
2000 44.924 198.528 4,4 35.107 140.357 4,0 80.031 338.885 4,2
2001 46.005 203.651 4,4 35.768 146.672 4,1 81.773 350.323 4,3
2002 45.675 199.687 4,4 36.355 145.560 4,0 82.030 345.247 4,2
2003 47.719 204.760 4,3 35.006 139.653 4,0 82.725 344.413 4,2
2004 49.176 203.997 4,1 36.714 140.935 3,8 85.890 344.932 4,0
Variazione percentuale rispetto all’anno precedente
2001 2,1 2,6 0,2 1,9 4,5 2,6 2,2 3,4 1,2
2002 -0,7 -1,9 -1,2 1,6 -0,8 -2,4 0,3 -1,4 -1,8
2003 4,5 2,5 -1,9 -3,7 -4,1 -0,4 0,8 -0,2 -1,1
2004 3,1 -0,4 -3,3 4,9 0,9 -3,8 3,8 0,2 -3,5
Fonte: ISTAT Anno 2004

Sorte diversa nel 2004 è toccata agli esercizi extra-alberghieri che hanno subito un calo rispetto agli anni precedenti e per entrambe le categorie di turisti, italiani e stranieri, i primi soprattutto nel Nord-Ovest, i secondi soprattutto al Centro: gli italiani, ma anche gli stranieri provenienti dall’UE e da altri paesi europei, si recano prevalentemente nei campeggi e negli alloggi in affitto dove permangono per più tempo rispetto ad altri tipi di struttura (rispettivamente 8,75 e 9,46); gli stranieri extra-europei preferiscono invece gli alloggi in affitto e gli altri esercizi ricettivi.
Altra nota da sottolineare è che nel panorama internazionale è cresciuta la notorietà e il peso del Sud dell’Italia quale meta dei flussi turistici internazionali: nel periodo 1995-2004 le presenze sono aumentate dal 18,4% al 21,4% con un tasso di crescita annuo del 3,4% a fronte di una media nazionale dell’1,6%. È evidente però che i dati positivi non debbono assolutamente farci crogiolare, in quanto nel Mezzogiorno le destinazioni verso cui si concentrano i flussi turistici (70%) sono prevalentemente la Campania e la Sicilia: la motivazione sta nel fatto che queste due destinazioni sono le più conosciute dagli stranieri, turisti e non. Questo è quanto è emerso da un’indagine Doxa, Mercury e Touring Club che ha avuto la finalità di valutare la posizione dell’Italia nello scenario turistico internazionale, a partire anche dalla notorietà del nostro paese, quindi dall’immagine che proiettiamo verso l’esterno e della percezione dello straniero.
L’indagine su nove paesi stranieri per un totale di 9.000 interviste evidenzia in primo luogo che “il bel Paese” è la vacanza da sogno che tutti vorrebbero fare: non più soltanto luogo di arte e cultura, ma anche di enogastronomia e prodotti tipici, di mare e natura. Scendendo nel particolare i turisti stranieri hanno una diversa conoscenza delle destinazioni turistiche a seconda se si fa riferimento alla singola città o alla regione: nel primo caso le città più conosciute sono Roma (58,5%), Venezia (34,9%) e Milano (24,4%); nel secondo, la Regione più nota all’estero è la Sicilia (16,6%) seguita dalla Toscana (14,6%) e dalla Sardegna (4%).
Nella maggior parte dei casi lo straniero ha sentito parlare dell’Italia in occasione di eventi sportivi (37,4%) e solo in seconda battuta (17,8%) percepisce il nostro paese quale luogo di vacanza. Nel programmare una vacanza in Italia gli stranieri preferiscono il Nord della penisola (52,8%) con una marcata preferenza verso la zona orientale (Veneto 22%); il 36,2% organizza viaggi nel centro Italia, soprattutto Lazio (17,7%) e Toscana (16,3%) e solo il 15,8% visita il Sud con preferenze per la Campania (7,2%) .
Ma chi sono gli stranieri che giungono in Italia? Provengono prevalentemente dagli altri paesi membri della Unione Europea nel 58,9% dei casi, soprattutto dalla Germania (45.172 le presenze del 2004), dal Regno Unito (11.448 presenze) e dalla Francia (9073 presenze); significativi però anche gli arrivi dai paesi extra-europei, soprattutto dagli Stati Uniti d’America con 10.421 presenze e con forti incrementi rispetto all’anno precedente (24,3% nelle strutture alberghiere e 10,7 in quelle extra-alberghiere), dal Giappone e dalla Cina.
In linea con le tendenze evolutive della domanda turistica esposte nel paragrafo 1.2.2., anche in Italia è possibile individuare diverse tipologie di turismo che hanno nel panorama turistico nazionale pesi e configurazioni diverse.
Dai dati ISTAT rielaborati nella tredicesima edizione del Rapporto sul Turismo Italiano 2004-2005, e sintetizzati nelle tabelle che seguono, emerge un incremento rilevante del turismo eno-gastronomico (+3,9%), del turismo ambientale e parchi (+ 2,8%), e a seguire del turismo balneare e del turismo sportivo, a fronte di una consistente contrazione del turismo termale (-3,48), del turismo d’affari e del turismo culturale (arte e città) che nonostante tutto rimane una voce rilevante della domanda turistica nazionale (28,1% nel 2003).

Tab. 5: Tipologie di turismo in Italia
Valori assoluti Variazione Quote
2002 2003 2002/2003 2002 2003
Turismo montano estivo 36.869 37.169 0,81 10,7 10,8
Turismo ambientale e parchi 3.342 3.438 2,86 1,0 1,0
Turismo sportivo 8.428 8.694 0,78 2,4 2,5
Turismo enogastronomico 2.316 2.406 3,90 0,7 0,7
Turismo montano invernale 14.250 14.094 -1,10 4,1 4,1
Turismo balneare 124.673 125.981 1,06 36,1 36,7
Turismo culturale 98.611 96.753 -1,88 28,6 28,1
Turismo termale 13.890 13.406 -3,48 4,0 3,9
Turismo d’affari e altro 42.867 42.024 -1,97 12,4 12,2
Totale 345.247 343.775 -0,43 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

È evidente, quindi, che nonostante le variazioni percentuali per singolo anno il bel Paese è prevalentemente meta di turismo balneare, storico-artistico e montano, ma ancora una volta italiani e stranieri si comportano diversamente: le località preferite dagli italiani sono in primis quelle marine (37,6% delle presenze nel 2004) e poi quelle delle città d’arte (17,9%); gli stranieri prediligono le seconde alle prime, rispettivamente 31,6% delle presenze nelle città d’arte e 25,6% delle presenze nelle località balneari.
L’incremento dei flussi turistici nel nostro Paese ha determinato anche positive ricadute dal punto di vista economico: l’anno 2004 ha registrato un incremento della spesa turistica dei viaggiatori stranieri in Italia pari al 3,8% pari al 2,1% del PIL mentre i primi dati sul 2005 evidenziano una leggera flessione delle entrate per turismo, pari al -0,7% rispetto al 2004. Complessivamente tra 1998 e 2005 le entrate valutarie nelle regioni meridionali sono aumentate in media del 7,6%, contro il 2,3% del Nord-Ovest e le flessioni dell'1,0% del Nord-Est e la stabilità del Centro (-0,1%) .
Nel 2004 la spesa turistica si è concentrata in prevalenza in 6 Regioni (Lombardia, Veneto, Lazio, Toscana, Trentino A.A., Emilia Romagna) che insieme hanno raggiunto il 71% della spesa turistica internazionale e il 69% del valore aggiunto: nonostante il primato di regioni del Nord, anche le entrate valutarie del Sud stanno crescendo e negli ultimi sei anni sono cresciute di circa otto punti percentuali.
I paesi che alimentano le maggiori entrate per il turismo in Italia sono i paesi Europei, e nello specifico Germania (anche se i flussi sono in diminuzione), Regno Unito e Francia (soprattutto nel 2004), Svizzera, Spagna e Olanda (soprattutto nel 2005); anche i paesi extra-europei contribuiscono ad alimentare le entrate valutarie, quali Stati Uniti e Australia; nella maggior parte dei casi esse sono destinate all’alloggio (43% del totale nel 2004), allo shopping (21%), ai pasti (21%) e al trasporto interno (10%).

1.3.2. L’outgoing

Dalle prime rilevazioni statistiche del 2005 l'Italia si conferma tra i principali paesi di origine dei flussi turistici internazionali, occupando il 6° posto, in termini di spesa globale per viaggi all'estero, dopo Germania, USA, Regno Unito, Giappone e Francia: la significativa crescita del turismo outgoing, si traduce in crescita della spesa dei viaggiatori italiani all’estero (aumento della spesa media giornaliera e del numero di viaggiatori), pur se con una diminuzione della durata media dei soggiorni.
Le statistiche sul turismo relative al periodo 2000-2004 avevano evidenziato una contrazione dell’outgoing derivante prevalentemente da una diminuzione della durata media del soggiorno: la ripresa del 2005 di circa il 9% annuo è da ricercarsi soprattutto nella variabile “prezzo”, cioè alla maggiore convenienza riscontrata dai turisti italiani nell’organizzare vacanze all’estero e per le recenti quotazioni dell’euro, e per il cambio favorevole degli ultimi anni e per il ruolo importante ricoperto nei viaggi dalle compagnie low cost: basti considerare che dal 2004 al 2005 i viaggiatori italiani pernottanti all’estero sono aumentati del 6,6%, le partenze per via aerea del 15% e le partenze con collegamenti low cost addirittura del 41%.
La maggiore convenienza registrata su alcune mete e la forte competizione tra le destinazioni turistiche ha indotto anche una marcata riduzione della fedeltà del turista alle mete tradizionali e, quindi, uno spostamento significativo di quote di mercato
Negli ultimi anni le destinazioni prescelte dai turisti italiani sono state in Europa la Spagna, a livello internazionale gli USA; destinazioni intramontabili i Carabi e in crescita il Nord-Africa con Tunisia, Marocco, ma soprattutto l’Egitto con Sharm el sheik. Per queste ultime destinazioni il turista italiano ricorre con frequenza a pacchetti all inclusive, a conferma di una duplice e in parte contraddittoria tendenza di questi ultimi anni: se da un lato, infatti, permane la tendenza al viaggio “fai da te”, ovvero di vacanze sempre più personalizzate, che permettano la partecipazione del singolo alla progettazione della vacanza intesa come esperienza di vita, dall’altro si assiste al ritorno del “tutto compreso”, ed infatti nell’organizzazione della vacanza gli italiani preferiscono ancora il viaggio organizzato e la spesa più consistente è stata fatta, appunto, per pacchetti all inclusive.
Con riferimento alla spesa dei turisti italiani all’estero gli andamenti di medio periodo registrano un aumento progressivo di tale spesa tra il 2001 e il 2005 con un incremento del 2% medio annuo derivante dall'aumento della spesa pro-capite giornaliera e del numero di viaggiatori pernottanti a fronte, però di una diminuzione della durata media del soggiorno, che da 10,9 è passato a 9,8 giorni. La destinazione turistica in cui gli italiani hanno speso di più sia nel 2004 che nel 2005 è la Francia, seguita da USA, dalla Spagna e dalla Germania .
Il turista italiano che va all’estero per vacanza è attratto da risorse quali il mare e la montagna ed è spinto dal desiderio di conoscere le realtà storico – culturali dei paesi che visita. I dati del 2005 evidenziano che tra le motivazioni di vacanza, il turismo culturale" (3.067 mln. di euro rispetto ai 2.481 del 2004), ha superato il mare, comunque in aumento rispetto al 2004 (2.917 contro 2.752); segue a distanza la scelta di destinazioni montane (623 contro 566 del 2004) anche se con buone performance rispetto agli anni passati .
La spesa turistica all’estero è ripartita nel modo seguente: il 47% per l'alloggio, il 22% per i pasti, il 13% per lo shopping e il 13% per il trasporto interno ai paesi visitati.

Fig. 7: Motivo della vacanza

Fonte: UIC, 2005

 

 

 

 

 

Tab. 6: Italiani all’estero: Le spese e la durata media nei principali paesi esteri visitati 2005 - solo pernottanti
Spesa
(mln. euro) Spesa pro capite in
euro Durata media del
Viaggio (giorni) Generale spesa
media giornaliera
in euro
FRANCIA 2.136 444 6,4 69
STATI UNITI 1.507 1.796 17,3 104
SPAGNA 1.215 756 11,6 65
GERMANIA 1.164 610 6,5 93
REGNO UNITO 1.065 882 12,7 70
AUSTRIA 787 459 5,4 85
GRECIA 561 556 9,2 60
SVIZZERA 552 351 5,4 65
ROMANIA 550 775 14,6 53
EGITTO 398 777 11,0 71
CINA REP.POP. 381 1.793 18,4 98
BRASILE 331 1.369 21,2 65
TUNISIA 326 732 11,4 64
MESSICO 255 1.174 14,7 80
OLANDA 231 637 7,3 88
TURCHIA 197 923 8,5 109
Altri paesi europei 2.256 644 9,0 72
Altri paesi non europei 3.127 1.294 17,5 74
Totale 17.039 725 9,8 74
Fonte: UIC 2005

1.4 Gli attori delle politiche del turismo e del mercato turistico

Dalle pagine precedenti emerge con forza che il turismo del XX secolo ha raggiunto una dimensione internazionale che richiede il coinvolgimento di una pluralità di attori, pubblici e privati, che direttamente o indirettamente contribuiscono alla crescita e allo sviluppo del comparto, nonché alla tutela e alla salvaguardia delle risorse in esso coinvolte (umane, naturali, storico-architettoniche, culturali, etc.). Tali attori operano alle diverse scalarità gestendo ed affrontando ognuno nel proprio ambito e per le proprie competenze le questioni inerenti la materia turistica nelle sue diverse sfaccettature: domanda e offerta, tutela e salvaguardia dei patrimoni, tutela dei diritti, sostenibilità, promozione e comunicazione, etc…

1.4.1 Le organizzazioni internazionali
Tra gli attori del turismo, quello che per eccellenza si occupa delle questioni legate a tale comparto a livello mondiale, è l'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO/OMT), un’organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite, con sede a Madrid (Spagna).
Nasce nel 1925 a L'Aia con il nome di IUOTO (International Union of Official Travel Organisations) e, come organizzazione, cresce e si trasforma di anno in anno proprio come la tematica di cui è oggetto: il turismo.
Dal 1967 iniziano le lente e significative trasformazioni dell’organizzazione, che diviene associazione intergovernativa, sia per occuparsi su scala mondiale di tutti gli argomenti che riguardano il turismo ormai settore chiave per l’economia dei paesi occidentali, sia per cooperare con altre organizzazioni competenti, legate direttamente o indirettamente al settore turistico, specialmente quelle del sistema delle Nazioni Unite, quale l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Unesco e l'Organizzazione Internazionale di Aeronautica Civile (ICAO). Nel 1974 IUOTO si trasforma in UNWTO; nel 1976, sottoforma di agenzia da esecuzione al programma di sviluppo di Nazioni Unite (UNDP) e nel 1977 sigla un accordo ufficiale di cooperazione con le Nazioni Unite; nel 2003 UNWTO è stato convertito in agenzia specializzata delle Nazioni Unite ricnoscendo così il ruolo principale ricoperto dal turismo internazionale per la crescita e lo sviluppo delle nazioni. Nel corso degli anni l'influenza del UNWTO nel turismo internazionale ha continuato a svilupparsi e hanno continuato a crescere gli aderenti: attualmente l’UNWTO/OMT conta 150 paesi aderenti e più di 300 affiliati che rappresentano il settore privato, gli istituti scolastici, le associazioni turistiche e gli enti locali del turismo.
Oggi l’organizzazione svolge un ruolo centrale e decisivo “nella promozione del turismo responsabile, sostenibile ed universalmente accessibile al fine di contribuire allo sviluppo economico delle nazioni, alla comprensione internazionale, alla pace, alla prosperità ed al rispetto universale dei diritti dell'uomo ed ai freedoms fondamentali”, soprattutto con particolare attenzione agli interessi dei paesi in via di sviluppo nel campo di turismo. Nello specifico l’organizzazione opera sui singoli territori - Africa, America, Asia orientale e del Pacifico, Europa, Medio Oriente ed Asia del Sud – attraverso dei rappresentanti regionali: essi rappresentano “l’avamposto” del UNWTO nel contatto con gli Stati membri.
I rappresentanti regionali svolgono le seguenti funzioni:
- rappresentano l’UNWTO agli eventi nazionali e regionali di turismo;
- organizzano i seminari e congressi su tematiche di particolare importanza e su problematiche comuni a più paesi in modo da potere scambiare esperienze e lavorare verso obiettivi comuni ;
- si relazionano con le principali cariche del turismo dei singoli stati e, soprattutto per i progetti di sviluppo, fungono da collegamento fra le autorità di turismo e le fonti di finanziamento, in particolare con le Nazioni Unite;
- attivano progetti di promozione e di valorizzazione turistica di uno o più stati membri ;
- contribuiscono a facilitare le relazioni, anche economiche, fra gli operatori del turismo ed altri rami del governo;
Tutte queste attività devono contribuire ancor più ad affermare e/o a consolidare l’importanza che una adeguata e fattiva politica del turismo può avere per lo sviluppo dei singoli territori, concorrendo allo stesso tempo a sviluppare la consapevolezza di un turismo in continua evoluzione e che, quindi, necessita di migliorare le abilità tecniche e operative.

Quando si parla di organizzazioni internazionali in ambito turistico è obbligo far riferimento anche a tutte quelle strutture non nate per il turismo, ma che con la loro attività incidono indirettamente sulla tutela e lo sviluppo di questo comparto.
In ambito internazionale un ruolo importantissimo, infatti, è svolto da:
- UNEP (United Nations Environment Program): è il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, nato con il compito di promuovere e coordinare le iniziative dei paesi aderenti in materia di ambiente;
- UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization): è l’organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, è stata fondata dalle Nazioni Unite nel 1946 per incoraggiare la collaborazione tra le nazioni nelle aree, appunto, della educazione, scienza, cultura e comunicazione. Tale organismo si distingue in ambito turistico per l’individuazione di siti importanti culturalmente o dal punto di vista naturalistico, la cui conservazione e sicurezza è ritenuta importante per la comunità mondiale, riconosciuti appunto quale patrimonio mondiale dell’umanità: allo stato attuale l’Unesco ha iscritto nel patrimonio mondiale 628 beni culturali, 160 beni naturali, 24 beni misti (Venezia e la sua Laguna, la Costiera amalfitana, il Grand Canyon negli Stati Uniti, il centro storico di Citta del Messico, il Cammino di Santiago de Compostela in Spagna, etc…;
- ICCROM (International Centre for the Study of the Preservation and Restoration of Cultur Property): è l’ Istituto Internazionale per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali: fondata nel 1956 e con 110 paesi aderenti, è l'unica istituzione con un mandato in tutto il mondo per promuovere la conservazione di tutti i tipi di eredità culturali, sia mobili che immobili, attraverso il miglioramento della qualità delle pratica di conservazione e una maggiore consapevolezza circa l'importanza di conservazione dell'eredità culturale;
- ECPAT (End Child Prostitution, Pornography and Trafficking): un’associazione ECPAT è una rete di rilevanza internazionale che combatte ogni forma di sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali e ancor più lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali nell'industria turistica.

1.4.2 L’Unione Europea

Nonostante il turismo rivesta oggi un ruolo fondamentale per l’economia dei singoli paesi e soprattutto per l’Europa, dato l’inestimabile patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico del vecchio Continente, l’Unione Europea manca di una specifica competenza in ambito turistico: il turismo, infatti, ancora oggi non rientra nei 34 settori di attività di intervento dell’Unione nonostante già dai primi anni ’80 si sia acquisita la consapevolezza dell’importanza di tale comparto e nonostante i numerosi riferimenti legislativi in merito .
Attualmente in UE l’organo competente in materia di turismo è la DG (Direzione Generale) Impresa, nata in seguito alla riorganizzazione dell’esecutivo della comunità e, soprattutto, all’abolizione della Unità Turismo nata nel 1989 in seno alla DG XXIII, alla quale erano attribuite competenze anche in ambito di commercio, artigianato e PMI: anche la DG Impresa prevede più ambiti di azione (15 aree di policy: industria, innovazione, ambiente e sviluppo sostenibile, finanza, commercio,etc…), tra cui il turismo.
Nello specifico, la Unità D.3 Turismo, nasce con lo scopo di:
- aumentare la consapevolezza che il turismo è un'attività che interessa la società sotto più punti di vista (occupazione, sviluppo regionale, formazione, ambiente, tutela del consumatore, salubrità, sicurezza, nuova tecnologia, trasporto, finanza, etc…);
- migliorare la conoscenza delle risorse turistiche europee contribuendo alla diffusione delle informazioni;
- stimolare la cooperazione tra i singoli stati membri.
Tali obiettivi vengono attualmente perseguiti attraverso:
- l’Internet Guide for the tourism sector (2004), una guida on line per il settore, nata con l’obiettivo di mettere a disposizione degli attori del turismo e di tutti coloro che ne fossero interessati, una descrizione completa e strutturata delle occasioni che la Comunità offre aiutare lo sviluppo del turismo sostenibile, cioè dei programmi, degli schemi, dei fondi monetari, delle iniziative e delle azioni in materia di turismo;
- Travelling in Europe, il sito Web ufficiale dell'Unione Europea per la gente che viaggia nei 25 paesi dell'UE, con indicazioni utili circa i documenti necessari durante il viaggio, l’assistenza sanitaria, la telefonia, le opportunità di shopping, etc. consultabile al link: http://europa.eu/abc/travel/index_en.htm.

1.4.3 Il ruolo delle istituzioni in materia di turismo in Italia

La legge Quadro sul Turismo n.135 del 2001, che ha abrogato e sostituito la legge quadro preesistente (L. 17 maggio 1983 n. 217), afferma che la Repubblica Italiana tutela e valorizza le risorse ambientali, i beni culturali e le tradizioni locali anche ai fini di uno sviluppo turistico sostenibile e promuove l’immagine turistica nazionale mettendo in luce le risorse e le caratteristiche dei diversi ambiti territoriali.
La legge 135/01 si inserisce in un più ampio quadro di politiche di decentramento dallo Stato alle Regioni, iniziato, in materia di turismo, nel 1995 con la soppressione del Ministero del Turismo e il conseguente trasferimento alle regioni delle funzioni amministrative in materia turistica ed alberghiera; essa si pone nella logica della legislazione concorrente Stato-Regioni e nasce con l’obiettivo di fissare i principi generali e gli strumenti di coordinamento, su cui le regioni “dovrebbero costruire le proprie normative” . In realtà la Riforma del Titolo V della costituzione (legge Costituzionale n.3 del 18/10/2001) e i successivi pareri della Corte Costituzionale hanno attribuito alle Regioni competenza esclusiva in materia di turismo “svuotando il livello statale di ogni potere di indirizzo, se si escludono le generiche azioni di coordinamento intersettoriale e le attività promozionali aventi esclusivo rilievo nazionale” .
L’art. 2, comma 3 della legge precisa, infatti, che “le funzioni e i compiti conservati allo Stato in materia di turismo, fino alla data di entrata in vigore dei decreti legislativi di cui all'articolo 11, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono svolti dal Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato”. Tale delega è rimasta in vigore fino al 2006, quando con Decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, “Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri”, le funzioni di competenza statale in materia di turismo (la delega per il turismo) sono passate dal Ministero delle attività produttive (già Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato) al Ministero dei Beni e delle attività culturali.
La legge 135/01 istituisce la Conferenza nazionale del turismo, da tenersi almeno ogni due anni, alla quale sono chiamate a partecipare anche le associazioni dei consumatori, insieme a molti altri soggetti tra i quali i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, l’ANCI (Associazione Nazionali Comuni Italiani, l’UPI (Unione delle Province Italiane, l’UNCEM (Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti montani), il CNEL (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro), le associazioni imprenditoriali di settore, le associazioni sindacali dei lavoratori, le associazioni pro loco, le associazioni ambientaliste, le associazioni senza scopo di lucro operanti nel settore del turismo). Alla Conferenza è affidato il compito di esprimere orientamenti per la definizione e gli aggiornamenti del documento contenente le linee guida, nonché di verificarne l’attuazione.
Nel luglio 2005, con D.P.C.M. 01.07.2005, G.U. 20.07.2005, il Governo istituisce il Comitato Nazionale del Turismo, grande cabina di regia della politica turistica, con compiti:
- di orientamento per il settore turistico e di coordinamento stabile delle politiche di indirizzo del settore in sede nazionale e della sua promozione all'estero;
- di indirizzo per l'attività dell'Agenzia nazionale del turismo, di cui all'art. 12, comma 2, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80 ed istituito con decreto del Presidente della Repubblica n. 207/2006;
- di coordinamento dei provvedimenti che direttamente o indirettamente possono interessare l'industria e l'economia turistica;
- di programmazione degli interventi di infrastrutturazione con valenza sul sistema turistico, nonché delle iniziative di promozione turistica all'estero, poste in essere dai vari soggetti istituzionali nell'ambito delle proprie competenze.
Il Comitato Nazionale del Turismo, a cui prendono parte il governo, le regioni, le associazioni di categoria è, quindi, la sede in cui si può delineare un indirizzo di sviluppo strategico del turismo concertato tra tutti i soggetti del sistema turistico, ognuno con le funzioni proprie, autonome, distinte, ma svolte in armonia con un percorso condiviso, un obiettivo comune. Ma soprattutto il Comitato è chiamato a indirizzare il sistema della promozione all’estero che può finalmente essere oggetto di una visione d’insieme rispetto alle esigenze nazionali e regionali e a quelle dell’industria turistica.
L’esigenza primaria di promozione e di comunicazione del “Prodotto Italia” all’estero deve essere soddisfatta dall’Agenzia Nazionale per il Turismo (già ENIT).
L'Ente Nazionale Italiano per il Turismo viene istituito con R.D.L. 12 ottobre 1919, n. 2099 (e riordinato con le leggi 11 ottobre 1990, n. 292 e 30 maggio 1995, n. 203) con il compito di provvedere "alla promozione turistica dell'Italia all'estero". In particolare l’ENIT, trasformato in Agenzia Nazionale per il Turismo con legge 14.05.2005 n.80, ha operato ed opera su due fronti: promuove all’estero l’immagine e il complessivo prodotto turistico italiano; offre supporti e servizi tecnici alle imprese turistiche italiane al fine di agevolare la penetrazione commerciale sui mercati esteri.
Nello specifico, le attività attraverso le quali l' ENIT-Agenzia nazionale del turismo persegue i suoi scopi istituzionali sono le seguenti :
- orientare l'offerta turistica nella scelta dei mercati, sia tradizionali che emergenti, attraverso l'elaborazione del Piano Nazionale promozionale triennale e dei relativi piani esecutivi annuali, da sottoporre all'approvazione del Ministero vigilante, sentita, per i soli Piani triennali, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano;
- coordinare e realizzare programmi comuni con le Regioni e partecipare ai progetti integrati di promozione, dotando le Regioni stesse di una struttura e di una rete internazionale al loro servizio;
- assistere e sostenere il sistema delle imprese turistiche nella commercializzazione dei prodotti da vendere all'estero e che necessitano di spazi commerciali, sedi espositive, workshop d'affari, opportunità di partecipazione a manifestazioni, saloni e borse mirate e "monografiche";
- attuare forme di collaborazione con gli Uffici della rete diplomatico-consolare e con le altre rappresentanze italiane all'estero, secondo quanto previsto da apposito Protocollo d'intesa;
- partecipare con altri enti e società anche private alla promozione del turismo, a garanzia di una maggiore economicità e funzionalità della sua azione.
Dal 23 giugno 2006, con decreto del Presidente della Repubblica n. 207/2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 131 del 8 giugno 2006 l’ENIT è stato trasformato in Agenzia Nazionale del Turismo, dotata di personalità giuridica di diritto pubblico, con autonomia statutaria, regolamentare, organizzativa, patrimoniale, contabile e di gestione.
Il nuovo provvedimento precisa che l’Agenzia, accanto alle funzioni di promozione all’estero della nostra immagine turistica e di pianificazione di strategie promozionali per sostenere la commercializzazione dei prodotti turistici italiani, dovrà svolgere anche funzioni di consulenza e di assistenza verso lo Stato, le regioni e gli altri organismi pubblici, per rendere efficaci le sinergie tra pubblico e privato e di collaborazione con la rete diplomatico-consolare del Ministero degli affari esteri.
L’obiettivo da perseguire è quello di rendere più visibile e appetibile possibile il “prodotto Italia” in patria ed all’estero, e gli strumenti utilizzati saranno un Piano nazionale promozionale triennale ed i relativi piani esecutivi annuali.
Il Provvedimento istituisce all’interno dell’Agenzia, due altri organismi:
- il Comitato tecnico-consultivo, con funzioni di consulenza in merito alle attività dell'Agenzia;
- l’Osservatorio nazionale del turismo, che ha compiti di studio, analisi e monitoraggio delle dinamiche economico-sociali connesse al fenomeno, anche ai fini della misurazione del livello di competitività del sistema.
Il Comitato tecnico - consultivo è composto da quaranta membri, di cui dodici rappresentanti degli Assessori regionali al turismo (uno con funzioni di Presidente designato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano), tre rappresentanti del Ministro delle attività produttive, due del Ministro per gli affari regionali, uno del Ministro per la funzione pubblica, uno del Ministro per l’innovazione e le tecnologie, uno del Ministro per gli italiani nel mondo, uno del Ministro dell’economia e delle finanze, uno del Ministro degli affari esteri, uno del Ministro per i beni e le attività culturali, uno del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, uno del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio, due designati dalla Conferenza unificata (di cui uno in rappresentanza delle Province e uno dei Comuni), undici in rappresentanza delle principali associazioni imprenditoriali, sindacali e del turismo sociale, uno in rappresentanza delle camere di commercio, turismo e artigianato e uno in rappresentanza delle associazioni di categoria del turismo congressuale.
L’Osservatorio nazionale del turismo, invece, è presieduto dal Direttore della Direzione generale per il turismo del Ministero delle attività produttive ed è coordinato da un rappresentante designato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano.
Ha come principali funzioni:
- assistere e sostenere migliaia di piccole e medie imprese che hanno una gamma di prodotti da vendere all’estero e che necessitano di spazi commerciali, sedi operative, workshop d’affari, di partecipazione e manifestazioni, saloni e borse non di carattere generale ma soprattutto mirate e “monografiche”;
- garantire la “regionalizzazione” delle attività di promozione, cioè coordinare e realizzare programmi comuni con le Regioni e partecipare, finanziariamente alla pari, ai progetti integrati di promozione, dotando le Regioni stesse di una struttura e di una rete internazionale che deve essere completamente a loro servizio;
- attuare forme di collaborazione con gli Uffici della rete diplomatico-consolare del Ministero degli affari esteri, secondo quanto previsto dai Protocolli di intesa con il Ministero delle attività produttive e con il Ministero degli affari esteri, e con le altre sedi di rappresentanza degli italiani all’estero;
- partecipare con altri enti e società anche private alla promozione del turismo, a garanzia di una maggiore economicità e funzionalità della sua azione.

Box 7: Il Portale www.italia.it

Uno strumento promozionale e comunicativo di prossima realizzazione da parte dell’Agenzia del Turismo sarà il Portale unificato www.italia.it, che nasce con l’obiettivo di rilanciare l'immagine dell'Italia nel mondo: tale progetto ha ottenuto uno stanziamento di 21 milioni di euro per uno o più progetti digitali da parte del Ministero per l'Innovazione e le Tecnologie. Il portale www.italia.it andrà a sostituire i portali oggi esistenti che fanno capo all'Enit, alle regioni, al Ministero per l’innovazione tecnologica e all'Europa e sarà il risultato di un lavoro comune delle Regioni che singolarmente dovranno presentare progetti e inserire informazioni di carattere turistico di loro pertinenza nei prossimi 12 mesi (contenuti fotografici e testuali per illustrare le bellezze architettoniche, i paesaggi, gli itinerari, le opportunità turistiche in otto lingue), al fine di promuovere i rispettivi territori attraverso la vetrina digitale.
Le motivazioni che hanno spinto ad investire nel digitale sono due: in primo luogo il grande sviluppo dell'uso di internet per quanto riguarda la ricerca, la prenotazione e la vendita delle vacanze; in secondo luogo le dichiarazione dell'Organizzazione Mondiale del Turismo secondo cui il turismo diventerà nei prossimi anni il più importante settore economico a livello mondiale con 1,6 miliardi di arrivi turistici internazionali previsti per il 2020 e l’attuale posizione del nostro paese nello scenario internazionale (quinto posto dopo Francia, Spagna, Usa e Cina) che necessita di strumenti di rilancio della destinazione Italia
Fonte: Turismo e Finanza, 2006.

Da quanto fin qui riportato emerge uno scenario alquanto complesso in materia di organizzazione pubblica della materia turismo, percepito a livello politico anche da opposte visioni e tendenze: da una parte vi sono coloro che, a sostegno della tesi del decentramento, riconoscono che l’attuale sistema, soprattutto con la soppressione del Ministero del Turismo e la legge Quadro del 2001 abbia ridotto la centralità dello Stato e aumentato la capacità operativa delle Regioni; dall’altro si afferma, invece, che l’autonomia e la competenza delle regioni in materia di turismo, tanto auspicata dalla legge Quadro del 2001, viene lesa dal riaccentramento di nuove funzioni strategiche (vedi l’insediamento del Comitato nazionale per il Turismo fortemente condannato dal coordinamento nazionale degli assessori regionali al Turismo) e si sostanzia in una mera partecipazione delle rappresentanze regionali alle varie conferenze, commissioni, comitati, con funzioni consultive e di coordinamento nel più ampio scenario nazionale, e nell’attuazione a livello regionale delle politiche nazionali e soprattutto comunitarie.
In realtà la riforma del titolo V della Costituzione ha limitato gli intenti regolatori della legge quadro e attribuito piena autonomia normativa alle Regioni e alle Province autonome che in risposta alla autonomia di cui sopra non hanno assunto una omogeneità di comportamenti nell’organizzazione delle strutture territoriali né nella fissazione dei criteri operativi.
Le attività di promozione e propaganda delle risorse turistiche locali, di informazione e di accoglienza dei turisti, sono competenza delle APT (Aziende di Promozione Turistica). La difformità organizzativa si sostanzia nel livello di decentramento regionale e/o locale: alcune regioni, infatti, mantengono un’unica agenzia regionale con sedi provinciali distaccate (Emilia Romagna, Umbria, Marche, …); altre affiancano alla agenzia regionale APT locali, non provinciali ma con sedi in luoghi di particolare interesse turistico (Liguria, Piemonte, Lazio, …); altre ancora mantengono soltanto le sedi provinciali senza un coordinamento regionale (Campania, Calabria, Sicilia, …). Non mancano poi, casi particolari di organizzazione turistica da parte di alcune regioni: la Toscana ha inserito le attività di promozione e di comunicazione turistica nei più ampi compiti dell’Agenzia delle attività produttive, il Friuli Venezia Giulia ha creato un’Associazione Temporanea di impresa e delegato a privati la promozione regionale dopo la soppressione dell’Agenzia regionale, le Province autonome di Trento e Bolzano hanno istituito per legge una società di capitale per il marketing territoriale .
Accade, inoltre, che il livello provinciale dell’organizzazione turistica spesso venga soppiantato da una nuova organizzazione territoriale promossa dal basso, introdotta dalla legge quadro del 2001 e attualmente in fieri, quella degli STL (Sistemi Turistici Locali), per la cui trattazione si rimanda al capitolo VI.

1.4.4 Le associazioni del turismo in parte

Un ruolo sempre più importante nel turismo viene rivestito dalle associazioni, dagli enti privati e da tutti quegli organismi di supporto al turismo e che svolgono le loro funzioni a diverse scale territoriali.
In Italia, ma anche nel mondo, questo tipo di organismi sta proliferando con funzioni a volte anche molto dissimili uno dall’altro, che vanno dalla semplice attività di studi e ricerche al supporto e all’assistenza al turista, dalla convegnistica alla promozione del Prodotto Italia attraverso pubblicazioni ed attività editoriali, dal supporto progettuale e consulenziale alle imprese del settore a percorsi didattico-formativo.
Si riportano di seguito alcuni esempi di associazioni che operano in ambito turistico.
Il TCI (Touring Club Italiano) è un’organizzazione storica del turismo in Italia fondata a Milano nel 1894, con l'intento di diffondere i valori ideali e pratici del velocipedismo per poi aprirsi a tutte le forme di turismo con l'avvento del nuovo secolo e dell'automobile.
Svolge ormai dagli anni ‘60 attività a favore dello sviluppo del turismo, attraverso assistenza agli enti locali e alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale con importanti iniziative nella formazione, nell'editoria turistica, nella pubblicistica e nella cartografia; con il Centro Studi, inoltre, si inaugura l'attività nel settore della consulenza turistica, e viene rafforzato l'impegno nell'ambito della Formazione Professionale degli operatori turistici. (www.tci.it)
Il CISET, Centro Internazionale di Studi e Ricerche sull’Economia Turistica è un’associazione privata senza fini di lucro fondata nel 1991 dall'Università Ca' Foscari di Venezia, dal Touring Club Italiano e dalla Regione del Veneto; è nata per svolgere e promuovere attività di ricerca, studio e informazione sui temi e problemi del turismo, in tutte le sue dimensioni (internazionali, nazionali, regionali e locali, italiane e straniere) con particolare riferimento agli aspetti economici. Il CISET, inoltre, ha un ruolo importante nel panorama turistico internazionale in quanto è Membro del Business Council dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO).(www.ciset.it)
Il CAI (Club Alpino Italiano) nasce nel 1863, per facilitare concretamente la pratica dell'alpinismo: nel corso del tempo il Club alpino ha arricchito le sue attività attraverso le scuole e i corsi di alpinismo, i corsi per i gestori dei rifugi sulle tematiche del primo soccorso, la formazione di guide turistiche, le pubblicazioni circa il turismo alpino con la descrizione dettagliata dei diversi gruppi montuosi.
Il Club lavora a stretto contatto con le Comunità Montane, impegna uomini e risorse nella manutenzione dei sentieri, nella riscoperta e valorizzazione di percorsi escursionistici di grande respiro; riconosciuto dal Ministero dell'Ambiente quale Associazione Ambientalista di interesse nazionale, il CAI, attraverso esperti e professionisti, è in grado di coordinare e promuovere una corretta politica del territorio e di intervenire con progetti concreti, con particolare attenzione alle aree protette. (www.cai.it)
L’IS.NA.R.T. (Istituto Nazionale di Ricerche sul Turismo) è una società consortile nell’ambito del Sistema Camerale che ha come principale finalità l’attività di ricerca e il supporto al settore turistico italiano, prevalentemente in due direzioni:
- studi e pubblicazioni sul turismo, indagini di mercato, rilevazioni e progetti di fattibilità, elaborazione dati, costituzione e forniture di banche dati ed Osservatori, finalizzate alla pubblicazione di Osservatori nazionali, regionali e provinciali; svolgimento di attività editoriali e di promozione, convegni, seminari e dibattiti in ambito turistico;
- iniziative promozionali per un turismo di qualità, tra cui spiccano il Marchio di Qualità per le imprese turistiche e il Premio Ospitalità Italiana. (www.isnart.it)
Il CTS (Centro Turistico Studentesco e Giovanile) é un’associazione per la promozione, lo sviluppo e l’organizzazione del turismo giovanile: fondata nel 1974, no profit e aperta a tutti, è riconosciuta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Le finalità dell’associazione sono perseguite attraverso la diffusione della pratica del turismo studentesco giovanile e sociale, nonché della conoscenza, protezione, salvaguardia e tutela degli ambienti naturali e del patrimonio storico, artistico e culturale, nel miglior utilizzo del tempo libero degli studenti e giovani. Conta attualmente 247.422 soci, ha 191 uffici in Italia e 3 uffici all'estero, una rete di assistenza in più di 50 Paesi e un Call Center nazionale di informazione e prenotazione.
Il CTG (Centro Turistico Giovanile) è un'Associazione senza scopo di lucro nato nel 1949 che promuove e realizza un progetto educativo e di formazione della persona, agendo nei settori del turismo giovanile e sociale, del tempo libero, dell'ambiente e del volontariato culturale. Attualmente l’associazione si estende in tutta Italia con centinaia di realtà tra gruppi di base e centri di vacanza, in località di grande richiamo turistico e naturalistico, con una rete diffusa di comitati provinciali e di consigli regionali, coinvolgendo ogni anno nelle proprie attività molte migliaia di persone. (www.ctg.it)

1.4.6 Le imprese

La crescita del settore turistico è risultata la risposta ai problemi economici, finanziari e occupazionali di molti paesi: secondo le ultime statistiche, in Italia una persona su dieci lavora nel settore del turismo, settore che, forse per la sua stagionalità, è uno dei più "accoglienti" per i giovani alla ricerca di un impiego.
Come già visto nel paragrafo 1.3, i rami fondamentali del turismo sono due: l'incoming è l'insieme delle attività destinate ad accogliere turisti stranieri in Italia, cioè alberghi, agenzie ricettive, bus operator, guide ed accompagnatori, organizzatori di congressi, ed enti di promozione locale; l'outgoing è l’insieme di attività che interviene sui flussi turistici italiani che fanno vacanza, in Italia o all'estero, cioè il mondo delle agenzie di viaggi, dei tour operator, delle compagnie aeree e degli enti del turismo stranieri.
Tale scomposizione del settore ci porta ad individuare con una certa facilità la filiera del turismo, attualmente composta da a) fornitori (strutture ricettive, trasporti, servizi…), b) grossi assemblatori (tour operator), c) distributori (agenzie di viaggio).
La tabella che segue mostra la consistenza della filiera al 2004:

 

Tab. 7: Dati di sintesi 2004
Numero esercizi alberghieri 33.518
Totale letti 4.205.577
Agenzie di viaggio 9.000
Punti vendita agenzie di viaggio 12.000
Tour operator che pubblicano almeno un catalogo all’anno 350
Totale Occupati (diretti e indiretti) 2.724.000
Fonte: TCI su dati ASTOI, ISTAT, Centro Studi FIPE

a) Fornitori
Il primo anello della filiera turistica è rappresentato dai fornitori, da coloro cioè che offrono beni e servizi per la soddisfazione del cliente-turista.
Fornitori sono in primis le imprese della ricettività, quelle strutture cioè che permettono al turista di soggiornare durante il viaggio e la vacanza. Le classificazioni in merito alle strutture ricettive sono numerose e possono dipendere dal più variabili, quali la dimensione e (hotel, pensioni, locande, bed&breakfast, residence, etc..), dalla proprietà (singole strutture o catene di alberghi), dalla tipologia dell’offerta (da 1 a 5 stelle lusso) .
Le imprese alberghiere sono le strutture ricettive maggiormente rappresentative dell’offerta di un territorio: nella maggior parte dei casi sono gestite da imprese individuali, spesso a carattere e conduzione familiare, ma anche da gruppi o catene di alberghi; le prime sono diffuse nei piccoli centri o nelle località turistiche dell’Europa, le seconde nelle grandi città e metropoli dell’Europa e soprattutto negli USA, in America del Sud e in Australia.
Negli ultimi anni il comparto ha registrato una significativa crescita delle catene alberghiere internazionali dovuta non tanto alla costruzione di nuove strutture, quanto alla acquisizione da parte di imprese multinazionali del turismo di strutture già esistenti e a quella che viene in gergo definita la conversion brand, necessaria ad adeguare l’offerta di beni e servizi alla domanda di una clientela sempre più esigente.
La tabella successiva mostra le principali marche alberghiere e i relativi gruppi di appartenenza: dai dati emerge una quasi esclusiva presenza di gruppi statunitensi con qualche rara eccezione di due gruppi inglesi e uno francese. Assenti gruppi e catene italiane che nel ranking dei gruppi alberghieri mondiali stilata da Hotel Magazine nel Luglio del 2004 (dati 2003) occupano la seguente posizione:
- Jolly Hotels Spa, posizione 124, con 48 hotels e 7.446 camere;
- Domina Hotels & Resort, posizione 191, con 34hotels e 4.404 camere;
- Starhotels Spa, posizione 233, con 20 hotels e 3.324 camere;
- Atahotels, posizione 250, con 18 hotels e 3.000 camere;
- Turin Hotels Intenational, posizione 265, con 14 hotels e 2.751 camere.
La minor presenza dei gruppi nazionali dell’offerta ricettiva non solo all’estero, ma anche sul territorio italiano deriva dal fatto che i gruppi nazionali hanno un numero di strutture/posti letto limitati e un brand debole, soprattutto perché offrono beni e servizi (accoglienza, ospitalità, arredi, etc.) non standard (pur facendo parte di gruppi integrati), che cambiano in relazione alle situazioni locali, risultando così poco competitivi rispetto ai gruppi internazionali. I gruppi internazionali (Ritz, Carlton, Marriott), dal canto loro, nonostante una serie di ostacoli (vincoli normativi e lentezze burocratiche, disposizioni fiscali, sistema sindacale, etc.) stanno progressivamente aumentando la loro presenza nel sistema alberghiero italiano con una gestione flessibile ed una offerta non standard di beni e servizi.

Tab. 8: Le principali Marche alberghiere e i gruppi di appartenenza per numero di alberghi
Catena Gruppo Numero Hotel Numero Camere
Best Western Best Western (USA) 4.060 308.627
Holiday Inn Intecontinental (England) 1.567 293.346
Conforts Inn Choise Hotel (USA) 2.268 169.750
Marriott Hotel Marriott International (USA) 450 164.200
Days Inn of America Cendant (USA) 1.912 159.851
Sheraton Hotels & Resort Starwood (USA) 396 133.519
Super 8 motels Cendant (USA) 2.089 127.254
Express by Holiday Inn Intercontinental (England) 1.352 123.041
Ramada Franchisee System Cendant (USA) 979 116.762
Hampton Inn Hilton Hotel Corp.(USA) 1.206 109.205
Radisson Carlson (USA) 440 104.734
Motel 6 Accor (France) 863 90.890
Hilton Hotels Hilton Hotel Corp.(USA) 231 87.710
Hyatt Hotels Hilton Hotel Corp.(USA) + Interc. 206 87.000
Quality Inns Chiose Hotel (USA) 820 86.662
Mercure Accor (France) 733 86.525
Courtyard Marriott International (USA) 587 84.356
Hilton Hilton International (England) 253 73.671
Ibis Accor (France) 622 65.791
Novotel Accor (France) 369 62.694

Fonte: Ns. elaborazione su dati AH&MA e Hotels Magazines

Fornitori del comparto turistico sono però anche le imprese di trasporto, anello indispensabile per la promozione e lo sviluppo di una destinazione turistica, in quanto l’accessibilità influenza fortemente la quantità e la qualità dei flussi turistici (una destinazione molto accessibile favorirà il turismo di massa, viceversa una destinazione isolata sarà fruibile soltanto da forme specifiche di turismo). L’importanza delle imprese di trasporto in ambito turistico va riconosciuta non solo nelle opportunità di accesso alle destinazioni (viaggi aerei, ferroviari), ma anche nel fatto che da alcuni mezzi di trasporto nascono vere e proprie forme di turismo. Infatti, è possibile distinguere diverse tipologie di turismo sulla base dei tramiti e/o mezzi di trasporto utilizzati per lo spostamento: il cicloturismo, il turismo equestre o in canoa, il turismo navale o fluviale, il caravanning, l’interrail, etc.
Altri fornitori sono le imprese di ristorazione, le imprese di servizi al turismo che si occupano di promozione e comunicazione del territorio e che facilitano la fruibilità della destinazione (guide, punti informativi… ), le imprese che gestiscono le attrazioni turistiche (parchi, teatri, impianti sportivi, sale gioco, …).

b) Assemblatori
Il Tour Operator (T.O.) è una “impresa che il cui ambito operativo consiste nell’effettuare contratti, a diverso livello di rischio, con fornitori di servizi turistici principalmente operanti nel campo del trasporto passeggeri, della ricettività alberghiera ed extra alberghiera, degli intrattenimenti, delle guide e accompagnatori turistici, ecc.., fino a contratti con l’industria dell’assicurazione per la copertura dei “rischi del turista” . L’attività core del tour operator è la realizzazione di pacchetti turistici all inclusive, prodotti che vengono pre-confezionati sulla base di ricerche di mercato circa le aspettative, i gusti e le richieste del potenziale turista che sceglierà la sua vacanza sulla base di un dettagliato catalogo che illustrativo delle destinazioni, degli itinerari (se viaggio organizzato), delle modalità del viaggio, deii prezzi e delle tariffe e quant’altro possa interessare il turista nel suo spostamento. Non mancano, però, casi in cui il pacchetto venga preparato dall’operatore su richiesta di un turista o di un gruppo di turisti, una sorta di prodotto just in time per il quale il tour operator svolge anche la funzione di consulente.
In Italia la nascita del tour operator risale agli anni ’50, ha avuto la sua crescita negli anni ’80-‘90 e solo da alcuni anni se ne è introdotto il termine con opportune distinzioni tra grossista e distributore. Dalle due tabelle successive costruite da una rielaborazione di dati ASTOI (Associazione Tour Operator Italiani) del 2003, si evidenzia come dagli anni ’90 il comparto abbia assistito ad una evoluzione/trasformazione significativa. Gli anni Novanta si sono caratterizzati per la presenza di un grande operatore, Alpitour che ha raggiunto nel ’95 il 14% del mercato con un fatturato altissimo superiore, sempre nel ’95, ai 400 milioni di Euro e da numerosi altri operatori che non riuscivano a coprire complessivamente neanche il 50% del settore. Gli anni a cavallo del nuovo millennio invece hanno visto la scomparsa di alcune storiche aziende del turismo (Franco Rosso, Aviatur, Going), la nascita di nuove aggregazioni (Gruppo Alpitour, Gruppo Ventaglio…), la crescita di operatori consolidati (Costa Crociere, Teorema, ..), ma soprattutto l’acquisizione del controllo di alcuni operatori da parte di imprenditori di estrazione non turistica.

Tab. 9: Percentuali di mercato dei principali tour operator italiani
Tour operator 1990 1992 1995
Alpitour 11,1% 12,7% 14,1%
Franco Rosso 4,3% 3,8% 5,1%
Club med 4,3% - -
Aviatur/Visitando il mondo 4,2% 3,3% Chiuso nel 1995
Valtur 3,2% 3,9% 3,8%
Comitour 2,8% 3,9% 3,4%
Costa Crociere 2,6% 2,3% 5,0%
I Grandi Viaggi 2,5% 2,1% 2,0%
Diplomatour 2,5% 2,8% Chiuso nel 1995
Italtourist 2,4% 1,6% -
Turisanda 2,2% 2,2% 1,8%
Gastaldi 2,1% 2,2% 3,5%
Vacanze 2,1% 1,3% -
Orizzonti 1,6% 1,8% 1,6%
I Viaggi del Ventaglio 1,6% 2,3% 4,9%
Hotel plan - - 1,7%
Teorema - - 1,9%
Going - - 2,4%
Totale operatori 49,9% 46,3% 51,2%
Altri operatori 50,15 57,7% 48,8%
Fonte: Ns. elaborazione su dati ASTOI 2003

Le trasformazioni degli ultimi anni hanno riguardato non soltanto il fatturato e/o le percentuali di mercato, ma soprattutto forme di integrazione verticale ed orizzontale: particolarmente diffuso è il controllo (proprietà) delle strutture ricettive, ma alcune compagnie, sulla scia dei tour operator del Nord Europa, stanno acquisendo la proprietà anche di vettori aerei (Gruppo Alpitour e Ventaglio); sempre più frequenti sono le “collaborazioni” orizzontali soprattutto da parte di Alpitour che si avvale anche del marchio Franco Rosso Volando, Viaggi della Natura e da parte del Ventaglio che è sul mercato anche come VentaClub, Best Tours etc.

Tab. 10: Percentuali di mercato dei principali tour operator italiani
Tour operator 1998 2000 2002
Gruppo Alpitour 20,2% 22,2% 20,4%
Gruppo Ventaglio 5,9% 7,8% 12,5%
Gruppo HIT 5,3% 5,2% 4,9%
Costa Crociere 4,3% 4,2% 4,4%
Valtur 2,6% 4,3% 3,8%
Teorema 2,7% 4,5% 6,1%
Kuoni-Gastaldi 2,6% 3,5% 3,0%
Hotelplan 2,3% 2,7% 6,1%
Eurotravel 1,9% 2,4% 6,9%
Club Med 1,9% 1,8% -
Totale operatori 50,7% 58,7% 68,2%
Altri operatori 49,3% 41,3& 31,8%
Fonte: Ns. elaborazione su dati ASTOI 2003

Nel panorama internazionale del tour operatine, l’Italia non occupa una posizione di prestigio: il mercato è, infatti, dominato da un numero ristretto di imprese di origine nord-europea che riescono a controllare e gestire la maggior parte della domanda mondiale.
Anche in Europa il processo di concentrazione sta avvenendo sia orizzontalmente che verticalmente e spesso ad opera di grossi gruppi finanziari non sempre afferenti al settore turistico: essi acquisiscono prima di tutto i T.O., e poi si integrano a monte acquistando alberghi e strutture recettive, strutture di trasporto (compagnie aeree, voli charter, navi da crociere), e a valle agenzie di viaggio. Il fenomeno è così intenso che, ad esempio, il Gruppo World of Tui controlla più del 70% del mercato in Europa, è leader in numerosi stati europei e ha un ruolo di spicco anche nel mercato italiano data la sua partecipazione ad Alpitour. Grossi leader del turismo sono anche Thomas Cook AG, Kuoni, Rewe Tourist; a questi grandi colossi si affiancano una miriade di piccoli o medi T.O. assolutamente non in grado di competere con i grandi sulle destinazioni di massa e su grandi volumi di contrattazione: i primi, infatti, hanno un’offerta più variegata in grado di soddisfare le esigenze di ogni tipologia di cliente e di offrire tariffe vantaggiose grazie ad una serie di offerte complementari per il turista che creano adeguate sinergie; i secondi, invece, hanno strutture rigide, con alti costi fissi, difficoltà a reperire posti letto, ma anche a vendere i loro pacchetti alle agenzie non avendo la possibilità di sovra-commissioni o rapporti di esclusività, né il controllo delle stesse, obbligandoli così, per sopravvivere, a cercare soluzioni di nicchia dove si richiede specializzazione e segmentazione del mercato .

c) Distributori
Le agenzie di viaggio rappresentano “il tradizionale punto di contatto con il cliente: l’anello finale di congiunzione tra il tour operator e il turista” .
In relazione alla distribuzione del prodotto turistico è necessario fare una distinzione tra i “dettaglianti” che svolgono prevalentemente attività di intermediazione e vendono a catalogo i prodotti dei diversi TO e le “agenzie di viaggio locali” che svolgono spesso anche attività di incoming per il proprio territorio.
L’attività delle agenzie di viaggio non si limita alla vendita di “turismi e vacanze”: esse si occupano anche dell’erogazione di servizi di biglietteria di ogni genere (in seguito a concessione da parte del vettore) nonché di assistenza alla distribuzione della biglietteria di eventi speciali, della distribuzione di materiale informativo e di pubblicazioni turistiche, della stipula di contratti assicurativi per la copertura dei rischi del turista, la prenotazione di servizi ricettivi.
È evidente che negli ultimi anni i servizi offerti dalle agenzie di viaggio stanno cambiando e arricchendosi sempre più: l’esigenza di acquisire una maggiore redditività spinge a cercare nuove opportunità di mercato con la vendita di prodotti propri accanto alla tradizionale attività di intermediazione per i TO: acquisto diretto dalle strutture ricettive di camere vuoto/piene, acquisto in esclusiva di voli con le compagnie aeree, ma anche di altre forme di trasporto con i diversi vettori, l’organizzazione di viaggi su commessa, etc.
Si parla a riguardo del “network che diventa impresa” e il fenomeno è in significativa crescita: nell’anno 2004, su 8.850 agenzie di viaggio presenti su tutto il territorio nazionale, 2.700 (ben il 31%) aderiscono ad un network; la crescita esponenziale (nel 1995 erano solo il 4%) è dovuta anche alle facilitazioni derivanti dalle compagnie low cost e dai GDS (Global Distribution Systems) cioè i sistemi di prenotazione computerizzata che lavorano "dietro le quinte" del turismo . L’AINet (Associazione Italiana dei Network Turistici) ha evidenziato che sul mercato italiano operano circa 60 network, la maggior parte dei quali sono specializzati nel segmento leisure (Domina travel Network, Easy Holiday, Marsupio, Pinguino Viaggi, etc…), mentre solo una decina di essi si occupa del business travel (Cisalpina Tours, Bti, Lufthansa City Center, etc…).

Box 8: Un’impresa globale: il Gruppo Domina Vacanze

Il Gruppo Domina Vacanze, nasce nel 1989 ad opera del finanziere Ernesto Preatori, con la finalità di acquisire la leadership del settore turistico e della comproprietà alberghiera, ovvero la vendita frazionata di suite all’interno di residence e alberghi. Oggi Domina è presente nella maggior parte delle località turistiche in città, mare, monti e campagna; nel tempo ha selezionato le più affascinanti ed esclusive località turistiche internazionali e nazionali ed ha ridefinito il concetto di "Vacanze" creando nuove iniziative di successo che soddisfano il cliente più esigente del mondo: il cliente italiano! Ha creato uno stile di vacanza basato sulla cura, fin dei minimi particolari, del livello qualitativo delle strutture alberghiere e dei servizi offerti.
In circa 15 anni il Gruppo Domina Vacanze è cresciuto notevolmente ed ha una struttura articolata e complessa, divisa in quattro unità principali:
- Domina Comproprietà Alberghiere e Domina Case Vacanze è l’unità che si occupa della vendita della multi e della monoproprieta' alberghiera; la commercializzazione dei propri prodotti sul territorio avviene attraverso una rete di vendita di oltre 100 agenti, con uffici nelle principali città italiane (Milano, Torino, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Palermo, etc.).
Per tutti i clienti della comproprietà di Domina è attivo l'Holiday Club, un centro servizi creato per i titolari di quote di comproprietà alberghiera e che attribuisce loro la facoltà di richiedere: lo scambio, cioè la possibilità di effettuare la sostituzione dell’uso della proprietà del/i proprio/i periodo/i con l'uso confermato di altro/i periodo/i; il deposito periodo, cioè la possibilità di mettere a disposizione di altri il/i proprio/i periodo/i in previsione di effettuare uno scambio da definire e confermare; la vacanze extra, cioè la possibilità di prenotare periodi di vacanze aggiuntivi a prezzi agevolati per gli iscritti al Club.
- Domina Travel è il tour operator del Gruppo, che comprende, a sua volta 6 società: Domina Vip Travel (Italia), Domina World Travel (Estonia), Domina Travel Latvia (Lettonia), Domina Matka-Monte (Finlandia), Domina Voyage (Ukraina), Domina Travel Lithuania (Lithuania). Inoltre, Domina Network gestisce le 50 agenzie di viaggio a marchio Domina Travel.
L’offerta del Gruppo Domina è piuttosto ampia e può contare su prodotti e pacchetti viaggio riguardanti vacanze al mare (Mar Rosso, Kenya e Tunisia), in tour (Kenya, Mar Rosso, Nilo, Paesi Baltici ed Europa Centrale), City Break (Paesi Baltici ed Europa Centrale), navigazione fluviale (houseboat); soggiorni e tour in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Repubblica Ceca ed Europa Centrale e diverse crociere sul Nilo.
- Domina Hotel e Resort Grou, è la catena alberghiera che gestisce tutte le strutture, in Italia e all’estero e dal 2003 è la prima catena alberghiera italiana nel mondo con 56 sedi operative, alcuni di proprietà , alcuni in gestione, altri in franchising. e molte altre di prossima apertura.
In Italia, il Gruppo possiede e gestisce strutture alberghiere nelle più importanti città e località turistiche, quali Positano, Portofino, Rapallo, Novi Ligure, Corvara, Cortina, Courmayeur, Venezia, Roma, Milano, Trieste, Parco dello Stelvio, Isole Tremiti, Sardegna; all’estero i paesi in cui il gruppo è presente sono Austria (St. Johann in Tirol, Vienna), Croazia (Mali Losinj), Germania (Bad Kreuznach - Francoforte), Grecia (Creta), Polonia (Poznan), Repubblica Ceca (Praga), Slovenia (Lubiana), Ungheria (Budapest), Lettonia (Riga), Estonia (Tallin), Uzbekistan (Tashkent), Tunisia (Hammamet) e sul Mar Rosso (Sharm El Sheikh, Marsa Alam, Aqaba, crociere sul Nilo). Il successo del DominaHotel e Resort Group è dato anche dalla professionalità del personale, costruita in anni di esperienza o presso la Domina Hospitality School, la scuola dedicata ai professionisti dell'Hotellerie.
- Domina Business è l’unità che si occupa delle promozioni legate ai viaggi e alle vacanze: attraverso il marchio Domina Più, si occupa dell’offerta di pacchetti di viaggio ad aziende e privati che desiderano da un parte regalare vacanze ai propri clienti, fornitori, dipendenti o sfruttare, come leva di marketing, la promozione, dall'altra poter avere un prezzo bloccato, decisamente favorevole, per andare in vacanza entro i 5 anni successivi all'acquisto del pacchetto.
Inoltre, fa parte del Gruppo:
- Domina Health and Beauty, una società esclusivamente dedicata alla gestione dei centri benessere del gruppo;
- Domina Incentive, specializzata nell’organizzaizone di meeting e congressi;
- PK Investments SIA, proprietaria del Domina Shopping Center di Riga, un complesso operativo dal 1° ottobre 2003, il più grande shopping center della Lettonia, che comprende una galleria di nuovi negozi (con un totale di 120 negozi) 2.000 mq di uffici, un albergo a 3 stelle con 64 camere e un bowling a 12 piste.
Le prospettive future del Gruppo prevedono un ampliamento nei prossimi dieci anni finalizzato alla gestione diretta di circa 500 alberghi e di poter realizzare in Italia una catena alberghiera con un profilo internazionale.
Altro obiettivo del Gruppo è l’erogazione in più strutture di una serie di servizi ad alto valore aggiunto ai clienti come, ad esempio, il Centro Terapeutico per la Cura dell’Asma e delle Malattie Respiratorie, recentemente aperto al Domina Coral Bay Resort & Casino di Sharm El Sheikh.
Un’altra tipologia di servizi di alto livello è offerta di due linee particolari di prodotto, appositamente create per completare la tipologia dell’offerta alberghiera di Domina Vacanze: Domina Prestige e Domina Grand Media: la prima linea identifica gli alberghi di standard elevato dotati di un servizio personalizzato e di una accoglienza individuale, situati negli angoli più suggestivi di luoghi di per sé già speciali (il primo della linea, il Domina Prestige Coral Bay, è stato inaugurato a marzo 2003, all’interno del Domina Coral Bay Resort & Casino di Sharm El Sheikh); la seconda linea identifica, invece, gli alberghi dotati dell’esclusiva tecnologia GRAND MEDIA® la quale, sfruttando la rete internet, la cablatura a fibra ottica dell’intero edificio e la connessione di ogni singola camera con il sistema di gestione dell’albergo, offrirà alla propria clientela servizi innovativi, quali: prenotazione e check in via telefono cellulare, accesso diretto in camera tramite password, navigazione internet in banda larga; indirizzo e-mail fisso gratuito, utilizzabile in tutti gli alberghi Domina; videoconferenza anche dalla propria camera; giochi PS2; film on demand; accesso alle TV satellitari; database di informazioni turistiche; interazione, attraverso una intranet studiata ad hoc, con tutti i servizi e le facilities dell’albergo e con tutti gli operatori locali e gli istituti ed enti pubblici collegati al sistema (il primo dei Grand Media, il Domina Grand Media Hotel & Casino Ljubljana, ha aperto al pubblico a luglio 2004).

Fonte: www.domina.it

 

 

 

 

Letture Consigliate:
Per una lettura complessiva sugli andamenti del turismo:
Mercury s.r.l (2005), Rapporto sul Turismo Italiano 2005-2006 quattordicesima edizione.
Per la storia del turismo:
Battilani P. (2001), Vacanze di pochi, vacanze di tutti, Torino, Il Mulino.
Per il turismo enogastronomico:
Antonioli Corigliano M., Viganò G. (2004), Turisti per gusto. Enogastronomia, territorio, sostenibilità, Ed. De Agostini.
Per il turismo rurale:
Maresu G. (2005), “Il turismo rurale”, in Mercury s.r.l (2005), Rapporto sul Turismo Italiano 2005-2006 quattordicesima edizione, pagg.441-463.

 

 

 

 


Bibliografia

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Fonte: http://www.didatticademm.it/old2/didattica/appunti_dispense/A_A_06_07/cresta/capitolo1_bozza.doc

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