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ISCHIA E PROCIDA.
08-15.06.2002 - 12:00 - Visita organizzata da Tourvisa.
L’isola di Ischia, la più grande delle isole Partenopee, chiude a nord ovest il golfo di Napoli, come l’isola di Capri lo chiude a sud all’estremità della penisola Sorrentina. A differenza di Capri che è un’appendice della catena appenninica formata da rocce calcaree, Ischia e la piccola isola di Procida sono isole vulcaniche, parte del complesso dei Campi Flegrei formatisi a seguito di eruzioni. Ancora oggi Ischia presenta un’attività vulcanica formata da fumarole e sorgenti di acque calde che hanno fatto la fortuna dell’isola con il moltiplicarsi di impianti termali ormai rinomati. Fra 150000 e 75000 anni fa di Ischia esistevano solo alcuni margini poi, 55000 anni fa, un’eruzione sollevò la parte centrale con il monte Epomeo formato da tufo verde ma subito sprofondò e fu ricoperto da depositi calcarei marini. L’isola emerse dal mare fra 28000 e 15000 anni fa spinta in superficie da una massa magmatica e finì di formarsi con una serie di eruzioni l’ultima delle quali è stata quella del 1302 d.C. dal cratere dell’Arso vicino a Fiaiano, sul lato ovest, con una colata verso la costa fino al mare formando punta Molino fra Ischia Porto e Ischia Ponte. I primi reperti preistorici dell’isola rimontano a 5500 anni fa nel neolitico medio superiore, sono terrecotte, macine, lame di selce ed ossidiana; dell’età del bronzo, dal 1400 a.C., vi sono ceramiche ad impasto decorate, intagliate ed incise. Sono stati trovati frammenti di ceramica micenea (1425-1300 a.C.) che dimostrano i legami commerciali con il mondo egeo. Secondo Stradone (63 a.C.- 24 d.C.) la prima colonia greca, con il nome di Pithecussae esteso poi a tutta l’isola, fu fondata da abitanti di Calcide ed Enotri dell’isola di Eubea, ma fu preceduta dalla fondazione di Cuma, secondo Livio invece la fondazione di Pithecussae fu precedente a Cuma e risale al 770-760 a.C.; l’Acropoli della città viene localizzata sul monte Vico a Lacco Ameno e nella vicina valle, di fronte alla baia di S. Montano, è stata trovata una necropoli con tumuli di forma simile a quelli descritti da Omero per la tomba di Patroclo. I ritrovamenti si trovano in gran parte nel piccolo museo Archeologico di Villa Arbusto a Lacco Ameno. Nel V secolo a.C.; l’isola fu occupata dal tiranno Gerone di Siracusa poi fu presa dai Napoletani ed infine dai Romani nell’82 a.C. che la chiamarono Aenaria. Per la sua posizione l’isola fu occupata da Visigoti, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi ed infine dai Borboni prima di entrare a far parte del Regno d’Italia. Il nome attuale di Ischia deriva dal latino insula corrotto in iscla al tempo di Carlo Magno.
Ischia ha una superficie di 46,3 kmq e dimensioni medie di 8 x 6 km, è dominata al centro dal monte Epomeo alto 788 m che non è però un vulcano, ha coste molto frastagliate, terreno fertile dove si coltiva l’ulivo, la vite e gli agrumi fra cui i limoni sono i più pregiati. Dagli anni ‘60 Ischia è diventata un centro turistico importante sviluppando le terme e la ricettività alberghiera con più di 300 alberghi e 400000 posti letto mentre i residenti sono solo 60000.
Si arriva ad Ischia con gli aliscafi da Mergellina sbarcando ad Ischia Porto, un bacino quasi circolare, antico cratere vulcanico trasformatosi in lago e messo in comunicazione con il mare da un canale artificiale aperto nel 1854 dal re Ferdinando II. Vicino al porto sono le antiche Terme; oggi la maggior parte degli alberghi hanno i loro impianti termali che rappresentano una delle maggiori attrattive dell’isola. Le comunicazioni con l’interno sono assicurate da una stazione di autobus vicina al porto, ci sono anche giri dell’isola organizzati mediante pullman e dal mare con motonavi e gozzi. La descrizione dell’isola prosegue girandole intorno in senso orario ed osservandola dal mare e da terra.
L’abitato di Ischia Porto prosegue sul versante est dell’isola con spiagge e pinete, si prolunga sul mare con il promontorio di Punta Molino dove si trova un parco Pubblico. Il promontorio fu creato dalla colata lavica dell’Arso nel 1302, Più a sud si incontra il Castello, un isolotto roccioso alto 113 m collegato alla terraferma da un ponte lungo 220 m costruito nel 1438 da Alfonso di Aragona e poi rinforzato nel 1774. Sull’isolotto sorge il Castello Aragonese sulle rovine della prima fortezza qui costruita dal tiranno Gerone di Siracusa nel 474 a.C.; il Castello rimase punto di difesa per i Romani, Visigoti, Normanni, Svevi ed Angioini e dopo l’eruzione del 1302 vi si formò un insediamento ed una vera cittadella che ebbe il suo massimo sviluppo nel 1500 con la corte di Vittoria Colonna, poetessa e sposa di Ferrante d’Avalos. Oltre alla rocca ed all’abitato, c’era un convento di Clarisse, un’abbazia e 17 chiese. Dopo il 1750 la popolazione si sparse per tutta l’isola dedicandosi all’agricoltura ed alla pesca. Occupato dai Francesi di Napoleone, il castello fu bombardato dagli Inglesi nel 1809 e quasi completamente distrutto. Ferdinando I di Borbone lo trasformò in ergastolo, poi fu prigione politica e, dopo l’unione all’Italia, nel 1912 tutta la rocca fu venduta all’asta dal Demanio ed oggi è gestito da privati che ne curano il restauro e lo hanno aperto al pubblico.
Dal piccolo villaggio di pescatori di Ponte, attraversato il ponte che la collega, si sale alla rocca lungo una mulattiera scavata nella roccia ed in parte in galleria (in alternativa c’è anche un ascensore) fino ad un terrazzo panoramico vicino alla Chiesa dell’Immacolata del 1700 attigua al convento delle Clarisse. Si scende per visitare l’antico cimitero delle Clarisse, un sotterraneo con seggiole di pietra dove venivano posti i cadaveri che si decomponevano naturalmente lasciando le ossa che venivano poi raccolte nell’ossario. Nonostante l’ambiente malsano, le monache vi venivano a pregare con grave rischio per la loro salute. Più in basso sono i resti della Cattedrale dell’Assunta distrutta dal bombardamento inglese del 1809. Qui furono celebrate le nozze di Vittoria Colonna e Ferrante d’Avalos, marchese di Pescara. Sotto la chiesa c’è una cripta, in origine una cappella precedente sopra cui fu costruita la Cattedrale; vi si trovano degli affreschi di scuola giottesca in corso di restauro. Un piccolo museo si incontra sulla salita della mulattiera con una raccolta di armi, oggetti medievali ed arnesi di tortura. Un altro percorso passa per l’antico abitato in parte restaurato ed usato per mostre di arte moderna e sculture (Casa del Sole); si incontrano un impianto di vinificazione e una cantina, gli edifici del carcere borbonico, due chiese e, nel punto più alto, un terrazzo con uliveto, antico giardino del castello, alle sue spalle è il Maschio e la residenza reale che non si visita.
Più a sud di Ponte si rivede il Castello da Cartaromana, spiaggia e fonti calde, poi la costa si fa scoscesa e dal mare si può vedere la grotta del Mago. Più all’interno, in località S. Antuono, finisce il comune di Ischia ed inizia quello di Barano, ed al confine si incontrano i Pilastri, una serie di archi resti di un acquedotto lungo 5 km costruito nel 1673 secondo la tecnica romana per portare acqua al castello Aragonese. Verso l’interno la strada si arrampica raggiungendo Barano, zona ricca di vigneti, Nitrodi e Serrana Fontana a 452 m, la frazione più alta ed il punto più vicino per la scalata al monte Epomeo che si può raggiungere solo a piedi. Dal lato del mare il versante sud si presenta scosceso con piccole spiagge raggiungibili solo dal mare fino a Marina dei Maronti sotto Barano e Testaccio. La strada scende a tornanti dal monte Cotto, punto panoramico da cui si vede la spiaggia dei Maronti, la più lunga dell’isola, circa 3 km, esposta a sud con in fondo la prospettiva della penisola di S. Angelo, uno dei posti più belli e frequentati di Ischia. Sulla spiaggia di Maronti arrivano le acque calde sorgive dell’interno come quelle che scendono dal canalone di Cava Scura note al tempo dei Romani e lungo la spiaggia si possono vedere anche delle fumarole. All’interno la strada scende da Serrana Fontana a Serrana fino in vista della penisola di S. Angelo. La parte più a monte della penisola è occupata dal borgo di S. Angelo, poi uno stretto istmo la collega ad un altro promontorio roccioso ed in mezzo si è creato un piccolo porto di barche. La strada che porta a S. Angelo arriva da ovest lungo la costa scoscesa. Dal mare si scopre più ad ovest la baia di Sorgeto dove si trovano le sorgenti più calde, fino a 90 gradi. Le località all’interno portano nomi di parti del corpo umano come Testa, Ciglio, Bocca, Panza ed una leggenda di origine greca vuole che siano le membra del gigante Tifeo fatto a pezzi da Giove e lasciate nell’isola ed egli ancora sbuffa emettendo vapori ed acque bollenti. Dal mare si osserva anche una roccia a forma di piede, ritenuto sempre quello di Tifeo ma oggi denominato anche piede di Maradona. Le coste alte fortemente stratificate sono formate da depositi marini ed uno scoglio dalla strana forma è stato chiamato “la Nave” perché identificato con la nave del Feaci che riportò Ulisse ad Itaca e che Nettuno tramutò in pietra. Si prosegue fino a punta Imperatore, la più occidentale dell’isola su cui si trova un Faro, da questo punto inizia la costa occidentale dell’isola con la spiaggia di Citara vicino a cui una volta sorgeva un tempio a Venere Citarea. Anche questa è zona ricca di sorgenti termali e fumarole con grandi vasche termali che costituiscono il complesso dei Giardini di Poseidon fra i più rinomati dell’isola. A nord del golfo di Citara si arriva a Forio (forìo = fiorito), il comune più grande di Ischia. Un promontorio con antichi bastioni guarda ad occidente con una vasta terrazza su cui sorge la chiesa del Soccorso di origini antiche con elementi gotici, rinascimentali e barocchi, un piccolo gioiello dell’isola. Da questo terrazzo si può osservare il tramonto sul mare e, se le condizioni sono favorevoli, il fenomeno del raggio verde. Dietro sovrasta il monte Epomeo. Il porto di Forio è orientato verso nord, protetto dal promontorio e da un lungo molo, nell’abitato spicca la cupola della chiesa di S. Gaetano e l’antico Torrione del 1480 che era parte della cinta di mura fortificata costruita fin dal IX secolo da Angioini, Aragonesi e Spagnoli e che nel XVIII secolo aveva 16 fortilizi. Lasciando il porto di Forio, verso nord, si trovano diverse spiagge, l’ultima è quella di S. Francesco che termina con la penisola di Zaro e punta Caruso formata dalla colata del monte Zaro circa 10000 anni fa. Qui la costa è diventata luogo di ville esclusive ed all’interno della penisola si trova il parco botanico della Mortella, unico per le sue caratteristiche. Il parco fu voluto dal famoso compositore inglese William Walton (1902-1983) e dalla moglie Susanna e realizzato a partire dal 1956 da un esperto paesaggista: Russel Page. Il luogo era una cava di roccia vulcanica protetta da nord dalla parete di trachite del monte Zaro che accumulava sul versante sud il calore solare creando un ambiente adatto allo sviluppo di piante tropicali. Nel parco a terrazze c’è la villa del compositore che qui lavorò e visse fino alla sua morte e vi è sepolto. La moglie vi vive ancora ma il parco è stato affidato ad una fondazione inglese. Nel parco ci sono 800 specie di piante rare fra cui moltissime felci, vasche e fontane, una serra dove cresce la Victoria amazonica ed un’altra, detta Tempio Maya, all’interno di una antica cisterna. Salendo sulla terrazza più alta si ha una stupenda veduta del golfo di Forio e si scopre un giardino esotico con il lago del Coccodrillo ed un tempietto Thai.
Dopo la penisola di Zaro finisce il comune di Forio ed inizia quello di Lacco Ameno con la valle della baia di S. Montano ed il monte Vico dove si trovava l’antica acropoli di Pithecussae. Dietro monte Vico è il museo Archeologico che raccoglie quanto trovato nel corso degli scavi in varie parti dell’isola. Il museo si trova a Villa Arbusto, toponimo della località, proprietà del duca d’Atri alla fine del 1700 che, dopo diversi cambiamenti di proprietà, nel 1952 fu acquistata dal Comm. Angelo Rizzoli. Questi, invaghitosi di Lacco Ameno, promosse lo sviluppo turistico della cittadina e restaurò la villa. Cominciò da qui il lancio delle attività turistiche di Ischia che negli anni ‘60 trasformò l’economia dell’isola. Villa Arbusto, passata al comune, divenne la sede del museo Archeologico aperto nel 1999. Oltrepassato Monte Vico si entra nel porto di Lacco Ameno sulla costa settentrionale anche questa sovrastata dal monte Epomeo. Simbolo di Lacco Ameno, nel porto sorge solitario il Fungo, uno scoglio di tufo protetto da un cappuccio più resistente che gli ha dato la caratteristica forma. Lacco Ameno è forse la località più elegante di Ischia e quella che possiede i maggiori ricordi storici. Oltre ai siti archeologici con i reperti greci e latini ha nei resti paleocristiani della chiesa di S. Restituta la memoria storica del primo cristianesimo nell’isola. Circa 2 km ad est si trova il porto e la cittadina di Casamicciola Terme dove sono sorti i primi stabilimenti termali dell’isola frequentati dal drammaturgo norvegese Enrico Ibsen e dal poeta Alphonse de Lamartine. Da Casamicciola Terme ad Ischia Porto, con cui si chiude il giro dell’isola, c’è un’altra insenatura oltre punta Scrofa: la spiaggia di Bagnitiello anche questa dotata di sorgenti termali.
L’isola di Procida si trova fra Ischia e l’estremità settentrionale del golfo di Napoli con Monte Procida e Capo Miseno, è un’isola vulcanica molto frastagliata con una superficie di circa 4 kmq, si raggiunge da Napoli Mergellina e da Ischia con traghetti ed aliscafi. Il punto di approdo è sull’estremità nord a Marina Grande. Fino al 1904 il comune di Procida faceva parte del comune di Monte Procida sulla terraferma, poi i comuni si sono separati. Sul promontorio a nord-est si trova il Castello, una volta casa di pena, ed il borgo detto Terra Murata perché circondato da mura; questo è il punto più elevato dove sorge l’abbazia di S. Michele, protettore dell’isola dal tempo delle scorrerie dei Saraceni. Da un terrazzo panoramico, dove sono posti due cannoni borbonici del 1785, si spazia sulla costa ovest dell’isola ed in basso si vede il porto dei pescatori detto la Corricella, è il posto più caratteristico dell’isola con le antiche case colorate con scale esterne ed archi e tetti bombati all’interno. Questo è un luogo privilegiato dai registi per girare dei film come ad esempio il Postino di Massimo Troisi. Sul lato ovest l’isola ha due piccole penisole la prima finisce con punta Pizzaco e forma un golfo con la spiaggia Chiaia ed il panorama della Corricella e di Terra Murata, la seconda penisola finisce con punta Solchiaro. Sul lato sud si apre una profonda insenatura, antico cratere, con il porto delle barche detto Chiaiolella. Le spiagge migliori si trovano sulla costa orientale. All’estremità sud di Procida, collegato da un ponte acquedotto, è l’isolotto di Vivara a forma di falce che è stata riserva di caccia dei Borboni ed ora è riserva del WWF. L’isola vive di pesca ed agricoltura, ulivi ed agrumi ed ha 11600 abitanti in maggioranza marinai, molti capitani di lungo corso hanno costruito qui le loro case per ritirarvisi da pensionati.
Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/ITALTOUR.doc
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Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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