Pediatria

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Pediatria

MARIA MONTESSORI
UNA VITA PER L’EDUCAZIONE,
PER I BAMBINI E PER LA PACE

PERCHE’ MARIA MONTESSORI
Partendo dai miei interessi per l’infanzia e dal mio amore per i bambini mi sono imbattuta nella figura di Maria Montessori. Nel mio percorso di studi non è presente, così ho cercato della documentazione che la riguardasse e ne ho scoperto la grandezza. Inizialmente un articolo del Corriere della sera del marzo 2013 mi ha incuriosito e da lì è partito il mio interesse. Ha dovuto approfondire molti aspetti della sua figura, dalla sua biografia al periodo storico in cui ha operato, al successo internazionale del suo metodo, ai presupposti teorici del suo metodo. Maria Montessori è stata una donna di grande iniziativa rinnovatrice e di grande vivacità umana, senza della quale non avrebbe potuto concretamente portare avanti le sue idee.
Il mio interesse per questa figura è cresciuto con la raccolta di informazioni e documenti, anche perché sono entrata in un’epoca diversa e lontana ed ho capito anche le condizioni umane e professionali con cui, come donna, la Montessori si è dovuta misurare.
L’INFANZIA
Nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, a soli tre anni la sua famiglia si trasferì a Firenze e, nel 1875, a Roma, che da poco era diventata capitale. La sua famiglia era istruita e sensibile ai temi risorgimentali dell’unità italiana. Il padre, Alessandro, era un ferrarese che nel corso degli anni ’70 era stato trasferito dalle saline di Comacchio, dove lavorava come impiegato di concetto, a Chiaravalle (An). Qui incontrò e sposò Renilde Stoppani, figlia di proprietari terrieri della zona, giovane donna colta e amante della lettura. In contrasto con un certo conservatorismo culturale del padre, la giovane Maria ricevette dalla madre l’influenza culturale del suo ramo famigliare secondo la concezione di una possibile fusione tra fede e ragione, per una visione innovativa della società e anche della vita personale.
A Roma frequentò la scuola elementare di via S. Nicolò di Tolentino. Una rosolia e altri problemi di salute le avevano creato delle difficoltà durante le scuole elementari. Studiò anche francese e pianoforte, che non continuò. Verso gli undici anni cominciò a sviluppare la sua vivacità intellettuale, si appassionò agli studi, eccelleva in italiano, amava l’arte drammatica. La matematica non era il suo forte.
Sognava di poter diventare ingegnere, contro il desiderio dei genitori che
Maria Montessori, 10 anni diventasse una maestra.
Dal 1883 studiò alla scuola tecnica Michelangelo Buonarroti, ma poi, essendo stata aperta a Roma nel febbraio del 1884 una scuola governativa femminile, la "Regia scuola tecnica" (oggi Istituto Tecnico “Leonardo Da Vinci”, in via degli Annibaldi), nel 1886 vi si iscrisse. Fu una delle prime dieci alunne iscritte. Si diplomò nel 1890 con la votazione di 137/160.
L’UNIVERSITA’ DI MEDICINA
Abbandonò il sogno di ingegneria e nel 1890 si iscrisse alla facoltà di scienze, ma due anni dopo, nel 1892, cambiò e si spostò a medicina, alla facoltà di medicina dell'Università "La Sapienza". In un'intervista della stessa Montessori a New York apparsa sul "Globe", essa dichiarò di aver dovuto chiedere l'aiuto addirittura a papa Leone XIII per il suo ingresso alla facoltà in quanto ostacolata dal ministro Baccelli. In facoltà si dispiegano i nuovi orizzonti aperti dalla ricerca scientifica nei campi della biologia, dell’embriologia, dell’antropologia, della malattia mentale, della genetica e dell’igiene. All’università si impegnò molto alla ricerca in laboratorio (batteriologia e microscopia), ma si iscrisse anche al corso di ingegneria sperimentale. Studiò inoltre pediatria all'Ospedale dei bambini, le malattie delle donne, nei reparti del San Giovanni in Laterano (Roma), e quelle degli uomini al Santo Spirito di Sassia a Roma. Cominciò ad occuparsi dell’insufficienza mentale dei bambini e per questo osservò molti casi nelle sale della clinica psichiatrica (manicomio, come era uso dire) dell'ospedale di Santa Maria della Pietà di Monte Mario (Roma). Si rese conto della necessità di studiare metodi educativi adeguati per il recupero di questi bambini e per favorirne l’apprendimento.
Per preparare la tesi frequentò anche i corsi di antropologia fisica o biologica.
La tesi venne discussa il 10 luglio del 1896, un lavoro sperimentale di quasi cento pagine scritte a mano dal titolo "Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico" Sarà la prima donna ad esercitare la professione medica nel Paese
“Fra i nuovi dottori laureatisi il 10 corrente, ci piace fare particolare menzione della dottoressa signorina Maria Montessori […]. La nuova dottoressa unisce alla tenacia dei propositi vivace e robusto ingegno. Oltre la brillante votazione, due anni or sono, vinceva il premio Rolli di L. 1000 e guadagnava pure, per esame, il posto di medico assistente all’ospedale di San Giovanni, dove da un anno esercita l’arte sua, con senso di vera missione.
E, ieri, nella sua casa, in mezzo ai suoi genitori, fieri e felici di lei, fu fatta segno alle affettuose congratulazioni ed agli auguri dei professori universitari, di molte signore e signorine, di dottori, di pubblicisti, di parenti e d’amici, che offrirono fiori e doni alla signorina”.
Una signorina laureatasi in medicina, in “La Tribuna”, 15 luglio 1896
LA PASSIONE PER I DIRITTI CIVILI DELLE DONNE
La sua vasta cultura e la sua apertura mentale la condussero ad occuparsi anche di temi sociali e riguardanti i diritti delle donne, in particolare. Nel marzo 1896 fu cofondatrice e vicesegretaria di un’associazione femminile romana. Nel 1896 rappresentò l’Italia al International Council of Women che si tenne a Berlino dove tenne un intervento appassionato contro la disparità salariale fra uomini e donne. Parteciperà anche al congresso di Londra del 1899. Nei primi del secolo ‘900 partecipò anche alla battaglia per il diritto di voto alle donne e proclamò: “Donne, sorgete! Il vostro primo dovere in questo momento sociale è di chiedere il voto politico!”
L’ATTIVITA’ DOPO LA LAUREA
Dopo essersi laureata assistente entrò come assistente presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma. Questa attività la mette in contato con l’ambiente scientifico internazionale ed in particolare per quello francese. Da qui cominciò ad occuparsi intensamente dei casi dei “fanciulli selvaggi” ritrovati in zone isolate nel corso del ‘700 e, ancor più in particolare, per l’opera rieducativa tentata da Jean Marc Itard (1765-1835). Tra il 1897 e il 1898 soggiornò a Parigi per studiare le opere di Séguin e nel sobborgo di Bicètre per conoscere i metodi educativi elaborati da Désiré-Magloire Bourneville, un medico neuropsichiatra francese attivo nella riorganizzazione degli ospedali parigini e nell’intervento verso l’handicap. Nel 1897 pubblicò degli articoli che illustravano i primi risultati del suo lavoro: in essi sviluppò le sue ricerche sui bambini «deficienti», accostandosi alle opere di Jean-Marc-Gaspard Itard e di Edouard Séguin.
Nel 1897 prese parte al Congresso Nazionale di medicina a Torino richiamando con forza l’attenzione al problema dell’assistenza dovuta ai bambini anormali.
L’AMORE E IL FIGLIO
In quel periodo ebbe una relazione con il suo collega, assistente come lei, Giuseppe Montesano, di due anni più grande di lei, da cui ebbe un figlio, Mario, che venne segretamente alla luce il 31 marzo 1898. Per non dare scandalo nella società del tempo e dato il rifiuto del padre di accollarsi la responsabilità del figlio. Mario sarà allevato fino a 15 anni da una famiglia e poi in collegio. La madre andava a trovarlo, ma il ragazzo non sapeva che lei fosse la madre.
LA NASCITA DELLA LEGA PER LA PROTEZIONE DEI FANCIULLI DEFICIENTI
Sempre nello stesso anno in cui nasceva il bimbo, nel 1898 Montesano vinse un concorso da primario al manicomio di S. Maria della Pietà a Roma. Il direttore di questo manicomio era Clodomiro Bonfigli, che sosteneva l’esistenza di uno stretto rapporto tra l’ambiente sociale e i problemi psichiatrici e aveva avanzato, senza successo, la proposta di una scuola specializzata nell’educazione dei bambini deficienti.
Nel 1898, al Primo Congresso pedagogico italiano a Torino, tenne una relazione basata sui risultati ottenuti presso la Clinica Psichiatrica romana: la sua tesi fu che per il soggetto “anormale” si dovesse superare la semplice assistenza per andare nella direzione di un intervento prevalentemente “educativo” capace di modificarne complessivamente la personalità. Questo discorso suscitò una vasta eco perché affrontava il rapporto tra medicina e pedagogia e perché prevedeva una educazione specifica e mirata per i bambini “anormali”.
Nel dicembre 1898 Bonfigli costituì il Comitato provvisorio della Lega nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti, chiamando Montesano nel comitato direttivo. Un anno dopo, nel 1899, anche la Montessori entrò nel comitato direttivo.
Nel frattempo, nel 1898 il ministro della pubblica istruzione Guido Baccelli la incaricò di tenere un corso di psichiatria alle maestre elementari di Roma. Da questa iniziativa, su spinta della Lega, di cui era direttrice, si riuscì ad avviare, nel 1900, la Scuola magistrale ortofrenica di cui Maria Montessori e lo stesso Montesano assunsero la direzione. Da questa scuola, un anno dopo (1901) venne fondato l’Istituto medico-pedagogico.
Maria Montessori, forte di questa grandiosa esperienza innovativa, intervenne nuovamente al Congresso pedagogico italiano, il secondo, tenutosi a Napoli nel 1901, sulle “Norme per una classificazione dei deficienti in rapporto ai metodi speciali di educazione”.
ITARD ED IL BAMBINO SELVAGGIO DELL’AVEYRON
Jean-Marc-Gaspard Itard era un medico appena ventiseienne quando accettò di provare ad educare un ragazzino dall’apparente età di 11-12 anni che era stato catturato da tre cacciatori nel settembre 1799 nell’Aveyron. Il ragazzino gattonava, saliva sugli alberi, era sporco, cercava di fuggire, ringhiava e tentava di mordere chiunque. Fu affidato in paese ad una vedova, che non riuscì a gestirlo, infatti egli si dimenava, defecava e orinava ovunque, non stava fermo e cercò di fuggire, cosa che gli riuscì. Resistette all’inverno, fu avvistato e in primavera ricatturato. Dopo un breve soggiorno in un ospedale, il ragazzino fu portato a Parigi. Fu visto, in prima battuta, come “il nobile selvaggio” di cui parlò Rousseau, ma ben presto se ne dette la definizione di “ritardato mentale”, che non sapeva socializzare, tantomeno parlare. Così non sembrava al dott. Itard che nel suo comportamento assente individuò una intelligenza pronta ad esprimersi. Partendo dal proporgli esperienze semplici cercò di interessarlo alla vita sociale, a risvegliargli la sensibilità, a migliorare la sua fantasia, insegnargli a parlare, il tutto verso forme sempre più complesse.
L’inizio dell’esperienza non fu incoraggiante perché nonostante gli stimoli di Itard, Victor, così egli lo aveva chiamato, rimaneva apatico, melanconico, muovendosi con balzi improvvisi o con dondolii ritmici. Era quasi insensibile alle temperature. Reagiva ai rumori che lo interessavano, come quando udiva sbucciare le castagne. I sensi erano la via maestra per rapportarsi al mondo. Itard riuscì a farlo vivere con sé e con la propria governante, verso la quale Victor sviluppò una grande affettività. Cercò anche di fargli compiere delle operazioni elementari.
Itard provò ad insegnargli qualche parola, ma l’esperienza non fu felice:
“Vedendo che il prosieguo dei miei sforzi e il passare del tempo non portavano a nessun cambiamento, mi sono rassegnato e l’ho abbandonato al suo incurabile silenzio”
Itard pensò anche alle maniere forti, colpendolo leggermente alle mani bendate per addestrarlo, ma tutto fu inutile.
Dopo cinque anni di sforzi, nel 1806 il dott. Itard rinunciò.
Su questa vicenda è stato realizzato un celebre film, “Il ragazzo selvaggio” / L'enfant sauvage (1970), diretto ed interpretato da François Truffaut.
Maria Montessori studiò con estrema attenzione il caso e gli scritti di Itard e si convinse che sarebbero state possibili delle nuove strade nel trattamento dei bambini anormali:
“Questa fu dunque la mia preparazione. Intellettualmente in contatto con i problemi scientifici del mio tempo, stavo trovando la mia strada verso nuovi obiettivi che si manifestavano nel campo della medicina mentale. Capivo, come altri non capivano, che l’educazione scientifica non può basarsi sullo studio e sulle misurazioni degli individui da educare, ma su un trattamento continuato capace di modificarli. Quindi, l’educazione di Itard era scientifica perché la misurazione dell’udito era soltanto un mezzo che conduceva alla trasformazione dei sordi parziali in individui capaci di udire. Nel caso del “selvaggio dell’Aveyron”, metodi scientifici, molto simili a quelli usati dai fondatori della psicologia sperimentale, erano riusciti a restituire alla vita sociale un individuo così lontano dalla società da apparire idiota, oltre che sordomuto, e a trasformarlo in una persona che udiva e capiva la lingua come noi la parliamo e scriviamo. (..) Nello stesso modo Sèguin (…) non solo studiò centinaia di bambini deficienti, raccolti nel manicomio di Parigi, ma li trasformò in creature umane capaci di lavorare in comunità e di assimilare un’educazione mentale e analitica.”
Maria Montessori, “la scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
LA ROTTURA CON IL PADRE DI MARIO, L’ABBANDONO DELLA LEGA E DELLA SCUOLA ORTOFRENICA.
L’INTERESSE PER LA FILOSOFIA E LE ESPERIENZE DI INSEGNAMENTO
Maria Montessori cercò di convincere Montanaro di sposarla, ma lui non volle. Così, nel 1901, abbandonò sia la Lega nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti, sia la Scuola magistrale ortofrenica. Tra il 1900 e il 1906 fu docente di antropologia e igiene all’Istituto superiore di magistero femminile a Roma. Si iscrisse a Filosofia e fece delle riflessioni sul pensiero di Nietzsche. Dal 1904 al 1910 fu libera docente in antropologia alla facoltà di Scienze. Insegnò nella scuola pedagogica di Roma pubblicando scritti antropologici (“Lezioni di antropologia pedagogica nell’anno accademico 1906-1907”).
Sviluppò un legame tra scienza e spiritualità, come dimostra un articolo su Tolstoj pubblicato sulla rivista “La vita” nel 1906.
Alla femminista laica Anna Maria Mozzoni, che parlava di “Eva moderna”, Montessori ribatté con la “maternità sociale” di Maria di Nazareth. Con la stessa Mozzoni, tuttavia, sempre nel 1906 presentò una mozione al parlamento per il voto femminile.
Montessori tiene una lezione di antropologia, disciplina insegnata presso la “scuola pedagogica” della facoltà di lettere e filosofia dell’Università La Sapienza. Foto tratta dall’articolo “Una nuova istituzione scolastica” in “L’illustrazione italiana” , 21 luglio 1907, pag. 55
LA CASA DEI BAMBINI DI VIA DEI MARSI
Nel 1906 l’ingegner Talamo, presidente dell’ Istituto romano dei beni stabili, chiese a Maria Montessori di occuparsi della realizzazione di un asilo infantile per i figli degli operai, residenti nei nuovi caseggiati popolari romani, in particolare nel quartiere di S. Lorenzo. La prima di queste “Case dei bambini” fu aperta il 6 gennaio 1907, la seconda il 7 aprile dello stesso anno. Il discorso della Montessori all’inizio di questa esperienza sottolineava il legame tra il suo ideale educativo e la libera “donna nuova”.
“Era la fine del 1906 (…) Fui invitata dal direttore generale dell’Istituto dei Beni Stabili di Roma ad assumere l’organizzazione di scuole infantili da crearsi nelle case popolari. La magnifica idea era di riformare un quartiere pieno di rifugiati e di misera gente, come quello di San Lorenzo a Roma, dove una popolazione di circa 30.000 abitanti era stipata in condizioni che sfuggivano ad ogni controllo civico. V’erano disoccupati, mendicanti, prostitute, condannati appena usciti dal carcere, i quali tutti avevano cercato rifugio tra le pareti di case rimaste incompiute a causa della crisi economica, che aveva interrotto ogni costruzione in tutto il quartiere. Il progetto, ideato dall’ingegner Talamo, si proponeva di comperare tutte quelle mura, quegli scheletri di case e completarli mano a mano, rendendoli abitazioni stabili per il popolo. Questo piano fu accoppiato con l’idea veramente mirabile di raccogliere tutti i bambini al di sotto dell’età scolastica (dai tre ai sei anni) in una specie di “scuola nella casa”. Ogni casa popolare doveva possedere la sua scuola, e poiché l’Istituto già disponeva di più di quattrocento lotti in Roma, il lavoro presentava magnifiche possibilità di sviluppo.
Questo tipo speciale di scuola fu battezzata con l’incantevole nome di “Casa dei bambini” (..) Il 6 gennaio, dunque, si raccolse il primo gruppo di piccoli, più di cinquanta. Era interessante vedere quelle creaturine così diverse dalle altre che frequentavano le solite scuole gratuite. Erano timide e goffe, apparentemente stupide e irresponsabili. (…) Erano proprio come un gruppo di bambini selvaggi. Non erano certo vissuti, come il piccolo selvaggio dell’Aveyron, in un bosco con gli animali, ma in una foresta di gente perduta, oltre i confini della società civile.”
Maria Montessori, “La scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
IL “METODO” DIVENTA UN SUCCESSO MONDIALE
Nei citati congressi femminili la Montessori ebbe modo di conoscere alcune donne si grande impegno, come Alice Hallgarten (1874-1911), moglie di Leopoldo Franchetti, amica di Paul Sabatier, già impegnata in opere caritative nel quartiere S. Lorenzo. Lei, come altre, era parte di un tipo di donna “modernista” o “modernizzanti” . Proprio la Hallgarten, che aveva fondato in Umbria le scuole della Montesca e di Rovigliano, fu entusiasta nel vedere La casa dei bambini montessoriana. Assieme a suo marito, la Hallgarten convinse la Montessori a scrivere un testo sul suo metodo e per questo la accolsero nella loro casa romana. Era il 1909 quando, a spese dei coniugi Facchinetti, fu pubblicato “Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei bambini”. La Hallgarten si diede molto da fare per la diffusione del Metodo, infatti, anche se lei scomparve prematuramente nel 1911, arrivarono in molti, da tutto il mondo, ma specialmente dall’America, a visitare la casa dei Bambini di Via Marsi. Lei stessa, invitata da uno dei più famosi giornalisti americani, si recò negli USA, a Washington, a West Orange, a Filadelfia, a Chicago, a Pittsburgh, a New York, a presentare quella sua esperienza, accompagnandosi anche con dei filmati illustrativi. Il testo ebbe 5 edizioni (1909, 1913, 1926, 1935, 1950), solo nell’ultima delle quali (Garzanti ed.) la Montessori sentì il bisogno di rivedere profondamente il testo originale.
Finalmente la Montessori riprese con sé il figlio, nel 1913, pur non rivelandone pubblicamente l’identità e presentandolo come un figlio adottivo o un nipote. Nel 1915 tornò in America con il figlio; era scoppiata la Prima Guerra Mondiale.
Dopo la sua prima uscita italiana, il “Metodo” fu tradotto in tutta Europa nel breve volgere di pochi anni (Inghilterra, Francia, Germania, Polonia, Russia, Giappone, Romania, Spagna, Olanda, Danimarca). Entro la fine degli anni ’20 l’opera fu tradotta in 36 lingue e pubblicata in 58 paesi. Associazioni e sodalizi di educatori di numerosi paesi crearono delle “Società” di ispirazione montessoriana: tra le prime vi furono la Montessori Society of Scotland, la British Montessori Society e la American Montessori Society. Nel 1927 fu fondato ad Amsterdam The call of education. Psycho-pedagogical Journal – International Organ of the Montessori Movement, con una sede anche a Parigi. Questo vasto successo internazionale non fu pari in Italia, pur nascendo nel 1916 un Comitato nazionale Montessori e a Napoli agiva la Società napoletana degli amici del Metodo. Ma in patria la Montessori raccoglieva ancora molte critiche, pur ottenendo l’appoggio soprattutto del mondo culturale cattolico-democratico.
Ovunque si aprirono delle Case dei Bambini e negli anni successivi Maria Montessori partì per numerosi paesi, dove venne invitata per illustrare il suo metodo. Le “case dei bambini” aprirono in altrettante nazioni. Poco prima dell’avvento del fascismo, nel 1922, il ministro della pubblica istruzione, un cattolico, Antonino Anile, nominò la Montessori ispettrice delle scuole italiane nelle quali si stava applicando il suo metodo. A Napoli ben 20 scuole elementari erano ad indirizzo montessoriano. Nel 1924 nacquero l’Opera nazionale Montessori e l’Associazione Montessori Internazionale (1929).
Come lei stessa auspicava, l’esperienza montessoriana trovò appoggio sia degli ambienti cattolici, sia dal fascismo.
IL RAPPORTO CON IL REGIME FASCISTA
Mussolini introdusse il metodo Montessori nelle scuole italiane. Il filosofo Giovanni Gentile, che fece la riforma scolastica del 1923, presiedette il Comitato pro metodo Montessori e fu un sostenitore e promotore decisivo per la costituzione, nel 1924, come Ente Morale, dell’Opera Nazionale Montessori.
Maria Montessori a 43 anni, nel 1913
La patrona dell’Opera fu la regina Margherita, lo stesso Gentile ne fu il presidente, e la Montessori presidente onoraria. Il sostegno fascista all’Opera montessoriana fu significativo e così sorsero delle nuove scuole, vi fu un’abbondante pubblicazione di libri, si organizzarono corsi per gli educatori. Al primo di essi, a Milano, nel 1924, Mussolini stesso fu il presidente del comitato d’onore. Per anni Mussolini ritenne che la celebrità dell’esperienza montessoriana potesse essere un vanto per l’Italia. La Montessori era sostanzialmente indifferente alle tensioni politiche, tuttavia per il regime fascista, così come per quello nazionalsocialista in Germania, la divergenza con il Metodo divenne via via insostenibile, soprattutto per l’universalismo propenso alla pace che propugnava. Alcune conferenze sulla pace che lei tenne agli inizi degli anni ‘30, specialmente quella di Ginevra, andavano in senso opposto alle tendenze del regime italiano, e così sarà, successivamente, anche per il nazismo. Nel 1930 Gentile lasciò la presidenza dell’Opera nazionale Montessori. Il suo successore, Emilio Bodrero, ebbe da ridire, a Mussolini, sul “carattere difficile” della Montessori. Le pressioni sull’Opera Nazionale divennero sempre più forti, tanto che lo stesso Bodrero, oltre che la Montessori, ed il figlio Mario, che le faceva da assistente, nel gennaio 1933 l’abbandonarono. Nel mese successivo essa abbandonò anche la direzione della Regia Scuola di Metodo chiedendo che non fosse più intitolata al suo nome. Addirittura accadde, nel 1934, che il Congresso internazionale montessoriano fosse interrotto da alcune contestazioni.
La Montessori ed il figlio abbandonarono l’Italia proprio nel 1934, quando il fascismo ordinò la chiusura di tutte le scuole Montessori. Nello stesso anno Hitler comandò la chiusura delle scuole in Germania. Due anni dopo, nel 1936, venne chiusa anche la scuola che dal 1928 preparava le maestre montessoriane, la Regia scuola triennale del Metodo Montessori. Maria Montessori e suo figlio dapprima si recarono in Spagna, successivamente in Inghilterra. Nel 1939 andarono in India, dove furono invitati per diffondere il Metodo. Entrambi torneranno in Europa solo nel 1946. Maria Montessori morì nel 1952 in Olanda.
Mario e Maria Montessori in India
IL METODO MONTESSORI
Ma cosa rese così stupefacente ed innovativo l’esperienza della scuola di Via dei Marsi 53, tanto da farla visitare da esperti e studiosi di tutto il mondo?
Dopo avere abbandonato nel 1901 la Lega nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti e la Scuola magistrale ortofrenica, soprattutto a causa dei problemi con il padre di suo figlio, Maria Montessori aveva scelto un campo pieno di ostacoli e privo di certezze, quello della modificazione della struttura della personalità del bambino ritardato. Come abbiamo visto, spaziò negli interessi e negli studi di pedagogia, ma anche di filosofia, e si dedicò anche all’insegnamento di antropologia ed igiene. Studiò appassionatamente le opere e le esperienze di Itard e di Sèguin.
Ora Maria Montessori, che inaugurò la scuola di Via dei Marsi il 6 febbraio 1907, assumendone la direzione, aveva completato il periodo di formazione successivo alla laurea e si apprestava a mettere in pratica le sue convinzioni. Val la pena riprendere dalle sue stesse parole cosa fosse quell’ambiente sociale in cui la prima scuola fu inaugurata:
“…i risultati di sorprendente trasformazione ottenuti in quegli anni (in via dei Marsi) con quei bambini non furono mai più raggiunti.
Perciò vale la pena di analizzare gli elementi relativi a questo esperimento. Innanzi tutto, deve essersi creato fra gli abitanti e le famiglie dei bambini un senso di pace e di benessere, di nettezza e di intimità fin allora ignoto. Inoltre, la gente del luogo rappresentava una selezione morale. Era povera gente onesta, senza professione, che viveva di giorno in giorno di un lavoro avventizio: facchini ,lavandaie, raccoglitori di fiori di stagione nei campi (come le violette). Avevano vissuto nello stesso ambiente, mescolati a gente rude e immorale. E tutti questi disgraziati, accolti nelle case ricostruite, erano, senza eccezione, analfabeti.
I bambini vivevano in una specie di paradiso, uguale per tutti. L’ignoranza dei loro genitori precludeva la via a ogni possibile influenza educativa in famiglia; non esisteva nessun contatto con ciò che i bambini ottenevano dalla educazione in iscuola. La persona che fungeva da maestra non era una vera e propria insegnante, ma una donna con un grado di istruzione molto relativo, la quale si occupava delle cose domestiche e aiutava i suoi nel lavoro dei campi da cui la famiglia traeva i mezzi d’esistenza. Questa maestra non aveva idee educative, né principi scolastici: non era responsabile verso alcuna autorità, né soggetta alle critiche di alcun ispettore scolastico.
Durante il giorno, i bambini erano abbandonati dal padre e dalla madre, che andavano in cerca di lavoro.
Queste condizioni, che potrebbero sembrare assolutamente contrarie al buon esito di una scuola, rappresentavano, direi così, un nulla, un zero per quanto concerneva l’arbitraria influenza dell’educazione.”
Maria Montessori, “La scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
In questa esperienza la Montessori cambia l’idea della pedagogia scientifica della fine del’ottocento, che osservava il bambino in laboratorio, per “scoprire” il bambino “naturale” che, secondo lei, veniva oppresso e limitato nella sua espressione più autentica dai metodi restrittivi e punitivi della scuola.
“La psicologia infantile, in se stessa, non può avere scoperto i caratteri naturali e quindi le leggi psicologiche che presiedono alla crescenza infantile, poiché nella scuola esistono condizioni così anormali da far risaltare i caratteri di difesa e di stanchezza, invece di rivelare l’espressione di energie creative che aspirano alla vita.”
Maria Montessori, “La scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
La disciplina e l’incrostazione della scuola vanno dunque eliminati per poter rivelare il bambino autentico. Secondo la Montessori si sarebbe dovuto, perciò, rinnovare la vita scolastica nel segno della libertà. L’osservazione del bambino in laboratorio non avrebbe mai potuto “vedere” quel “bambino nascosto” che nell’ambiente educativo libero non è più triste e deformato.
Tutto questo avrebbe avuto effetti positivi sì sui bambini con problemi psichici, ma anche su quelli che non li avevano. I metodi innovativi applicati per i primi valgono anche per i secondi.
Inoltre, la libertà dell’allievo ne favorirebbe la creatività, che è già presente nella sua natura. Del resto è il periodo infantile stesso a dare questa opportunità, infatti è il periodo in cui la mente del bambino “assorbe” le informazioni dall’ambiente esterno senza sforzo.
L’AMBIENTE A MISURA DI BAMBINO
Per la Montessori l’intero ambiente della “Casa” deve essere a misura dei bambini, proporzionato a ciò che il bambino può fare. Lo stesso materiale a sua disposizione è pensato appositamente per svilupparne la sensorialità, la creatività e la curiosità. In un simile ambiente il bambino si trova a suo agio ed è nelle condizioni per agire in libertà, spontaneamente. L’arredamento è pensato su misura per lui. Gli arredi vengono considerati strumenti educativi indispensabili, sono funzionali, in quanto sono proporzionati e leggeri, ma invitano anche all’attività.
I mobili che caratterizzano tutte le Case dei bambini in ogni parte del mondo sono:
- scaffalature di legno basse e poco profonde per l’esposizione dei materiali di sviluppo. Le loro proporzioni consentono al bambino di visualizzare autonomamente i materiali disponibili, di accedere liberamente a quello scelto e, dopo averlo usato, di riporlo autonomamente al suo posto;
- tavoli di legno, bassi e soprattutto leggeri, di diverse misure, in cui possono sedere da uno a quattro bambini;
- sedie di legno piccole e soprattutto leggere.
Per la Montessori il bambino che frequenta la scuola d’infanzia tradizionale è un bambino “deviato”, “inibito”, sul quale l’adulto ha operato con le sue regole, con le sue punizioni, con i suoi divieti. Quel bambino ha dovuto comprimere i suoi bisogni originari e autentici di crescita e di esperienza: la sua attività motoria si è venuta dissociando da quella psichica e l’insoddisfazione lo spinge ai “capricci” o alla fuga nel mondo dell’immaginazione. Questa dissociazione la fa parlare di un “bambino spezzato”. Montessori spiega così l’apatia, la paura, le barriere psicologiche ed anche le espressioni patologiche, è l’Io del bambino che non riesce a soddisfare i propri bisogni.
CONCENTRAZIONE, ESERCIZIO RIPETUTO E ORDINE
E’ proprio dall’osservazione dei bambini che si applicano nella casa di Via dei Marsi che Maria Montessori si rende conto di un fatto inaspettato: il bambino inserito in un ambiente adatto e a contatto con del materiale adeguato è concentrato, ordinato, volenteroso, si applica nella ripetizione dei giochi e delle esperienze. Così facendo si può esprimere in modo originale ma, allo stesso tempo, apprende anche le regole della vita comunitaria e la cura della propria igiene.
L’insegnante non dirige l’attività del bambino, ma lo assiste nell’uso corretto del materiale, organizzando l’ambiente e aspettando che il suo interesse e la sua curiosità si indirizzino verso uno specifico materiale, per poi osservarlo per come è concentrato. L’insegnante eventualmente segue e assiste il bambino, preservando e rispettando, però, lo sviluppo del suo ritmo naturale di apprendimento e del suo sviluppo.
La libertà di cui gode il bambino facilita la sua curiosità e la sua creatività, che gli è naturale. Dalla libertà deriva la disciplina, intesa come controllo di sé e rispetto degli altri: bisogna che il bambino non disturbi gli altri.
“Quindi il metodo Montessori ritiene che la concentrazione sia fattore primario per lo sviluppo “normale” del bambino o per la sua normalizzazione in caso di dinamiche deviate.
Per questo motivo nel Montessori non si prevedono, o si cerca attentamente di evitare, interruzioni di qualsiasi genere dei cicli di lavoro in cui vengono organizzate le attività del bambino.
Il movimento finalizzato caratterizza anche tutte le altre aree dell’educazione Montessori che si svolgono al di fuori del perimetro classe e che si ritengono fondamentali nel curriculum, in particolare: giardino, orto, teatro, ed.psicomotoria, musica, etc”
Montessori.net – La casa dei bambini
http://www.montessorinet.it/infanzia/la-casa-dei-bambinimontessori.html#.UWUtqKKZXJY
Il bambino che svolge la propria attività va lasciato operare in autonomia.
“Le classi Montessori sono ambienti studiati e scientificamente programmati dove nulla è affidato al caso. La classe nasce ed è costruita dall’insegnante Montessori che predispone tutto il materiale di sviluppo cognitivo in maniera che sia liberamente fruibile al bambino.
E’ un ambiente dove i bambini sono liberi di rispondere ai loro interessi naturali e dove sono contemporaneamente guidati e osservati da un’ insegnante con preparazione specifica. L’innata passione dei bambini verso la conoscenza è incoraggiata dal fatto che gli si concede l’opportunità di impegnarsi spontaneamente in varie attività, sotto la guida di un adulto. Attraverso il loro lavoro, i bambini sviluppano concentrazione e una gioiosa auto-disciplina.
L’indipendenza: l’ambiente deve essere preparato per consentire ai bambini di diventare fisicamente indipendenti dagli adulti. Il bambino non solo diventa capace di fare le cose da solo, ma egli inizia ad essere capace di scegliere e decidere le cose in maniera autonoma.
L’ambiente deve permettere entrambe queste cose grazie al modo in cui sono disposti i materiali e soprattutto grazie alla professionalità degli adulti che lo accompagnano. L’ordine: l’ordine è qualcosa che pervade l’ambiente Montessori. Per un bambino piccolo che frequenta la Casa dei Bambini l’ordine dell’ambiente è ovvio ma l’ordine in realtà è anche alla base dell’approccio degli adulti, della presentazione delle attività ecc..
La scelta: l’ambiente deve dare al bambino l’opportunità di scegliere cosa fare fra una serie di attività che sono adatte ai i suoi bisogni.
La libertà: la libertà del bambino è essenziale,per scegliere, per lavorare il tempo che desidera, per non lavorare, per lavorare senza essere interrotto da altri bambini o dagli orari imposti da una tabella… purché questo non interferisca con il diritto degli altri bambini di fare lo stesso.”
International Bilingual School – San Silvestro di Curtatone (Mantova) http://www.spaziobambino.com/pedagogia.html
Operando in autonomia, il bambino potrà anche controllare l’errore nell’attività che lo impegna, infatti la Montessori prevede un sistema di autovalutazione dei risultati raggiunti che elimina voti ed esami.
“Si deve possibilmente cercare che i materiali offerti al bambino contengano in sé il controllo dell’errore, come sono per es. gl’incastri solidi: cioè sostegni di legno che portano dei fori ai quali si adattano cilindri di graduale dimensione: da grossi a fini, ovvero da alti a bassi, o da piccoli a grandi. Essendo esattamente corrispondenti ai cilindretti da deporvi, non è possibile collocarli tutti erroneamente, poiché alla fine dovrebbe rimanerne uno fuori di posto, e ciò denuncia lo sbaglio commesso.”
Maria Montessori, “La scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
Anche se è l’autonomia del singolo ad essere preminente negli esercizi di sviluppo nell’età infantile, secondo la Montessori, tuttavia, la società infantile è una società per coesione e perciò necessita della solidarietà e dell’aiuto reciproco.
UNA “CASA”
Non è casuale che la Montessori abbia scelto di dare il nome di “Casa” non “per”, ma “dei” bambini, che loro possano sentire veramente propria: le attività non sono “didattiche”, ma sono esperienze di vita pratica. I bambini sono condotti ad esercizi “analitici” di coordinamento “semplici” che confluiscono in attività “complesse”, come per esempio l’apparecchiare la tavola. In esse ci sono, inoltre, gli spazi di relazione globali, ma anche sociali.
“Nella “casa dei bambini” le attività di vita pratica sono quelle che il bambino vede fare nel quotidiano all’interno del suo ambiente familiare e che ha la possibilità di ripetere a scuola perché trova stimolo attraverso un arredo costruito per lui , e con il quale riesce ad imitare le figure parentali.
Quindi troviamo il lavabo, la tavola da stiro, lo stendino, il banco per lucidare le scarpe e gli oggetti di rame, stoviglie, bicchieri posate e tovaglie per l’apparecchiatura della tavola.
Anche il servizio a tavola viene fatto da bambini che a turno servono i compagni ovvero i “camerieri” muniti di grembiule e vassoio, pronti ad intervenire in “aiuto” dei commensali.
L’ultima domanda è questa: cosa da al bambino la scuola Montessori come bagaglio d’esperienza per la sua futura vita?
L’autonomia e l’indipendenza e il saper affrontare le diverse situazioni che incontrerà .”
Il "Metodo Montessori" presentato da una mamma attraverso l’intervista a due insegnanti http://www.valmelaina.it/metodo_montessori_intervista.html
Anche se il bambino lavora da solo, è inserito in un ambiente educativo sociale Fanno parte della metodologia e dei principi educativi della Montessori le classi multi-età: la Montessori esclude le classi divise per età, ma i bambini si devono ugualmente coordinare con gli altri nella vita complessiva nella “Casa” . L’istruzione viene svolta in piccoli gruppi, sia per gli obiettivi sociali che per quelli curriculari.
“Molti sono i fattori che contribuiscono all’educazione, oltre agli esercizi con i telai delle allacciature piuttosto che con gli incastri solidi, seppur anche questi importanti. Forse il più importante di questi fattori è lo sviluppo del senso di responsabilità e di partecipazione, la scelta di non far credere al bambino che è inadatto a condividere alcuni dei pesi della nostra vita quotidiana, tradendo il suo spontaneo e generoso impulso di condivisione. Il bambino, nella scuola Montessori, partecipa con senso di responsabilità alla pulizia e al mantenimento dell’ordine nella sua aula, nota da solo se c’è una cartaccia sul pavimento, e non ha bisogno che gli venga detto cosa fare, perché è suo interesse e fa parte delle sue attività quotidiane tenere pulito il suo ambiente. Si tratta di un atteggiamento in netto contrasto con quello di molti dei nostri figli, che spesso raggiungono l’età della scuola superiore senza acquisire questo sentimento di solidarietà e lealtà con gli interessi della famiglia, che invece è assolutamente possibile coltivare se il processo inizia abbastanza precocemente.”
Lapappadolce – imparare coi bambini: pedagogia e didattica, arte e manualità http://www.lapappadolce.net/
FASI DI SVILUPPO DELLA MENTE DEL BAMBINO
La Montessori delinea così le fasi di sviluppo della mente del bambino:
- Dai 0 ai 3 anni: il bambino ha una “mente assorbente”, la sua intelligenza opera inconsciamente assorbendo ogni dato ambientale. In questa fase si formano le strutture essenziali della personalità. L’apprendimento coincide con il vivere stesso.
“Come ha potuto il bambino assorbire il suo ambiente? Proprio per una delle particolari caratteristiche che abbiamo scoperto in lui: un potere di sensibilità così intenso che le cose che lo circondano risvegliano in lui un interesse e un entusiasmo che sembrano penetrare la sua stessa vita. Il bambino assimila tutte queste impressioni, non con la mente, ma con la propria vita. L’acquisizione del linguaggio ne è l’esempio più evidente.
Potremmo dire che noi acquisiamo le conoscenze con la nostra intelligenza, mentre il bambino le assorbe con la vita psichica. Semplicemente continuando a vivere il bambino impara a parlare il linguaggio della sua razza. E’ una specie di chimica mentale che opera in lui. Noi siamo recipienti; le impressioni si versano in noi, e noi le ricordiamo e le tratteniamo nella nostra mente, ma rimaniamo distinti dalle nostre impressioni, come l’acqua rimane distinta dal bicchiere. Il bambino subisce invece una trasformazione: le impressioni non solo penetrano nella sua mente, ma la formano. Esse si incarnano in lui. Il bambino crea la propria “carne mentale”, usando le cose che sono nel suo ambiente. Abbiamo chiamato il suo tipo di mente “Mente assorbente”. E’ difficile per noi concepire la mente infantile, ma senza dubbio la sua è una mente privilegiata.”
Maria Montessori, “La scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
- dai 3 ai 6 anni: fase in cui inizia l'educazione prescolastica. Alla mente assorbente si associa la mente cosciente. Il bambino sembra ora avere la necessità di organizzare logicamente i contenuti mentali assorbiti.
“Le cose che egli ha create nell’epoca che precede i tre anni vengono alla superficie grazie alle esperienze coscienti che egli fa nel suo ambiente. Tali esperienze non sono semplici giochi, né azioni dovute al caso, ma sono un lavoro della crescenza. La mano, guidata dall’intelligenza, compie il primo lavoro dell’uomo. Così, se nel periodo precedente il bambino era quasi un essere contemplativo, che guardava il suo ambiente con apparente passività, prendendo da esso ciò che gli serviva per costruire gli elementi del suo essere, in questo nuovo periodo egli esercita la sua volontà. Prima era guidato da una forza nascosta in lui, ora lo guida il suo io, mentre le sue mani si mostrano attive. E’ come se il bambino, che assorbiva il mondo attraverso una intelligenza inconscia, lo prendesse ora in mano. (…) La sua intelligenza non si svolge più solo vivendo: ha bisogno di un ambiente che offra motivi di attività, perché ulteriori sviluppi psichici devono avvenire in questa epoca formativa.”
Maria Montessori, “La scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
IL “MATERIALE DI SVILUPPO”
Secondo la Montessori quello che il bambino “assorbe” è caos, disordine. Questo allontana la Montessori dalla psicologia di oggi. Per lei la “mente assorbente” non è la base per abbracciare tutte le possibili esperienze del bambino, ma un accumulo disordinato che aspetta di essere ordinato. Per la Montessori le esercitazioni con il materiale di sviluppo adeguato permettono al bambino di fare questo ordine.
“Il bambino di due anni e mezzo o tre che viene alle nostre Case dei bambini ha, negli anni precedenti della sua vita molto attivi e mentalmente svegli, accumulato e assorbito una quantità di impressioni. Questo notevole fatto, la cui importanza può essere difficilmente esagerata, avvenne, però, senza alcun aiuto o guida dall’esterno. Impressioni essenziali e casuali sono tutte accumulate assieme, creando una confusa, ma considerevole ricchezza nella sua mente subcosciente.”
Maria Montessori, “La scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
Gli oggetti che la Montessori pensa per regolare queste esperienze, per ordinarle, sono raggruppati secondo qualità fisiche: colore, forma, dimensione, suono, ruvidezza, peso, temperatura:
“Ogni singolo gruppo rappresenta la medesima qualità, ma in gradi diversi: si tratta quindi di una graduazione dove la differenza tra oggetto e oggetto varia regolarmente ed è, quando possibile, matematicamente stabilita. (…) Ogni gruppo di oggetti – materiale dei suoni, materiale dei colori, ecc. – presentando una graduazione, ha dunque agli estremi il “massimo” e il “minimo” della serie, che ne determinano i limiti…(…) Questo processo riesce a dare una grande chiarezza nel differenziare le cose: ed è evidente che la chiarezza pone appunto le basi dell’interesse nel “distinguere”.
Maria Montessori, “La scoperta del bambino”, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
LA PEDAGOGIA DELLA PACE
La sua passione per il benessere del bambino è la base per il suo discorso sulla pace. Le sue conferenze sulla pace negli anni ’30, che furono raccolte nel 1949 nel libro “Educazione e pace”, le causarono i citati gravi problemi col fascismo, con il quale essa dovette confrontarsi già dal 1924. Se in quegli anni le scuole per l’infanzia, in Italia, erano fuori dall’influenza dello stato, non era così per le elementari, che erano state aperte già negli anni ’10 a Roma e delle quali, come è stato detto, la Montessori nel ’22 fu nominata ispettrice dal ministro dell’istruzione, il cattolico Antonio Anile . Così, per salvaguardarle, quando proprio nel 1924 fu fondata l’Opera Nazionale Montessori, se presidente onorario fu la Montessori stessa, strategicamente alla presidenza del consiglio di amministrazione, che ne aveva la legale rappresentanza, fu nominato il filosofo Giovanni Gentile, il ministro dell’istruzione del governo Mussolini che nel 1923 riformò l’ordinamento della scuola italiana. In questo modo la Montessori cercò di giocare le proprie carte con il fascismo, sfruttando anche il fatto che per un lungo periodo, come è stato detto, Mussolini si fece vanto internazionale della popolarità mondiale della Montessori e del suo metodo, divenuti celebri in tutto il mondo. Ma nel corso degli anni lentamente la situazione cambiò, soprattutto per le posizioni pacifiste che la Montessori difendeva e promuoveva con coraggio nelle conferenze internazionali. Il fascismo, e poi il nazismo, non potevano più tollerare lo spirito montessoriano. Come è stato detto, Gentile rimase direttore del consiglio di amministrazione dell’Opera Montessori fino al 1930, quando fu sostituito da Bodrero, un professore di storia e filosofia che, a sua volta, nel 1933, dovette lasciare, dieci giorni dopo le dimissioni dall’Opera della Montessori stessa e di suo figlio, avvenute il 15 e il 16 gennaio 1933. Al nuovo presidente del consiglio di amministrazione, Parini, dieci giorni dopo arrivarono le dimissioni della Montessori anche dalla carica di direttrice della Scuola di metodo. La Montessori le inviò da Barcellona, dove era con il figlio per organizzare il XVIII corso internazionale sul metodo. Da lì la Montessori andò poi ad Amsterdam, per il III Congresso internazionale Montessori, e poi al XIX corso di formazione a Londra. Lei e suo figlio stettero lontani dall’Italia per un anno, per tornare nel 1934 a Roma, dal 3 al 10 aprile, dove si tenne il IV Congresso internazionale Montessori sul tema Problema spirituale, scientifico e sociale dell’educazione. Questa fu l’ultima presenza ufficiale della Montessori nel suo paese, infatti, appena terminato il convegno, che si svolse in un clima di tensione, lasciò l’Italia. Dopo al sua partenza, le scuole furono soppresse e trasformate in indirizzi normali (lo stesso accadde in Germania). Vi fece ritorno solo dopo la liberazione e la proclamazione della Repubblica.
Maria Montessori brevettò tutto il materiale utilizzato nelle scuole e per sopravvivere tenne i moltissimi corsi sul metodo in tutto il mondo. I guadagni di questi corsi andavano in parte a lei e in parte alle Associazioni, che diventarono piuttosto floride economicamente. Ovviamente tutto ciò le procurò anche numerose critiche per i suoi guadagni, ritenuti esagerati.
I “materiali di sviluppo” potevano essere costruiti solo da chi era autorizzato: la loro produzione fu svolta dapprima dalla ditta “Ernesto Bassoli e Figli”, di Gonzaga, poi se ne occupò la ditta “Cesare Baroni”; Cesare Baroni e Giuseppe Marangon insieme ad altri fondarono verso la fine degli anni Sessanta primi anni Settanta la Gonzagarredi, omologo in Italia del marchio Nienhuis. Questo fa capire quanto il metodo si sia diffuso nel mondo in tutti questi decenni.
Realizzazione della Gonzagarredi nella Scuola statale dell’infanzia “F.Rescaldini” di Sovere (Bg) e nell’asilo nido di Cusano Milanino (Mi) – Da http://www.gonzagarredi.it/Realizzazioni.jsp?idS=1&p=1
Nel corso della sua attività di promozione educativa, soprattutto nel dopoguerra, Maria Montessori fu candidata al Premio Nobel per la Pace per ben tre volte, nel 1949, nel 1950 e nel 1951.
Le sue riflessioni riguardarono l’educazione ed i suoi protagonisti attivi.
Riflette la Montessori, chi dovrebbe per promuovere una vera e propria educazione alla pace, partendo dal bambino, se non la famiglia, se non la scuola?
Infatti, se la famiglia e la scuola
1. capissero che il bambino ha “un modo di lavorare diverso dal nostro” e se ne sapessero cogliere “l’anima infantile”;
2. sapessero assecondare lo sviluppo naturale del bambino, facendo attenzione alla costruzione di sé stesso, piuttosto che sottoporlo solo ai propri insegnamenti di adulti;
3. sapessero lasciare autonomia ai bambini attraverso atteggiamenti di “prossimità educativa” e di “giusto distanziamento”;
4. sapessero promuovere nell’educazione la socialità e la solidarietà, piuttosto che il culto dell’individualismo competitivo, guardando alla libera espressione delle potenzialità più che al culto dello sforzo e del sacrificio in nome del successo;
5. sapessero costruire un ambiente favorevole alle esigenze spirituali del bambino e imparassero ad educare ed insegnare in un ambiente “bello ed attraente”, ordinato, “esatto ed accurato”, che “parla da solo” , che funzioni anche in assenza del maestro,
allora i bambini saprebbero dedicarsi alle loro attività con spontaneità, in modo ”esatto ed accurato”, orientandosi all’ordine, riposando la mente, praticando il rispetto. Di fatto, sarebbero educati ed educatori alla pace.
Nel corso di queste riflessioni, che nel dopoguerra ebbero una diffusione internazionale, la Montessori ha costantemente denunciato
- come il progresso tecnico-scientifico stesse spingendo l’uomo in una direzione opposta alla sua necessaria formazione morale; come il progresso esteriore stesse progredendo in senso opposto a quello interiore;
- i pericoli del nazionalismo, cioè di un sentimento che impedisce lo sviluppo di una concezione unitaria dell’umanità, che è “fisiologicamente” interdipendente fra tutti i popoli e che dovrebbe trasformarsi in solidarietà universale. Questo impegno comune, secondo la Montessori, dovrebbe poter creare un “piano cosmico” di solidarietà per una ideale “società conviviale”, una umanità come “Nazione unica”, basata su di un “bambino nuovo”, appunto educato alla pace;
- la diffusa incomprensione del bambino, che invece dovrebbe essere riconosciuto come “Padre e Maestro della terra”, da parte dell’adulto. La Montessori pensa al bambino non come ad “un adulto piccolo”, da plasmare a proprio piacimento o da “riempire come un vaso vuoto”, ma come ad un bambino individualmente molto ricco ed originale “che può fare molto per noi, più di quello che noi possiamo fare per lui”. A questo proposito la Montessori sostiene che
“L’uomo sociale non si forma tutto d’un tratto quando cioè è già divenuto “uomo” (….ovvero quando) “…nell’infanzia e nell’adolescenza è stato represso ed isolato, in interessi personali, sotto il dominio cieco di adulti pronti a trascurare tutti i valori della vita.”
M. Montessori, “Educazione e pace”, Garzanti 1964. Riedito nel 2004 a cura dell’Opera Nazionale Montessoriana, cit. in Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna, 1995
IL METODO MONTESSORI OGGI
Le scuole montessoriane oggi sono assai diffuse nel mondo, si tratta di un movimento molto vitale che conta 22mila scuole attive, di ogni grado, di cui 5mila negli Usa, 1200 in Germania, 370 in Irlanda, 220 in Olanda, 200 in India, 150 in Giappone. Se poi si contano, oltre alle scuole ufficiali, quelle che nel mondo sono “a indirizzo montessoriano”, allora il numero totale arriva a 66.500. Nel nostro paese, invece, le scuole di metodo montessoriano sono solo 150, solo materne ed elementari. Di questo si è occupato Antonio Polito, un noto giornalista, che ha scritto il libro “Contro i papà” (Rizzoli, 2012), che sottolinea come proprio il paese che ha visto nascere la Montessori ed il suo metodo, oggi la consideri molto poco, anche se l’ha celebrata, qualche decennio fa, dedicandole un ritratto sulla più diffusa banconota italiana, le “mille lire”.
“Qualcosa sta cambiando: «C'è un certo fermento negli ultimi anni nelle università e tra chi si occupa di formazione: si moltiplicano i corsi, per insegnanti e anche per genitori – conferma Benedetto Scoppola, presidente dell'Opera Nazionale Montessori, che ha il compito di preservare e trasmettere il pensiero della studiosa -. Si inizia a capire che una scuola che educhi attraverso l'interesse, che spinga a scoprire per conto proprio, che valorizzi l'iniziativa personale, sarebbe migliore di quella che abbiamo». «E grazie alle neuroscienze - dice ancora Scoppola - riusciamo a capire meglio l'importanza dei contributi di questo approccio. Un fisiologo francese, per esempio, ha da poco spiegato la validità dei materiali usati dalla Montessori per la lettura e per l'uso dei numeri nella costruzione di connessioni tra neuroni che per i più piccoli sarebbero difficili».”
Antonella De Gregorio, “Il metodo Montessori, successo globale che la scuola italiana ha dimenticato”, Corriere della sera, 25 marzo 2013
In questo libro, Polito ricorda che l’Italia è il paese in cui le famiglie spendono di più per l’acquisto di una casa e poco per la formazione dei figli e nel quale lo Stato riduce gli investimenti nel sistema educativo. ”Uno dei più iniqui delitti dell'umanità”, secondo la Montessori. Che scriveva: ”Quando una società scialacquatrice ha necessità di denaro, lo sottrae anche alle scuole: il più assurdo dei suoi errori”.
Bibliografia
Renzo Tassi, “Itinerari pedagogici”, Zanichelli, Bologna 1995
Sitografia
Giaconi Catia – “La pace come costruzione”, in montessoridesign.it
http://www.montessoridesign.it/upload/relazioni/La%20pace%20come%20costruzione%20in%20Maria%20Montessori.pdf
Di Gregorio Antonella, “Il metodo Montessori, successo globale che la scuola italiana ha dimenticato” , Corriere della Sera, 25 marzo 2013
http://www.corriere.it/cronache/13_aprile_10/montessori-scuole-italia-dimenticata_70651f3e-a214-11e2-8e0a-db656702af56.shtml
Il "Metodo Montessori" presentato da una mamma attraverso l’intervista a due insegnanti http://www.valmelaina.it/metodo_montessori_intervista.html
International Bilingual School – San Silvestro di Curtatone (Mantova) / “L’ambiente” http://www.spaziobambino.com/pedagogia.html
Lapappadolce – imparare coi bambini: pedagogia e didattica, arte e manualità http://www.lapappadolce.net/
Montessori in pratica – Dalla pedagogia scientifica alla scoperta del bambino
http://www.montessoriinpratica.it/web/content/dalla-pedagogia-scientifica-alla-scoperta-del-bambino
Montessori.net – La casa dei bambini
http://www.montessorinet.it/infanzia/la-casa-dei-bambini-montessori.html#.UWUtqKKZXJY
Moretti Cristina ,“Il metodo Montessori promosso anche da Science” in “A scuola in libertà”
http://www.scuola-universita.it/protagonisti/protagonisti.php?id_master=359&pp=1
Pagano Piergiacomo, “Il selvaggio dell’Aveyron” in Diogene Magazine Filosofare oggi
http://www.diogenemagazine.eu/home/index.php?option=com_content&view=article&id=404:il-selvaggio-dellaveyron&catid=37:bambini-selvaggi&Itemid=115
Pesci Furio - Paola Trabalzini, “La persistenza del movimento montessoriano. Un fenomeno ancora da studiare”, in Paedagogica.org
http://www.paedagogica.org/doc/La_persistenza_del_movimento_montessoriano.pdf
Ramge Renate, Maria Montessori in L’enciclopedia delle donne http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=109
Treccani.it - Maria Montessori
http://www.treccani.it/enciclopedia/maria-montessori/
Treccani.it – Maria Montessori – Dizionario biografico
http://www.treccani.it/enciclopedia/maria-montessori_(Dizionario-Biografico)

Fonte: http://www.profroncarolo.onweb.it/it/download/maria-montessori-_5478a3ae53bfc.doc

 

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